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TWF - Tex Willer Forum

[Maxi Tex N.32] La grande congiura


MacParland
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46 minuti fa, Diablero dice:

Ma se ho persino detto che questo albo di Nizzi mi ha dato una grandissima soddisfazione! :angry:

 

(quando l'ho lasciato in edicola...  :P )

 

A parte gli scherzi, noterai che non ho detto NULLA su questa storia, appunto perchè non l'ho letta (e non ho nessuna intenzione di leggerla, io con Nizzi ho CHIUSO), e ho risposto SOLO quando si parlava D'ALTRO.

 

Certo che si si usano i commenti ad una storia di Nizzi per fare affermazioni su Nizzi, sui lettori di Tex in generale, su quelli che "vivisezionano le storie", su Bonelli e GL Bonelli, etc, poi non è che si possa invocare come difesa "non hai letto la storia, quindi non puoi fare affermazioni generali sui Tex. Noi sì.

 

E la lista postata da Leo è quella sì una provocazione, visto che mette insieme cose dette da utenti diversi e che nessuno pensa globalmente 9la 1 e la 3 sono mutualmente esclusive, la 3 stata avanzata come ipotesi per negare la 1, non si possono mettere insieme come se fosse un programma elettorale. E, personalmente, anche se vengo tirato per la giacchetta da inizio thread, non mi riconosco in NESSUNA di quelle affermazioni e alcune le ho pure contestate...)

Si si, è chiaro non hai detto nulla di questa storia, non volevo essere polemico. Dicevo che come al solito, ad ogni storia di Nizzi, si parte tutti per la tangente dicendo sempre le stesse cose. Ormai le posizioni singole le abbiamo capite, oltretutto....

49 minuti fa, Carlo Monni dice:

Una cosa è chiara fin dalle prime interviste di Nizzi: per lui scrivere Tex era fin dall'inizio solo ed esclusivamente un lavoro, nulla di più. Ha candidamente ammesso che lui Tex da bambino e da ragazzo lo aveva letto solo saltuariamente e perfino che non lo apprezzava particolarmente. Da bravo professionista si è letto tutte o quasi le storie di G.L. Bonelli, così dice ed io sono disposto a credergli. Il problema è che ne ha ricavato una formula in stile matematico. Ha ridotto le storie ad una serie di "funzioni" a cui poi si è attento scrupolosamente. 

Io, che pure ho apprezzato quelle storie, ho sempre definito Nizzi manierista proprio per questo motivo. Nelle sue primissime storie si ritrovano spesso intere sequenze prese pari pari da vecchie storie di GLB. Prendiamo "Gli strangolatori", storia che pure mi è piaciuta: l'inizio è ripreso pari pari da quello di "Terrore nella savana" trasferendo l'azione dalle paludi della Florida alla foresta di Brazoria compreso il fatto che l'ultimo superstite scappa lasciandosi trasportare dall'acqua e quando viene ritrovato stringe in pugno qualcosa strappato ai suoi aggressori. E di esempi così ne potrei citare altri.3

Mi si dirà: ma per gli altri non è forse un lavoro? Ovviamente ma c'è un grossa differenza; Boselli, Manfredi, Ruju, Rauch, Burattini, quale che sia l'opinione che si ha sulla qualità delle loro storie, hanno tutti letto Tex da ragazzi ed a loro piace scriverlo, è una grossa differenza.

Diablero ha ragione quando smentisce Nizzi sul fatto che che le storie di G.L. Bonelli iniziano tutte allo stesso modo ossia con qualcuno che gli affida una missione perché non è assolutamente vero. Ci sono diverse varianti ed in alcuni casi, per esempio in "Diablero" c'è anche un articolato prologo. 

Che Nizzi inconsciamente detesti Tex può essere vero. Dal suo libro intervista con Guarino traspare tutta la sua delusione ed insoddisfazione per essere stato di fatto costretto a lasciare Nick Raider per dedicarsi a Tex in via esclusiva ed attribuisce anche a questo la sua crisi creativa. Diciamolo francamente, perché non è certo un'eresia: Sergio Bonelli e Decio Canzio hanno sbagliato nell'intestardirsi a volergli far scrivere Tex a tutti i costi..

Nizzi ha poi finito per convincersi di essere l'unico capace di scrivere Tex come si deve e di questo la responsabilità è anche di certi fan estremisti.

Si, va detto che non dovrebbe avere alcuna importanza sapere se l'autore ama o non ama il personaggio, non è quello il metro di giudizio. Poi noi, da innamorati di Tex, ci incavoliamo se un autore non ama il personaggio, o non accetta di scriverlo (tipo Berardi ad esempio) eccetera, ma lo sceneggiatore o il disegnatore sono dei professionisti che prestano il loro servizio per lavoro, non gli è affatto richiesto di amare il personaggio.

Non ho idea se Nizzi odi o non odi Tex, in una recente intervista, quando gli chiesero chi amasse di più dei personaggi per cui ha scritto, disse che ormai ama molto Tex perchè dopo tanti anni fa parte della sua vita, quindi nonc redo nemmeno che non lo ami, certo avrà avuto un rapporto travagliato, in ogni caso non ha alcuna importanza ai fini del lavoro di uno sceneggiatore. Va giudicato quello che scrive.

Modificato da valerio
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E alla fine ho preso anche questo Maxi. Anche se mi ero detto : coi Maxi, basta. Ma qui c'è Alessandrini ai disegni. Alessandrini è una leggenda. Alessandrini che torna a illustrare Tex, non potevo proprio lasciarlo in edicola. Alessandrini col western ci sta dentro alla grandissima : sin dai tempi di Ken Parker...il suo stile spigoloso, che tende all'astrazione, ma al contempo conserva una sporcizia che ti fa respirare l'aria polverosa del sudovest. Coi suoi deserti irti di rovi e arbusti riarsi, le rocce e le alture che scivolano e si fondono in un cielo di nuvole senza soluzione di continuità. E la maestria dei colpi in arrivo...le vetrate e le lampade fracassate nella sparatoria al ristorante : non si vede così spesso, una tale maestria.

Sono stato contento di averlo preso, anche per la storia : Nizzi si muove, come sempre in questa fase post-ritorno, su terreni a lui noti e confortevoli (le congiure dei politicanti di Washington, gli squadroni di giacche blu capitanate da palloni gonfiati a minacciare la pace nel Sudovest). Stavolta imbastisce un intreccio articolato, che col procedere della narrazione si ramifica : i pards si dividono, subentrano divagazioni/deviazioni (Kit aggredito dai predoni ; l'episodio di Miss Lola e "l'uomo che sussurrava nel sonno" in cui, a giudicare dai commenti, molti ci hanno capito pochino), e una gusto corale che regala personaggi secondari ma a loro modo "importanti" resi con pochi, vivaci, tratti (il capitano Morris, il vecchio Samuel). Aggiungendoci la fluidità del racconto, la felicità delle caratterizzazioni e dei dialoghi (dove si torna finalmente a respirare l'affiatamento e l'(auto)ironia tra i pards), devo dire di essermi sorpreso a trovare probabilmente il miglior Nizzi del dopo ritorno. E poi scene come quali quella nella redazione del giornale e lo sganassone al Colonnello. Quanto mancava QUESTO Tex.

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<span style="color:red">44 minuti fa</span>, Testa di Vitello dice:

E alla fine ho preso anche questo Maxi. Anche se mi ero detto : coi Maxi, basta. Ma qui c'è Alessandrini ai disegni. Alessandrini è una leggenda. Alessandrini che torna a illustrare Tex, non potevo proprio lasciarlo in edicola. Alessandrini col western ci sta dentro alla grandissima : sin dai tempi di Ken Parker...il suo stile spigoloso, che tende all'astrazione, ma al contempo conserva una sporcizia che ti fa respirare l'aria polverosa del sudovest. Coi suoi deserti irti di rovi e arbusti riarsi, le rocce e le alture che scivolano e si fondono in un cielo di nuvole senza soluzione di continuità. E la maestria dei colpi in arrivo...le vetrate e le lampade fracassate nella sparatoria al ristorante : non si vede così spesso, una tale maestria.

Sono stato contento di averlo preso, anche per la storia : Nizzi si muove, come sempre in questa fase post-ritorno, su terreni a lui noti e confortevoli (le congiure dei politicanti di Washington, gli squadroni di giacche blu capitanate da palloni gonfiati a minacciare la pace nel Sudovest). Stavolta imbastisce un intreccio articolato, che col procedere della narrazione si ramifica : i pards si dividono, subentrano divagazioni/deviazioni (Kit aggredito dai predoni ; l'episodio di Miss Lola e "l'uomo che sussurrava nel sonno" in cui, a giudicare dai commenti, molti ci hanno capito pochino), e una gusto corale che regala personaggi secondari ma a loro modo "importanti" resi con pochi, vivaci, tratti (il capitano Morris, il vecchio Samuel). Aggiungendoci la fluidità del racconto, la felicità delle caratterizzazioni e dei dialoghi (dove si torna finalmente a respirare l'affiatamento e l'(auto)ironia tra i pards), devo dire di essermi sorpreso a trovare probabilmente il miglior Nizzi del dopo ritorno. E poi scene come quali quella nella redazione del giornale e lo sganassone al Colonnello. Quanto mancava QUESTO Tex.

