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TWF - Tex Willer Forum

[297/299] Fuga Da Anderville


ymalpas
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Voto alla storia  

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<span style="color:red">10 ore fa</span>, Condor senza meta dice:

Nulla da eccepire @PapeSatan, anch'io da un forum mi attendo discussioni costruttive che mi permettano di arricchire il mio bagaglio di conoscenze texiane, ma i toni sono fondamentali e il rispetto per l'interlocutore non deve mai venire meno, soprattutto quando non si è d'accordo.

 

Se in discordanza di opinioni, si comincia a mettere in dubbio la comprensione degli altri utenti, non è più un confronto costruttivo, a prescindere dal fatto di poter avere ragione. Gli insulti poi, velati o meno, sono assolutamente inaccettabili.

 

Ironia e leggerezza sono fondamentali, a mio avviso, per mantenere l'armonia in un simile lido virtuale.

 

 

 

 

Su questo credo che si sia tutti d'accordo.

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Ed eccoci a commentare Fuga da Anderville, che la vampata polemica dei giorni passati mi ha indotto a leggere per la prima volta.

 

Parto con un dato che mi pare ampiamente condiviso, e cioè la maestosa bellezza dei disegni; ma vengo presto a parlare del soggetto e alla sceneggiatura.

 

Sul piano generale, cito quanto ho già scritto commentando Tra due bandiere: "il fatto che Nizzi abbia tradito le parole pronunziate da Tex a conclusione dell'albo Tramonto rosso, penso che questo rientri nella normale fisiologia di una serie così lunga. In fondo, GLBonelli ha ambientato una nuova storia durante la guerra civile quando questa era già stata già rappresentata nella serie diversi anni prima".

 

Ciò premesso, il soggetto è molto interessante e la storia acchiappa sia come giallo, sia sul piano emotivo.

La vivisezione cui è stata sottoposta rischia di farne perdere la visione di insieme: salve le ultime pagine, su cui dirò ultra, il complesso delinea un Tex che è veramente e Tex, con allo sfondo una guerra brutale (non è necessario far vedere i palazzi in rovina: è l'animo abbrutito delle persona a disegnare l'orrore, senza contare la mostruosità del campo di concentramento).

 

E' vero che il nostro eroe spara a diversi soldati confederati, ma anche qui lo fa solo per difesa, così come avrebbe fatto con chiunque stesse cercando di fargli fare indigestione di piombo.

 

Non mi pare corretta l'analisi che vede i sudisti dipinti tutti come mostri. Innanzitutto, è chiaro che lo sceneggiatore ci fa vedere solo una parte della realtà; inoltre, a me la storia suggerisce soprattutto che gli orrori bellici rendono cattive o quanto meno indifferenti anche le persone normali. La scena che, a mio giudizio, reca di più questa impronta è proprio quella in cui i soldati confederati lanciano i cadaveri dei nordisti nella palude.

 

Rimane il finale. Su quello penso che abbiano ragione coloro che lo ritengano fuori registro.

 

Innanzitutto, le pagine conclusive disegnano un Tex sconfitto. Altre volte ciò succede nella serie: penso in particolare a Le colline dei Sioux o, in qualche modo, a Patagonia. Ma in quei casi Tex riesce ad evitare disastri più grandi.

No. In questo caso, la sconfitta è totale e amara, un po' come quella di La strage di Red Hill di Nolitta.

Ecco, secondo me non si può presentare un Tex perdente, che rimane per tanti anni dubbioso sulla moralità di John Walcott e poi riceve impotente la confessione dello zio.

 

Anche la reazione del nostro eroe alla confessione del vecchio politico non è in linea con il personaggio: Tex non strilla inerme! Dunque, è stato un grave errore da parte dello sceneggiatore metterlo in una posizione di impotenza; altrettanto grave è che lo si faccia reagire in maniera isterica, senza assicurargli un contegno adeguato al suo personaggio.

 

Concludo dicendo che, per le ragioni elencate, non so che voto attribuire alla storia (il 10 meritato per circa 200 pagine o il 2 della conclusione?). Mi asterrò, dunque, dal rispondere al sondaggio iniziale.

 

P.S. - L'assenza di @Diablero rende il forum più povero, vista la sua ammirevole competenza; però, pur astenendomi da metter becco sulle sanzioni irrogate, ritengo che sia compito di ciascuno evitare di avvelenare il pozzo della discussione texiana, da cui tutti ci abbeveriamo.

