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TWF - Tex Willer Forum

[248/249] Il Marchio Di Satana


ymalpas
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Voto alla storia  

40 utenti hanno votato

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  • Sceriffi

Che bella questa storia, cupa e lugubre come gli abitanti di Quemado! Sequenza iniziale da brividi, con la bella copertina di Galep che ci porta già nel clima della storia ancora prima di aprire l'albo. La storia si legge davvero tutta d'un fiato fino al rocambolesco epilogo. Curiosi i continui riferimenti dei nostri a Mefisto, ne ho contati ben quattro all'interno della storia.
Il tratto di Fusco è magnifico, si notano le differenze rispetto alla storia precedente e la sua evoluzione verso quello che sarà il suo stile personale più maturo.
Voto 8.

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  • 3 anni dopo...

Molto carina questa storia per l'aria di mistero che si respira e per il soggetto, non frequente nella saga del ranger. Un intero paese contro i due pards che riescono a spuntarla, ma non a salvare il loro amico allevatore. E questa è l'unica cosa che mi è veramente dispiaciuta: se si era salvato dall'agguato degli incappucciati, perché farlo morire nel rogo?
Voto alla storia: 6,7
Voto ai disegni: 8

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Una storia che sembra fantasiosa ma in verità realistica in modo inquietante!le sette sataniche,negli States e non solo,sono purtroppo una realtà storica e difficilmente sradicabile...GLB come al solito è un precursore della Storia reale e descrive le uccisioni di squaw tali e quali a quelle che avvengono con terribile e assidua frequenza a Ciudad Juarez,nel Chihuahua...cambiano i soggetti, giovani messicane invece che indianine,ma uccise nello stesso macabro rito.

Per il resto la storia scorre in modo lineare, lasciando ben poco spazio ai colpi di scena.un po' ingenui i pard a non capire che il Ranchero è in realtà uno dei capi della setta,Padre Crandall inquietante...bello il percorso nella cripta, stupendo il fuoco purificatore che distrugge Quemado.errore in una tavola:una donna e un bambino disegnati quando si parla invece di un villaggio di soli uomini...

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Uccisioni di messicane alle quali Roberto Bolano ha, se mi si concede un OT, dedicato un bellissimo e labirintico, anche se certo ostico, romanzo: "2666". Particolarmente incentrata sul tema, al tempo stesso simbolica e di una crudezza quasi insostenibile, la quarta parte del romanzo, "La parte dei delitti".

  • +1 1
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  • 2 mesi dopo...

Ci troviamo al cospetto di una storia più unica che rara.

G.L. Bonelli, nei panni di un estroso stregone, riversa nel calderone un pizzico di western, horror, noir e dopo aver mescolato con maestria, tira fuori una pozione esplosiva, che lascia al palato quell’essenza tipica dei romanzi gotici.

L’atmosfera che aleggia tra le pagine è cupa, asfittica; lo sviluppo narrativo incute ansia al lettore che, man mano che procede nella trama, sente un forte senso di repulsione verso le atrocità commesse dai fanatici. Non è certo la prima volta che l’autore inserisce nelle sue opere ombre demoniache, basti pensare le formule magiche e i riferimenti ai cieli neri di Mefisto, ma mai come in questo episodio il male radicato nella mente degli abitanti di Quemado fa rabbrividire.

Si capisce fin dall’incipit che la faccenda delle squaw Zuni rapite, nasconde un macabro mistero, reso ancor più acceso dal rinvenimento dell’atipico casolare sull’altura, pieno di simboli esoterici e ceppo sacrificale.

I due pards giunti a Quemado, hanno la perfetta percezione di aver messo piede in un’autentica anticamera dell’inferno e i sinistri personaggi come Crandall, Prescott e Turok non fanno che confermare che la puzza di marcio si sprigiona proprio dalle costruzioni di quel tetro villaggio.

L’atroce ritrovamento dei resti delle povere donne (scena molto forte e dalle marcate venature splatter), indirizzerà i due rangers sulla giusta pista e decisi come non mai, intraprenderanno l’opera di distruzione della sanguinosa setta.

