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TWF - Tex Willer Forum

Lettura durante le varie fasi della vita


Doudou

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Buonasera, apro questo topic per chiedere a tutti quanti voi come possa cambiare la percezione della lettura durante le fasi della vita. Come cambia da bambino ad adulto? Perché quando si è più maturi si tende ad essere molto più severi nei giudizi delle storie lette? 

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1 hour ago, Doudou said:

Perché quando si è più maturi si tende ad essere molto più severi nei giudizi delle storie lette

Perché si ha più esperienza, semplicemente.

 

La prima volta in vita tua che leggi una storia dove l'assassino è il maggiordomo, pensi "che idea strabiliante e originale! Questo autore ha una immaginazione formidabile, è il più bravo del mondo! In Cappuccetto Rosso il lupo non è il maggiordomo!"

 

Non hai semplicemente termini di paragone. Tutto è nuovo, tutto è originale. 

 

Solo dopo ti rendi conto che ci sono storie simili, che alcune sono copiate, altre utilizzano sempre gli stessi clichè, e in generale, anche quando non ti accorgi di scopiazzature, non fai il confronto solo con Cappuccetto Rosso, Tiramolla e i Teletubbies, ma con la massa di roba che hai letto fino a quel momento (e contemporaneamente diventa sempre più improbabile che esclami "sicuramente questo autore è il più bravo del mondo"

 

Ti formi, insomma, una coscienza critica e una consapevolezza.

 

È la corrispondenza, a livello "critico", della consapevolezza che ti fai diventando adulto, diventa più difficile gabbarti con inganni ingenui tipo "quello non è papà con la barba finta, è Babbo Natale" (a parte quando vengono dai politici in TV, ma lì entra in ballo il tifo e il fatto che la comunicazione politica riduce tutto a un livello infantile ed elementare)

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Concordo con entrambi i pensieri di Diablero e Magic Wind che mi hanno preceduto. Personalmente, come penso in tanti di noi, ho cominciato a leggere libri con Robert Louis Stevenson, L'isola del tesoro, La Freccia Nera, e poi Salgari, con I pirati della Malesia, il Corsaro nero, e ancora ricordo un Gatto con gli stivali, o lo splendido Mago di Oz di Baum.

 

Ho fatto questa breve dissertazione sui titoli da me letti da bambino, che come si vede non sono poi tanti preferendo io all'epoca i fumetti, perché solo con essi posso capire come sia cambiata la mia percezione di lettore, posto che gli altri libri li ho letti già da adulto e le rare volte che mi è capitato di rileggerli non ho avvertito alcuna differenza sostanziale, tranne che con uno di cui dirò dopo. 

 

Ebbene, i libri scritti con qualità restano bei libri anche dopo, quando letti da adulto. Puoi apprezzare ulteriori particolari, puoi essere più sgamato su alcune situazioni tipiche o ricorrenti, come il maggiordomo nei thriller, ma sostanzialmente il giudizio non dovrebbe cambiare e se ne dovrebbe restare soddisfatti a prescindere dall'età e dalla fase della vita in cui si è. Questo mi è capitato con tutti i libri sopra citati, con l'eccezione di Salgari, che da adulto invece non ho apprezzato. Certo, ho riletto solo Le tigri di Mompracem, che credo sia il libro più naif, essendo il primo, ma lo ricordavo come una storia avvincente che, da ragazzino e a letto col morbillo, mi aveva semplicemente estasiato. E invece vi ho trovato solo situazioni avventurose a profusione messe lì una dopo l'altra per movimentare la vicenda, meri pretesti in fin dei conti neanche ben giustificati, e preso così il romanzo può avere anche i suoi momenti avvincenti, ma solo a patto che si entri in una disposizione d'animo fortemente fanciullesca.

Tempo fa, in un altro forum, a corredo di un mio giudizio negativo su questo libro, scrissi:

 

"Ma si può giudicare davvero questo romanzo per il suo valore intrinseco, quando con esso prendono vita i personaggi di Sandokan e Yanez, della Perla di Labuan e dei Pirati della Malesia? Quando entrano, prepotentemente e per sempre, nell'immaginario collettivo dei ragazzi di tutti i tempi le isole di Mompracem e di Labuan, il Borneo e il terribile mare in cui imperversano i Pirati più famosi di sempre?

Qui bisogna distinguere tra opera letteraria e mito, e se la prima lascia molto a desiderare, il secondo, con gli artigli della Tigre, si è talmente radicato nella fantasia di tutti da decretare la grandezza dell'opera che lo ospita a prescindere dal valore specifico della stessa.

La verità è che l'arrembaggio dei tigrotti di Mompracem, alla conquista di un pubblico mondiale, è perfettamente riuscito. E così tutti noi possiamo urlare, tornando quei ragazzini che fummo, avanti tigri di Mompracem!"

