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TWF - Tex Willer Forum

Lettura durante le varie fasi della vita


Doudou

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9 ore fa, borden dice:

Le Tigri di Mompracem è sempre stato illeggibile. I pirati della Malesia e Il Corsaro Nero sono ancora avvincenti se letti da adulto, con spirito però non troppo critico (Diablero si astenga).

 

Quindi posso riaccostarmi a Salgari? Ho abbandonato la lettura dopo Le Tigri... 

 

5 ore fa, San Antonio Spurs dice:

Quindii da Sciascia

 

Ahi, tasto dolente. Da amante del verismo, ho letto Gli zii di Sicilia, quattro racconti lunghi, e mi è piaciuto moltissimo. Poi però Todo Modo e La scomparsa di Majorana mi hanno deluso, e Il Giorno della civetta, letto molti anni fa, non mi scaldò più di tanto. Quasi mi sento in colpa a non apprezzare Sciascia, con il quale mi accomuna l'amore per Pirandello (soprattutto del Pirandello simil-verista)...

 

5 ore fa, borden dice:

Io ho riletto Cristo si è fermato Eboli. Mi era piaciuto a undici anni, ma non ci avevo capito granché. E' magnifico.

 

Devi rileggerlo nuovamente, e approfittare della pensione (a metà) per fare un pellegrinaggio laico alla tomba di Carlo Levi, nel cimitero di Aliano, situata in quello stesso punto del camposanto in cui lo scrittore era solito fermarsi per dipingere. Nel libro è descritto ogni angolo del paese, e poiché quest'ultimo è rimasto quasi come 90 anni fa, passeggiando per le vie ad ammirare quel metafisico spettacolo che sono i calanchi potresti avere la sensazione di incontrare il podestà Don Luigino Magalone, o il vecchio prete Don Trajella, o meglio ancora la "strega" Giulia Venere, la Santarcangelese, contenta finalmente, di una contentezza ferina e maliziosa, quando Carlo Levi alza la mano verso di lei come per batterla, dimostrando la sua mascolinità. 

Tra fosse di briganti e paesaggi lunari, Levi visse un anno fatto di "non eventi", scandito in un vissuto quotidiano che non trovo' soluzioni di continuità nemmeno nella notte di capodanno tra il '35 e il '36, che venne celebrata con un bicchiere di vino ma senza brindisi in un momento imprecisato e silenzioso, perché l'orologio dello scrittore si era fermato e rintocchi da fuori non ne sarebbero arrivati, in quel paese in cui il tempo è immobile, e non scorre mai.

Che libro ragazzi!

<span style="color:red">47 minuti fa</span>, Diablero dice:

Oggi, dopo tanti anni, ho "perdonato" Manzoni, e riconosco che i Promessi Sposi è scritto da dio... ma comunque, è propaganda più che letteratura.

 

Mai più letto. Dovrò rimediare...

  • +1 1
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<span style="color:red">59 minuti fa</span>, Leo dice:
<span style="color:red">1 ora fa</span>, Diablero dice:

Oggi, dopo tanti anni, ho "perdonato" Manzoni, e riconosco che i Promessi Sposi è scritto da dio... ma comunque, è propaganda più che letteratura.

 

Il capitolo in cui Fra Cristoforo va al castello di Don Rodrigo (mi pare sia il quinto) è talmente senza tempo che a rileggerlo oggi e a riflettere sulla sua attualità è quasi sconfortante.

  • +1 2
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<span style="color:red">12 ore fa</span>, Leo dice:

Devi rileggerlo nuovamente, e approfittare della pensione (a metà) per fare un pellegrinaggio laico alla tomba di Carlo Levi, nel cimitero di Aliano, situata in quello stesso punto del camposanto in cui lo scrittore era solito fermarsi per dipingere. Nel libro è descritto ogni angolo del paese, e poiché quest'ultimo è rimasto quasi come 90 anni fa, passeggiando per le vie ad ammirare quel metafisico spettacolo che sono i calanchi potresti avere la sensazione di incontrare il podestà Don Luigino Magalone, o il vecchio prete Don Trajella, o meglio ancora la "strega" Giulia Venere, la Santarcangelese, contenta finalmente, di una contentezza ferina e maliziosa, quando Carlo Levi alza la mano verso di lei come per batterla, dimostrando la sua mascolinità. 

Tra fosse di briganti e paesaggi lunari, Levi visse un anno fatto di "non eventi", scandito in un vissuto quotidiano che non trovo' soluzioni di continuità nemmeno nella notte di capodanno tra il '35 e il '36, che venne celebrata con un bicchiere di vino ma senza brindisi in un momento imprecisato e silenzioso, perché l'orologio dello scrittore si era fermato e rintocchi da fuori non ne sarebbero arrivati, in quel paese in cui il tempo è immobile, e non scorre mai.

Che libro ragazzi!

 

Mai più letto. Dovrò rimediare...

