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TWF - Tex Willer Forum

[002] La Banda Di Kid Billy


TexFanatico
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Soggetto e sceneggiatura: Gianluigi Bonelli
Disegni: Aurelio Galleppini


Appena sgominata banda di Bud Lowett che imperversa a Silver City, Tex Willer corre a liberare Kit Carson dalle grinfie di Kid Billy, razziatore e trafficante. Salvato l'amico, il Ranger ritrova Tesah a Santa Fe, dove il vile Don Felipe Fuentes crea scompiglio facendo credere agli indios Blancos e alla principessa Yogar di essere il condottiero di cui parlano le loro antiche profezie. Il tutto, naturalmente, per mettere le mani su un tesoro nascosto... 

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  • co fondatore

Anch'io devo rileggere entrambe, però faccio notare che LA BANDA DI KID BILLY (nome sicuramente ispirato a Billy the Kid ;) ) presenta la prima missione in cui a Tex s'affianca Carson (all'inizio prigioniero del razziatore). Indiani iper-stereotipati, ma eravamo nel '49...

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  • 2 anni dopo...

Altra storia brevissima (43 pagine) che serve a dare maggiore spessore psicologico alla figura ed al mito di Tex. Qui cresce la sua fama di tiratore infallibile, di esperto mandriano e di acclamato campione di rodeo. Bonelli andava crendo intorno al personaggio quell'alone di leggenda che lo avrebbe caratterizzato del cinquantennio successivo.

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  • 1 anno dopo...

Un solo topic per due storie differenti? Mi adeguo, ma segnalo agli amministratori perchè valutino se non sarebbe il caso di separare le due discussioni.

?La banda di Kid Billy?

Storia brevissima e di ordinaria amministrazione, se non fosse per un particolare rilevante: è la prima avventura in cui Tex ?collabora? con Kit Carson e già solo questo basterebbe a farla ricordare.

Altre cose degne di nota:

1) Interessante il modo con cui Kid Billy riesce a far sparire le tracce delle mandrie razziate. In seguito Tex si trover? ad aver a che fare con razziatori altrettanto creativi: nelle storie ?Sulle rive del Brazosè e ?La caccia?.

2) Da ricordare la scena in cui Tex, come biglietto di presentazione buca un asso di quadri in pieno centro. Qualcuno dir? che è inverosimile, che una carta colpita da una pallottola calibro 44 o 45 avrebbe dovuto rompersi. Io dico: e a chi importa?

3) In queste primissime storie il vestiario di Kit Carson varia parecchio. Alla sua prima apparizione indossa una camicia a quadri, qui, nella prima parte della storia, il buon Kit ha sempre la camicia a quadri, ma con un gilet; nella seconda parte indossa una prima versione del suo abito più celebre, con il giaccone lungo ed il cappello nero. Quando lo ritroveremo (in ?Fuorilegge?) avrà di nuovo camicia a quadrettoni e cappellone.

4) Il nome Kid Bill è ovviamente ispirato a quello di Billy the Kid, ma tra i due non c'è nemmeno la bench? minima somiglianza fisica, caratteriale e di modo d'agire.

In questa storia Galep viene affiancato alle chine da Mario Uggeri, che d'ora in avanti inchiostrer? le sue storie per almeno un paio d'anni.


?Il mistero dell'idolo d'oro?

Ed eccoci arrivati alla prima storia lunga ed articolata di Tex (ben sette albetti a striscia per poco più di 70 pagine, è vero, ma è comunque un piccolo record per l'epoca). Si parte con delle misteriose uccisioni di chiunque abbia avuto tra le mani un misterioso idolo d'oro di probabile origine azteca. Gli ingredienti sono vari: c'è una bellissima india abbigliata in maniera un po' improbabile (si veda il copricapo di penne più in sintonia con un capo delle tribù delle Grandi Praterie che con una principessa azteca o presunta tale), un tesoro sottratto alla brama dei Conquistadores, una ragazza in pericolo, una valle nascosta, un doppiogiochista che finge di voler aiutare gli Indios, ma in realtà vuole solo il tesoro ed ecco gli ingredienti di una storia forse non memorabile, ma accattivante sicuramente. La trama è molto debitrice di atmosfere da feuilleton, con qualche debito anche nei confronti di Arthur Conan Doyle.

