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TWF - Tex Willer Forum

[Texone N. 36] La vendetta delle ombre


Sam Stone
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Messaggi consigliati/raccomandati

<span style="color:red;">10 minuti fa</span>, borden dice:

Bella recensione.

Segue SPOILER che però lascio in chiaro.

Ti chiarisco che secondo me, ovviamente, Dorado  credeva veramente che ci fosse qualcosa di magico nell'Indian Carnival. Probabilmente la strega gli faceva paura. Piuttosto di tradirli si uccide. Non mi sembrava valesse la pena di uno "spiegone" per chiarire questo.

In quanto alla scomparsa di Zara, idem. perché spiegare e chiarire pedissequamente tutto in una storia di mistero? Ci si può arrivare e comunque non è così importante. Se vuoi una risposta comunque ce l'ho, naturalmente,  e non è difficile. : Zara è una veggente. Sapeva troppo. Perciò la portano con loro. Sanno dove trovarla perché tutti conoscono le abitudini di Jim Barker. Spiegare questi passaggi sinceramente mi sembrava inutile, ma sono per me abbastanza ovvi.

 

Grazie per le risposte. Su Zara avevo pensato a ciò che hai scritto, per Dorado mi restano i dubbi, ma va bene così.

Anche se forse sono un po' tardo di comprendonio, ti prego comunque... NO SPIEGONI !!!!!! :)

 

PS. Come vedi, mettere la tribù giusta nel posto giusto e disegnare uomini e abitazioni com'erano veramente non snatura certo il fumetto. In questa storia hai descritto (e Carnevale ha mostrato) i Kansa come erano, sia quando erano liberi  (le due o tre vignette del massacro) che quando erano ormai 'civilizzati' (termine tanto caro al grande pittore George Catlin, il vecchio Santos e la coppia di anziani nella capanna di zolle). Se tu avessi messo lì una banale banda di Cheyenne o un'improbabile gruppo di Osages (che vivevano vicino, ma non in Kansas), vestendoli magari tutti come sioux o apaches, il 90% dei lettori non avrebbe mosso un dito, io ti avrei criticato e Monni mi avrebbe ripreso con la storia della sospensione. Invece hai fatto le cose per bene e così hai messo in cascina qualche punto in più su una storia già molto piacevole per me.

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Il Texone serve a mettere sotto i riflettori soprattutto il disegnatore. Lo sceneggiatore non viene neppure nominato in copertina. Eppure è in questi casi che viene alla luce l'abilità di Mauro Boselli. La sua fantasia e i diversi registri della sua scrittura.
Basta prendere in esame gli ultimi tre, tutti e tre bellissimi e tutti e tre profondamente diversi tra di loro. Nel raccontare un genere ritenuto vecchio e ripetitivo abbiamo avuto un mistery con protagonista un celebre personaggio storico in "Doc", una classica caccia all'uomo in "Tex, l'inesorabile" e in questo ultimo una storia di vendetta dai toni horror.

"La vendetta nelle ombre" mette in evidenza una delle caratteristiche per me più affascinanti del suo modo di scrivere. Il saper creare un gruppo di avversari numeroso e variegato e di saperlo gestire al meglio dando ad ognuno il suo spazio. Mi vengono in mente gli oramai classici "Il passato di Carson" o "I sette assassini". In questo caso abbiamo un circo composto da freak indiani. Personaggi tutti diversi, alcuni, come la Signora dei ragni, veramente incisivi. E una trama articolata, ricca di tensione e di momenti difficili per Tex e i suoi compagni.

Ma il Texone, come detto, serve soprattutto a evidenziare l'abilità del disegnatore di turno.
La storia sembra cucita su misura per lo stile di Massimo Carnevale. Le prime scene hanno una tensione elevatissima. Le sue inquadrature e il suo tratto graffiato rendono al meglio le scene notturne, il terrore che attanaglia le prime vittime, i mostri che si nascondono nell'ombra. Gran parte dell'albo è uno spettacolo grafico che trova pochi eguali. Solo l'ultima parte, a voler essere pignoli, non riesce a tenere la stessa qualità.
Rimane nel complesso una storia che per affinità tra testi e disegni tra le migliori tra quelle viste all'interno della pur ricca collana.

Un piccolo dispiacere per l'intervista pubblicata all'inizio del volume. Lì si intuisce un non grandissimo amore per il media fumetto da parte del disegnatore e fa intravedere per lui un futuro prevalentemente come illustratore.

