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TWF - Tex Willer Forum

[778/779] L'orrendo massacro


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Il 13/09/2025 at 19:31, frank_one dice:

Mi accodo a chi parlava bene del Maxi Tex dello scorso Aprile, "Gli occhi nel buio": un Ruju sopra la media, meglio di quanto abbia fatto sulla regolare negli ultimi due anni.

Sono tra quelli, ma… se non ricordo male il soggetto non è suo

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<span style="color:red">2 ore fa</span>, Arthur_Morgan dice:

Sono tra quelli, ma… se non ricordo male il soggetto non è suo

Vero, il soggetto è di tal Angelo La Gattuta. Qualcuno ha idea di chi sia? Già all'epoca me l'ero chiesto.

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<span style="color:red">11 ore fa</span>, frank_one dice:
13 ore fa, Arthur_Morgan dice:

Sono tra quelli, ma… se non ricordo male il soggetto non è suo

Vero, il soggetto è di tal Angelo La Gattuta. Qualcuno ha idea di chi sia? Già all'epoca me l'ero chiesto.

 

Un lettore ovviamente. 

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In questi anni ho notato che Ruju su Tex, oltre a osare poco e affidarsi a un livello medio che gli garantisca la riuscita delle prove senza grandi pretese o ambizioni, soffre la distanza.

Di solito questo aspetto era più palese in quelle storie (rare!) distribuite su tre albi, ma stavolta lo si percepisce pure in questa doppia.

 

Avevo già precedentemente espresso con commenti a saltare, quanto il primo albo non lo reputassi male, visto che fondava le sue basi su una buona caratterizzazione di John Ware e una sceneggiatura tutto sommato funzionale. Ovviamente mi aspettavo (e speravo!) che lo sviluppo si mantenesse su questi binari, purtroppo riconosco che non è stato così.

 

Premetto che letta nel complesso la storia merita la sufficienza e rientra di diritto nella ormai conclamata "Zona Ruju" da me coniata, ma mi sarei aspettato un secondo albo migliore, in linea col primo, invece mi accorgo che l'autore ha avuto un netto calo d'ispirazione che ha depotenziato la resa della prova.

 

Errori da matita rossa non ne ho riscontrati ma la sceneggiatura nelle seconde 110 tavole perde amalgama e sembra procedere con scene prevedibili allacciate alla meglio fra loro.

Purtroppo pesa pure il calo di consistenza di Ware e del villain Deadrick che pian piano, durante la lettura, perdono smalto e sembrano anch'essi semplice pedine poste alla meno meglio nella scena per garantire il proseguo del filo narrativo.

 

Già la scena della valanga non mi ha tanto appassionato, non tanto per l'evento in se che può starci in un soggetto, ma per come troppo facilmente Ware sbaragli ogni muro di comprensibile diffidenza nei confronti di un ranger, che in fondo potrebbe pure portarlo in gabbia visto l'accusa di omicidio che gli pende per la testa. Tex è Tex ovviamente, ma Ware, che fino a quel punto si è mostrato svelto e smaliziato, come fa a essere sicuro?

 

Ma tutto il filo narrativo del secondo albo mi ha convinto poco, fin dall'inserimento poco incisivo degli indiani di Lunga Ombra, che in effetti si fanno sbaragliare dai banditi in maniera troppo banale; da non credere che dei nativi possano essere così ingenui nei confronti di avversari.

Mi è parsa una sequenza realmente inserita per allungare il brodo e poco sviluppata, poi ho trovato al limite della sospensione dell'incredulità come Lunga Ombra con almeno una mezza dozzina di proiettili in corpo, sparati da un professionista a pochi centimetri, abbia vissuto ancora così tanto per dialogare con i nostri. Scene create più sull'effetto che la plausibilità.

 

Anche Deadrick finisce per perdere credibilità come villain. Che fosse un killer sanguinario, lo si è capito, ma stride il fatto che finisca col perseguitare Ware e i pards, seguendo una sorta di vendetta che poco si addice a personaggi simili. Mette su bande con molta semplicità, poteva eclissarsi e fare bottino altrove visto che ormai era stato visto e smascherato e invece che fa? Decide di rubare mandria e soldi all'allevatore con cui si è imbrancato Ware e di fatto rimane pure nel mirino di Tex.

Altra scelta narrativa che si può accettare, ovviamente, ma è chiaro che è più figlia della necessità di dare un seguito all'esile soggetto, più che alla plausibilità operativa del personaggio.

