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TWF - Tex Willer Forum

[297/299] Fuga Da Anderville


ymalpas
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Ci sono momenti nella vita professionale in cui si presentano le occasioni per mettere a frutto tutta la passione e le fatiche, per fare il salto di qualità: anche per Nizzi fu così e il periodo coincise col finire del terzo centenario. Sebbene le sue prime prove sulla saga non furono affatto male, tanto da convincere Sergio Bonelli a ingaggiarlo in pianta stabile, è indubbio che “Fuga da Anderville” rappresentò per l’autore la chiave di svolta, che inaugurò ufficialmente il suo periodo d’oro, che aiuterà a rilanciare la saga, dopo la crisi dovuta al fisiologico declino del grandissimo Gian Luigi Bonelli. In questi tre anni di mia permanenza nel forum, ho avuto il piacere di recensire più di duecento storie del nostro inossidabile ranger e ho cercato di essere sempre il più obiettivo possibile. Di fatto, nei giudizi e nell’assegnazione dei voti (per quanto un freddo numero matematico possa servire nella valutazione di un’opera artistica) ho evitato di abusare con termini del tipo “capolavoro” o “pietra miliare”, riservandoli solo qualora lo ritenessi realmente necessario. Al cospetto di questa prova di Nizzi, che definire ispirata risulta quasi riduttivo, tuttavia, sono “costretto” a catalogare la stessa nella stretta cerchia di episodi che meritano “la corona d’alloro”. Mi si potrebbe chiedere come mai allora io abbia aspettato così tanto a commentarla e soprattutto perché nell’apposito topic, non la inserii fra le dieci migliori composizioni nizziane, alienandomi allora le simpatie del caro pard @Leo che mi minacciò di togliermi il saluto :P:D, eppure anche per queste legittime domande c’è una risposta: di solito commento solo le storie che possiedo per intero, senza albi mancanti, e voglia il caso che fino a poco tempo fa nella mia collezione mancasse proprio l’albo 297, ovvero quello in cui si iniziava questo gioiello della saga. Per coerenza, sebbene avessi avuto comunque modo di constatare la grandezza della storia, mi astenni dal recensirla fino a quando, di recente, fra lo scaffale di un mercatino, sono riuscito a procurarmi il fatidico albo mancante, colmando così quel gravoso buco della mia raccolta. Mi scuso per la chilometrica premessa; mi impongo spesso di essere il più conciso possibile ed evitare digressioni nei miei commenti, ma puntualmente, quando mi ritrovo dinanzi storie a cui tengo, ricasco nella trappola e divento più prolisso di Nolitta alle prese con gli Uomini Giaguaro :D, ma adesso non volendo indugiare oltre, provo a dire la mia in merito a questa celebre prova che traghettò il famoso ranger alle soglie del numero 300. Nizzi per l’occasione scelse uno spunto alquanto ambizioso, ambientandolo durante la guerra di secessione, argomento sempre molto caro agli appassionati texiani e di storia americana in genere. Con una struttura narrativa interessante, costruì un lunghissimo flashback, in cui praticamente si svolge tutta la vicenda, per poi chiudere l’episodio nel presente, in cui il lettore assiste a un vero colpo di scena, molto a effetto. Eviterò ovviamente di riassumere la trama (non avrebbe senso per chi la conosce già e sarebbe ingiusto invece nei confronti di coloro che non l’hanno mai letta e rischierebbero di vedersela spoilerata) ma non posso astenermi dal lodare la straordinaria caratterizzazione dei personaggi che l’autore dipinge pagina dopo pagina e notare con quanta abilità lo stesso, riesce a cesellare un perfetto miscuglio di azione, giallo, drammaticità ed epicità di molte scene. Come rimanere insensibili dinanzi all’eroico sacrificio di Tom per permettere a Tex e John Walcott di fuggire dall’inferno in terra rappresentato dal campo di concentramento di Anderville? Come non sentire un brivido nella schiena durante l’orrenda operazione di sepoltura nella palude dei corpi dei nordisti morti di inedia e privazione dentro le mura del campo? È vero che stiamo leggendo solo una trama di fantasia, ma come non fermarsi a riflettere sugli orrori della guerra e alle storture dell’umanità, imbruttita dall’odio dei conflitti, che purtroppo non sono solo fantasia e  la storia ciclicamente ci presenta, mostrando di quanto l’uomo non riesca a imparare dai sanguinosi errori del passato? Un altro aspetto che si percepisce durante la lettura e proprio l’atmosfera cupa e struggente che trasuda sequenza dopo sequenza, vignetta dopo vignetta, in cui sapientemente l’autore muove le sue pedine e marchia a fuoco gli eventi che lasciano il segno nell’immaginario del lettore. A voler essere puritani (o texiani integralisti se preferite) non si può negare che l’episodio è alquanto atipico e forse il più nolittiano scritto da Nizzi, visto l’amaro finale, con Tex incapace di cambiare il corso degli eventi e sconfitto in fondo su tutta la linea, tuttavia la sceneggiatura è così aulica e tocca alti picchi di epicità e pathos, che non si può non amarla. Con una sorta di rassegnazione di fondo, Nizzi ci dona quasi un quadro verghiano dei suoi personaggi: una folta lista di "vinti", che per quanto si battano per i propri scopi e ideali, si ritrovano alla fine battuti dalla vita e dal destino. È un vinto il potente Howard Walcott, che, dopo aver escogitato un diabolico intrigo per impossessarsi dell’oro e favorire la sua carriera politica, si ritrova, a un passo dal traguardo, sconfitto dalla malattia e distrutto dal rimorso; è un vinto il fiero e leale John Walcott che paga la sua lealtà con l’infamia di un’ingiusta accusa, che macchia il suo nome e il suo onore dopo la morte. Non differente l’esito del cugino Leslie che, seppure spinto dall’integrità morale che ha sempre pilotato le scelte della sua vita, si becca una pallottola a bruciapelo dalla persona che ovviamente non si aspetta. Per una volta è sconfitto pure Tex che si ritrova una pedina nelle mani dell’infido Howard e non può far null’altro che indignarsi e amareggiarsi dell’assurdo esito di questa tristissima vicenda. Ma la lista potrebbe continuare a lungo, poiché anche Tom può essere inserito nella lista dei vinti, visto che sacrifica la sua vita da eroe ma tutti noi purtroppo sappiamo che, non bastò abolire la schiavitù per sconfiggere il razzismo. Che dire, una storia che impreziosisce la saga e che di fatto, in quegli anni, promosse sul campo Nizzi, come degno erede del grande Bonelli. Non meno prezioso il contributo grafico del maestro Ticci, giunto all’apice della sua maturità artistica e di resa. Alla consueta dinamicità e straordinarietà degli sfondi, l’artista senese si supera con una perfetta recitazione dei suoi personaggi, che in trame simili è fondamentale. Il suo tratto inconfondibile e corposo, scandisce come un metronomo ogni sequenza narrativa e valorizza i vari passaggi narrativi.  I pennini di Ticci riescono a esprimere tutta la disperazione che serpeggia ad Anderville, e contribuiscono a donare pathos alla già ottima sceneggiatura fornitagli da Nizzi. Un perfetto binomio che si ripeterà in altre riuscite storie degli anni seguenti e contribuirà all’età dell’oro dello sceneggiatore di Fiumalbo nel decennio ottanta. Il mio voto finale è 10    