 

Quoto tutto, è un commento che faccio mio, oltre che per la storia (per QUESTO Tex) anche per il disegnatore: preso dalla querelle su Nizzi, non ho detto nulla sui disegni, che ho apprezzato.

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Leo dice:

 

PapeSatan, un utente con cui vado solitamente d'accordo, accusa Nizzi di scrivere deliberatamente male per andare contro Boselli.

Premesso che non ho nessun pregiudizio verso Nizzi, come si può facilmente rilevare leggendo altri miei interventi in questo forum, ho detto che Nizzi IN QUESTA STORIA (ed è esclusivamente questa a cui si riferisce il mio commento) appare come se, dall'alto del suo nome e della sua carriera, avesse sceneggiato per inerzia e clichè, cioè non ci avesse messo quella maestria e cura particolare che ci si aspetta da un autore reputato essere l'anima di Tex. Fregandosene del risultato. Infatti, è una storia disseminata di così tanti difetti che, se non fossero deliberati o almeno stati sottoposti a uno sforzo autoriale per eliminarli, dovrebbero portarci a concludere che un tal sceneggiatore è una schiappa: infatti, è deliberato o è Nizzi dilettante quando Kit Willer chiede "dove avranno condotto Parker?" e Tiger Jack risponde "devono averlo portato in un posto dove possano nasconderlo e sorvegliarlo"? E' deliberato o è Nizzi ridicolo quando Holmer dice "si dà il caso che il notaio sia andato a Boston, sua moglie è andata a trovare certi suoi parenti a Chicago e che quindi nel suo studio, che tu ben conosci perchè ci sei stato UNA VOLTA, non ci sarà nessuno a parte un ANZIANO maggiordomo SORDO" (mancava solo che fosse cieco e paralitico e che Holmer avesse la chiave di ingresso)? Evito di ripetere tutti gli altri difetti che ho elencato nel mio primo post, ma ribadisco che se non fossero deliberati o frutto di presuntuosa superficialità, se non di deliberata scelta per screditare Tex o altri (ipotesi che posso anche rifiutare), allora denoterebbero l'incapacità di scrivere un Tex anche solo da sufficienza. Almeno in QUESTA storia. E ribadisco che il mio giudizio è relativo a QUESTA SPECIFICA STORIA, visto che non appartengo a nessuna setta pro o contro qualcuno (eccezion fatta per la mia fede calcistica).

Rispetto il giudizio di chi ha apprezzato questo Maxi, così come può essere piaciuta una partita di calcio in cui il pallone rimbalzava su uno spelacchiato campo di patate, l'arbitro non ha concesso tre rigori clamorosi, le difese hanno fatto acqua da tutte le parti e ciononostante gli attaccanti si sono mangiati mezza dozzina di gol.

Magari mi sarei divertito anch'io, ma se avessi dovuto scrivere un articolo con l'analisi tecnica della partita avrei detto che è stata una partita da 3 in pagella in cui in campo non ho visto nè la grande Olanda di Cruyiff nè il grande Milan di Sacchi.

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<span style="color:red">6 minuti fa</span>, PapeSatan dice:

nè il grande Milan di Sacchi

 

Dal che devo desumere che la tua fede calcistica è rossonera?

 

Comunque, non condivido la tua lettura, ma in effetti non volevo accusarti di animosita' antinizziana: è che le critiche a Nizzi, mosse in via generale ma partendo da questa storia, stavolta mi son parse ingenerose. 

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<span style="color:red">6 minuti fa</span>, Leo dice:

 

Dal che devo desumere che la tua fede calcistica è rossonera?

 

Assolutamente no, ma da tifoso e presunto esperto di calcio ho inteso paragonare Bonelli padre alla grande Olanda (cioè la creatività, la fantasia, il "fuoriclassismo") e Boselli al Milan di Sacchi (cioè il solido, studiato e armonioso costrutto delle sue "trame di gioco"). Non a caso: mi pare di ricordare che Boselli sia proprio milanista.

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Premessa: non ero affatto sicuro che questo maxi valesse la spesa, difatti fino all’ultimo sono stato indeciso se comprarlo o meno.

 

Sapendo che ogni volta che si parla di Nizzi sul Forum bisogna usare i piedi di piombo, prima che io possa essere nuovamente etichettato o classificato “guelfo o ghibellino” (non sarebbe la prima volta e temo che non sarà nemmeno l’ultima) torno a specificare che, pur essendo cresciuto con le sue storie e averlo ammirato molto nel passato, sono il primo a riconoscere la sua inarrestabile involuzione creativa degli ultimi  decenni e non ho mai lesinato le mie critiche in proposito quando il livello delle trame ha toccato punti molto bassi, d’altronde se si vuole giudicare un’opera d’arte, l’imparzialità deve essere l’unica rocca salda che non deve venire meno per essere credibili.

 

Come già avuto modo di dire in precedenza, purtroppo noto che difficilmente i giudizi e i toni si mantengono tali da garantire un confronto pacato e costruttivo quando si discute del “famigerato” autore in questione: onestamente reputo decisamente fuori luogo alcune posizioni estremiste (sia “pro” che “contro”) come è piuttosto fastidioso essere delegati in una presunta fazione, se si esprime il proprio punto di vista; come se in fondo fosse un’offesa avere dei gusti che possano portarti ad apprezzare storie di tizio o patenti che denotino meriti ed elogi se si approvino storie di caio.

Continuo a sostenere che la soggettività è il fulcro su cui ruota ogni punto di vista e che se non si torna ad avere rispetto e comprensione del parere altrui (soprattutto quando diverge dal proprio) non ha più tanto senso provare a intavolare conversazioni sul Forum: si finisce solo col litigare o insultare velatamente gli interlocutori che possiedono punti di vista non condivisi.

 

Chiusa la parentesi (spinosa lo ammetto, ma bisogna sempre avere il coraggio di dire ciò che si pensa) torno a dedicarmi all’albo in questione, che in fondo rappresenta il nocciolo del topic.

 

Ho fatto bene a spendere il deca per questo maxi? Si!

La storia non è un capolavoro ma è onesta e scorrevole.

Anch’io credo che rappresenti la migliore partorita nel periodo del “Nizzi bis”.

 

L’autore mi ha dato l’impressione di chi, sapendo di avere ospiti a cena, decide di cucinare le pietanze che sa far meglio per non sfigurare. Magari in alcune portate manca un po’ di sale e in altre la cottura non è perfetta, ma nel complesso i manicaretti si presentano bene e soddisfano i palati dei presenti. Qualche critico potrà legittimamente muovere l’appunto che la cucina sia poco innovativa e non all’altezza degli Chef Gourmet, ma le ambizioni ai fornelli non erano rivolte alla valutazioni stellate e l’esito è comunque accettabile.

 

Non è certo la prima volta che si tocca l’argomento della congiura e del tentativo di impadronirsi dei giacimenti della riserva Navajo: Nizzi in passato si è spesso cimentato con merito su questi soggetti e ci riprova per questa lunga storia affidata agli inconfondibili pennelli di Alessandrini.

 

La sceneggiatura non è male e l’episodio scorre fluido non annoiando il lettore.

Non mancano le scorciatoie narrative e i “casi fortuiti” che incanalano i nostri lungo gli snodi della vicenda, ma rispetto ad altre recenti prove poco riuscite dell’autore, stavolta la coralità del complesso attenua il senso di disturbo di queste sbavature. Potrei aggiungere che uno spunto così importante meritava più epicità e pathos in alcune scene, ma credo che Nizzi abbia di proposito appianato il tutto e con molto mestiere abbia reso accettabile l’esito finale. Buona la soluzione della divisione dei compiti tra i pards, discreti i dialoghi e un’azione dei nostri alquanto consona e scevra di eccessive piccionaggini.

 

Una lettura d’evasione soddisfacente che ti tiene incollato alle pagine e si fa apprezzare. A mio avviso la miglior prova di Nizzi da Athabaska Lake a questa parte.

 

Considerato il livello onesto della prova e la garanzia di tradizionalità dello stile (che parecchi lettori sul web ammettono di apprezzare) è un peccato che lo sceneggiatore abbia chiuso malamente con la redazione.

Utile sarebbe stato nel turn over, dove il suo classico manierismo avrebbe potuto alternare le storie più ambiziose di Borden e quelle regolari di Ruju, appagando diverse tipologie di palati (non a caso Mauro aveva avallato il suo ritorno dopo dieci anni di silenzio), purtroppo il carattere non proprio tenero e la presunzione di ritenersi il solo detentore del verbo texiano lo ha portato alla sua biasimabile uscita di scena e a noi lettori non rimane che prenderne atto.

 

Scusandomi per la mia consueta mancanza di sintesi, riassumo il mio giudizio: storia che mi è alquanto piaciuta e che ben lungi da poter essere annoverata tra i capisaldi della serie, fa la sua onesta figura e poteva pure apparire sulla regolare (si è visto ben di peggio in passato).