Le scene finali tra la cripta e il tempio del male (con tanto di vetrate sataniche e statue demoniache) sono molto adrenaliniche e spettacolari, con il fuoco purificatore che metterà fine a questo piccolo regno del male.

Storia davvero notevole, che tiene inchiodati alle pagine in apnea e suscita forte emozioni; alla fine anche il lettore sembra tirare il fiato appena Tex e Carson sfuggono dall’inferno di fiamme volando dal rosone.

Non mancano alcune piccole imperfezioni ma che tirando le somme non influiscono troppo nel buon esito nella prova. Certamente non brilla di ingegno la trovata di Crandall di far dar fuoco al casolare, dopo averne parlato con i nemici, mossa che non ottiene altro esito che attirare sul suo villaggio le mire dei due rangers. Anche Tex stranamente perde qualche colpo, non fiutando subito il marcio dal presunto prete e da Prescott, e dire che la croce di fuoco che gli fanno trovare davanti la porta della sua stanza in segno intimidatorio, sia identica a quella cucita sul petto del “testa pelata” in saio nero. Anche lasciare il povero Grady ferito nelle mani di Prescott, sembra proprio una stonatura, per non parlare dell’inaudita ferocia con cui spara quasi alle spalle del fratello di Lennox, ma alla fine lo sfolgorante epilogo cancella tutto, pure le eventuali imperfezioni. La totale assenza di donne e bambini nel villaggio è una licenza narrativa che si prende Bonelli; ovviamente la circostanza è assurda, ma se notate anche nell’episodio “Il linciaggio” in cui i beceri sentimenti di razzismo serpeggiano fra gli abitanti della cittadina, del gentil sesso non c’è nemmeno l’ombra: l’autore cavallerescamente sembra voler preservare di coinvolgere il genere femminile in simili brutture collettive.

Davvero efficienti i disegni di Fusco; le sue vignette inquietanti arricchiscono all’ennesima potenza, una sceneggiatura già travolgente di suo, rendendo la storia una delle chicche della saga.

Il mio voto finale è 8

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  • co fondatore
On 23/9/2018 at 20:42, Barbanera dice:

errore in una tavola:una donna e un bambino disegnati quando si parla invece di un villaggio di soli uomini...

Corretto nelle ristampe.

Lo ripeto, l'ultima storia oltre l'8 di GLB, a mio avviso.

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  • 1 anno dopo...

Si tratta forse di una delle ultime storie valide di GLB.

Storia bella, scritta bene, appassionante e anche un pò inquietante. Un intero paese coinvolto a far parte di una setta assassina, e una avventura che non lascia fiato.

Molto bello soprattutto il finale, davero coinvolgente.

C'è il Tex incazzoso e manesco di GLB, c'è un ottimo Carson, ci sono i soliti attentati in cui i nostri si prendono una pallottola sul cappello (e vabbè...) e una atmosfera decisamente gotica e ansiogena, creata con estrema maestria.

Estrema maestria che si nota anche nei disegni del sempre ottimo Fusco.

Bonelli: 8.50

Fusco 8.50

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Anche qui mi trovo perfettamente d'accordo con te, pard. Sarà che la lessi in terza media, ma rimasi davvero colpito dall'atmosfera ansiogena e malata, davvero sulfurea, che si sprigionava dal paese... atmosfera resa, per giunta, magistralmente dal grande Fusco, qui non ancora al suo apice forse, ma comunque in grande spolvero.

Probabilmente l'ultima storia davvero bella di Gianluigi Bonelli, sì.

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  • 8 mesi dopo...

Appena riletta, storia piacevole e oscura, vedere carson e tex alle prese con questa setta di assassini è stupendo, finale bellissimo, forse accorciato come fatto notare... Mi è dispiaciuto solo per i dialoghi eccessivi che tolgono un po di ritmo all'azione, per il resto bene, disegni ottimi (con i frequenti animali in primo piano come marchio di fabbrica di fusco) 

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  • 2 settimane dopo...