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Tanto di cappello @Condor senza meta, recensione con i super-fiocchi che non posso non condividere.

Te l'ho già detto ma lo ripeto: scrivi veramente bene, enfatizzando soprattutto le emozioni che una storia ci fa vivere che, alla fine dei conti, è quello che conta!

Mi sentirei di aggiungere che l'ultimo estremo atto di Walcott non è altro che la massima redenzione per tutti coloro che hanno sofferto e patito in una tragedia che non ha risparmiato niente e nessuno.

Non rimane nulla da fare: ora Walcott dovrà presentare il conto del suo terribile atto all'unico che potrà dargli un eventuale perdono.

Nizzi magistrale, sicuramente una delle sue prove migliori.

 

 

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<span style="color:red">21 ore fa</span>, Condor senza meta dice:

Ci sono momenti nella vita professionale in cui si presentano le occasioni per mettere a frutto tutta la passione e le fatiche, per fare il salto di qualità: anche per Nizzi fu così e il periodo coincise col finire del terzo centenario. Sebbene le sue prime prove sulla saga non furono affatto male, tanto da convincere Sergio Bonelli a ingaggiarlo in pianta stabile, è indubbio che “Fuga da Anderville” rappresentò per l’autore la chiave di svolta, che inaugurò ufficialmente il suo periodo d’oro, che aiuterà a rilanciare la saga, dopo la crisi dovuta al fisiologico declino del grandissimo Gian Luigi Bonelli. In questi tre anni di mia permanenza nel forum, ho avuto il piacere di recensire più di duecento storie del nostro inossidabile ranger e ho cercato di essere sempre il più obiettivo possibile. Di fatto, nei giudizi e nell’assegnazione dei voti (per quanto un freddo numero matematico possa servire nella valutazione di un’opera artistica) ho evitato di abusare con termini del tipo “capolavoro” o “pietra miliare”, riservandoli solo qualora lo ritenessi realmente necessario. Al cospetto di questa prova di Nizzi, che definire ispirata risulta quasi riduttivo, tuttavia, sono “costretto” a catalogare la stessa nella stretta cerchia di episodi che meritano “la corona d’alloro”. Mi si potrebbe chiedere come mai allora io abbia aspettato così tanto a commentarla e soprattutto perché nell’apposito topic, non la inserii fra le dieci migliori composizioni nizziane, alienandomi allora le simpatie del caro pard @Leo che mi minacciò di togliermi il saluto :P:D, eppure anche per queste legittime domande c’è una risposta: di solito commento solo le storie che possiedo per intero, senza albi mancanti, e voglia il caso che fino a poco tempo fa nella mia collezione mancasse proprio l’albo 297, ovvero quello in cui si iniziava questo gioiello della saga. Per coerenza, sebbene avessi avuto comunque modo di constatare la grandezza della storia, mi astenni dal recensirla fino a quando, di recente, fra lo scaffale di un mercatino, sono riuscito a procurarmi il fatidico albo mancante, colmando così quel gravoso buco della mia raccolta. Mi scuso per la chilometrica premessa; mi impongo spesso di essere il più conciso possibile ed evitare digressioni nei miei commenti, ma puntualmente, quando mi ritrovo dinanzi storie a cui tengo, ricasco nella trappola e divento più prolisso di Nolitta alle prese con gli Uomini Giaguaro :D, ma adesso non volendo indugiare oltre, provo a dire la mia in merito a questa celebre prova che traghettò il famoso ranger alle soglie del numero 300. Nizzi per l’occasione scelse uno spunto alquanto ambizioso, ambientandolo durante la guerra di secessione, argomento sempre molto caro agli appassionati texiani e di storia americana in genere. Con una struttura narrativa interessante, costruì un lunghissimo flashback, in cui praticamente si svolge tutta la vicenda, per poi chiudere l’episodio nel presente, in cui il lettore assiste a un vero colpo di scena, molto a effetto. Eviterò ovviamente di riassumere la trama (non avrebbe senso per chi la conosce già e sarebbe ingiusto invece nei confronti di coloro che non l’hanno mai letta e rischierebbero di vedersela spoilerata) ma non posso astenermi dal lodare la straordinaria caratterizzazione dei personaggi che l’autore dipinge pagina dopo pagina e notare con quanta abilità lo stesso, riesce a cesellare un perfetto miscuglio di azione, giallo, drammaticità ed epicità di molte scene. Come rimanere insensibili dinanzi all’eroico sacrificio di Tom per permettere a Tex e John Walcott di fuggire dall’inferno in terra rappresentato dal campo di concentramento di Anderville? Come non sentire un brivido nella schiena durante l’orrenda operazione di sepoltura nella palude dei corpi dei nordisti morti di inedia e privazione dentro le mura del campo? È vero che stiamo leggendo solo una trama di fantasia, ma come non fermarsi a riflettere sugli orrori della guerra e alle storture dell’umanità, imbruttita dall’odio dei conflitti, che purtroppo non sono solo fantasia e  la storia ciclicamente ci presenta, mostrando di quanto l’uomo non riesca a imparare dai sanguinosi errori del passato? Un altro aspetto che si percepisce durante la lettura e proprio l’atmosfera cupa e struggente che trasuda sequenza dopo sequenza, vignetta dopo vignetta, in cui sapientemente l’autore muove le sue pedine e marchia a fuoco gli eventi che lasciano il segno nell’immaginario del lettore. A voler essere puritani (o texiani integralisti se preferite) non si può negare che l’episodio è alquanto atipico e forse il più nolittiano scritto da Nizzi, visto l’amaro finale, con Tex incapace di cambiare il corso degli eventi e sconfitto in fondo su tutta la linea, tuttavia la sceneggiatura è così aulica e tocca alti picchi di epicità e pathos, che non si può non amarla. Con una sorta di rassegnazione di fondo, Nizzi ci dona quasi un quadro verghiano dei suoi personaggi: una folta lista di "vinti", che per quanto si battano per i propri scopi e ideali, si ritrovano alla fine battuti dalla vita e dal destino. È un vinto il potente Howard Walcott, che, dopo aver escogitato un diabolico intrigo per impossessarsi dell’oro e favorire la sua carriera politica, si ritrova, a un passo dal traguardo, sconfitto dalla malattia e distrutto dal rimorso; è un vinto il fiero e leale John Walcott che paga la sua lealtà con l’infamia di un’ingiusta accusa, che macchia il suo nome e il suo onore dopo la morte. Non differente l’esito del cugino Leslie che, seppure spinto dall’integrità morale che ha sempre pilotato le scelte della sua vita, si becca una pallottola a bruciapelo dalla persona che ovviamente non si aspetta. Per una volta è sconfitto pure Tex che si ritrova una pedina nelle mani dell’infido Howard e non può far null’altro che indignarsi e amareggiarsi dell’assurdo esito di questa tristissima vicenda. Ma la lista potrebbe continuare a lungo, poiché anche Tom può essere inserito nella lista dei vinti, visto che sacrifica la sua vita da eroe ma tutti noi purtroppo sappiamo che, non bastò abolire la schiavitù per sconfiggere il razzismo. Che dire, una storia che impreziosisce la saga e che di fatto, in quegli anni, promosse sul campo Nizzi, come degno erede del grande Bonelli. Non meno prezioso il contributo grafico del maestro Ticci, giunto all’apice della sua maturità artistica e di resa. Alla consueta dinamicità e straordinarietà degli sfondi, l’artista senese si supera con una perfetta recitazione dei suoi personaggi, che in trame simili è fondamentale. Il suo tratto inconfondibile e corposo, scandisce come un metronomo ogni sequenza narrativa e valorizza i vari passaggi narrativi.  I pennini di Ticci riescono a esprimere tutta la disperazione che serpeggia ad Anderville, e contribuiscono a donare pathos alla già ottima sceneggiatura fornitagli da Nizzi. Un perfetto binomio che si ripeterà in altre riuscite storie degli anni seguenti e contribuirà all’età dell’oro dello sceneggiatore di Fiumalbo nel decennio ottanta. Il mio voto finale è 10    

