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TWF - Tex Willer Forum

[478/479] La Miniera Del Fantasma


due
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Voto alla storia  

52 utenti hanno votato

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Buona storia intrisa di mistero e buoni sentimenti. Classica storia a lieto fine alla Boselli, per intenderci, con personaggi interessanti pronti finanche ad un eventuale ritorno.
Disegni di Ortiz sporchi come il solito, ma leggermente migliori. Probabilmente, però, sono condizionato dal fatto che l'ho riletta a colori.
Voto alla storia: 7,4
Voto ai disegni: 7,5

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  • 8 mesi dopo...

La Miniera del fantasma si presta a due livelli di valutazione.

 

La prima è quella emozionale. Fermandosi su questo piano, la storia risulta di elevato valore. Il lettore viene fin dall'inizio attratto tra le inospitali cime e le aride vallate dei monti Superstizione e, complici anche gli evocativi disegni di Ortiz, non molla la presa sino a che non abbia gustato l'ultima vignetta.

 

A un più distaccato esame, e questo è il secondo livello di valutazione, la sceneggiatura presenta, tuttavia, alcune incongruità o forzature.

 

1) E' piuttosto chiaro che Kurt Weiser abbia approfittato dell'oro della miniera dei Peralta. Ma allora, perché a lui non è toccata la sanguinosa fine che i Figli del Tuono hanno riservato agli altri avventurieri?

- 1a) Si potrebbe pensare che ciò sia avvenuto perché egli ha sposato una donna Apache e ha adottato Andres, meritando così la protezione dei Figli del Tuono. Ma, a giudicare dalle scene del passato che l'Autore ci mostra, ciò deve essere accaduto DOPO la scoperta della miniera, e dunque non può giustificare la grazia concessa al tedesco.  

- 1b) Si potrebbe pensare, invece, che i Figli del Tuono si siano insediati sui monti Superstizione dopo la scoperta della miniera da parte di Weiser e Stolz. Ma allora, in che contesto è avvenuta l'adozione di quest'ultimo da parte degli Apache?

2) E' noto che il sole non sorge e non tramonta tutti i giorni nello stesso punto dell'orizzonte. Ciò significa che il raggio di luce che al tramonto emerge dal cono d'ombra dell'ago del diavolo può indicare l'imbocco della miniera solo in alcuni periodi dell'anno. Anzi, probabilmente i raggi solari filtrano attraverso il foro posto alla sommità della formazione rocciosa solo in alcuni momenti dell'anno. E' piuttosto curioso che la spedizione di Sutton giunga casualmente sui luoghi proprio in coincidenza di questo fenomeno.

3) Nella stessa notte Stolz riacquista il senno; Manning lo perde; Andres ritrova la parola. Pur essendo ben disponibili a sospendere l'incredibilità, tale coincidenza appare ben eccessiva.

4) I Figli del Tuono conoscono Aquila della Notte e Capelli d'Argento e ne comprendono le intenzioni benevole. Allora, perché mai manifestano intenti sanguinari nei confronti di Carson, salvato solo dall'urlo di Andres?

 

Insomma, mettendo insieme il giudizio positivo quanto all'aspetto emozionale e le riserve per la logica complessiva della storia, il mio giudizio conclusivo si condensa in un 7.

 

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  • 1 mese dopo...

