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TWF - Tex Willer Forum

[449/450] Gli Uomini Che Uccisero Lincoln


Guest Colonnello_Jim_Brandon
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Voto alla storia  

57 utenti hanno votato

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Messaggi consigliati/raccomandati

Hai perfettamente ragione, John, sia su quest'ultima forzatura sia sul fatto che alla fine non importa: la storia resta comunque uno spettacolo.

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  • 1 anno dopo...

Di questa storia è stupendo il finale, con le riflessioni di Tex e Carson sul destino degli indiani d'America. Ricorda molto il finale amaro di "le colline dei Sioux" o quello di "Little Bighorn"... un Tex eroe fino in fondo ma consapevole alla fine di soccombere alla Storia. Bellissimo il dialogo tra i rangers ed il Presidente. Purtroppo non sono riuscito ad apprezzare a pieno il resto della trama e so anche il perchè: i disegni di Ortiz... Trama: 8Disegni: 5

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  • 9 mesi dopo...
  • Collaboratori

Da un fatto storico dalla portata enorme per la storia degli Stati Uniti, l'assassinio del Presidente Lincoln da parte di John Wilkes Booth, di professione attore teatrale, Nizzi trae una storia di due albi sfruttando il fatto che l'identità dei veri mandanti del complotto non fu mai scoperta. Tex, come sappiamo, è una figura presente in tutti gli avvenimenti storici più rilevanti del suo tempo ed è venuto a contatto con i personaggi storici più conosciuti. L'idea del carteggio privato di Booth che rivelerebbe i veri nomi dei complottisti che giunge nelle mani presidenziali grazie ai nostri pards è quindi accettabilissima e l'autore è riuscito a trarne un'avventura solida, senz'altro accattivante. Come è già stato ribadito da altri nei messaggi precedenti il canovaccio della storia è tipicamente glbonelliano: i nostri, per puro caso, sono presenti nel momento in cui degli agenti speciali intercettano ed uccidono l'ultimo possessore del carteggio. Prima di spirare, l'uomo fa in tempo a rivelarne a Tex l'esatta ubicazione, con l'espressa richiesta di farlo pervenire nelle dirette mani del Presidente, il quale onora della sua amicizia il Ranger dopo che questi, una sessantina di numeri prima, gli ha salvato la pellaccia in un attentato a Santa Fe, quando questi correva per la sua rielezione presidenziale. Tex e Carson intraprendono il viaggio che è una vera e propria corsa ad ostacoli verso Washington. Il soggetto, a grandi linee, è questo. Ma nel momento di sceneggiare la storia, l'autore rinuncia inspiegabilmente a uno degli atout più importanti che ha in mano, ovvero tenere nascosti i mandanti fino all'epilogo finale alla Casa Bianca. E la storia perde almeno la metà delle sue pretese, per trasformarsi in ultima analisi in una avvventura sempliciotta che certo non merita, alla fine, di aver chiamato in causa il celebre episodio storico. Se a questo aggiungiamo che le difficoltà in cui si imbattono, pur senza cadere nel banale come accadrà purtroppo in diverse storie della fascia 500, non mettono tuttavia certo in buona luce i nostri e anche certi espedienti come Carson che riesce a liberarsi bruciando le corde con il fuoco (o la brace) sono al limite della credibilità, così come il miracoloso unguento indiano che guarisce le piaghe dopo appena una notte di riposo. Gli antagonisti, senatori e agenti corrotti, non sono sfruttati al massimo delle loro possibilità e l'autore non riesce a differenziarli troppo dai comuni banditi affrontati in genere dai due tizzoni d'inferno: ci si sarebbe aspettato un po' di macchiavellismo in più da questi 007, in realtà scaltrezza e furbizia sembrano appannagio solo dei nostri eroi. La storia gode comunque anche di alcuni buoni momenti, soprattutto lo scorrazzante arrivo alla Casa Bianca che ricorda un po' quello di San Francisco della storia "Il laccio nero". In conclusione un'avventura che si lascia leggere, ma non il capolavoro che era lecito aspettarsi. Ortiz ,al debutto sulla serie regolare, con un tratto ancora marcatamente ticciano (certe vignette al limite del plagio), illustra benino la storia.

 

 

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  • 3 anni dopo...

Ho riletto recentemente la storia.una trama particolare che il buon Nizzi riesce a gestire con maestria...Mi piace MOLTO la tesi (di fantasia) del complotto orchestrato da membri del Partito Repubblicano atta ad uccidere l "onesto Abe" sfruttando Booth e la sua follia...con questa tesi Nizzi scagiona gli Stati del Sud dall essere i mandanti politici e morali dell omicidio.Del resto anche in altre storie di Tex Nizzi dimostra una certa "comprensione" nei confronti degli sconfitti della Guerra Civile e,pur non mettendo mai in dubbio la giusta causa nordista dell abolizione della schiavitù, dimostra come molti uomini d affari del Nord (come il ranchero Butler) avessero appoggiato la causa unionista solo per convenienza e che in realtà vedessero in Lincoln un pericoloso intralcio ai loro interessi.

Il presidente è chiaramente l ex Generale unionista Grant,Repubblicano e nella realtà pessimo presidente coinvolto in numerosi scandali finanziari e di tangenti

Il finale è in agrodolce,mi spiego:se da una parte il complotto viene smAscherato,quando il buon Carson chiede a Tex se secondo lui il Presidente aiuterà DAVVERO gli Indiani come ha promesso durante la cena,ll Nostro risponde che la storia è contro chi perde,e purtroppo gli indiani hanno perso e le cose  continueranno ad andare male per loro,nonostante le promesse.

