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TWF - Tex Willer Forum

Interviste Agli Autori


ymalpas
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<span style="color:red">6 minuti fa</span>, Diablero dice:

Boselli invece non mi risulta che abbia mai attaccato Nizzi in nessuna intervista, e in questo forum l'ha addirittura spesso difeso.

 

Boselli è un caratterino ma con Nizzi è sempre stato un signore. Quando lo intervistai per un mio articolo sul Passato di Carson (in cui, ricordo quasi con tenerezza, trasfusi tutto il mio amore per questa storia, fu una vera dichiarazione da innamorato 🤣), ci tenne a dirmi che, nonostante Nizzi non avesse avuto per lui parole al miele in diverse circostanze, espresse invece il suo apprezzamento netto per Il Passato di Carson, cioè lo fece "nell'occasione più importante". Sottolineò quindi quanto l'autore modenese fosse stato importante nella fase iniziale, che consentì poi a Boselli di proseguire nella sua carriera texiana. In nome di questo endorsement (che per la verità era un atto dovuto, visto che si sta parlando de Il Passato), gli perdonava il resto delle dichiarazioni, non proprio benevole. Un signore, il signor Boselli. 

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  • 1 mese dopo...

Sigh... mi stavo scaricando i numeri di "Sbam Comics" che all'epoca avevo saltato, e apro il numero 46 del settembre-ottobre 2019.  E ci trovo una intervista al "degno erede", a "COLUI CHE NON PUÒ ESSERE NOMINATO!" (altrimenti ai suoi talebani viene un travaso di bile).  Può darsi che all'epoca non l'abbia scaricato proprio per quello, chi si ricorda...

 

Lo so che avrei dovuto immediatamente cestinare il pdf, ma è come con gli incidenti stradali, non ce la fai a non guardare, anche se sai che poi ti penti...

 

L'intervista è di quelle "a intervistatore sdraiato adorante", ben al di là della normale cortesia  È l'intervistatore, e non Nizzi, a dire che il suo ritorno è "una boccata d'ossigeno" e che gli autori attuali "si sono un po' persi", e qui già capisci di avere a che fare con qualcuno devoto al culto Nizziano e totalmente privo di spirito critico, specie pensando che la storia che l'ha mandato in estasi adorante è "un capestro per kut Willer" sul color, ma il bello arriva quando è Nizzi a rispondere...

 

"Perché il successo ottantennale di Tex non è dovuto né alla bellezza delle storie (che se ci sono, meglio), né a quella dei disegni, ma unicamente alla personalità di Tex e dei pards, al loro modo di agire, di parlare, di rapportarsi tra loro. Gli sceneggiatori che hanno mandato avanti la serie negli ultimi otto anni – tutti più giovani di me – lo hanno parecchio tradito, magari con le migliori intenzioni, convinti di svecchiarlo, di modernizzarlo, di renderlo più simile agli eroi cupi, “eccessivi”, che vanno di moda nel cinema e nei fumetti americani di oggi. Tex non ha più la stessa personalità, non si comporta e non parla come dovrebbe. Lo si vede agire spesso da solo, quasi sempre con Carson, raramente in compagnia dei tre pards. Il carattere di Tex è cambiato: non più ironico e anche un tantino goliardico, ma troppo serio. Il suo modo di parlare non è più quello pittoresco di G.L., ma un dialogo qualsiasi (non basta far dire «Peste e corna!»
a Tex o «Grande Matusalemme ballerino!» a Carson per simulare il diagolo bonelliano)
. In breve, i lettori non lo riconoscono più. Il successo della storia Un capestro per Kit Willer è dovuto al fatto che i lettori hanno finalmente ritrovato i quattro pards che da troppo tempo mancavano. Tutto qui."