Durante la rilettura degli albi passati della collana, mi sono imbattuto in questa ben riuscita storia. Mi ha fatto una certa impressione leggere la data di pubblicazione: agosto e settembre 2000, in pratica son passati diciannove anni, ma sembra ieri quando uscì in edicola. Avrei potuto esprimere le mie impressioni senza necessariamente rileggere l'episodio, visto quanto l'avvincente trama mi è rimasta impressa e già questa considerazione, depone, ovviamente, a favore della prova del grande Boselli. La chiusura texiana del primo anno del nuovo millennio fu col botto: dopo l'ottimo esito de "Il presagio", che Nizzi ribadirà con il ritorno di Nuvola Bianca nel trimestre finale, anche l'attuale curatore contribuì, con questa effervescente sceneggiatura, per innalzare il livello qualitativo della saga in quei mesi. Riprendendo una vecchia leggenda del west, l'autore architetta una trama funzionale e scoppiettante. Tex e Carson in forma granitica, si ritrovano casualmente a incrociare le orme del bulbero immigrato tedesco Kurt Weiser e pagina dopo pagina emergono aspetti del suo oscuro passato che si intrecciano con i piani del losco ranchero Sutton, che è pronto a tutto pur di impossessarsi della perduta miniera dei Peralta. Su tutto capeggia la maledizione del ricco giacimento, che sembra essere protetto da sanguinari fantasmi tagliatori di teste. Scorrendo l'agevole lettura, conosciamo meglio i protagonisti, ottimamente dipinti dal sapiente autore. Ci stringiamo attorno al dolore dell'affascinante Maria, affranta per le sorti del figlioletto Andres, vittima di un diabolico piano studiato da Sutton e messo in pratica dall'ineffabile dottor Manning, che gettando la maschera, rivela un'anima cupa più di un cielo plumbeo durante un violento temporale. Kurt Weiser al contrario, dietro una scorza di bulbero orso, si rivela un brav'uomo, rispettoso verso il popolo rosso e fedele amico del socio tedesco, dispersosi sui monti superstizione anni prima. Proprio il segreto estorto a "Loco" ( che altri non è che Jacob Stolz) con una potente droga che lo porterà alla morte, permetterà al villain di scoprire l'ubicazione della ricchissima miniera sotto l'ombra del pinnacolo "L'ago del diavolo". Tra i contrafforti spettrali dei Monti Superstizione si svolgerà l'avvincente battaglia finale, con i nostri eroi abilissimi a strappare Andres dalle mani dei nemici e sconfiggerli definitivamente, grazie anche all'inatteso aiuto dei famigerati tagliatori di teste, che alla resa dei conti nulla hanno a che fare con il paranormale, essendo degli irriducibili guerrieri Apache, un po' in là con l'età che sfruttano il tempo libero della loro "pensione" proteggendo la miniera e Kurt Weiser, entrato nelle loro grazie.. Non mancano alcuni colpi di scena a effetto come il recupero della parola del piccolo Andres o il rinsavimento prima della morte dello sfortunato Jacob, come è un vero tocco d'artista quello di punire con la pazzia, le malefatte dell'infido traditore dottor Manning. Ottimo ritmo e dialoghi per un episodio da ricordare. Non era affatto scontato rendere avvincente una storia tratta da una leggenda, ma Boselli, in piena grazia compositiva, ci riuscì brillantemente. Strepitoso pure Ortiz, che con il suo riconoscibilissimo segno grafico caratterizzerà in pieno la sceneggiatura. Splendidi i paesaggi brulli e assolati che fanno da sfondo all'azione, ma non sono da meno le ottime scene notturne, con un sapiente uso di ombre che trasmette realmente ansia e pathos. Che dire poi dei suoi primi piani che ritraggono alla perfezione i visi rugosi e arsi dal sole dei protagonisti? Mimiche facciali ben riuscite e personaggi come Weiser, Stolz, Manning e Sutton resi alla perfezione. Ho sempre avuto un debole per l'arte del maestro iberico; qui alle prese con una delle sue migliori prove sulla serie regolare. Peccato solo per la lenta e impietosa involuzione, che lo accompagnerà negli ultimi anni della sua carriera, e gli farà destinare alcune ingenerose critiche. Il mio voto finale è 9    

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  • 5 mesi dopo...
  • 1 mese dopo...

Per una volta ho guardato i giudizi precedenti, visto che mi trovo in imbarazzo a dover giudicare molto negativamente questa storia.

Giudizi positivi, pur con molti distinguo, vedo.

Ebbene, io l'ho trovata una storia pesante e molto poco credibile. Va bene la sospensione dell'incredulità ma qui siamo ben oltre al lecito, a mio avviso.

I figli del tuono, personaggi bizzarri a dir poco e che non si capisce bene perchè agiscano violentemento verso alcuni e non verso altri, Tex ferito a una gamba e che però saltella qua e là, uccide tutti, si salva sempre anche in mezzo a una pietraia con decine di nemici sopra di lui e buttandosi di sotto ROTOLANDO spara a quello che lo aspetta di sotto, roba che nemmeno Rambo nei suoi giorni migliori. Un pazzo che riprende il senno, allo stesso momento un

bambino muto che prende a parlare, ci manca solo qualcuno che galleggi sulle acque o moltiplichi i pesci e stiamo a posto.

E poi Kurt cos'è veramente? Ha usufruito dell'oro di sicuro e quindi? Mah..

Storia senza senso e anche poco appassionante, nonstante i molteplici avvenimenti che si susseguono.

Ortiz a me piace, il suo tratto sporco è efficace in storie come queste ed è molto bravo a disegnare i cattivi, con un gioco di luci e ombre davvero notevole, ma l'ho trovato più "sporco" del dovuto e del solito, fino ad esagerare.

Boselli 5

Ortiz 6:50

Modificato da valerio
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A me invece questa storia, fin dalla prima lettura, è sembrata molto suggestiva e coinvolgente.

Di certo, ci sono alcuni passaggi che, nella sintesi di una narrazione concentrata in pochissimi giorni, richiedono un certo uso della sospensione dell'incredulità, ma a mio avviso, questo accade in modo legittimo e motivabile.