 

Modificato da F80T
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1 ora fa, F80T dice:

Ed eccoci a commentare Fuga da Anderville, che la vampata polemica dei giorni passati mi ha indotto a leggere per la prima volta.

 

Parto con un dato che mi pare ampiamente condiviso, e cioè la maestosa bellezza dei disegni; ma vengo presto a parlare del soggetto e alla sceneggiatura.

 

Sul piano generale, cito quanto ho già scritto commentando Tra due bandiere: "il fatto che Nizzi abbia tradito le parole pronunziate da Tex a conclusione dell'albo Tramonto rosso, penso che questo rientri nella normale fisiologia di una serie così lunga. In fondo, GLBonelli ha ambientato una nuova storia durante la guerra civile quando questa era già stata già rappresentata nella serie diversi anni prima".

 

Ciò premesso, il soggetto è molto interessante e la storia acchiappa sia come giallo, sia sul piano emotivo.

La vivisezione cui è stata sottoposta rischia di farne perdere la visione di insieme: salve le ultime pagine, su cui dirò ultra, il complesso delinea un Tex che è veramente e Tex, con allo sfondo una guerra brutale (non è necessario far vedere i palazzi in rovina: è l'animo abbrutito delle persona a disegnare l'orrore, senza contare la mostruosità del campo di concentramento).

 

E' vero che il nostro eroe spara a diversi soldati confederati, ma anche qui lo fa solo per difesa, così come avrebbe fatto con chiunque stesse cercando di fargli fare indigestione di piombo.

 

Non mi pare corretta l'analisi che vede i sudisti dipinti tutti come mostri. Innanzitutto, è chiaro che lo sceneggiatore ci fa vedere solo una parte della realtà; inoltre, a me la storia suggerisce soprattutto che gli orrori bellici rendono cattive o quanto meno indifferenti anche le persone normali. La scena che, a mio giudizio, reca di più questa impronta è proprio quella in cui i soldati confederati lanciano i cadaveri dei nordisti nella palude.

 

Rimane il finale. Su quello penso che abbiano ragione coloro che lo ritengano fuori registro.

 

Innanzitutto, le pagine conclusive disegnano un Tex sconfitto. Altre volte ciò succede nella serie: penso in particolare a Le colline dei Sioux o, in qualche modo, a Patagonia. Ma in quei casi Tex riesce ad evitare disastri più grandi.

No. In questo caso, la sconfitta è totale e amara, un po' come quella di La strage di Red Hill di Nolitta.

Ecco, secondo me non si può presentare un Tex perdente, che rimane per tanti anni dubbioso sulla moralità di John Walcott e poi riceve impotente la confessione dello zio.

 

Anche la reazione del nostro eroe alla confessione del vecchio politico non è in linea con il personaggio: Tex non strilla inerme! Dunque, è stato un grave errore da parte dello sceneggiatore metterlo in una posizione di impotenza; altrettanto grave è che lo si faccia reagire in maniera isterica, senza assicurargli un contegno adeguato al suo personaggio.

 

Concludo dicendo che, per le ragioni elencate, non so che voto attribuire alla storia (il 10 meritato per circa 200 pagine o il 2 della conclusione?). Mi asterrò, dunque, dal rispondere al sondaggio iniziale.

 

P.S. - L'assenza di @Diablero rende il forum più povero, vista la sua ammirevole competenza; però, pur astenendomi da metter becco sulle sanzioni irrogate, ritengo che sia compito di ciascuno evitare di avvelenare il pozzo della discussione texiana, da cui tutti ci abbeveriamo.

 

 

Complimenti per il bell'intervento, F80T, in linea con lo standard a cui ci hai abituato. Dopo il tuo commento di Tra due bandiere, lo attendevo e, come al solito, non mi hai deluso. 

 

Pur concordando con te sul finale, non condivido affatto il 2 sulla conclusione della vicenda, perché ritengo che una storia così bella (anche per te lo è, visto che le attribuisci addirittura 10 per oltre tre quarti della vicenda) possa pure avere un finale atipico e amaro, anche se non canonico o texiano. 