 

Alessandrini è un grandissimo professionista dallo stile inconfondibile e parecchio imitato da alcuni colleghi (Torti, Filippucci, De Vescovi etc.). Tuttavia, al netto di una prova decorosa e positiva, continuo a trovarlo non indicatissimo per una saga come Tex, anche a causa del tratto grottesco e quasi caricaturale delle sue figure (che ha fatto la ricchezza di MM ma non è eccessivamente azzeccato per una saga più classica come quella del ranger). Non mi hanno convinto troppo le fattezze dei pards, con Kit troppo simile al padre e un Tiger alquanto sgraziato. Anche Parker sembra più un Java dimagrito che un indiano e Lola è la copia sputata della svampita Angy. Comunque è un autore che merita la mia stima, poiché ho sempre ripetuto che preferisco uno stile personale e riconoscibile, seppur sintetico, a uno dettagliato e ricercato ma al contempo freddo e anonimo. Il mio voto finale è 7

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<span style="color:red">2 ore fa</span>, PapeSatan dice:

Assolutamente no, ma da tifoso e presunto esperto di calcio ho inteso paragonare Bonelli padre alla grande Olanda (cioè la creatività, la fantasia, il "fuoriclassismo") e Boselli al Milan di Sacchi (cioè il solido, studiato e armonioso costrutto delle sue "trame di gioco"). Non a caso: mi pare di ricordare che Boselli sia proprio milanista.

La grande Olanda era anche molto altro. Dimentichi che agli ordini di Rinus Michels, santone del calcio moderno e padre della zona come la conosciamo oggi. Veniva capovolta la filosofia del catenaccio: abbandonando le specializzazioni di ruolo, l'Olanda giocava senza più marcature contrapposte e con una copertura degli spazi completamente a zona; l'avversario non andava più aspettato per poi ripartire in contropiede, ma aggredito in pressing e sorpreso nelle sue ripartenze da un fuorigioco sistematico. Tattica(la prima costruzione dal basso), preparazione atletica, naturalmente al servizio della tecnica.

<span style="color:red">1 ora fa</span>, Condor senza meta dice:

Premessa: non ero affatto sicuro che questo maxi valesse la spesa, difatti fino all’ultimo sono stato indeciso se comprarlo o meno.

 

Sapendo che ogni volta che si parla di Nizzi sul Forum bisogna usare i piedi di piombo, prima che io possa essere nuovamente etichettato o classificato “guelfo o ghibellino” (non sarebbe la prima volta e temo che non sarà nemmeno l’ultima) torno a specificare che, pur essendo cresciuto con le sue storie e averlo ammirato molto nel passato, sono il primo a riconoscere la sua inarrestabile involuzione creativa degli ultimi  decenni e non ho mai lesinato le mie critiche in proposito quando il livello delle trame ha toccato punti molto bassi, d’altronde se si vuole giudicare un’opera d’arte, l’imparzialità deve essere l’unica rocca salda che non deve venire meno per essere credibili.

 

Come già avuto modo di dire in precedenza, purtroppo noto che difficilmente i giudizi e i toni si mantengono tali da garantire un confronto pacato e costruttivo quando si discute del “famigerato” autore in questione: onestamente reputo decisamente fuori luogo alcune posizioni estremiste (sia “pro” che “contro”) come è piuttosto fastidioso essere delegati in una presunta fazione, se si esprime il proprio punto di vista; come se in fondo fosse un’offesa avere dei gusti che possano portarti ad apprezzare storie di tizio o patenti che denotino meriti ed elogi se si approvino storie di caio.

Continuo a sostenere che la soggettività è il fulcro su cui ruota ogni punto di vista e che se non si torna ad avere rispetto e comprensione del parere altrui (soprattutto quando diverge dal proprio) non ha più tanto senso provare a intavolare conversazioni sul Forum: si finisce solo col litigare o insultare velatamente gli interlocutori che possiedono punti di vista non condivisi.

 

Chiusa la parentesi (spinosa lo ammetto, ma bisogna sempre avere il coraggio di dire ciò che si pensa) torno a dedicarmi all’albo in questione, che in fondo rappresenta il nocciolo del topic.

 

Ho fatto bene a spendere il deca per questo maxi? Si!

La storia non è un capolavoro ma è onesta e scorrevole.

Anch’io credo che rappresenti la migliore partorita nel periodo del “Nizzi bis”.

 

L’autore mi ha dato l’impressione di chi, sapendo di avere ospiti a cena, decide di cucinare le pietanze che sa far meglio per non sfigurare. Magari in alcune portate manca un po’ di sale e in altre la cottura non è perfetta, ma nel complesso i manicaretti si presentano bene e soddisfano i palati dei presenti. Qualche critico potrà legittimamente muovere l’appunto che la cucina sia poco innovativa e non all’altezza degli Chef Gourmet, ma le ambizioni ai fornelli non erano rivolte alla valutazioni stellate e l’esito è comunque accettabile.

 

Non è certo la prima volta che si tocca l’argomento della congiura e del tentativo di impadronirsi dei giacimenti della riserva Navajo: Nizzi in passato si è spesso cimentato con merito su questi soggetti e ci riprova per questa lunga storia affidata agli inconfondibili pennelli di Alessandrini.

 

La sceneggiatura non è male e l’episodio scorre fluido non annoiando il lettore.

Non mancano le scorciatoie narrative e i “casi fortuiti” che incanalano i nostri lungo gli snodi della vicenda, ma rispetto ad altre recenti prove poco riuscite dell’autore, stavolta la coralità del complesso attenua il senso di disturbo di queste sbavature. Potrei aggiungere che uno spunto così importante meritava più epicità e pathos in alcune scene, ma credo che Nizzi abbia di proposito appianato il tutto e con molto mestiere abbia reso accettabile l’esito finale. Buona la soluzione della divisione dei compiti tra i pards, discreti i dialoghi e un’azione dei nostri alquanto consona e scevra di eccessive piccionaggini.

 

Una lettura d’evasione soddisfacente che ti tiene incollato alle pagine e si fa apprezzare. A mio avviso la miglior prova di Nizzi da Athabaska Lake a questa parte.

 

Considerato il livello onesto della prova e la garanzia di tradizionalità dello stile (che parecchi lettori sul web ammettono di apprezzare) è un peccato che lo sceneggiatore abbia chiuso malamente con la redazione.

Utile sarebbe stato nel turn over, dove il suo classico manierismo avrebbe potuto alternare le storie più ambiziose di Borden e quelle regolari di Ruju, appagando diverse tipologie di palati (non a caso Mauro aveva avallato il suo ritorno dopo dieci anni di silenzio), purtroppo il carattere non proprio tenero e la presunzione di ritenersi il solo detentore del verbo texiano lo ha portato alla sua biasimabile uscita di scena e a noi lettori non rimane che prenderne atto.

 

Scusandomi per la mia consueta mancanza di sintesi, riassumo il mio giudizio: storia che mi è alquanto piaciuta e che ben lungi da poter essere annoverata tra i capisaldi della serie, fa la sua onesta figura e poteva pure apparire sulla regolare (si è visto ben di peggio in passato).

 

Alessandrini è un grandissimo professionista dallo stile inconfondibile e parecchio imitato da alcuni colleghi (Torti, Filippucci, De Vescovi etc.). Tuttavia, al netto di una prova decorosa e positiva, continuo a trovarlo non indicatissimo per una saga come Tex, anche a causa del tratto grottesco e quasi caricaturale delle sue figure (che ha fatto la ricchezza di MM ma non è eccessivamente azzeccato per una saga più classica come quella del ranger). Non mi hanno convinto troppo le fattezze dei pards, con Kit troppo simile al padre e un Tiger alquanto sgraziato. Anche Parker sembra più un Java dimagrito che un indiano e Lola è la copia sputata della svampita Angy. Comunque è un autore che merita la mia stima, poiché ho sempre ripetuto che preferisco uno stile personale e riconoscibile, seppur sintetico, a uno dettagliato e ricercato ma al contempo freddo e anonimo. Il mio voto finale è 7

Recensione interessante. Concordo su Alessandrini e anche globalmente sulla storia. Deve ammettere che stavolta le sbavature che ho notato hanno un po' rovinato , per me, le buone premesse. Sicuramente però è una storia non da buttare considerando il Nizzi attuale.

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7 ore fa, Diablero dice:

Il problema tipico di Nizzi non è la scarsa "originalità".