1. Il fatto che il "loco" Jacob Stolz recuperi la memoria, ci può stare: in fondo è stato sottoposto più volte ad iniezioni di una potente droga che gli è stata somministrata proprio allo scopo di far riaffiorare i suoi ricordi in modo che possano essere sfruttati da cinici aguzzini. Quindi, che questo accada, non mi sembra così inverosimile ed è narrativamente coerente con quanto predisposto ben prima di quel giorno.

2. Che nello stesso giorno (un giorno in cui accadono proprio parecchi eventi ad alto impatto emotivo) il bambino Andrès possa recuperare l'uso della parola anche qui non mi sembra del tutto incomprensibile, dato che si può presumere che avesse temporaneamente perso l'uso della favella per un impedimento probabilmente curabile - in fondo, l'aveva accennato anche il perfido dottore (canaglia, ma a quanto pare non incompetente). Lo choc positivo in questo caso è dato dal suo intervento per opporsi con veemenza ad un'ingiustizia contro Carson che lo porta a superare il blocco dovuto a chissà quale trauma antecedente. Altro aspetto certo non consueto, ma non inverosimile e inserito dentro un contesto narrativo che prepara questo epilogo in maniera a mio avviso accettabile. Ci sono stati tantissimi episodi in cui Tex o Carson hanno potuto beneficiare di occasioni propizie che li hanno tolti da situazioni anche più difficili all'ultimo momento...

3. Il personaggio di Kurt a mio avviso è delineato bene, con il giusto alone del mistero che lo circonda: mica si deve spiegare e spiattellare tutto per filo e per segno. Almeno, questo è un tipo di storia in cui questa componente mi pare sia un dato strutturale. Prendere o lasciare. A me questo tipo di impostazione non dispiace (anche perché non mi pare sia così ricorrente in tutti gli albi di Tex, per cui per me è una variabile gradevole. La storia della dama di picche era molto più ricca di elementi inverosimili).

Il "tedesco" (già la sua origine europea ne fa un personaggio anomalo e appunto estraneo a quell'ambiente) ci viene mostrato come un uomo taciturno, solitario e che ha probabilmente un peso sulla coscienza. Ed è infatti preda di "fantasmi" della mente che lo tormentano da lunghi anni e che si fanno vivi anche quando Tex e Carson sono suoi ospiti. Trovo comprensibile  che si accenni solo al fatto che tutto questo sia connesso con le vicende di tanti anni prima (in particolare, al personaggio di Rafael, la cui vicenda è ripresentata con tratti ambigui, poi in parte chiariti da Jacob) e che si colga però che, a prescindere dal peso che abbia dentro di sé, Kurt è sostanzialmente cambiato in meglio, diventando un uomo onesto e buono. D'altra parte, Kurt è un personaggio strutturalmente segnato dall'ambiguità, evidenziata anche dal soprannome affibbiatogli dagli Apaches che lo rispettano, ma lo chiamano "Gothlay" (ossia, amico e straniero al tempo stesso). A mio avviso questi elementi non fanno che accrescere il fascino di questo personaggio e di questa storia...

4. Infine, che proprio lo stesso giorno anche il dottor Manning perda il senno è certo una concomitanza un po' forzata (anche se il timore di veder tagliata la propria testa non è proprio un'esperienza che lasci indifferenti...), ma direi che questo elemento si inserisce in quella componente di nemesi finale che deve punire la sua malvagità e perfidia, dandogli modo di espiare, in maniera completamente inaspettata, le sue colpe precedenti e di sostituire il ruolo prima svolto dal "loco" Stolz presso i pochi Apaches rimasti.

Certo, alla fine i conti tornano tutti, ma questi sviluppi sono a mio avviso orchestrati bene e, anche se richiedono una serie di circostanze che ben si intersecano tutte per concorrere ad un esito finale positivo, si inquadrano nella componente "epica"  di questa storia, che ho trovato quindi decisamente gradevole e coerente con il genere che rappresenta.

Modificato da dario63
  • +1 1
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<span style="color:red;">1 ora fa</span>, dario63 dice:

A me invece questa storia, fin dalla prima lettura, è sembrata molto suggestiva e coinvolgente.

Di certo, ci sono alcuni passaggi che, nella sintesi di una narrazione concentrata in pochissimi giorni, richiedono un certo uso della sospensione dell'incredulità, ma a mio avviso, questo accade in modo legittimo e motivabile.