 

Cristo si è fermato a Eboli letto dopo un viaggio a Matera è un libro stupendo. Ma tutti quei testi di impegno civile che ti obbligavano a leggere da bambino (e che tu leggevi di malavoglia, o non leggevi proprio e copiavi il riassunto) letti da adulti - che è il momento giusto per leggerli: da bambino fammi leggere London o Stevenson o Kipling - sono straordinari, da Carlo Levi a Primo Levi, da Emilio Lussu a Mario Rigoni Stern. Il sergente nella neve, snobbato da bambino, è un capolavoro della letteratura mondiale e i racconti di Rigoni Stern rivaleggiano con quelli di Hemingway. 

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  • co fondatore

Vi rispondo con un esempio texiano: L'uomo serpente letta a 8 anni mi teneva incollato alla pagina, letta ora... mah (comunque la scena nelle profondità della terra ha un certo impatto pure adesso).

Molti dei libri "per ragazzi" che avete nominato mi piacciono un sacco ancora oggi.

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  • Collaboratori

Mi considero fortunato per una serie di motivi il primo dei quali è stato sicuramente quello di essere cresciuto in una famiglia dove si leggeva (e si legge ancora) molto. Fin dalla più tenera età sono stato invitato a mettere mano ai classici che troneggiano ancora nella vasta biblioteca di casa.

 

Nella mia infanzia mi si fece scoprire gradualmente i racconti di mamma oca di Perrault e l'incantato mondo fiabesco de Le mille e una notte, i  Grimm e gli  Andersen, il Pinocchio di Collodi, poi l'esotico Salgari. E GLB. A vent'anni leggevo invece Voltaire e Malraux, Saint-Exupery e Francoise Sagan.

 

Leggere Stevenson e Verne, Twain e Jack London da  adolescente è stato un privilegio. Nelle mie classi ogni volta che mi approccio al tema della lettura, pochi sono quelli che leggono, pochissimi conoscono i classici, parlo anche di nomi grossi come Charles Dickens, dominano le letture di fantasy improbabili di cui mi sfuggono i titoli. Il resto non esiste.

 

Mi sento fortunato per tutta questa serie di motivi e non sono poco. Perchè per avere la percezione di una lettura bisogna avere un passato da lettore, con delle solide fondamenta.

 

Poi è tutta una questione di apertura mentale e capacità di accostarsi a un testo partendo dal presupposto di quello che ti può dare e non da ciò che si pretende invece come lettore dallo stesso. Cosi molti testi, ottocenteschi o settecenteschi, da molti considerati inavvicinabili o illegibili, vuoi per le lungaggini, vuoi per le intrusioni dell'autore, per lo stile datato e antiquato, possono meritare invece la lettura se presi e letti partendo con lo spirito giusto. 

 

Ogni età ha avuto i suoi modi di espressione. Nel settecento dominava il romanzo epistolare, Le amicizie pericolose di un Laclos per esempio, una successione di lettere che due o tre personaggi si scambiavano tra loro fino all'epilogo invece dei classici capitoli, ed era questa la fruizione che si aveva di questi romanzi che conobbero allora una certa voga e che sarebbe improponibile stilisticamente nei romanzi di oggi. E in questi romanzi si raccontavano le storie di persone note e il piacere per il lettore settecentesco era di scoprire quale nota personalità si celasse nella finzione del romanzo dietro quel personaggio il cui nome era velato, come con uno pseudonimo. Leggere un romanzo significava entrare in un gioco volto a dare un'identità a persone in vista della società di quel tempo di cui erano decantate le poche virtù e i vizi più inconfessabili. Per il lettore che si appresta a leggere oggi quei libri il gioco del riconoscimento ovviamente non esiste più o si limita appena a una nota a piè pagina, nelle edizioni critiche. Non solo cambia la fruizione nell'arco della vita, ma bisogna anche tenere conto che cambiano assai i modi della percezione che si ha di un testo da un'epica all'altra.

 

Da ragazzino leggevo Zagor, i numeri allora in edicola erano Piccoli Assassini, il ritorno del Vampiro di Castelli, il Signore Nero di Sclavi. Sognavo a occhi aperti. Per oltre vent'anni non ho più comprato i suoi albi. Quelle letture che mi facevano sognare da bambino a quarant'anni mi sono sembrate banali se non puerili, anche se non lo sono in verità. Semplicemente sbagliavo allora l'approccio e ho avuto poi tempo per ricredermi.

 

Jules Verne che mi appassionava da bambino con Il giro del mondo in 80 giorni l'ho ripreso in mano l'anno scorso con un classico che ancora non avevo letto, ovvero I figli del capitano Grant, uno dei suoi titoli più famosi, ed è vero che paga molto, almeno presso un pubblico assai più smaliziato rispetto a una volta, ma l'ho iniziato e finito senza troppi affanni.

 

Di Salgari e del primo volume dedicato a Sandokan mi chiedo quanto una rilettura possa togliergli in quanto a immediatezza, ma non conserva intatto tutto il suo fascino di classico intramontabile? Certi testi guadagnano a essere ripresi in mano, altri meno, altri ancora perdono, poco o molto. Ma molto dipende da cosa ci aspettiamo dalla lettura.

