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TWF - Tex Willer Forum

[738/740] Il Manicomio del Dottor Weyland


ymalpas
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Continua naturalmente a valere la regola che è valsa dalla fondazione del forum fino a ieri sera: per informare gli altri utenti sull'arrivo degli albi, sul loro acquisto e sulla regolarità della propria minzione c'è la shout.

Qui si commenta la storia.

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Il nuovo e terzo albo è decisamente interessante e appassionante. Direi che potrebbe configurarsi come una lunga disgressione (non priva di momenti di ironia) sul tema della follia umana, ben impostata e gestita da Boselli.

Certo, la conclusione si presenta come l'esito finale solo di un "primo tempo", ma la prosecuzione delle vicende, che inizierà fin dall'albo successivo, è allusa e motivata in modo valido, con la giusta percezione di una caccia che continua (non di un Tex che si accontenta di aver recuperato la libertà e che cerca di dimenticare Mefisto al più presto).

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Il 6/6/2022 at 16:22, borden dice:

E il serial killer - qui è già stato detto e ripetuto -non solo da me-è UNO, il Macellaio. Quali sarebbero gli altri?

London Crabbe viene definito "Lo strangolatore di Frisco", a pagina 97 del primo albo.
O sulle rive del Golden Gate ha ucciso una volta sola, a mani nude e in due secondi il bisnonno di Adriano Pappalardo, e dunque per la tempistica dell'impresa si è guadagnato l'appellativo, oppure - se si intendeva serial killer locale - dovremmo forse intendere un'altra Frisco. Ce n'è una nel Texas, ma il nome alla città venne dato solo nel 1904.
 

Modificato da San Antonio Spurs
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<span style="color:red">4 ore fa</span>, dario63 dice:

Il nuovo e terzo albo è decisamente interessante e appassionante. Direi che potrebbe configurarsi come una lunga disgressione (non priva di momenti di ironia) sul tema della follia umana, ben impostata e gestita da Boselli.

Certo, la conclusione si presenta come l'esito finale solo di un "primo tempo", ma la prosecuzione delle vicende, che inizierà fin dall'albo successivo, è allusa e motivata in modo valido, con la giusta percezione di una caccia che continua (non di un Tex che si accontenta di aver recuperato la libertà e che cerca di dimenticare Mefisto al più presto).

 

Acquistato il terzo albo. Tavole meravigliose ed evocative nella loro concezione ed ambientazione. A livello squisitamente artistico qui i Cestaro si sono superati, benché non vi siano in questo albo complicazioni da ambientazione "cittadina". Per la lettura ... qualche giorno di attesa.

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<span style="color:red">1 ora fa</span>, San Antonio Spurs dice:

London Crabbe viene definito "Lo strangolatore di Frisco", a pagina 97 del primo albo.
O sulle rive del Golden Gate ha ucciso una volta sola, a mani nude e in due secondi il bisnonno di Adriano Pappalardo, e dunque per la tempistica dell'impresa si è guadagnato l'appellativo, oppure - se si intendeva serial killer locale - dovremmo forse intendere un'altra Frisco. Ce n'è una nel Texas, ma il nome alla città venne dato solo nel 1904.
 

 

 

Vabbè, magari ha ucciso sua moglie o una ragazza in un postribolo..

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Oggi si pensa subito a "serial killer", perchè vanno di moda, sono delle superstar (e il fenomeno mi fa abbastanza schifo, anche perchè ne genera altri). All'epoca di questa storia di Tex non esisteva nemmeno il termine o il concetto. Si conoscevano casi anche famosi ma non erano una "categoria".

 

Quindi quando dicono di una locandiera che avvelenava i clienti, è oggi che spinti dalla moda e dalla TV pensiamo allo stereotipo del serial killer.  Quando la motivazione più ovvia è la rapina, specie in tempi in cui un viaggiatore portava con sé i soldi per il viaggio e non una carta di credito. Idem per uno "strangolatore", perchè dovrebbe essere un serial killer e non un sicario, un rapinatore, un venditore di cadaveri, o altro?

