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TWF - Tex Willer Forum

[538/539] Colorado Belle


ymalpas
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Voto alla storia  

78 utenti hanno votato

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Un ottima storia,con la splendida Colorado Bell che fino alla fine non si sa se sia ancora viva...

Una banda di banditi spietata e ben assortita,con il fosco e malvagio Deadman Dick ossessionato dalla Ballerina che perde la sua lucidità di killer nel finale.un bel duello tra Tex e il rinnegato Ute Black Bird con scalpamento finale(chiaro omaggio a Glb con riferimento agli "Eroi di Devil Pass"e al combattimento tra Tex e Cane Giallo).

Mi è molto piaciuta la capacità di Bos di rendere pittoresca e spietata la banda dei banditi,dal Cinese al Negro all assassino faccia da schiaffi all' Ute rinnegato,per passare al ragazzino psicopatico che vuole violentare l' ostaggio con una partita a Strip poker e il vecchio Old Timer che si ammazza da solo cadendo dalla scarpata inseguito da Tex.

Duello nella città morta da manuale e finale agrodolce che porta alla liberazione degli ostaggi ma anche alla triste scoperta dello scheletro in fondo al pozzo della bellezza assassinata.

Modificato da Barbanera
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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, Barbanera dice:

Mi è molto piaciuta la capacità di Bos di rendere pittoresca e spietata la banda dei banditi,dal Cinese al Negro all assassino faccia da schiaffi all' Ute rinnegato,per passare al ragazzino psicopatico che vuole violentare l' ostaggio con una partita a Strip poker e il vecchio Old Timer che si ammazza da solo cadendo dalla scarpata inseguito da Tex.

Duello nella città morta da manuale e finale agrodolce che porta alla liberazione degli ostaggi ma anche alla triste scoperta dello scheletro in fondo al pozzo della bellezza assassinata.

 

Quando ho incontrato Boselli al raduno di due anni e mezzo fa a Milano, gli ho portato tre albi di Tex da farmi autografare. Le sue tre storie che io ritengo migliori in assoluto (scelta molto ardua): ebbene, ho portato Il Passato di Carson, Gli Invincibili e Colorado Belle. Per farti capire quanto sia d'accordo con te. Io la metto sul podio di Borden: una storia con simili personaggi - tanti e vari e tutti splendidamente caratterizzati - non può non essere considerata un capolavoro. Sono riuscito ad accettare anche l'elemento inverosimile, tanto ho amato questa storia.   

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E non solo Borden ... diamo ad Alfonso Font quello che è di Alfonso Font, che il suo disegno, potente e dinamico allo stesso tempo, nella sua personalissima ligne claire latina, ha valorizzato, e di non poco, questa bellissima storia :clapping:

Modificato da Ken51
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<span style="color:red;">2 ore fa</span>, Ken51 dice:

E non solo Borden ... diamo ad Alfonso Font quello che è di Alfonso Font, che il suo disegno, potente e dinamico allo stesso tempo, nella sua personalissima ligne claire latina, ha valorizzato, e di non poco, questa bellissima storia :clapping:

 

Le prime tavole, ambientate nella città fantasma, credo siano tra gli esiti più alti mai raggiunti in Tex quanto a suggestivita' dei disegni. Un capolavoro grafico a sostegno di una sceneggiatura capolavoro.

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  • Sceriffi
22 ore fa, Leo dice:

 

Le prime tavole, ambientate nella città fantasma, credo siano tra gli esiti più alti mai raggiunti in Tex quanto a suggestivita' dei disegni. Un capolavoro grafico a sostegno di una sceneggiatura capolavoro.

 

D'accordissimo, lo dicevo anch'io nel commento che ho lasciato qualche tempo fa: l'ambientazione, resa magnificamente da Font, è un vero co-protagonista della storia. Le prime 20 tavole sono qualcosa di incredibile.

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Remake de "I sette assassini" con degli spietati banditi - un pò più "umani" di quelli - affrontati dalla strana coppia Tex e Kit, con quest'ultimo protagonista e risolutore.
Metto idealmente questa storia a metà tra i capolavori Boselliani e le sue storie normali, nel senso che é molto bella ma le manca un pizzico di non so che per diventare capolavoro. Ma ovviamente va bene così.
Voto alla storia: 8,8
Voto ai disegni: 8

  • +1 1
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  • 8 mesi dopo...

Non amo le storie in cui Tex si confronta con il soprannaturale. Le avventure in cui ci sono Mefisto e Yama, tanto per fare qualche esempio, non mi piacciono, benché sia consapevole che la mia posizione sul punto sia del tutto eterodossa.

 

In alcuni casi, però, il soprannaturale viene inserito delle storie di Tex con estrema delicatezza e la sua presenza, a dispetto delle mie idiosincrasie, non mi disturba affatto.

 

E' il caso della visione che Nuvola Rossa ebbe ne Il presagio; è il caso di Colorado Belle, di cui non sapremo mai se è effettivamente uno spirito in cerca della sua pace o solo una suggestione indotta da una ghost town assai evocativa.

 

La storia, riletta di recente, è molto bella. Tex si colloca ben al centro della trama e, attorno a lui, si muovono comprinari e avversari ben delineati, a dispetto della relativa brevità della storia.

Una menzione particolare per Kit Willer, che mostra le proprie qualità e una decisa visione della propria vita.

 

I disegni di Font, sporchi come al solito, restituiscono perfettamente al lettore la polvere e la desolazione del selvaggio West e delle sue città abbandonate.