 

I nostri la spunteranno, come ovvio, in un finale confuso ma carico di azione e con l'ultima splendida vignetta, abbiamo la definitiva risposta sul fatto che John Ware non tornerà più nella saga, ma in fondo reputo sia meglio così.

Per anticipare la sequenza storica, che vede il valente uomo, sposato con molta prole, Ruju ci mostra pure il momento in cui il comprimario incontra la donna della sua vita, ma in effetti, considerato il concetto più volte espresso in passato sul fatto che il romanticismo in Tex è sempre mal visto, e la breve sequenza non permette un idoneo sviluppo di emozioni tipiche, avrei evitato la parentesi, poichè scritta così funziona poco, a mio avviso, ma queste sono valutazioni soggettive.

 

Ricapitolando: storia sufficiente, ma niente più, che viene danneggiata da un secondo albo non all'altezza del primo, più sfilacciato e superficiale, ma non da gridare allo scandalo.

 

Civitelli è la solita certezza e con i suoi pennini ogni episodio parte già avvantaggiato.

Mi è sembrato di rivedere all'opera l'autore delle origini, pulito, dinamico, ma sprovvisto, in grandi tratti, del celebre chiaroscuro in puntinato divenuto suo marchio di fabbrica.

La tecnica non è assente del tutto, visto che ancora in molte vignette la si può apprezzare, ma è calata notevolmente la frequenza rispetto a storie del recente passato, difatti molte tavole presentono sfondi bianchi e nelle scene notturne il nero fa da padrone in alcune vignette dove eravamo abituati a effetti molto particolari. Fretta realizzativa dettata dalle consegne o l'incipiente stanchezza a realizzare una tecnica (lo so per esperienza visto che spesso mi sono dilettato a imitarla) che richiede una dose enorme di pazienza, attenzione e diottrie? Spero di cuore, da amante del puntinato civitelliano, che sia la prima ipotesi la più probabile, tuttavia il maestro aretino rimane sempre un asso anche nel suo oldstyle e si conferma un fiore all'occhiello tra gli autori della saga.

 

Però un po' di nostalgia al ricordo di storie come Boston, al texone, Il ritorno di Yama (per citarne solo alcune) cariche di quegli splendidi chiaroscuri, questi due albi me l'hanno messa. Vignette come il Tornado in Yama o l'atmosfera nevosa nelle vie di Boston sono molto diverse dalla valanga di questo episodio, contraddistinta solo da linee cinetiche e onomatopea. Il mio voto finale è 6  

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@Condor senza metaleggere le tue recensioni è sempre un piacere.
Anche se talvolta non sempre le condivido, con questa concordo totalmente.

Il secondo albo abbassa disastrosamente il livello di un primo albo già esile di suo.

 

E concordo anche per i disegni, sono andato difatti a rivedere, estasiandomi ancora una volta, la scena notturna mentre Tex e Carson subiscono un’imboscata in una città fantasma nel primo albo del ritorno di Yama. Una gioia per gli occhi. Le linee nell’albo di settembre sono troppo pulite, ma l’età avanza e quella tecnica è meravigliosa quanto difficile da attuare

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<span style="color:red">9 ore fa</span>, Arthur_Morgan dice:

@Condor senza metaleggere le tue recensioni è sempre un piacere.
Anche se talvolta non sempre le condivido, con questa concordo totalmente.

Il secondo albo abbassa disastrosamente il livello di un primo albo già esile di suo.

 

E concordo anche per i disegni, sono andato difatti a rivedere, estasiandomi ancora una volta, la scena notturna mentre Tex e Carson subiscono un’imboscata in una città fantasma nel primo albo del ritorno di Yama. Una gioia per gli occhi. Le linee nell’albo di settembre sono troppo pulite, ma l’età avanza e quella tecnica è meravigliosa quanto difficile da attuare

Grazie mille Arthur; a pensarci bene, è una fortuna non essere sempre d'accordo sugli argomenti, se no il Forum (ma la vita in genere) sarebbe molto più noioso. :)

 

<span style="color:red">2 ore fa</span>, Black Jim dice:

ottima recensione! 👍

 

Grazie pard. :)

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Ho letto questo secondo albo della storia.

 

Non mi ha convinto molto, la prima parte è decisamente superiore.