 

Ora hai rimediato a quella tua affermazione che mi ha portato a disistimarti alquanto :D Sono contento di poter dire che ti sei riabilitato, era un cruccio che mi portavo nel cuore ;)

 

Obiettivamente, siamo al cospetto di un capolavoro. Tex è vinto, sì, ma da qualcosa di disumano, perché è inimmaginabile un atto così contronatura come quello perpetrato dal vecchio Walcott. E a fronte di questa sconfitta, in cui Tex non ha, non può avere, colpa, c'è però uno stuolo di comprimari veramente maiuscolo, con John e Leslie, a loro modo due facce della stessa medaglia nella loro lealtà e nel loro senso del dovere, con l'abietto anche se apparentemente mansueto zio, con Tom e il suo sacrificio. 

 

E poi c'è Carson. Già, Carson, nell'ultima vignetta. Quando un Tex avvelenato da quanto appena vissuto ha bisogno di mandar giù il rospo, tra i campi di cotone del Vecchio Sud cavalca nel vento e chiede a Carson: "mi farai compagnia, vecchio Cammello?" Una vignetta, cinque parole, il bagno caldo di cui ha bisogno Tex per ripararsi dal gelo della mostruosità appena vissuta, nella compagnia di quell'arzillo vecchietto che ha sempre al suo fianco. Conclusione stupenda di una storia superlativa.

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@MacParland, @valerio, @Juan Ortega grazie di cuore!

<span style="color:red">7 ore fa</span>, Juan Ortega dice:

Te l'ho già detto ma lo ripeto: scrivi veramente bene, enfatizzando soprattutto le emozioni che una storia ci fa vivere che, alla fine dei conti, è quello che conta!

Beh così però mi fai arrossire caro pard. :D

<span style="color:red">7 ore fa</span>, Juan Ortega dice:

Mi sentirei di aggiungere che l'ultimo estremo atto di Walcott non è altro che la massima redenzione per tutti coloro che hanno sofferto e patito in una tragedia che non ha risparmiato niente e nessuno.

Non rimane nulla da fare: ora Walcott dovrà presentare il conto del suo terribile atto all'unico che potrà dargli un eventuale perdono.

Hai citato un'altra scena notevole della prova. Superficialmente si potrebbe pensare che il suicidio di Walcott sia una mossa codarda per non affrontare la malattia, ma non credo proprio che sia così: non avrebbe di certo aspettato Tex per porre fine alla sua scellerata esistenza. A mio modo di vedere Walcott, dopo aver costruito il suo castello criminale sull'inganno e il sangue dei nipoti, ha vissuto il suo "trionfo" attanagliato dal rimorso e il tenere la foto dei defunti nipoti sulla scrivania ha rappresentato per lui una sorta di ordalia per ricordargli i suoi scheletri del passato. Mi verrebbe da pensare che abbia pure accolto la malattia come una sorte di liberazione interiore per permettergli di espiare i propri peccati e trovare il coraggio di confessare a Tex quello che, per spirito di conservazione, non avrebbe mai fatto in condizioni normali. Comunque qualunque sia la chiave di lettura, è indubbio che la sua caratterizzazione è notevole; pure l'opera di Ticci, che lo ritrae magistralmente col viso sofferente ed emaciato, rende perfettamente il dramma dell'epilogo.

