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TWF - Tex Willer Forum

[Color Tex N. 20] La Terribile Banda e altre Storie


MacParland
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La voce del muto

 

Fra le storie che compongono la pubblicazione, è quella che più sembra risentire dell'esiguo numero di pagine. Lo spunto di Cajelli non è male e pure il Muto è un personaggio particolare dalle grandi potenzialità. Però, a mio avviso, il soggetto non ha lo spazio necessario per essere sviluppato a dovere e il tutto appare velocizzato. Troppo rapidamente i nostri riescono a stanare il taciturno trapper e senza eccessivi patemi schierarsi al suo fianco, per compiere in fondo la sacrosanta vendetta.

 

E' inoltre l'unica prova del Color in cui appare Carson e di certo un carsoniano della mia risma non può essere soddisfatto della cosa, ancor più considerato che nella scena topica della sparatoria, Tex si fa passare il fucile (manco fossero Dylan e Groucho). Il nostro caro Vecchio Cammello non era capace di stanare l'avversario con il suo winchester? Mica è un ragazzino che deve delegare al "papà" simili mansioni. Sembra una sequenza dell'ultimo Nizzi e ammetto che non mi ha convinto.

 

Particolare la scena in cui i nostri, facendo irruzione nella capanna del trapper, "annusano" la verità dai disegni tratteggiati dal colosso biondo.

 

Storia sufficiente, ma nulla di più. Suppongo che su un altro formato, riuscendo a donare i giusti spazi alle caratterizzazioni dei personaggi, e dosando meglio le scene d'azione, l'esito finale poteva essere migliore.

 

Il comparto grafico curato da Jannì pecca forse un po' di personalità stilistica; sia ben chiaro, la prova è buona e decorosa, tuttavia paga troppo l'influenza ticciana (come parecchi autori all'esordio su Tex d'altronde). Buona la resa degli sfondi, da migliorare quella dei pards, soprattutto per ciò che riguarda la personalizzazione dello stile. Anche la colorazione è la più piatta del lotto e non aiuta a far lievitare la qualità complessiva dei disegni che tuttavia raggiungono la piena sufficienza.

Il mio voto finale è 6    

 

Funerale a Sierrita

 

Dopo la pessima storia breve dello scorso Color, ammetto di essermi approcciato alla lettura con molta preoccupazione. Il timore che Nizzi potesse nuovamente scivolare sulla proverbiale buccia di banana, era alto in me e di certo non mi avrebbe fatto piacere dover stroncare nuovamente una prova di uno degli autori che hanno caratterizzato la mia giovinezza.

 

A conti fatti, la breve storia, non incanta ma al contempo non ti fa richiudere il volume.

 

Anche stavolta un Tex in solitario dovrà smascherare un giuda che, in combutta con un bandito messicano, ha ucciso lo sceriffo, suo superiore, cercando di sviare i sospetti de paesani.

 

L'idea dell'autore era forse quella di imbastire una sorta di giallo ma personalmente fin dalle prime battute mi è parso chiaro dove si andasse a parare.

 

Almeno stavolta Tex non incappa in piccionate e sembra essere sempre al comando della situazione, d'altronde non potrebbe essere altrimenti, visto che con la missiva del defunto sceriffo va a colpo sicuro, sapendo da dove viene la puzza di marcio.

 

Storia e sceneggiatura lineare, che in fondo intrattiene ma nulla da eclatante da segnalare; evidentemente il buon Claudio non ha più voglia di osare e non sorprende visto le sue primavere alle spalle.

 

Non mi è piaciuta la sparatoria finale contro la banda di Contreras: che il duello fosse una trappola ci può stare, ma non si capisce come mai gli sgherri del messicano, invece di sfruttare la superiorità numerica (e la teorica sorpresa) attendino la morte del loro capoccia per far fuoco; inoltre sembra che sparino a turno per non creare difficoltà a Tex. Scena che, a mio avviso, andava gestita meglio. Se si vuole ambire a mettere in difficoltà il protagonista con l'inferiorità numerica, non ha senso far agire così i personaggi. Errore da matita arancione secondo il mio giudizio.

 

Su Torti non ho tanto da aggiungere rispetto ai miei precedenti commenti: stile particolare, molto personale e alquanto caricaturale ma che si sposa bene col genere western. E' uno di quei autori che spaccano le platee dei fans, ma che con professionalità portano a casa il risultato. Soprattutto su serie collaterali dove i parametri stilistici sono meno marcati rispetto alla regolare. Molto buona la colorazione, special modo nei flashback o nei ben resi scorci del cielo durante il duello finale. Nuvole e bagliori del crepuscolo sembrano essere tratte da fotografie. Il mio voto finale è 6 

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Una pubblicazione che purtroppo mostra la corda... non nego di essere stato attratto, in passato, dalla formula di questa testata, ma ora credo che abbia fatto il suo tempo: la vocazione di Tex non è quella di star compresso in 32 pagine, funziona poco in questo formato. 

 

La storia che ho apprezzato maggiormente è quella di Nizzi, che mi ha divertito con quel suo giallo pur non troppo elaborato; incidono anche i disegni di Torti, quel suo tratto sintetico mi piace proprio. 

 

Apprezzabile è anche la storia che vede al soggetto Mister P, al quale faccio i miei più sinceri complimenti per un esordio che può considerarsi felice, si spera sia un buon viatico per un futuro da collaboratore ;)

 

Tuttavia, al di là di tutte le considerazioni che si possono fare su storie e disegni, questo albo è importante per il saluto di Ulzana, la cui storia crepuscolare sembra quasi profetica: dice bene Ymalpas che più che una storia di Tex, è una storia sul mito di Tex, con il vecchio che simboleggia noi lettori che percorriamo la nostra vita e veniamo, più e più volte, "salvati" da Tex, che almeno una volta al mese viene a soccorrerci e a sottrarci al nostro quotidiano per farci respirare un po' di ritemprante avventura. Con quel "grazie" finale, Ulzana ha parlato per tutti noi.

  • +1 2
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Memorie di un soldato

 

Avrei voluto iniziare il mio commento con i doverosi complimenti al pard Ulzana per il suo debutto sulle pagine del nostro amato ranger, ma purtroppo un sinistro scherzo del destino ha voluto altrimenti e a noi utenti non rimane altro che conservare questo breve episodio come un vero testamento artistico.

 

Diviene davvero difficile recensire la prova; per quanto si provi a farlo con distacco e imparzialità, il pensiero va sempre alla triste sorte di un giovane uomo strappato troppo presto alla vita e di fatto, tutto il resto diviene secondario e di poca importanza.

 

Non si può tuttavia negare che lo spunto di soggetto sia originale e pure la sceneggiatura, per essere opera di un appassionato esordiente, non è affatto malvagia. Se già nella narrativa scritta è complicato montare l'ossatura portante di una trama, figurarsi nel fumetto. Se nel primo caso viene in aiuto l'immaginazione del lettore, che tra i vari capitoli interviene anche dove il narratore "sorvola", nella sceneggiatura di un fumetto l'autore deve dirigere il tutto con molto più metodo e decisione. Ogni scena deve essere pensata e nulla può essere lasciato al caso. Detto questo, trovo che il povero Emanuele ha fatto un egregio lavoro.

 

Come fatto notare già da altri utenti, è tangibile l'alone di mestizia che spira tra le tavole; evidentemente lo stato d'animo dell'autore ha inciso nell'opera. Molto significativo pure il finale: aldilà della splendida interpretazione fornita da Ymalpas, sento di unirmi a quel "grazie" per Ulzana e il ricordo che ci ha lasciato.

 

Buoni i disegni di Russo, un artista capace da testare su prove più lunghe.

Mi si perdoni se per stavolta mi asterrò dal dare un voto. Non mi riesce riassumere con un freddo numerino le emozioni della lettura; non mi sembra giusto. 

 

La lama del rasoio 

 

Da tempo non uso il detto "zona Ruju": stavolta mi sembra il caso ripescare questa definizione al cospetto della storia breve da lui composta.

 

Una prova senza infamia e senza lode, che si legge volentieri ma non lascia nessuna traccia nella memoria.

Un po' esilina la trama, poco sviluppati i personaggi. Parecchia azione, ma poco coinvolgimento. Al netto della scena finale dello specchio nel salone da barbiere, il resto è troppo scontato per colpire l'attenzione. 