 

L'impotenza di Tex e la sua frustrazione, unita a quella richiesta di vicinanza fatta al Vecchio Cammello nell'ultima vignetta, posso dirti che mi hanno reso Tex, per una volta perdente, più caro. Quel paesaggio crepuscolare tra i campi di cotone, con i due pards che cavalcano insieme come sempre pur in un contesto così amaro, restano tra i miei ricordi texiani più preziosi. Ma qui entriamo nelle percezioni personali.

 

Ancora complimenti per il post. 

Modificato da Leo
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<span style="color:red">29 minuti fa</span>, Leo dice:

L'impotenza di Tex e la sua frustrazione, unita a quella richiesta di vicinanza fatta al Vecchio Cammello nell'ultima vignetta, posso dirti che mi hanno reso Tex, per una volta perdente, più caro. Quel paesaggio crepuscolare tra i campi di cotone, con i due pards che cavalcano insieme come sempre pur in un contesto così amaro, restano tra i miei ricordi texiani più preziosi. Ma qui entriamo nelle percezioni personali.

 

Forse hai ragione tu, @Leo.

Ho commentato a caldo, e probabilmente le mie sensazioni, soprattutto sul finale amaro, si debbono adeguatamente sedimentare.

Prima di riporre gli albi, quindi, rileggerò le ultime pagine, per cercarvi la poesia che tu, ma anche altri preparati lettori, leggete in quelle scene.

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Una tantum Tex può anche perdere, non è Dio.

Io, su questo, non ho nulla da eccepire.

Molto meno apprezzabile il comportamento isterico, per quello che mi concerne.

 

 

 

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<span style="color:red">37 minuti fa</span>, valerio dice:

Una tantum Tex può anche perdere, non è Dio.

Io, su questo, non ho nulla da eccepire.

Molto meno apprezzabile il comportamento isterico, per quello che mi concerne.

Verissimo.

Ma conta anche come si perde.

Io non ce lo vedo un Tex che rinuncia a capire qualcosa sull'oro scomparso, che si arrende e non tenta neppure di riabilitare i due cugini.

Ma scherziamo?

Tex non crede all'onestà di un amico morente???

Se Tex crede all'onestà di John e non fa niente, lo cancello.

Perdere combattendo è umano, perdere arrendendosi sarà anche umano ma, per l'eroe che è Tex, è meschino.

Tex è inguardabile dal momento in cui ritrova John, che muore subito dopo, al momento in cui compare la parola fine.

Ed è inguardabile anche quando abbandona Tom.

Peccato perché era una buona storia.

Mi viene voglia di riscriverla.

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Letizia dice:

Tex non crede all'onestà di un amico morente???

 

Non ci crede, o meglio non sa cosa pensare. Obiettivamente, per come sono andate le cose, il colpevole non poteva che essere John, e anche quando Tex fornirà la sua testimonianza nella commissione d'inchiesta, è consapevole che le sue parole sono un atto d'accusa verso il suo amico. Ma non può fare diversamente, perché non può immaginare l'abominio dietro la morte di Leslie.

 

Poi pensiamo che Tex ha all'epoca poco più di vent'anni, anche se Ticci, forse per non disorientare il lettore, lo disegna come sempre...

Mentre su Tom posso capire il tuo punto di vista, su John francamente non riesco.

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<span style="color:red">8 minuti fa</span>, Leo dice:

John francamente non riesco

John muore fra le braccia di Tex.

Le sue ultime parole sono testualmente: "No, Willer... è inutile... vi chiedo solo... di conservare... un buon ricordo... di me!"

Sono le ultime parole di uno sporco ladro che ha causato decine di vittime?

Le ultime parole, in quel caso, sarebbero state la richiesta di perdono per le sue malefatte.

Leo non credi che questi siano fatti oggettivi?

Credi che siano opinioni, per le quali ci possono essere pensieri e valutazioni diverse?

Ma benedetto Tex, che caspita pensi di John?

Che sia talmente carogna che anche in punto di morte dice a chiare lettere: "Tex, non sono stato io a rubare l'oro", è questo che pensi, Tex?

Perché "conservare un buon ricordo di me" significa: "sono un galantuomo, non uno sporco profittatore, e merito che tu conservi un buon ricordo di me".

Nessuno mente in punto di morte, perché nascondere la verità equivale a mentire.