<span style="color:red">44 minuti fa</span>, Leo dice:

Ora hai rimediato a quella tua affermazione che mi ha portato a disistimarti alquanto :D Sono contento di poter dire che ti sei riabilitato, era un cruccio che mi portavo nel cuore ;)

   Lieto di sentirtelo dire caro pard, per stavolta son riuscito a farti seppellire l'ascia di guerra. :D

 

<span style="color:red">46 minuti fa</span>, Leo dice:

Obiettivamente, siamo al cospetto di un capolavoro. Tex è vinto, sì, ma da qualcosa di disumano, perché è inimmaginabile un atto così contronatura come quello perpetrato dal vecchio Walcott. E a fronte di questa sconfitta, in cui Tex non ha, non può avere, colpa, c'è però uno stuolo di comprimari veramente maiuscolo, con John e Leslie, a loro modo due facce della stessa medaglia nella loro lealtà e nel loro senso del dovere, con l'abietto anche se apparentemente mansueto zio, con Tom e il suo sacrificio. 

Concordo, infatti ho anch'io specificato che lo spessore e l'epicità della storia la rende comunque un capolavoro. D'altronde anche il grande Bonelli a volte ha optato per epiloghi amari per Tex, mi vene in mente come esempio l'episodio con Apache Kid.

 

<span style="color:red">50 minuti fa</span>, Leo dice:

E poi c'è Carson. Già, Carson, nell'ultima vignetta. Quando un Tex avvelenato da quanto appena vissuto ha bisogno di mandar giù il rospo, tra i campi di cotone del Vecchio Sud cavalca nel vento e chiede a Carson: "mi farai compagnia, vecchio Cammello?" Una vignetta, cinque parole, il bagno caldo di cui ha bisogno Tex per ripararsi dal gelo della mostruosità appena vissuta, nella compagnia di quell'arzillo vecchietto che ha sempre al suo fianco. Conclusione stupenda di una storia superlativa.

  Vero, davvero una sequenza splendida. L'unico fascio di luce dopo tante ombre, ovvero la preziosa amicizia fra i due pards, più inscalfibile di un diamante.  Scena resa ancor più poetica dal magico tocco di Ticci. :wub:

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ti faccio anche io i miei complimenti, @Condor senza meta.

Per quel che mi riguarda,credo di avere già detto che il finale di questa storia è una delle cose più poetiche che io abbia mai visto, in termini non solo di fumetti,ma anche di libri,film,serie e musica

Modificato da Grande Tex
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<span style="color:red">11 ore fa</span>, Leo dice:

E poi c'è Carson. Già, Carson, nell'ultima vignetta. Quando un Tex avvelenato da quanto appena vissuto ha bisogno di mandar giù il rospo, tra i campi di cotone del Vecchio Sud cavalca nel vento e chiede a Carson: "mi farai compagnia, vecchio Cammello?" Una vignetta, cinque parole, il bagno caldo di cui ha bisogno Tex per ripararsi dal gelo della mostruosità appena vissuta, nella compagnia di quell'arzillo vecchietto che ha sempre al suo fianco. Conclusione stupenda di una storia superlativa.

Con le dovute differenze, mi ricorda lo stesso finale di "Furia rossa": asciutto, senza inutile retorica ma profondamente incisivo. Era una prerogativa anche di GL Bonelli, finali senza patetismi o dialoghi stucchevoli.

Per me è la ciliegina sulla torta di una storia indimenticabile.

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<span style="color:red">7 ore fa</span>, Juan Ortega dice:

Con le dovute differenze, mi ricorda lo stesso finale di "Furia rossa": asciutto, senza inutile retorica ma profondamente incisivo. Era una prerogativa anche di GL Bonelli, finali senza patetismi o dialoghi stucchevoli.

Per me è la ciliegina sulla torta di una storia indimenticabile.

Altro finale memorabile: dopo il racconto struggente di Tex attorno al fuoco del bivacco (e nell'animo del lettore), aleggia un pesante silenzio intriso di malinconia e rassegnata mestizia, ben resa dalla sequenza di sceneggiatura e dai consueti disegni efficacissimi del maestoso Ticci. Purtroppo il lungo declino d'ispirazione di Nizzi ha parecchio "sporcato" il suo eccellente contributo alla saga e il rischio, che il suo nome venga più associato alla fase sciatta e mediocre post 500 rispetto al brillante esordio degli anni 80, è sempre alto tra i lettori. 

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  • 7 mesi dopo...

canovaccio della Storia: la Virginia...lo Stato più colpito in assoluto tra tutti gli Stati Americani, in cui spero che un giorno Tex possa ritornare (:rolleyes: :nord::sud:) Nizzi magistarlmente descrive la condizione nell'ultimo anno di Guerra dello Stato leader della Confederazione : grandi proprietà terriere ormai in decadimento, bifolchi incattiviti dalla Guerra che odiano i negri, tradimenti e atti di eroismo, idealisti e opportunisti, speranza e disillusione, grandi e illusorie aspettative nell'aura messianica di "problem solver" rappresenatata dal Generale Robert E. Lee, che ogni soldato in grigio incontrato da Tex alias Edward Tennison (ve lo ricordate il falso documento a firma di Lee?:old::P) venera come una reliquia ("il Vecchio leone è ferito, ma i suoi artigli non sono ancora stati spuntati" dirà ad un certo punto un giovane ufficiale confederato): quando una Guerra è persa, ci si aggrappa sempre a qualche eroe in grado di "raddrizzare" una situazione compromessa...

Anderville: campo di prigionia immaginario (e qui si vede che Nizzi segue Glb fedelmente, storpiando il nome di un gulag antesignano, per rendere la vicenda Storica reale al servizio della storia di Tex)che si ispira volutamente al vero e tristemente famoso campo di prigionia di Andersonville, in Georgia.

il conflitto "brother Vs brother" che da macroscopico (Anericani del Sud contro Americani del Nord) diventa familiare (Leslie contro John)..Leslie è un tacchino gallonato pomposo ma leale nei confronti del cugino John (che rappresenta un idealista molto "positivista" da "Sogno americano": il Nord è il progresso, il Sud è il passato) Entrambi due idealisti, che combattono in mod cavalleresco su fronti opposti, ma che finiscono entrambi "risucchiati" dalla brutralità e bestialità della Guerra, vedendo entrambi traditi da un parente, lo zio, che in modo pragmatico e brutale sta già preparandosi a diventare uno Skalawag (un ex confederato che collabora nel difficile dopoguerra con i Nordisti vincitori) per accrescere il proprio potere: lo spietato e cinico"pragma" dello Zio Walcott, dicevo, fa a pugni con l'idealismo quasi infantile e da "Viva la Guerra"  iniziale di due nipoti, che diventano loro malgrado parte di un meccanismo diabolico che porta Tex a sospettare di entrambi i ragazzi, che muoiono senza sapere di essere stati usati dallo Zio...una tragedia Shakespeariana, direi...

poco importa, a mio avviso, che Tex non si sia reso conto da subito che il vecchio Walcott non fosse il vero colpevole...nel finale riesce a riabiliatare nel suo cuore la figura di John, e anche a provare compassione per la figura di Leslie, che ha creduto nel suo ideale sbagliato ma che è comunque stato un uomo di onore fino alla fine.