 

Io devo capire se Nizzi quando dice queste cose, accusando tutti gli altri delle cose che ha fatto lui (è come se Recchioni cominciasse a fare polemiche ovunque contro gli sceneggiatori moderni che hanno tradito Dylan Dog inserendoci la continuity e facendo andare in pensione Bloch) ci crede davvero, o se si prende gioco di certi intervistatori zerbini. Ma sentire lo sceneggiatore che praticamente ha eliminato kit e Tiger dalla serie mettersi a pontificare sul fatto che gli "gli altri" sceneggiatori di Tex usino solo Tex e Carson, non si può davvero sentire. Ci dovrebbe essere un limite a tutto...

  • +1 1
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<span style="color:red">2 minuti fa</span>, Diablero dice:

Sigh... mi stavo scaricando i numeri di "Sbam Comics" che all'epoca avevo saltato, e apro il numero 46 del settembre-ottobre 2019.  E ci trovo una intervista al "degno erede", a "COLUI CHE NON PUÒ ESSERE NOMINATO!" (altrimenti ai suoi talebani viene un travaso di bile).  Può darsi che all'epoca non l'abbia scaricato proprio per quello, chi si ricorda...

 

Lo so che avrei dovuto immediatamente cestinare il pdf, ma è come con gli incidenti stradali, non ce la fai a non guardare, anche se sai che poi ti penti...

 

L'intervista è di quelle "a intervistatore sdraiato adorante", ben al di là della normale cortesia  È l'intervistatore, e non Nizzi, a dire che il suo ritorno è "una boccata d'ossigeno" e che gli autori attuali "si sono un po' persi", e qui già capisci di avere a che fare con qualcuno devoto al culto Nizziano e totalmente privo di spirito critico, specie pensando che la storia che l'ha mandato in estasi adorante è "un capestro per kut Willer" sul color, ma il bello arriva quando è Nizzi a rispondere...

 

"Perché il successo ottantennale di Tex non è dovuto né alla bellezza delle storie (che se ci sono, meglio), né a quella dei disegni, ma unicamente alla personalità di Tex e dei pards, al loro modo di agire, di parlare, di rapportarsi tra loro. Gli sceneggiatori che hanno mandato avanti la serie negli ultimi otto anni – tutti più giovani di me – lo hanno parecchio tradito, magari con le migliori intenzioni, convinti di svecchiarlo, di modernizzarlo, di renderlo più simile agli eroi cupi, “eccessivi”, che vanno di moda nel cinema e nei fumetti americani di oggi. Tex non ha più la stessa personalità, non si comporta e non parla come dovrebbe. Lo si vede agire spesso da solo, quasi sempre con Carson, raramente in compagnia dei tre pards. Il carattere di Tex è cambiato: non più ironico e anche un tantino goliardico, ma troppo serio. Il suo modo di parlare non è più quello pittoresco di G.L., ma un dialogo qualsiasi (non basta far dire «Peste e corna!»
a Tex o «Grande Matusalemme ballerino!» a Carson per simulare il diagolo bonelliano)
. In breve, i lettori non lo riconoscono più. Il successo della storia Un capestro per Kit Willer è dovuto al fatto che i lettori hanno finalmente ritrovato i quattro pards che da troppo tempo mancavano. Tutto qui."

 

Io devo capire se Nizzi quando dice queste cose, accusando tutti gli altri delle cose che ha fatto lui (è come se Recchioni cominciasse a fare polemiche ovunque contro gli sceneggiatori moderni che hanno tradito Dylan Dog inserendoci la continuity e facendo andare in pensione Bloch) ci crede davvero, o se si prende gioco di certi intervistatori zerbini. Ma sentire lo sceneggiatore che praticamente ha eliminato kit e Tiger dalla serie mettersi a pontificare sul fatto che gli "gli altri" sceneggiatori di Tex usino solo Tex e Carson, non si può davvero sentire. Ci dovrebbe essere un limite a tutto...

