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Storia dei Maxi Tex


ymalpas
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Parte prima. Gli anni novanta (1991 - 2000)

 

 

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Dopo aver disegnato la storia "L'uomo serpente" nel 1987, il disegnatore Letteri si vede assegnare due storie da un albo di GL Bonelli che erano rimaste nel cassetto e che in fase redazionale sono riviste e completate rispettivamente da Nizzi la prima e da Sclavi la seconda e tre albi di una storia per la serie regolare dell'esordiente (su Tex) Giancarlo Berardi che disegna in poco più di un anno tra il 1989 e il 1990. L'editore, che ha appena lanciato con successo il primo Texone, come è già successo con le tavole di Buzzelli, esita un buon momento davanti alla sceneggiatura dello sceneggiatore ligure e alla fine decide di ripetere l'esperienza dell'albo speciale lanciando quello che in redazione chiamano il balenottero e che Tiziano Scalvi ha ribattezzato Mini Texone, che è pubblicato nel dicembre del 1991 nel classico formato bonelliano ma con ben 348 pagine come supplemento al Tex Tre Stelle. Ai lettori è presentato come un albo fuori serie e "fuori dal comune" dove troveranno da un punto di vista grafico i rassicuranti disegni di Letteri mentre ai testi scopriranno l'interpretazione "d'autore" che di Tex ne ha dato il celebre creatore di Ken Parker, "uno dei soggettisti principi del fumetto italiano" per usare le stesse parole di Sergio Bonelli nell'introduzione contenuta nell'albo. Il soggetto riguarda la corsa alla terra in Oklahoma, un classico tema western che i lettori hanno potuto scoprire nel 1980 nel 162° albo della Collana Rodeo della Storia del West di D'Antonio. La copertina dell'albo è riciclata dagli Albi d'oro di Tex, più precisamente il 12° numero dell'ottava serie, probabilmente per i problemi di salute che affliggono in quegli anni il copertinista Aurelio Galleppini. Quando l'editore lancia il volume non ha intenzione di serializzare la collana come già sta facendo con successo con i Texoni, assai difficile è infatti trovare sul mercato degli autori di nome che conoscano bene Tex!

 

 

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Nel 1993 tuttavia la possibilità di dare un seguito al Mini Texone si materializza quando lo spagnolo Antonio Segura, tramite il disegnatore Ortiz che ha ultimato il suo Texone, entra in contatto con Sergio Bonelli. Nell'aereo che lo riporta in Spagna l'autore ha già l'idea del soggetto che scriverà  e che riguarderà "I cacciatori di fossili", titolo di lavorazione della storia che è prevista però per la serie regolare, come lo saranno anche le tre successive pubblicate nella collana del Maxi. Il disegnatore è ovviamente l'amico Ortiz che si mette al lavoro già in quella primavera del 1993 con l'obiettivo di finirla per una pubblicazione prevista nel 1995. Il ritardo che si protrarrà di due anni, l'albo esce in edicola solo nel 1997, è dovuto principalmente allo stato della sceneggiatura che così com'è non è pubblicabile. Lo sceneggiatore spagnolo infatti conosce poco Tex, non sa nemmeno che è il capo dei Navajos, inoltre la sua storia si presenta lacunosa nei dialoghi, per questo motivo è revisionata profondamente in redazione da Decio Canzio. Il risultato finale resta distante da quella che è una storia canonica di Tex, questo motivo spingerà Sergio Bonelli a varare la collana del Maxi Tex nel novembre 1997. Ma andiamo con ordine. Nel 1993 anche Manfredi presenta il suo primissimo soggetto che poi diventerà la storia contenuta nel Maxi Tex del 2005. I lavori per lui vanno al rilento, la sceneggiatura è da lui completata solo nel 1996 e accantonata dall'editore che la darà a un disegnatore, l'argentino Repetto solo nel tardo 2000 dopo un accurato lavoro di revisione. Di questa storia parleremo più diffusamente nella seconda parte.

 

 

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No, nessun errore nel presentare la copertina del Maxi Tex del 2000 invece che quella de "L'oro del Sud", il maxi pubblicato un anno prima nel 1999.  Il fatto è che il Maxi si compone di due storie, realizzate in due tempi distinti. La prima, "La collera di Tex" è una storia di Segura di due albi sempre pensata per la serie regolare che l'argentino Repetto finisce nel 1995. Ovviamente presenta gli stessi problemi della sceneggiatura de "Il cacciatore di fossili", per questo motivo sarà accantonata per cinque anni (anche perché il numero delle pagine non ne permette la pubblicazione su un balenottero). Quando la collana del Maxi è lanciata, Sergio pensa di pubblicarla su questo formato ovviamente corretta e revisionata, aggiungendovi una storia più breve, poco più di un albo di lunghezza, "Tres Cruces" che poi diventerà "Odio implacabile", che Segura sceneggia e che Repetto finisce di disegnare nel 1999, comunque troppo tardi per una pubblicazione nel 1998 che resterà infatti un anno scoperto!

 

 

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Il Maxi Tex "L'oro del Sud", 266 pagine, nasce probabilmente anche questo per la serie regolare ed è richiesto a Segura nel 1997, mentre vede ai disegni ancora una volta Ortiz. In effetti il primo vero e proprio Maxi Tex commissionato da Sergio Bonelli come tale è quello che Nizzi scrive per Repetto nel 1998, intitolato "Rio Hondo", che sarà pubblicato solo nel 2002. Nel gennaio del 1999 Mauro Boselli inizia invece a lavorare per Font sul Maxi Tex "Nei territori del Nord Ovest" che finirà di sceneggiare esattamente due anni dopo: anche questa storia era inizialmente prevista per la serie regolare. Si riparlerà di entrambe solo nella seconda parte. Ritornando a "L'oro del Sud" la storia è come sempre godibile, ma lo sceneggiatore si conferma quello più lontano dal modello offerto da GL Bonelli, stavolta con un battello corazzato abbandonato nel cuore di una palude nella cui stiva giace un tesoro di lingotti che suscita la cupidigia di due uomini dagli ideali contrapposti: un ufficiale sudista e un seguace del Ku Klux Klan. 

 

 

Se qualcuno degli utenti ha qualche aneddoto da aggiungere riguardante le storie di questa prima parte, non si faccia pregare per intervenire!|

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14 hours ago, ymalpas said:

Nel 1993 tuttavia la possibilità di dare un seguito al Mini Texone si materializza quando lo spagnolo Antonio Segura, tramite il disegnatore Ortiz che ha ultimato il suo Texone, entra in contatto con Sergio Bonelli.

Questo come si piazza temporalmente rispetto alla crisi di Nizzi e il panico in casa editrice?

 

14 hours ago, ymalpas said:

Nel 1993 anche Manfredi presenta il suo primissimo soggetto che poi diventerà la storia contenuta nel Maxi Tex del 2005

 

Stessa domanda.

 

Ad occhio l'aprire contemporaneamente a due nuovi possibili sceneggiatori per Tex, dopo anni ed anni di geloso controllo e di storie nuove fatte solo da Nizzi e Nolitta, mi fa pensare che:

1) O siamo nel periodo immediatamente precedente alla crisi in cui Nizzi stava già dando segni di insofferenza, in cui era tornato Nolitta a scrivere storie e si stava provando Berardi (e Boselli e Medda iniziano in questo periodo o dopo?)

2) O siamo nel periodo di blocco assoluto di Nizzi, in cui le sue sceneggiature stavano venendo completate da Canzio e Nolitta e qui certamente ci sono anche Boselli e Medda a contribuire a tappare la voragine.

 

Dopo, Medda viene "bocciato", Nolitta torna (immagino con suo grande sollievo) a non scrivere più Tex, Nizzi ricomincia a scrivere anche più di prima (tirando via e producendo ciofeche, ma comunque molte più pagine di quelle prima della crisi), e viene aggiunto il solo Boselli per gli autori per cui Nizzi non vuole scrivere.

 

Visto che il soggetto di Manfredi non viene portato avanti se non oltre dieci anni dopo, penso che la temporanea apertura sia stata per un breve periodo, e passato quello, le porte si sono richiuse.  Strano che, con tutti i problemi che comportavano le sue sceneggiature, Segura abbia continuato ad scrivere storie di Tex ancora per anni...

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Erano tutte storie pensate per la serie regolare per alleggerire proprio il lavoro di Nizzi che l'aveva espressamente richiesto all'Editore nell'autunno del 1992 (quando riprese a scrivere), era proprio una sua condizione. L'incontro con Segura, ma posso sbagliarmi, non avvenne prima del 1993, cioè dopo la crisi (ho degli appunti proprio del loro incontro a Lucca ma non mi riesce di ritrovarli). Per dire come Sergio fosse un pasticcione nel programmare le uscite, la prima storia che Nizzi scrive nell'autunno 1992 è una doppia per Ticci per la serie regolare, ma poi si scopre che serve una storia per il Texone... e Ticci finisce così sul Texone dopo Galep (e la filosofia dei disegnatori esordienti sul Texone va ufficialmente a farsi benedire!).