 

Non basta l'assassinio gratuito del barman a fare di Keech un antagonista rognoso; stringi stringi lui e la sua banda si sciolgono come neve al sole. 

 

Storia dalla sufficienza stiracchiata, scritta più col mestiere che altro. Da un autore come Ruju mi aspetto ben altro.

 

Per ciò che riguarda Torricelli, mi ricordo di essere stato abbastanza severo nel giudizio al suo debutto, visto che trovavo troppo marcata l'emulazione del tratto di Galep. A mente fredda c'è da dire che pochi sono gli autori che prendono a modello il papà grafico di Tex e il motivo c'è, visto che non è affatto semplice. Rispetto a quella prova, Torricelli ha mostrato un'evoluzione che apprezzo: lo stile classico è rimasto ma l'autore ha imboccato una sua strada personale e i primi piani di Tex non sembrano più copiature del celebre predecessore. Il mio voto finale è 6

 

Conclusioni

 

Color dignitoso ma non trascendentale. Aldilà della brevità delle storie che non sempre permette un adeguato sviluppo delle trame, un altro aspetto che pesa molto è la (quasi) mancanza dei pards storici e personalmente questa è una "zavorra" che mi porta a condividere il pensiero espresso dal pard Leo: un formato che alla lunga perde appeal. Aldilà dei miei ripetuti "strappi alla regola" è una pubblicazione che mi attrae poco. 

 

 

 

  

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Come mi ero ripromesso e come avevo premura di fare, eccomi qui a fornire un più approfondito parere personale in merito alle storie di quest'ultimo Color. Dal mio punto di vista, nel complesso l'albo è di livello più che buono, soprattutto per quel che riguarda le sceneggiature (accomunate, eccetto una, dalla presenza del solo Tex), leggermente meno in relazione ai disegni ed alla colorazione.

 

Sul podio posizionerei ex aequo La terribile banda, il cui soggetto è stato curato da Marco Bechere alias @Mister P, e Memorie di un soldato, sceneggiato dal compianto Emanuele Mosca alias @Ulzana. Questioni affettive e nostalgiche, ma sarebbe estremamente riduttivo limitarsi a ciò per dare un giudizio.

 

Ne La terribile banda è impossibile non affezionarsi al piccolo Eddie e parteggiare incondizionatamente per lui, financo quando, per ottemperare alla sfida propostagli dai membri della banda di ragazzini in cui aspira di entrare, tenta di soffiare una delle colt di Tex. Non ci riesce, ma si riscatta più che ampiamente aiutando Tex a sventare la minaccia mossa a suo danno dagli sgherri di Lyman, e soprattutto ad incastrarli in via definitiva dinanzi alla legge. A questo punto, avrebbe tutti i titoli per essere accettato con tutti gli onori nella "terribile banda", ma declina l'onore, forse perché capisce di poter ambire a qualcosa di meglio, tipo diventare anch'egli pard di Tex Willer :D! Una storia simpatica e scanzonata, nata da un soggetto insolito ed originale, cui Boselli ha regalato piena compiutezza, grazie anche all'ottima prova di Guido Masala ai disegni e di Matteo Vattani ai colori, mai troppo accesi pur non risultando troppo delicati.

 

fa da ideale contraltare - non per minor bellezza, anzi!, bensì per l'atmosfera ben più malinconica - Memorie di un soldato, un po' commovente racconto dinanzi al fuoco di bivacco, un po' ballata dal sapore crepuscolare narrata da un anziano ormai ex militare semplice, di cui non si conosce il nome, che nel corso della propria vita in divisa ha avuto per ben tre volte salva la vita grazie a Tex, senza avere mai modo di poterlo ringraziare. Ma il destino, beffardo però insieme anche un pochino magnanimo, gli permette di poter ringraziare Tex per aver tentato di salvargli la vita una quarta volta, purtroppo non arrivando in tempo per impedire a tre bandidos di ucciderlo, ma di fatto dedicandosi. Davvero una sceneggiatura notevole, coadiuvata dagli eccellenti disegni di Fabrizio Russo e dalla colorazione piena di suggestivi chiaroscuri curata da Erika Bendazzoli, per una storia altrettanto notevole, che ovviamente rende ancora più doloroso capacitarsi di quanto accaduto al povero Emanuele.

 

Un gradino sotto, La voce del muto (titolo genialmente ossimorico) dell'autore dampyriano Diego Cajelli, affiancato dai disegni stile Ticci "prima maniera" di Matteo Jannì e dalla vivace colorazione di Virginia Chiabotti, adattissima a rendere al meglio la bellezza della selvaggia natura del Montana. Un tentato omicidio in apparenza privo di motivazioni, in realtà originato da un odio tanto vecchio quanto comprensibile, su cui Tex e Carson non solo fanno piena ed autentica luce, ma per mezzo del quale prevengono, di fatto, le azioni criminose che i fratelli Rogers avevano in animo di compiere ai danni della comunità di Little Wing.

 

Piuttosto classica ed un filino troppo "sbrigativa", La lama del rasoio di Ruju. Tex si presenta a Barstow, Texas, con l'irruenza di un bonario ciclone, eliminando in un batter di ciglio cinque dei sette banditi agli ordini di Harry Keech, giunti in città con fare prepotente senza che gli abitanti o il Placido sceriffo siano in grado di opporsi. Solo il capomafia ed il braccio destro Roscoe creano qualche difficoltà in più a Tex, che tuttavia riesce ad uscirne ancora una volta vincitore grazie al discreto ausilio del barbiere, che può così vendicare la moglie, probabilmente uccisa dalla stessa banda in una precedente incursione un città. I disegni di Marco Torricelli, autore di un'ottima prova, non vengono a mio avviso adeguatamente valorizzati dalla colorazione forse troppo delicata operata da Oscar Celestini.

 

In ultima posizione, seppure nient'affatto malvagia in senso assoluto, ma penalizzata da uno schema forse un po' prevedibile, Funerale a Sierrita di Nizzi. Giunto nel piccolo centro su richiesta del vecchio amico sceriffo, portandosi dietro il macabro fardello di un cadavere, Tex arriva suo malgrado solo per assistere al funerale dell'uomo, vigliaccamente assassinato la sera prima. Tutti pensano all'evaso Randy Hogan, che l'aveva giurata al vecchio Bruce Corben, senza sapere che in realtà Hogan è morto poche ore prima per mano di Tex. Ergo, il vero assassino dello sceriffo è il suo vice Tom Grant, smascherato da Tex che era stato a conoscenza della sua vicinanza alla banda di Pablo Contreras, che a sua volta giunge in paese appena in tempo per cercare - inverosimilmente, direi - di salvare il complice, sfidando Tex in un duello truccato, di cui il Nostro si avvede da subito e da cui esce trionfatore, da solo contro quattro avversari. Mi sento di bocciare, ahimè, i disegni di Torti, copia sbiadita del primo Ticci ed assai incostanti da vignetta a vignetta, salvati solo in parte da un'altra buona prova ai colori della Bendazzoli. 

 

 

 

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  • co fondatore

Nota: l'idea del caffè drogato non è mia. Mi sono piaciute le (poche per fortuna) modifiche fatte da Bos al mio soggetto, ma in effetti quella in particolare ha lasciato un po' perplesso anche me, anche se alla fine funziona ed è coerente.

Modificato da Mister P
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<span style="color:red">7 ore fa</span>, Mister P dice:

Nota: l'idea del caffè drogato non è mia. Mi sono piaciute le (poche per fortuna) modifiche fatte da Bos al mio soggetto, ma in effetti quella in particolare ha lasciato un po' perplesso anche me

HA!!! Che dire... concordo perfettamente con te! :D

 

p.s. si è parlato prima nella discussione di infanzia e della possibilità di portarsene sempre un po' dentro... ho davvero molto apprezzato il fatto che, come autore del soggetto, hai saputo guardare (e farci vedere) Tex con gli occhi di un bambino. Grazie.