Questa storia è una delle più insolite di GL Bonelli. L’originalità risiede in due fattori: l’atmosfera tenebrosa, malata, claustrofobica (ottimamente resa da Fusco), e il fatto che i colpevoli sono tutti gli abitanti del paese, non una parte sola, una setta, ma l’intera cittadina di Quemado.

Da questo punto di vista il soggetto è un po’ l’opposto di alcune storie di Boselli, dove di solito i malvagi vogliono distruggere una città e Tex la deve difendere (I sette assassini, Missouri, la città di Canaan…); qui i cattivi, invece, SONO la cittadina, che alla fine proprio Tex e Carson distruggeranno con un incendio purificatore.

 

Di storie orrorifiche con atmosfere cupe e angoscianti se ne contano parecchie in Tex, ma questa si contraddistingue per il senso di disagio che comunica al lettore fin dall’inizio, che nasce oltre che dall’efferatezza dei delitti, dal contrasto tra l’apparente normalità degli assassini e la loro vera natura perversa.

Insomma un horror molto terreno, realistico, non sovrannaturale, dove l’avversario non è un pazzoide come Mefisto o Yama, né un serial killer solitario come nella “Voce misteriosa”, né un mostro come Diablero, o un qualche inquietante fantasma come in altre storie, ma dei sadici omicidi che di notte si riuniscono per tagliare teste a giovani squaw e di giorno vivono la loro normale vita in una comune cittadina del West, come se niente fosse.

 

Da notare anche un aspetto poco evidenziato ma, secondo me, non casuale: il discorso sui soldi. I satanisti sono mossi da fanatismo e credenze esoteriche, ma i loro interessi sono molto, molto terreni: il motivo per cui uccidono tutti i cowboy è solo quello di volersi riprendere il denaro con cui hanno pagato la mandria; appena arrivato in città Tex litiga con lo stalliere che ha prezzi esorbitanti; il barista prima di versargli da bere vuole essere pagato in anticipo, e così via.

Insomma GL Bonelli sembra voler abbozzare il ritratto di una comunità gretta e meschina, di corte vedute, chiusa in se stessa, diffidente verso gli stranieri, misogina (le vittime sono giovani donne e la comunità è di soli uomini), probabilmente anche razzista (le donne sono indiane, i loro costumi da satanisti assomigliano molto a quelli del Ku Klux Klan, così come la croce in fiamme che piantano davanti alle porte come avvertimento).

 

Alla fine Tex e Carson non salvano nessuna ragazza - la tragedia è già compiuta quando arrivano loro - e nemmeno si salva Grady, il cowboy ferito che li aiuta. Così i due pards, nel bellissimo finale ansiogeno, ormai unici superstiti, fuggono via lasciandosi alle spalle solo fiamme e distruzione.

Siamo nel 1981 e le storie di GL Bonelli - è stato notato - sono sempre meno ottimistiche (vedi qualche tempo prima “Linciaggio”, anche lì una comunità “posseduta” dall’odio). Pochi anni dopo - forse non è un caso - arriverà Dylan Dog, anche lui alle prese con mostri nascosti nelle pieghe della normalità.  

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  • 1 anno dopo...

Solleticato dal ritorno di Mefisto, mi sono riletto questo classico del Tex demoniaco/esoterico. Qui non c'è nulla di fantastico/sovrannaturale, ma la storia è caratterizzata da un costante e crescente senso di perturbante che tutto avvolge. Il Lava Flow è come un terreno "alieno" e lunare, attraversato il quale Tex e Carson entrano in una dimensione di sottile spaesamento e onnipresente paranoia. Quemado è all'apparenza un "normale" paesino del Nuovo Messico, che però nasconde da subito una moltitudine di segnali destabilizzanti : il fienile/tempio adornato di simboli esoterici, il non meglio specificato culto seguito dai suoi abitanti (di cui vengono fornite informazioni frammentate e contraddittorie), il sinistro sacerdote e la chiesa "ribaltata," decorata di affascinati e terribili vetrate e affreschi satanici. La popolazione è composta da soli uomini ostili e abbrutiti, come negazione totale della Grazia del Femminino e di ogni speranza per il futuro. La dimensione infernale si sviluppa verso il basso, e sotto una facciata di blanda normalità, Tex e Carson verranno ad imbattersi prima nel macabro scantinato/fossa comune del fienile (nella scena più lugubre e sinistra della storia), poi nei labirintici e immaginifici  sotterranei del paese.