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 Un capolavoro. I disegni di Font sono superlativi rendono  l' atmosfera cupa della storia come meglio non si potrebbe, e caratterizzano bene tutti i personaggi. La sceneggiatura e' perfettamente orchestrata nello svolgersi degli eventi in un crescendo angoscioso correllato da dialoghi eccellenti. Notare in particolare modo la scena in cui Tex arriva al campo degli Utes e cerca una trattiva diplomatica con Bisonte Nero.  La perfezione di quei dialoghi diciamo " diplomatici" e' veramente sorprendente. Per non dimenticare i soliti ottimi comprimari boselliani, in particolare i cattivi caratterizzati davvero bene. Lo scontro finale ricorda il passato di Carson ma a mio giudizio e' reso molto meglio. Finale sorprendente, triste, poetico, lirico e meraviglioso. 1000 e lode

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  • 4 settimane dopo...
On 18/8/2008 at 19:53, Guest Wasted Years dice:
RayClemmons dice:

Ecco una di quelle storie che non mi è piaciuta per niente.. per fortuna almeno i disegni del buon Font non si smentiscono!

Io ho gradito molto la storia, mentre Font continuo a ritenerlo un disegnatore poco degno di Tex. Credo abbiamo gusti molto diversi in fatto di disegnatori, ma il tratto di Font è decisamente impreciso e grottesco. Tutto è opinabile, ma credo proprio il punto debole di questa storia siano i disegni.

appena letta la storia, nemmeno io gradisco Font, che stravolge i tratti di Tex e di suo figlio..

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  • 7 mesi dopo...

Ci sono storie che, una volta lette, vengono rimosse dalla memoria e altre destinate a diventare classici: “Colorado Belle”, a mio modesto parere, va senza dubbio annoverata nella seconda lista. Boselli, in piena ispirazione creativa, dona forma a un episodio splendido, molto avvincente e sceneggiato con grande maestria. Già l’incipit nella città fantasma di Yellow Sky, con la bella fanciulla malinconica e impaurita che dialoga con se stessa è una sequenza molto ad effetto, che ci catapulta nell’atmosfera crepuscolare e malinconica che aleggia nella trama. Non mancherà l’ampio stuolo di villain ben caratterizzato e funzionale che Tex, accompagnato solo dal figlio nell’occasione, dovrà combattere e sconfiggere. Gli avversari, come tradizione boselliana vuole, sono molto interessanti e assortiti: dal duro e tormentato Deadman Dick, allo spietato e sorridente Beckford, passando dall’infido indiano Blackbird alle facce da galera di Scorpio, Latigo e il cinese. Borden nei panni di un attento pittore, dipinge con esaustiva precisione personaggio su personaggio e non dimentica di certo gli alleati occasionali dei nostri, che stavolta rispondono ai nomi del pastore Morrow e del giovane Mark, scampato alla strage della sua carovana, opera della banda dei banditi. Proprio la ricerca della sorella condotta dal pastore, che si intreccia con la caccia all’uomo di Tex, arricchisce la pietanza e si rivelerà il fulcro dell’ottima narrazione. Il ritmo è serrato e i lungo i due albi non c’è da annoiarsi, fra inseguimenti, rapimenti, fughe da campi indiani e azione allo stato puro, condotta da un Tex in pienissima forma, ben coadiuvato dal figlio in netto spolvero. Ma di certo è il finale che merita un plauso particolare: il duello decisivo consumatosi tra le rovine della ghost town è sceneggiato magistralmente, con pathos e tensione che crescono vignetta dopo vignetta e sparo dopo sparo. Mi ricorda vagamente lo scontro finale di Bannock del capolavoro di esordio, e il colpo di scena finale, degno della miglior narrativa gotica, è la ciliegina sulla torta. Sarà che sono appassionato del genere, ma la gestione del mistero e la sua risoluzione è gestito alla grande dall’autore, che riesce a nascondere le carte e fuorviare il lettore con possibili spiegazioni razionali, infliggendogli alla fine un colpo secco, che lascia il segno nell’anima: gran classe a mio avviso! Per non tacere della splendida e quasi metafisica sequenza di Kit che passa la notte nella deserta Yellow Sky percependo la presenza di Colorado Belle, altra scena di forte impatto che mi ha sempre rievocato la celebre scena di Cime Tempestose. Se possedessi uno Stetson, questo sarebbe il momento di toglierlo dal capo e rendere omaggio a Borden per la sua opera.

Unico appunto che mi sento di fare, la gestione di Kit che, se da un lato risulta rivalutato e più attivo rispetto al contagocce con cui veniva utilizzato nel recente passato, spesso lo trovo un po’ troppo dipendente dal padre nelle azioni e nelle parole. Boselli tende a dargli una sua caratterizzazione personale, ma spesso mi convince poco (anche quando continua a chiamare per nome il padre!). Secondo me l’autore è più a suo agio nella gestione di Tiger e Carson, ma questa è una valutazione soggettiva che lascia il tempo che trova. Altra piccola constatazione: l’eccessivo eroismo con cui si muove Mark nella ghost town, legittimo per carità, ma forse troppo enfatizzato. Ma si sta a spaccare il pelo in quattro e di certo questi aspetti non inficiano l’ottimo esito finale. Alfonso Font si supera regalandoci una prova superba, forse la sua migliore performance sulla serie. I suoi personaggi continuano a conservare quelle caratteristiche peculiari di stile che dividono i gusti dei lettori, ma l’eccelso esito che ottiene con i paesaggi, scorci di cielo plumbeo e i ruderi della città fantasma sono da urlo. Anche grazie ai suoi pennelli le scene clou della storia raggiungono vette di drammaticità elevata e credo che il rammarico di non aver visto all’opera Capitanio (che mi pare di aver letto fosse il destinatario della sceneggiatura che purtroppo la prematura morte gli impedì di realizzare) viene mitigato dalla sua notevole prova. Il mio voto finale è 9

Modificato da Condor senza meta
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  • 1 mese dopo...