 

Questo per dire che effettivamente alcuni libri possono essere letti solo a determinate età, perché poi dopo, quando hai perso il senso di incanto e di meraviglia di cui parla Magic Wind, quando hai smesso di credere a Babbo Natale insomma, non puoi più apprezzarli davvero, se non per quello che rappresentano.

 

Quella complicata avventura che è la crescita, quindi, se da un lato compromette per sempre quella beata ingenuità che poteva farci apprezzare opere pensate per la fase della vita che corrisponde all'infanzia, dall'altro ci rende - a volte - più consapevoli, più recettivi, più sottili credo. E così mi è capitato che, con Cent'anni di solitudine, letto mi pare a 17 anni mi parve un'accozzaglia di vicende messe lì, anche se raccontate con uno stile ipnotico e ammaliante; poi, letto 7 anni fa, filtrando quella vicenda zeppa di Aureliani e Arcadi io ci abbia finalmente scorto il senso che voleva darne lo scrittore: l'epicita' di Ursula, la miseria morale di Arcadio padre e figlio, l'immensa solitudine di Aureliano, malattia spaventosa di quello che è forse il principale protagonista del romanzo. Ci ho visto in controluce certe esperienze politiche dell'America Latina, la storia di quella terra così travagliata, tutti elementi che il me diciassettenne non poteva apprezzare. Non era a un ragazzino imberbe che stava parlando Garcia Marquez. La favola che stava raccontando, perché lo stile quello è, era destinata necessariamente a un lettore più maturo.

 

Quindi è la maggiore esperienza, ma è anche il bagaglio culturale e i sensi più accorti, che inevitabilmente ti portano ad essere un lettore sempre più esigente, sempre più consapevole e accorto. Sempre diverso, come siamo diversi in tutte le nostre declinazioni, di lettori, di lavoratori, di figli, di amici, a seconda dell'età in cui ci troviamo.

 

L'ideale alla fine sarebbe essere un lettore sempre, in tutte le fasi della vita. Un lettore come detto inevitabilmente diverso tempo per tempo e che a seconda dell'eta' prova emozioni diverse, ingenue o ponderate, arricchendosi però sempre di quelle voci del passato, del lascito dei tanti autori che attendono di essere letti e che la loro voce si rinnovi, anche a distanza di anni o secoli, nelle orecchie mentali di un nuovo lettore. E quello che mi immalinconisce di più è che non solo i lettori sono sempre meno, ma sono tremendamente pochi i lettori bambini, che probabilmente non diverranno mai lettori nemmeno nel prosieguo della loro vita, e che si perderanno meraviglie ben maggiori di quella, pur grande, della magia di un Babbo Natale nella Notte santa. Ed è un vero peccato.

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Quindi sarebbe forse meglio non riprendere in mano ciò che si è letto da bambini per non rischiare di rovinarne il ricordo?

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Beh, no, il ricordo di quelle sensazioni resta. L'opera oggettiva ne è sminuita, ma il ricordo soggettivo assolutamente no.

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<span style="color:red">1 ora fa</span>, virgin dice:

@Leo, perdonami l'infelice citazione fantozziana, ma non posso dirlo altrimenti: ti stimo moltissimo.

 

Grazie Virgin, apprezzo tantissimo anche la citazione dotta :D.

 

Ma ricordati quel che mi avevi promesso, non mi è ancora arrivato nulla ;)

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<span style="color:red">7 ore fa</span>, Leo dice:

L'ideale alla fine sarebbe essere un lettore sempre, in tutte le fasi della vita.

Sei il solito fuoriclasse @Leo

Grande, grandissimo post!

Se per @virgin sei il suo Rag.Ugo, per me sei il mio Visconte Gran Mascalzon. di Gran Croc :inch:

 

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Leo dice:

Ma ricordati quel che mi avevi promesso, non mi è ancora arrivato nulla ;)

 

L'ho mandato il giorno stesso, ma mi è tornato indietro! Te lo rimando.

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Il bagaglio di conoscenza di un fanciullo che si affaccia al mondo della lettura, è come una lavagna pulita; ogni opera, poesia, fumetto che si legge è un piccolo segno che si lascia impresso in quella lavagna. Ovviamente agli inizi, ogni segno è importante e non si vede l'ora di emozionarsi ancora, per lasciare impressi altri segni, man mano più complessi e articolati, per colmare quel grande spazio.

Col passare degli anni, gli spazi vuoti nella lavagna diminuiscono, quindi, logicamente, si sceglie con più accuratezza quali segni lasciare impressi e si cerca di evitare doppioni o tracce inutili, tuttavia per un lettore, possono cambiare gli spazi o i segni sulla fatidica lavagna, ma l'amore per la lettura, se scocca in gioventù, non muore.