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Il 8/12/2021 at 19:16, R come Ramon dice:

La spiegazione tecnica che hai dato non può spiegare qualunque buco di sceneggiatura, altrimenti non si potrebbe più distinguere una storia ben scritta da una storia mal scritta. La sospensione dell'incredulità non può essere la scusante di qualunque inverosimiglianza, se no ci potrebbe capitare persino di vedere il ranger planare giù dai canyon e atterrare dolcemente perché in quel momento, guarda caso, c'era una fortissima corrente ascensionale. Naturalmente la sospensione dell'incredulità c'è in tutte le storie di Tex, ma un conto è applicarla per, ad esempio, la mira infallibile di Tex (che pure a volte fallisce il bersaglio, il che ce lo rende più "reale"), un conto è fargli sparire nel nulla una tazza di liquido sotto gli occhi di uno la cui vita dipende dal fatto che Tex la beva. La prima è una delle caratteristiche eccezionali del personaggio che ci vengono proposte dagli autori e che accettiamo, la seconda è sì un'altra caratteristica eccezionale, ma di Mandrake, che è un mago, non di Tex. E sia Mandrake che Tex hanno bisogno di spiegazioni, se fanno qualcosa che non è caratteristico delle loro eccezionalità. Se vedessimo Mandrake che fa fuori cinque avversari armati sparando cinque precisi colpi da una colt sarebbe la stessa cosa: non ci crederemmo (a meno di una spiegazione convincente che ci deve essere data all'interno del fumetto) perché sappiamo che quella cosa lui non la sa fare. Le convenzioni tra autore e lettore devono essere salde, pena la fine della sospensione dell'incredulità: Spiderman non ha la vista a raggi X per vedere attraverso i muri, Mandrake non sa fare a cazzotti, Tex non fa sparire nel nulla le cose.

Per restare nel tuo esempio, Arsenio Lupin, Fantomas, Dexter, James Bond e Diabolik entrano in luoghi supersorvegliati senza farsi beccare perché hanno la caratteristica di poterlo fare; va aggiunto, comunque, che tutti sono decisamente meno realistici di Tex, il quale ha quindi bisogno di trame più credibili degli altri personaggi, ai quali si perdona di più, o meglio, si concede di farci sospendere di più l'incredulità perché più "fantastici". Tu scrivi Tex e non Diabolik con i suoi marchingegni, ti tocca essere più rigoroso. Hai voluto la bicicletta? ;)

 

Data la stima grande che ho di te come autore, so perfettamente che queste cose le conosci molto meglio di me. E sai benissimo che quella che tu chiami "spiegazione insopportabile", quando Tex ha fatto qualcosa di apparentemente inspiegabile, nelle storie di Tex l'abbiamo trovata molte volte, e a mia memoria non è mai stata insopportabile, perché ben collocata e ben esposta. Si può fare, e tu lo sai bene perché l'hai già fatto: è capitato molte volte, ad esempio, che a fine albo Tex chiarisse dei passaggi o dei fatti rimasti oscuri.

 

No, mi spiace: qui la trama non regge perché Tex fa qualcosa di impossibile (per lui); non ci viene data all'interno della storia una spiegazione accettabile di come potrebbe averlo fatto e quindi arrivo alla fine della storia non credendoci, il che rovina tutto il divertimento.

In una indagine della polizia scientifica il tuo ragionamento sarebbe ineccepibile, ma in un fumetto come l'invincibile Tex bisogna accettare la sospensione di incredullità e sapere soltanto che Tex ha mangiato la foglia, non importa come. Altrimenti come spiegheresti che Trinità, nell'osteria dove entra affamato e assetato, riesce a versare un'INTERA bottiglia in un boccale di terracotta capace di contenerne meno della metà, se non per il fatto che dopo bisogna fare vedere il protagonista mentre si scola tutto d'un fiato il boccale per poi emettere un roboante rutto? Non c'é spiegazione, solo il gusto di mostrare l'effetto che fa! Certamente in un film neorealista dalla bottiglia sarebbero state versate le giuste gocce in un bicchierino in cristallo di Boemia.

Modificato da PapeSatan
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<span style="color:red">13 ore fa</span>, PapeSatan dice:

In una indagine della polizia scientifica il tuo ragionamento sarebbe ineccepibile, ma in un fumetto come l'invincibile Tex bisogna accettare la sospensione di incredullità e sapere soltanto che Tex ha mangiato la foglia, non importa come. Altrimenti come spiegheresti che Trinità, nell'osteria dove entra affamato e assetato, riesce a versare un'INTERA bottiglia in un boccale di terracotta capace di contenerne meno della metà, se non per il fatto che dopo bisogna fare vedere il protagonista mentre si scola tutto d'un fiato il boccale per poi emettere un roboante rutto? Non c'é spiegazione, solo il gusto di mostrare l'effetto che fa! Certamente in un film neorealista dalla bottiglia sarebbero state versate le giuste gocce in un bicchierino in cristallo di Boemia.

Ehi, un momento. Ci sono diversi livelli e sfumature di sospensione dell'incredulità. Non è che da una parte c'è il neorealismo e dall'altra l'intrattenimento, nel quale vale sempre tutto, e finisce lì il discorso.

 

Per restare nel tuo esempio, Tex evidentemente non è un esponente del neorealismo ma non ha nemmeno la stralunatezza di Trinità: i film di Barboni hanno una loro dimensione di irrealtà, Il fumetto di Tex ne ha un'altra.

Il mondo di Tex ha del fantastico, che i film di Trinità non hanno, ma ha poca inverosimiglianza rispetto a questi. Le caratteristiche di Trinità si spingono quasi nel surreale, Tex è "solo" un uomo eccezionale dalla mira miracolosa.

Trinità (e Bambino) hanno una comicità paradossale volta a strappare la risata (tipo l'esempio della brocca che facevi tu, che fa ridere proprio perché impossibile), i momenti divertenti in Tex sono sempre realistici (tipici gli scambi di battute con Carson). Ci possono piacere tanto sia Tex che Trinità, naturalmente, ma le premesse che accettiamo quando ce li godiamo sono diverse: la sospensione dell'incredulità varia da opera a opera.

Se leggo Tex, ad esempio, accetto che lui abbia una mira sovrumana, che tiri cazzotti che fanno volare, che i suoi nemici normalmente abbiano una mira mediocre, ma poco altro. In fondo quello che lui riesce a fare lo fa con la sua volontà, la sua tempra, la sua tenacia e la sua intelligenza; ha un sesto senso per annusare i mentitori, ma è una caratteristica che si trova anche in alcune persone nella vita vera. Il realismo di fondo delle sue storie non fa altro che evidenziare ancora di più la sua straordinarietà, sì, ma di uomo.

Tex non fa sparire le cose: se lo facesse, mi chiedo perché non fa sparire le pistole dei cattivi ogni volta che stanno per sparargli ;) Se il suo caffé avvelenato scompare, c'è una spiegazione, magari legata alla sua intelligenza e alla sua velocità di mano; ma se non me ne viene dato conto all'interno della storia, finisce la mia sospensione dell'incredulità (solo per quella storia, ovviamente). Non posso accettare quel passaggio solo perché lui è "Tex l'invincibile": la sua straordinarietà di uomo la voglio vedere all'opera, e vedergli fare cose che a me, in quel contesto, sembrano impossibili, senza capire come possa aver fatto, mi fa perdere la magia di essere nel sudovest statunitense a fine '800. E' come se vedessi improvvisamente Spiderman volare, senza spiegazioni su come abbia fatto. A quel punto, se ogni tanto si mette a fare cose incredibili che a quanto ne sapevamo non poteva fare, chissene se si attacca ai muri e spara ragnatele sintetiche da un marchingegno che si è costruito? Crolla il valore delle sue caratteristiche che avevamo accettato e che ce lo avevano fatto piacere. Nel caso di Tex, crolla il valore delle sue caratteristiche umane, il che è ancora peggio.

 

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39 minuti fa, R come Ramon dice:

Ehi, un momento. Ci sono diversi livelli e sfumature di sospensione dell'incredulità. Non è che da una parte c'è il neorealismo e dall'altra l'intrattenimento, nel quale vale sempre tutto, e finisce lì il discorso.

 

 

 

ANCORA??  Fingere di bere un caffè non ha niente di fantastico e o di sovrumano-  E comunque le leggi della fiction anche realistica permettono ben di più, vedansi 007 e La Casa di Carta. 