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<span style="color:red">21 minuti fa</span>, Diablero dice:

Oggi si pensa subito a "serial killer", perchè vanno di moda, sono delle superstar (e il fenomeno mi fa abbastanza schifo, anche perchè ne genera altri). All'epoca di questa storia di Tex non esisteva nemmeno il termine o il concetto. Si conoscevano casi anche famosi ma non erano una "categoria".

 

Quindi quando dicono di una locandiera che avvelenava i clienti, è oggi che spinti dalla moda e dalla TV pensiamo allo stereotipo del serial killer.  Quando la motivazione più ovvia è la rapina, specie in tempi in cui un viaggiatore portava con sé i soldi per il viaggio e non una carta di credito. Idem per uno "strangolatore", perchè dovrebbe essere un serial killer e non un sicario, un rapinatore, un venditore di cadaveri, o altro?

Chiederemo a Borden di impiegare Narbas in una seduta spiritica con Jack lo Squartatore, più o meno contemporaneo.

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Tra i tanti spunti che si potrebbero tirare fuori da questo splendido albo voglio segnalare una curiosità che ho notato spesso negli ultimi anni ma che rimuovevo a lettura ultimata. 

Nei momenti ironici il Tex bonelliano chiamava Kit Carson "vecchio cammello", "vecchio gufo" o "satanasso", ma nei momenti più drammatici di pericolo esclamava "KIT!", come viene normale chiamare per nome un amico fraterno. 

Possibile che oggi, nonostante l'omonimia col figlio si preferisca la forma "Kit Carson" o "Carson"?

Sarei curioso di capire se gli autori premino questa formula consapevolmente. 

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Il 3/6/2022 at 19:01, Carlo Monni dice:

 

Io ritengo che questo sia stato un fattore fondamentale nel far decidere a Boselli di pubblicare la terza parte della trilogia del ritorno di Yama e Mefisto immediatamente dopo la seconda. Dalle prime informazioni che avevo avuto a suo tempo, l'idea iniziale era di pubblicarla dopo un certo tempo (Borden potrà facilmente smentirmi se mi sbaglio). Una volta, però,  deciso che alla fine della storia dei Cestaro Mefisto sarebbe sfuggito alla cattura (e non  credo che dirlo sia uno spoiler), Boselli ha immediatamente concluso che Tex non avrebbe mai potuto tornarsene tranquillo alla Riserva sapendolo libero ma avrebbe proseguito la caccia sino alla fine.

Queste parole, rilette dopo aver finito di leggere il terzo e ultimo capitolo, "Bedlam", sono musica celestiale e mai furono più profetiche.

Per cancellare l'indegna "mefistolata" nizziana, Boselli ha sapientemente (e beffardamente verso Nizzi) inscenato un epilogo pressoché identico a quello della "mefistolata" (pards prigionieri nel covo di Mefisto e poi liberati dai nostri) ma con il finale che AVREBBE DOVUTO ESSERE SCRITTO nella "mefistolata": Tex e soci che INSEGUONO Mefisto in fuga, non che vanno a scolarsi una bottiglia in compagnia, "tanto si farà vivo lui prima o poi"!

 

Modificato da PapeSatan
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Un terzo episodio della prima parte molto discutibile. Attenzione, nell'accezione originale del termine, perché fornisce molti spunti di discussione in una trama articolata ma non frammentata. Uno, in particolare: le situazioni incrociate all'elemento base, che è la sfida fra Tex e Mefisto. Tanti personaggi fluttuanti intorno mi hanno ricordato certi romanzi d'appendice ottocenteschi. Non ho detto "Il conte di Montecristo" di Dumas, ma nemmeno "Francesco Lennois" di Mastriani.
Ne riparleremo, annacquato il rischio spoiler.