1. Il fatto che il "loco" Jacob Stolz recuperi la memoria, ci può stare: in fondo è stato sottoposto più volte ad iniezioni di una potente droga che gli è stata somministrata proprio allo scopo di far riaffiorare i suoi ricordi in modo che possano essere sfruttati da cinici aguzzini. Quindi, che questo accada, non mi sembra così inverosimile ed è narrativamente coerente con quanto predisposto ben prima di quel giorno.

2. Che nello stesso giorno (un giorno in cui accadono proprio parecchi eventi ad alto impatto emotivo) il bambino Andrès possa recuperare l'uso della parola anche qui non mi sembra del tutto incomprensibile, dato che si può presumere che avesse temporaneamente perso l'uso della favella per un impedimento probabilmente curabile - in fondo, l'aveva accennato anche il perfido dottore (canaglia, ma a quanto pare non incompetente). Lo choc positivo in questo caso è dato dal suo intervento per opporsi con veemenza ad un'ingiustizia contro Carson che lo porta a superare il blocco dovuto a chissà quale trauma antecedente. Altro aspetto certo non consueto, ma non inverosimile e inserito dentro un contesto narrativo che prepara questo epilogo in maniera a mio avviso accettabile. Ci sono stati tantissimi episodi in cui Tex o Carson hanno potuto beneficiare di occasioni propizie che li hanno tolti da situazioni anche più difficili all'ultimo momento...

3. Il personaggio di Kurt a mio avviso è delineato bene, con il giusto alone del mistero che lo circonda: mica si deve spiegare e spiattellare tutto per filo e per segno. Almeno, questo è un tipo di storia in cui questa componente mi pare sia un dato strutturale. Prendere o lasciare. A me questo tipo di impostazione non dispiace (anche perché non mi pare sia così ricorrente in tutti gli albi di Tex, per cui per me è una variabile gradevole. La storia della dama di picche era molto più ricca di elementi inverosimili).

Il "tedesco" (già la sua origine europea ne fa un personaggio anomalo e appunto estraneo a quell'ambiente) ci viene mostrato come un uomo taciturno, solitario e che ha probabilmente un peso sulla coscienza. Ed è infatti preda di "fantasmi" della mente che lo tormentano da lunghi anni e che si fanno vivi anche quando Tex e Carson sono suoi ospiti. Trovo comprensibile  che si accenni solo al fatto che tutto questo sia connesso con le vicende di tanti anni prima (in particolare, al personaggio di Rafael, la cui vicenda è ripresentata con tratti ambigui, poi in parte chiariti da Jacob) e che si colga però che, a prescindere dal peso che abbia dentro di sé, Kurt è sostanzialmente cambiato in meglio, diventando un uomo onesto e buono. D'altra parte, Kurt è un personaggio strutturalmente segnato dall'ambiguità, evidenziata anche dal soprannome affibbiatogli dagli Apaches che lo rispettano, ma lo chiamano "Gothlay" (ossia, amico e straniero al tempo stesso). A mio avviso questi elementi non fanno che accrescere il fascino di questo personaggio e di questa storia...

4. Infine, che proprio lo stesso giorno anche il dottor Manning perda il senno è certo una concomitanza un po' forzata (anche se il timore di veder tagliata la propria testa non è proprio un'esperienza che lasci indifferenti...), ma direi che questo elemento si inserisce in quella componente di nemesi finale che deve punire la sua malvagità e perfidia, dandogli modo di espiare, in maniera completamente inaspettata, le sue colpe precedenti e di sostituire il ruolo prima svolto dal "loco" Stolz presso i pochi Apaches rimasti.

Certo, alla fine i conti tornano tutti, ma questi sviluppi sono a mio avviso orchestrati bene e, anche se richiedono una serie di circostanze che ben si intersecano tutte per concorrere ad un esito finale positivo, si inquadrano nella componente "epica"  di questa storia, che ho trovato quindi decisamente gradevole e coerente con il genere che rappresenta.

In tutto questo concentrato di miracoli, avrebbe potuto inserire anche la resurrezione di qualcuno della banda annunciato dalle donne del paese e sarebbe stata l'apoteosi.😀😀

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<span style="color:red;">15 minuti fa</span>, valerio dice:

In tutto questo concentrato di miracoli, avrebbe potuto inserire anche la resurrezione di qualcuno della banda annunciato dalle donne del paese e sarebbe stata l'apoteosi.😀😀

 

Stai esprimendo un parere legittimo, anche se a mio avviso la tua considerazione che si tratti di un "concentrato di miracoli" è inappropriata. Per quanto si tratti di avvenimenti non necessari, hanno a mio avviso una loro plausibilità narrativa e una motivazione tutt'altro che assurda (a differenza della tua boutade finale che è un'esasperazione pura e semplice, di livello completamente diverso rispetto agli eventi narrativi presentati in questa coppia di albi).