In punto di morte, se John fosse stato colpevole, avrebbe confessato e chiesto perdono.

Leo, onestamente, vorrei che tu mi dicessi che questi non sono fatti oggettivi e le tue motivazioni.

 

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John è franco con Tex, ma non fuga tutti i suoi dubbi. John non dice: "Tex, non sono stato io a rubare l'oro, credimi, sto morendo e non mento". Chiede solo a Tex di conservare un buon ricordo di lui. John non fuga i dubbi, è in qualche modo ambiguo. Sa che Tex sospetta di lui, e non cerca di convincerlo della sua innocenza, anche perché non ne ha più il tempo né saprebbe dare una spiegazione di ciò che è accaduto, perché anche lui ha tante domande nella testa.

 

John sa che i tarli che gli rodono il cervello sono gli stessi che ha Tex, e non dice nulla che possa giovargli davvero. Chiede solo che Tex conservi un buon ricordo di lui, ma è troppo poco, per i dubbi di Tex. Quest'ultimo nella testa ha troppe domande: chi ha ucciso Leslie? Perché John è fuggito? Domande alle quali non sa dare risposta, e quel sorriso finale di John non gli basta, anche se Tex vorrebbe farselo bastare eccome. 

 

Anche per questo, adoro questa storia...

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Riletta anche io oggi dopo le tante discussioni...Che dire...Mi accodo a Leo sul piano emotivo. Questa storia mi diede forti emozioni la prima volta e le ho riprovate nella seconda. Il finale con Tex e Carson tra i campi di cotone dopo il ciclone di emozioni e di rivelazioni è meraviglioso.

Personaggi come John, Tom, Leslie e perfino l'abominevole zio sono splendidi.

Colpi di scena, le atrocità del campo di concentramento (quando lanciano i cadaveri...), rendono questa storia molto coinvolgente.

I disegni di Ticci la esaltano.

Il Tex isterico? Un po' stona, avrei voluto che gli desse un paio di papagni allo zio.

Però quando Tex prende in mano il ritratto dei nipoti e viene a sapere che lo zio lo aveva sempre avuto sulla scrivania...Beh aggiunge ulteriore stratificazione ad un altro personaggio.

Tex per una volta è come noi lettori, travolto emotivamente dagli eventi, dai personaggi, dalle loro stratificazioni.

Traditi i canoni texiani?

Siamo border line per me ma la storia la trovo molto bella anche per questo elemento.

 

 

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<span style="color:red">51 minuti fa</span>, Diablorojo82 dice:

Tex isterico? Un po' stona, avrei voluto che gli desse un paio di papagni allo zio.

 

Non poteva farlo, essendo il vecchio malato terminale. Di una malattia che lo sta consumando e che rappresenta la vera condanna per le malefatte del vecchio. Da qui l'impotenza di Tex e quella sua isteria. 

 

<span style="color:red">56 minuti fa</span>, Diablorojo82 dice:

Però quando Tex prende in mano il ritratto dei nipoti e viene a sapere che lo zio lo aveva sempre avuto sulla scrivania...Beh aggiunge ulteriore stratificazione ad un altro personaggio.

Tex per una volta è come noi lettori, travolto emotivamente dagli eventi, dai personaggi, dalle loro stratificazioni.

Traditi i canoni texiani?

Siamo border line per me ma la storia la trovo molto bella anche per questo elemento.

 

La penso come te.

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<span style="color:red">8 ore fa</span>, Leo dice:

i dubbi di Tex. Quest'ultimo nella testa ha troppe domande: chi ha ucciso Leslie? Perché John è fuggito? Domande alle quali non sa dare risposta,

Non sa dare risposta e non la cerca: è inerme e patetica rassegnazione di uno che non è Tex.

"Non la cerca" è un fatto, non una mia opinione.

"Si rassegna a tenersi i suoi dubbi" è pure un fatto.

Che questo non sia Tex è una mia opinione.

 

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<span style="color:red">1 ora fa</span>, Leo dice:

 

Non poteva farlo, essendo il vecchio malato terminale. Di una malattia che lo sta consumando e che rappresenta la vera condanna per le malefatte del vecchio. Da qui l'impotenza di Tex e quella sua isteria. 

 

 

La penso come te.

Malato e buono un bel cazzotto glielo avrei dato.😀

Comunque concordo con te.