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Finalmente anche io, poco fa, ho avuto il piacere di terminare la mia lettura del terzo ed ultimo albo della prima delle due avventure di Tex contro Mefisto. Un terzo albo dai ritmi incalzanti ed estremamente adrenalinici, che per ovvi motivi di contingenza (Tex e Carson prigionieri dell'Arcinemico, così come Devlin) parte forte sin dalla prima pagina, dipanandosi tra scontri, magie, corse contro il tempo e colpi di scena. Anche io ho molto gradito le varie situazioni, di varia rilevanza ma tutte comunque funzionali alla trama (ne avrei di aspetti da sottolineare, ma attendo diligentemente qualche giorno e qualche altro intervento :laugh:), che vengono ad intrecciarsi con la lotta tra i Nostri e Mefisto, ennesima dimostrazione della capacità di Boselli di imbastire sceneggiature ricche di sottotrame che non solo non ostacolano, ma addirittura valorizzano ancor di più la trama principale. Un plauso va giustamente riservato anche al lavoro dei Cestaro, bravissimi ad illustrare una storia di siffatta portata conferendole un sublime ed assai evocativo tratto gotico, che a mio giudizio raggiunge in culmine in quest'ultimo albo.

 

Appuntamento tra un mese, con l'inizio del secondo capitolo di Tex vs Mefisto. Con la speranza, assai fondata, che possa risultare ancor migliore di questo appena concluso, ottimamente riuscito.

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Il mio sintetico commento sui primi tre episodi di questa lunga avventura:

Per le copertine Villa è bravo come sempre, ma per questi albi avrei gradito qualcosa di diverso ( gusti personali)

Disegni dei Cestaro molto buoni ( soprattutto nelle parti oniriche) anche se ,mi sembra, non abbiano ancora uno stile ben definito

Storia che si legge bene, ma non mi ha lasciato la sensazione di avere tra le mani qualcosa di indimenticabile; il fatto che Mefisto lasci a Tex quel qualcosa che ne permetterà la fuga e il ruolo di Yama non mi hanno entusiasmato, assieme ad altre cose che non sto qui a elencare. 

 

Copertine 6

Storia 6

Disegni 7

Modificato da Gas Gas
Errori
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<span style="color:red">57 minuti fa</span>, Gas Gas dice:

Disegni dei Cestaro molto buoni ( soprattutto nelle parti oniriche) anche se ,mi sembra, non abbiano ancora uno stile ben definito

 

Non hanno uno stile ben definito? Vedi che si tratta di fior di professionisti con dei lunghi curricula di tutto rispetto. Come ho già scritto, ci vedo la sintesi di 3 artisti successivi, ovvero Dore', Molino e Albertarelli.

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La storia a me è piaciuta davvero molto, anche per il suo (parziale) epilogo.

 

 

 

POSSIBILE   S P O I  L  E  R

 

 

 

Come notato da altri, il ritmo è decisamente incalzante: rileggendo i tre albi, si nota che Tex, ma anche i suoi pards, non indugiano nemmeno un istante nel compiere prima delle indagini, poi nello sviluppare la caccia al loro nemico, costringendo  il pur agguerrito Mefisto a individuare nuove risorse per portare avanti il suo progetto malvagio e vendicativo. L'elemento del tempo (e la sua gestione) va apprezzato, per me, non solo perché ha reso la lettura sempre molto intensa e coinvolgente, ma prima ancora perché ha evitato incongruenze logiche rispetto ad un'azione che deve essere determinata e senza alcun tentennamento di fronte a nemici così pericolosi.  
Mi è anche piaciuto l'intervento dell'allegra e forzuta brigata della palestra di Lefty Potrero, che ha una giustificazione narrativa idonea, non essendo né un semplice "revival", né l'inserimento forzato di un gruppo "folkloristico" di personaggi già visti aggiunti solo per vivacizzare la storia.