Deadcrick avrebbe potuto avere un ruolo più ampio e tutta la trama ne avrebbe tratto giovamento.Peccato.

 

Nel complesso questi due albi che introducono John Ware valgono l'acquisto soprattutto per i disegni di Civitelli.

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  • 2 weeks later...
  • Collaboratori

Se il titolo di lavorazione "La leggenda di John Ware" dovesse darci un'indicazione sulle intenzioni dell'autore, cioè scrivere una storia su un uomo leggendario che ha fatto la storia nello stato dell'Alberta raccontandoci come è vi è giunto nel 1882 dal Texas, i dettagli della sua vita prima di giungere in Canada restano storicamente oscuri e quindi liberamente interpretabili, modulando la narrazione in modo da lasciare intorno a questa figura un alone per l'appunto da leggenda, l'obiettivo perseguito da Ruju mi pare miseramente fallito.

 

Perché come in ogni leggenda che si rispetti manca proprio quel tocco di magico nelle vicende che sono raccontate di questo personaggio che ci appare tutto sommato solo un esperto e bravo cowboy e niente di più, se non per quel colore della sua pelle che lo rende fuori dall'ordinario.

 

Proprio l'elemento razziale poteva essere una buona base di partenza, nella storia di Ruju invece pare che tutti l'accettino e l'apprezzino senza far pesare anche minimamente che è uno di colore, fatto che mi sembra anomalo per l'epoca e il posto, invece diventa un bersaglio non per quello che è ma per quello che ha visto e le motivazioni del cattivo della storia che lo spingono a cercarlo e ad ucciderlo anche quando ormai lui ha deciso di rifarsi una vita fuori dai confini statunitensi pare decisamente irrazionale.

 

Ecco perché la storia non regge nella sua architettura, un racconto dove tutto è troppo telefonato e artificiale, tutto incentrato su incontri casuali di personaggi che si ritrovano quando dovrebbero invece cercare di stare lontani gli uni dagli altri, che cozza contro la logica più elementare.

 

A parte questo il racconto regge e si lascia leggere ma mi pare un'occasione perduta, altro che fare di Ware il quinto pard! Sufficienza di stima.

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Sottoscrivo ogni parola. Storia molto superficiale pur senza particolari svarioni, a parte forse il coinvolgimento della tribù di Lunga Ombra, che risulta gestito decisamente male.

Ogni evento esiste solo in quanto funzionale a quello successivo e svanisce nello stesso momento in cui assolve alla sua funzione, senza lasciar traccia negli eventi successivi. In questo senso, la mini valanga che compare e sparisce al solo scopo di permettere a John di fidarsi di Tex è un po' l'emblema della storia e della sceneggiatura di Pasquale "ChatGPT" Ruju.

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<span style="color:red">2 ore fa</span>, frank_one dice:

Pasquale "ChatGPT" Ruju

Denominazione un po' pesantina ma ahimè piuttosto azzeccata nel restituire la sensazione che lascia la produzione recente di quest'autore a cui è riservata molta "legna" della mole quantitativa di uscite. Ma, sempre ahimè i migliori auspici per il futuro non sembrano risiedere qui.

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<span style="color:red">5 ore fa</span>, Tracce358 dice:

Denominazione un po' pesantina ma ahimè piuttosto azzeccata nel restituire la sensazione che lascia la produzione recente di quest'autore

Esatto. Prendo in prestito le tue parole per sottolineare che il mio appellativo è indirizzato proprio alla sensazione che lascia la storia e non all'autore.

 

Per intenderci, non sto dicendo che Ruju usa ChatGPT per scrivere le sceneggiature, ci mancherebbe, ma che questa storia mi ha lasciato una sensazione di "artificiale", come se mancasse la componente umana, il calore. È tutto troppo lineare, troppo fatto su misura, troppo funzionale ad innescare l'evento successivo.

Forse lo costringono a scrivere troppo e non può dedicare molto tempo ad ogni singola storia, non so.

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<span style="color:red">10 ore fa</span>, frank_one dice:

Per intenderci, non sto dicendo che Ruju usa ChatGPT per scrivere le sceneggiature, ci mancherebbe, ma che questa storia mi ha lasciato una sensazione di "artificiale", come se mancasse la componente umana, il calore. È tutto troppo lineare, troppo fatto su misura, troppo funzionale ad innescare l'evento successivo.

Sottoscrivo ogni parola.