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Non vorrei alimentare la "circolarità" della discussione, in cui ognuno ribatte alle alle valutazioni che non condivide ribadendo le proprie opinioni, già in precedenza espresse.

 

Però devo nuovamente intervenire perché mi sono reso conto di non aver preso posizione su un aspetto importante, e cioè il sacrificio di Tom.

 

Secondo me è proprio il termine "sacrificio" a descrivere adeguatamente la scena.

 

Tex non abbandona un amico in difficoltà. Tanto meno espone l'amico al pericolo.

Qui è Tom che liberamente sceglie di sacrificarsi per un ideale, quello di eguaglianza tra le razze, nel contesto della guerra civile ("Addio Tex!... Se un giorno i miei fratelli di razza saranno liberi, lo dovranno anche a uomini come voi! E adesso quei maledetti schiavisti vedranno come un bastardo muso di carbone sa vendere la propria pelle!").

 

E dunque Tex, capita, seppur in ritardo, la volontà di Tom, resosi conto dell'impossibilità di intervenire, lascia che l'uomo si offra al fuoco nemico e muoia libero, dopo essere vissuto da schiavo e dopo aver dovuto nuovamente farsi schiavo, seppur per ragioni tattiche.

 

Ecco perché, a mio giudizio, la scena è del tutto canonica e in linea con la personalità di Tex.  

Ovviamente, lo sceneggiatore avrebbe anche potuto fare delle scelte diverse. Ma quella che commentiamo è la scelta in concreto operata, che a me risulta coerente con la saga e connotata da accenti addirittura lirici.

Modificato da F80T
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<span style="color:red">11 minuti fa</span>, F80T dice:

Non vorrei alimentare la "circolarità" della discussione, in cui ognuno ribatte alle alle valutazioni che non condivide ribadendo le proprie opinioni, già in precedenza espresse.

 

Però devo nuovamente intervenire perché mi sono reso conto di non aver preso posizione su un aspetto importante, e cioè il sacrificio di Tom.

 

Secondo me è proprio il termine "sacrificio" a descrivere adeguatamente la scena.

 

Tex non abbandona un amico in difficoltà. Tanto meno espone l'amico al pericolo.

Qui è Tom che liberamente sceglie di sacrificarsi per un ideale, quello di eguaglianza tra le razze, nel contesto della guerra civile ("Addio Tex!... Se un giorno i miei fratelli di razza saranno liberi, lo dovranno anche a uomini come voi! E adesso quei maledetti schiavisti vedranno come un bastardo muso di carbone sa vendere la propria pelle!").

 

E dunque Tex, capita, seppur in ritardo, la volontà di Tom, resosi conto dell'impossibilità di intervenire, lascia che l'uomo si offra al fuoco nemico e muoia libero, dopo essere vissuto da schiavo e dopo aver dovuto nuovamente farsi schiavo, seppur per ragioni tattiche.

 

Ecco perché, a mio giudizio, la scena è del tutto canonica e in linea con la personalità di Tex.  

Ovviamente, lo sceneggiatore avrebbe anche potuto fare delle scelte diverse. Ma quella che commentiamo è la scelta in concreto operata, che a me risulta coerente con la saga e connotata da accenti addirittura lirici.

Assolutamente d'accordo 

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2 ore fa, F80T dice:

Tex non abbandona un amico in difficoltà. Tanto meno espone l'amico al pericolo.

Qui è Tom che liberamente sceglie di sacrificarsi per un ideale, quello di eguaglianza tra le razze, nel contesto della guerra civile ("Addio Tex!... Se un giorno i miei fratelli di razza saranno liberi, lo dovranno anche a uomini come voi! E adesso quei maledetti schiavisti vedranno come un bastardo muso di carbone sa vendere la propria pelle!").

 

E dunque Tex, capita, seppur in ritardo, la volontà di Tom, resosi conto dell'impossibilità di intervenire, lascia che l'uomo si offra al fuoco nemico e muoia libero, dopo essere vissuto da schiavo e dopo aver dovuto nuovamente farsi schiavo, seppur per ragioni tattiche.

 

Ecco perché, a mio giudizio, la scena è del tutto canonica e in linea con la personalità di Tex. 