 

Solo nel 1998 Sergio Bonelli ha ormai maturato l'idea che l'allora nuovo Maxi Tex non debba più  essere il contenitore di storie scritte da autori italiani o internazionali esterni allo staff di Tex, si è reso conto che può contare solo su Segura e che la sua scarsa conoscenza della serie, nonostante delle belle e avventurose avventure, lo ponga molto distante dalla canonicità che a livello testuale e grafico ha sempre richiesto ai suoi autori. Repetto raccontava che essendo giunto a Milano per proporsi come disegnatore di storie western, si sentì rispondere da Sergio che la Casa editrice non ne produceva più e che se voleva poteva cimentarsi con Tex con l'impegno però di cercare di restare il più possibile aderente al Tex canonico (di Ticci). 

 

Nel 1997 la collana Maxi Tex nasce per smaltire storie che non possono essere pubblicate sulla serie regolare: quelle di Segura! Sergio, non dimentichiamolo, è allora lo stesso editore che ha bocciato una manciata di anni prima Berardi.  Nel 1998 Sergio dunque decide di chiedere a Nizzi, un autore ormai decano su Tex, una storia di tre albi espressamente per il Maxi Tex e qui si situa il trapasso vero e proprio dell'idea originale del "Mini Texone" per un balenottero la cui specificità resta ormai solo il numero delle tavole, 330 tavole circa (il numero delle pagine resterà in realtà piuttosto variabile).

 

C'è da chiedersi chi allora avrebbe potuto lavorare accanto a Segura tra gli autori italiani. Sicuramente Sergio lo chiese a D'Antonio. Probabilmente anche allo stesso Berardi. Abbiamo visto che il Maxi di Manfredi (che doveva essere anche lui pensato per la serie regolare) era una storia deboluccia e dovette essere rivista e corretta in redazione, quando Sergio la toglie dal cassetto sono già passati non meno di quattro anni (per me l'aveva bocciata) pensa quindi di utilizzarla per il Maxi proprio per la sua diversità (e anche dopo che Repetto l'ha disegnata, le tavole restano nel cassetto come succederà di lì a poco al Texone di Seijas e il fatto fa vociferare molto addetti ai lavori e lettori).

 

Del fatto che solo pochissimi possano confrontarsi con Tex Boselli ha avuto negli anni scorsi parole di scoramento: l'esperimento del color che attraverso delle storie brevi poteva permettere di saggiare le possibilità di autori vecchi e esordienti ha dato un risultato pressoché fallimentare.

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Qui c'è un estratto dell'intervista fatta da Segura all'interno di Fumo di China n° 24 dove, tra le altre cose, parla dell'incontro con Sergio Bonelli.

Forse può aggiungere qualcosa alla discussione ...

 

 

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Parte seconda. I primi anni duemila (2001 - 2005)

 

 

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Nel luglio 1998 esce in edicola il Texone di Boselli e Alfonso Font. Servono alcuni mesi a Sergio Bonelli e al disegnatore spagnolo per trovare un'accordo: come già Ortiz e De la Fuente continuerà a lavorare per la serie regolare di Tex su una storia che Mauro Boselli inizia a scrivere nel gennaio del 1999 (Nizzi continua a non volerne sapere dell'artista di Barcellona). Alla fine dell'anno Font ne ha già disegnato 153 tavole, però il timore per uno stile molto particolare che non possa essere riconosciuto e apprezzato dai lettori di Tex, spinge a un certo punto, Sergio Bonelli a dirottare la storia sul Maxi Tex. Il soggetto nasce dai ricordi dell'autore sui suoi trascorsi sul Chilkoot Pass (la valanga è però di sua invenzione) e riprende una drammatica vicenda legata al passato di Jim Brandon (negli anni novanta Boselli aveva già dedicato alcune sue storie al passato di Carson e del Morisco). La sceneggiatura e disegni sono terminati rispettivamente a gennaio e nei primi mesi del 2001, è il mese di maggio quando Sergio Bonelli chiede a Boselli di scrivere per Font un'altra storia di 330 tavole (circa) per il maxi che nella scaletta è previsto per il 2003. Mentre Font si mette al lavoro su "Dog Soldiers" che diventerà poi "I Lupi Rossi" e ne ha disegnato più o meno i due terzi, l'editore decide che sarà una tripla da pubblicare sulla serie regolare (andrà in edicola tra il maggio e il luglio del 2004) perché lì ne ha bisogno, l'ennesimo cambiamento di collana porta ovviamente Boselli a fare qualche modifica nello scrivere l'ultimo terzo della storia in quanto a indirizzo e stile. La nuova storia di Font sarà di nuovo per la serie regolare, nel gennaio del 2004 infatti Boselli riprende a sceneggiare "Colorado Belle", una vecchia avventura affidata a Capitanio e accantonata dopo la sua scomparsa. 

 

 

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Come è già stato ricordato in precedenza il Maxi Tex "Rio Hondo" di Nizzi e Repetto è il primo a nascere nel 1998 per il cosiddetto "balenottero" e bisognerà aspettare il 2003 quando lo stesso Nizzi sarà chiamato a sceneggiare altre due storie, "Il veleno del cobra" e "Fort Sahara" (di cui parleremo più diffusamente nella terza parte), per trovare altre nuove storie concepite espressamente per il Maxi Tex.  Il disegnatore argentino, che ha già disegnato le storie del Maxi Tex del 2000, un Almanacco del West e una breve storia di Nizzi per la serie regolare, si confronta con un classico western di lungo respiro, una storia con il solito ranchero prepotente, un dramma familiare e un finale a effetto. Nizzi racconta che quando Sergio Bonelli arruolò Repetto nello staff di Tex nella redazione erano tutti perplessi per via del suo stile datato che ricordava Del Castillo, invece le tavole poi presentate dall'argentino convinsero anche i più scettici e l'autore modenese è il primo a dimostrarsi soddisfatto del suo lavoro, tanto da continuare a lavorare con lui sulla serie regolare.

 

 

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Retrocediamo un po' temporalmente al 2001 quando Nizzi si mette al lavoro sul Maxi Tex "Figlio del vento" che inizialmente doveva essere un Texone previsto per il 2004. Il disegnatore è Roberto Diso, storica firma della collana "Mister No" che è ormai agli sgoccioli. L'artista romano desidera disegnare una storia con i cavalli che sono una sua passione e "Cavalli selvaggi" è proprio il titolo di lavorazione scelto da Nizzi per un'avventura alla "Silver Star"  incentrata su un mitico stallone nero. Le prime tavole mostrano l'inadeguatezza dell'artista romano, la nota dolente è data proprio dalla resa del personaggio principale. Sergio Bonelli decide un cambiamento di rotta e chiede a Nizzi di allungare la storia di un altro centinaio di pagine per farne un Maxi Tex oppure di scriverne una breve di un albo da affiancare alla precedente come è stato fatto con le storie di Segura e Repetto nel 2000. Nizzi opta per la prima soluzione, taglia le ultime 30 pagine che rappresentavano il finale del Texone e innesta una nuova conclusione partcendo da circa pagina 200. Curiosamente bisogna dire che Sergio Bonelliper suo volere chiedeva che il maxi Tex non avesse niente di speciale, le scelte che in quegli anni fu poi portato a operare, come nel caso di questo maxi, non fecero che far pensare ai lettori che il balenottero fosse costituito proprio da storie poco "ortodosse", proprio in questi ultimi anni il curatore Mauro Boselli si è preoccupato di rigenerare la collana con delle storie particolarmente belle e l'iniziativa continua ancora.

 

 

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Nell'ottobre 2004 esce una nuova storia di Segura, nuovamente confinata sul Maxi Tex, a quattro anni di distanza dalle due precendenti pubblicate nel Maxi Tex del 2000. La storia è scritta e disegnata dall'affiatata coppia (Ortiz collabora di njuovo con lui dopo il Maxi Tex del 1999) tra il 2002 e il 2003 e il titolo di lavorazione è "Il treno fantasma" che poi diventerà, leggermente modificato "Il treno blindato". La storia racconta di un feroce generale messicano, un certo Contreras, e del suo sogno di recuperare i territori persi dal Messico nel 1846, accaparrandosi delle armi e dell'oro che viaggiano appunto su un convoglio ferroviario. La sceneggiatura è indiavolata ma anche confusionaria, se non cervellotica, appare comunque come la migliore scritta finora dallo spagnolo che sembra più a suo agio con i personaggi e il mondo di Tex. La collaborazione con la Bonelli Editore andrà comunque sempre più diradandosi e bisognerà aspettare un quinquennio prima di leggere una nuova storia firmata dai due autori spagnoli.