 

 

Ma infatti in redazione, dopo aver letto questa intervista, volevano cacciarlo via. Mi sono messo di  traverso io. Nizzi mi è utile, con tua buona pace...  :lol:

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<span style="color:red">17 minuti fa</span>, Diablero dice:

il successo ottantennale di Tex non è dovuto né alla bellezza delle storie (che se ci sono, meglio), né a quella dei disegni, ma unicamente alla personalità di Tex e dei pards

Già questa affermazione grida vendetta, ed è un'offesa a tutte le belle storie, alle  meravigliose sceneggiature scritte in questi 72 anni (comprese quelle di Nizzi) e ai grandi disegnatori che si sono succeduti nel tempo e che hanno contribuito al successo di Tex (e un'offesa anche ai suoi lettori).

Se su Tex ci fossero state storie banali disegnate in modo mediocre, però con dialoghi divertenti e spumeggianti dei 4 pards, sai che successo! La serie sarebbe finita dopo qualche mese.

 

Direi che Nizzi, come spesso gli è capitato, applica la sua visione personale e attuale di Tex (e oggi le sue storie sono così: trame scontate con qualche bel dialogo e due battute simpatiche) a tutta la serie, come se il vero Tex fosse solo il suo (persino più "vero" di quello di GL Bonelli!). 

 

<span style="color:red">40 minuti fa</span>, Diablero dice:

In breve, i lettori non lo riconoscono più.

 

Sembra quei politici, o anche quei giornalisti politicizzati, che trattano gli (e)lettori come sempliciotti con poche pretese, e a cui ovviamente attribuiscono il proprio modo di pensare e di vedere le cose.

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ma nel suo discorso c' è del vero.Non è che Ruju o Manfredi usino i 4 pards tanto spesso( ok,non lo faceva neanche lui,ma questo non cambia le cose) ,ed è anche vero che il successo di Tex è dovuto soprattutto alla sua personalità.Questo non vuol dire  che le storie vanno bene anche se sono brutte( non credo fosse quello il senso della risposta) ,ma semplicemente che il merito maggiore è proprio della caratterizzazione del personaggio,e personalmente sono abbastanza d' accordo.

Anche sui dialoghi non sbaglia poi tanto: sinceramente non è che quelli di Ruju,e a volte neanche di Boselli,siano ricchi delle invenzioni linguistiche tipiche di Bonelli.Io personalmente sono contento così,perchè le ho sempre trovate un po' stucchevoli, ma per chi piacciono puo' essere un difetto.

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<span style="color:red">26 minuti fa</span>, Grande Tex dice:

ma nel suo discorso c' è del vero.Non è che Ruju o Manfredi usino i 4 pards tanto spesso( ok,non lo faceva neanche lui,ma questo non cambia le cose)  

 

 

Invece questo le cambia e di molto. Perché LUI non lo faceva, ma io sì, lo faccio.

 

Non crediate che non mi sia arrabbiato anch'io, per quell'intervista. Ho solo lasciato correre, per pragmatismo. 

<span style="color:red">4 ore fa</span>, Poe dice:

 

Sembra quei politici, o anche quei giornalisti politicizzati, che trattano gli (e)lettori come sempliciotti con poche pretese, e a cui ovviamente attribuiscono il proprio modo di pensare e di vedere le cose.

 

 

"Il popolo italiano mi vuole Presidente del Consiglio..." . Il 15 per cento che ti vota, forse. Gli altri no.

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<span style="color:red">10 minuti fa</span>, borden dice:

Invece questo le cambia e di molto. Perché LUI non lo faceva, ma io sì, lo faccio.

sì,tu sì,ma gli altri molto poco,per dire

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Grande Tex, fidati, Nizzi autore non ne esce sminuito se per una volta gli si dà torto. Resta il grande autore che conosciamo, che anche lo stesso Boselli riconosce, tanto da pretenderne la presenza tra gli sceneggiatori. Ma quando dice cavolate, faremmo un torto a lui e a noi stessi se non lo ammettessimo. Con la stessa serenità con cui amiamo le sue storie. Quest'intervista è una cavolata gigantesca, non c'è altro da aggiungere. Meriterebbe di essere cacciato eccome; a parlare male in lungo e largo del nuovo corso di Tex fa del male al personaggio. Capirei, poi, se non ci lavorasse più, ma rientrare e sparare a zero contro i tuoi colleghi, ergendoti a custode del verbo glbonelliano, è umanamente scorretto