Leggendo "Fuga da Anderville" uno se ne può fregare dei difetti e delle incongruenze con "Tramonto rosso", o della non texianità di certe scene (di fatto anch'io sono così: la storia mi è sempre piaciuta nonostante i suoi difetti), ma non si può negare l'evidenza, ossia negare che tali incongruenze ci siano.

 

Tex di fatto non prova neanche a tornare indietro per salvare Tom, come fa sempre, quindi non si comporta da Tex. E soprattutto è Nizzi che lo mette in questa situazione che poteva essere evitata!

Se n'è già discusso in abbondanza: Nizzi poteva far sì che Tex si accorgesse che Tom era rimasto indietro quando ormai Tom era morto (non so, poteva fare in modo che Tex e John da un'altura vedessero a distanza la sua morte). Nizzi invece ha scelto così. E resosi conto anche lui che la scena è poco texiana, ci mette l'aggiunta con Tex che, raccontando a Carson la storia, dice che ancora a ripensarci si sente in colpa nei confronti di Tom (quindi anche a distanza di anni ammette di non aver fatto tutto il possibile).

A molti può piacere questo Tex tormentato dal rimorso, va benissimo, ma di fatto anche questa è una scena poco texiana, non c'è niente di male ad ammetterlo.

Ed era evidentemente una scelta precisa di Nizzi, quella di voler fare un Tex diverso dal solito, che sbaglia, che perde, che è amareggiato, che ha sensi di colpa per i suoi errori, come di solito non lo vediamo fare.

 

L'idea che poi Tex abbia deciso di non tornare non solo perché è tardi, ma anche perché ha accettato il sacrificio di Tom, scusate, è ancora meno texiana (e anche un po' assurda). Quando mai Tex accetta il sacrificio deliberato di un amico? Di solito gli eroi si sacrificano loro, e salvano gli altri che vorrebbero sacrificarsi al loro posto, non il contrario.

 

Oltretutto, inizialmente Tom vuole sacrificarsi - se leggete bene - per un motivo preciso, perché si ritiene responsabile del fatto che Tex è stato scoperto. Dice: "Io vi ho messo nei guai e tocca a me pagare!", riferendosi al fatto che si è lasciato sfuggire un sudista catturato.

Ma in realtà non è quel soldato che li mette tutti nei guai, bensì quello che Tex ha chiuso nello sgabuzzino e che si è svegliato troppo presto e ha dato l'allarme.

Quindi, oltretutto, dal punto di vista narrativo, Tom si sacrifica per un errore non suo, ma di Tex!

Modificato da Poe
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<span style="color:red">5 minuti fa</span>, Poe dice:

Leggendo "Fuga da Anderville" uno se ne può fregare dei difetti e delle incongruenze con "Tramonto rosso", o della non texianità di certe scene (di fatto anch'io sono così: la storia mi è sempre piaciuta nonostante i suoi difetti), ma non si può negare l'evidenza, ossia negare che tali incongruenze ci siano.

 

Tex di fatto non prova neanche a tornare indietro per salvare Tom, come fa sempre, quindi non si comporta da Tex. E soprattutto è Nizzi che lo mette in questa situazione che poteva essere evitata!

Se n'è già discusso in abbondanza: Nizzi poteva far sì che Tex si accorgesse che Tom era rimasto indietro quando ormai Tom era morto. Nizzi invece ha scelto così. E resosi conto anche lui che la scena è poco texiana, ci mette l'aggiunta con Tex che, raccontando a Carson la storia, dice che ancora a ripensarci si sente in colpa nei confronti di Tom (quindi anche a distanza di anni ammette di non aver fatto tutto il possibile).

A molti può piacere questo Tex tormentato dal rimorso, va benissimo, ma di fatto anche questa è una scena poco texiana, non c'è niente di male ad ammetterlo.

 

L'idea che poi Tex abbia deciso di non tornare non solo perché è tardi, ma anche perché ha accettato il sacrificio di Tom, scusate, è ancora meno texiana (e anche un po' assurda). Quando mai Tex accetta il sacrificio deliberato di un amico? Di solito gli eroi si sacrificano loro, e salvano gli altri che vorrebbero sacrificarsi al loro posto, non il contrario.

 

Oltretutto, inizialmente Tom vuole sacrificarsi - se leggete bene - per un motivo preciso, perché si ritiene responsabile del fatto che Tex è stato scoperto. Dice. "Io vi ho messo nei guai e tocca a me pagare!", riferendosi al fatto che si è ha lasciato sfuggire un sudista.