Una delle storie migliori del centinaio e non solo. Sceneggiatura perfetta, senza errori. Qualcuno potrebbe obbiettare che Tex picchia un uomo legato (Blackbird) ma chi se ne frega, se lo meritava.

Come sempre con Boselli, impressionante lo stuolo dei personaggi, ma qui non solo non disturba ma non si perde mai il filo del discorso, e sono tutti personaggi belli, interessanti e delineati benissimo.

I cattivi sono davvero molto interessanti. Non arriviamo all'orrore dei sette assassini (per fortuna) ma siamo comunque al cospetto di cattivi veri, senza alcuna possibilità di riscatto. Belli anche i personaggi positivi, specialmente l'uomo di chiesa che cerca ovunque la sorella scomparsa.

Belissime le scene con Blackbird, dallo scalpamento a tutti i suoi propositi di riscatto frustrati da Tex, bellissimo il finale con Kit sugli scudi (ammirevole il tentativo di Boselli di valorizzare quello che è sempre stato il personaggio fragile del quartetto. A me continua a restare antipatico e quando manca non ne sento la mancanza, ma qui è trattato dall'autore come meglio non si potrebbe).

Ho trovato belissimo anche il lato magico/onirico della vicenda, con lo spirito di Colorado Belle che appare a tormentare i sogni e la realtà di buoni e cattivi. Il ritrovamento finale del corpo nel pozzo è un momento molto toccante.

Font bene, anche se continua a non convincermi del tutto il volto di Tex (e di Kit). Non è tra i miei preferiti ma è comunque molto bravo.

Borden 9 - (grandissima storia ma manca qualcosa che non mi so spiegare per definirla una storia megagalattica).

Font 7

Modificato da valerio
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Just now, valerio dice:

Borden 9 - (grandissima storia ma manca qualcosa che non mi so spiegare per definirla una storia megagalattica).

Font 7

 

Mi costringete a intervenire sempre, questo pomeriggio, sia tu che Diablorojo, andando a stuzzicarmi con le mie storie più amate. Colorado Belle per me è la terza storia in assoluto di Boselli, insieme alle pluricitate Il Passato di Carson e Gli Invincibili. Ci sono degli elementi, in questa storia, che me la fanno amare molto, dal rapporto padre-figlio tra Tex e Kit alla contrapposizione, sempre presente nelle pagine del ranger fin da GLB ma mai trattata con tanta maturità da un lato e delicatezza dall'altro, tra pragmatismo e fede, tra terra e cielo, tra male e bene; per non parlare dell'inquietudine delle prime pagine e della tristezza infinita delle ultime, due tipi diversi di emozione che aprono e chiudono una storia che, nel mezzo, si dimostra dura e spietata, con cattivi superlativi (e sono tanti ma tutti eccellenti) e un Tex e un Kit in grande spolvero, anche grazie alle grinte loro conferite da un Font in stato di grazia. Per tutto questo per me Boselli è semplicemente da 10.

  • Grazie (+1) 1
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<span style="color:red;">14 minuti fa</span>, Leo dice:

 

Mi costringete a intervenire sempre, questo pomeriggio, sia tu che Diablorojo, andando a stuzzicarmi con le mie storie più amate. Colorado Belle per me è la terza storia in assoluto di Boselli, insieme alle pluricitate Il Passato di Carson e Gli Invincibili. Ci sono degli elementi, in questa storia, che me la fanno amare molto, dal rapporto padre-figlio tra Tex e Kit alla contrapposizione, sempre presente nelle pagine del ranger fin da GLB ma mai trattata con tanta maturità da un lato e delicatezza dall'altro, tra pragmatismo e fede, tra terra e cielo, tra male e bene; per non parlare dell'inquietudine delle prime pagine e della tristezza infinita delle ultime, due tipi diversi di emozione che aprono e chiudono una storia che, nel mezzo, si dimostra dura e spietata, con cattivi superlativi (e sono tanti ma tutti eccellenti) e un Tex e un Kit in grande spolvero, anche grazie alle grinte loro conferite da un Font in stato di grazia. Per tutto questo per me Boselli è semplicemente da 10.

Certo. Ci sta, ci sta. E' questione di centimetri, come dicevano Al Pacino in "ogni maledetta domenica" e Rocco Siffredi in tutta la sua filmografia.

Si tratta di sensazioni alla fin fine, quando si parla di grandi storie, e il discrimine tra un 9-, un 9 o un 10 è molto molto labile e personale.

Comunque io non dò mai 10 o quasi. Penso di averlo dato, finora, solo a Patagonia per quanto riguarda gli autori, ma posso sbagliarmi,

Mi correggo. L'ho dato anche a Berardi, con lode. E bhe...non potevo esimermi.

Va detto che non ho ancora riletto le maggiori di GLB, molti caposaldi di Nizzi (tipo Furia Rossa o Anderville) e il Passato di Carson...

Non è detto che la rilettura mi stuzzicherà dei 10, ma chissà...certamente ci potrebbero essere delle chance.

  • Haha (0) 1
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La storia in questione è semplicemente splendida...Colorado Bell è un ossessione per tutti:per Kit (cui appare in sogno all'inizio come un angelo anche se il lettore la ritiene ancora viva) per il fratello reverendo (che non sa darsi pace e continua a cercarla non credendola né morta né una sottana da saloon) per il gunman violento ma allo stesso tempo tormentato dal "gran due di picche"che la donna gli rifilò anni prima rifiutando di diventare la sua donna e la sua complice...