 

Ma quanto la fai lunga per quella tazza! :D

Modificato da borden
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<span style="color:red">11 ore fa</span>, borden dice:

ANCORA??  Fingere di bere un caffè non ha niente di fantastico e o di sovrumano-  E comunque le leggi della fiction anche realistica permettono ben di più, vedansi 007 e La Casa di Carta. 

 

Ma quanto la fai lunga per quella tazza! :D

Tex non è 007 e non è la Casa di Carta (che non ho mai visto)... come già detto, le leggi della fiction realistica non sono le stesse per tutte le opere; ognuna crea il suo mondo e propone al lettore o spettatore il suo livello di realtà (o di irrealtà). La logica interna di ogni storia prevede che certe cose siano possibili, altre no; vale persino per le favole. Come diceva infatti Rodari, se un bambino passa una porta e si ritrova trasformato magicamente in gatto, quando ripasserà la porta al contrario tornerà necessariamente bambino (a meno di ulteriori spiegazioni); la logica interna di ogni racconto, per quanto fantastico, deve avere un suo rigore.

E comunque anche James Bond non fa sparire misteriosamente le sostanze ;)

 

Immaginiamo questo. In una storia futura Tex è prigioniero di una tribù di indiani, che lo vuole far fuori. Però gli danno la possibilità di scegliere la sua fine: o trafitto da una lancia, scalpato e poi fatto a pezzi o bevendo una pozione velenosissima preparata dallo sciamano. Va beh, avete capito come fa a salvarsi ;)

Dite che gli indiani controlleranno bene che la beva? E Johan vi pare che non abbia controllato? Se Tex non beve la pozione dello sciamano, non muore e pazienza, lo scalperanno eccetera. Ma se Tex non beve il caffé, Johan rischia di essere fatto poi fuori da Tex o dai suoi complici, che potrebbero accusarlo di tradimento. E' fortunato, perché finisce "solo" in galera, ma di sicuro avrebbe voluto evitare anche quello.

Riguardiamo la sequenza: nella prima vignetta Johan chiede a Tex se vuole altro caffé, Tex risponde di sì e appoggia la tazza al bancone, con Johan che glielo versa dalla caffettiera, dall'altra parte del bancone. Nella seconda vignetta Tex ha la tazza alla bocca, inclinata quasi completamente per bere; Johan è sempre dall'altra parte del bancone, a un passo di distanza, che lo guarda. Nella vignetta successiva Tex si allontana dicendo "Buonanotte" (quindi non sta tenendo il caffé in bocca) e la tazza è sul bancone. Vi pare che Johan, che è sempre dietro il bancone, non abbia controllato per vedere se l'aveva vuotata per la seconda volta? Per quanto scemo sia, ci avrà tenuto alla pelle, no?

 

Certo: si può dire, e c'è chi lo dice, che Tex è un prodotto di evasione leggera, una distrazione mensile che si legge al volo per staccare un po', e in fondo chissene se magari la storia fa un po' acqua.

Si può dire, ci mancherebbe, ma questo cozza con lo studio della realtà del west americano fatta da autori e curatori (Bos, sto guardando proprio te), la ricerca di livello non meno che accademico sulle tribù indiane, l'approfondimento degli eventi storici, l'attenzione alle storie già narrate, ecc ecc.

Tex ha un livello di coerenza con la realtà del tempo che è raro nel mondo del fumetto seriale e per me questo è uno dei suoi maggiori motivi di interesse. Vado pazzo anche per Cocco Bill e Lucky Luke, d'accordo, ma per ragioni diverse ;)

 

Bos, sinché se ne parla e sinché ho qualcosa da dire, parlo, è un forum, accipicchia, serve per discutere, mica siamo a scuola nell'ora di lezione ;)

 

p.s. sono intollerante al caffé :D (sul serio!)

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1 ora fa, R come Ramon dice:

Tex non è 007 e non è la Casa di Carta (che non ho mai visto)... come già detto, le leggi della fiction realistica non sono le stesse per tutte le opere; ognuna crea il suo mondo e propone al lettore o spettatore il suo livello di realtà (o di irrealtà). La logica interna di ogni storia prevede che certe cose siano possibili, altre no; vale persino per le favole. Come diceva infatti Rodari, se un bambino passa una porta e si ritrova trasformato magicamente in gatto, quando ripasserà la porta al contrario tornerà necessariamente bambino (a meno di ulteriori spiegazioni); la logica interna di ogni racconto, per quanto fantastico, deve avere un suo rigore.

E comunque anche James Bond non fa sparire misteriosamente le sostanze ;)

 

Immaginiamo questo. In una storia futura Tex è prigioniero di una tribù di indiani, che lo vuole far fuori. Però gli danno la possibilità di scegliere la sua fine: o trafitto da una lancia, scalpato e poi fatto a pezzi o bevendo una pozione velenosissima preparata dallo sciamano. Va beh, avete capito come fa a salvarsi ;)

Dite che gli indiani controlleranno bene che la beva? E Johan vi pare che non abbia controllato? Se Tex non beve la pozione dello sciamano, non muore e pazienza, lo scalperanno eccetera. Ma se Tex non beve il caffé, Johan rischia di essere fatto poi fuori da Tex o dai suoi complici, che potrebbero accusarlo di tradimento. E' fortunato, perché finisce "solo" in galera, ma di sicuro avrebbe voluto evitare anche quello.

Riguardiamo la sequenza: nella prima vignetta Johan chiede a Tex se vuole altro caffé, Tex risponde di sì e appoggia la tazza al bancone, con Johan che glielo versa dalla caffettiera, dall'altra parte del bancone. Nella seconda vignetta Tex ha la tazza alla bocca, inclinata quasi completamente per bere; Johan è sempre dall'altra parte del bancone, a un passo di distanza, che lo guarda. Nella vignetta successiva Tex si allontana dicendo "Buonanotte" (quindi non sta tenendo il caffé in bocca) e la tazza è sul bancone. Vi pare che Johan, che è sempre dietro il bancone, non abbia controllato per vedere se l'aveva vuotata per la seconda volta? Per quanto scemo sia, ci avrà tenuto alla pelle, no?

 

Certo: si può dire, e c'è chi lo dice, che Tex è un prodotto di evasione leggera, una distrazione mensile che si legge al volo per staccare un po', e in fondo chissene se magari la storia fa un po' acqua.

Si può dire, ci mancherebbe, ma questo cozza con lo studio della realtà del west americano fatta da autori e curatori (Bos, sto guardando proprio te), la ricerca di livello non meno che accademico sulle tribù indiane, l'approfondimento degli eventi storici, l'attenzione alle storie già narrate, ecc ecc.

Tex ha un livello di coerenza con la realtà del tempo che è raro nel mondo del fumetto seriale e per me questo è uno dei suoi maggiori motivi di interesse. Vado pazzo anche per Cocco Bill e Lucky Luke, d'accordo, ma per ragioni diverse ;)

 

Bos, sinché se ne parla e sinché ho qualcosa da dire, parlo, è un forum, accipicchia, serve per discutere, mica siamo a scuola nell'ora di lezione ;)

 

p.s. sono intollerante al caffé :D (sul serio!)

Ripeto: scientificamente, in un episodio di Sherlock Holmes o dell'Ispettore Derrick, hai perfettamente ragione, ma nella sequenza che citi é importante il "cosa", non il "come". Se proprio dobbiamo scendere al livello spiegazionistico, il "come" ha diverse possibili opzioni razionali: 1) il veleno non era tale 2) il veleno era scaduto e aveva perso le sue proprietà 3) il veleno era stato precedentemente sostituito da Tex o dal ragazzino 4) Tex aveva assunto un antidoto 5) Tex nel bere si é fatto scivolare il caffé dentro la manica della camicia... Però adesso non chiedere come sarebbe stato possibile realizzare ciascuna delle suddette opzioni, perché altrimenti non la finiamo più... :dubbioso: :)

Modificato da PapeSatan
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<span style="color:red">22 ore fa</span>, PapeSatan dice:

Ripeto: scientificamente, in un episodio di Sherlock Holmes o dell'Ispettore Derrick, hai perfettamente ragione, ma nella sequenza che citi é importante il "cosa", non il "come". Se proprio dobbiamo scendere al livello spiegazionistico, il "come" ha diverse possibili opzioni razionali: 1) il veleno non era tale 2) il veleno era scaduto e aveva perso le sue proprietà 3) il veleno era stato precedentemente sostituito da Tex o dal ragazzino 4) Tex aveva assunto un antidoto 5) Tex nel bere si é fatto scivolare il caffé dentro la manica della camicia... Però adesso non chiedere come sarebbe stato possibile realizzare ciascuna delle suddette opzioni, perché altrimenti non la finiamo più... :dubbioso: :)

No, guarda, ti sfugge il punto. Non sono io che non capisco come sarebbe potuto succedere. Vuoi una spiegazione migliore di tutte quelle che hai proposto tu? Tex sale in camera e si autoinduce il vomito (roba non adatta a un fumetto popolare, lo so). La tua 5, perdonami, prevede Tex con camicia e pantaloni pieni di caffé che finisce sul pavimento (prova tu a versarti due tazzone così dentro una manica) ma Jonah non nota niente... a parte il fatto che lo vediamo chiaramente con la tazza alla bocca e l'albergatore che lo fissa :dubbioso: Poi, se ti rileggi la storia, vedrai che Tex dice "Ho finto di bere il caffé" e quindi anche tutte le tue altre ipotesi crollano (e anche la mia).