Solite osservazioni.

1) Prima apparizione di un tema che Bonelli user? in seguito molte altre volte: la comunit? di discendenti degli Aztechi, possibilmente abitanti di una valle nascosta o similare, che sognano un impossibile riscatto.

2) Una volta saputo il perchè del comportamento della bella Yogar, Tex la perdona immediatamente e dimentica non solo che lei ha tentato di ucciderlo (cosa, in fondo, comprensibilissima ), ma anche che ha fatto fuori un bel po' di gente innocente pur di recuperare l'idolo perduto. Ancora una volta Tex dimostra di avere un senso di giustizia che non coincide coi dettami delle leggi.

3) Visto che non conosce ancora El Morisco, Tex chiede aiuto a Tesah per avere notizie sulla storia del misterioso idolo. Magari non sarà sapiente come El Morisco, ma bisogna dire che Tesah si presenta sicuramente meglio. :lol2:

4) Vero tripudio di donne in questa storia: oltre alle già citate Tesah e Yogar, abbiamo anche Estrella Miranda, padrona della posada Estrella del Rio (Stella del Fiume per chi ama le traduzioni), che si dimostra una vera ammiratrice di Tex (e chissà dove si spingerebbe per dimostrarglielo se non fosse interrotta). Fisicamente Estrella è presumibilmente ispirata, come dicono in tanti, a Rita Hayworth, allora stella in ascesa), ma il suo abbigliamento ed il suo nome ricordano piuttosto la cantante, ballerina e attrice Carmen Miranda.

5) Alla fine della storia Tesah, che Tex si era dato tanto da fare per salvare da un'orribile morte, semplicemente scompare senza una spiegazione. Non si rivedrà mai più, purtroppo. :snif:

6) Come altre storie di questo periodo, non ha un inizio ed una fine ben definiti. Per parte mia considero finita la storia con il commiato di Tex da Yogar ed il suo ritorno a Santa Fe.

Come sempre di buon livello i disegni di Galep, qui con le chine di Mario Uggeri.

  • +1 1
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  • 3 anni dopo...
Storia di tono minore dopo i fuochi d’artificio della precedente, ma non mancano comunque momenti epici e appassionanti. 
 
Torna Kit Carson, qui salvato da Tex. La loro duratura amicizia comincia fondamentalmente qui...  ;)
 
 
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  • 1 mese dopo...

A tutto ciò che è stato già detto, aggiungo l'indimenticabile ingresso di Tex a Springerville, dove in pochi minuti sistema per le feste Big Tom che, presumibilmente, doveva essere stato fino all'arrivo del nostro eroe, il "duro" del paese; a suon di pugni, pesanti come macigni, Tex sistema il "vecchio bufalo spelato" e addirittura alla fine gli offre da bere ("...senza rancore!"). Che carisma, Tex!

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  • 6 anni dopo...

Nel complesso, storia godibile e piacevole, pienamente sufficiente. È molto breve (solo 43 tavole), ma a G.L.Bonelli, nelle prime avventure di Tex, bastavano poche pagine per scrivere storie avventurose e divertenti come questa. È comunque una storia importante in quanto è la prima in cui Tex collabora con Carson. Entusiasmante la scena in cui Tex e Carson liberano i due prigionieri dagli indiani. Nota negativa sulla caratterizzazione stereotipata degli indiani, visti come cattivi. Tex e Carson giungono addirittura a maledire tutti gli indiani... frasi razziste che mi hanno dato molto fastidio, ma bisogna tener conto che è una storia del '49...
Molto belle, come al solito, le tavole di Galep, che dovrebbe esser stato aiutato anche da Uggeri.