Da segnalare il rito recitato nella scena iniziale del sacrificio, che cita il "Paradiso Riconquistato" di John Milton. E la resa dei conti finale, totalmente esaltante, dove Tex e Carson si trovano, per una volta a corto di munizioni, a fronteggiare la moltitudine di fanatici incappucciati, in una caotica zuffa a base di cazzotti, armi bianche, una balestra e il fuoco che tutto divora.

Inoltre abbiamo una delle scene a base di bistecche e patate tra le più liriche di tutta la saga, con Tex che declama, estasiato :"Bistecche che hanno ancora il profumo della prateria, e patatine dorate che si sciolgono in bocca come burro"...almeno qualcosa di buono in quel mefitico paese sapevano farlo !

Una storia grandiosa, e probabilmente una delle ultime grandi storie di G.L. Bonelli.

Ai disegni un Fusco in stato di grazia, che nelle atmosfere di sottile decadenza, nei temporali scroscianti, nei lugubri sotterranei e nell'incendiario e infernale finale da il meglio.

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  • 9 mesi dopo...

Senza dubbio alcuno, ed anzi nettamente di gran lunga, l'avventura di Tex che si contraddistingue per l'atmosfera più cupa e tenebrosa, con una fortissima componente horror e noir, capace di suscitare inquietudine dalla prima all'ultima pagina. Merito sia di GLB, la cui sceneggiatura caratterizza in tutta la loro follia i fanatici satanisti che Tex e Carson si trovano costretti ad affrontare, sia di Fusco, che con piglio e tratto sempre più sicuri valorizza al meglio il lugubre contesto che fa da teatro all'avventura dei due pards.

 

Se la sceneggiatura di GLB, come detto, valorizza abbastanza bene il fanatismo degli adoratori di Satana che popolano il desolato villaggio di Quemado (ai margini della zona desertica del Lava Flow e lontano da tutto), a mio avviso non cura altrettanto la gestione dei due pards, che in più di una circostanza mi hanno dato l'impressione di fare un po' i "finti tonti", o quantomeno di temporeggiare un po' troppo (anche in rapporto alla fulminea risolutezza che in genere dimostrano ed adoperano), consentendo in tal modo ai satanisti guidati dal funereo padre Crandall di creare loro ben più problemi di quanti, sulla carta, questi avrebbero potuto davvero creare a due raddrizzatorti esperti e navigati come loro. In altre parole, pur arrivando a comprendere le "esigenze di copione" che potrebbero avere indotto GLB a dilungare la vicenda, io ho trovato questa sorta di gioco a rimpiattino dei due pards un tantino forzato, quando già in occasione del rinvenimento della catena col caprone indossata da Bart Lennox avrebbero potuto e dovuto rivoltare come un guanto quello sputo di paese, popolato da quattro gatti (tutti uomini, di donne neanche l'ombra a parte i cadaveri decapitati di alcune povere squaws), che tanto non avrebbero certo faticato troppo a dedurre che tutti i pochi abitanti di Quemado fossero implicati in quei macabri e sanguinosi delitti.

 

Viceversa, ho trovato abbastanza azzeccata la caratterizzazione dei leaders dei satanisti: il già citato padre Crandall, lugubre anche nell'aspetto fisico (secco come un chiodo, calvo, sin troppo austero nei modi e funereo nel vestiario), leader assoluto della sanguinaria setta, cui i fedeli attribuiscono vari epiteti tanto inquietanti quanto altisonanti ("voce del grande capro nero", "nobile figlio della Notte", solo per citarne un paio), guida con folle determinazione i suoi accoliti, anche grazie al supporto dell'allevatore Sam Prescott - di fatto, il capo del villaggio - e del burbero barista Turoldo (forse il più "trasparente" tra i tre), ed ordisce una trappola apparentemente perfetta - per quanto, torno a ripetere, Tex e Carson avrebbero dovuto avere buon naso per prevenirla - che, tuttavia, fallisce grazie all'ostinata tenacia di Tex, in grado letteralmente di ricavare una via di fuga dal sotterraneo dell'inquietante chiesa del villaggio, e di condurre il fido pard più lo sfortunato Tom Grady nella sala principale per la resa dei conti con Crandall e soci.