  • +1 1
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<span style="color:red">8 ore fa</span>, Diablero dice:

Gli sceneggiatori che hanno mandato avanti la serie negli ultimi otto anni – tutti più giovani di me – lo hanno parecchio tradito

Il bue che dice cornuto all'asino:azz:

Il suo Tex non perdeva l'occasione di slacciare il cinturone davanti al primo sceriffo corrotto..per non parlare delle figure da "piccione"

<span style="color:red">8 ore fa</span>, Diablero dice:

Lo si vede agire spesso da solo, quasi sempre con Carson, raramente in compagnia dei tre pards.

Lui era il primo che lasciava Kit Willer e Tiger a marcire dentro la riserva! Forse non ricorda più cosa ha scritto..

 

 

 

 

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È stato scorrettissimo, oltre a dire un mucchio di inesattezze e di castronerie. 
Caro Mauro, a te serve, e abbiamo capito perché, ma a noi lettori fai un torto oltre che un danno.

Io ci ripenserei, e non per vendetta o meschinità, ma soltanto perché fa male alla serie leggere altre sue storie che, nella migliore delle ipotesi, raggiungeranno la sufficienza. 
E lo dice uno che ha adorato il primo Nizzi. Però, da queste parole, si capisce perché non potremo più leggere una sua bella storia, perché c’è assoluta mancanza di autocritica e convinzione di stare nel giusto.

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Strana intervista, soprattutto considerando che l'autore è ancora nello staff.

Chissà se l'intervistatore ha leggermente interpretato quello che è stato detto, magari dietro imbeccata.

Da un certo punto di vista tutti gli autori hanno "tradito" G.L. Bonelli, inevitabilmente perché ognuno ha il suo stile, e Nizzi per primo.

Per esempio penso alla differenza del Barbanera visto su "S.Francisco" e quello su "La congiura": il personaggio diventa un nemico/amico più macchiettistico. Poi a me è piaciuto anche di più rispetto all'originale per i siparietti con i Pards, ma comunque é diverso da quello creato da Bonelli.

Se le parole dell'autore di Fiumalbo sono esattamente quelle riportate nell'intervista, secondo me ha sbagliato.

In tal caso Borden si è mosso bene, ragionando prima di tutto da curatore: a parte la mancanza di sceneggiatori per il proliferarsi delle uscite, servono tutti gli altri autori per accontentare quelle fette di lettori che apprezzano le loro storie.

 

 

Modificato da zagor70
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Nah, sono parole di Nizzi. Cioè lui la pensa così. Anni fa disse, riferendosi al nuovo Tex di Boselli che arrivava in edicola, che era pericoloso per la tradizione (cioè il fatto che Tex non fosse centrale alle storie, o i troppi comprimari in gamba quasi come il protagonista principale). Attenzione, Nizzi non ha mai detto che erano storie sceneggiate male, il problema, semmai, è la sua personale visione del personaggio. Una visione che è sua e solo sua e che non gli ha permesso di maturare come autore. Secondo me lì è il nocciolo della questione. Nizzi approccia a Tex come un artigiano che ripete il lavoro che ha imparato negli anni. Come a bottega. Non ci mette nulla di più ed è radicato nella sua metodica lavorativa. Che poi, quando era in vena, Nizzi ha raggiunto risultati ottimi è innegabile, ma oggi è un autore che fa un lavoro privo di sussulti. Essere artigiani non fa di te un artista, ma è proprio per questo che Boselli se lo tiene in staff, perché Nizzi è uno che sa lavorare, vai sul sicuro, non devi aspettarti nulla, non ti crea problemi. Oltre al fatto che ha un vasto pubblico di ammiratori cresciuti con lui e che lo seguono, dunque è una scelta che posso capire... 