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<span style="color:red;">7 minuti fa</span>, dario63 dice:

 

Stai esprimendo un parere legittimo, anche se a mio avviso la tua considerazione che si tratti di un "concentrato di miracoli" è inappropriata. Per quanto si tratti di avvenimenti non necessari, hanno a mio avviso una loro plausibilità narrativa e una motivazione tutt'altro che assurda (a differenza della tua boutade finale che è un'esasperazione pura e semplice, di livello completamente diverso rispetto agli eventi narrativi presentati in questa coppia di albi).

Vabbè era una battuta chiaramente.

Comunque ben tre mezzi miracoli assieme, saranno anche spiegabili narrativamente, ma personalmente uno mi sta anche bene, due mi infastidiscono, tre mi fanno addirittura ridere e ripongo la storia penso in eterno.

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E' chiaramente un apologo dal sapore dii leggenda che richiede un finale catartico, non un finale banalmente razionale. I cosiddetti miracoli che miracoli non sono hanno una motivazione interna che si sprigiona alla fine di più di duecento pagine che le preparano, non "out of the blue".

 Ma è legittimo che Valerio non accetti la sospensione d'incredulità richiesta da questa determinata storia. Come Diablero non accetti che i Siksika si facciano ammazzare o qualcun altro non accetta Mefisto. Io non ho problemi ad accettarle  tutte e tre.

 

Per es alla fine di MATADOR c'è una serie di agnizioni di padri e figli che sarebbero normali in una commedia di Menandro ma che disturbavano Sergio. Anche  in quel caso lui non era riuscito o non aveva interesse a calarsi nella particolare storia che lo richiedeva. Mica tutte le storie sono per tutti i lettori.

 

 

Modificato da borden
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<span style="color:red;">25 minuti fa</span>, borden dice:

E' chiaramente un apologo dal sapore dii leggenda che richiede un finale catartico, non un finale banalmente razionale. I cosiddetti miracoli che miracoli non sono hanno una motivazione interna che si sprigiona alla fine di più di duecento pagine che le preparano, non "out of the blue".

 Ma è legittimo che Valerio non accetti la sospensione d'incredulità richiesta da questa determinata storia. Come Diablero non accetti che i Siksika si facciano ammazzare o qualcun altro non accetta Mefisto. Io non ho problemi ad accettarle  tutte e tre.

 

Per es alla fine di MATADOR c'è una serie di agnizioni di padri e figli che sarebbero normali in una commedia di Menandro ma che disturbavano Sergio. Anche  in quel caso lui non era riuscito o non aveva interesse a calarsi nella particolare storia che lo richiedeva. Mica tutte le storie sono per tutti i lettori.

 

 

Parole sante.

E grazie per accettare la critica.

Io cerco di dire esattamente il mio parere, senza lasciarmi influenzare dalla tua presenza qui, quando parlo delle tue storie. Sono contento della tua sportività nelle (non così frequenti, mi pare) volte che il mio voto è negativo.

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8 ore fa, valerio dice:

I figli del tuono, personaggi bizzarri a dir poco e che non si capisce bene perchè agiscano violentemento verso alcuni e non verso altri

 

Dovrei rileggerla, ma mi pare che gli apaches attacchino TUTTI con violenza, con l'eccezione di Gothlay, che è amico degli indiani.

 

8 ore fa, valerio dice:

Tex ferito a una gamba e che però saltella qua e là, uccide tutti, si salva sempre anche in mezzo a una pietraia con decine di nemici sopra di lui e buttandosi di sotto ROTOLANDO spara a quello che lo aspetta di sotto, roba che nemmeno Rambo nei suoi giorni migliori.

 

Concedo che sia forzata, ma non più di molte altre volte. E comunque lui si salva rotolando appunto, diventando un bersaglio mobile molto difficile da colpire.

 

8 ore fa, valerio dice:

Un pazzo che riprende il senno

 

Come scrive dario63, dopo essere stato potentemente drogato. Un forte shock gli ha fatto perdere il senno, un'altra situazione shockante lo ha fatto rinsavire. E' abbastanza classico, per la verità, e lo trovo addirittura più credibile dell'altrettanto classico ma più banale ritrovamento della memoria dopo una seconda botta in testa, come accade a Kit ne L'Uomo senza Passato...

 

8 ore fa, valerio dice:

allo stesso momento un

bambino muto che prende a parlare

 

Anche qui, uno shock gli ha fatto perdere la favella e una situazione drammatica lo porta a reagire: il suo non è un difetto meccanico, ma un vulnus psicologico, che si può ben sbloccare in situazioni estreme.

 

8 ore fa, valerio dice:

E poi Kurt cos'è veramente?