 

Similitudine da discount a parte, reputo che è naturale che crescendo cambiano i gusti o lo spirito critico di ognuno di noi; le opere sono sempre quelle ma per forza di cosa cambia il nostro punto di osservazione.

In parte è vero che si perde un po' di magia (chi dimentica il primo amore!), così come è pur vero che si rivalutano o scartano, a secondo dei casi, opere lette in gioventù, ma di certo chi ha imparato ad amare la lettura, quella lavagna non la abbandona e proseguirà a scegliere i suoi segni finchè le meningi tengono.

 

Nello specifico posso dire che quando ero un tenager la lettura di Tex mi appassionava all'ennesima potenza, era un mondo nuovo che stavo scoprendo e che ho imparato ad amare, sparatoria dopo sparatoria. Ora che davanti allo specchio scorgo i primi fiocchi di neve in testa, magari non riesco più a dedicare tutto quel tempo come in passato e spesso prevedo dove l'autore può andare a parare (anni di esperienza di lettura aiutano in questo caso) ma credetemi, mi emoziono ancora quando esco dall'edicola col nuovo albo in mano e inizio a sfogliarlo. Tex, Carson, Kit e Tiger e tutto il loro universo mi è familiare e ogni volta mi sembra attraversare un varco dimensionale che mi catapulta in una dimensione ove problemi, stress e paranoie quotidiane non esistono. Certamente non tutte le storie mi piacciono, affinando la critica questo capita più spesso, ma l'amore per la lettura rimane radicato. Se così non fosse, non mi troverei qui, a riempire topic e topic di commenti e recensioni del mio personaggio preferito.

E questo concetto vale per ogni romanzo, racconto o saggio che mi appresto a divorare.

 

Chiudo con una citazione del grande Umberto Eco: "chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la sua. Chi legge avrà vissuto 5000 anni, perchè la lettura è un'immortalità all'indietro". Puro Vangelo! :)

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<span style="color:red">2 ore fa</span>, Juan Ortega dice:

Sei il solito fuoriclasse @Leo

Grande, grandissimo post!

Se per @virgin sei il suo Rag.Ugo, per me sei il mio Visconte Gran Mascalzon. di Gran Croc :inch:

 

 

:D :D :D grazie Juan!

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<span style="color:red">10 ore fa</span>, Leo dice:

Personalmente, come penso in tanti di noi, ho cominciato a leggere libri con Robert Louis Stevenson, L'isola del tesoro, La Freccia Nera, e poi Salgari, con I pirati della Malesia, il Corsaro nero, e ancora ricordo un Gatto con gli stivali, o lo splendido Mago di Oz di Baum.

 

Ho fatto questa breve dissertazione sui titoli da me letti da bambino, che come si vede non sono poi tanti preferendo io all'epoca i fumetti, perché solo con essi posso capire come sia cambiata la mia percezione di lettore, posto che gli altri libri li ho letti già da adulto e le rare volte che mi è capitato di rileggerli non ho avvertito alcuna differenza sostanziale, tranne che con uno di cui dirò dopo. 

 

Sbagli! L'isola del tesoro letta a 8 anni è completamente diversa che letta a 30 o 40. Esperienza personale. Idem Jules Verne e Salgari. Forse solo London è ugualmente potente sia letto da ragazzo che da adulto, ma stiamo parlando di uno dei più grandi di tutti i tempi. Sul resto concordo: Ballard letto a 15 anni un'accozzaglia di concetti astrusi, letto 10 anni dopo è diventato immediatamente uno dei mie scrittori preferiti...

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2 ore fa, Condor senza meta dice:

Chiudo con una citazione del grande Umberto Eco: "chi non legge a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la sua. Chi legge avrà vissuto 5000 anni, perchè la lettura è un'immortalità all'indietro". Puro Vangelo! :)

 

È una bellissima verità. 

 

<span style="color:red">20 minuti fa</span>, Magic Wind dice:

L'isola del tesoro letta a 8 anni è completamente diversa che letta a 30 o 40.

 

Io ricordo l'emozione di una delle scene iniziali, col pirata zoppo che si avvicinava alla taverna cantando "15 uomini sulla cassa del morto...". L'ho letto che facevo le elementari, e l'ho riletto nel 2021 per raccontarlo a un nipotino: ebbene, la prima parte l'ho trovata strepitosa come quando la lessi la prima volta. La seconda parte invece l'ho trovata meno forte, ma era quella stessa parte che non ricordavo per niente bene, segno che neanche da bambino mi restò molto impressa. Ma la falsa amicizia di Long John Silver ti posso assicurare che mi ha appassionato nel 2021 esattamente come nel 1987 :)

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Esatto! La prima parte, fino allo sbarco sull'isola, ancora adesso, da adulto, ti tiene incollato alla pagina, la seconda no. Ma da da bambino, magari nei Classici Mursia, il libro te lo leggevi tutto in in pomeriggio. Adesso, negli Oscar Classici, con note a piè di pagina, ti ci vuole una settimana o più. Non ti prende più allo stesso modo...