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  • Sceriffi

Più che altro, quello che preoccupa è che dica che il successo di Tex non è dovuto alla bellezza delle storie. Cosa ci si può aspettare da uno che scrive Tex con questa impostazione? Se fare una storia bella o brutta non conta, ma conta solo "la personalità di Tex, il suo modo di agire e di parlare" (come se lui stesso non avesse "tradito" questi aspetti per primo, nella parte finale della sua carriera), allora stiamo freschi...

Se questo è lo spirito con cui ha scritto Tex negli ultimi anni prima dell'abbandono, molte cose si spiegano.

È davvero impensabile che un autore dica che la bellezza delle storie che uno scrive non contino. L'obiettivo di chiunque è quello di raccontare una bella storia - che poi ci riesca, è un altro paio di maniche.

  • +1 1
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Diciamo che, prendendo per buona tale asserzione di Nizzi, dovremmo dedurne che i lettori apprezzerebbero le storie di Tex solo ed esclusivamente perché ci sono Tex ed i pards. Interpretando tali parole, dunque, Tex ed i pards potrebbero anche ritrovarsi a combattere nello spazio profondo, che tanto essendoci loro i lettori apprezzerebbero la storia a prescindere 🤔... Mah!!!

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  • Sceriffi
<span style="color:red">19 minuti fa</span>, pecos dice:

Più che altro, quello che preoccupa è che dica che il successo di Tex non è dovuto alla bellezza delle storie. Cosa ci si può aspettare da uno che scrive Tex con questa impostazione? Se fare una storia bella o brutta non conta, ma conta solo "la personalità di Tex, il suo modo di agire e di parlare" (come se lui stesso non avesse "tradito" questi aspetti per primo, nella parte finale della sua carriera), allora stiamo freschi...

Fraintendi. Dice: 

"Perché il successo ottantennale di Tex non è dovuto né alla bellezza delle storie (che se ci sono, meglio), né a quella dei disegni, ma unicamente alla personalità di Tex e dei pards, al loro modo di agire, di parlare, di rapportarsi tra loro."

Il successo di Tex è dovuto soprattutto al linguaggio colorito e fantasioso, entrato nell'immaginario collettivo, al rapporto tra i Pards.... Non dice che le storie di Bonelli senior siano brutte, ma che il successo è dovuto anche e soprattutto da altri fattori. Ed è vero! Guardate i gruppi, quando i membri mettono delle foto, troviamo sempre: Bistecche e Patatine, Birra ghiacciata, Fagioli..... Citando a raffica le frasi famose. Invece quante analisi delle storie di Bonelli e seguenti trovate? Il Forum, è pieno di analisi, non postiamo foto, discutiamo e basta. Solo che qui siamo in cento, di là in 25 mila! 

"Gli sceneggiatori che hanno mandato avanti la serie negli ultimi otto anni – tutti più giovani di me – lo hanno parecchio tradito, magari con le migliori intenzioni, convinti di svecchiarlo, di modernizzarlo, di renderlo più simile agli eroi cupi, “eccessivi”, che vanno di moda nel cinema e nei fumetti americani di oggi. Tex non ha più la stessa personalità, non si comporta e non parla come dovrebbe." Questa esclamazione da una parte non mi piace, Boselli vuole modernizzare e cambiare Tex? Ma No! Però, che il linguaggio di Tex sia cambiato, è verissimo, anzi piano piano sta scomparendo. O almeno, rispetto a quando c'erano Nizzi e Bonelli Sr. sta scomparendo. 

"Lo si vede agire spesso da solo, quasi sempre con Carson" 
Qui sbaglia, di molto anche! Il quartetto c'è molte volte. Quando scriveva lui Tex, non c'era quasi mai. 

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  • Sceriffi
<span style="color:red">13 minuti fa</span>, MacParland dice:

Fraintendi. Dice: 

"Perché il successo ottantennale di Tex non è dovuto né alla bellezza delle storie (che se ci sono, meglio), né a quella dei disegni, ma unicamente alla personalità di Tex e dei pards, al loro modo di agire, di parlare, di rapportarsi tra loro." 