Soggetto/Sceneggiatura: 6,2
Disegni: 7

Il 17/7/2011 at 11:02, Carlo Monni dice:

Il mistero dell'idolo d'oro

Ma, dato che nei primi numeri la divisione delle storie è spesso complicata (visto che non compariva "fine dell'episodio"), questa storia dove la si fa concludere?

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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Magico Vento dice:

frasi razziste

ehm forse non sai che molti indiani uccidevano e torturavano innocenti...non erano mica tutti buoni,ci mancherebbe

  • Confuso (0) 1
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<span style="color:red">58 minuti fa</span>, Grande Tex dice:

ehm forse non sai che molti indiani uccidevano e torturavano innocenti...non erano mica tutti buoni,ci mancherebbe

Scusa, @Grande Tex, ma sai almeno di cosa sto parlando?

Prendi il secondo numero di Tex e vai a pagina 85, dove, nella sesta vignetta, Tex dice: "Maledetti tutti i rossi...".  Oppure vai a pagina 87, nella prima vignetta, dove Carson dice: "All'inferno tutti i diavoli rossi".

E non venirmi a dire che non sono frasi razziste;)

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<span style="color:red">4 ore fa</span>, Magico Vento dice:

E non venirmi a dire che non sono frasi razziste;)

Estrapolate dal contesto sono sicuramente espressioni razziste. Però considerando come tu ricordi l'epoca in cui sono state scritte e la "concitazione del momento" ci stanno. Sarebbe sciocco per esempio censurarle adesso. Tanto varrebbe riscrivere tutti i dialoghi. E anche modificare i caratteri delle didascalie. E chissà quanto ancora... Verrebbe fuori una schifezza di storia. Penso che chiunque sia dotato di buon senso sia in grado di cogliere l'assenza di qualsiasi tipo di razzismo in Gian Luigi Bonelli e quindi in Tex e Carson

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23 minuti fa, Grande Tex dice:

ok, ma quando dicevi che il fatto  gli indiani erano rappresentati come cattivi era negativo, secondo me sbagliavi

Il mio era in realtà un discorso più ampio. Non è l'unica delle prime storie in cui sono caratterizzati negativamente. Considerando la singola storia, non è un problema (come dici tu, c'erano anche degli indiani cattivi), ma alla lunga si capisce che è uno stereotipo dell'epoca.

E poi, dalle battute di Tex e Carson, che maledicono tutti gli indiani, si capisce ancora di più che si tratta di uno stereotipo esteso a tutti gli indiani e non solo a quelli presenti nella storia (tutti gli indiani sono cattivi) e di conseguenza è, almeno per me, un fatto negativo.

Il problema, quindi, non è che gli indiani di questa storia siano cattivi (ci mancherebbe altro), ma che questa caratterizzazione si estenda a tutti

<span style="color:red">26 minuti fa</span>, Red Arrow dice:

Sarebbe sciocco per esempio censurarle adesso.

 

<span style="color:red">27 minuti fa</span>, Red Arrow dice:

Penso che chiunque sia dotato di buon senso sia in grado di cogliere l'assenza di qualsiasi tipo di razzismo in Gian Luigi Bonelli e quindi in Tex e Carson

Sì, su questo hai ragione.

Modificato da Magico Vento
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  • 2 settimane dopo...