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12 hours ago, Doudou said:

Quindi sarebbe forse meglio non riprendere in mano ciò che si è letto da bambini per non rischiare di rovinarne il ricordo?

Dipende.

 

La meraviglia, ce la mettevi solo tu? Cioè, l'opera era in realtà mediocre, derivativa, banale, e solo la tua ingenuità e poca esperienza te lo hanno fatto sembrare un capolavoro?

 

Allora rileggerlo in un certo senso "rovina" il ricordo dell'opera. Ma visto che era un falso ricordo... è tanto un male? I TUOI ricordi personali rimangono, non vengono "rovinati", cosa ti ha dato quel libro, semplicemente non attribuisci più al libro meriti che non aveva.

 

Ma se il libro era davvero valido...  rileggerlo con maggiore esperienza consente di leggerlo MEGLIO, capire cose che la prima volta ti erano sfuggite.

 

Per fare il classico esempio "texiano"... io ho sempre adorato le storie di GL Bonelli, sin da bambino. Ma rileggendole adesso...  mi rendo conto di quanti dettagli mi erano sfuggiti. Quindi la rilettura è spesso una LETTURA, perché la prima volta non aveva davvero "letto" l'opera. Idem con tanti altri autori validi, da Martina a Barks a D'Antonio.

 

Quindi, in generale direi che rileggere (anche se purtroppo ormai non se ne ha il tempo, schiacciati dalle novità) è sempre una cosa positiva, e in realtà non "rovina" i ricordi, ma li contestualizza.

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<span style="color:red">29 minuti fa</span>, Diablero dice:

Dipende.

 

La meraviglia, ce la mettevi solo tu? Cioè, l'opera era in realtà mediocre, derivativa, banale, e solo la tua ingenuità e poca esperienza te lo hanno fatto sembrare un capolavoro?

 

Allora rileggerlo in un certo senso "rovina" il ricordo dell'opera. Ma visto che era un falso ricordo... è tanto un male? I TUOI ricordi personali rimangono, non vengono "rovinati", cosa ti ha dato quel libro, semplicemente non attribuisci più al libro meriti che non aveva.

 

Ma se il libro era davvero valido...  rileggerlo con maggiore esperienza consente di leggerlo MEGLIO, capire cose che la prima volta ti erano sfuggite.

 

Per fare il classico esempio "texiano"... io ho sempre adorato le storie di GL Bonelli, sin da bambino. Ma rileggendole adesso...  mi rendo conto di quanti dettagli mi erano sfuggiti. Quindi la rilettura è spesso una LETTURA, perché la prima volta non aveva davvero "letto" l'opera. Idem con tanti altri autori validi, da Martina a Barks a D'Antonio.

 

Quindi, in generale direi che rileggere (anche se purtroppo ormai non se ne ha il tempo, schiacciati dalle novità) è sempre una cosa positiva, e in realtà non "rovina" i ricordi, ma li contestualizza.

 

Concordo in pieno.

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Io mi sono riletto "L'isola del tesoro" qualche mese fa per assegnarlo ai miei studenti di prima e devo dire che l'ho trovato ancora bellissimo come quando lo lessi a otto anni.

Ecco, forse non l'ho trovato bellissimo "come", ma "quanto". In questa rilettura, ad esempio, ho apprezzato moltissimo la rete di rapporti tra Livesey-Smollett-Trelawney e Jim, mentre da piccolo mi ero concentrato soprattutto su Jim e Ben Gunn (personaggio che non a caso è stato il preferito dei miei studenti ancora un po' più bimbi da un punto di vista emotivo); ma è normale: le sfumature delle interazioni tra adulti a un bambino in gran parte sfuggono.

Addendum: rileggendo Salgari qualche anno fa ho provato le stesse sensazioni di @Leo. L'ho trovato illeggibile. E sì che anche quello, quando avevo otto anni, mi incantò. :D

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Il 21/9/2025 at 09:58, Leo dice:

Concordo con entrambi i pensieri di Diablero e Magic Wind che mi hanno preceduto. Personalmente, come penso in tanti di noi, ho cominciato a leggere libri con Robert Louis Stevenson, L'isola del tesoro, La Freccia Nera, e poi Salgari, con I pirati della Malesia, il Corsaro nero, e ancora ricordo un Gatto con gli stivali, o lo splendido Mago di Oz di Baum.