 

Per me Kurt è uno dei più bei personaggi di Boselli. Grigio come i suoi, certo, ma con qualcosa in più. Ho sempre trovato tremendamente affascinante quest'uomo cupo, tenebroso come quei monti ai piedi dei quali vive, in un'atmosfera di silenzio, di quiete lugubre, con un segreto a rimordergli la coscienza e con barlumi di tenerezza, nella moglie e nel figliastro indiano, a lenire i suoi tormenti.

 

8 ore fa, valerio dice:

Storia senza senso e anche poco appassionante

 

Io l'ho trovata entusiasmante, addirittura ;) 

 

5 ore fa, borden dice:

Ma è legittimo che Valerio non accetti la sospensione d'incredulità richiesta da questa determinata storia. Come Diablero non accetti che i Siksika si facciano ammazzare o qualcun altro non accetta Mefisto. Io non ho problemi ad accettarle  tutte e tre.

 

C'è sospensione di incredulità e sospensione di incredulità. In questa storia non ne serve tanta a mio parere, è un patto onesto e equilibrato. A una seconda lettura de La Rupe del Diavolo,  anche la pervicacia dei Siksika mi è parsa giustificata, per via della rabbia cieca contro quei bianchi che, uccidendo tanti dei loro, hanno fatto nascere sentimenti feroci di vendetta. La vera sospensione di incredulità la richiede Mefisto, ma quelle sono storie di tutt'altra natura... 

Modificato da Leo
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  • 11 mesi dopo...

Ricordo quell'estate... mi era così tanto piaciuta La miniera del fantasma, che non vedevo l'ora che uscisse il numero successivo, con quell'ago del diavolo così suggestivo che si stagliava nel superbo cielo arancione pubblicizzato in quarta di copertina... per consolarmi, rilessi questo primo albo almeno altre due volte, tanta era la voglia di essere lì, ai piedi dei Monti Superstizione, con Gothlay e suo figlio e la sua moglie indiana. 

Anni più tardi, lessi un'altra storia sulla miniera del tedesco, su Blueberry a firma di Charlier. Molto bella anche quella storia, ma questa di Boselli a mio parere le è nettamente superiore. Giganteggia, Boselli, nei paragoni con gli autori nostrani e con quelli esteri. In questa mia rilettura, ho trovato che non ha ancora sbagliato un colpo (mi manca però la storia del Morisco, mai letta...). Complimenti, ancora!

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<span style="color:red">10 ore fa</span>, Leo dice:

Giganteggia, Boselli, nei paragoni con gli autori nostrani e con quelli esteri. In questa mia rilettura, ho trovato che non ha ancora sbagliato un colpo

Concordo col giudizio positivo su "La miniera del fantasma", un'ottima storia ricca di fascino e d'atmosfera, degna rilettura di quella di Blueberry.

 

Sul fatto che Boselli "non ha ancora sbagliato un colpo" (riferito alla fascia 400-500) è vero, se questo significa che non ha scritto nessun albo brutto, insufficiente, non riuscito. Ma questo si può estendere a tutta la sua "carriera texiana" finora.

Se ci limitiamo anche solo alla serie regolare, non c'è nessuna storia - a mio parere - anche tra quelle minori, anche tra quelle meno originali e meno ambiziose, che non abbia comunque una sceneggiatura curata nei dialoghi, nei personaggi, nello sviluppo della vicenda, nessuna che dia l'impressione di essere tirata via, raffazzonata, sciatta. Insomma, un grande esempio di professionalità, oltre che di amore e di rispetto per il personaggio (e rispetto per il lettore).

 

Forse le meno interessanti di Boselli in questo periodo sono "Terra di confine" e "A sangue freddo", due storie comunque discrete e piacevoli da leggere (impossibile sfornare capolavori a getto continuo!). La sua più modesta in assoluto sulla regolare è, per me, "Faccia di cuoio" (n. 603) che comunque una sufficienza se la merita. ("Alaska" è fuori serie e non l'ho mai letta...)

P.S.: Buon compleanno!

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Sì, è vero: i passi falsi di Boselli sono tutti sugli speciali (Alaska, Patagonia, I ribelli di Cuba. Non me ne vengono in mente altri... forse qualche almanaccho un po' fiacco fra anni Duemila e anni Dieci, ma comunque non storie brutte). Sulla serie regolare, almeno fin quando ho letto io, a mio gusto il suo punto più basso è stata "I trapper di Yellowstone", che comunque orrenda non è.

  • Haha (0) 2
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<span style="color:red">11 minuti fa</span>, virgin dice:

Sì, è vero: i passi falsi di Boselli sono tutti sugli speciali (Alaska, Patagonia, I ribelli di Cuba. Non me ne vengono in mente altri... forse un paio di almanacchi un po' fiacchi nei primi anni Dieci, ma comunque non storie brutte). Sulla serie regolare, almeno fin quando ho letto io, a mio gusto il suo punto più basso è stata "I trapper di Yellowstone", che comunque orrenda non è.