Atmosfere horror e cupe,la ricerca della verità e del trionfo della giustizia porteranno Tex a scontrarsi con gli Utes di Bisonte Nero che accettano l amicizia dei fuorilegge solo per convenienza e non per rispetto reciproco...

La banda avversaria è quanto mai agguerrita e ben assortita...la miglior "feccia dell'Ovest" ne fa parte,tra cui ricordo con piacere un Cinese svelto di coltello, un falso Piedidolci più spietato e furbo di Deadman Dick e un negro di poche parole (chissà,magari un ex Buffalo Soldier rinnegato...)

 

La sfida nella città morta è quanto di più western si possa desiderare.

Per me siamo al quasi capolavoro,ma sempre dietro a "Vegas"...

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  • 4 mesi dopo...
  • 1 mese dopo...

Ottima storia. Trovo molto belle le storie di Boselli in cui inserisce un tocco di sovrannaturale. 

Azzeccato e affascinante il personaggio di Colorado Belle, della quale solo alla fine si svelerà il mistero, mentre anche i cattivi della storia, tutti degni di nota, sono caratterizzati davvero bene. Un altro personaggio meraviglioso della vicenda è il simpatico reverendo. Essendo una persona normalissima (non è un eroe), spesso mi sono identificato più con lui che con Tex, e in questo modo ho avuto la sensazione di cavalcare al loro fianco. Penso che anch'io, se avessi l'onore di incontrare Tex e Kit, non potrei fare a meno di chiedere: "Ma come fate? Io scorgo a malapena qualche mezzo segno di zoccolo qua e là...e solo perché me l'avete fatto notare!", pur conoscendo già la risposta che mi daranno. 

Stupende, sia all'inizio che verso la fine, le scene ambientate nella ghost town, in cui si avverte la presenza di Colorado Belle. Ottimi anche i personaggi di Mark e Annie, due ragazzini in gamba. Bella e ricca di tensione la scena dello scontro nella ghost town, che mi ha ricordato quello a Bannock ne "Il passato di Carson". Magnifico il colpo di scena finale su Colorado Belle. Gioiellino Boselliano.

Per quanto riguarda i disegni, non vado matto per Font. I volti non mi convincono affatto, ma invece adoro i suoi paesaggi e le atmosfere. Nella ghost town col temporale, mi sembrava di sentir scricchiolare le travi di legno e sentir cigolare le porte. Penso che quindi un 8 se lo meriti.

Spettacolari le copertine: esagero a dire che "Colorado Belle" è una delle migliori di Villa?

 

Soggetto/Sceneggiatura: 9,5

Disegni: 8

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  • 4 mesi dopo...

E' sempre un piacere, per me, tornare a rileggere questa bellissima storia che, forse, è da sempre oggetto di una leggera sottovalutazione. Alla struttura tipicamente western, ricca di topoi quali la natura selvaggia, una tribù indiana, una variegata banda di assassini senza scrupoli ed una città fantasma, Boselli ha ben pensato di aggiungere un tocco di soprannaturale, appena accennato, una trovata assai "dampyriana" che, a mio parere, non solo non ne ha snaturato l'impostazione assai classica, ma al contrario le ha conferito il cosiddetto quid in più. Un risultato cui, ovviamente, ha contribuito non poco la superba prova ai disegni di Font.

 

Credo proprio che Tex dica bene, alla fine: è come se lo spirito di Alice, in arte Colorado Belle, avesse effettivamente conservato un minimo di autocoscienza in attesa che il fratello Charles ne ritrovasse le spoglie e - aggiungerei - contestualmente potesse trovare finalmente pace con il contestuale castigo abbattutosi sui responsabili della sua morte.

 

Per il resto, mi è piaciuta parecchio la caratterizzazione dei fuorilegge, a cominciare dal capo Deadman Dick, ciascuno con le sue peculiarità più o meno emerse e, quindi, non banalizzati come semplici criminali senza scrupoli. Stesso discorso per il loro (presunto) alleato Bisonte Nero, capo di una tribù di Utes nonché pittoresco filibustiere, oltre che naturalmente per gli occasionali pards dei Nostri, il reverendo Charles Morrow ed i giovani Mark ed Annie.

 

Plauso ultimo, ma certo non per importanza, alla scelta di Boselli -  evento non raro ma neppure così frequente in tanti anni di saga - di far coadiuvare Tex dal solo Kit, che non solo offre una prova impeccabile dimostrandosi degno figlio di suo padre, ma anche quando si trova a dover agire da solo lo fa con grande sicurezza e disinvoltura, prendendo sempre la decisione migliore.

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  • 4 mesi dopo...

Allora...Riletta oggi dopo sedici anni. Storia bella, particolare e di atmosfera. Come al solito Boselli mette in scena un gruppetto di personaggi al servizio della trama. Li caratterizza e, grazie al tratto di Font (non è tra i miei preferiti lo stesso), li dipinge. C'è azione, c'è sentimento, c'è soprannaturale. Piccole sbavature solo sul cattivo principale (Deadman) che non dà troppo filo da torcere. Ottima storia e tra le migliori del centinaio. Non un capolavoro però (tipo La grande invasione, Gli invincibili, il passato di Carson). 