Da affezionato carsoniano dichiarato, non posso provare un briciolo di emozione nel commentare questo episodio. È vero che il “vecchio cammello” aveva esordito nella precedente avventura, ma più che altro era stata solo una comparsata fine a sé stessa, una presentazione e niente più. Nella storia in questione invece assistiamo alla prima collaborazione effettiva trai due pards. Tex per la prima volta salva la vita all’amico, caduto precedentemente nelle mani dei nemici e promesso a una banda di indiani che vorrebbero offrirlo in sacrificio alle loro divinità. I due rangers mostrano fin dall’inizio un ottimo affiatamento e pare che si conoscano già da una vita. Rileggere le prime storie a me fa sempre un piacevole effetto: se da un verso sono ancora un po’ acerbe e in alcuni passi debolucce, dall’altro, possiedono un fascino tutto particolare, che difficilmente si può esprimere a parole. Si assiste passo passo all’evoluzione dei personaggi e tra le strisce è tangibile la maturazione stilistica di Bonelli, sempre più a suo agio nelle ambientazioni e nel linguaggio. Per la prima volta si fa accenno all’intenzione di alcuni nativi di intentare una ribellione, questo per provare che le idee di soggetto si fanno sempre più architettate e varie, anche se poi, anche a causa del formato, gli sviluppi sono troppo rapidi e gli spunti non vengono approfonditi. Questa storia ne è un palese esempio a mio modo di vedere. Infatti, se emotivamente la prima storia con Carson lascia il segno, bisogna ammettere che nel complesso la prova bonelliana si rivela debole e non all’altezza delle due che l’hanno preceduta. Troppo poca cosa si rivela la banda di Kid Billy, sebbene il trucco delle zattere per arraffare il bestiame non sia affatto male. Pure i famigerati “dannati rossi” (da notare come ancora il linguaggio di Tex nei confronti dei nativi è alquanto colorito) vengono sbaragliati con apparente semplicità. La trama è troppo esile e la sceneggiatura rapidissima; una lettura veloce e serrata ma niente più. Bonelli dopo il prologo della rissa nel saloon, con tanto di prova di abilità con il “sei di quadri” sforacchiato a dovere, sembrava voler valorizzare meglio la figura del gigante buono Big Tom o lo sceriffo, invece, di colpo, ci ripensa e li lascia per strada senza farli più apparire. La trovata di seguire i banditi in groppa a uno dei vitelli razziati è scintillante ma per il resto il tutto si sviluppa senza eccessivi picchi e la storia non si rivela tanta degna di nota. Sotto l’aspetto grafico mi è parso di scorgere molta discontinuità di Galep, di sicuro dovuta alla consueta esigenza di produrre una mole di strisce in tempi brevissimi per garantire l’uscita settimanale. La sequenza del furto del bestiame è molto ben resa graficamente, con alcuni scorci notturni notevoli. Di contro alcune strisce sono troppo tirate via, soprattutto sul finale. Continuano a esserci le vignette scontornate e i colonnini vengono realizzati con più cura, con tanto di ombra retrostante che, nella semplicità, dona un tocco di eleganza all’elemento descrittivo. Nella prima vignetta di striscia 24 dell’albetto “La banda di Kid Billy” Galep tratteggia la prima cartina geografica della saga e subito dopo esprime tutto il suo talento dinamico nella scena dell’attacco notturno dei banditi, con cavalli e mandrie disegnate sempre con molta classe. Sempre in questa storia il nostro Carson indossa per la prima volta la caratteristica camicia sfrangiata, dopo la meno proponibile camicia a quadri con tanto di gilet nero degli inizi e giunto a Springerville dopo la missione, invita l’amico alla prima bevuta insieme nel “bar” del paese. Altra peculiarità di questi primi episodi è il telegramma di Marshall, che, dopo essersi congratulato del successo della missione precedente, invia l’ordine per la successiva opera di giustizia da svolgere. Metodologia che mi ricorda (non so perché) una serie animata della mia infanzia “L’ispettore Gadget” :D.   

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Il mistero dell’idolo d’oro

 