Ma, come dicevo, non è questo il punto. Una storia, un racconto, ha delle regole; non è che puoi metterci dentro quello che pare a te come pare a te basta che poi vinca Tex; ci deve essere una coerenza interna, i meccanismi devono funzionare all'interno della storia, non fuori. Se succede qualcosa di apparentemente impossibile in un contesto realistico come quello di quella storia di Tex, noi lettori dobbiamo capire come è successo all'interno della storia, se no le regole del racconto, che si basano sulle sue premesse, vengono violate e noi si resta come quando ti raccontano una barzelletta che alla fine non fa ridere (perché anche la barzelletta, che è un miniracconto, in quanto tale ha le sue regole).

Il "come", per usare i tuoi termini, è sempre fondamentale nelle storie di tipo realistico. Non basta dire "Tex l'ha fatto, in qualche modo che non sappiamo" per far funzionare tutto. Se ci trovassimo in una storia con Mefisto, che ha premesse di realismo magico o di paranormale (fai tu), sarebbe diverso: non avrebbe senso cercare spiegazioni razionali alla magia, ma proprio perché le premesse del racconto sono diverse.

 

Se per te è importante il "cosa" e non il "come", dimmi se accetteresti questa scena.

 

Tex è inseguito da 5 ladri di cavalli su un altopiano. Sono tutti appiedati e armati. Tex fugge sotto il fuoco dei cattivi, si ritrova sul ciglio di un burrone e cade giù. I nemici raggiungono il bordo e guardano giù: non ci sono rocce sporgenti, né appigli, solo un centinaio di metri di caduta. Ma il corpo di Tex non si vede sul fondo del burrone.

Improvvisamente, un colpo di pistola fa saltare la colt dalla mano di uno dei cattivi: è Tex, che è dietro di loro al riparo di una roccia. Segue un breve scontro a fuoco in cui i razziatori hanno la peggio. Tex si incammina a recuperare la mandria.

 

Stando al tuo ragionamento, questa è una scena che accetteresti. O ti chiederesti come diamine ha fatto a non morire nella caduta e a sorprendere gli avversari? Saresti soddisfatto di non avere spiegazioni, proprio come nella scena del caffé? Perché guarda, se fosse così faresti felici tutti gli autori di Tex, che non dovrebbero più preoccuparsi della coerenza interna delle loro storie: a un certo punto Tex fa qualcosa di apparentemente impossibile che risolve tutto e loro non hanno il problema di razionalizzarlo nel racconto. O è importante il "cosa", non il "come" solo per "La terribile banda"? E perché mai?

 

Guarda, io avrei abbandonato il tema del caffé prima di te. Ma se vengono fatte delle osservazioni che dimostrano che non si è compreso il senso della mia critica, mi viene il dubbio di non essermi spiegato bene e cerco di argomentare meglio. Tu dici, in sostanza, che in Tex possono succedere delle cose apparentemente impossibili e inspiegabili e le si devono accettare e basta, perché una spiegazione razionale ce l'avranno ma comunque poco ci deve importare di qual è. Io dico che questo tipo di narrazione deve avere una coerenza interna legata alle sue premesse, come d'altra parte ogni tipo di narrazione, pena la fine della credibilità di quella particolare storia. Spero di essermi spiegato bene.

 

Vi prego, però: non trattatemi come un troll che si diverte a rompere gli utenti del forum dilungandosi su cose di nessuna importanza. Io argomento, faccio esempi, illustro concetti. Siamo qui, tutti, per discutere di Tex, di come ci piace e del perché ci piace; per me, come spero di aver chiarito, lo snodo del caffé è importante perché non ha rispettato la verosimiglianza e la coerenza interna che ci si aspetta da una storia non "magica" di Tex. Un peccato, perché interrompe il divertimento e la sospensione dell'incredulità, e io da Tex mi aspetto sempre il meglio. Sbaglio?

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@R come Ramon   

Il caso che citi é già successo, mi pare in Zagor, non vorrei sbagliarmi: il protagonista in balia delle rapide precipita giù nella cascata, i nemici indiani che lo seguono a riva lo vedono precipitare e quando arrivano sul ciglio della cascata non vedono risalire il corpo, lo considerano affogato, ma poco dopo vengono sorpresi da lui redivivo. Nessuna roccia sporgente o rami a cui aggrapparsi... Come ha fatto? Semplice: solo una grotta dietro la cascata da cui un amico che si trovava casualmente lì lo afferra mentre precipita e lo tira dentro. Inverosimile? Esagerato? Peró, come vedi, la spiegazione c'é anche lì. Nella storia breve di Tex la spiegazione c'é ugualmente, solo che non ti viene detta esplicitamente: ne puoi trovare una qualunque da te, perché in quel frangente é sufficiente dire che Tex ha mangiato la foglia.

Modificato da PapeSatan
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Ho già detto come fa. Si tratta di una tazza grande, non di un espresso!  Tex finge di bere SENZA VUOTARE LA TAZZA (è un caffè all'americana, si fa) e il portiere abbocca. Non è una volpe. Tutto qui. Se al suo posto ci fosse stato Ramon forse lui avrebbe controllato quanto caffè ci fosse prima e dopo. Ma il portiere non aveva ragione di pensare che Tex sapesse e quindi fingesse. NON C'E' ALTRO. :rolleyes:

 

 

 

 

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Non torno più sulla questione, ribadendo solo, per l'ennesima volta, che il punto non è come ha fatto Tex, il punto è se può essere credibile una storia con uno snodo tale.

Continuare a proporre spiegazioni significa che non si è afferrato il senso del mio intervento. Pazienza.

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2 ore fa, R come Ramon dice:

Non torno più sulla questione, ribadendo solo, per l'ennesima volta, che il punto non è come ha fatto Tex, il punto è se può essere credibile una storia con uno snodo tale.

Continuare a proporre spiegazioni significa che non si è afferrato il senso del mio intervento. Pazienza.

 

 

Come tu, Ramon. non hai afferrato il nostro. O il mio, se preferisci.

 

Ci sono in tutte le storie di qualsiasi tipo e anche in Tex molte altre accettabili scorciatoie che potrei portare a esempio, ma non le vado certo a cercare ora per amore di questa effettivamente troppo prolungata discussione.

Modificato da borden
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<span style="color:red">7 ore fa</span>, R come Ramon dice:

il punto non è come ha fatto Tex, il punto è se può essere credibile una storia con uno snodo tale.

 

Ah, è solo questo? Allora la risposta è sì.:laugh:

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Il 14/12/2021 at 19:51, virgin dice:

Sono perfettamente d'accordo con te, @borden, ma "La casa di carta" realistico proprio non si può sentire. :D

 

ti prego,non criticarla,è la mia preferita:indiano::D

il realismo è inteso in contrapposizione al surreale,in questo caso

Tex non è di certo realistico

 

tornando in topic,io non l' ho trovata una cosa così terribile

ho letto ben di peggio: nella storia di Rauch su Zagor coi Vikinghi ,Zagor e i suoi amici( saranno una ventina di persone) fingono tutti quanti,davanti a dei banditi,di bere una bevanda drogata,e nessuno se ne accorge! lì sì che è esagerata.