 

Se leggi le interviste dal 2017, spesso parla di questo aspetto: secondo lui scrive il Tex che il lettore medio si aspetta, cioè un tipo di storia secondo lui ''classica'' che ovviamente è l'opposto di quello che è una storia originale. Nel 1982 quando scrive Tex per la prima volta l'editore gli chiede una copia del Tex bonelliano. All'inizio qualche barlume di originalità si manifesta quando scrive per Ticci e Letteri dei gialli, Sergio Bonelli gli mette subito lo stop. Nizzi gli dice che sente più suo il Tex nolittiano, vorrebbe scrivere il Tex alla Nolitta che allora andava ogni mese in edicola, Sergio Bonelli gli intima di seguire la traccia del Bonelli paterno. Che abbia letto tutti i duecentocinquanta numeri della serie può anche essere vero (anche se materialmente in quel lasso di tempo è impossibile che l'abbia fatto), per me si è letto bene  i numeri dal 100 in su, le storie del Carnicero, Tucson, quelle di Fusco, San Francisco, Il laccio nero. Non inventa nulla, ricalca con brio. E si incazza pure. A un certo punto vede Sergio avallare le storie di Boselli, ne riconosce l'originalità, se la prende, ma come? A lui gliele lasci scrivere e a me hai imposto dei modelli ''classici'' ( lo metto tra virgolette). Ed ecco che ti scrive il Texone dei Parlov, dove lascia parlare i sentimenti, anche se come originalità c'è l'impronta prattiana, giustificata in parte proprio dalla presenza del Croato. Da quel momento Nizzi si lascia andare, è meno rigoroso, smette di guardare del tutto al tex glbonelliano e lo fa come vorrebbe lui, nolittiano, solo che è in vistosa fase calante, quando va bene lo sorregge il mestiere, quando va male scrive storie poco ispirare o insulse. Dopo il 5O0 non si mette freni, scrive svogliatamente il Tex che ha in testa (che ha poco di Bonelliano o nolittiano, è solo un povero sfigato che ne combina una dopo l'altra), gli fa fare figuracce, svarioni, MA gli hanno messo in testa che ha salvato Tex e lui non si mette mai in discussione nelle sue scelte, anche quando gli fanno capire che sbaglia è convinto di scrivere il Tex come va scritto. Nel 2008  lascia, legge di tanto in tanto i Tex di Faraci e Ruju, diversi dal suo Tex, e quelli di Boselli che non riconosce come storie texiane. Ma si morde le mani perché sono belle storie, da qui il suo astio. Nell'autunno 2016 Boselli, che è un signore, da un lato ha bisogno di autori che scrivano Tex in modo accettabile, tanto c'è lui che supervisiona sulle magagne, cosa che Decio e Sergio non facevano più da tempo, dall'altro Boselli ha la scusa di voler scrivere il ritorno della Tigre. Nizzi si lascia tentare, non ci sono più Canzio e Sergio i cui tempi rimpiange (nelle interviste) dimenticando di dire che ormai gli bocciavano tutte le storie (perché facevano schifo), mentre ora con Boselli curatore chissà... In ogni caso torno, incasso un po'di euro, faccio felici i lettori che da dieci anni non leggono più una storia decente di Tex, con me ritorna il Tex dei battibecchi con Carson, le patatine e le bistecche, le storie come questo Maxi che non hanno un bricciolo di originalità ne pretendono di averla, tutto il contrario, e peggio per chi il polpettone non lo digerirà, Boselli lo sopporta anche, perché  lui, cioè nella testa di Nizzi, lui è la primadonna, insomma l'unico in Italia ancora capace di sapere scrivere Tex come va scritto. Solo che in redazione ti correggono alcune cose, poche a sentire Boselli, e non ti danno il disegnatore che vuoi, Biglia, che sta per disegnare il Texone, Guarino che gli sussurra all'orecchio: ma il texone dovresti scriverlo tu per lui, chi meglio di te? E volano gli stracci. Perché in via Buonarroti non manca la pazienza ma nessuno, proprio nessuno ha voglia di passare per il coglione della situazione. E vorrei vedere anche. Questa è la mia chiave di lettura, penso non troppo lontana dalla verità.

 

6 ore fa, Carlo Monni dice:

Una cosa è chiara fin dalle prime interviste di Nizzi: per lui scrivere Tex era fin dall'inizio solo ed esclusivamente un lavoro, nulla di più. Ha candidamente ammesso che lui Tex da bambino e da ragazzo lo aveva letto solo saltuariamente e perfino che non lo apprezzava particolarmente. Da bravo professionista si è letto tutte o quasi le storie di G.L. Bonelli, così dice ed io sono disposto a credergli. Il problema è che ne ha ricavato una formula in stile matematico. Ha ridotto le storie ad una serie di "funzioni" a cui poi si è attento scrupolosamente. 

 

Questo è quello che Nizzi ha sempre ammesso: le storie bonelliane possono essere ridotte a schemi.

 

Dice di aver letto le storie ed essersi ricavato così questi schemi.

 

Ma non dimentichiamo che del 1979 era il libro di due giovani universitari seguaci della scuola russa, di Propp,  quello della ''fiaba'' e dei suoi modelli, tutta la letteratura che può essere ridotta a questi schemi attanziali.

 

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Questo libro, quando tre anni dopo inizia a scrivere Tex, Nizzi lo conosce. Impossibile che non l'abbia letto. Se l'è bevuto, per me. Che dica balle, ormai lo sappiamo. Da qui per me il Tex manierista, per usare un termine che mi è sempre piaciuto poco, perché comunque riduttivo.

 

 

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<span style="color:red">4 ore fa</span>, Condor senza meta dice:

L’autore mi ha dato l’impressione di chi, sapendo di avere ospiti a cena, decide di cucinare le pietanze che sa far meglio per non sfigurare. Magari in alcune portate manca un po’ di sale e in altre la cottura non è perfetta, ma nel complesso i manicaretti si presentano bene e soddisfano i palati dei presenti. Qualche critico potrà legittimamente muovere l’appunto che la cucina sia poco innovativa e non all’altezza degli Chef Gourmet, ma le ambizioni ai fornelli non erano rivolte alla valutazioni stellate e l’esito è comunque accettabile.

Sintesi perfetta e che condivido pienamente!

Ci sono ristoranti migliori, dove si cucinano pietanze più appetitose oppure piatti "fusion" che riescono a sorprenderci.

Ma, attenzione, ci sono anche ristoranti molto più pretenziosi, che ti promettono chissà quali prelibatezze e poi esci con la pancia vuota oppure, peggio, con un gran mal di stomaco.

Qui so che la trattoria fa quei piatti: ogni tanto è bello tornare ad assaggiarli.

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Mie personali impressioni.

Sergio Bonelli ha sbagliato di brutto a scegliere un autore che prima di Tex era poco più che un Carneade per sostituire GLB.

Troppo diversi come carattere, troppo diversa la qualità di scrittura.

E poi mettere un giallista su Tex, ma si può?

In Bonelli c'erano D'Antonio e Berardi che come scrittori western in quegli anni erano infinitamente migliori.

Oklahoma, che Sergio ritenne troppo eversiva per pubblicarla sulla regolare, è molto più texiana di qualsiasi storia di Nizzi, nonostante sia opera del papà di KP che è quasi agli antipodi come personaggio.

 

A questo errore se n'è aggiunto uno ben peggiore. Nizzi è stato tenuto quando era chiaro a tutti che fosse un disastro, permettendogli di fare danni su Tex in lungo e in largo.

Perché Nizzi oltre a guadagnarci ci si è divertito a prenderlo per i fondelli e con lui i suoi lettori (quelli GLBonelliani)

A chi crede il contrario, basta far osservare che ci dipinge come non particolarmente dotati di intelligenza.

Prima perché leggevamo quella robaccia infantile e scritta malissimo di GLB, poi perché ci descrive come fan delle battute idiote tra Tex e quel mentecatto del suo Carson e in sollucchero per i pranzi a base di bistecche alte tre centimetri, sommerse da una montagna di patate fritte e innaffiate da un bel boccale di birra. E per dessert la torta di mele.

Quindi incapaci di seguire una trama, tanto è vero che le storie erano talmente sgangherate che non stavano in piedi neanche con i puntelli.

Hai voglia a metterci origlioni, tanto poi andiamo a tavola.

 

Nonostante questo non è che non gli sia mancata anche la riconoscenza di molti, anche se non mi so dare nessuna spiegazione razionale, specie dopo decine e decine di racconti indecenti. Anche ammesso che ne abbia scritto una manciata di accettabili ormai la bilancia pende in maniera chiara dall'altra parte. Però per alcuni Furia rossa o la Congiura oscurano tutto.

 

Qui però mi distinguo da tutti. Io trovo che è stato un altrettanto grave errore richiamarlo. Si era detto che sarebbe stato controllato con severità e invece le storie sono dello stesso penoso livello. Poi si è aggiunto che non si possono riscrivere. Ma allora si è accettato il rischio, quindi la "colpa" io la suddivido in parti uguali.

 

Questo perché mi sono anche stufato d'avercela solo con lui che è inescusabile ma almeno è chiaro che a lui Tex gli fa schifo. Gli altri dovevano proteggere il mio eroe preferito. E i suoi pards (Kit e Tiger compresi)

Modificato da Exit
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36 minuti fa, Exit dice:

 

 

 

Qui però mi distinguo da tutti. Io trovo che è stato un altrettanto grave errore richiamarlo. Si era detto che sarebbe stato controllato con severità e invece le storie sono dello stesso penoso livello. Poi si è aggiunto che non si possono riscrivere. Ma allora si è accettato il rischio, quindi la "colpa" io la suddivido in parti uguali.