A voler essere ironici, il primo mistero è sapere il perché non esiste di questa storia l’apposito thread sul forum :D.  È corretto scrivere la recensione qui, o forse sarebbe meglio lasciarla sul post di “Fuorilegge”? Nel dubbio, seguo l’esempio di @Carlo Monni e scrivo in questa sezione il mio commento, in caso se in futuro verrà creato l’apposito argomento, potrà essere spostato. Chiusa la premessa, mi accingo a esprimere le mie considerazioni sull’episodio in questione, riletto di recente in questa fase in cui ho ripreso gli albori della saga. La sceneggiatura di Bonelli è alquanto lunga per la media del periodo e mostra molti spunti originali che in seguito torneranno ricorrentemente nella serie. Dietro al mistero delle morti, attorno la figura di un piccolo idoletto d’oro, Tex, mandato a indagare al forte, scopre i piani di rivalsa di alcuni discendenti delle antiche civiltà pre-colombiane a cui si sono uniti dei bandidos messicani, capitanati dall’avido don Felipe (che snocciola una sequenza di nomi degni di Cico, che non ricordo :D) che contano di mettere le mani sull’immancabile tesoro nascosto. La prima parte della storia si sviluppa con interesse, ma poi, ammetto che il proseguo mi ha un po’ annoiato. Vuoi forse perché filoni simili sono stati meglio sviluppati in seguito o per una certa prevedibilità di sequenze o situazioni, ma di certo, l’episodio in questione non riesce affatto a tenere il confronto con l’ottima prova messicana che lo segue e a cui è in qualche modo legato, sempre seguendo quella continuity narrativa imbastita da Bonelli in quei periodi. Da notare che per la prima volta Tex mostra allo sceriffo la sua patacca di Ranger. Come se non bastasse l’autore cita in rapida sequenza alcune imprese passate dell’ex fuorilegge, come l’uccisione del Diablo o di Bill Mohican. Nel capitolo “che guarda al passato” non manca il ritorno della bella Tesah, ancora più affascinante del solito nella sua tenuta da campesinos, che verrà convocata da Tex per svelare le iscrizioni dell’idoletto e diverrà il fulcro del finale, visto il suo rapimento. Purtroppo dopo l’epilogo sparirà di colpo e ci vorranno quasi settant’anni per rivederla grazie a Borden. Anche l’affascinante Estrella, che palesemente stravede per il giovane e (udite udite! :D) entra nella sua stanza mentre lui è ancora in déshabillé dopo il bagno, si perderà di vista tra le strisce, seguendo quell’abitudine bonelliana di trascurare alcune pedine, preso dalla foga della narrazione. Chi invece godrà di un trattamento di favore è l’altrettanto fascinosa Yogart, che sebbene all’inizio abbia seminato morti a ripetizione e attentato anche alla vita del giovane ranger, nell’epilogo, dopo l’alleanza con i buoni per fronteggiare i messicani di don Felipe etc etc., si guadagna pure il salvacondotto per raggiungere gli Stati Uniti e mettersi sotto la protezione del governo, con Tex a fare da garante a lei e alla sua gente. Cosa c’entri il copricapo pieno di piume è un ulteriore mistero, ma sappiamo bene che a quei tempi la plausibilità storica, di costumi e geografica era solo un optional. Come è altrettanto un mistero quanti spinaci si sia spazzolato Tex per divellere a mani nude le solide sbarre del tempio :D, ma anche questa ingenuità rientra nel “Condono temporale” in cui rientrano alcune leggerezze grafiche e narrative di quel periodo pionieristico ma comunque affascinante. Sempre più sicuro e coerente invece lo stile di Galep, ormai calatosi in pieno nella sua faticosissima missione di sfornare strisce a getto continuo; ho letto che per l’occasione fu aiutato da Uggeri alle chine, segno che i risultati in edicola stavano incoraggiando la casa editrice ad andare avanti, d’altronde anche la maggior lunghezza e complessità delle sceneggiature vanno rilette sotto questa presunta deduzione. Dopo essermi astenuto dal dare un voto finale alle primissime avventure, torno a farlo dalla presente opera, facendo (credo :P) pure cosa gradita al pard @Loriano Lorenzutti che mi aveva bonariamente "richiamato" per essere stato vago nei miei ultimi giudizi :): caro Loriano magari fosse solo quello il problema delle mie stralunate recensioni! :D:lol2: . Il mio voto finale è 6 

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18 ore fa, Condor senza meta dice:

Il mistero dell’idolo d’oro

@Carlo MonniDopo essermi astenuto dal dare un voto finale alle primissime avventure, torno a farlo dalla presente opera, facendo (credo :P) pure cosa gradita al pard @Loriano Lorenzutti che mi aveva bonariamente "richiamato" per essere stato vago nei miei ultimi giudizi :): caro Loriano magari fosse solo quello il problema delle mie stralunate recensioni! :D:lol2: . Il mio voto finale è 6 

Era un "richiamo " del tutto interessato. 