In generale, ho gradito molto come tutti e quattro i pards abbiano ricevuto una funzione attiva, ovviamente riservando comunque a Tex un ruolo più elevato, rimarcato anche dai complimenti che lo stesso Mefisto è suo malgrado costretto a rivolgere al suo nemico per il suo coraggio e per la sua fermezza. Ho molto gradito il ruolo riservato a Kit Carson che, per quanto costretto a sopportare a lungo le torture di Mefisto, al momento opportuno coglie immediatamente l'opportunità per dare al suo vecchio pard il tempo per potersi parzialmente liberare, giocando così un ruolo fondamentale (e rischioso) per la finale riscossa.

Interessante e nuovo lo spunto (tipico di Ruju, ma che Boselli sa gestire in modo ottimale) del rapporto  in parte conflittuale fra padre e figlio (Mefisto/Yama), inserito anche per offrire un appiglio narrativo importante per l'evoluzione della vicenda. Ad ogni modo, Mefisto finalmente si scrolla di dosso quell'immagine da psicopatico dai nervi fragili e dalle scelte strategiche incomprensibili e inconcludenti, che Nizzi ci aveva consegnato e riesce in tutti e tre gli albi ad orchestrare un'azione complessa e plausibile nei suoi tentativi di successo. Certo, alla fine commette degli errori, che sono in parte legati alla necessità di affidarsi comunque a dei "servitori umani" che non sono alla sua altezza (in questo gruppo, finisce per rientrare in qualche modo lo stesso Yama, anche se ha le sue brave attenuanti), ma forse il suo "tallone d'Achille" sta nella sua stessa presunzione di essere imbattibile. Da un punto di vista più "razionale", risulta poco opportuno che Mefisto, quando avrebbe la possibilità di finire i suoi avversari, completamente in sua balia, ritardi la loro immediata esecuzione per cercare di compiere la sua vendetta in modo più raffinato e crudele (e innescando indirettamente, con questa sua peraltro comprensibile esitazione, le premesse per una potenziale reazione dei suoi nemici). Ma se si comportasse in modo pienamente razionale, non sarebbe più Mefisto, con il suo ego smisurato e con la sua esigenza maniacale di far risaltare la sua presunta grandezza proprio in modi più spettacolari per sopprimere i suoi storici avversari, al di là dei rischi correlativi. 

Disegni molto validi, sia per le atmosfere così inquietanti e "dark", ma anche per il loro estremo dinamismo. Nella realizzazione di alcuni volti (in particolare Kit Willer e, soprattutto, Tiger) mi hanno ricordato un poco il tratto di Mastantuono.

Dalle anteprime del prossimo albo, si coglie che lo stile di Civitelli è lontano anni luce da quello dei fratelli Cestaro, con una capacità di rifinire i dettagli minuziosamente che contrasta con quello molto più rapido ma non per questo affrettato o lasciato al caso dei fratelli disegnatori. E devo dire che anche questo elemento di differente interpretazione dei personaggi costituisce un ulteriore stimolo per seguire con rinnovato interesse il nuovo capitolo di questa "saga".

Modificato da dario63
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<span style="color:red">37 minuti fa</span>, Jeff_Weber dice:

 

Non hanno uno stile ben definito? Vedi che si tratta di fior di professionisti con dei lunghi curricula di tutto rispetto. Come ho già scritto, ci vedo la sintesi di 3 artisti successivi, ovvero Dore', Molino e Albertarelli.

 

Il mio non vuoleva essere un commento negativo verso i fratelli Cestaro, che seguo dai tempi di Nick Raider e non certo da questa storia.

Probabilmente non ci capisco granché di disegno, però mi sembra che passare da uno stile che ricordava Villa a uno che ricorda Albertarelli ( secondo il tuo parere) vuol dire che sono autori in cerca di una identità non ancora definita.

Lo stesso Ticci ha avuto un suo percorso stilistico che lo ha portato a essere quello che è oggi.

Nessuna polemica,  ma solo mie impressioni. 

PS

ho conosciuto personalmente i fratelli Cestaro durante una manifestazione fumettistica e non li ringrazierò mai abbastanza per gli splendidi disegni che hanno realizzato per me.