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Uffah...  io non li volevo leggere più i Tex colorati...  :craniate:

 

Poi, fra la storia di Ulzana e quella di Mister P e i troppi caffè di borden che sembrano il tema principale, mi avete incuriosito, e allora vabbè, di Tex Color brutti ne ho presi tanti, uno più uno meno... :rolleyes:

 

1) Carina la storia di Mister P, e stavolta Boselli riesce a non rendere antipatico il bambino. (Gli fa pure puntare una pistola contro gli altri bambini, cosa tanto violentemente politicamente scorretta che mi sa che negli USA l'avrebbero linciato!

 

Sul "famigerato caffè" purtroppo, anche per me ha sbagliato. Ma sbagliano anche molti che hanno criticato la scena.

 

Il problema di quella scena non è che fa vedere POCO, `e che fa vedere TROPPO:  ha ragione Boselli a dire:

On 12/8/2021 at 12:04 PM, borden said:

Ovvio, ma, se lo facciamo vedere, si perde la sorpresa.

E, se lo spieghiamo dopo, è insopportabile spiegazionismo.

 

Per questo, "spiegare che Tex fa finta di bere" sarebbe una toppa peggiore del buco.

 

No, quello che bisognava fare era semplicemente...  non mettere la scena in cui beve il caffè! :cool:

 

Anche perché...

On 12/8/2021 at 8:52 PM, borden said:

Ma in una storia di sole 32 pagine in cui l'accento della vicenda non è certo sulla tazzOna, resto dell'idea che si tratta di un dettaglio insignificante

 

Noi SAPPIAMO che Tex ha bevuto (o ha fatto finta di bere) il caffè, perché ce l'ha detto il complice dei banditi. Perché perdere una pagina per farcelo VEDERE?

 

Il fumetto è COMUNICAZIONE, come insisto sempre a ripetere (e ormai mi sa che ho rotto le scatole a tutti con questo discorso), e quindi quello che ci metti, è una frase in un dialogo con gli occhi e la mente del lettore.

 

Come funziona quella scena, tradotta in "dialogo"?

 

Lettore: "Sicuramente Tex non si farà gabbare e farà solo finta di bere quel caffè, sarà stato avvertito dal bambino. Vuoi che non abbia notato che il braccio che blocca il bambino nella pagina precedente è gialla? E chi è l'unica persona in tutto il west che si mette una camicia giallo canarino?"

Narratore: "Eh eh, per adesso non te lo dico" [mentre pensa fra se e sè "mannaggia ai color e al fatto che Tex deve sempre avere quella camicia"), "intanto ti dico che Tex entra nell'albergo, va al bancone, prende la tazza (una di quelle grandi all'americana) e beve il caffè. Anzi, dai dialoghi, è la sua seconda tazza!"

Lettore: "Eh? Allora Tex non sa niente? Quel braccio non era suo? La cosa è sconvolgente, cioè, il fatto che qualcun altro abbia una camicia giallo canarino nel west mi sconvolge. Vabbè, questa non me l'aspettavo, chissà come farà a cavarsela (tanto lo che se la cava, dai...)

[dopo un tot di eventi...]

Narratore " e qui si scopre che Tex in realtà non aveva bevuto il caffè!"

Lettore..  "Ma come... avevi detto che l'aveva bevuto!"

Narratore: "Sì, ma devi fare una serie di deduzioni. Siamo in America, no? E quindi il caffè si beve all'americana, e non ce n'è uno solo nella tazza. Sono enormi tazzone con il caffè che basterebbe per sacco di gente, che viene solo scaldato ogni tanto, ed è normale che uno al secondo caffè magari non lo beve tutto. Tex ha solo fatto finta di bere, è ovvio! E anche se il tipo non era davvero uno scemo totale e guardava (o anche solo prendeva la tazza per metterla da lavare come doveva fare per lavoro) e trovava che c'era ancora caffè, non poteva essere certo che ce ne fosse la stessa quantità di prima che aveva versato senza guardare, quindi Tex abilmente ha fatto conto su questa imprecisione sul volume del liquido "caffè" per riuscire a gabbare il traditore non troppo ferrato nella matematica"

 

Lettore: "...e ...io ...secondo ...te ...mi metto a fare tutte queste elucubrazioni MENTRE LEGGO UN FUMETTO?"

 

Spero sia chiara la metafora, ma comunque ora la spiego:

 

Per come è costruita la scena, il lettore vedere Tex bere. Punto. A prima vista ci appare impossibile che Tex possa buttare via il caffè nella sputacchiera (farebbe un sacco di rumore con il tipo lì davanti) o facesse finta di bere (con il tipo lì davanti che poi prende la tazza da lavare e se ne accorgerebbe subito). Non sto a decifrare i disegni come se fosse un rebus della settimana enigmistica, anche perché non è detto che il disegnatore abbia seguito fedelmente tutte le indicazioni dello sceneggiatore e senza metterci del suo.

 

È un momento in fiction "strano": il lettore sa già che è Tex che ha afferrato il ragazzino, possibile che non sia stato avvertito? Ma il fatto stesso che lo sceneggiatore, in una storia di sole 32 pagine, abbia insistito con quella pagina a dirgli "no, l'ha bevuto davvero, fidati" gli fa pensare che Tex si salverà in un altro modo.

 

Poi legge la pagina in cui Tex dice che non ha bevuto, ci rimane di merda, dice "ma qui c'è un errore", TORNA INDIETRO a guardare la pagina del caffè, tipo "aguzzate la vista" della Settimana Enigmistica, e POTREBBE dedurre che, dato il volume della tazza, sì, È POSSIBILE, anche se continua a sembrare "strano", che abbia fatto finta di bere e basta.

 

Suona "strano" perchè nella nostra mente, Tex non è un disegno piatto che cambia da vignetta fissa a vignetta fissa. Noi leggiamo il fumetto, ma VEDIAMO nella nostra mente Tex muoversi e agire. E nella nostra mente, in quella scena, Tex ha davvero bevuto il caffè. Scoprire che non lo fa è una ret-con che dobbiamo fare cancellando la scena precedente, ma mente la prima (Tex che beve il caffè) era "naturale", fluida e immediata, quella che la sostituisce appare artificiale.

 

Questo tipo di "Ret-con" mentale è piacevole in certi tipi di gialli, in cui sai già che ci sarà qualcosa di simile e stai giocando una "sfida" con lo sceneggiatore, perché lì ti aspetti la sfida e sai che lo sceneggiatore cercherà di fregarti e farti vedere cose che non esistono.  Ma in una serie avventurosa e in una storia come questa, stona (è la differenza fra vedere all'opera un bravo prestigiatore che ti frega l'orologio davanti agli occhi, e vedersi rubare l'orologio in un tram affollato: reagisci diversamente se non c'è già un accordo di fatto fra chi fa il gioco di prestigio e te...)

 

Visto che questo non era un giallo e non era presentato come un giallo e non c'era la "sfida al lettore" tipo Ellery Queen, la scena qui è stonata, e serve solo a confondere: non è un problema di "spiegazioni", che sarebbero ancora più superflue e fastidiose: la scena non ci doveva essere e basta.

 

2) "La voce del muto" è stata già massacrata da altri nei post precedenti, non sto ad infierire. Ma leggerlo è davvero una perdita di tempo, dopo sette-otto pagine ha già capito come prosegue la storia, banale e stratelefonata tipo "unisci i puntini da 1 a 47", e i disegni ricalcati da Ticci peggiorano l'effetto deja-vu. Questa storia l'avevo già letta ancora prima di aprire l'albo. Almeno una dozzina di volte.

 

3) Se la storia di Cajelli e Janni era vista e stravista, aveva però un senso e una logica. Era mediocre, non insensata.

 

Questa di Nizzi e Torti, invece...  :rolleyes:

 

Non ha un senso. Non ha una logica. Tex fa cose assurde senza nemmeno accennare a qualche motivazione per fare cose così assurde. Pare sceneggiato a vanvera appiccicando pagine a caso da altri libri...

 

Tutta la storia punta ad una "scena madre" in cui Tex invita la popolazione allo smascheramento dell'assassino... PERCHÉ?! CHE SENSO HA?! Aveva voglia di mettere in pericolo qualche bambino? Sperava che una pallottola vagante facesse qualche morto? Sperava che l'assassino fuggisse con un ostaggio per poter dimostrare ancora una volta quanto è piccione?