 

Ho fatto questa breve dissertazione sui titoli da me letti da bambino, che come si vede non sono poi tanti preferendo io all'epoca i fumetti, perché solo con essi posso capire come sia cambiata la mia percezione di lettore, posto che gli altri libri li ho letti già da adulto e le rare volte che mi è capitato di rileggerli non ho avvertito alcuna differenza sostanziale, tranne che con uno di cui dirò dopo. 

 

Ebbene, i libri scritti con qualità restano bei libri anche dopo, quando letti da adulto. Puoi apprezzare ulteriori particolari, puoi essere più sgamato su alcune situazioni tipiche o ricorrenti, come il maggiordomo nei thriller, ma sostanzialmente il giudizio non dovrebbe cambiare e se ne dovrebbe restare soddisfatti a prescindere dall'età e dalla fase della vita in cui si è. Questo mi è capitato con tutti i libri sopra citati, con l'eccezione di Salgari, che da adulto invece non ho apprezzato. Certo, ho riletto solo Le tigri di Mompracem, che credo sia il libro più naif, essendo il primo, ma lo ricordavo come una storia avvincente che, da ragazzino e a letto col morbillo, mi aveva semplicemente estasiato. E invece vi ho trovato solo situazioni avventurose a profusione messe lì una dopo l'altra per movimentare la vicenda, meri pretesti in fin dei conti neanche ben giustificati, e preso così il romanzo può avere anche i suoi momenti avvincenti, ma solo a patto che si entri in una disposizione d'animo fortemente fanciullesca.

Tempo fa, in un altro forum, a corredo di un mio giudizio negativo su questo libro, scrissi:

 

"Ma si può giudicare davvero questo romanzo per il suo valore intrinseco, quando con esso prendono vita i personaggi di Sandokan e Yanez, della Perla di Labuan e dei Pirati della Malesia? Quando entrano, prepotentemente e per sempre, nell'immaginario collettivo dei ragazzi di tutti i tempi le isole di Mompracem e di Labuan, il Borneo e il terribile mare in cui imperversano i Pirati più famosi di sempre?

Qui bisogna distinguere tra opera letteraria e mito, e se la prima lascia molto a desiderare, il secondo, con gli artigli della Tigre, si è talmente radicato nella fantasia di tutti da decretare la grandezza dell'opera che lo ospita a prescindere dal valore specifico della stessa.

La verità è che l'arrembaggio dei tigrotti di Mompracem, alla conquista di un pubblico mondiale, è perfettamente riuscito. E così tutti noi possiamo urlare, tornando quei ragazzini che fummo, avanti tigri di Mompracem!"

 

Questo per dire che effettivamente alcuni libri possono essere letti solo a determinate età, perché poi dopo, quando hai perso il senso di incanto e di meraviglia di cui parla Magic Wind, quando hai smesso di credere a Babbo Natale insomma, non puoi più apprezzarli davvero, se non per quello che rappresentano.

 

Quella complicata avventura che è la crescita, quindi, se da un lato compromette per sempre quella beata ingenuità che poteva farci apprezzare opere pensate per la fase della vita che corrisponde all'infanzia, dall'altro ci rende - a volte - più consapevoli, più recettivi, più sottili credo. E così mi è capitato che, con Cent'anni di solitudine, letto mi pare a 17 anni mi parve un'accozzaglia di vicende messe lì, anche se raccontate con uno stile ipnotico e ammaliante; poi, letto 7 anni fa, filtrando quella vicenda zeppa di Aureliani e Arcadi io ci abbia finalmente scorto il senso che voleva darne lo scrittore: l'epicita' di Ursula, la miseria morale di Arcadio padre e figlio, l'immensa solitudine di Aureliano, malattia spaventosa di quello che è forse il principale protagonista del romanzo. Ci ho visto in controluce certe esperienze politiche dell'America Latina, la storia di quella terra così travagliata, tutti elementi che il me diciassettenne non poteva apprezzare. Non era a un ragazzino imberbe che stava parlando Garcia Marquez. La favola che stava raccontando, perché lo stile quello è, era destinata necessariamente a un lettore più maturo.

 

Quindi è la maggiore esperienza, ma è anche il bagaglio culturale e i sensi più accorti, che inevitabilmente ti portano ad essere un lettore sempre più esigente, sempre più consapevole e accorto. Sempre diverso, come siamo diversi in tutte le nostre declinazioni, di lettori, di lavoratori, di figli, di amici, a seconda dell'età in cui ci troviamo.