Ma in realtà non è quel soldato che li mette tutti nei guai, bensì quello che Tex ha chiuso nello sgabuzzino e che si è svegliato troppo presto e ha dato l'allarme.

Quindi, oltretutto, dal punto di vista narrativo, Tom si sacrifica per un errore non suo, ma di Tex!

Mmm...Concordo in parte. Se non erro Tex prova a tornare indietro. Ci sono 1 o 2 vignette e un paio di dialoghi (minimo sindacale ma ci sono). Tom non ha idea dell'uomo nello sgabuzzino. Il ragionamento di Tom è corretto (per le informazioni a disposizione di Tom). Non lo trovo un errore narrativo ma è coerente con le informazioni.

Poi ci sono "forzature " Texiane?

Può darsi...

Comunque da quando c'è Boselli come curatore di Tex non mi pongo neppure questo problema.

È lui il mio garante sulla Texianita del prodotto e sul rispetto del personaggio.😀

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Letizia dice:

Non sa dare risposta e non la cerca: è inerme e patetica rassegnazione di uno che non è Tex.

"Non la cerca" è un fatto, non una mia opinione.

"Si rassegna a tenersi i suoi dubbi" è pure un fatto.

Che questo non sia Tex è una mia opinione.

 

 

Non la cerca perché non sa dove trovarla, Letizia. È un rompicapo per lui irrisolvibile, ci si sarà arrovellato allo sfinimento, senza cavare un ragno dal buco. Perché non può immaginare, né lui né John prima della morte, quale abominio si celi dietro l'enigma. E poi gli resta il dubbio che la soluzione al mistero sia la più semplice, e cioè che sia stato John. Perché il dubbio non è fugato dalle parole dell'amico morente, lo stesso John lo sa. Si arrende alla sua impotenza, all'inspiegabilita di quanto accaduto, e chiede a Tex di conservare un buon ricordo di lui. Ma sa che Tex sospetta di lui

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<span style="color:red">3 minuti fa</span>, Leo dice:

Non la cerca perché non sa dove trovarla, Letizia.

Già, hai ragione.

Se si deve cercare una cosa, bisogna sapere sempre dove cercarla, altrimenti è cosa sprecata.

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<span style="color:red">4 minuti fa</span>, Letizia dice:

Già, hai ragione.

Se si deve cercare una cosa, bisogna sapere sempre dove cercarla, altrimenti è cosa 

 

Brancola nel buio.

 

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<span style="color:red">1 minuto fa</span>, Leo dice:

 

Brancola nel buio.

 

Meglio.

Più le cose sono difficili e più serve l'intervento di Tex.

Per le cose facili c'è l'aiuto vicesceriffo sedicenne di Happytown.

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<span style="color:red">4 minuti fa</span>, Letizia dice:

Meglio.

Più le cose sono difficili e più serve l'intervento di Tex.

Per le cose facili c'è l'aiuto vicesceriffo sedicenne di Happytown.

 

Ma nemmeno lui ce l'ha fatta, stavolta. Anche perché non esclude il coinvolgimento di John...

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<span style="color:red">24 minuti fa</span>, Leo dice:

 

Ma nemmeno lui ce l'ha fatta, stavolta. Anche perché non esclude il coinvolgimento di John...

Male.

Il coinvolgimento di John doveva essere escluso di default.

Da Tex naturalmente, non certo dall'aiuto vicesceriffo sedicenne di Happytown.

 

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<span style="color:red">25 minuti fa</span>, Letizia dice:

Male.

Il coinvolgimento di John doveva essere escluso di default.

Da Tex naturalmente, non certo dall'aiuto vicesceriffo sedicenne di Happytown.