Tom, lo schiavo negro, che urla a squarcia gola "Viva l'Unione" quando viene ucciso per coprire la ritirata a Tex...un uomo semplice, ma vero, che grazie a Tex compie un gesto eroico e disinteressato, dimostrando l'orrore della schiavitù.

tanti comprimari, tanti Redneck resi ancora più beceri dalla micrania e bestialità della Guerra, tanti prigionieri Yankee che aspettano la morte in mdo quasi liberatorio...

storia che a più riprese non può non commuovere...

voto 11

 

Modificato da Barbanera
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  • 2 mesi dopo...

Mi sono riletto recentemente, dopo quasi 40 anni, Fuga da Anderville, che non rileggevo interamente, dall'inizio alla fine, da quell'epoca.

 

Ci ho trovato tanta, ma tante di quelle cose... "di cui parlare", che... paradossalmente farlo diventa impossibile. Anche solo elencare una per una tutte le cose, produrrebbe un messaggio tanto lungo che non lo leggerebbe nessuno.

 

E inoltre, mi sono reso conto di una cosa: Fuga da Anderville, come MITO, non è criticabile. È una storia letta da bambini o letta comunque decenni fa quando si aveva un diverso rapporto con Tex, e con Nizzi.  È il simbolo di quell'epoca favolosa (e immaginaria) in cui "Nizzi scriveva benissimo". Negarlo è come negare l'esistenza del paradiso. In chiesa. Di fronte ai fedeli più accaniti. È come negare che da bambini si è stati felicissimi e senza problemi. È come negare che la Mamma era perfetta.

 

Insomma, significa dire "guarda che non te la ricordi davvero", e so già che questo sarà preso come un offesa personale e non spingerà nessuno a rileggersela.

 

Quindi? Quindi ho rinunciato. Finché stasera Leo mi ha provocato con un paragone che non doveva fare...   :P

 

Però, per i motivi visti prima, so già che nessuno accetterà un giudizio negativo complessivo sull'opera. Se criticherò la caratterizzazione mi risponderanno lodando il pathos, se mostrerò che che il Pathos è totalmente assente, mi citeranno il realismo storico. Quando dimostrerò che non c'è alcun realismo, parleranno di poesia e di impegno. Etc etc etc...

 

Insomma: svicoleranno, e sarà completamente impossibile farli concentrare sui singoli aspetti.

 

A meno che non lo impedisca prima. Impostando la discussione su UN ASPETTO PER VOLTA.

 

Non potrei mai far ammettere che Fuga da Andrville non è un capolavoro, non più di quanto riuscirei a dimostrare ad un credente l'inesistenza del suo Dio (qualunque esso sia) Però posso SMONTARE IL GIOCATTOLO, prendere un pezzo per volta, e mostrare quanto siano malfatti. Criticando i pezzi, non il "mito" che ormai è uscito dal mondo delle cose criticabili.

 

Allora, iniziamo?

 

Iniziamo con una sfida.

 

Voglio una cosa molto semplice, che tutti quelli che adorano quest'opera saranno ovviamente in grado di fare senza problemi.

 

Siete in grado di trovarmi un "sudista" bianco di qualunque tipo (militare, civile, contadino, politico, proprietario di saloon, guardia, etc) in questa storia che non sia un totale e assoluto pezzo di merda, crudele, razzista e spregevole? Qualcuno che non trovi bello e divertentissimo l’impiccagione di un "negro"?

 

Ovvio che non mi riferisco ai passanti che si vedono in una vignetta e non dicono nulla (anche se molti di essi sono mostrati incoraggiare ed apprezzare qualunque malvagità), parlo di quelli che fanno qualcosa nella storia.

 

Fra le DECINE (contatele...) di persone del Sud con cui Tex interagisce in questa storia, non credo che vi sarà difficile indicarmi una singola persona bianca del sud (a parte ovviamente John che è la mosca bianca designata come martire e che spara addosso ai suoi compaesani) che non sia un sadico assassino, no?

 

Non parlo di gente che, indottrinata, ripete a pappagallo propaganda governativa, come Rod in "Quando tuona il cannone" ma non farebbe male ad una mosca. No, parlo proprio delle DECINE di personaggi che in questa storia APPENA VEDONO UN NEGRO vogliono impiccarlo, ammazzarlo, torturarlo, vessarlo (ci si chiede come facessero a sopravvivere gli schiavi nelle piantagioni senza che la popolazione bianca li sterminasse in una settimana)

 

Vi sarà facile trovare, in una storia di tre albi, almeno un abitante di queste nazioni che non sia personalmente un serial killer, un sadico torturatore, un assassino, o una combinazione di questi simpatici tratti caratteriali, no?

 

OK, ditemene uno.

 

(e non svicolate a parlare del sesso degli angeli, ci sarà tempo per parlare di OGNI aspetto della storia, per adesso rispondete nel merito a questa semplice domanda)

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4 ore fa, Diablero dice:

No, parlo proprio delle DECINE di personaggi che in questa storia APPENA VEDONO UN NEGRO vogliono impiccarlo, ammazzarlo, torturarlo, vessarlo (ci si chiede come facessero a sopravvivere gli schiavi nelle piantagioni senza che la popolazione bianca li sterminasse in una settimana)

 

forse perchè i Negri vengono visti nel finale di guerra dai RedNeck come il capro espiatorio della sconfitta del Sud? Difficile da immaginare, davvero :D...il solito Nizzi pasticcione, Già :rolleyes:...Siamo in zona di guerra, Bellezze, la Virginia, in cui una buona metà della popolazione bianca maschile è al fronte, i Negri vengono visti dai Bifolchi del Sud come "una Quinta colonna" pronta a ribellarsi e a d "aprire le porte "ai Nordisti...ovvio che la gente comune se vede Negri a spasso non li veda di buon occhio...e non si faccia scrupoli a "legnarli"...razzismo e paura, mista a sentimento di suprematismo wasp...davvero, un ingrediente che non è presente neanche oggi negli USA :laughing:

Leslie Walcott NON è un sadico assassino...è un gentleman del Vecchio Sud che crede in un ideale, un Virginiano cresciuto in una piantagione, in cui era NORMALE, NON GIUSTO MA NORMALE vedere i Negri sottomessi ai Bianchi...