 

Le scene di questo tipo, con "testimoni e imputati tutti in una stanza" servono per COSTRUIRE le prove, spingendo il colpevole a tradirsi, oppure servono per intrappolarlo perché altrimenti fuggirebbe. Ma NON interessano la gente che non ha nulla a che fare con l'indagine! Poirot non dice "radunate tutti in sala da pranzo., No, non tutti i sospetti: TUTTA LA POPOLAZIONE DELLA CITTÀ!"

 

Inoltre, non c'è NESSUNA DEDUZIONE DA FARE, Tex non deve spingere nessuno a tradirsi...  Tex ha già L'ASSOLUTA CERTEZZA sul nome dell'assassino, e infatti non fa nessuna scena volta a farlo tradire: lo annuncia e basta, perché LA VITTIMA STESSA HA FATTO DA "ORIGLIONE ANTICIPATO" E GLI  HA SCRITTO IL NOME DELL'ASSASSINO in una lettara!"

 

(non sia mai che in una storia di Nizzi Tex debba fare una deduzione, no, tutto deve sempre essergli spiattellato dal solito origlione...)

 

Quindi, se Tex sa già A PAGINA 2 che il vice è l'assassino (ha già letto la lettera e ha già ucciso il capro espiatorio)...  perché sta a fare la pantomima con il vice, facendo finta di credergli, invece di arrestarlo immediatamente?

 

Capire che, da pagina 2 a pagina 32, cioè per TUTTA la storia, dall'inizio alla fine, TUTTO quello che fa Tex è stupido, insensato, ridicolmente controproducente, come se facesse di tutto per far fuggire l'assassino e vabbè, alla fine Tex  si rassegna controvoglia ad arrestarlo perché l'assassino è così stupido da non afferrare nessuno dei tantissimi possibili ostaggi che gli ha gentilmente offerto Tex?

 

Poi, alla fine di questa storia assolutamente idiota e ridicola, arriva la ciliegina sulla torta (anche se più che di ciliegina mi sa che è un'altra cosa che galleggia...):  Un "desperado" messicano che appare così, buttato lì, alla boia di un giuda, tanto per riempire qualche pagina perché Nizzi non era riuscito ad allungare la storiellina fino a 32 pagine.  Appare così, in mezzo al paese, teletrasportato, senza che nessuno l'abbia visto o sentito (e l'intero paese, chiamato da Tex, è in quel momento in strada)

 

Borden, va bene la necessità di riempire 34 albi all'anno (quest'anno 40 albi con le strisce inedite) ma come si fa a pubblicare stà roba? Boh, almeno con la fine della formula "antologica" ci saranno albi interi di Nizzi che potrò evitare, sghignazzando forte davanti all'edicolante che me li viene a proporre, e potrò leggermi le storie degli altri senza trovarci simili nizzate...

 

4) Sulla storia di Ulzana non dico niente. Le critiche si fanno perché siano evitati quegli errori in futuro (o nel caso di Nizzi, perché trovi incredibile che lo pubblichino), questa storia rimarrà la sua unica. Sono contento che sia stato pubblicato e mi dispiace che non abbia potuto tenere l'albo fra le mani. Questo è tutto quello che ho da dire.

 

5) Anche Ruju (come già altre due storie nell'albo, e fanno tre) fa una storia centrata su un testimone delle imprese di Tex più che su Tex. Stavolta la figura del barbiere che medita vendetta pare dare qualche speranza di sviluppi interessanti, ma si infrangono presto su una tranquilla fiera delle banalità. Ma dopo la niizzata, anche la mediocrità mi pare il male minore. Nota di demerito per il solito Tex "superman" tipico di troppi nuovi autori su Tex...

 

 

 

 

 

 

 

 

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Diablero dice:

Uffah...  io non li volevo leggere più i Tex colorati...  :craniate:

 

Poi, fra la storia di Ulzana e quella di Mister P e i troppi caffè di borden che sembrano il tema principale, mi avete incuriosito, e allora vabbè, di Tex Color brutti ne ho presi tanti, uno più uno meno... :rolleyes:

 

1) Carina la storia di Mister P, e stavolta Boselli riesce a non rendere antipatico il bambino. (Gli fa pure puntare una pistola contro gli altri bambini, cosa tanto violentemente politicamente scorretta che mi sa che negli USA l'avrebbero linciato!

 

Sul "famigerato caffè" purtroppo, anche per me ha sbagliato. Ma sbagliano anche molti che hanno criticato la scena.

 

Il problema di quella scena non è che fa vedere POCO, `e che fa vedere TROPPO:  ha ragione Boselli a dire:

 

Per questo, "spiegare che Tex fa finta di bere" sarebbe una toppa peggiore del buco.

 

No, quello che bisognava fare era semplicemente...  non mettere la scena in cui beve il caffè! :cool:

 

Anche perché...

 

Noi SAPPIAMO che Tex ha bevuto (o ha fatto finta di bere) il caffè, perché ce l'ha detto il complice dei banditi. Perché perdere una pagina per farcelo VEDERE?

 

Il fumetto è COMUNICAZIONE, come insisto sempre a ripetere (e ormai mi sa che ho rotto le scatole a tutti con questo discorso), e quindi quello che ci metti, è una frase in un dialogo con gli occhi e la mente del lettore.

 

Come funziona quella scena, tradotta in "dialogo"?

 

Lettore: "Sicuramente Tex non si farà gabbare e farà solo finta di bere quel caffè, sarà stato avvertito dal bambino. Vuoi che non abbia notato che il braccio che blocca il bambino nella pagina precedente è gialla? E chi è l'unica persona in tutto il west che si mette una camicia giallo canarino?"

Narratore: "Eh eh, per adesso non te lo dico" [mentre pensa fra se e sè "mannaggia ai color e al fatto che Tex deve sempre avere quella camicia"), "intanto ti dico che Tex entra nell'albergo, va al bancone, prende la tazza (una di quelle grandi all'americana) e beve il caffè. Anzi, dai dialoghi, è la sua seconda tazza!"

Lettore: "Eh? Allora Tex non sa niente? Quel braccio non era suo? La cosa è sconvolgente, cioè, il fatto che qualcun altro abbia una camicia giallo canarino nel west mi sconvolge. Vabbè, questa non me l'aspettavo, chissà come farà a cavarsela (tanto lo che se la cava, dai...)

[dopo un tot di eventi...]

Narratore " e qui si scopre che Tex in realtà non aveva bevuto il caffè!"

Lettore..  "Ma come... avevi detto che l'aveva bevuto!"

Narratore: "Sì, ma devi fare una serie di deduzioni. Siamo in America, no? E quindi il caffè si beve all'americana, e non ce n'è uno solo nella tazza. Sono enormi tazzone con il caffè che basterebbe per sacco di gente, che viene solo scaldato ogni tanto, ed è normale che uno al secondo caffè magari non lo beve tutto. Tex ha solo fatto finta di bere, è ovvio! E anche se il tipo non era davvero uno scemo totale e guardava (o anche solo prendeva la tazza per metterla da lavare come doveva fare per lavoro) e trovava che c'era ancora caffè, non poteva essere certo che ce ne fosse la stessa quantità di prima che aveva versato senza guardare, quindi Tex abilmente ha fatto conto su questa imprecisione sul volume del liquido "caffè" per riuscire a gabbare il traditore non troppo ferrato nella matematica"

 

Lettore: "...e ...io ...secondo ...te ...mi metto a fare tutte queste elucubrazioni MENTRE LEGGO UN FUMETTO?"

 

Spero sia chiara la metafora, ma comunque ora la spiego:

 

Per come è costruita la scena, il lettore vedere Tex bere. Punto. A prima vista ci appare impossibile che Tex possa buttare via il caffè nella sputacchiera (farebbe un sacco di rumore con il tipo lì davanti) o facesse finta di bere (con il tipo lì davanti che poi prende la tazza da lavare e se ne accorgerebbe subito). Non sto a decifrare i disegni come se fosse un rebus della settimana enigmistica, anche perché non è detto che il disegnatore abbia seguito fedelmente tutte le indicazioni dello sceneggiatore e senza metterci del suo.