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<span style="color:red">15 ore fa</span>, grandeincognito dice:

Tra i tanti spunti che si potrebbero tirare fuori da questo splendido albo voglio segnalare una curiosità che ho notato spesso negli ultimi anni ma che rimuovevo a lettura ultimata. 

Nei momenti ironici il Tex bonelliano chiamava Kit Carson "vecchio cammello", "vecchio gufo" o "satanasso", ma nei momenti più drammatici di pericolo esclamava "KIT!", come viene normale chiamare per nome un amico fraterno. 

Possibile che oggi, nonostante l'omonimia col figlio si preferisca la forma "Kit Carson" o "Carson"?

Sarei curioso di capire se gli autori premino questa formula consapevolmente. 

 

 

Ti sbagli. A un certo punto Bonelli lo ha SEMPRE fatto chiamare Carson specialmente se nella storia compare anche KIT Willer! Lo so, ho studiato a fondo  il mio argomento, come potrai ben immaginare...

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<span style="color:red">1 ora fa</span>, San Antonio Spurs dice:

Bonelli Primo o come è più probabile Bonelli Secondo?

 

GL.

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Comunque, solo io noto una somiglianza tra il macellaio e l'identikit del sospettato per il caso del mostro di Firenze? 

Non riesco ad appiccicare la foto tal quale, ma la trovate su wikipedia

https://it.wikipedia.org/wiki/Mostro_di_Firenze#/media/File:Mostro_di_Firenze.svg

 

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<span style="color:red">2 ore fa</span>, borden dice:

 

GL.

Grazie, aveva già capito - ma non c'erano dubbi - l'identificazione più facile del lettore con il cognome Carson ed esisteva già il precedente significativo con Montales. Come si usa ancora fra molti compagni di scuola, il nome proprio è quasi secondario.

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Beati voi che avete già letto la fine della prima parte di questa saga. 

Nel secondo albo è facile vedere che Mefisto si è fatto una certa fama nella malavita. Penso che tutti gli amici storici di Tex lo conoscono alla fine: alcuni hanno avuto a che fare con lui direttamente, altri no come Brandon, Gros Jean e Pat Mac Ryan. 

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Mi riservo di commentare tutta la storia più avanti, dopo averla riletta, per adesso c'è un dettaglio per me molto stonato...

 

 

...la maniera in cui Tex si libera è assurda!

 

Ricapitoliamo: Tex è legato con cinghie di cuoio al tavolaccio, Mefisto gli pianta un coltello arroventato a filo della guancia (quindi a diversi cm di distanza dalle mani, in fondo non può essere tanto idiota da metterlo a portata delle dita).

E... cosa vediamo a pagina 52? Tex che ALLUNGANDO IL CUOIO COME UN ELASTICO riesce a raggiungere il coltello e bruciare la cinghia.

il problema è... guardate il disegno: Tex è un idiota: con la cinghia allungata a quel modo, cosa gli impedisce di SFILARE SEMPLICEMENTE LA MANO? L'apertura DISEGNATA è chiaramente abbastanza larga per sfilare la mano!

 

La scena è palesemente ridicola, Tex che fa sforzi titanici per liberare una mano che È GIÀ LIBERA, basterebbe che la sfilasse. Non so se nelle intenzioni di Boselli la scena era diversa e hanno sbagliato i Cestaro (forse la cinghia era attorno alla mano di tex e c'era una corda che la collegava al tavolo), o se l'errore è di Boselli e i Cestaro non se ne sono accorti mentre la disegnavano, in ogni caso era un palese errore da vedere correggendo le tavole, è una cosa così ridicola che mi ha fatto precipitare tutta la sospensione dell'incredulità, peccato che la scena era emozionante...