 

Proprio il finale rappresenta il culmine narrativo della vicenda, a mio parere comunque azzeccato e molto coerente con l'andamento della vicenda fino a quel momento: nel momento in cui capisce che i suoi accoliti nulla possono più contro la determinazione dei due rangers, Crandall, ormai giunto oltre la fatidica soglia della lucida follia, decide di onorare comunque a suo modo il Maligno e blocca con una grata l'ingresso della chiesa affinché chiunque si trovi al suo interno, che siano i due pards o i fanatici superstiti, brucino avvolti dalle fiamme che nel frattempo si sono sviluppate. Ovviamente, anche stavolta il lugubre individuo non tiene in debito conto la capacità di reazione di Tex e Carson, che lo affrontano e, dopo aver assistito impotenti ad una trave che lo travolge, fuggono attraverso il rosone dell'edificio, lasciando i fanatici a bruciare da soli (del resto, dal loro punto di vista una morte del genere avrebbe dovuto certo avvicinarli al loro idolo cornuto :P).

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"Il marchio di Satana" è stato il primo albo di Tex che ho comprato in edicola. Una folgorazione. Da lì è iniziata la cavalcata che mi ha portato a ricercare per bancarelle e annunci sui giornali inserzionistici (comoda la vita oggi, con ebay...) tutti gli arretrati, rigorosamente "costola bianca", del nostro eroe.

Il grande merito di questa storia è quello di aver adescato un nuovo adepto. Quell'adepto, allora adolescente, ancora oggi mantiene immutata la passione per il personaggio e il suo mondo, anche se rispetto a 40 anni fa sono cambiati (e tanto!) i tempi.

Voto alla storia: 9

Voto ai disegni di Fusco (il mio disegnatore texiano preferito, Galep classico è fuori concorso ma lo faccio rientrare nel voto per le due stupende copertine della storia): 9.

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Una storia molto bella, "rovinata" per i miei gusti, da Fusco, che è bravissimo, ma a me ricorda troppo l'Intrepido (Lone Wolf) e mi sà poco di Tex...

 

Stesso discorso che farei per la meravigliosa storia canadese di Nolitta!

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  • 1 anno dopo...

La cosa che più mi è piaciuta di questo episodio è l'atmosfera "maledetta" che adombra tutta la città di Quemado. 

È evidente fin dall'inizio che, dietro l'apparente normalità della vita di un villaggio del west e i discorsi accomodanti di Prescott e Crandall,

si nasconde qualcosa di malvagio. Questo contrasto è molto suggestivo ed inquietante e tiene alta l'attenzione: il pericolo può venire da ogni parte.

Bene quindi l'ambientazione, bene anche i disegni di Fusco che sanno rendere l'inquietante drammaticità della storia.

I fanatici assassini corrispondono allo stereotipo della setta satanica del Fumetto. Individui che fanno riti segreti, ovviamente crudeli e sanguinari,

senza che si capisca perchè lo fanno. Adorano il diavolo e il Male, ma dovrebbero adorare se stessi, perchè in questo caso sono loro i veri diavoli.

Le frasi altisonanti degli adepti, che pronunciano in modo un pò automatico, fanno parte del repertorio satanico di GianLuigi Bonelli e mi ricordano quelle di Mefisto e& C.

Il finale è da cardiopalma e se l'autore fosse riuscito a dare una maggiore caratterizzazione alla setta, questa avventura sarebbe stata un autentico gioiello.

Il mio voto è 7,5.

Modificato da Sharp
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