I negri erano quattro milioni negli stati del Sud, a fronte di 11 milioni di abitanti TOTALI...il terrore del governo confederato di lasciare i Negri a lavorare nelle piantagioni SENZA ESSERE CONTROLLATI mentre la stragrande maggioranza degli Uomini Bianchi erano arruolati e al fronte, si evince dal proclama che il governo confederato fece nel 1863, in cui veniva promulgata la pena di morte per i negri in uniforme blu e gli ufficiali bianchi dei reggimenti colore presi prigionieri...COLPEVOLI DI INCITAMENTO ALLA RIVOLTA. la paura di rivolte negre nelle retrovie OBBLIGò il governo confederato a creare una HOME GUARD per controllare le retrovie, formata da Bifolchi che possedevano almeno 10 schiavi, ed erano esentati dal servizio in prima linea al fronte...il terrore di una rivolta negra si evince in tante lettere di soldati confederati alle famiglie....SE I NEGRI HANNO PAURA SONO AL SICURO I BIANCHI...frase che riassume i sentimenti delle genti delle contrade del Sud a fine Guaerra

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3 minutes ago, Mister P said:

Diablero intende che il Sud è descritto troppo come se fosse la Germania del '36.

Peggio.

 

Nelle opere ambientate nella Germania del 1936 fanno vedere la ferocia dei nazisti, e l'indifferenza della gran parte della popolazione, per accusare soprattutto quest'ultima di "aver permesso" quegli orrori, o di averli incoraggiati.

 

Nel sud di Nizzi, sono TUTTI membri del Ku-Klux-Klan (che ancora non esiste, ma sicuramente lo diventeranno). Oltre ad essere vigliacchi, disonesti e corrotti. Come un film con una Germania del 1936 dove sono tutti quanti membri delle SS e oltretutto si fregano il portafoglio fra di loro.

 

E perchè no, dopo tutto?

 

Quelli sono "i cattivi"!!!!!

 

Tutti. Ricchi, poveri, uomini, donne, bambini, compresi tutti gli abitanti del Texas che Tex salverà prima o dopo da qualche minaccia. Sono "i cattivi" e quindi sono dei mostri, dispezzabili, e ammazzabili tranquillamente senza problemi come appunto le SS dei film di guerra.

 

Dopotutto, lo sanno tutti che la guerra è sempre fra "buoni" e "cattivi", no?

 

È anche queste cose che si vede come Nizzi è più profondo, articolato, e "realistico" di GL Bonelli. Quando mai si è visto nell'esercito dei "cattivi" un soldato semplice che non fosse un "cattivo" anche lui, per farsi sparare dall'eroe fra gli applausi degli spettatori?

 

GL Bonelli, che la guerra l'ha vista e ha rischiato di farsi arruolare fra i "cattivi" (e che ha collaborato con diversi altri autori che la guerra l'hanno fatta davvero fra i "cattivi" ed erano amici suoi) e che odiava la guerra e i militari, queste cose profonde, articolate e realistiche non arriva a capirle. Quindi ci mette un poveraccio come Rod che ci lascia la pelle senza un vero motivo. Che sceneggiatore scarso, che NON RIESCE A RAPPRESENTARE LA GUERRA BENE COME NIZZI....

 

 

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https://youtu.be/8dDpwZegm60...le ragioni della Guerra tra Nord e Sud in due minuti :laughing:

 

28 minuti fa, Diablero dice:

Dopotutto, lo sanno tutti che la guerra è sempre fra "buoni" e "cattivi", no?

non ti seguo, qui, davvero...Nizzi descrive un Paese martoriato dalla Guerra, in cui tutti gli abitanti sono INCATTIVITI dalla fame, dalla paura di rivolte negre e dalla rabbia della sconfitta...i soldati che incontra Tex al campo di Anderville GODONO DA SADICI nel martoriare i nordisti prigionieri...e allora? è una forma di rivalsa, è stato così in ogni guerra...

Vogliamo parlare di gente comune? Il contadino cui tex e John rubano i cavalli, vuole impiccare il Negro...ci sta, gli stanno rubando i cavalli, la sua principale ricchezza...UN LADRO DI CAVALLI NEL WEST NON MERITAVA LA FORCA ANCHE IN EPOCA DI PACE?!un oste bianco non vuole dare da bere a un negro nel suo bar...che c'è di strano? non c entra essere Buono o cattivo, si è arrivati alla fine di un conflitto che ha distrutto la Virginia, la gente è rabbiosa e sfoga la sua rabbia sul capro espiatorio di turno...I NEGRI... 

28 minuti fa, Diablero dice:

Quindi ci mette un poveraccio come Rod che ci lascia la pelle senza un vero motivo. Che sceneggiatore scarso, che NON RIESCE A RAPPRESENTARE LA GUERRA BENE COME NIZZI....

 

è molto diverso...Rod muore sul campo di battaglia, il patos del finale non toglie dal mio punto di vista che tra Due bandiere sia una storia piuttosto deludente... la storia di Nizzi è articolata in un immaginario campo di prigionia, in cui i soldati agiscono più da secondini che da soldati...il contesto è diverso...la meschinità e la rabbia delle genti del Sud, dovuta appunto dalla micrania di un conflitto che dura da ben quattro anni traspare meglio in questa storia che in quella di GLB, in cui alla fine viene fuori più uno splendido messaggio antimilitarista che una rappresentazione realistica della Guerra tra Nord e Sud.