 

L'ideale alla fine sarebbe essere un lettore sempre, in tutte le fasi della vita. Un lettore come detto inevitabilmente diverso tempo per tempo e che a seconda dell'eta' prova emozioni diverse, ingenue o ponderate, arricchendosi però sempre di quelle voci del passato, del lascito dei tanti autori che attendono di essere letti e che la loro voce si rinnovi, anche a distanza di anni o secoli, nelle orecchie mentali di un nuovo lettore. E quello che mi immalinconisce di più è che non solo i lettori sono sempre meno, ma sono tremendamente pochi i lettori bambini, che probabilmente non diverranno mai lettori nemmeno nel prosieguo della loro vita, e che si perderanno meraviglie ben maggiori di quella, pur grande, della magia di un Babbo Natale nella Notte santa. Ed è un vero peccato.

 

 

Le Tigri di Mompracem è sempre stato illeggibile. I pirati della Malesia e Il Corsaro Nero sono ancora avvincenti se letti da adulto, con spirito però non troppo critico (Diablero si astenga). Per es sto rileggendo Verne e ora vedo meglio pregi e difetti, che però già avvertivo da ragazzo (specie i difetti). L'Isola del Tesoro è invece un capolavoro assoluto di SCRITTURA, perché Stevenson era prima di tutto un grande scrittore e dunque non si può giudicare solo un libro per ragazzi: vale Il grande Gatsby, Jane Eyre, Orgoglio e Pregiudizio, Il giovane Holden, etc... ossia quei capolavori "facili" che invece facili non sono.

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Salgari non l'ho ancora Ri-letto perchè a parte il ciclo della malesia (che mi ero divorato da bambino) gran parte vorrei LEGGERLO, recentemente mi sono letto il primo romanzo del ciclo del far west e contestualizzando il west abbastanza "mitico" dell'epoca (immaginatevi su che fonti poteva lavorare Salgari...) l'ho trovato appassionante.

 

Avendo poco tempo le mie riletture sono soprattutto fumettistiche (ho già parlato di quelle di GL Bonelli), ma pochi anni fa mi sono riletto le storie originali di Conan di Robert E. Howard (finalmente ristampate senza le modifiche di De Camp) e le ho trovate fantastiche, e mi sono comprato le altre edizioni integrali delle sue altre opere nella stessa collana (le riletture portano spesso ad altre letture...). 

 

In gran parte, con qualche delusione ogni tanto, molti di quegli autori disprezzati da una certa critica snob perché "troppo pulp" o (in Italia) "per bambini" (e capisci che non li hanno letti, sono di un efferato che oggi li vieterebbero ai minori...  :P ) sono molto meglio di come vengono dipinti. 

 

Verne invece non l'ho riletto, ho avuto un "trauma" alle medie leggendo (per la scuola!) un suo romanzo minore (ambientato al polo, non ricordo il titolo) che già all'epoca reputai il più brutto e banale romanzo avessi mai letto (avevo già passato i 300 romanzi, all'epoca li contavo, poi ho smesso di contarli...) e da allora me ne sono tenuto lontano...

 

Un caso in cui la rilettura mi ha fatto cambiare totalmente idea è stato Milan Kundera. Negli anni 80 incuriosito dal bailamme attorno all'Insostenibile Leggerezza Dell'Essere me lo ero letto... e non l'avevo capito. Non avevo capito quanto fosse "feroce" con i suoi personaggi, ironico e autoironico, e come lo scherzo, l'ironia fosse la chiave di tutta la sua letteratura. Non mi era piaciuto. Poi, pochissimo tempo dopo (quindi non stiamo parlando di rileggere in epoche diverse, ero comunque fra i 20 e 30 anni) ho letto il suo primo romanzo, "lo scherzo", e poi sono andato avanti IN FILA, uno dopo l'altro, in ordine cronologico (sarebbe da leggere così, ogni romanzo costruisce su quello detto dai precedenti), ed è diventato il mio autore preferito per decenni (fino al suo declino negli ultimi anni prima della morte, le ultimissime opere sono un po' deludenti), E quando ho riletto l'Insostenibile Leggerezza Dell'Essere l'ho adorato, anche se non lo consiglierei mai come opera per iniziare Kundera.

 

Dovrei rileggere Svevo. La Coscienza di Zeno l'ho letto che era davvero troppo giovane (le solite letture "consigliate" a scuola, che partono dall'idea che saranno gli unici libri che leggerai in vita tua e quindi invece di stimolarti a leggere ti vogliono riempire come un tacchino prima che scappi...  per fortuna ero già un lettore compulsivo prima di andare a scuola o mi avrebbero fatto passare ogni desiderio di leggere...)