Il 7/6/2020 at 17:50, Leo dice:

 

Mi costringete a intervenire sempre, questo pomeriggio, sia tu che Diablorojo, andando a stuzzicarmi con le mie storie più amate. Colorado Belle per me è la terza storia in assoluto di Boselli, insieme alle pluricitate Il Passato di Carson e Gli Invincibili. Ci sono degli elementi, in questa storia, che me la fanno amare molto, dal rapporto padre-figlio tra Tex e Kit alla contrapposizione, sempre presente nelle pagine del ranger fin da GLB ma mai trattata con tanta maturità da un lato e delicatezza dall'altro, tra pragmatismo e fede, tra terra e cielo, tra male e bene; per non parlare dell'inquietudine delle prime pagine e della tristezza infinita delle ultime, due tipi diversi di emozione che aprono e chiudono una storia che, nel mezzo, si dimostra dura e spietata, con cattivi superlativi (e sono tanti ma tutti eccellenti) e un Tex e un Kit in grande spolvero, anche grazie alle grinte loro conferite da un Font in stato di grazia. Per tutto questo per me Boselli è semplicemente da 10.

Secondo me è dietro la triade Il passato, gli invincibili, la grande invasione. Per me i tre capolavori del Boss (e nella top ten della saga). Però è la prima o tra le prime dei "non capolavori" Boselliani. 

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  • 1 mese dopo...

Mi è piaciuta davvero tanto questa storia "misteriosa" proposta ormai molti anni fa. È stata la prima storia di questo genere che ho letto e devo dire che mi ha entusiasmato dall'inizio alla fine per quanto riguarda entrambi i filoni principali della storia. La ricerca della banda di Deadman si svolge più su un filone classico con Tex al centro della trama coadiuvato da Kit che riesce ad uscire dall'ombra del padre e ritagliarsi un ruolo importante. La ricerca di Colorado Belle da parte del fratello predicatore è invece la novità di quest'albo ed è ottimamente sceneggiata con un finale di cui sono riuscito ad intuire qualcosa solo verso la fine, nella scena dello specchio. 

Ottima la prova di Font nel ricreare le atmosfere lugubri della ghost town e dei paesaggi del Colorado, qualche appunto sulle figure intere dei personaggi,  Tex compreso, spesso troppo minuscole.

 

9 il mio voto complessivo 

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  • 1 anno dopo...

Riletta a distanza di molti anni questa storia mantiene intatte le sue prerogative e i suoi punti di forza.

A dominare su tutto è proprio la capacità di Boselli e Font di creare un'atmosfera ricca di fascino e di mistero, un climax narrativo da classica ghost/story che tuttavia non rinuncia alla necessaria carica action e alla proposizione di un Tex assoluto protagonista, granitico e implacabile giustiziere.

La sequenza iniziale che vede Kit Willer arrivare nella città fantasma di Yellow Sky si apre con la voce fuori campo di Colorado Belle, una trovata originale di gran classe che oltre ad introdurre la figura della sfortunata co-protagonista è fondamentale per imprimere alla storia quell’atmosfera misteriosa dal tratto tipicamente gotico che le strepitose matite di Alfonso Font fanno quasi uscire dalle pagine.

Il disegnatore spagnolo è bravissimo nelle definizione degli ambienti quanto nella rappresentazione degli elementi atmosferici, il Colorado descritto in questa storia ci appare con i suoi improvvisi temporali inospitale e freddo, ci sembra quasi di sentire gli spifferi del vento sulle assi marce del Colorado saloon, trasportati come per magia dentro la storia e di questo bisogna dare i massimi riconoscimenti a Font autore di una prova maiuscola.

Boselli non gli è da meno perché in un racconto che punta molto sull'ambientazione e sull'atmosfera riesce ad inserire un Tex solido e classico, che "assalta" il campo di Bisonte nero rendendosi protagonista di un duello vecchio stampo contro il viscido e sfuggente Blackbird, uno scontro dall'esito scontato ma dalla messa in scena appassionante e realistica, Blackbird così come tutti gli elementi della banda di Deadman Dick sono perfettamente descritti nella loro essenza di assassini senza scrupoli (la sequenza dello sterminio della carovana lascia il segno).

L'elemento fantastico nella saga texiana non è certo una novità, in questo caso viene proposto senza esagerare e il risultato è a mio avviso ottimo, anche se devo ammettere che fin dalla prima lettura, vecchia ormai di molti anni, il colpo di scene finale mi è apparso abbastanza "telefonato", cosa che tuttavia non ha scalfito minimamente il piacere della lettura.

Storia: 8 Disegni 8.5

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2 ore fa, Kamoose dice:

Riletta a distanza di molti anni questa storia mantiene intatte le sue prerogative e i suoi punti di forza.

A dominare su tutto è proprio la capacità di Boselli e Font di creare un'atmosfera ricca di fascino e di mistero, un climax narrativo da classica ghost/story che tuttavia non rinuncia alla necessaria carica action e alla proposizione di un Tex assoluto protagonista, granitico e implacabile giustiziere.

La sequenza iniziale che vede Kit Willer arrivare nella città fantasma di Yellow Sky si apre con la voce fuori campo di Colorado Belle, una trovata originale di gran classe che oltre ad introdurre la figura della sfortunata co-protagonista è fondamentale per imprimere alla storia quell’atmosfera misteriosa dal tratto tipicamente gotico che le strepitose matite di Alfonso Font fanno quasi uscire dalle pagine.

Il disegnatore spagnolo è bravissimo nelle definizione degli ambienti quanto nella rappresentazione degli elementi atmosferici, il Colorado descritto in questa storia ci appare con i suoi improvvisi temporali inospitale e freddo, ci sembra quasi di sentire gli spifferi del vento sulle assi marce del Colorado saloon, trasportati come per magia dentro la storia e di questo bisogna dare i massimi riconoscimenti a Font autore di una prova maiuscola.