 

Non ho frainteso niente. Dice chiaramente che la bellezza delle storie è collaterale, che se le storie sono belle va bene, ma anche se sono brutte fa lo stesso.

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Comunque spiega perchè le sue ultime storie sono caratterizzate (oltre dalle continue figuracce di Tex) da pagine e pagine dedicate sempre ai soliti "tormentoni", tipo fare due scenette di fila, una dopo l'altra, in due occasioni diverse, di "Carson e la bistecca con patatine" nella sua ultima storia sulla regolare.

 

Se crede davvero in quello che dice, lui è convinto che infarcire una storia di scenette simili, basta a fare contenti i lettori. Anche se la storia poi non ha senso. Anche se è brutta. Anche se proprio quelle scenette ammazzano il ritmo.

 

Al punto (come nell'ultimo color) di avere una storia in cui Tex lascia andare due assassini, senza nemmeno tentare di inseguirli, perché preferisce mangiarsi una torta di mele DA SOLO (con Carson  che lo redarguisce perché non gli ha lasciato una fetta) come un Poldo Sbaffini di Braccio di Ferro. È convinto che il lettore di Tex preferisca le scene al ristorante, e che abbia approvato quella scelta: "sì, dai, che bello, altre pagine al ristorante, per fortuna non se ne è andato ad inseguire quegli assassini!"

 

Se quella è davvero la sua visione del lettore "tipo" di Tex (e le sue ultime storie per me dimostrano che è proprio così), si capisce anche perchè fa storie cosi elementari e banali: perchè sforzarsi per dare qualità ad un lettore simile, che non rispetti?

 

E si capisce anche di più il crollo e il disgusto per Tex degli anni 90: non il superlavoro (che ho già dimostrato, con numeri e cifre, che non è mai esistito, anzi, dopo la crisi scriveva di più), ma lo scrivere "a macchinetta" storie ripetitive per un pubblico che non rispetti, il macinare pagine con noia come un impiegato che timbra il cartellino. Quella è stata probabilmente la crisi causata dalla morte della passione di Nizzi per il suo lavoro.  Non mereviglia quindi che dopo abbia sempre scritto con pochissima passione (o proprio zero), senza essere più in grado di avere idee per storie nuove (tanto da riciclare vecchie storie di Larry Yuma o copiare opere di Pratt o D'Antonio o farsi scrivere i soggetti da altri), come dice lui stesso nel libro di Guerino).

 

E se è vero che ci sono reazioni entusiastiche su Facebook (non frequento quel postaccio), vuol dire che c'è una parte di lettori che corrisponde pienamente alla sua descrizione, e lui scrive (senza alcuna passione o impegno) per loro.

 

Ma questo è davvero "scrivere come timbrare il cartellino", macinare pagine con sempre i soliti tormentoni, probabilmente (anche se questo non lo dice) scrivendo cose che ritieni tu stesso infime, solo per la pagnotta.

 

I preferisco gli autori che scrivono cose che piacciono prima di tutto A LORO. poi se li compro o no, dipende se piace anche a me, ma comunque preferisco l'onestà di un autore che scrive quello che gli piace, alla scarsa consideraziione di un autore che macina pagine a macchinetta perchè "è quello che vogliono, e allora glielo dò..."

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1 ora fa, Diablero dice:

. È convinto che il lettore di Tex preferisca le scene al ristorante

Ce ne erano a bizzeffe anche in Glb... e aiutano secondo me a creare un po' di "immedesimazione"del lettore...quante volte avrei voluto sedere al locale cinese di hop Lee a Canyon Diablo...personalmente le trovo piuttosto azzeccate,se non se ne si abusa ovviamente

 

1 ora fa, Diablero dice:

Se quella è davvero la sua visione del lettore "tipo" di Tex (e le sue ultime storie per me dimostrano che è proprio così), si capisce anche perchè fa storie cosi elementari e banali: perchè sforzarsi per dare qualità ad un lettore simile, che non rispetti?

Serialità sicuramente.lui è sinceramente convinto che il lettore non fanzinaro voglia storie semplici e lineari...non so se ha ragione ma ci crede per davvero.