Modificato da Barbanera
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<span style="color:red">52 minuti fa</span>, Barbanera dice:

https://youtu.be/8dDpwZegm60...le ragioni della Guerra tra Nord e Sud in due minuti :laughing:

 

non ti seguo, qui, davvero...Nizzi descrive un Paese martoriato dalla Guerra, in cui tutti gli abitanti sono INCATTIVITI dalla fame, dalla paura di rivolte negre e dalla rabbia della sconfitta...i soldati che incontra Tex al campo di Anderville GODONO DA SADICI nel martoriare i nordisti prigionieri...e allora? è una forma di rivalsa, è stato così in ogni guerra...

Vogliamo parlare di gente comune? Il contadino cui tex e John rubano i cavalli, vuole impiccare il Negro...ci sta, gli stanno rubando i cavalli, la sua principale ricchezza...UN LADRO DI CAVALLI NEL WEST NON MERITAVA LA FORCA ANCHE IN EPOCA DI PACE?!un oste bianco non vuole dare da bere a un negro nel suo bar...che c'è di strano? non c entra essere Buono o cattivo, si è arrivati alla fine di un conflitto che ha distrutto la Virginia, la gente è rabbiosa e sfoga la sua rabbia sul capro espiatorio di turno...I NEGRI... 

è molto diverso...Rod muore sul campo di battaglia, il patos del finale non toglie dal mio punto di vista che tra Due bandiere sia una storia piuttosto deludente... la storia di Nizzi è articolata in un immaginario campo di prigionia, in cui i soldati agiscono più da secondini che da soldati...il contesto è diverso...la meschinità e la rabbia delle genti del Sud, dovuta appunto dalla micrania di un conflitto che dura da ben quattro anni traspare meglio in questa storia che in quella di GLB, in cui alla fine viene fuori più uno splendido messaggio antimilitarista che una rappresentazione realistica della Guerra tra Nord e Sud.

Concordo 

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La storia di GLB è quasi totalmente volta a descrivere l'orrore della guerra, azni, di tutte le guerre, ed è un messaggio certamente nobile, concluso magistralmente con la toccante ed epica scena finale.

Però questa di Nizzi è molto più scavata psicologicamente, rabbia, razzismo, crudeltà, sofferenza sono descritte molto meglio o comunque in maniera più moderna diciamo, meno in bianco e nero. Anche la trama è più interessante e insomma, in sostanza si tratta a mio vedere di un capolavoro a differenza di quell'altra, anche se non è la mia storia preferita.

All'epoca ne rimasi folgorato, oggi restando a Nizzi preferisco decisamente altro (tipo furia rossa o altre), però resta un capolavoro. Lo stesso finale con il Tex sostanzialmente perdente è una meraviglia che esce dai canoni e per fortuna che ci esce, una cosa in fondo inaspettata e molto ben sceneggiata.

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Sottoscrivo le risposte di Barbanera e di Valerio. Entrando nel merito della critica di Diablero, già Barbanera ha ricordato il personaggio di Leslie Walcott, ottuso ma patriottico e idealista, un personaggio sostanzialmente positivo nonostante sia nel campo sudista. 

Ma al di là di questo, è chiaro che, nella storia, debba vedersi l'azione, è una convenzione fumettistica. La storia non ti fa vedere le persone per bene che magari si saranno prodigate a rifocillare Tex e Tom lungo la via, ma ti mostra le sole sequenze in cui c'è da menare le mani. Come quando gli osti di mezzo sudovest gracchiano per l'ingresso di Tiger nei loro specchiati saloon. Nelle storie western gli autori ti mostrano le carogne da sbatacchiare, non le brave persone solidali. 

È un racconto western, non un viaggio vero e proprio tra le mille sfaccettature della Virginia.

 

Circa la riflessione di MisterP, sulle analogie col nazismo del '36 proposte da Nizzi, ha già ottimamente risposto Barbanera: è storia, e quand'anche quest'ultima sia stata un pò esasperata per esigenze narrative, anche qui non ci vedrei un difetto: è un aspetto ricorrente, nelle opere di fantasia. 

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più da Fuga da Anderville che da "Tra due Bandiere" bisognerebbe prendere spunto per le storie future di Tex nel Periodo della Guerra civile...la Virginia offre moltissimi temi sul periodo, molti più del Texas e del Missouri. Premesso che l'ostracismo di Borden nei confronti del Generale Lee mi sembra troppo severo...ma lui sa molto bene che su questa cosa ho il dente un po'avvelenato con lui :lol:...Simpaticamente, of course...:sud::colt:

Modificato da Barbanera
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Va be', ma allora bisognerebbe cassare moltissimi film statunitensi degli ultimi decenni perché i conservatori vi sono raffigurati non realisticamente, ma come sono negli incubi di liberal invasati sotto effetto di stupefacenti (e tuttavia, d'altra parte, ciò che bisogna dire e che tutti sanno del resto è che la maggior parte dei film statunitensi degli ultimi decenni è prodotta da liberal invasati sotto effetto di stupefacenti).

E per carità, io in effetti li casso, ma perché fanno cagare. E fanno cagare anche perché in gran parte prodotti da liberal invasati sotto effetto di stupefacenti, ma non solo.

 

4 ore fa, Barbanera dice:

Simpaticamente

 

Insomma: gli hai detto, anche simpaticamente, nordista di merda? :D

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4 ore fa, virgin dice:

Va be', ma allora bisognerebbe cassare moltissimi film statunitensi degli ultimi decenni perché i conservatori vi sono raffigurati non realisticamente, ma come sono negli incubi di liberal invasati sotto effetto di stupefacenti (e tuttavia, d'altra parte, ciò che bisogna dire e che tutti sanno del resto è che la maggior parte dei film statunitensi degli ultimi decenni è prodotta da liberal invasati sotto effetto di stupefacenti).

E per carità, io in effetti li casso, ma perché fanno cagare. E fanno cagare anche perché in gran parte prodotti da liberal invasati sotto effetto di stupefacenti, ma non solo.

e hai tutto il mio appoggio...se qualcuno mi tocca John Wayne o Robert Mitchum (e pure Sly o Swarzy) non gli sputo solo perchè se no lo improfumo :lol::lol2:...i miei attori preferiti sono i Repubblicani dichiarati degli anni 50...già Clin Eastwood è troopo liberal per me :lol::D:laughing:

4 ore fa, virgin dice:

Insomma: gli hai detto, anche simpaticamente, nordista di merda?