Boselli non gli è da meno perché in un racconto che punta molto sull'ambientazione e sull'atmosfera riesce ad inserire un Tex solido e classico, che "assalta" il campo di Bisonte nero rendendosi protagonista di un duello vecchio stampo contro il viscido e sfuggente Blackbird, uno scontro dall'esito scontato ma dalla messa in scena appassionante e realistica, Blackbird così come tutti gli elementi della banda di Deadman Dick sono perfettamente descritti nella loro essenza di assassini senza scrupoli (la sequenza dello sterminio della carovana lascia il segno).

L'elemento fantastico nella saga texiana non è certo una novità, in questo caso viene proposto senza esagerare e il risultato è a mio avviso ottimo, anche se devo ammettere che fin dalla prima lettura, vecchia ormai di molti anni, il colpo di scene finale mi è apparso abbastanza "telefonato", cosa che tuttavia non ha scalfito minimamente il piacere della lettura.

Storia: 8 Disegni 8.5

 

Ho apprezzato moltissimo il tuo commento, Kamoose, come anche la storia cui fa riferimento, una delle piu belle.

Una scena che tu non hai citato e che a me colpì molto fu quella in cui il reverendo vuole parlare con Blackbird per avere notizie della sorella. La buona fede dell'uomo di chiesa non consente a quest'ultimo di immaginare gli abissi dell'animo umano, a differenza di Tex che insiste perché quel confronto non abbia luogo, perché il ranger ne conosce perfettamente l'esito, da conoscitore di uomini qual è. E infatti poco dopo, lo sguardo terribile, di pura malvagità, di Blackbird, confermando quanto Tex si aspettava, sconvolge il fratello di Alice che non riesce più a sostenere la vista di quegli occhi abietti e perversi. Scena a mio parere superlativa.

 

Circa la scena finale, io all'epoca non la trovai telefonata. La Colorado Belle che parlava all'inizio della storia, è un fantasma o è ancora viva? C'è ambiguità, non risolta fino alla fine della storia. Che lei potesse intervenire sul finale era da aspettarsi, d'accordo, ma la bellezza di quella scena sta nel NON intervento di Alice: la ragazza non fa nulla per salvare il fratello, si limita ad apparire, con uno sguardo disperato. Forse ancora non ha alcuna consapevolezza di ciò che è diventata, per questo è terrorizzata, con lo sguardo sperduto. È un attimo, e poi scompare: un'apparizione lieve e fugace, ma decisiva, e che stretta al cuore, poi, a vederne i resti in quel pozzo!

 

La vignetta finale poi, nella città fantasma battuta dall'indomabile vento del Colorado, con Charles che si volta per l'ultimo saluto alla sorella, è il suggello perfetto al capolavoro di Boselli e di Font.

Modificato da Leo
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<span style="color:red">1 ora fa</span>, Leo dice:

 

Ho apprezzato moltissimo il tuo commento, Kamoose, come anche la storia cui fa riferimento, una delle piu belle.

Una scena che tu non hai citato e che a me colpì molto fu quella in cui il reverendo vuole parlare con Blackbird per avere notizie della sorella. La buona fede dell'uomo di chiesa non consente a quest'ultimo di immaginare gli abissi dell'animo umano, a differenza di Tex che insiste perché quel confronto non abbia luogo, perché il ranger ne conosce perfettamente l'esito, da conoscitore di uomini qual è. E infatti poco dopo, lo sguardo terribile, di pura malvagità, di Blackbird, confermando quanto Tex si aspettava, sconvolge il fratello di Alice che non riesce più a sostenere la vista di quegli occhi abietti e perversi. Scena a mio parere superlativa.

Ciao Leo e grazie per le belle parole. :ok:

Non posso che concordare sulla scena che citi, è un altro dei momenti top di questa storia, utile a definire ancora meglio le nette differenze tra un uomo di fede (decisamente ingenuo) come il reverendo e un uomo d’azione come Tex, che meglio di chiunque altro conosce la spietatezza del west e dei vermi come Blackbird che lo popolano, del resto c’erano stati già in precedenza diversi accenni in questo senso.

<span style="color:red">1 ora fa</span>, Leo dice:

Circa la scena finale, io all'epoca non la trovai telefonata. La Colorado Belle che parlava all'inizio della storia, è un fantasma o è ancora viva? C'è ambiguità, non risolta fino alla fine della storia. Che lei potesse intervenire sul finale era da aspettarsi, d'accordo, ma la bellezza di quella scena sta nel NON intervento di Alice: la ragazza non fa nulla per salvare il fratello, si limita ad apparire, con uno sguardo disperato. Forse ancora non ha alcuna consapevolezza di ciò che è diventata, per questo è terrorizzata, con lo sguardo sperduto. È un attimo, e poi scompare: un'apparizione lieve e fugace, ma decisiva, e che stretta al cuore, poi, a vederne i resti in quel pozzo!

 

La vignetta finale poi, nella città fantasma battuta dall'indomabile vento del Colorado, con Charles che si volta per l'ultimo saluto alla sorella, è il suggello perfetto al capolavoro di Boselli e di Font.

Per quanto riguarda il finale e più in generale il personaggio di Colorado Belle è vero che si naviga nel territorio dell’ambiguità (giusto così!) ma in tutta sincerità ricordo che fin dalla mia prima lettura mi sembrò evidente che si trattava di un fantasma e non di una presenza reale, del resto per logica era difficile immaginare che una donna sola potesse vivere per molto tempo (mesi, anni?) in una città fantasma, frequentata a volte persino dalla stessa banda di Deadman Dick senza farsi scoprire.