 

 

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Manfredi, nato nel 1948, lo stesso anno di Tex, che inizia a leggere e collezionare a partire dalla metà degli anni sessanta fino agli anni novanta quando inizia lui stesso a scrivere dei fumetti, a differenza di Segura conosce bene il personaggio, sa cosa può fare e cosa non fargli fare, sa che deve sempre essere al centro della storia, tutto si muove intorno a lui. Prima di iniziare Magico Vento si propone dunque a Sergio Bonelli, siamo nel 1993, vuole scrivere una storia per la serie regolare mensile di Tex per prendere confidenza con il genere western. Sergio risponde di si e tra i vari spunti che Manfredi gli presenta sceglie quello più classico e tradizionale, una storia alla Rawhide, sul trasporto di una mandria di longhorns. Manfredi si mette al lavoro e scrive senza dubbi o incertezze, Tex lo ripetiamo lo compra regolarmente in edicola da trent'anni, non si documenta affatto, legge al massimo qualche libro sui cowboys dove trova informazioni su quelli messicani e di colore, che puntualmente usa per arricchire il suo cast di personaggi. Però si perde e si distrae, non dimentichiamo che viene allora varata la sua serie che debutterà nelle edicole nel 1997, comunque la sceneggiatura non è pronta prima di qualche anno. Sergio Bonelli era comprensibilmente timoroso di sconcertare i lettori con episodi scritti, pur nel rispetto del personaggio, da qualcuno che mostrava una forte personalità da autore. In più la storia è anche deboluccia. Sergio la boccia e la mette nel cassetto, ci penserà solo alla fine del 2000 quando si tratterà di trovare una storia da far disegnare a Repetto per un Maxi. Manfredi ripete insomma il il percorso che già era toccato a Berardi. Quando la storia viene pubblicata nel 2005 Manfredi a differenza di Nizzi è poco soddisfatto del lavoro svolto nell'occasione da Repetto. Si, la robustezza del suo segno dona spettacolarità alle prime pagine, dissolto l'effetto della pioggia la caratterizzazione dei personaggi, a cui Manfredi tiene molto,  lo delude parecchio. Il fatto è che Repetto disegna all'antica, semplifica all'estremo, per esempio i cattivi hanno tutti i baffi, i personaggi più burberi la barba, spesso si confondono tra loro, ciò che a Manfredi dà molto fastidio, perché priva la storia delle sue sfumature psicologiche. I lettori, da anni si vociferava su questa storia che Sergio Bonelli continuava a tenere nel cassetto anche dopo essere stata realizzata graficamente così come accadrà anche al Texone di Seijas, la considerano esattamente come l'editore, adatta massimo al Maxi Tex, una collana dunque che continua a caratterizzarsi sotto un segno negativo! Il trend continuerà, se non peggiorerà, con i balenotteri degli anni successivi di cui si parlerà più diffusamente nella terza parte.

 

 

Come di consueto, chi ha aneddoti sui maxi qui presentati può intervenire per arricchire di dettagli la presente discussione.

 

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La sarabanda di storie pensate per la regolare e finite sul Maxi o pensate per il maxi e finite sulla regolare rende bene il livello di confusione: ma come cavolo faceva la Bonelli e pubblicare tutte quelle serie contemporaneamente ed essere puntuale?  :laugh:

 

Però il fatto che sul Maxi ci finiva roba pensata per la regolare e considerata non pubblicabile non era "strano"...  era così per TUTTI i Maxi, di tutte le serie! Credo che una grossa spinta all'allargamento dell'iniziativa a tutte le testate fosse la massa di storie "impubblicabili" già pagate che prendevano polvere nei cassetti, e poi finite quelle si spostarono sui maxi gli autori che facevano perdere lettori, tipo Diso (purtroppo... ma, dico, se dovevi mettere Diso su un Maxi, a quel punto non era meglio fargli fare uno speciale di Mister No?), Chiarolla, Montanari e Grassani.

 

È così che i Maxi si sono fatti la fama di "pattumiera di roba non pubblicabile sulla serie regolare" - una fama ben meritata, direi. Anche se oggi lo è meno di ieri (e per scrollarsi quella fama, a quello di Dylan Dog per esempio hanno cambiato nome...)

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<span style="color:red">4 ore fa</span>, Diablero dice:

si spostarono sui maxi gli autori che facevano perdere lettori, tipo Diso (purtroppo... ma, dico, se dovevi mettere Diso su un Maxi, a quel punto non era meglio fargli fare uno speciale di Mister No?), Chiarolla, Montanari e Grassani.

M&G facevano perdere lettori a Dylan Dog?

So che la critica non li ha mai apprezzati troppo (più propensa ad osannare Roi o il Dio Castellini) ma non mi risulta fossero così invisi ai lettori.

Io li ho sempre reputati una colonna della serie e, nelle fanpage di DD (almeno il paio che frequento io), risultano tra i più amati.

Nel mio immaginario Dylan Dog ha proprio le sembianze di Montanari&Grassani.

 

Comunque curiose le "fisse" di Sergio, sempre preoccupato della reazione dei lettori per ogni minima variazione.

Forse opinabili certe sue scelte e certe sue visioni, ma io ci vedo un rispetto per il lettore che, al giorno d'oggi, è merce rarissima.

 

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7 ore fa, Diablero dice:

Però il fatto che sul Maxi ci finiva roba pensata per la regolare e considerata non pubblicabile non era "strano"...  era così per TUTTI i Maxi, di tutte le serie!

7 ore fa, Diablero dice:

È così che i Maxi si sono fatti la fama di "pattumiera di roba non pubblicabile sulla serie regolare" - una fama ben meritata, direi.

In realtà, questo è vero per le altre serie Bonelli, ma non per i primi Maxi di Tex, che anzi sono quasi tutti ottimi, se non veri e propri capolavori (o quasi), vedi "Oklahoma", "I Territori del Nord Ovest", "Il cacciatore di fossili", "L'oro del Sud". Non erano pubblicabili sulla regolare non in quanto brutte storie, ma perché lo stile di Berardi e Segura, e quello ai disegni di Font o Diso, erano troppo diversi dalla tradizione texiana. 

 

La stessa storia di Manfredi non è - secondo me - così debole come scritto sopra, anzi è un più che discreto Maxi, che se pubblicato oggi sulla regolare farebbe la gioia di tanti amanti delle storie classiche, visto il livello basso di certe ultime storie "riempitivo".

E anche "Hondo" di Nizzi non è affatto male; è semmai dopo (dal n. 10 in poi) che i Maxi diventano per un lungo periodo la "pattumiera" di storie poco riuscite o di disegnatori spompati, con qualche rara eccezione ("Nueces Valley", "I tre Bill" e "Mississippi Ring").

 

2 ore fa, Juan Ortega dice:

Comunque curiose le "fisse" di Sergio, sempre preoccupato della reazione dei lettori per ogni minima variazione.

Forse opinabili certe sue scelte e certe sue visioni, ma io ci vedo un rispetto per il lettore che, al giorno d'oggi, è merce rarissima.

In qualche caso io ci vedo anche un eccesso di "conservatorismo" (quando per esempio tiene nel cassetto per anni "Okhlaoma" in quanto diverso dal solito stile di Tex), una paura esagerata di turbare i lettori tradizionalisti, che però - stranamente - non ha più quando scrive storie sue (alcune davvero poco texiane) o quando lascia pubblicare il Nizzi post 500. Lì, purtroppo, si dimentica di rispettare i lettori... :lol:

Modificato da Poe
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@Diableroper quanto ne so io, anche da chiacchiere fatte con almeno tre dei diretti interessati, le prime storie di Segura e quella di Manfredi nascono come reazione alla crisi di Nizzi che,  anche se noi ne abbiamo visto gli effetti solo a partire dal 1994, nasce nel 1991 come si può capire da una scaletta dei disegnatori che necessitano di una storia inviata dallo stesso Nizzi a Michele Medda proprio quell'anno.

A Manfredi viene chiesto di scrivere una storia di Tex nel 1993. Come raccontò lo stesso Manfredi chiacchierando con un gruppetto di lettori tra cui il sottoscritto, di ritorno da Lucca lui aveva accettato un passaggio da Sergio Bonelli e Decio Canzio. Ne avevano approfittato per parlare della sua collaborazione a Nick raider e Dylan Dog.  Ad un certo punto il discorso era caduto su Tex e Manfredi aveva cominciato a criticare quelli che secondo lui erano i buchi di sceneggiatura di una storia usciata da poco, ovvero quella degli uomini giaguaro. Sergio Bonelli replicò scrollando la testa: "Hai ragione, non sono mai stato un bravo sceneggiatore". Manfredi, che a quanto pare non sapeva che Bonelli e Nolitta fossero la stessa persona si disse: "Oddio, mi sono appena giocato la mia collaborazione con la SBE", Invece Sergio gli chiese se non volesse provare a scrivere una storia di Tex e Manfredi accettò. Il soggetto fu presentato poco dopo ma, per tutta una serie di motivi non se ne fece niente. Solo qualche anno dopo Manfredi prese a sceneggiarlo ma rimase nel cassetto di Bonelli, forse più che per il soggetto in sé, per mancanza di disegnatori disponibili o forse perché, essendo una collaborazione unica, Sergio era perplesso su come pubblicarlo. Alla fine lo affidò a Repetto. Da quanto ho capito io, la scelta di pubblicarlo sul Maxi non derivava da da una presunta incompatibilità con la serie regolare, che anzi, a me è sempre sembrata una storia abbastanza classica, ma semplicemente dal fatto che quella di Manfredi doveva essere una collaborazione unica e senza seguito.