Siccome molto spesso concordo con le tue recensioni, invece di andarmi a leggere pagine su pagine di giudizi, che magari non rendono un'idea 

valida della storia, guardo se c'è ltua recensione, voto compreso, e sono a posto. :P

 

P. S. Adesso non domandarmi soldi eh! ;)

P. S. 2 perché non si riesce a togliere la scritta Carlo Monni che non c'entra niente? 

Modificato da Loriano Lorenzutti
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<span style="color:red">18 ore fa</span>, Condor senza meta dice:

Il mistero dell’idolo d’oro

 

A voler essere ironici, il primo mistero è sapere il perché non esiste di questa storia l’apposito thread sul forum :D.  È corretto scrivere la recensione qui, o forse sarebbe meglio lasciarla sul post di “Fuorilegge”? Nel dubbio, seguo l’esempio di @Carlo Monni e scrivo in questa sezione il mio commento, in caso se in futuro verrà creato l’apposito argomento, potrà essere spostato. Chiusa la premessa, mi accingo a esprimere le mie considerazioni sull’episodio in questione, riletto di recente in questa fase in cui ho ripreso gli albori della saga. La sceneggiatura di Bonelli è alquanto lunga per la media del periodo e mostra molti spunti originali che in seguito torneranno ricorrentemente nella serie. Dietro al mistero delle morti, attorno la figura di un piccolo idoletto d’oro, Tex, mandato a indagare al forte, scopre i piani di rivalsa di alcuni discendenti delle antiche civiltà pre-colombiane a cui si sono uniti dei bandidos messicani, capitanati dall’avido don Felipe (che snocciola una sequenza di nomi degni di Cico, che non ricordo :D) che contano di mettere le mani sull’immancabile tesoro nascosto. La prima parte della storia si sviluppa con interesse, ma poi, ammetto che il proseguo mi ha un po’ annoiato. Vuoi forse perché filoni simili sono stati meglio sviluppati in seguito o per una certa prevedibilità di sequenze o situazioni, ma di certo, l’episodio in questione non riesce affatto a tenere il confronto con l’ottima prova messicana che lo segue e a cui è in qualche modo legato, sempre seguendo quella continuity narrativa imbastita da Bonelli in quei periodi. Da notare che per la prima volta Tex mostra allo sceriffo la sua patacca di Ranger. Come se non bastasse l’autore cita in rapida sequenza alcune imprese passate dell’ex fuorilegge, come l’uccisione del Diablo o di Bill Mohican. Nel capitolo “che guarda al passato” non manca il ritorno della bella Tesah, ancora più affascinante del solito nella sua tenuta da campesinos, che verrà convocata da Tex per svelare le iscrizioni dell’idoletto e diverrà il fulcro del finale, visto il suo rapimento. Purtroppo dopo l’epilogo sparirà di colpo e ci vorranno quasi settant’anni per rivederla grazie a Borden. Anche l’affascinante Estrella, che palesemente stravede per il giovane e (udite udite! :D) entra nella sua stanza mentre lui è ancora in déshabillé dopo il bagno, si perderà di vista tra le strisce, seguendo quell’abitudine bonelliana di trascurare alcune pedine, preso dalla foga della narrazione. Chi invece godrà di un trattamento di favore è l’altrettanto fascinosa Yogart, che sebbene all’inizio abbia seminato morti a ripetizione e attentato anche alla vita del giovane ranger, nell’epilogo, dopo l’alleanza con i buoni per fronteggiare i messicani di don Felipe etc etc., si guadagna pure il salvacondotto per raggiungere gli Stati Uniti e mettersi sotto la protezione del governo, con Tex a fare da garante a lei e alla sua gente. Cosa c’entri il copricapo pieno di piume è un ulteriore mistero, ma sappiamo bene che a quei tempi la plausibilità storica, di costumi e geografica era solo un optional. Come è altrettanto un mistero quanti spinaci si sia spazzolato Tex per divellere a mani nude le solide sbarre del tempio :D, ma anche questa ingenuità rientra nel “Condono temporale” in cui rientrano alcune leggerezze grafiche e narrative di quel periodo pionieristico ma comunque affascinante. Sempre più sicuro e coerente invece lo stile di Galep, ormai calatosi in pieno nella sua faticosissima missione di sfornare strisce a getto continuo; ho letto che per l’occasione fu aiutato da Uggeri alle chine, segno che i risultati in edicola stavano incoraggiando la casa editrice ad andare avanti, d’altronde anche la maggior lunghezza e complessità delle sceneggiature vanno rilette sotto questa presunta deduzione. Dopo essermi astenuto dal dare un voto finale alle primissime avventure, torno a farlo dalla presente opera. Il mio voto finale è 6 