Avrebbe avuto magari un po' più senso se PRIMA liberava la mano, e poi usava il coltello arroventato per tagliare l'ALTRA cinghia, non per liberarsi di qualcosa di cui si era già liberato (mi ricorda la famosa assurdità della fuga di Bullseye di Frank Miller: Bullseye dà un CALCIO alla mano del poliziotto, gli fa volare via la pistola, poi l'afferra e spara... alle catene che gli tengono uniti i piedi impedendogli di calciare. Verificate pure, Daredevil 181 del 1982)

Ma andiamo più in là: è plausibile che una cinghia di cuoio sia deformabile a quel modo? Perché i malati non si liberano tutti allora? Era difettosa? Ma possibile che Mefisto, dovendo tenere imprigionato il suo peggiore nemico, sia stato così sciatto?

Sì, lo so, "la cinghia che cede" è un classico dell'avventura, l'avrò già visto centinaia di volte. Persino troppe (avrei apprezzato una fuga più fantasiosa), ma quando viene usata bene viene un minimo giustificata: celle vecchie, prigionieri poco importanti dimenticati per molto tempo, celle non costruite per tenere in gabbia forzuti eroi del fumetto, topi che rosicchiano le cinghie, etc...

Qui siamo in un "moderno" (per l'epoca) ospedale, dove la sopravvivenza stessa degli infermieri dipende dal fatto che le cinghia tengano (come viene ampiamente dimostrato dopo) e quindi sono sicuramente dimensionate per non cedere anche di fronte a pazzi di notevoli dimensioni, Mefisto dedica al "caso Tex" la massima attenzione e cura ogni dettaglio... NON È CREDIBILE, qui, il vecchio cliché della "cinghia che cede", soprattutto se cede come un elastico di gomma.

Fuga alternativa: il tavolo su cui è legato Tex è regolabile. Se Mefisto fosse stato visto regolarlo per mettere Tex in qualche posizione, e proprio allora fosse stato interrotto, potrebbe non averlo fissato bene (sarebbe una cosa dovuta alla fretta, non una cinghia che aveva avuto tutto il tempo di controllare). Tex agitandosi mentre Yama è in trance potrebbe far cadere il tavolo, il pugnale si stacca per l'urto e finisce a portata di dita, oppure negli alambicchi che si vedono dietro potrebbe esserci acidi o altre sostanze utili, oppure si rompe proprio il tavolo...  tutti metodi che non ci avrebbero fatto vedere Tex allungare una cinghia di cuoio abbastanza da farci passare cinque polsi, con lui che non capisce che gli basta sfilare la mano...  :rolleyes:

 

Modificato da Diablero
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E'una storia da metabolizzare per bene, sono d'accordo con Diablero. Su due cose certe non cambierò idea: 1) Ho fatto fatica, in alcuni casi a distinguere al volo i personaggi, vedi Bingo e Mike o altri comprimari - da Devlin a Tony a Duke - sempre con lo stesso tipo di baffetti. Vabbeh, andavano di moda così, la caratterizzazione dei volti non mi è sembrata però  impeccabile; 2) Con Yama, basta. Che sia di nuovo regredito, che il residuo amore paterno prevalga ancora anche a dispetto degli spiriti neri, tutto quel che si vuole, ma la patente di inutile idiota ormai non gliela leva nessuno e il fascino che poteva avere nelle prime apparizioni si è trasformato in un ormai fastidiosa presenza scontata. Vedremo se e come verrà riproposto, il mio "Ma anche no, grazie" è convinto.
 

<span style="color:red">9 ore fa</span>, Diablero dice:

Mi riservo di commentare tutta la storia più avanti, dopo averla riletta, per adesso c'è un dettaglio per me molto stonato...

 

  Scopri testo nascosto

...la maniera in cui Tex si libera è assurda!

 

Ricapitoliamo: Tex è legato con cinghie di cuoio al tavolaccio, Mefisto gli pianta un coltello arroventato a filo della guancia (quindi a diversi cm di distanza dalle mani, in fondo non può essere tanto idiota da metterlo a portata delle dita).