 

Questo perché mi sono anche stufato d'avercela solo con lui che è inescusabile ma almeno è chiaro che a lui Tex gli fa schifo. Gli altri dovevano proteggere il mio eroe preferito. E i suoi pards (Kit e Tiger compresi)

 

 

E ridagli. Se ne trova sempre uno che dà la colpa al curatore. Ma il curatore fa il suo lavoro, che è quello di pubblicare storie diverse tra loro e che piacciano al pubblico. Il curatore è il tramite dell'editore. Le storie di Nizzi, come dimostrano anche molti plausi attuali su Facebook al Maxi in questione, sono  piaciute e piacciono a una larga fetta di pubblico. Ne consegue che il curatore ha fatto ottimamente il suo lavoro, anche andando oltre i  suoi personali gusti e convinzioni (che sono  diametralmente all'opposto). Il curatore, in quanto tale (NON in quanto autore), non deve seguire i propri gusti personali, ma cercare di variare l'offerta e accontentare quanto più possibile il pubblico in generale.

 

 

Modificato da borden
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<span style="color:red">56 minuti fa</span>, borden dice:

consegue che il curatore ha fatto ottimamente il suo lavoro, anche andando oltre i  suoi personali gusti e convinzioni (che sono  diametralmente all'opposto). Il curatore, in quanto tale (NON in quanto autore), non deve seguire i propri gusti personali, ma cercare di variare l'offerta e accontentare quanto più possibile il pubblico in generale.

 

 

Modificato 38 minuti fa da borden

parole d oro

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1 hour ago, Exit said:

Qui però mi distinguo da tutti. Io trovo che è stato un altrettanto grave errore richiamarlo.

Non proprio da tutti...  :rolleyes:

 

(io quando ho saputo che tornava, ho rimesso in discussione la mia decisione di tornare a leggere Tex. E anche la sanità mentale di Borden, a dirla tutta: errare è umano, ma una volta che ci si è liberati di Nizzi se lo riprendi vuol dire che te le vai a cercare...)

 

33 minutes ago, borden said:

E ridagli. Se ne trova sempre uno che dà la colpa al curatore. Ma il curatore fa il suo lavoro, che è quello di pubblicare storie diverse tra loro e che piacciano al pubblico. Il curatore è il tramite dell'editore. Le storie di Nizzi, come dimostrano anche molti plausi attuali su Facebook al Maxi in questione, sono  piaciute e piacciono a una larga fetta di pubblico. Ne consegue che il curatore ha fatto ottimamente il suo lavoro, anche andando oltre i  suoi personali gusti e convinzioni (che sono  diametralmente all'opposto). Il curatore, in quanto tale (NON in quanto autore), non deve seguire i propri gusti personali, ma cercare di variare l'offerta e accontentare quanto più possibile il pubblico in generale.

 

Ne parli se fosse solo una questione di "variare l'offerta" e "seguire i gusti di tutti", ma questo è un discorso che puoi fare su Faraci o Manfredi o Medda. Cioè autori che piacciono ad alcuni e non piacciono ad altri, senza acrimonia o polemiche.

 

Nizzi è un sacco MOLTO diverso. Se hai visto che ha ancora molti "fan", hai anche visto quanto è divisivo, quanto FA INCAZZARE COME BESTIE TUTTI GLI ALTRI LETTORI, ha uno "storico" di VENT'ANNI di storie in cui Tex si slaccia i cinturoni e viene preso per il xulo da tutti, e ha diverse interviste pubblicate in cui definisce in pratica i lettori di Tex come dei vecchi rincitrulliti che non sono in grado di seguire una trama e non vogliono storie belle, intelligenti o appassionanti, ma sempre il solito brodino con Tex e Carson che mangiano bistecche e patatine (davvero, a me pare incredibile che nei forum i fan di Nizzi si inalberino per qualunque cosa, e poi ACCETTINO TRANQUILLAMENTE LE DICHIARAZIONI DI NIZZI SU DI LORO, che vanno al di là, molto al di là, di QUALUNQUE COSA sia mai stata detta di loro qui o su TWO... ma forse è perchè Nizzi INSULTA TUTTI I LETTORI, non solo i suoi fan, sarà quello...)

 

Poi, pare facile dirlo con il senno di poi...  ma che sarebbe finita a stracci lo si poteva prevedere. Con Nizzi è finita a stracci con Bonelli e con Canzio, come potevi pensare che ti avrebbe trattato meglio? Dopo che ti ha attaccato pubblicamente nelle interviste praticamente dalla tua seconda storia di Tex, cioè per più di vent'anni?

 

In ogni caso, il discorso del "variare l'offerta" andrebbe bene SE TEX FOSSE UNA MULTISALA.

 

Gestisci una multisala? OK, sala 1 John Ford, sala 2 Hawks, sala 3 Dario Argenti e sala 4 Fantozzi.  Ciascuno sceglie secondo i suoi gusti senza dare fastidio agli altri. (la cosa più simile anche se non proprio uguale nel fumetto sarebbe stata affidare una serie solo ed unicamente a Nizzi e non pubblicarlo altrove)

 

Ma se fai una collana di DVD di film western,  che senso ha mettere dopo John Ford e Hawks anche "Ciccio Perdona, io no?" certo, ha un suo pubblico a cui piace... ma NEL FRATTEMPO, mentre accontenti quel pubblico...  cosa pensa il pubblico precedente?

 

"Guardate, vi siete finalmente liberati della persona che per più di vent'anni vi ha deriso nelle storie e insultato nelle interviste, ma visto che vogliamo accontentare anche i suoi fan l'abbiamo fatto tornare.  Adesso vedrete di nuovo Tex in mutande che chiede scusa, Tex che lascia andare tre assassini perchè si deve sbafare una torta da solo e Tex che si fa 5.000 km per essere in un posto l'unica notte in cui sa che ci sarà un attacco e va tranquillamente a dormire. Ma così accontentiamo anche i fan su Facebook. Non siete contenti?"

 

Onestamente, Mauro: capisco le buone intenzione e in altre circostanze (e altri autori) sarebbe magari encomiabile il desiderio di dare spazio ad autori che personalmente non ti piacciono. Ma se i lettori che non sono fan di Nizzi avessero piantato Tex in massa dicendo "e allora tenetevi i suoi fan, addio", ve lo sareste meritati...

 

Premesso che secondo me sei l'unico curatore possibile per Tex (e che se te ne vai prevedo andrà tutto in vacca in cinque minuti), da lettore non voglio un curatore che cerchi di "accontentare tutti, indipendentemente dai suoi gusti".  Perché il posto dove a tutti viene dato quello che si meritano ha un nome preciso, ed è "Inferno".  Io voglio un curatore che cerchi di far uscire il Tex migliore possibile. Ovviamente secondo il SUO giudizio e secondo i SUOI gusti. Poi deciderò io da lettore se condivido o meno quel giudizio e quei gusti. Il criterio "a me non piace ma ha i suoi fan" mi pare molto pericoloso: QUALUNQUE COSA ha i suoi fan...

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L'Italia, quel magico paese composto da poeti, navigatori, commissari tecnici e sedicenti curatori. :P:D

 

Continuo a pensare che fin quando ragioneremo solo da lettori, non potremo mai avvicinarci alle reali dinamiche di una casa editrice. Se i numeri danno ragione a chi deve prendere le decisioni per arginare la grave crisi di vendita, evidentemente chi è in errore siamo noi, che quasi abbiamo la presunzione di insegnare il mestiere a chi di dovere. 

 

Richiamare Nizzi è stato un errore? Forse!

Far scrivere Faraci su Tex non ha dato i risultati sperati? Vero.

Ruju sceneggia a ritroso per il colpo d scena? E se anche fosse!

Zamberletti non doveva finire sulla regolare? Vero pur questo ma come coprire l'eventuale buco di quei mesi?

 

In fondo cosa deve fare l'attuale curatore per accontentare tutti, resuscitare con una seduta spiritica il vecchio Bonelli?

 

P.s. Forse sarò strano io, ma di solito mi incazzo per cose più serie e non certo per la qualità non eccelsa di un fumetto.

Come ogni opera, una storia può riuscire o meno e anche se un autore non riscontra più il mio gradimento, non intento una crociata contro chi lo produce. Qualità poi che è pur sempre soggettiva, poichè spesso quello che non piace a me, aggrada una buona fetta di persone, quindi di cosa si sta parlando? Onestamente credo che a furia di criticare la Bonelli, la cosa ci stia sfuggendo di mano. 

 

P.s.2 Meno male che Nizzi si sia tolto spontaneamente di torno, così almeno potremo tornare a discutere di altro pacificamente su questo forum. :D 

 

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<span style="color:red">6 ore fa</span>, ymalpas dice:

Questo è quello che Nizzi ha sempre ammesso: le storie bonelliane possono essere ridotte a schemi.

 

Dice di aver letto le storie ed essersi ricavato così questi schemi.

 

Ma non dimentichiamo che del 1979 era il libro di due giovani universitari seguaci della scuola russa, di Propp,  quello della ''fiaba'' e dei suoi modelli, tutta la letteratura che può essere ridotta a questi schemi attanziali.