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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, ilpadronedelvapore dice:

La storia sembra cucita su misura per lo stile di Massimo Carnevale. Le prime scene hanno una tensione elevatissima. Le sue inquadrature e il suo tratto graffiato rendono al meglio le scene notturne, il terrore che attanaglia le prime vittime, i mostri che si nascondono nell'ombra. Gran parte dell'albo è uno spettacolo grafico che trova pochi eguali. Solo l'ultima parte, a voler essere pignoli, non riesce a tenere la stessa qualità.
Rimane nel complesso una storia che per affinità tra testi e disegni tra le migliori tra quelle viste all'interno della pur ricca collana.

 

 Anche io ho notato questo, ma credo che è proprio perchè è venuta meno l'aurea misteriosa della  storia, quella che Carnevale è abilissimo a descrivere.

L'ultima parte della storia è un po' come i telefilm del Tenente Colombo. All'inizio sono avvincenti, con la trama incentrata sulle mosse dell'assassino, mentre la seconda parte è più lineare, con Il poliziotto che scopre gli indizi di un delitto di cui noi sappiamo già tutto. Ciò non toglie che il Carnival resta un'albo bellissimo.

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<span style="color:red;">10 minuti fa</span>, "Indio" Mac Kelly dice:

Dico solo una cosa: capolavoro!

 

Ecco: forse il finale avrebbe avuto bisogno di un paio di pagine in più per approfondire il tutto in modo ancora più esaustivo.

Però devo dire che sono molto molto soddisfatto.

 

Ma ci sono già un sacco di pagine in più!

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Seppur in ritardo, son riuscito a gustarmi l’atteso texone di Borden e Carnevale. Di solito evito di commentare una storia dopo averla letta una sola volta, ma stavolta farò un’eccezione, anche se mi soffermerò più sulle sensazioni suscitatemi dalla lettura che sulla trama vera e propria. La prima impressione è nettamente positiva e d’altronde mi sarei stupito del contrario, visto che, essendo amante del genere, attendevo con ansia la storia in questione. Il lavoro di Boselli sulla sceneggiatura è certosino; costruisce tavola dopo tavola una sorta di oscura inquietudine che avvolge il lettore e lo catapulta su arcane latitudini. E’ proprio questa opprimente sensazione di ansia, che colpisce durante la lettura e ti fa esulare dal mondo esterno. La trama scivola via bene, e se, come fatto notare, qualche snodo narrativo può apparir e un po’ al limite, personalmente, immerso com’ero nel claustrofobico scenario creato ad hoc dall’autore (coadiuvato da un Carnevale superbo e adattissimo a dare volto alle ombre partorite dalla fervida fantasia di Mauro), non ho dato minimamente peso alla cosa. Forse ho riscontrato una lieve accelerazione nel finale, ma nel complesso sono molto soddisfatto. Il mistero che gravita attorno ai componenti del sanguinoso Carnivan è intrigante. Personaggi come la strega ragno o l’indiana affascinante dai poteri ipnotici, rientrano perfettamente nei canoni della narrazione gotica: chi sono, da dove vengono, da dove scaturiscono i loro poteri? Anche quel tocco di geniale lucidità che imperversa nella presumibile follia di Shado, o il dono della premeditazione di madame Zara, arricchisce la pietanza e attrae l’attenzione. La presenza dei freak e il carrozzone ambulante, mi ha poi rievocato il ricordo dell’ Uomo che ride di Hugo, sebbene Ursus è un personaggio ovviamente agli antipodi con Shado. Almeno di Tex non possiamo lamentarci in questo strano 2020: due texoni memorabili, destinati a rimanere a lungo nei cuori dei fans, però ammetto che, al netto di disegni superlativi di Villa, come storia preferisco “La vendetta delle Ombre”.

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Storia che mi sono riletto con più calma e attenzione rispetto alla prima volta. Be' devo dire che Boselli con i dialoghi e le azioni  dei vari personaggi  riesce a far sì che la storia funzioni molto bene e coinvolga il lettore.