E questo "Patagonia" messo tra i passi falsi...così...con nonchalance :D:D

  • Haha (0) 1
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1 hour ago, virgin said:

Sì, è vero: i passi falsi di Boselli sono tutti sugli speciali (Alaska, Patagonia, I ribelli di Cuba. Non me ne vengono in mente altri... forse qualche almanaccho un po' fiacco fra anni Duemila e anni Dieci, ma comunque non storie brutte). Sulla serie regolare, almeno fin quando ho letto io, a mio gusto il suo punto più basso è stata "I trapper di Yellowstone", che comunque orrenda non è.

 

Patagonia e I ribelli di Cuba passi falsi? Mi sa che hai invertito il primo maggio e il primo aprile. :lol:

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Poe dice:

Se ci limitiamo anche solo alla serie regolare, non c'è nessuna storia - a mio parere - anche tra quelle minori, anche tra quelle meno originali e meno ambiziose, che non abbia comunque una sceneggiatura curata nei dialoghi, nei personaggi, nello sviluppo della vicenda, nessuna che dia l'impressione di essere tirata via, raffazzonata, sciatta. Insomma, un grande esempio di professionalità, oltre che di amore e di rispetto per il personaggio (e rispetto per il lettore).

 

Forse le meno interessanti di Boselli in questo periodo sono "Terra di confine" e "A sangue freddo", due storie comunque discrete e piacevoli da leggere (impossibile sfornare capolavori a getto continuo!). La sua più modesta in assoluto sulla regolare è, per me, "Faccia di cuoio" (n. 603) che comunque una sufficienza se la merita. ("Alaska" è fuori serie e non l'ho mai letta...)

 

La professionalità è fuori discussione, ma io credo che in Boselli la componente più importante sia l'amore. Non si scrive come fa lui senza il fuoco sacro della passione, che non è per il solo Tex, ma per un lavoro aguzzino che ama visceralmente. Non si spiegherebbe altrimenti la qualità, la quantità, la varietà, la continuità di questo signore qua.

 

Io credo che in questa fase lui non abbia sbagliato un colpo. Terra di confine era una storia di "alleggerimento", ma è venuta fuori molto bene, ottima come storia media. Sangue nel deserto è a mio parere un esplicito omaggio al suo mentore e vista in tale ottica è semplicemente perfetta...

 

<span style="color:red">3 ore fa</span>, Poe dice:

 

Sul fatto che Boselli "non ha ancora sbagliato un colpo" (riferito alla fascia 400-500) è vero, se questo significa che non ha scritto nessun albo brutto, insufficiente, non riuscito. Ma questo si può estendere a tutta la sua "carriera texiana" finora.

 

Qui sono meno d'accordo. Pur non spesso, come è fisiologico ed umano anche Boselli a mio parere è incappato in qualche infortunio, anche sulla regolare. Qui come al solito entriamo nel soggettivo, ciò che a me non è piaciuto altri lo hanno trovato buono, quindi non possiamo dire che Boselli ha scritto questo o quell'albo brutto. Ma alcune cose io le ho sicuramente detestate, ho trovato in alcuni casi una scrittura barocca e non riuscita. Ne parlerò quando e se arriverò a quelle storie (abbastanza tarde, in realtà), in questa mia rilettura.

 

Grazie per gli auguri :)

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8 ore fa, Poe dice:

abbia comunque una sceneggiatura curata nei dialoghi, nei personaggi, nello sviluppo della vicenda, nessuna che dia l'impressione di essere tirata via, raffazzonata, sciatta

hmmm,io direi " Un ranger ha tradito" ," Ricercato vivo o morto"," La valle del profeta"       ( soprattutto) "Vendetta per Montales"( che non è male,in realtà,ma ha forti incongruenze)Insomma a mio giudizio l'ottimo Boselli qualche passo falso( pochissimi) lo ha fatto

Modificato da Grande Tex
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  • Sceriffi
<span style="color:red">6 ore fa</span>, Leo dice:

Qui sono meno d'accordo. Pur non spesso, come è fisiologico ed umano anche Boselli a mio parere è incappato in qualche infortunio, anche sulla regolare. Qui come al solito entriamo nel soggettivo, ciò che a me non è piaciuto altri lo hanno trovato buono, quindi non possiamo dire che Boselli ha scritto questo o quell'albo brutto. Ma alcune cose io le ho sicuramente detestate, ho trovato in alcuni casi una scrittura barocca e non riuscita. Ne parlerò quando e se arriverò a quelle storie (abbastanza tarde, in realtà), in questa mia rilettura.