Una parola sul Maxi. Se è vero che all'inizio era stato pensato per pubblicare storie che Sergio non voleva sulla serie regolare, è anche vero che già nel 1998 l'editore aveva cambiato idea e decise di commissionare storie direttamente per quel formato e perché lo decise? Perché si accorse che vendeva bene e che valeva la pen di farne una collana stabile. Lo dico giusto nel caso che anche qui ci sia chi pensa che da quando Davide è al comando la SBE pensi solo al profitto.

Da allora, a parte qualche sporadica eccezione dovuta ad esigenze di programmazione, tutte le storie in quella collana da allora sono state pensate appositamente per essa. 

L'idea poi che vi venissero dirottate le storie ritenute peggiori è stata smentita dai fatti in più occasioni anche se è dura a morire.

Personalmente ho apprezzato buona parte di quelle uscite su quella serie. Più esattamente, diciamo che il mio giudizio non differisce da quello per le storie della serie regolare o altre collane. Ho sempre giudicato la storia non da dove è pubblicata ed a pensarci bene nemmeno dalla lunghezza, ma dal suo effettivo valore per i mie gusti.

 

 

 

Modificato da Carlo Monni
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3 hours ago, Poe said:

In qualche caso io ci vedo anche un eccesso di "conservatorismo" (quando per esempio tiene nel cassetto per anni "Okhlaoma" in quanto diverso dal solito stile di Tex), una paura esagerata di turbare i lettori tradizionalisti, che però - stranamente - non ha più quando scrive storie sue (alcune davvero poco texiane) o quando lascia pubblicare il Nizzi post 500. Lì, purtroppo, si dimentica di rispettare i lettori... :lol:

È qui la cosa assurda e paradossale.

 

Nelle altre testate, di solito se una storia rimaneva nel cassetto era perchè era una ciofeca e non avevano voglia di far incavolare i lettori pubblicandola.

 

Su Tex, invece, le ciofeche LE PUBBLICAVANO, comprese cose che facevano incavolare tutti tranne i nizziani più accaniti, e poi si tenevano nel cassetto "Oklahoma"....  :rolleyes:

 

Temo che l'evidente... "antipatia" che Sergio Bonelli aveva per Tex (non so se consapevole o se inconscia che saltava fuori solo quando lo scriveva) colorasse anche la sua percezione dei lettori Texiani, visti come persone talmente sonnolente e abitudinarie che preferiscono la solita minestra riscaldata per quanto insipida o proprio pessima, a qualunque novità.

 

(certo che poi a leggere i commenti su facebook ti chiedi se non avesse ragione, ma penso che sia una profezia auto-avverante: anche se il pubblico di Tex non era così, l'ha selezionato Sergio Bonelli allontanando quelli che non erano così...)

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Adesso, Diablero dice:

Temo che l'evidente... "antipatia" che Sergio Bonelli aveva per Tex (non so se consapevole o se inconscia che saltava fuori solo quando lo scriveva) colorasse anche la sua percezione dei lettori Texiani, visti come persone talmente sonnolente e abitudinarie che preferiscono la solita minestra riscaldata per quanto insipida o proprio pessima, a qualunque novità.

 

A parte la questione dell'antipatia, che non condivido pienamente, per il resto direi che sulla sua percezione dei lettori di Tex hai ragione al 100%.

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P.S.:

8 minutes ago, Carlo Monni said:

Ad un certo punto il discorso era caduto su Tex e Manfredi aveva cominciato a criticare quelli che secondo lui erano i buchi di sceneggiatura di una storia usciata da poco, ovvero quella degli uomini giaguaro.

La storia che Manfredi aveva criticato una storia di Nolitta parlando con Bonelli senza sapere che era lui la conoscevo, Manfredi l'ha raccontata più volte perchè faceva ridere, ma immagino che lui in quel momento quando l'ha scoperto non si sia molto divertito...  :laugh:

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13 hours ago, Juan Ortega said:
18 hours ago, Diablero said:

si spostarono sui maxi gli autori che facevano perdere lettori, tipo Diso (purtroppo... ma, dico, se dovevi mettere Diso su un Maxi, a quel punto non era meglio fargli fare uno speciale di Mister No?), Chiarolla, Montanari e Grassani.

M&G facevano perdere lettori a Dylan Dog?

So che la critica non li ha mai apprezzati troppo (più propensa ad osannare Roi o il Dio Castellini) ma non mi risulta fossero così invisi ai lettori.

 

Ne conosco tanti che non li sopportavano (io compreso).

 

E, oggettivamente... erano disegnatori più adatti ad un porno di Barbieri (non sto parlando del fatto che ci mettessero donne nude, parlo dello stile di disegno, delle espressioni, e anche della velocità) che non su Dylan Dog, dove per me erano totalmente estranei allo stile della serie (o del resto di essa visto che se li lasciavi sulla regolare li disegnavano tutti loro o quasi...)

 

Ma lasciamo stare il giudizio critico, parliamo di vendite.

 

Una serie a fumetti non è una tornata elettorale. Le elezioni le vinci con il 51% dei votanti. E se il 49% non torna a votare non te ne frega nulla e non ci rimetti niente, anzi, ci guadagni.

 

Mettiamo pure che Montanari e Grassani fossero amati dal 51% dei lettori e chi li odiava erano solo il 10% (per me erano molti, molti di più, ma tanto per fare il ragionamento...).

 

Sai che sono ipervelocisti e sulla serie regolare ti fanno un sacco di albi mentre il 10% che non li regge... non li regge proprio.

 

Se li tieni non dici "evviva, ho vinto le elezioni con il 90%!", dici, "Porcogiuda, ho perso il 10% dei lettori!!!!!"

 

Se li hanno spostati di peso sul Maxi, è semplicemente per quello: perchè facevano perdere lettori (cioè, si sono accorti che i loro albi vendevano meno)

 

È per questo che "i sondaggi" in questo campo non contano praticamente nulla. Non conta nulla se dai un 7 ad un disegnatore e un 6 ad un altro, tanto li compri tutti e due. Le cifre importanti sono:

1) Quelli a cui un disegnatore non piace al punto che non comprano l'albo, o smettono proprio di seguire la serie.

2) Quelli a cui un disegnatore piace tanto che ti comprano l'albo anche se non seguono la serie.

 

Per questo certe "guest star" che hanno un loro pubblico fedele che li segue sono ricercati più magari di disegnatori che magari vendono regolarmente di più ma che non hanno un pubblico che li seguirebbe su un altra serie sono meno considerati. Ti possono anche piacere Montanari e Grassani, ma ti metteresti a comprare una serie per loro?

 

Tanti storcono il naso davanti a Bacilieri, ma c'è un sacco di gente che di una serie si compra solo gli albi suoi (io, per esempio, così come di Diabolik compro solo quelli disegnati da Palumbo)

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"@Juan Ortega, ma ti ricordi le litigate che abbiamo fatto sul forum per Montanari e Grassani?"

"Per forza, tu sei un nolittiano di merda".

"..."

"Ha detto che gli hai detto -nizziano di merda-".

"No!"

"Ha detto -bonelliano-!"

"Io rispetto tutti, ma preciso che non sono nolittiano, tantomeno di merda!"

 

P.S.: per l'antecedente, vedere qui.

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<span style="color:red">4 ore fa</span>, virgin dice:

"@Juan Ortega, ma ti ricordi le litigate che abbiamo fatto sul forum per Montanari e Grassani?"

"Per forza, tu sei un nolittiano di merda".

"..."

"Ha detto che gli hai detto -nizziano di merda-".

"No!"

"Ha detto -bonelliano-!"

"Io rispetto tutti, ma preciso che non sono nolittiano, tantomeno di merda!"

 

P.S.: per l'antecedente, vedere qui.

La definirei "poesia surrealista":D

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<span style="color:red">11 ore fa</span>, Diablero dice:

Ne conosco tanti che non li sopportavano (io compreso

 

Aggiungi anche me. :laugh:

 

<span style="color:red">11 ore fa</span>, Diablero dice:

Se li hanno spostati di peso sul Maxi, è semplicemente per quello: perchè facevano perdere lettori (cioè, si sono accorti che i loro albi vendevano meno)

 

Ho provato a spiegarlo ad un mio amico che stravede per Montanari e Grassani ma non c'è stato nulla da fare.

 

<span style="color:red">11 ore fa</span>, Diablero dice:

) Quelli a cui un disegnatore piace tanto che ti comprano l'albo anche se non seguono la serie.