Alla prima lettura non mi era piaciuto come veniva catturato Tiger, perché quella sequenza letta troppo velocemente mi sembrava improbabile, invece leggendola e guardandola  più attentamente ho capito che era perfetta  e studiata molto bene, con Tiger che uccide il serpente con il coltello e che quando  va ad estrarlo  dal albero è assalito dai ragni paralizzanti che la strega  aveva messo proprio lì. Boselli con i suoi dialoghi ci fa capire il comportamento dei vari personaggi  senza spiegoni.  Due particolari di questa storia per me non sono proprio  il massimo, ma ci possono  stare in una storia cosi:  ĺ ipnosi collettiva immediata degli spettatori  allo spettacolo, da parte della donna più bella, neanche fosse Mefisto, e che i cittadini del villaggio non si siano resi conto di quello che era successo durante la notte, e quello che stava per succedere. Comunque alla fine devo dire bella storia, anche se io sono più per storie tipo ĺ Inesorabile. 

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Quando ho saputo che il Texone di questa estate avrebbe avuto una venatura horror ho storto un po' il naso...

L'ho scritto, infatti, più volte che non amo gli episodi di Tex con aspetti soprannaturali.

 

Una volta avuto in mano l'albo, e iniziatolo a leggere, sono rimasto invece molto favorevolmente impressionato.

Certo, esiste qualche passaggio ostico, come ben evidenziato nei messaggi precedenti. Ma l'atmosfera creata da Boselli e Carnevale è tale da non farlo notare, visto che il lettore rimane letteralmente incollato all'albo sino ad essere giunto all'ultima pagina

 

Quanto ai disegni, bisogna dire che  Carnevale ha avuto la sfortuna di essere pubblicato dopo uno dei disegnatori più amati dagli appassionati di Tex. Il suo compito, dunque, era ostico. 

Nondimeno, ritengo che le sue tavole siano semplicemente splendide, e che siamo fortunati a vivere un periodo così florido, per l'aspetto grafico non meno che per la qualità delle sceneggiature, per il nostro ranger preferito.

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  • 4 settimane dopo...
  • co fondatore

Il migliore dei due Texoni usciti quest'anno. Carnevale non sfigura di fronte a Villa, mentre come trama e come connubio tra sceneggiatura e parte grafica stiamo un passo avanti. Le 24 pagine in più una gradita sorpresa. Vogliamo trovare un difetto? Il tipico finale veloce boselliano, anche se stavolta non troppo veloce. Alcune sequenze sono spettacolari, Carnevale è sempre una garanzia.

 

Nove e mezzo.

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Storia eccellente.molti personaggi e comprimari interessanti.tanta carne al fuoco come da tradizione boselliana ma tutto torna.vendetta e un intero villaggio avvolto da un aura di morte...

A Boselli piace molto l horror e l innesto del circo e dei "fenomeni da circo"stile Barnum.devo dire che la storia mi è piaciuta talmente tanto che mi sono lasciato da leggere le ultime 30 pagine a distanza di dieci giorni, proprio per assaporare meglio il finale... francamente una prova migliore ancora di Tex l Inesorabile...9

  • +1 1
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  • 3 settimane dopo...

Molto in ritardo rispetto all'uscita e alla lettura (i miei ritmi lavorativi mi consentono ormai assai di rado di frequentare il forum), ma mi faceva piacere lasciare un mio piccolo commento su questo Texone.

Io sono da sempre un'amante delle atmosfere gotico/fantastiche in Tex e quindi questa storia mi allettava tantissimo già in partenza. Alla fine della lettura... Mi ha davvero lasciato un piacevole sapore, storia avvincente e disegni stupendi.

Alcune cose che ho particolarmente apprezzato:

SPOILER (lo so, l'avete già letto tutti, ma metto l'avviso lo stesso ^^)

 

 

- Il tema della vendetta e della storia di vent'anni prima che si scopre poco a poco, che contribuisce a tenere alta la tensione narrativa;

- le difficoltà non indifferenti per l'intero quartetto dei Nostri,  frutto dell'interazione di due diversi gruppi di antagonisti, i responsabili del massacro da una parte e il gruppo di Jack Shado dall'altra (non so voi ma le sequenze di Tex e Carson narcotizzati e ancora di più quelle di Tiger catturato dai ragni e di Kit nella sala degli specchi mi hanno fatto venire la pelle d'oca);

- l'oscillazione continua tra soprannaturale/razionale che fa di questa storia un perfetto esempio di "fantastico" come lo definisce il buon Todorov, si sta per un bel po' a riflettere se gli eventi vadano a finire nel campo del "meraviglioso" o semplicemente in quello dello "strano"...