Per paradosso, ma questa è solo la mia idea, il vero colpo di scena sarebbe stato quello di scoprire che Alice non era morta, chiaramente in questo caso Boselli avrebbe dovuto spiegare come aveva fatto a sopravvivere e perché si ostinava a rimanere tutta sola a Yellow Sky. :D

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  • 6 mesi dopo...

Visto che in un'altra discussione si parlava di pessimismo e ottimismo degli autori di Tex, riprendo alcune cose che avevo scritto su questa storia in un altro topic.

 

"Colorado Belle" è la storia più pessimista di Boselli, secondo me. Qui nessun cattivo accenna minimamente a modificare il proprio comportamento né meno che meno a redimersi (come avviene invece in tante altre sue avventure),  solo il reverendo Morrow si modifica nel corso della vicenda, ma solo per una maggiore consapevolezza di quanto possa essere grande il Male commesso dagli uomini, non nel comportamento oppure nel carattere, che anzi sembra peggiorato ("Come è cambiato... E come è triste!" pensa il fantasma di Alice rivedendolo dopo anni in città, da dietro i vetri di una finestra).

 

Tutta la vicenda ruota attorno ad Alice, l'ossessione di tutti, che la cercano senza trovarla, a partire da Kit Willer all'inizio, proseguendo col fratello e soprattutto con il capo dei banditi. Alla fine però l'oggetto del desiderio si scoprirà essere morto da tanto tempo in fondo a un pozzo. Assente ancora prima che iniziasse la sua ricerca.

Di fatto "Colorado Belle" è una storia di fantasmi e di morti (il villain si chiama Deadman, non a caso), senza speranza e senza futuro. E infatti l'ultima vignetta della storia vede i Nostri di spalle (non frontalmente), andarsene dalla città fantasma nel grigiore e nel vento. In questo caso - contrariamente ad altre storie boselliane - il passare del tempo non è servito a molto.

 

Nonostante questo, io penso che nel complesso Boselli come sceneggiatore di Tex sia più ottimista di GL Bonelli. A parte "Colorado Belle", la maggior parte dei suoi capolavori vede una maggiore fiducia nella natura umana e nella possibilità dei personaggi di cambiare, di redimersi, rispetto ai cattivi di GLB (che pure erano tutt'altro che monocordi, privi di sfumature e solamente negativi come qualcuno dice). L'elenco dei villain boselliani che non sono del tutto malvagi o che migliorano nel corso della storia - si sa - è sterminato (persino la sua Tigre nera è meno negativa di quella originale).

 

In più nelle storie di Boselli è molto forte la componente dell'amicizia e dei legami che durano nel tempo (presente anche in GLB ma in modo minore). Basta pensare agli irlandesi ne "Gli invincibili", a "Jethro", al "Passato di Carson" o a tante altre storie in cui il passare del tempo non scalfisce i rapporti affettivi.

Boselli è più romantico.

 

Inoltre la visione del mondo di GLB si è in parte modificata dal 1948 agli anni '80, per cui anche il suo ottimismo si è un po' appannato col tempo.

 

In Ruju, invece, i suoi personaggi più riusciti (e tormentati) o muoiono nel finale (spesso sacrificandosi), o rimangono sospesi in cerca di un'identità che non trovano (vedi Makua) o si salvano per un pelo dopo un lungo calvario (la recente "Pattuglia scomparsa"). Non una visione del mondo molto consolante.

Il problema di molti personaggi di Ruju è che non sanno bene chi sono, divisi tra mondi diversi o divisi in loro stessi, a partire dal ranger della sua prima storia "La prova del fuoco", al bandito diventato frate, a Johnny di "Cuore Apache" e a tanti altri.

 

Nolitta vince in pessimismo perché in lui è proprio tutta la società che è sbagliata, marcia, senza redenzione, vedi "Caccia all'uomo", "El Muerto" (i cittadini vigliacchi che non aiutano Tex),  "Il segno di Cruzado", "Il colonnello Watson" "La grande minaccia". E in più gli amici spesso ti tradiscono ("Giungla crudele").

 

 

 

Modificato da Poe
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44 minutes ago, Poe said:

Visto che in un'altra discussione si parlava di pessimismo e ottimismo degli autori di Tex, riprendo alcune cose che avevo scritto su questa storia in un altro topic.

 

"Colorado Belle" è la storia più pessimista di Boselli, secondo me. Qui nessun cattivo accenna minimamente a modificare il proprio comportamento né meno che meno a redimersi (come avviene invece in tante altre sue avventure),  solo il reverendo Morrow si modifica nel corso della vicenda, ma solo per una maggiore consapevolezza di quanto possa essere grande il Male commesso dagli uomini, non nel comportamento oppure nel carattere, che anzi sembra peggiorato ("Come è cambiato... E come è triste!" pensa il fantasma di Alice rivedendolo dopo anni in città, da dietro i vetri di una finestra).

 

Tutta la vicenda ruota attorno ad Alice, l'ossessione di tutti, che la cercano senza trovarla, a partire da Kit Willer all'inizio, proseguendo col fratello e soprattutto con il capo dei banditi. Alla fine però l'oggetto del desiderio si scoprirà essere morto da tanto tempo in fondo a un pozzo. Assente ancora prima che iniziasse la sua ricerca.

Di fatto "Colorado Belle" è una storia di fantasmi e di morti (il villain si chiama Deadman, non a caso), senza speranza e senza futuro. E infatti l'ultima vignetta della storia vede i Nostri di spalle (non frontalmente), andarsene dalla città fantasma nel grigiore e nel vento. In questo caso - contrariamente ad altre storie boselliane - il passare del tempo non è servito a molto.