 

Che è il tipo di ragionamento che ho fatto una volta per confutare quel che disse una volta Boselli a proposito di un cartonato alla francese disegnato da Manara, ovvero che non riuscirebbe a ripagare le spese. Avrebbe ragione se si tiene conto solo degli abituali acquirenti dei cartonati ma ci sono quelli che comprano qualsiasi cosa disegni Manara proprio perché è fatta da lui. Con  Serpieri è andata così.

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19 ore fa, Carlo Monni dice:

Una parola sul Maxi. Se è vero che all'inizio era stato pensato per pubblicare storie che Sergio non voleva sulla serie regolare, è anche vero che già nel 1998 l'editore aveva cambiato idea e decise di commissionare storie direttamente per quel formato e perché lo decise? Perché si accorse che vendeva bene e che valeva la pen di farne una collana stabile.

 

Aveva deciso di farne una collana a parte già nel 1997 quando lancia il format "Maxi Tex" con  "I cacciatori di Fossili". Sa già di poter contare su una storia di Segura disegnata da Repetto (la prima a figurare nel Maxi del 2000) che tiene chiusa nel cassetto e un'altra che Segura sta per scrivere o ha gia iniziato a scrivere sempre per Ortiz  che diventerà "L'oro del Sud".

 

Ora, quando nel 1998 chiede a Nizzi di scrivere il maxi "Rio Hondo" per Repetto, nessuna delle due storie è pronta per il maxi da pubblicare nel 1998: quella di Segura e Repetto perché è una storia di 220 pagine nata per due albi della serie regolare, quindi troppo breve, l'altra di Ortiz perché ancora in lavorazione.

 

Dopo aver lanciato la collana nel 1997 succede quindi che nel 1998 Sergio non ha nessuna storia pronta da pubblicare! Regolarità annuale che va in frantumi già dopo un anno.

 

Pazienza, sa di poter contare per il 1999 sulla storia di Segura e Ortiz sull'oro del sud. A Segura chiede intanto una storia breve da pubblicare nel maxi del 2000 assieme alla prima che ha scritto per Repetto: anche in questo caso va in frantumi l'idea del balenottero con un 'unica storia lunga di 300 e oltre pagine. Programmazione che fa acqua da tutte le parti.

 

Repetto disegna  e finisce questa seconda storia nel 1999. La disegna dopo aver finito il maxi "Rio Hondo" ? Probabilmente si! I disegnatori ispanici sono degli autentici velocisti (Font prima del Maxi di Boselli disegna per lui nel 1998 l'Almanacco del 2000 in poco più di sei mesi).

 

Quindi l'editore sa di essere ora coperto per gli anni che vanno dal 1999 al 2001. Sappiamo però che il Maxi "Rio Hondo" sarà pubblicato solo nel 2002. E il balenottero del 2001 ? Cosa è successo? Diciamo che a un certo punto scatta la decisione di spostare dalla serie regolare al Maxi la storia che Mauro Boselli sta scrivendo per Font "Nei territori del Nord Ovest". Boselli non ricorda a che punto gli giunse la notizia della decisione di Sergio, a me ha parlato di uno stacco visibile magari intorno alle varie centinaia di pagine ma non ho voglia di rileggermi tutto per andare alla ricerca del punto esatto. Presumo che la decisione di cambiare destinazione alla storia sia stata maturata da Sergio nel 2000. Per me è andata così: vedendo le tavole del Maxi accumularsi sulla sua scrivania Sergio continua a ritenere Font un azzardo per la serie regolare e dal momento che la storia di Boselli è adattabile al formato Maxi ci ripensa e decide di pubblicare la storia lì, anche perché a ben vedere urge programmare l'uscita per il 2002, che a questo punto sarà costituita da "Rio Hondo".

 

Per il 2003 è previsto il Maxi Tex "Dog Soldiers" sempre di Boselli e Font, due anni lavorazione tondi tondi. Le prime pagine di sceneggiatura sono del maggio 2001, Sergio Bonelli come si vede naviga ancora a vista. C'è un altro ripensamento. Nel tardo 2002 infatti arriva la decisione di pubblicare la storia di Nizzi e Diso prevista per il Texone su un Maxi Tex: Sergio chiede a Nizzi di allungare la storia o di scriverne una breve da un albo da aggiungere alla precedente. Quindi il Maxi Tex del 2003 diventa ora "Figlio del vento" e la storia di Boselli e Font finisce sulla serie regolare, forse perché non c'erano altre storie di Nizzi pronte per la pubblicazione.

 

In ogni caso Sergio si rende ora consapevole di una programmazione da articolare su più anni. Chiede dunque a Segura una nuova storia per Ortiz (diventerà il Maxi 2004), vince le ultime ritrosie sulla storia di Manfredi che è stata revisionata e poi finita di disegnare da Repetto tra il 2000 e il 2001 (ci lavorava già da prima del 1998 però, diventerà il Maxi del 2005) e soprattutto incarica l'infaticabile Claudio Nizzi di scrivere altri due Maxi che Letteri e Diso iniziano a disegnare nel 2003 (saranno rispettivamente i Maxi Tex del 2006 e del 2007).

 
 
 
Posto ora dal defunto sito    http://texunofficialsite.interfree.it  
un'intervista a Manfredi del 2005
 
 
Scusate il ritardo
 

 

 

 

 

 

Tex contro Magico Vento?? No! Nella vignetta sopra sono solo Tex e Jesus Zane, protagonista del Texone n°11, disegnati appunto da Goran Parlov, una delle matite più prestigiose della corte di Manfredi!

 

Chiacchierare con Gianfranco Manfredi, il papà di Magico Vento in edicola col MaxiTex di ottobre, è come viaggiare su un mare mosso. Non nel senso che viene da vomitare, ma nel senso che non sai mai dove ti porterà! Da Bonelli a Tom Mix a Hugo Pratt, dal western alla fantascienza. A colloquio con una debuttante guest star, e sincero estimatore, dell'universo di Aquila della Notte!

 

Gianfranco, benvenuto su Tex Unofficial Site! Cosa significa per te avere scritto una storia di Tex?
Sono nato nel 1948 cioè nello stesso anno di Tex, basti questo… a volte mi pare di avere avuto una grande fortuna se penso al mio lavoro da grande… Da ragazzino ascoltavo i dischi di Jannacci, Gaber e altri, da giovane li ho conosciuti e ho anche collaborato con loro oltre che fatto lo stesso mestiere. Da piccolo leggevo Tex e poi mi è capitato di scriverlo. A quanta gente capita nella vita di poter far diventare lavoro - e lavoro creativo - i propri “passatempi” e affetti infantili? Sì, sono stato molto fortunato. Pensavo in realtà di fare il medico da grande, poi ho studiato per fare il filosofo, la vita invece ha preso la strada delle mie passioni.

 

Il tuo primo western: sono passati anni, diamogli un giudizio…
E’ stato un lavoro faticoso. Per la prima volta mi trovavo a dover scrivere una storia a fumetti senza avere prima dei limiti prefissati: poteva durare quanto pareva a me. Mi sembrava una grande libertà visto che prima d’allora dovevo sempre combattere con il limite delle 94 pagine. Invece è stato sfiancante anche perché il ritmo narrativo di Tex è molto più lento di quello di Dylan Dog, per fare un esempio. Io normalmente in duecento e passa pagine faccio succedere molte più cose di quante non ne possano accadere su Tex, ma d’altra parte rientrava nei miei compiti rispettare il modulo narrativo di Tex. La storia è sufficientemente animata e piena di sviluppi, però… non so, non credo di essere il narratore più adatto per Tex. Il giudizio spetterà ai lettori, come sempre, io non ho molta voglia sinceramente di ripetere l’esperienza.

Quali difficoltà hai incontrato nella scrittura della storia?
Sono partito da un soggetto molto semplice, direi anzi classico: il trasporto di una mandria attraverso più stati, una lunga marcia durante la quale accadono molte cose, ma non a se stanti, tutte comunque riconducibili a un unico plot, non insomma una serie di puri episodi di percorso.

 
 
   
 
 
Manfredi superstar
 
 
 

Nato a Senigallia (Ancona), il 26 novembre 1948, vive e lavora a Milano. Laureato in filosofia, ha debuttato nel mondo dei fumetti con il cacciatore di fantasmi "Gordon Link". Nel 1994 arriva in Bonelli Editore, dove lavora a "Dylan Dog" e a "Nick Raider" prima di creare un personaggio tutto suo, che esordisce nel 1997: il western "Magico Vento", arrivato ormai a 100 numeri. A ottobre 2005 la sua prima e unica storia di "Tex", per un Maxi. Sta lavorando inoltre a un nuovo personaggio per la Bonelli.
Ma non solo nuvole parlanti. Manfredi è anche molto altro: autore di oltre 300 canzoni, di sceneggiature per il cinema e per la televisione, di libri. Per citare gli ultimi: "Il piccolo diavolo nero" e "Una fortuna d'annata".
 