 

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Questo libro, quando tre anni dopo inizia a scrivere Tex, Nizzi lo conosce. Impossibile che non l'abbia letto. Se l'è bevuto, per me. Che dica balle, ormai lo sappiamo. Da qui per me il Tex manierista, per usare un termine che mi è sempre piaciuto poco, perché comunque riduttivo.

 

Guarda, volevo citarlo ma poi mi è scappato di mente. l'ho letto a suo tempo e l'ho trovato ben fatto. L'idea delle funzioni narrative ecc. è valida. Il problema nasce quando si vuol ridurre tutto alla formula e questo è sbagliato. Una storia non è, non può e non deve essere un semplice a + b + c = x. C'è molto di più.

Si dice che ogni storia può essere idealmente divisa in tre parti: introduzione, svolgimento e risoluzione. Questo è vero ma è anche vero che non è necessario che le tre parti siano in quest'ordine. Esistono storie che iniziano dal finale e poi tornano indietro per spiegarti come si è arrivati a quel punto.

La formula, gli schemi di quella che viene chiamata narratologia possono essere d'aiuto nella costruzione di una storia ma non possono e non debbono guidarla.

G.L. Bonelli seguiva degli schemi? Certo, tutti noi che scriviamo o aspiriamo a farlo lo facciamo anche inconsciamente, ma erano i suoi schemi ed era lui a guidarli non si faceva guidare da loro. Fintanto che scriveva in puntate da 32 pagine a striscia era estremamente attento a mettere esclusivamente le cose essenziali. Non troverete lunghe chiacchierate al tavolo del ristorante e cose simili perché non c'era posto per loro, ciò nonostante anche in quel periodo riesce a cedere alla tentazione di un bel prologo in stile film horror degli anni 40 nell'albo a striscia "La tredicesima mummia". 

Non è nemmeno vero che le storie iniziano tutte allo stesso modo anche se ci sono più o meno tre o quattro incipit ricorrenti. Ci sono perfino delle occasioni in cui Tex vorrebbe rifiutare un incarico ma poi salta fuori la richiesta di qualcuno a cui non può dire di no come il suo antico superiore Marshall ,

Insomma, se gli ingredienti sono quasi sempre gli stessi, spesso si aggiunge qualche variante nel condimento.

Quando accuso Nizzi di essere manierista intendo proprio puntualizzare come si attenesse rigidamente alla formula che si era imposto,. Ha finito per dare più importanza alla forma invece che alla sostanza. Questo era un limite che aveva anche quando era all'apice della forma purtroppo.

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8 ore fa, borden dice:

 

 

E ridagli. Se ne trova sempre uno che dà la colpa al curatore. Ma il curatore fa il suo lavoro, che è quello di pubblicare storie diverse tra loro e che piacciano al pubblico. Il curatore è il tramite dell'editore. Le storie di Nizzi, come dimostrano anche molti plausi attuali su Facebook al Maxi in questione, sono  piaciute e piacciono a una larga fetta di pubblico. Ne consegue che il curatore ha fatto ottimamente il suo lavoro, anche andando oltre i  suoi personali gusti e convinzioni (che sono  diametralmente all'opposto). Il curatore, in quanto tale (NON in quanto autore), non deve seguire i propri gusti personali, ma cercare di variare l'offerta e accontentare quanto più possibile il pubblico in generale.

 

 

Io non ho parlato del ruolo complessivo svolto, ma di questa specifica vicenda ed è un mio pensiero personale.

A me, da lettore di un Tex preciso, il fatto che Nizzi piaccia o non piaccia a molti, interessa poco o nulla.

Sono considerazioni che fa chi dirige e fa scelte e può azzeccarle o no.

Non si deve credere che non capisca che con l'aumento spropositato delle uscite e la carenza di colleghi disponibili o idonei, ci vogliono rinforzi.

Ma Nizzi???

Già prima del 500 (per me a partire dal 400, ma non infierisco) aveva iniziato a proporre racconti che definire "indegni" di pubblicazione è corretto.

Oltre 200 numeri dopo, ovvero sono passati vent'anni, con l'età che avanza, poteva migliorare?

Se qualcuno mi dice di sì, perde la mia stima seduta stante :D

 

Parentesi. Quando uscirono appena dopo il 400 le storie in sequenza di Canzio, tue e di Medda mi sembrò di respirare. Eppure erano di valore diverso una dalle altre. Questo per dire quanto è stato pesante, per me, sopportare quella tortura.

Con in più i sensi di colpa perché volevo abbandonare il fumetto e mi sembrava un tradimento.

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<span style="color:red">23 ore fa</span>, Letizia dice:

Mettetelo a combattere Ares con l'aiuto delle Amazzoni (magari dopo una piacevole notte con una ventina delle più carine) e siamo a posto.

Solo una ventina?

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<span style="color:red">25 minuti fa</span>, San Antonio Spurs dice:

Solo una ventina?

Otto ore sono 24 minuti per ogni Amazzone, senza dormire (Tex non ne ha bisogno) e senza interruzioni (Tex non ha bisogno di riposarsi).

Meno di 24 minuti è una figuraccia (solo il Tex di Nizzi fa figuracce:lol2:).

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<span style="color:red">19 ore fa</span>, ymalpas dice:

 

Se leggi le interviste dal 2017, spesso parla di questo aspetto: secondo lui scrive il Tex che il lettore medio si aspetta, cioè un tipo di storia secondo lui ''classica'' che ovviamente è l'opposto di quello che è una storia originale. Nel 1982 quando scrive Tex per la prima volta l'editore gli chiede una copia del Tex bonelliano. All'inizio qualche barlume di originalità si manifesta quando scrive per Ticci e Letteri dei gialli, Sergio Bonelli gli mette subito lo stop. Nizzi gli dice che sente più suo il Tex nolittiano, vorrebbe scrivere il Tex alla Nolitta che allora andava ogni mese in edicola, Sergio Bonelli gli intima di seguire la traccia del Bonelli paterno. Che abbia letto tutti i duecentocinquanta numeri della serie può anche essere vero (anche se materialmente in quel lasso di tempo è impossibile che l'abbia fatto), per me si è letto bene  i numeri dal 100 in su, le storie del Carnicero, Tucson, quelle di Fusco, San Francisco, Il laccio nero. Non inventa nulla, ricalca con brio. E si incazza pure. A un certo punto vede Sergio avallare le storie di Boselli, ne riconosce l'originalità, se la prende, ma come? A lui gliele lasci scrivere e a me hai imposto dei modelli ''classici'' ( lo metto tra virgolette). Ed ecco che ti scrive il Texone dei Parlov, dove lascia parlare i sentimenti, anche se come originalità c'è l'impronta prattiana, giustificata in parte proprio dalla presenza del Croato. Da quel momento Nizzi si lascia andare, è meno rigoroso, smette di guardare del tutto al tex glbonelliano e lo fa come vorrebbe lui, nolittiano, solo che è in vistosa fase calante, quando va bene lo sorregge il mestiere, quando va male scrive storie poco ispirare o insulse. Dopo il 5O0 non si mette freni, scrive svogliatamente il Tex che ha in testa (che ha poco di Bonelliano o nolittiano, è solo un povero sfigato che ne combina una dopo l'altra), gli fa fare figuracce, svarioni, MA gli hanno messo in testa che ha salvato Tex e lui non si mette mai in discussione nelle sue scelte, anche quando gli fanno capire che sbaglia è convinto di scrivere il Tex come va scritto. Nel 2008  lascia, legge di tanto in tanto i Tex di Faraci e Ruju, diversi dal suo Tex, e quelli di Boselli che non riconosce come storie texiane. Ma si morde le mani perché sono belle storie, da qui il suo astio. Nell'autunno 2016 Boselli, che è un signore, da un lato ha bisogno di autori che scrivano Tex in modo accettabile, tanto c'è lui che supervisiona sulle magagne, cosa che Decio e Sergio non facevano più da tempo, dall'altro Boselli ha la scusa di voler scrivere il ritorno della Tigre. Nizzi si lascia tentare, non ci sono più Canzio e Sergio i cui tempi rimpiange (nelle interviste) dimenticando di dire che ormai gli bocciavano tutte le storie (perché facevano schifo), mentre ora con Boselli curatore chissà... In ogni caso torno, incasso un po'di euro, faccio felici i lettori che da dieci anni non leggono più una storia decente di Tex, con me ritorna il Tex dei battibecchi con Carson, le patatine e le bistecche, le storie come questo Maxi che non hanno un bricciolo di originalità ne pretendono di averla, tutto il contrario, e peggio per chi il polpettone non lo digerirà, Boselli lo sopporta anche, perché  lui, cioè nella testa di Nizzi, lui è la primadonna, insomma l'unico in Italia ancora capace di sapere scrivere Tex come va scritto. Solo che in redazione ti correggono alcune cose, poche a sentire Boselli, e non ti danno il disegnatore che vuoi, Biglia, che sta per disegnare il Texone, Guarino che gli sussurra all'orecchio: ma il texone dovresti scriverlo tu per lui, chi meglio di te? E volano gli stracci. Perché in via Buonarroti non manca la pazienza ma nessuno, proprio nessuno ha voglia di passare per il coglione della situazione. E vorrei vedere anche. Questa è la mia chiave di lettura, penso non troppo lontana dalla verità.