- l'ambientazione, con quel vento che sembra portare con sé forze ancestrali e soprannaturali;

- ho adorato il personaggio di Jack Shado. Mentre non si esita un solo istante a detestare i meschini e odiosi massacratori del villaggio, pronti dopo vent'anni a ripetere lo stesso tipo di delitto, Shado è molto più ambiguo e solo il suo odio verso tutti i bianchi, con la conseguente volontà di uccidere anche gli innocenti, lo mette nettamente dalla parte degli antagonisti (significativo il suo confronto con Kit).

 

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Finito di leggere l'ultimo texone mi son chiesto, meglio questo o quello di Villa? 

Sarà per l'attesa di quasi vent'anni,  sarà per i disegni straordinari di Villa, mi è stata regalata la versione cartonata rossa, propendevo per questa storia. Riletti ambedue qualche giorno fa; lascio sempre qualche passare qualche mese tra la prima e la seconda rilettura, mi sto ricredendo a favore  del secondo. I disegni di Carnevale sono all'altezza, anche se in maniera differente, di quelli di Villa, ma la storia di Boselli è molto al di sopra  della prima. Veramente ben sceneggiata. Forse il miglior texone di tutti.

Naturalmente parere personale.

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  • 3 mesi dopo...

Molto bello questo Texone, un po' meno riuscito del precedente di Villa, ma comunque di tutto rispetto. Boselli scrive una storia bellissima, in cui la tensione è molto alta per tutta la storia e ci sono molti colpi di scena. La rappresentazione dell'Indian Carnival è davvero fantastica. A me Carnevale non è dispiaciuto affatto, il suo tratto tenebroso si addice molto a questa storia dalle atmosfere horror. La copertina poi è altamente spettacolare!

Soggetto/Sceneggiatura: 9

Disegni: 9

Modificato da Magico Vento
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  • 2 settimane dopo...

È una storia che ho letto ieri e con questa atmosfera invernale l'ho apprezzata molto: personaggi freaks ben caratterizzati psicologicamente e fisicamente, la vena horror che fa da padrona dall'inizio fino al termine, la vendetta (il cui motivo si capisce pienamente), la differenza e scontro fra indiani e bianchi, ipnotismo. I disegni si sposano in maniera ottimale con la trama: mi sembrava di essere proprio lì, mentre leggevo e tale lettura mi ha provocato un qualche brivido ma piacevole. La vicenda del massacro perpetrato da coloro, che si ergono come difensori della civiltà e civilizzazione, fa pure riflettere e qualche amarezza è venuta fuori dalle mie riflessioni. In brevis sono pienamente soddisfatto.

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  • 1 mese dopo...

SPOILERS -anche se credo che l'avranno letto tutti a questo punto-

 

C'è questa idea di base e ossatura Bradburyana col circo maledetto, attorno a cui Boselli intesse una trama stratificata e farcita nel suo stile, ma che ho trovato macchinosa, ingolfata e con più di una forzatura.

Intanto, il legame tra il circo Shado e i fratelli Fortune l'ho trovato abbastanza pretestuoso (anche se è spiegato come ne traggono vantaggio entrambi), e mi è parso più che altro un escamotage per avviare la storia, e permettere a Tex e co. di arrivare sulle tracce del circo, tant'è che i fratelli Fortune poi spariscono per gran parte della vicenda, per essere liquidati alla fine sbrigativamente...

Ho trovato poi decisamente tirato per i capelli l'inserimento della chiromante Zara, e in special modo il rapporto col bounty killer-superstizioso ma scettico- che va dalla chiromante senza credere alle di lei previsioni, ma a mo di portafortuna, salvo poi farsi mettere paura dalle previsioni della chiromante...insomma, un bel contorcimento mentale, per il disturbato bounty killer.

La strage degli indiani Kansa, che alberga nel passato di Cedar Grove, mi pare che stia poco in piedi, per una serie di ragioni...intanto, non è debitamente motivata, a parte qualche frase generica-"Erano diversi" ; "Volevamo essere padroni a casa nostra" ; mancava giusto un "Prima gli Italiani"-:rolleyes:

soprattutto in luce del fatto che a compierla non sia stato uno squadrone di cavalleria, ma comuni cittadini, e perlopiù normali professionisti neanche tanto adusi alle armi da fuoco (un medico, un banchiere, quello dell'emporio etc. giusto il ranchero ci vedo non forzato)- e della non-reazione (almeno da quanto si deduce dalle due paginette di flashback) dei Kansa, che mentre vengono trucidati continuano a ripetere "Siamo amici Nooo" con effetti da cane bastonato anche un po' stridenti...