 

 

Ok. Però è un tuo punto di vista. I tuoi toni, invece, sono ultimativi, hanno una pretesa di oggettività che io, francamente, non vedo. Forse difettero' di capacità logiche, ma bisogna prendere atto che una cosa è oggettiva se è univocamente interpretabile, ed io questa inequivocabilita' non la vedo ;)

 

John deve essere escluso di default dal novero dei colpevoli e Tex deve necessariamente scoprire tutto da sé solo se è il personaggio onnisciente che spesso vediamo. All'epoca di Fuga da Anderville, invece, è un giovane uomo provato dalle vicende del conflitto e da questa in particolare, in cui non ci ha capito una mazza. Non ci ha capito nulla perché era inimmaginabile l'inghippo che c'era dietro, pensare che sin dall'inizio l'oro era stato trafugato, e non lo avevano mai avuto non solo John, ma nemmeno Leslie all'inizio di tutto. Per come Tex ha vissuto la vicenda, l'unico colpevole non può che essere John, e un ragazzo ancora non scafato come Tex non può che pensare questo. Certo, anche se ha un'esperienza ancora limitata, egli è già per caratteristiche innate un buon giudice di uomini, e dentro di sé sente che John non può essere quella carogna che appare. Ma non ne  è certo, le evidenze sono tutte contro il cugino bruno. Ci avrà rimuginato all'infinito, ma poi la vita lo ha portato lontano dalla Virginia, e il mistero è rimasto irrisolto. 

 

Nulla di scandaloso o di non canonico. 

 

Ma tanto nessuno dei due cambierà idea. 

 

Una cosa che mi ha fatto incazzare nel flame con Diablero è quando lui ha detto che dicevo cazzate nel difendere Leslie, e che lo definivo un personaggio positivo solo perché appariva in questa storia. In quanto tale, era un santino da difendere. Questo mi ha fatto incazzare, più di ogni altra cosa. Anni fa, in tempi non sospetti, scrissi un articolo per il Magazine del Forum su Fuga da Anderville, in cui dipingevo Leslie esattamente nello stesso modo. E non lo facevo per difendere il santino, perché questa logica da ultrà proprio non mi appartiene. Lo facevo perché ero fermamente convinto che il personaggio fosse quello, e a tutt'oggi ritengo che la storia non sia solo bellissima, ma funzioni perfettamente, pur nella sua atipicita' ed "ereticita'" rispetto al canone. Semplicemente, qui Tex perde, ma non è colpevole della sua sconfitta.

 

Tu, Letizia, la vedi diversamente, ma le mie motivazioni, ai miei occhi e anche a quelli di qualcun altro (credo) non sono proprio campate in aria. Se ti va puoi riscriverla, quegli aspetti non ti sono andati giù e vorresti una tua versione. Legittimo, come legittime sono le scelte narrative di Nizzi che, nella sua libertà autoriale, ha voluto scegliere una cosa invece che un'altra, facendolo però sempre nei limiti del personaggio, senza alcuna violazione clamorosa.

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Completamente d'accordo con le riflessioni di @Leo


Riguardo il fatto che Tex non abbia cercato la verità, in questo caso direi che non è proprio in condizione di cercarla.

  • Tutta la vicenda è nata all'interno della confederazione (e Tex era dall'altra parte della barricata).
  • Il Walcott zio è un insospettabile assoluto, almeno fino a quando non confessa.
  • Tom gli ha assicurato che non è stato lui, ed in punto di morte gli dice di conservare un buon ricordo di lui. Dunque non smentisce la faccenda dell'oro. Avrebbe potuto farlo? Sicuramente, ma dato che tutte le evidenze erano contro di lui, sarebbe cambiato poco. Avrebbe convinto Tex, ma di sicuro non la commissione di inchiesta.
  • Leslie rimane ucciso in un vicolo di Richmond.

Tex dove avrebbe dovuto cercarla questa verità? L'unico filo era l'assassino di Leslie, ma un'indagine in una Richmond capitale della confederazione è irreale. Finita la guerra la città era un mucchio di macerie. E poi, come giustamente fatto notare, le vicende della vita hanno portato Tex lontano, e non era nemmeno ranger.

E, date queste premesse, da privato cittadino si sarebbe dovuto mettere a fare un'indagine per un ipotetico furto di oro, maturato all'interno del defunto dipartimento della guerra confederato in cui le uniche persone coinvolte erano defunte pure loro?

Va bene la sospensione dell'incredulità, ma secondo me non sta in piedi. O meglio, potrebbe anche stare in piedi a patto di fare delle profonde modifiche alla storia per rendere questi sviluppi plausibili e non buttati lì tanto per dare un lieto fine immediato alla faccenda.

Ma se così fosse, non staremmo parlando di FDA, ma di un what if completamente diverso e di tre albi pieni.

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