è un po'troppo Yankee e liberal...:D :laughing:. io sono sempre dalla parte dei Ribelli, di ogni colore politico :lol:...e non mi tirare per la giacchetta, Virgin, che siamo in tempo di elezioni :lol2:

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Il problema secondo me è che negli ultimi sessant'anni gli statunitensi si sono fottuti il cervello, indipendentemente dal colore politico. :D

Per essere più precisi, però, parlerei genericamente di conservatorismo: il sud conservatore era democratico, illo tempore.

 

Davvero, la rappresentazione delle popolazioni rurali nei media statunitensi è a dir poco stomachevole, intrisa di un classismo rivoltante (a volte anche di razzismo tour court). La rappresentazione dei nazisti è benevola, al confronto.

 

Cita

è un po'troppo Yankee e liberal...:D :laughing:. io sono sempre dalla parte dei Ribelli, di ogni colore politico :lol:...e non mi tirare per la giacchetta, Virgin, che siamo in tempo di elezioni :lol2:

 

Uscire da un'osteria completamente ubriachi inneggiando a Stalin e a John Ford avrebbe il suo perché; che ne dici, @Barbanera?

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A me sono sempre piaciute entrambe, "Tra due bandiere" e Fuga da Anderville". Anzi tutte e tre, ci metto anche "Missouri" di Boselli tra le grandi storie di Tex sulla Guerra Civile.

Sono diverse tra loro, ma tutte valide, secondo me, non farei troppi paragoni, anche perché scritte in epoche diverse, quella di GL Bonelli nel 1970, quella di Nizzi nel 1985, e quindici anni nel fumetto spesso sono tanti.

 

Hanno tutte grandi pregi, ma anche difetti. In "Fuga da Anderville" la reazione impotente e isterica di Tex nel finale, di fronte a Walcott, non è proprio il massimo: ricordo che quando la lessi la prima volta (non so bene quando), non essendo indicato l'autore dell'albo, pensai che ci fosse anche lo zampino di Nolitta nella sceneggiatura (Tex, nel finale, sembra un po' Mister No, diciamo la verità).

In più anche il personaggio di Tom non è che sia granché: fin troppo ingenuo e buono, e poi retorico nel momento della morte (quando si sacrifica gridando "Per il Sud!"). Da questo punto di vista tremila volte meglio il Jethro di Boselli, orgoglioso, consapevole, intelligente, personaggio a tutto tondo, non monocorde.

 

Comunque sia "Tra due bandiere" e "Fuga da Anderville", seppur diverse, sono accomunate non solo dalla critica agli orrori della guerra e dall'antimilitarsimo, ma anche dall'indicazione delle cause profonde del conflitto (di ogni conflitto). Nella rabbia di Tex di fronte alla morte di Rod c'è anche un'accusa esplicita a tutti i politici che riempiono di odio la testa delle persone, e fomentano e fanno scoppiare le guerre; in Nizzi c'è l'indicazione chiara degli interessi economici (rappresentati da Howard Walcott) che stanno dietro alle motivazioni ufficiali delle parti in causa.

Insomma, i soldati si scannano tra loro, muoiono sul campo per ideali oppure senza neanche sapere bene perché, mentre nelle retrovie c'è chi fa affari e specula. 

 

P.S.: sul fatto che Leslie sia un "personaggio positivo", avrei qualche dubbio. Sarà anche un idealista e un patriota che crede nei suoi ideali, ma è principalmente una persona ottusa, fanatica, stupida e antipatica. Qualità che personalmente non vorrei avere.:lol:  Al massimo Leslie lo definirei un personaggio non del tutto negativo.

Modificato da Poe
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Perché Fuga da Anderville è, a mio avviso, un brutto fumetto?

La trama non è male, anche se definirla capolavoro è alquanto esagerato.

E' brutto perché dipinge i sudisti come il massimo della cattiveria, senza le necessarie eccezioni?

No.

E' brutto per un altro motivo.

E il motivo è uno solo: Nizzi.

Io non ho nessun pregiudizio nei confronti di Nizzi e anzi trovo che abbia scritto cose egregie.

 

La prima cosa che non mi è andata giù: il sacrificio di Tom.

Tex non lo avrebbe mai accettato, il mio Tex non lo avrebbe mai permesso.

Nizzi avrebbe potuto trovare mille alternative, ma no: Tex che sacrifica un amico è più cool anche se non ci fa certo una bella figura.

Nizzi l'ha fatto apposta?

Sì.

Che gli possino.

 

Il finale.

Poteva essere diverso.

Dopo la morte dei due Walcott, Tex riesce a smascherare lo zio e accusarlo del furto dell'oro riabilitando la memoria dei nipoti e mandare lo zio sulla forca.

Perfetto.

Invece no.

Nizzi preferisce ridicolizzare Tex.

Il quale al processo testimonia inconsapevolmente il falso come un pirla qualsiasi, poi vive per qualche decennio nella beata ignoranza finché Nizzi gli dà il colpo di grazia: pirla fino in fondo.

 

E Tex?

Tex, invece di saltar su come un grillo, al primo accenno delle malefatte dello zio (ma come, brutto bastardo, sei stato tu a mettere le pietre nel forziere e a fregare l'oro) e cominciare con qualche sganassone (tanto aveva solo 90 giorni di vita e farli scendere a 89 non era poi così grave), che fa?

Che birichino che sei, ma continua pure il racconto che pare interessante.

Va bene, va bene, Tex non picchia i vecchietti inermi e moribondi, ma il suo comportamento è ridicolo.

 

Testualmente: "D'accordo, Walcott! Adesso comincio io! E comincio con il dirvi che siete l'essere più abbietto e spregevole che abbia conosciuto in vita mia! Quello che avete fatto è un abominio!"

Come, come, come?

Ma scherziamo?

E' questo il Tex visto da Nizzi?

Ebbene sì.

Questo immenso idiota è proprio il Tex come Nizzi vuol farlo apparire intenzionalmente.

Nizzi è riuscito a rovinare una storia che non era, come ho già detto, niente male.

 

Se il Bos volesse riscrivere, perché Tex lo merita, questa storia nella collana Tex giovane (visto che prima o poi si arriverà alla guerra civile), aggiungendo magari nei crediti "da una idea di Nizzi", ne uscirebbe sicuramente una storia mirabile e forse anche un capolavoro.

Questa, così com'è, è una ciofeca.

 

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