       

Ho cercato di rispettare ovviamente il personaggio, il suo modo di parlare e persino quelle ripetizioni che i lettori di Tex amano, ma scrivendo per un personaggio così di tradizione e così importante, mi sono anche sentito limitato nella mia libertà narrativa.

 

A proposito, spiegaci la storia di questa storia. Te la chiesero in un momento un po’ particolare, quando Nizzi chiese un attimo di tregua… Come andarono le cose?
No, la storia ho chiesto io di scriverla. Non avevo ancora iniziato Magico Vento e prima di affrontare l’impresa volevo prendere confidenza con il western, a partire da un modello assolutamente classico. Ho presentano parecchi soggetti, condensati in poche pagine, alcuni dei quali erano molto originali, ma sapevo già che sarebbe stato scelto quello più normale e prevedevo anche che mi sarebbe stato affiancato un disegnatore di un’altra generazione, molto meno aperto di me alle novità. Questo era già accaduto con la coppia Berardi-Letteri ai tempi di Oklahoma. C’è una regola non scritta alla Bonelli: mai mettere insieme due innovatori (almeno su Tex, sulle altre testate è invece possibile).

"Chiesi io di scrivere, presentai dei soggetti, anche originali: fu scelto il più classico"

Tex è un fumetto di tradizione dunque se ci lavora un disegnatore giovane o d’avanguardia o con uno stile innovativo, bisogna che la storia la scriva uno sceneggiatore rodato e tradizionale. Viceversa se la storia la scrive uno sceneggiatore in teoria imprevedibile, per sicurezza meglio affiancargli un veterano. Che sia o no giusta questa scelta è comunque giustificabile per il fatto che ho detto prima: Tex è e deve restare un fumetto di tradizione.

 

E perché è passato così tanto tempo?
I tempi di Tex sono sempre eterni. Non a caso Magnus ci ha messo dieci anni a finire il suo Texone. Ma non si tratta solo di lentezza esecutiva. Tex ha una programmazione che presenta sempre un’altissima percentuale di alternative possibili, cosa che non accade per altre testate. Essendo Tex la testata più gloriosa e più importante della casa editrice, con più ristampe e con più extra, è del tutto normale che abbia il numero più alto di disegnatori, di storie in corso e di storie in attesa di pubblicazione.

Tex non può permettersi il lusso della fretta!

C’è stato un momento in cui stavi per diventare uno scrittore di Tex o avete preso subito strade divergenti?
No, come ho detto, il mio è stato un lavoro occasionale.

E potrà mai ricapitare in futuro di scriverlo?
Non penso proprio, per i motivi detti sopra e per altri due non certo trascurabili: oltre a Magico Vento, ho iniziato anche a scrivere un’altra serie, anche se al momento non voglio parlarne, perché l’uscita in edicola non è così vicina da richiederlo.

 

"I tempi di Tex sono eterni. Riscriverlo? Non ho tempo e non credo di essere adatto"
Qual è il tuo rapporto con Tex? Cosa ti piace del personaggio?
Mi piaceva molto il Tex di papà Bonelli. Riuniva tante di quelle cose, tante eredità del periodo precedente, sia dal mondo più tipicamente fumettistico, che da quello letterario e cinematografico. Penso anzi che il Tex delle origini ancora sia stato troppo poco studiato, nonostante tutte le pubblicazioni uscite. Per esempio si fa riferimento sempre al western classico di John Wayne e di Gary Cooper, dimenticando altre fonti fondamentali, per esempio il western a fumetti e cinematografico di Lone Ranger, Gene Autry, Tom Mix… il punto è che queste eredità spesso non le conosciamo neppure.

 

"Bonelli ha inventato il fumetto d'avventura per adulti, con una sintesi sorprendente"

Di recente in America hanno cominciato a restaurare e ripubblicare in DVD le avventure di questi antichi eroi e dunque è diventato più facile ritrovare il “brodo primordiale” sulla base del quale G.L.Bonelli ha partorito la sua sorprendente e originale sintesi.

 

Hai mai conosciuto GL Bonelli? Cosa rappresenta secondo te per il fumetto?
No, purtroppo ne ho solo sentito parlare, anche prima di conoscere Sergio Bonelli. Le opinioni su GL erano così varie e controverse, il modo in cui lo si giudicava umanamente, da piccoli aneddoti, artisticamente e persino politicamente, mi fecero subito capire che doveva essere una personalità fortissima e geniale, perché solo chi è unico fino a diventare indefinibile, può destare intorno alla propria figura una tale “leggenda”. Ma sicuramente una cosa va detta: in Italia è stato proprio Gianluigi Bonelli a fare del fumetto non una pubblicazione unicamente dedicata all’infanzia e all’adolescenza, ma una lettura per tutti.

Con GL Bonelli il fumetto è diventato l’erede della narrativa feuilleton e d’avventura che in romanzo era morta. A volte mi sono chiesto: potrei scrivere un fumetto comico tipo Peanuts? Cioè un fumetto in cui la narrazione si consuma in poche vignette chiuse da una battuta? Non so, certo mi piacerebbe di meno, mi piacerebbe meno scriverlo, intendo (i Peanuts mi piacevano moltissimo da lettore). Perché per me il fumetto è una narrazione per immagini, che però si avvicina più alla letteratura che al cinema, come ha detto giustamente Hugo Pratt. Da questo punto di vista l’insegnamento di GL Bonelli è stato esemplare. Anche per Pratt, sicuramente.
 
Dalla posta di “Magico Vento” hai spezzato una lancia a favore di quel lato fantastico del West che accomuna le due serie. Qual è secondo te la causa della fortuna del cosiddetto “altro Tex”, da Mefisto ai dinosauri e gli alieni?
Ho visto recentemente la serie di film per la televisione di Gene Autry (del 1939) intitolata The Phanthom Rides: nella cornice western sono ospitate tutte le deviazioni possibili e immaginabili, inclusa la fantascienza. Si raggrumano stili pescati ovunque: una regina cattiva che pare la matrigna di Biancaneve, personaggi vestiti come antichi romani insieme ad altri che sembrano dei crociati, grotte con rocce che si scoperchiano e dentro appare un telefono. Garage che si aprono in una parete di roccia, manovrati da un arcaico argano a carrucola… però l’argano lo muove un robot che pare l’omino di latta del Mago di Oz! Insomma, il western non era alle origini un genere codificato e classico, era un mondo fantastico in cui poteva accadere qualunque cosa. A volte questa totale improbabilità suscita sorpresa, altre volte fa ridere, ma non fa ridere soltanto noi posteri, secondo me faceva ridere anche i contemporanei. Ora: che un’opera possa suscitare sorpresa ed emozione in alcuni e risate in altri, è una cosa formidabile. Oggi non possiamo più permettercelo, o almeno non possiamo farlo da autori con tanta facilità e leggerezza. Il nostro lavoro verrebbe subito giudicato come una contaminazione voluta, tutta di testa, che magari appaga i lettori di Manga - che usano lo stesso modulo - o una ristretta elite che pur di sconfiggere la banalità imperante è pronta a scovare “alta cultura” anche nel trash più imbarazzante (ammetto di ritrovarmi spesso in questa categoria). Ma deluderebbe i tantissimi lettori che fanno i professorini, che credono di sapere le cose e come si fanno, che in svolte impreviste di racconto non vedono una sorpresa, ma una scorrettezza, un errore.

Si sente dire spesso che oggi gli autori non sono più geniali e brillanti come un tempo, ma il problema vero è che il pubblico ha meno curiosità, si è impigrito in standard televisivi, richiede ripetizione e non sorpresa. Da questo punto di vista aveva perfettamente ragione Pasolini: impera il gusto piccolo borghese, una medietà incolore che premia l’ovvio, che ha perso il candore e la capacità di stupirsi degli analfabeti, e non è mai arrivato alla lucidità delle persone veramente colte che sono in genere persone gentili, umili, estremamente sensibili, curiose e pronte a sperimentare nuove strade. Altrimenti non sarebbero colte.

 

Rimanendo sul tema: ce la vedi su Tex una storia con gli Antichi come antagonisti del Ranger? Saprai che una rivista di fantascienza, “La Soglia”, aveva addirittura proposto un ritorno alternativo di Mefisto con gli Antichi alleati del perfido mago…
Gli Antichi (The Old Ones) hanno a che fare con la tradizione narrativa di Lovecraft, con la quale Tex non ha mai avuto nulla a che fare. Però siccome Magico Vento spesso fa da “suggeritore” (come nel caso di Custer, apparso prima a "Casa Manfredi", ndr) può anche darsi che qualcuno esplori questa strada. Non io comunque, anzi io la sconsiglierei perché Tex è un meccanismo molto delicato che pur ospitando tante cose diverse lo fa con una sua coerenza, sempre attento a non dissestare l’equilibrio della serie, com’è giusto che sia. Del resto anche Magico Vento ha un suo equilibrio interno pur nella varietà dei temi.