Diciamo che, nel complesso, tutto l'antefatto mi ha ricordato un po' THE FOG di John Carpenter, con la differenza che là almeno una motivazione c'era-l'oro- e se la prendevano con dei pirati lebbrosi...

Se non altro avrebbe dovuto essere spiegata/motivata meglio...

Le ombre spettrali con cui Kedaghe si annunciano, alla fine si risolvono in una baracconata a livello del finale di "Alaska" : qualche specchio, giochi di luci...pare Mc Guyver che fabbrica un ordigno nucleare con due gomme da masticare e un elastico...era meglio lasciare senza spiegazione, secondo me...

La scena in cui Tex e Carson si trovano i serpenti in camera, l'ho trovata di un'esagerazione francamente troppo OVER THE TOP...sia perchè abbiamo un Carson che assurge nettamente allo status di Superumano (colpire tutti i serpenti che circondano Tex, senza ferire il pard, e perlopiù al buio, è qualcosa che forse va oltre a quanto abbiamo visto finora, in materia di abilità e precisione) ; sia perchè i serpenti si mettono tranquillamente in posa, aspettando di farsi colpire (altrove nella storia, invece, sono sempre velocissimi)

Riguardo la scena successiva, in cui Tex e Carson scappano dalla finestra in mutande, mi stupisce come non abbia generato sommosse su questi lidi, visto che mi pareva ci fosse parecchia gente suscettibile su questo aspetto:rolleyes:

In generale, Tex e pards si producono in diverse piccionate deluxe nel corso della storia:

-intanto : nel presentarsi tutti con il loro vero nome (tanto che infatti poi Kit e Tiger li sgamano subito)

-Kit cade nel trappolone della ragazza che lo chiama-e ce l'ha scritto lontano un miglio "TRAPPOLONE" tanto che lui pure ci pensa, ma niente, ci salta dentro a pie pari

-Carson, dopo essere stato SUPER a salvare Tex dai serpenti, ne prende in mano uno, facendosi mordere da super-piccione

-Tex cade nel trappolone dei cospiratori di Cedar Grove facendosi narcotizzare dal medico- e qui bisognerebbe aprire una parentesi su cosa abbiano nella testa i cospiratori di Cedar Grove, visto che a quel punto sarebbe stato per loro più razionale e ragionevole uccidere i Rangers, visto che vanno a compiere la spedizione punitiva, e ne hanno occasione, essendo entrambi addormentati...e invece no :"Domani, forse, messi davanti al fatto compiuto, cambieranno idea"...per me non ha alcun senso...

_Tiger forse è l'unico che non ne esce malissimo...la trappola della strega dei ragni, con la distrazione del rumore del sonaglio, era effettivamente difficile da evitare...

 

...in tutto questo, però, c'è anche qualche cosa che ho apprezzato...

-Innanzitutto l'atmosfera generale del Kansas atunnale, tra vento gelido incessante che alza nubi di polvere, cieli nuvolosi, campi e colline brulli etc.

-I Kedaghe : alcuni più di altri (soprattutto le due streghe, bella idea)

-La scena degli specchi : tipo SIGNORA DI SHANGAI, ma più lisergica (peccato per la cafonata finale in cui crolla tutto:D)

-La scena finale durante lo spettacolo, e relativo arrivo dei pards e sparatoria/combattimento, anche se :

 l'ipnosi di massa la trovo un po' OVER THE TOP (ma probabilmente è una fisima mia)...d'altronde è una scelta che Boselli dimostra di apprezzare, visto che l'ha usata anche nella Mefistofelata su Tex Willer (e pure li non mi è piaciuta) ; non ho ancora capito come fa Tesan a passare a Kit il coltello conficcato nel cranio di Buffalo...

 

I disegni di Carnevale mi sono piaciuti con riserva : in linea di massima molto belli...a tratti eccezionali, soprattutto nei totali e nella resa ambientale, paesaggistica, e atmosferica, in cui hanno un'importanza centrale nella riuscita dell'atmosfera autunnale tetra-con usi delle ombre e chiaroscuri con suggestioni espressioniste ?- ma talvolta, a tratti, molto tirati via sui particolari e sin troppo essenziali/schizzati...

 

Nel complesso, direi una storia con uno spunto interessante, ma sviluppato male, e che avrebbe giovato, paradossalmente, di una maggior brevità. 