 

Nonostante questo, io penso che nel complesso Boselli come sceneggiatore di Tex sia più ottimista di GL Bonelli. A parte "Colorado Belle", la maggior parte dei suoi capolavori vede una maggiore fiducia nella natura umana e nella possibilità dei personaggi di cambiare, di redimersi, rispetto ai cattivi di GLB (che pure erano tutt'altro che monocordi, privi di sfumature e solamente negativi come qualcuno dice). L'elenco dei villain boselliani che non sono del tutto malvagi o che migliorano nel corso della storia - si sa - è sterminato (persino la sua Tigre nera è meno negativa di quella originale).

Nel post in cui parlavo dell'ottimismo e del pessimismo degli autori, facevo esplicitamente riferimento alla visione DEL MONDO, e della società, e della natura umana.

 

Si vede da come la "gente normale" reagisce agli eroi e alle ingiustizie, non dalla storia persona di individui eccezionali (nel bene e nel male) come i protagonisti delle storie (il fatto di scrivere la storia di Stalin non significa che non hai una visione positiva della gente in generale, così come il fatto di avere una visione positiva della maggior parte della gente non implica che adesso devi descrivere positivamente tutti i "cattivi" di cui scrivi, da Stalin a Pol Pot...)

 

La natura umana è sostanzialmente corrotta, tranne pochi individui (eroici, anche se magari a loro modo come Mister No) tutti gli altri tradiscono per denaro o per paura? È una visione possimistica, quella di Nolitta, vero? L'hai scritto anche tu... ma poi se vai a vedere PROPRIO PER QUESTA VISIONE così come non esistono i "buoni" nelle storie di Nolitta non esistono nemmeno i "cattivi": i suoi "cattivi" molto spesso sono malati o sono l'esempio della tesi di "The Killing Joke" di Alan Moore e Bolland: "basta una giornata storta per diventare il Joker". Il Re delle Aquile è prima di tutto una vittima che si sta vendicando, L'Uomo Lupo e Il Mostro della Lagona non sono responsabili dei loro atti, etc.

 

Paradossalmente in Nolitta (almeno nelle storie di Zagor) i "cattivi" sono spesso MIGLIORI della società che li circonda, e ne sono le vere "vittime" (tesi trasportata di peso poi su Tex ne Il Giudice Maddox)

 

Ecco, se fosse possibile valutare la visione della società di un autore da come tratta i suoi "mostri"... paradossalmente otterresti che i più "ottimismi" sul genere umano sono Nolitta e Tiziano Sclavi! Molto più di GL Bonelli e Borden! Infatti, gran parte dei loro "cattivi" sono le vere vittime... di un mondo marcio, violento, ostile, e di un umanità fondamentalmente stupida e cattiva che odia, uccide e che tutto distrugge! Che bell'ottimismo sulla natura umana! :lol::lol::lol:

 

No, per giungere a risultati assurdi e senza senso, devi vedere come vedono la società e la gente comune, non i "mostri"...

 

Poi, la frequenza della "redenzione del cattivo", non dice NULLA sulla loro visione della gente comune: ci dice semplicemente quanto "gli piace" quel trope.

 

GL Bonelli lo usava in maniera infrequente, più che di vera e propria "redenzione" nei suoi cattivi si vede invece una propria dignità o grandezza. O, anche negli sgherro di basso rango colpiti a morte, c'è il tempo di fare quattro chiacchiere con Tex fumandosi l'ultima sigaretta. (In generale nelle storie di GL Bonelli quelli rappresentati in maniera davvero spregevole sono quelli che rubano in guanti bianchi con le carte bollate, i politicanti, i funzionari corrotti, i generali che mandano al macello i loro uomini sognando la gloria: chi ha il coraggio di affrontare Tex pistole in pugno è rappresentato generalmente molto meglio)

 

Mentre invece... Boselli è OSSESSIONATO dal tema del "nemico che diventa amico"! Davvero! L'ha usato tante volte che ormai ci si fanno le battute sopra! E nota che i suoi "cattivi" in genere... fanno solo questo: da cattivi passano dalla parte della legge. Spesso senza "addurre una motivazione plausibile". Non hanno comportamenti "nobili" da "cattivi". I risultati quindi sono molto altalenanti, in alcune storie per me funziona benissimo (la Grande Invasione è quella dove per me riesce meglio ad affrontare il tema, proprio perchè per una volta in realtà il "cattivo" se non fosse stato ferito col cavolo che tornava...), in altre... aspetti con rassegnazione l'inevitabile voltafaccia del "buon cattivo" e pensi "l'ha fatto ancora!" :azz:

 

1 hour ago, Poe said:

In più nelle storie di Boselli è molto forte la componente dell'amicizia e dei legami che durano nel tempo (presente anche in GLB ma in modo minore). Basta pensare agli irlandesi ne "Gli invincibili", a "Jethro", al "Passato di Carson" o a tante altre storie in cui il passare del tempo non scalfisce i rapporti affettivi.

Boselli è più romantico.

 

Soprattutto, il "passaggio del tempo" è una delle altre cose che ama mettere nelle storie (che cos'è Tex Willer se non il mettere il passaggio del tempo dentro le storie di Tex, raccontando Tex non some un "eterno presente" ma come "la vita di..."?

 

Questo passaggio del tempo lo applica alle amicizie, ma anche agli amori, ai rapporti familiari, agli odi... non ci vedo una "prevalenza" del tema dell'amicizia se non quando si "incrocia" appunto con l'ossessione del nemico-amico (quindi vediamo kit Willer diventare amico di un sacco di gente che non avrebbe alcun motivo per stimare, tipo "colpo di fulmine", anche quando non c'è il tempo di mezzo: ovvio che il tema compare - ossessivamente - anche in quelle storie)

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