 

Io sono piuttosto d'accordo con Poe, soprattutto quando evidenzia la cura e l'inventiva che Borden mette in tutte le sue sceneggiature. Si può parlare certo di storie meno riuscite, ma a mio avviso questo rientra più nella sfera del gusto personale che nella qualità intrinseca delle sceneggiature. Vedi ad esempio Virgin, per il quale Patagonia è uno dei pochi "passi falsi" di Boselli, mentre per me è (e per molti altri) è nella top ten delle storie di Tex, non solo boselliane. Se questi sono i passi falsi...

Comunque le storie della fascia 400-500 hanno davvero una marcia in più. Ah, e nella tua rilettura antologica non dovresti farti mancare il texone Gli assassini!

 

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, pecos dice:

 

Io sono piuttosto d'accordo con Poe, soprattutto quando evidenzia la cura e l'inventiva che Borden mette in tutte le sue sceneggiature. Si può parlare certo di storie meno riuscite, ma a mio avviso questo rientra più nella sfera del gusto personale che nella qualità intrinseca delle sceneggiature. Vedi ad esempio Virgin, per il quale Patagonia è uno dei pochi "passi falsi" di Boselli, mentre per me è (e per molti altri) è nella top ten delle storie di Tex, non solo boselliane. Se questi sono i passi falsi...

Comunque le storie della fascia 400-500 hanno davvero una marcia in più. Ah, e nella tua rilettura antologica non dovresti farti mancare il texone Gli assassini!

 

 

Il texone di Mitch lo ricordo bene... su Boselli, la cura e l'inventiva non sono mancate mai. Anche in quelle che io reputo storie poco riuscite, tendo sempre a riconoscere che, se peccato c'è (perché può sempre essere che sia io a non saper giudicare), pecca per generosità, per voglia di fare. Generosa è un aggettivo che ho spesso attribuito alla scrittura di Boselli, perché lui nelle sue storie vuole sempre dare qualcosa di più, non si limita mai al compitino del professionista, non tira via come purtroppo ha fatto scientemente Nizzi nella fase calante della sua parabola. Ci mette sempre qualcosa, c'è sempre la voglia di RACCONTARE, non di arrivare in fondo alle 110 pagine con situazioni o battute trite e ritrite... è un bardo dei giorni nostri, e lo è nell'anima, che peraltro nutre con un numero impressionante di letture, che uno pensa dove trovi il tempo di leggere tutti quei libri e di scrivere e curare poi Tex e Dampyr. Va bene che non siamo tutti uguali, ma neanche è bello sentirsi così tanto "figli di un dio minore"...

  • +1 1
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<span style="color:red">12 ore fa</span>, pecos dice:

 

Io sono piuttosto d'accordo con Poe, soprattutto quando evidenzia la cura e l'inventiva che Borden mette in tutte le sue sceneggiature. Si può parlare certo di storie meno riuscite, ma a mio avviso questo rientra più nella sfera del gusto personale che nella qualità intrinseca delle sceneggiature. Vedi ad esempio Virgin, per il quale Patagonia è uno dei pochi "passi falsi" di Boselli, mentre per me è (e per molti altri) è nella top ten delle storie di Tex, non solo boselliane. Se questi sono i passi falsi...

Comunque le storie della fascia 400-500 hanno davvero una marcia in più. Ah, e nella tua rilettura antologica non dovresti farti mancare il texone Gli assassini!

 

Sfera del gusto personale sì, ma non sempre, secondo me. Se sono più d'accordo per Patagonia (ma solo in virtù del fatto che è considerata bella da moltissimi: non ho ancora trovato qualcuno che mi abbia convinto sul fatto che sia una storia di Tex o che vi succeda qualcosa di minimamente interessante :D ), mi riesce difficile esserlo su "Caccia infernale" e "I trapper di Yellowstone", che presentano obiettivamente pesantezze e scene poco riuscite. Fermo restando che, appunto, orrende non sono; e moltissimi autori dovrebbero fare un patto col diavolo per riuscire a scrivere storie di Tex come quelle. :D

Una caratteristica di Boselli è che, anche quando fa dei passi falsi, dà l'impressione di farli perché vuole strafare o perché l'esecuzione non è pari all'ambizione; ma mai perché si limita al compitino o non vuole neanche provarci, come dice @Leo. Questo è importante.

 

"La miniera del fantasma" è, per me, una delle sue storie migliori. I giorni scorsi mi sono riletto "Terre maledette": non la ricordavo così bella e, soprattutto, non ricordavo così buoni i disegni di Font. Ecco, per me quelle sono due gran belle storie. "Patagonia"... no. :D

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