Per me MEDIOCRE

 

 

 

 

 

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<span style="color:red;">9 minuti fa</span>, Testa di Vitello dice:

a parte qualche frase generica-"Erano diversi" ; "Volevamo essere padroni a casa nostra" ; mancava giusto un "Prima gli Italiani"

ma proprio per questo è super realistica! le stragi mica si fanno sempre per un motivo

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  • Sceriffi
<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Testa di Vitello dice:

La strage degli indiani Kansa, che alberga nel passato di Cedar Grove, mi pare che stia poco in piedi, per una serie di ragioni...intanto, non è debitamente motivata, a parte qualche frase generica-"Erano diversi" ; "Volevamo essere padroni a casa nostra" ; mancava giusto un "Prima gli Italiani"-:rolleyes:

soprattutto in luce del fatto che a compierla non sia stato uno squadrone di cavalleria, ma comuni cittadini, e perlopiù normali professionisti neanche tanto adusi alle armi da fuoco (un medico, un banchiere, quello dell'emporio etc. giusto il ranchero ci vedo non forzato)

[...]

Se non altro avrebbe dovuto essere spiegata/motivata meglio...

 

Mi permetto di rispondere a questo punto autocitandomi:

 

On 22/6/2020 at 15:54, pecos dice:

Questa è gente che già una volta si è resa colpevole di un eccidio sanguinoso ed insensato, che odia a morte gli indiani perché, fondamentalmente, ne ha paura: ha paura delle loro tradizioni, ha paura che possano “contaminarli”, che possano introdurre qualcosa di diverso nella loro comunità. Nella loro ignoranza, sono convinti di meritare quello che hanno costruito (il loro “sogno”) e di doverlo difendere da un nemico che è prima di tutto un fantasma, un’ombra della loro coscienza. Le parole dello sceriffo sono chiare: è tormentato da quello che ha fatto, ma allo stesso tempo non c’è pentimento, rimane convinto di essere nel giusto. A mio avviso Borden è stato bravissimo nel dipingere il pensiero di questa gente.

 

Per me non c'è bisogno di alcuna ulteriore motivazione. Che poi tutto ciò abbia anche forti legami con il nostro mondo contemporaneo, come suggerisci nel post, non è certo un difetto, ma anzi un valore aggiunto.

 

 

 

  • +1 1
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On 14/2/2021 at 15:38, Grande Tex dice:

ma proprio per questo è super realistica! le stragi mica si fanno sempre per un motivo

 

On 14/2/2021 at 17:11, pecos dice:

Questa è gente che già una volta si è resa colpevole di un eccidio sanguinoso ed insensato, che odia a morte gli indiani perché, fondamentalmente, ne ha paura: ha paura delle loro tradizioni, ha paura che possano “contaminarli”, che possano introdurre qualcosa di diverso nella loro comunità. Nella loro ignoranza, sono convinti di meritare quello che hanno costruito (il loro “sogno”) e di doverlo difendere da un nemico che è prima di tutto un fantasma, un’ombra della loro coscienza. Le parole dello sceriffo sono chiare: è tormentato da quello che ha fatto, ma allo stesso tempo non c’è pentimento, rimane convinto di essere nel giusto. A mio avviso Borden è stato bravissimo nel dipingere il pensiero di questa gente.

Ho capito, ma...non siamo di fronte a quattro bovari ubriachi che fuori da un saloon accoppano di botte un pellerossa al grido di "Dalli all'indiano"...qui abbiamo qualche decina di pionieri che metodicamente pianificano, preparano ed attuano lo sterminio di un intero villaggio (piccolo, si suppone) di pellirossa, donne e bambini compresi, con tanto di risata satanica di accompagnamento mentre che quelli continuano a ripetere "AMICI NOOO"

Mi pare un affresco un po' estremizzato, SOPRATTUTTO se ci si aggiunge che :

-da quanto ci è dato di sapere, non esiste il minimo spunto per cui i Kansa potessero essere percepiti come una reale minaccia, non avendo manifestato atteggiamenti ostili di alcun genere

-da quanto ci è dato di sapere, non esiste alcun fondamento economico e di cupidigia, dietro la strage...i pionieri non dovevano scacciare i Kansa per accaparrarsi dei giacimenti d'oro sulle loro terre, o ettari di pascoli...no, si costruivano la loro  cittadina, e avevano i Kansa a qualche chilometro che si facevano gli affari loro...