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Mi sono definito un Serial Reader, perché ho imparato a leggere molto presto e ho vissuto la condizione di lettore come una dipendenza. Principalmente libri. Di fumetti, oltre a Tex ho letto e collezionato solo Alan Ford ai tempi delle medie e dei primi anni di liceo, quindi nel periodo successivo al Corriere dei Piccoli. Per mestiere ho scritto a lungo, da lettore sono sempre stato vorace con quotidiani e riviste, più gourmet con i libri, oggi non considero lettura quella sulla maggior parte delle pagine internet - oasi felice questa - ma solo briciole di comunicazione più che di informazione. Da ragazzo preferivo Verne a Salgari, ma arrivarono presto Conan Doyle e altri giallisti; genere nel genere, l'investigativo classico. Spaziando altrove, molta letteratura italiana, il resto sparso altrove senza menzioni particolari, direi Hemingway in positivo e tutta la letteratura russa al neutro (nel senso che non so per quale ragione non ho mai letto nulla di proveniente da là). Accade come per la musica, non ho un genere preferito  ma solo pochi eletti e variegati da seguire: da Beethoven a Mike Oldfield e da Edoardo Bennato ad Angelo Badalamenti. Quindii da Sciascia al De Giovanni del Commissario Ricciardi, ma soprattutto "singoli": dal Pasticciaccio brutto di Via Merulana di Gadda a I giovedì della Signora Giulia di Chiara, da Macaroni di Machiavelli-Guccini a Una questione privata di Fenoglio. Prima, durante e dopo Seneca.

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56 minuti fa, Diablero dice:

Salgari non l'ho ancora Ri-letto perchè a parte il ciclo della malesia (che mi ero divorato da bambino) gran parte vorrei LEGGERLO, recentemente mi sono letto il primo romanzo del ciclo del far west e contestualizzando il west abbastanza "mitico" dell'epoca (immaginatevi su che fonti poteva lavorare Salgari...) l'ho trovato appassionante.

 

Avendo poco tempo le mie riletture sono soprattutto fumettistiche (ho già parlato di quelle di GL Bonelli), ma pochi anni fa mi sono riletto le storie originali di Conan di Robert E. Howard (finalmente ristampate senza le modifiche di De Camp) e le ho trovate fantastiche, e mi sono comprato le altre edizioni integrali delle sue altre opere nella stessa collana (le riletture portano spesso ad altre letture...). 

 

In gran parte, con qualche delusione ogni tanto, molti di quegli autori disprezzati da una certa critica snob perché "troppo pulp" o (in Italia) "per bambini" (e capisci che non li hanno letti, sono di un efferato che oggi li vieterebbero ai minori...  :P ) sono molto meglio di come vengono dipinti. 

 

Verne invece non l'ho riletto, ho avuto un "trauma" alle medie leggendo (per la scuola!) un suo romanzo minore (ambientato al polo, non ricordo il titolo) che già all'epoca reputai il più brutto e banale romanzo avessi mai letto (avevo già passato i 300 romanzi, all'epoca li contavo, poi ho smesso di contarli...) e da allora me ne sono tenuto lontano...

 

Un caso in cui la rilettura mi ha fatto cambiare totalmente idea è stato Milan Kundera. Negli anni 80 incuriosito dal bailamme attorno all'Insostenibile Leggerezza Dell'Essere me lo ero letto... e non l'avevo capito. Non avevo capito quanto fosse "feroce" con i suoi personaggi, ironico e autoironico, e come lo scherzo, l'ironia fosse la chiave di tutta la sua letteratura. Non mi era piaciuto. Poi, pochissimo tempo dopo (quindi non stiamo parlando di rileggere in epoche diverse, ero comunque fra i 20 e 30 anni) ho letto il suo primo romanzo, "lo scherzo", e poi sono andato avanti IN FILA, uno dopo l'altro, in ordine cronologico (sarebbe da leggere così, ogni romanzo costruisce su quello detto dai precedenti), ed è diventato il mio autore preferito per decenni (fino al suo declino negli ultimi anni prima della morte, le ultimissime opere sono un po' deludenti), E quando ho riletto l'Insostenibile Leggerezza Dell'Essere l'ho adorato, anche se non lo consiglierei mai come opera per iniziare Kundera.

 

Dovrei rileggere Svevo. La Coscienza di Zeno l'ho letto che era davvero troppo giovane (le solite letture "consigliate" a scuola, che partono dall'idea che saranno gli unici libri che leggerai in vita tua e quindi invece di stimolarti a leggere ti vogliono riempire come un tacchino prima che scappi...  per fortuna ero già un lettore compulsivo prima di andare a scuola o mi avrebbero fatto passare ogni desiderio di leggere...)

Io ho riletto Cristo si è fermato Eboli. Mi era piaciuto a undici anni, ma non ci avevo capito granché. E' magnifico.

Idem per Maestro e Margherita. Piaciuto senza capirci niente da ragazzino. Superfantastico adesso.

Verne ha alti (pochi) e molti superbassi. Centro della terra suo capolavoro. Strogoff si fa leggere. Ma Verne non è paragonabile a London o Stevenson (o Rider Haggard o Abraham Merritt).