 

È un momento in fiction "strano": il lettore sa già che è Tex che ha afferrato il ragazzino, possibile che non sia stato avvertito? Ma il fatto stesso che lo sceneggiatore, in una storia di sole 32 pagine, abbia insistito con quella pagina a dirgli "no, l'ha bevuto davvero, fidati" gli fa pensare che Tex si salverà in un altro modo.

 

Poi legge la pagina in cui Tex dice che non ha bevuto, ci rimane di merda, dice "ma qui c'è un errore", TORNA INDIETRO a guardare la pagina del caffè, tipo "aguzzate la vista" della Settimana Enigmistica, e POTREBBE dedurre che, dato il volume della tazza, sì, È POSSIBILE, anche se continua a sembrare "strano", che abbia fatto finta di bere e basta.

 

Suona "strano" perchè nella nostra mente, Tex non è un disegno piatto che cambia da vignetta fissa a vignetta fissa. Noi leggiamo il fumetto, ma VEDIAMO nella nostra mente Tex muoversi e agire. E nella nostra mente, in quella scena, Tex ha davvero bevuto il caffè. Scoprire che non lo fa è una ret-con che dobbiamo fare cancellando la scena precedente, ma mente la prima (Tex che beve il caffè) era "naturale", fluida e immediata, quella che la sostituisce appare artificiale.

 

Questo tipo di "Ret-con" mentale è piacevole in certi tipi di gialli, in cui sai già che ci sarà qualcosa di simile e stai giocando una "sfida" con lo sceneggiatore, perché lì ti aspetti la sfida e sai che lo sceneggiatore cercherà di fregarti e farti vedere cose che non esistono.  Ma in una serie avventurosa e in una storia come questa, stona (è la differenza fra vedere all'opera un bravo prestigiatore che ti frega l'orologio davanti agli occhi, e vedersi rubare l'orologio in un tram affollato: reagisci diversamente se non c'è già un accordo di fatto fra chi fa il gioco di prestigio e te...)

 

Visto che questo non era un giallo e non era presentato come un giallo e non c'era la "sfida al lettore" tipo Ellery Queen, la scena qui è stonata, e serve solo a confondere: non è un problema di "spiegazioni", che sarebbero ancora più superflue e fastidiose: la scena non ci doveva essere e basta.

 

2) "La voce del muto" è stata già massacrata da altri nei post precedenti, non sto ad infierire. Ma leggerlo è davvero una perdita di tempo, dopo sette-otto pagine ha già capito come prosegue la storia, banale e stratelefonata tipo "unisci i puntini da 1 a 47", e i disegni ricalcati da Ticci peggiorano l'effetto deja-vu. Questa storia l'avevo già letta ancora prima di aprire l'albo. Almeno una dozzina di volte.

 

3) Se la storia di Cajelli e Janni era vista e stravista, aveva però un senso e una logica. Era mediocre, non insensata.

 

Questa di Nizzi e Torti, invece...  :rolleyes:

 

Non ha un senso. Non ha una logica. Tex fa cose assurde senza nemmeno accennare a qualche motivazione per fare cose così assurde. Pare sceneggiato a vanvera appiccicando pagine a caso da altri libri...

 

Tutta la storia punta ad una "scena madre" in cui Tex invita la popolazione allo smascheramento dell'assassino... PERCHÉ?! CHE SENSO HA?! Aveva voglia di mettere in pericolo qualche bambino? Sperava che una pallottola vagante facesse qualche morto? Sperava che l'assassino fuggisse con un ostaggio per poter dimostrare ancora una volta quanto è piccione?

 

Le scene di questo tipo, con "testimoni e imputati tutti in una stanza" servono per COSTRUIRE le prove, spingendo il colpevole a tradirsi, oppure servono per intrappolarlo perché altrimenti fuggirebbe. Ma NON interessano la gente che non ha nulla a che fare con l'indagine! Poirot non dice "radunate tutti in sala da pranzo., No, non tutti i sospetti: TUTTA LA POPOLAZIONE DELLA CITTÀ!"

 

Inoltre, non c'è NESSUNA DEDUZIONE DA FARE, Tex non deve spingere nessuno a tradirsi...  Tex ha già L'ASSOLUTA CERTEZZA sul nome dell'assassino, e infatti non fa nessuna scena volta a farlo tradire: lo annuncia e basta, perché LA VITTIMA STESSA HA FATTO DA "ORIGLIONE ANTICIPATO" E GLI  HA SCRITTO IL NOME DELL'ASSASSINO in una lettara!"

 

(non sia mai che in una storia di Nizzi Tex debba fare una deduzione, no, tutto deve sempre essergli spiattellato dal solito origlione...)

 

Quindi, se Tex sa già A PAGINA 2 che il vice è l'assassino (ha già letto la lettera e ha già ucciso il capro espiatorio)...  perché sta a fare la pantomima con il vice, facendo finta di credergli, invece di arrestarlo immediatamente?

 

Capire che, da pagina 2 a pagina 32, cioè per TUTTA la storia, dall'inizio alla fine, TUTTO quello che fa Tex è stupido, insensato, ridicolmente controproducente, come se facesse di tutto per far fuggire l'assassino e vabbè, alla fine Tex  si rassegna controvoglia ad arrestarlo perché l'assassino è così stupido da non afferrare nessuno dei tantissimi possibili ostaggi che gli ha gentilmente offerto Tex?

 

Poi, alla fine di questa storia assolutamente idiota e ridicola, arriva la ciliegina sulla torta (anche se più che di ciliegina mi sa che è un'altra cosa che galleggia...):  Un "desperado" messicano che appare così, buttato lì, alla boia di un giuda, tanto per riempire qualche pagina perché Nizzi non era riuscito ad allungare la storiellina fino a 32 pagine.  Appare così, in mezzo al paese, teletrasportato, senza che nessuno l'abbia visto o sentito (e l'intero paese, chiamato da Tex, è in quel momento in strada)

 

Borden, va bene la necessità di riempire 34 albi all'anno (quest'anno 40 albi con le strisce inedite) ma come si fa a pubblicare stà roba? Boh, almeno con la fine della formula "antologica" ci saranno albi interi di Nizzi che potrò evitare, sghignazzando forte davanti all'edicolante che me li viene a proporre, e potrò leggermi le storie degli altri senza trovarci simili nizzate...

 

4) Sulla storia di Ulzana non dico niente. Le critiche si fanno perché siano evitati quegli errori in futuro (o nel caso di Nizzi, perché trovi incredibile che lo pubblichino), questa storia rimarrà la sua unica. Sono contento che sia stato pubblicato e mi dispiace che non abbia potuto tenere l'albo fra le mani. Questo è tutto quello che ho da dire.

 

5) Anche Ruju (come già altre due storie nell'albo, e fanno tre) fa una storia centrata su un testimone delle imprese di Tex più che su Tex. Stavolta la figura del barbiere che medita vendetta pare dare qualche speranza di sviluppi interessanti, ma si infrangono presto su una tranquilla fiera delle banalità. Ma dopo la niizzata, anche la mediocrità mi pare il male minore. Nota di demerito per il solito Tex "superman" tipico di troppi nuovi autori su Tex...

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma poi nella storia di Nizzi c'è un colpevole che ad un certo punto non emette un sibilo per un terzo delle pagine. Ed è ancora in scena... Bah

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sinceramente,io non mi faccio titte queste pi**e mentali sulla logica.La storia è divertente? promossa

è noiosa? bocciata

il resto per me conta fino a un certo punto,poi questo è solo il mio modo di vederla

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<span style="color:red">17 ore fa</span>, Grande Tex dice:

sinceramente,io non mi faccio titte queste pi**e mentali sulla logica.

 

Se la mettiamo sulle pippe, dato che siamo su un forum in cui si parla di fumetti dovremmo avere tutti 0 decimi. :D

 

Più che altro, secondo me @Diablero per quanto riguarda la storia di Nizzi sbaglia a mettere in prospettiva alcuni elementi; ma mi riservo di commentare quando avrò letto tutto l'albo, se ne avrò voglia.

Ciò detto, sinteticamente dico che per me la storia di Nizzi comunque non raggiunge la sufficienza, bella quella di @Mister P e @borden (anche se la questione del caffè è stata magistralmente analizzata da Diablero. Non funziona, giusto, ma non è nemmeno una falla che rovina la fruizione dell'intera storia) e piacevole quella di Cajelli.

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