 

 

Questo è quello che Nizzi ha sempre ammesso: le storie bonelliane possono essere ridotte a schemi.

 

Dice di aver letto le storie ed essersi ricavato così questi schemi.

 

Ma non dimentichiamo che del 1979 era il libro di due giovani universitari seguaci della scuola russa, di Propp,  quello della ''fiaba'' e dei suoi modelli, tutta la letteratura che può essere ridotta a questi schemi attanziali.

 

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Questo libro, quando tre anni dopo inizia a scrivere Tex, Nizzi lo conosce. Impossibile che non l'abbia letto. Se l'è bevuto, per me. Che dica balle, ormai lo sappiamo. Da qui per me il Tex manierista, per usare un termine che mi è sempre piaciuto poco, perché comunque riduttivo.

 

 

 

Questo è parlare realmente con obiettività @ymalpas. Tutto quanto un eventuale neofita di Tex (francamente non soltanto i neofiti) dovrebbe sapere sull'esperienza di Nizzi alla Bonelli, senza esasperate enfatizzazioni pro o contro di lui.

Da leggere attentamente! :inch:

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Una cover ben calibrata apre a solide aspettative, purtroppo in buona parte disattese, rispetto a un soggetto qualitativamente medio nella narrazione di Claudio Nizzi dell'ultimo periodo.

Il montaggio, se si escludono 18/20 tavole comprese nelle sequenze post incipit e chiusura storia, non lascia un sapore in bocca di quelli memorabili.

É una sceneggiatura che svolge il suo compito senza azzardi, vista anche l'eccessiva linearità di un soggetto che, indubbiamente, non si colloca tra le prime scelte dei racconti "nizziani".

 

Le tavole sono illustrate seguendo uno stile di buona dinamica compositiva, con una resa delle obliquità che svetta sul resto. La resa globale è minata da un'atmosfera western che vacilla, rendendo decisamente vani buoni chiaroscuri e alcune trovate prospettiche di rilievo.

Manca in buona misura lo "sporco" in stile avventura e quel lirismo tipico delle ambientazioni "texiane".

Le espressività sono rese senza strafare, con incisività, nel recuperare - seppur in minima parte - una descrizione grafica che non convince appieno.

 

 

 

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Ci sono alcune cose che non condivido dell'analisi di Ymalpas, anche se sono pochi dettagli in un quadro tutto sommato condivisibile:

 

22 hours ago, ymalpas said:

Se leggi le interviste dal 2017, spesso parla di questo aspetto: secondo lui scrive il Tex che il lettore medio si aspetta, cioè un tipo di storia secondo lui ''classica'' che ovviamente è l'opposto di quello che è una storia originale.

 

Vero, ma va molto più in là: ha detto in più interviste che al lettore di Tex NON INTERESSA LA TRAMA, che non cerca idee, intreccio, drammaticità, e che anzi l'unica emozione che il lettore di Tex cerca è la coperta calda sulle gambe (all'ospizio?) e leggere pagine su pagine di Tex che mangia bistecche e patatine, Tex e Carson che si chiamano "satanasso" e "tizzone d'inferno" a macchinetta e che il lettore di Tex non vuole pensare, non vuole ragionare, non vuole niente di troppo difficile, vuole solo leggere pagine e pagine di Tex e Carson che mangiano patatine, cullandosi nella nostalgia di quando erano bambini e leggevano Tex e Carson che mangiavano patatine...

 

A parte il ritratto davvero insultante e il disprezzo per Tex e i suoi lettori che trasuda da ogni intervista, questa è una DICHIARAZIONE DI INTENTI: torna su Tex per dare finalmente al lettore texiano quello che vuole: basta intrecci, basta dover pensare, basta avventura, basta emozioni (che fanno male alle coronarie, alla loro età...), ma solo bistecche, patatine, satanasso, tizzone d'inferno, e pagine e pagine di bang bang bang per conciliare il sonno mentre l'infermiera gli leva il catetere...

 

C'è una percentuale di lettori di Tex che corrisponde a questa descrizione? Ovviamente, c'è una percentuale di lettori (o spettatori) di qualunque cosa che corrisponde a questa descrizione (all'ospizio ci sarà qualcuno che legge Tex, no?)

 

E la cosa che fa inxxazzare di più, è che dice che questo Tex ripetitivo, questo brodino caldo senza emozioni, è "il vero Tex di GL Bonelli", dall'alto del suo "approfondito studio" *comunque è stato appurato in un sacco di interviste che raccontava tranquillamente balle, non capisco come mai questa cosa venga presa per buono a priori, come verità rivelata, da tanta gente.

 

In un vecchio post avevo sbugiardato un sacco di cose che diceva nelle sue interviste, e avevo ricordato come aveva esordito su Tex:

 

On 4/20/2022 at 3:10 AM, Diablero said:

E comunque... di quello che ha letto se ne è ampiamente fregato. Che gli stesse antipaticissimo Tex è chiaro da subito.

 

Basta vedere le sue prime storie: a parte la prima, in cui era ancora "in prova" abbiamo...

1) Nella sua seconda storia (il ritorno del carnicero) Tex viene ingannato e fatto fesso da un barista qualunque e dalla moglie, che dopo averlo ingannato e preso in giro (gli regala pure 50 dollari, con la donna che fra se e sè lo chiama "pollastro") la fanno franca, e si salva solo perchè un ALBERGATORE fa una serie di deduzioni e lo avverte che lo stanno fregando.

 

2) Nella sua terza storia, ("i delitti del lago ghiacciato"), ancora peggio, Tex e pards vengono fregati come polli dal falso agente Pinkerton. E come ha fatto, lo spiega lo stesso Tex: "invece di usare colt e whinchester, ha usato il cervello". Come a dire che Tex e pards hanno sempre avuto a che fare con nemici idioti che si facevano battere per la loro stupidità, ma che se devono usare il cervello, Tex e pards soccombono, non sono tanto svegli da cavarsela in quel campo...

Tex alla fine riesce a svelare il mistero solo perchè uno dei suoi avversari, per una botta di culo, si salva e glielo va a spiegare. Ma come dice McReady, "il vincitore morale sono io" (Nizzi ci tiene molto a sottolineare che il personaggio che ha creato lui HA FREGATO TEX ESSENDO PIÙ SVEGLIO DI LUI)

 

3) Nella sua quarta storia, Kit Carson viene PRESO A PUGNI da un bullo di paese, steso per terra, e deve intervenire Tex a picchiare il bullo! Kit Carson malmenato dal primo che passa e Tex a fargli da balia!

 

4) E, subito dopo una storia molto breve di Monti, arriviamo a "Fuga da Anderville", che è la prima storiain cui Tex viene totalmente sconfitto, con il cattivo che alla fine, dopo anni, gli rivela tutto e Tex non può che strillare come un gallinaccio isterico, perchè ormai non può fsare più nulla, è stato sconfitto e basta!

 

E questo, secondo Nizzi (e i suoi reggicoda) sarebbe "aver capito il Tex di GL Bonelli" ed "essere fedeli alla tradizione"

 

Ma ci pensate a cosa avrà pensato GL Bonelli quando ha visto Tex sconfitto da un politicante, che strilla isterico e frustrato e impotente?

 

(si capisce anche che razza di gestione assurda fosse quella di Sergio Bonelli su Tex, dove davvero sembrava perdere le capacità e la lucidità con cui gestiva il resto della casa editrice...   secondo voi, adesso con Boselli come curatore, ma anche con CHIUNQUE ALTRO come curatore, secondo voi cosa direbbero ad un nuovo autore che nelle sue prime 6 storie, in tre fa ingannare Tex da tutti mentre lo chiamano "pollastro", in due lo fa sconfiggere dal cattivo, in due quelli che fregano Tex la fanno franca, e Carson viene trattato come un rincoglionito che si fa prendere a botte dal primo bullo di paese e Tex deve fargli da balia?)

 

Quindi...

 

22 hours ago, ymalpas said:

Nel 1982 quando scrive Tex per la prima volta l'editore gli chiede una copia del Tex bonelliano. All'inizio qualche barlume di originalità si manifesta quando scrive per Ticci e Letteri dei gialli, Sergio Bonelli gli mette subito lo stop. Nizzi gli dice che sente più suo il Tex nolittiano, vorrebbe scrivere il Tex alla Nolitta che allora andava ogni mese in edicola, Sergio Bonelli gli intima di seguire la traccia del Bonelli paterno.

 

...questo è il punto in cui non concordo. Oh, sarà anche vero che A PAROLE Sergio Bonelli gli raccomandava di scrivere come GL Bonelli... ma Nizzi se ne è sempre fregato. Ha sempre scritto storie dove Tex faceva figure di palta (le scriveva meglio delle ultime, gli faceva fare figure di palta più originali, più costruite, scritte meglio, ma sempre figure di palta erano) e Sergio Bonelli gliele ha fatte passare tutte!