E... cosa vediamo a pagina 52? Tex che ALLUNGANDO IL CUOIO COME UN ELASTICO riesce a raggiungere il coltello e bruciare la cinghia.

il problema è... guardate il disegno: Tex è un idiota: con la cinghia allungata a quel modo, cosa gli impedisce di SFILARE SEMPLICEMENTE LA MANO? L'apertura DISEGNATA è chiaramente abbastanza larga per sfilare la mano!

 

La scena è palesemente ridicola, Tex che fa sforzi titanici per liberare una mano che È GIÀ LIBERA, basterebbe che la sfilasse. Non so se nelle intenzioni di Boselli la scena era diversa e hanno sbagliato i Cestaro (forse la cinghia era attorno alla mano di tex e c'era una corda che la collegava al tavolo), o se l'errore è di Boselli e i Cestaro non se ne sono accorti mentre la disegnavano, in ogni caso era un palese errore da vedere correggendo le tavole, è una cosa così ridicola che mi ha fatto precipitare tutta la sospensione dell'incredulità, peccato che la scena era emozionante...

Avrebbe avuto magari un po' più senso se PRIMA liberava la mano, e poi usava il coltello arroventato per tagliare l'ALTRA cinghia, non per liberarsi di qualcosa di cui si era già liberato (mi ricorda la famosa assurdità della fuga di Bullseye di Frank Miller: Bullseye dà un CALCIO alla mano del poliziotto, gli fa volare via la pistola, poi l'afferra e spara... alle catene che gli tengono uniti i piedi impedendogli di calciare. Verificate pure, Daredevil 181 del 1982)

Ma andiamo più in là: è plausibile che una cinghia di cuoio sia deformabile a quel modo? Perché i malati non si liberano tutti allora? Era difettosa? Ma possibile che Mefisto, dovendo tenere imprigionato il suo peggiore nemico, sia stato così sciatto?

Sì, lo so, "la cinghia che cede" è un classico dell'avventura, l'avrò già visto centinaia di volte. Persino troppe (avrei apprezzato una fuga più fantasiosa), ma quando viene usata bene viene un minimo giustificata: celle vecchie, prigionieri poco importanti dimenticati per molto tempo, celle non costruite per tenere in gabbia forzuti eroi del fumetto, topi che rosicchiano le cinghie, etc...

Qui siamo in un "moderno" (per l'epoca) ospedale, dove la sopravvivenza stessa degli infermieri dipende dal fatto che le cinghia tengano (come viene ampiamente dimostrato dopo) e quindi sono sicuramente dimensionate per non cedere anche di fronte a pazzi di notevoli dimensioni, Mefisto dedica al "caso Tex" la massima attenzione e cura ogni dettaglio... NON È CREDIBILE, qui, il vecchio cliché della "cinghia che cede", soprattutto se cede come un elastico di gomma.

Fuga alternativa: il tavolo su cui è legato Tex è regolabile. Se Mefisto fosse stato visto regolarlo per mettere Tex in qualche posizione, e proprio allora fosse stato interrotto, potrebbe non averlo fissato bene (sarebbe una cosa dovuta alla fretta, non una cinghia che aveva avuto tutto il tempo di controllare). Tex agitandosi mentre Yama è in trance potrebbe far cadere il tavolo, il pugnale si stacca per l'urto e finisce a portata di dita, oppure negli alambicchi che si vedono dietro potrebbe esserci acidi o altre sostanze utili, oppure si rompe proprio il tavolo...  tutti metodi che non ci avrebbero fatto vedere Tex allungare una cinghia di cuoio abbastanza da farci passare cinque polsi, con lui che non capisce che gli basta sfilare la mano...  :rolleyes:

 

Il colmo è nella seconda e terza vignetta di pagina 54, quando usa il coltello per tagliare la cinghia, visto che non lo fa dalla parte affilata. Potrebbe essere che lo fosse da entrambi i lati, non sono un esperto. Di sicuro c'è che nell'occasione ha una forma completamente diversa, priva di smussatura, da quelli disegnati prima e dopo.

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