 

10 ore fa, pecos dice:

L'obiettivo di chiunque è quello di raccontare una bella storia - che poi ci riesca, è un altro paio di maniche.

Non sempre si può scrivere capolavori.credo che lui intenda che scrivere una magnifica storia ma fuori contesto sia peggio che scriverne una banale ma seriale...

1 ora fa, Diablero dice:

se è vero che ci sono reazioni entusiastiche su Facebook (non frequento quel postaccio), vuol dire che c'è una parte di lettori che corrisponde pienamente alla sua descrizione, e lui scrive (senza alcuna passione o impegno) per loro.

 

Mi sembra che sia anche grazie a loro che Tex continui ad uscire con tali numeri...e io detesto fb come te,per altro...

1 ora fa, Diablero dice:

macinare pagine con noia come un impiegato che timbra il cartellino. Quella è stata probabilmente la crisi causata dalla morte della passione di Nizzi per il suo lavoro.  Non mereviglia quindi che dopo abbia sempre scritto con pochissima passione (o proprio zero), senza essere più in grado di avere idee per storie nuove (tanto da riciclare vecchie storie di Larry Yuma o copiare opere di Pratt o D'Antonio o farsi scrivere i soggetti da altri), come dice lui stesso nel libro di Guerino).

 

Sono d accordo abbastanza...c era un editore sopra di lui però...

Sicuramente la crisi di idee uccide psicologicamenre un autore,e ne provoca realmente frustrazione e rabbia....

Ad un certo punto si autoconvince che il suo Tex sia l unico Giusto e il più fedele all'originale.... tralasciando tantissimo il Tex delle origini dei primi sessanta/settanta numeri...

 

Modificato da Barbanera
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Il 24/5/2021 at 14:23, Diablero dice:

Gli sceneggiatori che hanno mandato avanti la serie negli ultimi otto anni – tutti più giovani di me – lo hanno parecchio tradito, magari con le migliori intenzioni, convinti di svecchiarlo, di modernizzarlo, di renderlo più simile agli eroi cupi, “eccessivi”, che vanno di moda nel cinema e nei fumetti americani di oggi.

 

Ma sì, Nizzi qui è veramente indifendibile. Cosa vuol dire che Tex negli ultimi 8 anni (quindi, visto che l'intervista è del 2019, nel periodo più o meno tra il numero 600 e 700 della serie) gli sceneggiatori hanno tradito il personaggio "rendendolo simile agli eroi cupi ed eccessivi americani"?

Bellissime storie come "I giustizieri di Vegas" o "Jethro", divertenti e spumeggianti come "L'ombra del Maestro" o "Il segreto del giudice Bean" avventurose come "El Supremo" o classicamente western e psicologiche come "Le catene della colpa" o "Mezzosangue" di Ruju, ecc. ecc. sarebbero un tradimento? Sarebbero "eccessive"? Seguirebbero una moda?

 

Tex in qualche storia è più cupo, è vero, per esempio in "Luna insanguinata", ma anche in passato, ai tempi d'oro di GLB, Tex era spesso diverso da una storia all'altra (diverso come tono e atmosfera della storia, intendo), solare e spiritoso in certe avventure di solito disegnate da Letteri, più serio, determinato e duro in altre, affidate magari a Galep o Fusco.

 

Semmai nella fascia 600-700 bisognerebbe riconoscere agli sceneggiatori il merito di essere riusciti a variare notevolmente il tipo di avventure, molto diverse l'una dall'altra, cercando di creare storie ambiziose, da "I rangers di Lost Valley" a i "Sabotatori", a "Giovani assassini", fino alla più recente "Guatemala", a volte riuscendoci a volte non del tutto ("Il ritorno di Lupe"), ma comunque provando a non svolgere il semplice compitino riciclando idee trite e ritrite.