 

Credo che una cosa siano le raccomandazioni "di facciata" di Sergio Bonelli, ma Nizzi ha capito subito che poteva tranquillamente scrivere il suo Tex "nolittiano" (anche se mascherato meglio, nel linguaggio per esempio, Nolitta non si preoccupava nemmeno di fargli dire un "satanasso" ogni tanto...) e che Sergio Bonelli SAREBBE STATO ANCORA PIÙ CONTENTO (quando a Nizzi scappava per sbaglio qualcosa di veramente GLBonelliano, Sergio Bonelli lo faceva immediatamente togliere: condividevano perfettamente la visione di Tex come "sbirro ottuso", incapace di ragionare e indifeso contro avversari con un cervello (da qui la passione di Nizzi per gli "intrighi", in cui Tex cadeva sempre se non veniva salvato da qualcuno più sveglio o da un origlione di passaggio)

 

La "gelosia" verso Boselli c'era, evidente (c'è un intervista in cui ne abbia mai parlato bene?) ma credo che non avesse nulla a che vedere con la possibilità di fare storie "originali": siamo nel periodo post-crisi, in cui Nizzi si fa strapagare altrimenti Tex non lo scriverebbe più, e dice apertamente che non aveva più idee e riciclava sue vecchie storie o si faceva scrivere i soggetti da altri: e in questo periodo Nizzi avrebbe ancora avuto interesse a scrivere Tex per passione "come lo voleva fare lui"? Non mi pare credibile. Basta vedere quante pagine produceva per dedurre che dopo la crisi Sergio Bonelli gli avrà bocciato ben pochi soggetti...

 

Credo invece che soprattutto Boselli rappresentasse una CONCRETA MINACCIA ECONOMICA. In quel periodo Nizzi stava buttando fuori a macchinetta una quantità di pagine spropositata, molto, molto più alta di quella che riteneva "insostenibile" prima della crisi, e molto più alta di quella mai prodotta da nessuno su Tex (i record di Boselli arriveranno dopo...). A quella velocità di produzione (e con quella scarsissima cura) Nizzi stava accumulando un bottino da rapina in banca! Solo che...  all'orizzonte c'era una minaccia! Nonostante i suoi tentativi di "fare tutto lui", comunque la casa editrice tiene Boselli su Tex!  E OGNI ALBO SCRITTO DA BOSELLI, erano DIVERSE MIGLIAIA DI EURO IN MENO PER NIZZI!  (e non erano euro, erano lire dell'epoca! Come potere d'acquisto siamo ben oltre i diecimila euro ad albo...)

 

Oltretutto, Boselli (come poi ha dimostrato) era prolifico e veloce. Poteva tranquillamente fare quello che Nizzi aveva sempre chiesto prima della crisi: "dargli respiro" scrivendo lui la maggior parte delle storie. Solo che a questo punto, Nizzi non vuole più nessuno! Fa tutto lui! I soldi devono andare tutti a lui!  Aumenta la produzione superando ogni suo record, per tenere fuori Bonelli (e incassare di più, ovviamente), e quando si deve arrendere, cerca di dare a Boselli solo gli autori con cui ha litigato (Letteri) o quelli che non gli piacciono (e che pensa non piacciano nemmeno ai lettori)

 

Questo spiega tranquillamente tutti i comportamenti di Nizzi, i suoi attacchi continui a Boselli, i suoi tentativi di estrometterlo da Tex non lasciandogli nemmeno un disegnatore libero (e quando questi non riescono per l'aumento di pagine da produrre, gli lascia quelli che ritiene i più "scarsi" o i più problematici), senza bisogno di tirare in ballo "gelosie artistiche" di cui si trovano ben poche tracce (per me Nizzi ha smesso di dare la minima importanza alla qualità di quello che scriveva circa a metà degli anni 90...)

 

 

 

 

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1 ora fa, Diablero dice:

Oltretutto, Boselli (come poi ha dimostrato) era prolifico e veloce. Poteva tranquillamente fare quello che Nizzi aveva sempre chiesto prima della crisi: "dargli respiro" scrivendo lui la maggior parte delle storie.

 

In un'intervista del 2002 concessa alla Gazzetta di Modena, al giornalista che gli chiede se per lui ci sono dei sostituti in vista, Nizzi risponde: "Nessuno. Non so insegnare e sono troppo geloso del mio lavoro". Cioè, Boselli non lo vede nemmeno. Eppure è un autore che a quella data conta quasi 25 storie pubblicate solo sulla serie regolare. Però Nizzi si vede solo, l'unico depositario del verbo bonelliano.

 

 

1 ora fa, Diablero dice:

sarà anche vero che A PAROLE Sergio Bonelli gli raccomandava di scrivere come GL Bonelli... ma Nizzi se ne è sempre fregato.

 

"Nel genere western il grande Gian Luigi Bonelli, il papà di Tex, diceva che ci sono 10 canovacci; su quelli si lavora".  Sarà vero che GL Bonelli l'ha detto o sarà l'ennesima invenzione di Nizzi? In ogni caso Nizzi si è sempre presentato alla stampa come un esperto conoscitore della materia e del modus narrandi glbonelliano, mentre Boselli per lui è uno che non sa scrivere Tex, anzi come dice a quelli di UBC nel 1998: "Nelle sceneggiature di G.L.Bonelli, come nelle mie (ma anche in quelle di Sergio Bonelli), Tex è assolutamente centrale nella storia. È lui il protagonista indiscusso. Tutto gira attorno a lui, anche i cattivi. Tex è la colonna portante della narrazione. Questo nelle storie di Boselli non avviene [...]Tex si vede rubare la scena e passa in secondo piano. Per me è un errore. A lungo andare potremmo pagarlo con l'appannamento del personaggio e la sua perdita di carisma". Ne è inconsciamente convinto, Boselli è la rovina di Tex così come è convinto di aver fatto meglio dello stesso GLB. A proposito di "Fuga da Anderville" avrà a dire che l'aveva scritta dopo una lettura di "Tra due bandiere", storia cioè che l'aveva deluso e che andava riscritta. Ci ha pensato lui e diciamo che gli è andata bene perché è anche la sua storia migliore, ma questo è un altro discorso.

 

L'altro punto fondamentale della sua critica al Boselli curatore è l'assegnazione dei disegnatori. Per lui chi disegnerà la SUA storia ha la sua vitale importanza. Su questo punto proprio non ragiona. Questo bisogna dire che lo affermava già vent'anni fa, cioè lo diceva anche in tempi non sospetti. Quando deve scrivere una storia, prima guarda per chi deve scriverla, le caratteristiche del disegnatore gli suggeriscono il genere e gli elementi che dovranno figurare nella sua prossima sceneggiatura, questo il succo del discorso per lui. Per esempio, per la storia "La locanda dei fantasmi", uno dei suoi primi gialli (su cui Sergio Bonelli ebbe a ridire mettendogli l'alt), Nizzi racconta: "All’epoca in cui scrissi La locanda dei fantasmi si era soliti alternare a storie classicamente western (guerre indiane, guerre sui pascoli, banditi che assaltano banche o treni) una di queste storie “strane". Sapendo che avrei scritto la storia per Guglielmo Letteri, pensai di creagli una storia di cupa atmosfera con punte di “giallo”, in cui era particolarmente versato".

 

 

1 ora fa, Diablero dice:

A parte il ritratto davvero insultante e il disprezzo per Tex e i suoi lettori che trasuda da ogni intervista, questa è una DICHIARAZIONE DI INTENTI: torna su Tex per dare finalmente al lettore texiano quello che vuole: basta intrecci, basta dover pensare, basta avventura, basta emozioni (che fanno male alle coronarie, alla loro età...), ma solo bistecche, patatine, satanasso, tizzone d'inferno, e pagine e pagine di bang bang bang per conciliare il sonno mentre l'infermiera gli leva il catetere...

 

Sul rapporto con i lettori purtroppo, anche per esperienza personale, devo dire che hai proprio ragione. Non perde occasione di parlare male di quelli che hanno un approccio critico alla lettura di Tex, da cui si difende tirando fuori le unghie. Sempre dall'intervista che ho citato sopra estrapolo un breve passaggio: "Non mi occupo dei maniaci che cercano il pelo nell'uovo. Le critiche intelligenti le accetto. L'altro giorno, ad esempio, è entrato in redazione Gino Strada, il fondatore di Emergency, che scherzosamente ha fatto notare alcuni punti deboli dell'ultimo Texone (Kubert o Brindisi), il volume speciale. Però io tengo soprattutto al lettore medio. E' lui che in fondo dà una coerenza non solo di stile ma anche di carattere a Tex e ai suoi personaggi.". Si lamenta poi di quelli lettori come la volta che in redazione piovettero le lettere di protesta per la balena arpionata da capitan Barbanera nella storia "La congiura". Il suo lettore ideale è quello medio, in pantofole, che non fa baccano e si entusiasma per il Maxi di Alessandrini, che lui definisce una storia particolarmente complessa, lettori che sono gli stessi che lasciano i loro like nella pagina facebook di Tex. Se vi presentate a lui come uno dei forumisti del forum di Tex, lasciategli il tempo di estrarre la colt per vedere se è vero che lui detesta le armi.

 

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