"Il West originale era un mondo in cui accade di tutto"

"Oggi abbiamo paura di farlo:
il pubblico ama la ripetizione più della sorpresa"

"Tex e gli Antichi? Meglio di no"

Beppe Barbati che sta disegnando una delle storie del ciclo lovecraftiano di Magico Vento, un ciclo che è una sorta di summa dell’horror, mi ha detto ridendo: manca solo lo Shuttle! Infatti lo Shuttle mancherà. In passato avevo sperimentato in un episodio, un’irruzione in un mondo parallelo di alieni, ma poi mi sono reso conto che ne veniva fuori un pasticcio e l’episodio avrebbe rappresentato una pericolosa deviazione dal sentiero maestro della serie. Dunque l’ho cambiata.

Curiosità: nel camerino dell'attore trasformista Dick Carr (Magico Vento n°24, L'uomo senza volto) c’è un’immagine che ricorda Tex Willer. Omaggio voluto? E ti sei mai ispirato a qualche storia texiana?
Non mi ricordo neppure di quella vignetta. Sicuramente non ho dato io l’indicazione.

 

E’ noto che io sono contrario ai cross-over. Soprattutto al principio della serie, quando anch’io dovevo prendere confidenza con Ned, a volte mi chiedevo: la situazione è questa… cosa farà Ned? Per capirlo pensavo a cosa avrebbe fatto Tex in quella situazione e a Ned facevo fare l’esatto contrario.

E’ vero che Pasquale Frisenda realizzerà un Texone?
Sì, so che ci sta lavorando.

Chiudiamo la chiacchierata con i tuoi gusti texiani: quali sono le tue storie preferite?
Sono anni che non leggo Tex, per il semplice motivo che scrivendo Magico Vento tutti i giorni, quando ho del tempo libero preferisco non leggere altri fumetti, altrimenti vado a letto e sogno per vignette. Devo liberarmi la testa. Leggo fumetti solo quando sto facendo un altro lavoro e in quel caso cerco di documentarmi sulle novità , leggendo quello che leggono le mie figlie. Sono tre: una ha ventotto anni, la seconda venti e la terza undici. In questo modo posso tenermi aggiornato sui gusti di generazioni diverse. Una mi ha fatto scoprire Love and Rockets di Hernandez, un’altra Rat Man di Ortolani, e l’ultima certi manga o disney nuovi come Monsters Allergy. Sono i figli che devono suggerire le letture ai padri, non i padri ai figli! Nel primo caso la lettura è libera, nel secondo caso sarebbe prescritta... Tornando a Tex, come ho detto sono affezionato alle storie di GL Bonelli, che sono un mare magnum, non potrei segnalarne una piuttosto che un’altra. Di Sergio invece ricordo ancora, perché mi era molto piaciuta, “El Muerto” e mi sono chiesto spesso perché non avesse dato continuità a personaggi del genere.

"All'inizio di Magico Vento pensavo: cosa farebbe Tex? E poi scrivevo il contrario..."

"Adoro il mare magnum di Bonelli e tutto Ticci, poi 'El Muerto' e 'Il passato di Carson' "

Di Boselli mi è piaciuta “Il passato di Carson”. E poi adoro Ticci, qualunque sia l’autore dei testi della storia.

 

Ecco, infatti il tuo disegnatore preferito non abbiamo bisogno di chiedertelo: hai detto che avresti voluto Ticci pure su Magico Vento
Appunto. Però io non vado alla caccia di disegnatori di altre serie. Ticci non so neppure che faccia abbia e non ho la minima idea di cosa pensi di Magico Vento e nemmeno se l’abbia mai letto.

Così su due piedi: pensa a un’avventura di Tex, come si faceva da bambini. Dove lo vedresti? In quale situazione?
Mi piacerebbe che una volta tanto avesse una storia d’amore, ma so che non è possibile, non è da lui.

 

Un grazie a Gianfranco Manfredi per la grande disponibilità! A voi lettori, la possibilità di commentare l'intervista nel guestbook. E noi diremo la nostra il prossimo mese, con la recensione del maxi "La pista degli agguati"!

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Il 21/3/2022 at 12:32, ymalpas dice:

La nuova storia di Font sarà di nuovo per la serie regolare, nel gennaio del 2004 infatti Boselli riprende a sceneggiare "Colorado Belle", una vecchia avventura affidata a Capitanio e accantonata dopo la sua scomparsa.

Ricordo male io o in realtà era stata affidata a Marcello e non a Capitanio?

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No, confermo, a Capitanio.

 

A Marcello fu data la storia "Morte nella nebbia" regolarmente disegnata, poi bocciata  e quindi riaffidata a Font.

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Ah ecco, ricordavo Marcello per una storia relativa a Font... non ricordavo fosse "Morte nella nebbia".

 

Chissà che meraviglia sarebbe stata "Colorado Belle" con i disegni di Capitanio! (non che Font non abbia fatto un bellissimo lavoro!)

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<span style="color:red">2 ore fa</span>, ymalpas dice:

A Marcello fu data la storia "Morte nella nebbia" regolarmente disegnata, poi bocciata  e quindi riaffidata a Font

 

Ossia Marcello la storia l'aveva completata ma il suo lavoro non venne ritenuto all'altezza? 

 

Se è così, posso domandare cosa gli fu imputato di preciso?

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Parte terza. Da Nizzi a Tito Faraci (2006 - 2010)

 

 

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Letteri è un disegnatore di Boselli, è dagli anni ottanta infatti che non realizza graficamente una storia scritta da Claudio Nizzi. Tuttavia nel 2003 Mauro Boselli attraversa un momento difficile dovuto a problemi di salute, questo spiega il perché l'ultima storia di Letteri sia sceneggiata proprio dall'autore modenese. Letteri non riuscirà nemmeno a ultimarla a causa della sua morte occorsa il due febbraio 2006 a Roma. Le ultime tavole saranno disegnate infatti da Della Monica in vista della pubblicazione nell'ottobre dello stesso anno. A Nizzi non era sfuggito il calo qualitativo dovuto all'età (Letteri si avvicinava agli ottant'anni) motivo per il quale decide di puntare su una storia cittadina piena di cinesi che tramano nell'ombra, non il classico western con concitate scene d'azione che coinvolgono numerosi uomini e cavalli e che mettono in difficoltà il disegnatore. Letteri sembra quasi ringiovanito a disegnare una storia che trova il suo gradimento, sarà perché negli anni settanta aveva disegnato un classico delle storie ambientate a San Francisco proprio con le sette orientali, sta di fatto che "Il veleno del Cobra" ci consegna dei disegni ancora dignitosi e fa dire a Nizzi che Letteri si è congedato dai suoi lettori con onore.

 

 

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L'altra storia che Nizzi scrive nel tardo 2003 sempre per un Maxi Tex - come ho scritto sopra è l'anno in cui l'editore si dedica finalmente a pianificare le uscite della collana per i prossimi anni - è un'altra storia disegnata da Diso, il cui primo maxi Tex va in edicola proprio quell'anno, mentre a gennaio 2004 uscirà anche il primo Almanacco del West che ha disegnato su testi di Ruju. Il nuovo Maxi Tex, in edicola nel 2007 con il titolo "Fort Sahara", nasce da un idea di un lettore palermitano che gli suggerisce di scrivere una storia sui legionari. Intorno al 2004 sulla rivista Scuola di Fumetto sono pubblicate alcune vignette della storia in cui figura inizialmente il Colonnello Drake, già protagonista del classico "Le colline dei Sioux",  ora comandante a capo di una specie di legione straniera del West. Nel frattempo Nizzi ha l'occasione di leggere un paio di albi francesi prestati da un suo amico e il soggetto iniziale subisce delle sostanziali modifiche. La storia inzia con la scena particolarmente drammatica del massacro dei passeggeri di un treno a cui i due pards assistono impotenti. Proprio dallo sdegno dei lettori Nizzi vuole partire puntando tutto sul fatto che Tex e Carson faranno il necessario per dare una mano alla giustizia. Dal punto di vista grafico il Tex "misternoiano" di Diso è sempre lo stesso, Nizzi gli semplifica anche la vita lasciandogli disegnare le divise della legione così come sono state tramandate dai film degli anni trenta (in effetti nell'ottocento erano diverse), le tavole sembrano disegnate come sempre alla diavola, con scarsa cura e precisione. Nizzi e Diso sono al loro secondo Maxi Tex e non è un caso che risultino i peggiori che i lettori hanno fino ad allora avuto l'occasione di leggere.