 

Poi ci saranno anche i lettori che si accontentano di poco (come quelli che leggono Dylan Dog solo perché c'è il sangue e lo splatter, senza neanche capire bene la trama), ma la maggior parte - secondo me - quando legge una storia di Tex, o di qualunque altra serie, vuole qualcosa di nuovo, non la solita minestra, altrimenti smette (perché il calo di vendite di tante serie se no?). E se davvero è affezionato al personaggio Tex, si dispiace a vederlo così svilito, non si diverte affatto ad assistere sempre alla riproposizioni dei soliti cliché fini a se stessi...

 

Il calo delle vendite nelle serie Bonelli è dovuto a tanti e vari motivi, d'accordo, ma principalmente alle brutte storie ripetitive e senza anima che si scrivono, non tanto al cosiddetto "tradimento" del personaggio, che tradimento non è, visto che inevitabilmente qualche cambiamento nel tempo deve subire. Se certe serie hanno chiuso o sono in crisi è perché la qualità delle singole storie è calata, non perché i personaggi si sono modificati nel tempo e - come dice Nizzi - "i lettori non lo riconoscono più"!

 

La posizione di Nizzi non è neanche reazionaria, è fintamente nostalgica (di un passato inventato).

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<span style="color:red">11 ore fa</span>, Diablero dice:

preferisco gli autori che scrivono cose che piacciono prima di tutto A LORO. poi se li compro o no, dipende se piace anche a me, ma comunque preferisco l'onestà di un autore che scrive quello che gli piace, alla scarsa consideraziione di un autore che macina pagine a macchinetta perchè "è quello che vogliono, e allora glielo dò..."

ma il punto è che scrivere così evidentemente gli piace,altrimenti non sarebbe tornato a scriverlo.Credo che mettere tanti clichè gli piaccia,non lo fa solo per i lettori ma per sè stesso.

 

<span style="color:red">19 ore fa</span>, pecos dice:

 

Non ho frainteso niente. Dice chiaramente che la bellezza delle storie è collaterale, che se le storie sono belle va bene, ma anche se sono brutte fa lo stesso.

no,non dice che se sono brutte va bene.Dice che è più importante che siano fedeli piuttosto che siano belle ma non canoniche.E sono abbastanza d' accordo.

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Quando Nizzi parla dei clichè da ripetere con i siparietti tra Tex e Carson perché piacciono ai lettori lo capisco.

Per esempio la storia cittadina "Delitto nel porto" la ricordo come una buona vicenda, ma la prima cosa che mi ritorna in mente è l'inizio: quando Carson rimane intrappolato nella porta girevole dell'albergo, e con Tex stanno per romperla prima che arrivi il portiere. Poi variare per cercare un po' di originalità non é certo un male.

 

Quello che giustifico molto meno è la critica così esplicita ai colleghi.

Se pensa che il vero Tex lo scrive solo lui, poteva evitare di dirlo pubblicamente, visto che fa ancora parte dello staff

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  • Sceriffi
<span style="color:red">4 ore fa</span>, Grande Tex dice:

no,non dice che se sono brutte va bene.Dice che è più importante che siano fedeli piuttosto che siano belle ma non canoniche.E sono abbastanza d' accordo.

 

Eh vabè, allora interpretatelo come volete :rolleyes:

 

<span style="color:red">3 ore fa</span>, zagor70 dice:

Quando Nizzi parla dei clichè da ripetere con i siparietti tra Tex e Carson perché piacciono ai lettori lo capisco.

 

Ma infatti, anche questo fa parte del mondo di Tex - una parte essenziale, direi. È senza dubbio importante mantenere questi aspetti.

L'errore che fa Nizzi è quello di pensare che questi bastino a fare una buona storia di Tex (denotando anche una considerazione non troppo elevata dei lettori di Tex...), e di pensare di essere rimasto il solo custode del verbo texiano. Quando invece basta aver letto un po' di storie di Boselli per sapere che questi elementi li inserisce anche lui nelle sue storie - certo, senza che la trama ruoti attorno ad essi: Borden non rinuncerà mai a far inseguire a Tex degli assassini, pur di inserire una scena in cui si mangia una torta di mele...

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