-si imbarcavano comunque in un'impresa con una qualche componente di di rischio-se i Kansa avessero provato ad azzardare una difesa, invece di limitarsi a implorare in ginocchio- e considerando che non pare fossero tutti pistoleri esperti (almeno a giudicare dalle professioni successivamente intraprese), e che c'era dentro anche un prete, viene da chiedere se valesse la pena di buttare in piedi un'impresa del genere senza saper bene neanche perchè...

Secondo me si sarebbero potute evitare le 10 pagine di dialogo tra lo stucchevole Bounty Killer e l'inutile chiromante Zara, per dedicare più spazio ad approfondire (che poi non vuol dire necessariamente dare una spiegazione "razionale") l'antefatto della strage, ovvero di tutta la storia...

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  • 1 mese dopo...

Ne “La vendetta delle ombre” la prateria del Kansas è perennemente battuta dal vento, il cielo sempre nuvoloso, plumbeo, carico di pioggia. Queste erano le terre degli indiani Kansa, gli antichi abitanti ormai quasi scomparsi, ma i cui spiriti vagano ancora di notte, sulla collina, alla luce della luna. Dèi del vento, spiriti della vendetta, che sembrano tornati dopo più di vent’anni per chiedere conto di un passato di sangue e di sterminio.

E le “ombre” cominciano da una grande casa isolata in mezzo alla prateria, tra le erbe alte, in una notte buia solcata da fulmini, uccidendo i primi colpevoli, due rancheri.

 

Poi gli spiriti riappaiono al vecchio e abbandonato Trading Post di Dry Gulch. Sinistro e spettrale, tra porte che scricchiolano, scale in rovina, specchi infranti, il luogo ideale per i fantasmi...

Ci giungeranno anche Tex e Carson per trovarci solo un corpo impiccato al centro della stanza, e degli indizi misteriosi che sembrano condurre verso un inquietante Dark Carnival, una fiera viaggiante di freaks indiani, di carrozzoni circensi, sulle cui tracce i nostri eroi subito si mettono. 

 

Lungo il cammino, ancora la prateria del Kansas, ancora nubi nere e pioggia. Tre alberi stenti piegati dal vento in mezzo alla pianura desolata, i tronchi secchi e curvi e un cielo da temporale in arrivo. Non un’anima viva all’orizzonte, tranne una sperduta e malandata fattoria di poveri e anziani contadini Kansa, che coltivano la poca terra cattiva che i bianchi hanno lasciato loro.

“Noi siamo Kansa, - dicono a Tex e a Carson - un tempo eravamo numerosi come gli steli d’erba della prateria… siamo ormai pochi e dispersi… Anche se i bianchi ci hanno scacciato dalle nostre terre, i nostri dèi sono ancora qui… questa regione appartiene a loro… “E le ombre faranno vendetta, - aggiungerà più avanti qualcun altro. - Non soltanto per tutti i morti invendicati dei Kansa, ma anche per i Caddo, i Sioux, i Cheyennes… gli altri popoli rossi.”

 

Così, nel corso del viaggio, strani personaggi cominciano ad apparire nella vuota prateria. Sulla collina, dove fa tappa l’Indian Carnival, si manifestano i freaks: la donna ragno, l’uomo tatuato, Skeleton, l’uomo più magro del mondo, il trickster, il lanciatore di coltelli, la chiromante.

Arriva l’autunno e, in attesa del grande spettacolo, la parata guidata dall’enigmatico direttore Jack Shado attraversa le strade di Cedar Grove, la benestante e ricca cittadina che nasconde un oscuro segreto.

 

I suoi stimabili cittadini sono infatti uniti dal loro passato, quel passato che è tornato a chiedere il conto al banchiere, allo sceriffo, al proprietario del saloon, al predicatore, al barbiere, ai proprietari terrieri e imprenditori, agli albergatori, ai negozianti, al medico, insomma a tutti i notabili del paese. Tutti responsabili, più di vent’anni prima, della strage di un gruppo di Kansa.

“Non c’era stato un vero motivo per scatenare tutto ciò… tanti piccoli incidenti… la diversità tra noi e loro… la verità, alla fine è che volevamo essere padroni a casa nostra.” Incapaci, le loro menti piene di ombre, di comprendere gli altri e tantomeno conviverci.