 

Il classico soggetto-sceneggiatura scritto col pilota automatico di nizziana memoria


Almeno Nizzi compensava in parte con una maggiore “brillantezza”

 

E dico questo da estimatore di Ruju

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A mio avviso il maggior difetto di questa storia è, nella seconda parte, la successione di eventi banali e allungati - al di là delle incongruenze già notate e commentate da tutti - forse sì, senza calore e gli elementi che venivano aggiunti alla fine sono apparsi solo degli annacquamenti per allungare un brodo che invece aveva bisogno di ben altri ingredienti. Ruju ha avuto una buona idea, l'ha sviluppata bene ma poi si è accorto che la "ciccia" era finita, ma quando accade ci vorrebbero umiltà, tempismo e pelo sullo stomaco per ridurre il tutto e non destinarlo alla regolare, ma ad una di quelle uscite extra (ho perso il conto dei nomi) che propongono un paio di storie brevi, magari corredate da informazioni storiche sui cow boy di colore o - perché no? - sul razzismo in Canada: argomento che mi vede completamente ignorante e che alla Bonelli avrebbero saputo trattare meglio di qualsiasi contributo su internet che avrei potuto andare a cercare. 

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<span style="color:red">18 ore fa</span>, frank_one dice:

Esatto. Prendo in prestito le tue parole per sottolineare che il mio appellativo è indirizzato proprio alla sensazione che lascia la storia e non all'autore.

 

Per intenderci, non sto dicendo che Ruju usa ChatGPT per scrivere le sceneggiature, ci mancherebbe, ma che questa storia mi ha lasciato una sensazione di "artificiale", come se mancasse la componente umana, il calore. È tutto troppo lineare, troppo fatto su misura, troppo funzionale ad innescare l'evento successivo.

Forse lo costringono a scrivere troppo e non può dedicare molto tempo ad ogni singola storia, non so.

Sì sì tranquillo per me era chiaro che non volevi dire che Ruju usa ChatGPT ma alla sensazione. Mi ci sono ritrovato per l'impressione che lascia anche a me

È come se dopo l'"esperimento" delle vedove (sigh) si fosse in qualche modo "ingessato" per non correre rischi: ne vengono fuori storielle in genere corrette, a tratti anche gradevoli ma mediamente da 6 di stima.

Ruju ultimamente l’ha reso tamarro anche nei dialoghi.. ma non smetto di sperare in lui. A volte mi è piaciuto

 

Aggiungo questa citazione mi pare di @Arthur_Morgan dalla discussione su Xipe e la riposto qui perché se no lì si va ot a me più della spesso citata scena della diligenza (che comunque concordo nel valutare negativamente) ha dato molto fastidio nel secondo albo della stessa storia quando Tex Carson e Kit circondano i messicani lì sono veramente dei tamarracci talmente odiosi che ti viene da parteggiare per i desperados.... ecco tornando al tema principale qui non so se Ruju legge le critiche l'impressione è che attualmente si mantenga su questo registro da 6 politico... per usare una metafora calcistica è come quell'allenatore che dopo aver visto che a osare troppo prende le imbarcate registra la difesa ma non riesce neanche più a fare gol 

 

  • Confused (0) 1
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<span style="color:red">22 minuti fa</span>, Tracce358 dice:

Ruju ultimamente l’ha reso tamarro anche nei dialoghi.. ma non smetto di sperare in lui. A volte mi è piaciuto

Confermo, l’ho scritto.


Ho la sensazione che cerchi sempre la battuta a effetto. Vuole dare a Tex un carisma di cui il personaggio NON ha bisogno, perché è innato. Si vede nelle azioni, nei fatti, non nella boria verbale

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  • 1 month later...

Storia frizzante, si fa leggere con scioltezza e brio, credo anche in virtù di un'ambientazione western invernale molto suggestiva e di disegni semplicemente straordinari. Oggi come quarant'anni fa, il tratto di Civitelli, bianco, pulito, poco western se vogliamo, nonostante questo non smette di appassionare, di sapere emozionare. Non smette di proporre personaggi e luoghi credibili e efficaci, scenari nei quali il lettore si cala con disinvoltura, quasi tornasse in un luogo amico, tra vecchi companeros. E naturalmente la storia ne guadagna, vedendo esaltati i propri meriti e depotenziati i tratti meno felici, che anche qui non mancano, anche se attutiti da un bel ritmo e da un brillante comprimario.

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