 

Robinson Crusoe letto nei libri incantevoli adattati per l'infanzia e letto nell'originale inglese all'università, ma lo stesso vale anche per Swift o Thackeray,  risultano davvero ostici, e non parlo del peso delle letture obbligate.

 

E qui ritorno al problema che nella lettura molto conta per l'appunto l'approccio che si ha al testo. Dovrei rileggere La città del sole di Campanella che è il libro che più ho odiato. Ma all'università ho avuto modo di leggere con vivo piacere Orwell o Golding. Insomma dipende. Sta di fatto che i programmi degli atenei post riforma non contemplano nemmeno più queste letture. Oppure una cosa è leggersi il canzoniere di Petrarca o l'Orlando furioso per intero, una cosa è avvicinarsi a questi testi con delle dispense che selezionano qualche sonetto o qualche brano tratto da quelle opere. L'università non forma più come un tempo.

 

E avvicinarsi a un testo con una coscienza critica vuol dire molto, anche in termini di apprezzamento. La percezione di un testo nell'arco di una vita è anche un fatto di estensione della propria cultura personale. Per me per esempio il belga Steeman di L'assassino abita al numero 21, che è indubbiamente una gradevole lettura, un giallo apparentemente insolubile, paga nel suo finale del procedimento reso alla moda da un altro romanzo cinque anni prima, ovvero Assassinio nell'Orient Express, che molto ne sminuisce l'interesse e la portata.

 

Insomma, per ricapitolare tutto, non é solo un fatto di crescita anagrafica che modifica il piacere della lettura da un età all'altra, ma bisogna ammettere molte più variabili. E considerare soprattutto la lettura come un fatto personale che dipende strettamente da noi stessi.

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Vorrei scrivere molto a proposito, ma in questo momento non ho tempo e vorrei raccontare due brevi aneddoti. 

 

Cuore di tenebra. 

Nel 2021 mi sono trasferito in Congo, in zona di guerra (ma questa è una storia che racconterò un'altra volta) e per prendere intimità con il luogo, ho iniziato a leggere cuore di tenebra. Lo avevo già letto altre due volte, ma me lo sono gustato rigo per rigo. Qualche mese dopo conosco un ragazzo americano che viveva lì e lui mi ha detto che lo aveva letto, appena arrivato in Congo e che lo aveva odiato, perché aveva trovato l'inglese in cui era scritto, troppo arcaico e arzigogolato per leggerlo (eravamo diventati amici quando aveva scoperto che mi piaceva McCharty). Io lo avevo letto in una traduzione italiana degli anni '60 credo.

 

Salgari

Ho appena riletto tre avventure africane di Salgari. Le pantere di Algeri, I briganti del Riff e Costa d'Avorio e mi sono divertito immensamente. Bei personaggi (un paio di donne notevoli e molto ante litteram), trame semplici, ma non sciatte e un sacco di sparatorie e azione. Certo andrebbero letti affiancati a qualcosa di più sostanzioso... Ma sono stato contento di averli letti.

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Allora...Tematica molto interessante ma estremamente complessa. Certe letture che mi hanno fulminato da ragazzo e che ho apprezzato anche a quarant'anni sono stati ad esempio la triade di Borden : il passato di Carson, Gli Invincibili e La grande invasione.

All'epoca non ci feci caso a sceneggiatore e disegnatore ma mi piacevano entrambi, il tempo è stato galantuomo rendendoli il mio sceneggiatore e disegnatore preferiti.

Naturalmente ora le avventure di Tex mi colpiscono meno, mi travolgono meno, ho più esperienza sulle spalle e quindi quando capita ne sono veramente soddisfatto.

Detto questo compro Tex perché mi sento a casa, mi riporta dal quel ragazzino e perché mi porta in un altro mondo-periodo, lontano dal presente.

 

Per i libri ho avuto una storia diversa...Il mio primo libro è stato Ventimila leghe sotto i mari, in seconda media e da allora ho capito che la lettura mi poteva dare tanto. L'isola del tesoro e Viaggio al centro della terra sono state le mie letture successive e hanno confermato la prima impressione.

Poi dai quattordici ai vent'anni ho letto solo Stephen King  e resta il mio scrittore preferito, ma a vent'anni un mio caro amico d'università mi disse che dovevo sperimentare altre letture e così ho fatto. Ogni anno ho aggiunto scrittori : Galeano, Marquez, Soriano, Steinbeck, Murakami, De Giovanni, Saramago, McCarthy, Hemingway, Howard Zinn, Dickens, Pirandello, Vargas, Izzo.

Ogni anno ho aggiunto un tassello, un autore, ascoltando consiglio o sfogliando qualche testo in libreria.

Sono un lettore diverso perché non puoi essere lo stesso, raramente ho fatto riletture di libri (al massimo dei fumetti) ma sono sicuro che non sarei "tradito" da certe opere, al massimo noterei cose diverse.

Ogni sera mi figlia di 9 anni legge qualcosa, un Topolino, un libro d'avventura, nella mia libreria poi potrà trovare sempre qualcosa (per non parlare dei cd di musica rock e in particolare del Boss e dei Pearl Jam) durante la sua crescita e potrà approfittarne, per ora io cerco di darle le basi.:D

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