 

Lo sceriffo Lammer ricorda un po’ il vecchio mormone Moses Boglum della storia “La grande minaccia” (n. 276-277), simile nella sua ipocrisia e nel suo finto rimorso, ma pronto a ripetere gli stessi crimini del passato. In quella storia di Nolitta/Galep si parlava dell’eccidio di Mountain Meadow storicamente avvenuto nell’Utah, in cui i Mormoni insieme agli indiani Paiute, da loro incitati, massacrarono una carovana di innocui pionieri colpevoli solo di attraversare il loro territorio.

E anche lì, come ora, c’era chi cercava di giustificarsi in modo ipocrita, fingendo di provare rimorso ma in realtà pronto ancora a uccidere come un tempo, pur di difendere la propria fiorente e ricca comunità fondata nel sangue.

E anche in quella vecchia storia c’era chi voleva fare giustizia, come ora Jack Shado, un vendicatore consumato da un “odio senza fine” (per citare un titolo classico), un odio indiscriminato verso tutti gli abitanti di Cedar Grove, sia i colpevoli che gli innocenti, anzi verso tutti i bianchi.

 

Ma ancora una volta gli stimati cittadini, per difendere se stessi, sono disposti a scendere dalla collina dell’antico eccidio, di notte, tra l’erba alta, con le armi spianate verso i tendoni dei selvaggi pagani, per ripetere il massacro di vent’anni prima. Spietati e falsi come allora, ignari però che questa volta saranno loro a rimetterci la pelle proprio nel luogo dove avevano ucciso le loro passate vittime.

 

E’ una notte di ragni, specchi e serpenti, in cui anche i nostri eroi saranno messi in forte difficoltà dagli avversari: Tiger e Kit catturati, Tex e Carson narcotizzati. Tutto avviene in poche ore, nella lugubre cittadina, dove ancora una volta il vento soffia per le strade deserte, la main street è spettrale, gli scantinati e gli interni sono pieni di ombre, e dappertutto sbucano fuori serpenti, mentre “la morte aspetta nel buio”.

 

Alla fine i Nostri ovviamente ce la faranno, lottando contro l’ipnosi e l’odio, grazie anche all’aiuto dei freaks non coinvolti nei deliri di Jack Shado. E così, nell’ultima pagina, la ventosa prateria del Kansas vede proprio loro, i superstiti dell’ Indian Carnival, ripartire verso chissà dove, nel loro continuo vagabondaggio, tentando la sorte lontano dal Kansas e dal suo vento incessante, provando a dimenticare le ombre del passato.

 

Storia magnifica, gotica, autunnale, tesa e appassionante, ben costruita, senza forzature narrative, senza lungaggini, forse un po’ troppa concitata nel finale. Uno dei migliori Texoni di sempre, sia per i testi di Boselli che per i disegni di Carnevale, che ci auguriamo di rivedere prima o poi, sperando che la sua non sia stata solo una fugace apparizione.   :deserto:

Modificato da Poe
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  • Sceriffi

Bella recensione, @Poe! (come al solito :P)

Io aspetterò il prossimo autunno per rileggermi il texone con la giusta atmosfera.

Se non lo hai fatto, ti consiglio di recuperare anche il racconto di Bradbury a cui questa storia rende omaggio, "Something wicked this way comes" (o "Il popolo dell'autunno" in italiano).

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<span style="color:red">1 ora fa</span>, pecos dice:

Se non lo hai fatto, ti consiglio di recuperare anche il racconto di Bradbury a cui questa storia rende omaggio, "Something wicked this way comes" (o "Il popolo dell'autunno" in italiano).

Grazie! Bradbury è un autore che conosco e che mi piace (soprattutto "Cronache marziane"). "Il popolo dell'autunno" l'ho letto parecchi anni fa e ne ho un buon ricordo, sì, potrei rileggerlo... Anche Dylan Dog ne aveva tratto un bel numero inquietante, "I raminghi dell'autunno", con gli ottimi disegni di Fabio Celoni.

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Di Bradbury consiglio (mi si permetta un veloce off topic) le raccolte di racconti L'uomo Illustrato, Paese d’Ottobre, La fine del Principio, Le auree mele del sole e Molto dopo Mezzanotte. Non si pentirà chi ama le short story di cui Bradbury è Maestro. E in Paese d’Ottobre, così come nel romanzo Il popolo dell'autunno, ci sono alcuni racconti pregni di atmosfera horror adatti a chi ha apprezzato questo Texone (ed ecco che, magicamente, torno in topic :D).

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