 

 

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Nel corso del 2006 Fabio Civitelli scrive il soggetto "L'oro e il piombo" che Nizzi amichevolmente gli consiglia di provare anche a sceneggiare. Il risultato sono una quarantina di pagine di sceneggiatura giudicate positivamente da Decio Canzio che non superano però il vaglio finale di Sergio Bonelli per il quale i disegnatori devono fare i disegnatori, una bocciatura sonora per il disegnatore aretino che ritorna alle sue tavole illustrando la prima storia di Manfredi per la serie regolare. Del soggetto, incentrato su un carico d'oro che dopo un lungo inseguimento fino alle coste del Messico finisce con un duello sul ponte di una nave, Nizzi si ricorda, forse inconsciamente, quando si mette al lavoro sul nuovo Maxi Tex "Lo squadrone selvaggio". Infatti, pur avendo una trama e un'ambientazione diversa, contiene due idee che risalgono proprio a degli spunti civitelliani, entrambe nella parte finale della storia , con la sostituzione dell'oro con un metallo più vile (il ferro) e la fuga dell'antagonista via mare. Il disegnatore incaricato di realizzare il Maxi Tex è Freghieri, che non se la sente e declina l'incarico, cosa che non dispiace a Nizzi che vorrebbe farla disegnare a Ortiz perché la sente tagliata su misura per lui, chiede anche in redazione che la sceneggiatura sia messa da parte in modo tale che lo spagnolo possa iniziare a disegnarla una volta libero dai suoi impegni. Sergio Bonelli la pensa diversamente e a insaputa dell'autore modenese l'affida all'esordiente Cossu, un disegnatore "veloce" che Nizzi giudica bravo, ma decisamente poco adatto al genere western. 

 

 

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Il tredicesimo Maxi Tex dell'ottobre 2009 "Lungo i sentieri del West" vede il ritorno di Segura ai testi affiancato anche stavolta da Ortiz, La storia, in lavorazione dal 2008, con il titolo provvisorio "Oro col colore del sangue" si riassume brevemente nella caccia di Tex ai componenti di una spietata banda di assassini che affronta uno dopo l'altro, con l'autore che inserisce nella trama un po' tutti i luoghi comuni del West, dopo essersi (in parte) ispirato al film "Winchester 13", il classico di Anthony Mann. Se la sceneggiatura mostra un Segura sempre più a suo agio con il personaggio, stavolta bisogna dire che è poco assecondato dai disegni di Ortiz il cui tratto incomincia a mostrare i segni del tempo in modo sempre più preoccupante.

 

 

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Da quando nell'autunno del 2005 Tito Faraci ha presentato il suo primo soggetto di Tex intitolato "Lo sceriffo indiano" le attese su di lui da parte dell'editore e dei lettori si sono fatte sempre più crescenti. Il soggetto che scrive nel 2007 per il suo primo Maxi Tex, non a caso, è quello più atipico da lui pensato. La storia, il cui titolo di lavorazione è "Gioco dannato" è un omaggio al film "The most dangerous game", un classico del 1932 codiretto da Pichel e Schoedsack: vediamo in azione il signorotto crudele Arthur Rucker governare una piccola isola situata nei Caraibi con il terrore, fino a quando non dovrà ovviamente vedersela con Tex, che è stato trasportato sull'isola e costretto ad assecondarlo proprio in un drammatico gioco che possiamo riassumere brevemente nella selvaggia caccia all'uomo. C'è da chiedersi quale impatto conserverebbe una tale sceneggiatura nella mente dei lettori se non fosse stata affidata ai disegni di  Diso, qui al suo terzo Maxi Tex (e un Almanacco del West) in pochi anni. L'editore continua a puntare su di lui facendogli di quando in quando disegnare anche qualche albo di miniserie come Volto Nascosto o Shangai Devil, il trend continuerà su questa falsariga anche negli anni successivi consegnando delle storie che per i lettori contribuiranno di molto ad abbassare le attese sulla qualità della collana. Sergio Bonelli, insomma, sembra riservare ai Maxi poca cura e poco interesse, facendone i contenitori di storie particolari sotto il profilo delle sceneggiature oppure dei disegni, storie che non si sentirebbe mai di pubblicare sulla serie regolare, aiutato e supportato dalle vendite e dal seguito dei lettori sempre fedeli (seppur con qualche brontolio).

 

 

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58 minuti fa, andreadelussu74@gmail.com dice:
1 ora fa, juanraza85 dice:

 

Ossia Marcello la storia l'aveva completata ma il suo lavoro non venne ritenuto all'altezza? 

 

Se è così, posso domandare cosa gli fu imputato di preciso?

Da quello che ho letto su altri forum,i disegni di Marcello,nella prima parte della storia erano decenti ma nell'ultima parte si dice i disegni erano pieni di correzioni e linee incerte anche sui volti dei personaggi

Un po come l'ultima parte de gli eroi del Texas Tex Numero 499 li in effetti i disegni di Marcello non mi sembrano belli come in altre storie

 

Considerando che Marcello doveva aver intrapreso la realizzazione della storia pressappoco all'inizio del nuovo millennio, immaginavo in effetti che alla base potesse esserci una motivazione del genere.

 

Grazie, @andreadelussu74@gmail.com.

Modificato da juanraza85
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<span style="color:red">1 ora fa</span>, andreadelussu74@gmail.com dice:

Da quello che ho letto su altri forum,i disegni di Marcello,nella prima parte della storia erano decenti ma nell'ultima parte si dice i disegni erano pieni di correzioni e linee incerte anche sui volti dei personaggi

 

Siamo off topic, comunque non resisto alla curiosità di sapere esattamente in quale altro forum hai letto queste notizie, anche perché sono state diffuse un paio di tavole della storia, tavole del primo albo, che mostrano come i disegni, purtroppo, non erano decenti, erano semplicemente NON pubblicabili.

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On 3/22/2022 at 12:11 AM, Carlo Monni said:

Ad un certo punto il discorso era caduto su Tex e Manfredi aveva cominciato a criticare quelli che secondo lui erano i buchi di sceneggiatura di una storia usciata da poco, ovvero quella degli uomini giaguaro. Sergio Bonelli replicò scrollando la testa: "Hai ragione, non sono mai stato un bravo sceneggiatore". Manfredi, che a quanto pare non sapeva che Bonelli e Nolitta fossero la stessa persona si disse: "Oddio, mi sono appena giocato la mia collaborazione con la SBE", Invece Sergio gli chiese se non volesse provare a scrivere una storia di Tex

Torno sulla scena fra Nolitta e Manfredi perchè mi ha colpito un pensiero: Manfredi si aspettava che Bonelli, offeso dai suoi commenti sulla sue storie, lo licenziasse.

 

Invece Bonelli, ancora probabilmente irritato e notoriamente vendicativo, ha pensato per lui un destino ben peggiore, qualcosa che evidentemente Bonelli considera la peggiore tortura che in quel momento può infiggergli: gli offre di sceneggiare una storia di Tex!   :laugh:

 

Si capisce anche come mai Bonelli abbia, assurdamente, rimesso Nizzi su Tex dopo la crisi:  TUTTO, pur di non dover tornare a sceneggiarlo lui!  :lol:

 

------------

 

Sui Texoni disegnati da Diso, Cossu, Font, etc....    io non credo che il processo mentale sia stato del tipo:

"i texoni vendono, dobbiamo farli" --->  "a chi li facciamo fare? A qualcuno veloce" ---> "quindi è per quello che ci mettiamo Diso, Cossu, Font all'inizio, Repetto, etc."

 

Credo invece che ci fossero queste considerazioni:

1) Diso è stata una colonna della casa editrice, anche solo per riconoscenza a parte il rapporto personale, non può essere lasciato disoccupato.

2) Diso lavora da decenni per la Bonelli, anche solo con gli "scatti d'anzianità" viene pagato immagino molto bene a tavola.

1+2=3) L'unica serie che può permettersi Diso e andare in attivo è Tex (forza anche Dylan Dog, ma Diso non sarebbe adatto)

4) Sulla serie regolare Diso fa perdere lettori, magari sul Maxi no...

 

Il fatto che fossero finite "le storie rimaste nel cassetto" e che siano state messe in cantiere storie appositamente per il Maxi, non significa assolutamente che non fosse più il ricettacolo di storie ritenute "impubblicabili". Significa piuttosto che dar lavoro a certi autori, a cui Bonelli voleva (o doveva, per riconoscenza e amicizia) dar lavoro, avrebbe prodotto REGOLARMENTE storie "impubblicabili" sulla regolare. Non incidenti di percorso come Oklahoma o Tex il Grande, ma un problema accettato in partenza.

 

Per questo, il fatto che ci siano da una certa data storie pensate per il Maxi, non mi fa dice che da quella data abbia smesso di essere il ricettacolo di storie impubblicabili. Era diventato semplicemente il ricettacolo di storie che si sapeva essere impubblicabili (sulla regolare) ancora prima che fossero scritte.  Basta vedere il nome degli autori: non è che metteva Diso sul Maxi perchè era veloce: al contrario, pubblicava il Maxi perchè Diso era veloce e da qualche parte doveva pubblicarlo. idem Segura, Cossu, etc.

 

(Bonelli era un po' un "collezionista di disegnatori", gli piaceva che certi disegnatori lavorassero per lui, o perchè gli piacevano o per il prestigio portato dal loro nome... anche se poi magari dopo non sapeva dove metterli!)

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