Bella recensione!

Visto che dovresti averla riletta di recente per scrivere la recensione, la fine di questa storia l'hai fatta coincidere con pag.6 del numero 3, vero?

  • Grazie (+1) 1
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<span style="color:red">4 ore fa</span>, Loriano Lorenzutti dice:

Era un "richiamo " del tutto interessato. 

Siccome molto spesso concordo con le tue recensioni, invece di andarmi a leggere pagine su pagine di giudizi, che magari non rendono un'idea 

valida della storia, guardo se c'è ltua recensione, voto compreso, e sono a posto. :P

 

P. S. Adesso non domandarmi soldi eh! ;)

 

Grazie Loriano, tranquillo non ti chiedo il bonifico :D, anzi quasi toccherebbe a me fartelo per la fiducia che mi accordi. :) 

 

<span style="color:red">3 ore fa</span>, Magico Vento dice:

Bella recensione!

Visto che dovresti averla riletta di recente per scrivere la recensione, la fine di questa storia l'hai fatta coincidere con pag.6 del numero 3, vero?

Grazie anche a te Magico Vento. Sì, la storia l'ho riletta da poco, ma sul volume della CSAC, di conseguenza non ho il riferimento numerico delle pagine della regolare. Per intenderci, ho reputato concluso l'episodio con la striscia 11 dell'albetto "Attacco a Santa Fè". Ma è comunque un "confine" piuttosto labile visto che, teoricamente, le storie sono unite.     

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<span style="color:red">15 minuti fa</span>, Condor senza meta dice:

Per intenderci, ho reputato concluso l'episodio con la striscia 11 dell'albetto "Attacco a Santa Fè".

Perfetto, è proprio la pagina a cui mi riferivo. Grazie mille:)

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IL MISTERO DELL'IDOLO D'ORO 

Storia piacevole e sufficiente. Il racconto presenta un tema che verrà più volte ripreso nel corso della serie, ossia il tentativo di rivalsa dei discendenti delle civiltà precolombiane (soprattutto Aztechi, come in questo caso).
La prima parte della storia è abbastanza intrigante, mentre la seconda diventa più noiosa e prevedibile. La storia vede anche il gradito ritorno di Tesah, che purtroppo, dopo questa storia, non si rivedrà per ben 70 anni, quando finalmente Boselli la farà ritornare. Interessante il mistero legato al tesoro di Guatimozin. Non mancano le incongruenze in queste prime mitiche storie, quando la documentazione era praticamente inesistente: Santa Fè viene situata in Texas vicino al confine messicano (quando in realtà si trova in New Mexico) e il copricapo di Yogar è più in linea con un copricapo delle tribù delle pianure che con uno azteco. 
Discreti e affascinanti i disegni di Galep, che realizza però dei cappelli troppo grandi in qualche vignetta.  

 

Storia: 6,2
Disegni: 7

Modificato da Magico Vento
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