R. E. Howard il più bravo dei pulp writers, ma il mio idolo assoluto è Max Brand (se letto in originale).

Dumas e Sue riletti, sempre fantastici, pur con lungaggini. Leroux ahimè quasi illeggibile, in rilettura, si capisce che non sempre crede in ciò che scrive e questo è sempre un danno enorme. 

Edited by borden
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Riguardo a quanto letto da bambini-adolescenti, a me come ai miei coetanei i Promessi Sposi erano sembrati una boiata pazzesca. Poi l'ho riletto a quarant'anni e l'ho trovato ironicissimo e spiritoso. Tra l'altro mi sembra che l'abbia detto anche un personaggio famoso della cultura, ma non ricordo chi.

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<span style="color:red">43 minuti fa</span>, sacco di carbone dice:

Riguardo a quanto letto da bambini-adolescenti, a me come ai miei coetanei i Promessi Sposi erano sembrati una boiata pazzesca. Poi l'ho riletto a quarant'anni e l'ho trovato ironicissimo e spiritoso. Tra l'altro mi sembra che l'abbia detto anche un personaggio famoso della cultura, ma non ricordo chi.

Sì, l'ho riletto anch'io di recente. Meraviglioso e ironico.

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1 hour ago, sacco di carbone said:

Riguardo a quanto letto da bambini-adolescenti, a me come ai miei coetanei i Promessi Sposi erano sembrati una boiata pazzesca. Poi l'ho riletto a quarant'anni e l'ho trovato ironicissimo e spiritoso. Tra l'altro mi sembra che l'abbia detto anche un personaggio famoso della cultura, ma non ricordo chi.

 

Sui promessi Sposi, l'opinione con cui mi trovo più d'accordo è quella di Alberto Moravia (quoto dal riassunto di studenti.it per semplicità ma ho il saggio originale nel Meridiano dedicato a Moravia), un opera scritta benissimo ma "Alberto Moravia in un saggio dedicato a Manzoni, descrive I Promessi Sposi come una letteratura di propaganda che mira a rendere il cattolicesimo l’ideologia dominante, parla infatti di “realismo cattolico” paragonabile al "realismo sovietico". e "Manzoni sarebbe troppo preoccupato di far coincidere l’andamento del racconto con le premesse ideologiche da cui muove" (in effetti, nella foga di "fare la morale", il Manzoni dà un finale in cui tutto va a posto da solo senza che nessun protagonista faccia nulla, che se invece di guardarlo come un romanzo "che deve insegnare" lo guardassimo come un romanzo "che deve intrattenere" sarebbe un finale ben deludente)

 

E quindi si spiega l'assunzione a testo che deve "indottrinare le masse" nelle scuole del regno: da una parte, è vero, è un esempio di ottima scrittura, dall'altra le educa a non ribellarsi mai, a non protestare mai, ma semplicemente di attendere che la Divina Provvidenza intervenga (magari tramite gente come l'Innominato, uno che ne ha fatte di cotte e di crude, come tutti i potenti del resto, ma basta attendere che si redima, non bisogna avere fretta...)

 

Personalmente, il mio rapporto con il testo è stato l'opposto cronologicamente di quello di Sacco di carbone: io ero tanto in "astinenza di roba da leggere" in una casa dove i primi libri entrati erano quelli che portavo io, che mi leggevo tutto, e persino I LIBRI DI SCUOLA, LI LEGGEVO D'ESTATE PRIMA DELLE LEZIONI. Non per "fare il secchione" (i miei professori mi hanno sempre abbassato i voti perché dicevano che ero un pessimo esempio, avevo ottimo voti anche se nessuno mi aveva mai visto studiare), ma proprio perché mi mancava letteralmente roba da leggere, e anche il nuovo Tex dopo averlo letto 30 volte stancava un po...  :lol:

 

Quindi, se mi leggevo tutto il sussidiario e il libro di matematica, figurati se non mi divoravo subito i promessi sposi! 

 

Me lo sono letto, e mi era piaciuto (anche se ovviamente Salgari era meglio, almeno sapeva fare i finali... :P) ma poi l'ho dovuto "studiare a scuola"...

 

A scuola, la professoressa ultra-cattolica (al limite dell'integralismo) ha sottolineato con forza "la morale di fondo" dell'opera (con cui lei ovviamente concordava) e che a me, a quell'età, era completamente sfuggita, e mi ha insegnato ad odiare quel romanzo...  :P

 

Oggi, dopo tanti anni, ho "perdonato" Manzoni, e riconosco che i Promessi Sposi è scritto da dio... ma comunque, è propaganda più che letteratura.

 

 

Edited by Diablero
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