Capitolo disegni:molto belli,ma d altra parte io sono un fan di Ortiz...

Modificato da Barbanera
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Storia non brutta che però si dimentica facilmente dopo la prima lettura, nel senso che non rimane molto impressa nella memoria del lettore, complice la quasi totale mancanza di scene d'azione.
Il miglior momento é senz'altro quello della tortura di Tex con conseguente gesto eroico di Carson.

E penso che é una delle rare volte in cui una situazione difficile viene risolta da Carson e non da Tex.
Per il resto, ordinaria amministrazione.
Disegni di Ortiz superiori alla sua media. Penso che questo sia il suo periodo migliore, considerato che di seguito a questa sfornò la stupenda "Sulla pista di Forte Apache".
Voto alla storia: 6,8
Voto ai disegni: 7,5

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  • 3 mesi dopo...
  • co fondatore

La storia che giudico spartiacque. Non che sia l'ultima buona di Nizzi. Solo che dopo Gli uomini che uccisero Lincoln le storie degne del vecchio professionismo nizziano sono state davvero poche, rare luci in una landa sempre più oscura, fino al crollo avvenuto con la centuria successiva. E dire che, a una seconda lettura, anche questa dimostrava ben più di una pecca. Però è scritta bene e con mestiere e ha un Carson eroico cavacastagne così diverso dal vecchio brontolone sparadomande tipico dell'autore di Fiumalbo. Ci sono gli elementi della spystory e personaggi potenzialmente interessanti, che in due soli albi non potevano però essere approfonditi meglio.

Ortiz all'epoca era una garanzia sia su Tex che su Magico Vento, anche se il paesaggio attorno al treno quando questo si avvicina a Washington è brullo quanto quello del West. Fossero tutti così gli errori...

 

Comunque,

 

TESTI 7,5

DISEGNI 8,5

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  • 1 mese dopo...

Magnifica storia,  per me tra le migliori di Nizzi. Splendidamente disegnata da un Ortiz raramente così bravo, ha una trama hitchcockiana ricca di scene da ricordare( la tortura dei pards, il flashback su Lincoln, l' adrenalinico inseguimento finale). La trama è  decisamente originale, é  da un po' che non si vedono complotti politici, bisognerebbe ripristinarli.  STRATOSFERICO il Carson che risolve la situazione con astuzia e sangue freddo, condizionando poi indirettamente anche la vera e propria sconfitta degli avversari fingendo che il plico si trovi alla banca. Un GRANDE  Kit Carson.

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  • 6 mesi dopo...

Dopo alcune prove altalenanti, sintomo di una palese involuzione creativa, Nizzi sfodera una brillante storia, avvincente e dal ritmo vorticoso, che appassiona il lettore e pare catapultarlo indietro di un decennio, ai tempi in cui lo stimato sceneggiatore viaggiava a gonfie vele sulle tumultuose onde dell’ispirazione. Bello lo spunto di soggetto con l’intrigo politico a fare da filo conduttore e ottima la sceneggiatura che scorre via a ritmi alti. Agguati e colpi di scena si susseguono senza soluzione di continuità e il secondo albo è un concentrato di azione e adrenalina che appassiona tavola dopo tavola. I due pards fronteggiano adeguatamente gli agenti del servizio segreto agli ordini del senatore Wallace e riescono, dopo tante peripezie, a far pervenire al Presidente le prove dell’inatteso complotto nordista che portò all’assassinio di Lincoln. Ironia e dinamicità viene ben dosata da Nizzi, che ci dona pure (finalmente!)  un’ottima performance risolutrice di Carson, troppo spesso bistrattato in quel periodo dallo stesso autore. Non manca qualche leggerezza e origliata, ma il tutto funziona in fin dei conti e la riuscita dell’episodio è garantita. Più che buono l’esordio di Ortiz sulla regolare. Personalmente ho amato fin dal texone il suo stile nervoso e “sporco”; il tratto dinamico e spigoloso dell’artista iberico, ben si prestò alla narrativa western e garantì ottime prove grafiche sulla saga, prima del vistoso cedimento negli ultimi anni di carriera. Mi chiedo quanti affari facesse con lui la cartoleria di fiducia, visto la quantità industriale di china utilizzata nelle sue tavole, in cui il nero faceva da padrone! :D A parte le battute, proprio il suo massiccio uso di zone scure e tratteggi nervosi, fece sì che il fumettista spagnolo entrasse nella cerchia degli autori che più mi apprestavo a ricopiare e imitare nelle lunghe ore destinate alla mia passione per il disegno.

Curiosa (e famosa!) la topica della vignetta errata, con il Palazzo del Congresso rappresentato al posto della Casa Bianca. Strano che Ortiz incappò in questo grossolano errore solo nel primo riquadro, per poi rappresentare correttamente nelle tavole successive gli scorci della residenza presidenziale; ancor più strano che la svista sfuggì alla sempre attenta redazione prima della stampa, causando così particolare clamore, visto che anche alcuni quotidiani riportarono allora l’insolita notizia. Nelle successive ristampe fu apportata la dovuta correzione, ma non nascondo che possedere l’albo con la vignetta “incriminata” mi fa molto piacere. Il mio voto finale è 8

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  • 1 mese dopo...

Gli uomini che uccisero Lincoln non è un capolavoro. 

Ma rientra tra quelle tante ottime storie store che Gian Luigi Bonelli, Guido Nolitta, Claudio Nizzi, Mauro Boselli e gli altri autori ci hanno sempre assicurato, regalando a Tex oltre settanta anni di vita avventurosa.

 

La storia, con le sue piccole incongruenze (mi sembra piuttosto improbabile che il Presidente si avveda del parapiglia che avviene nel giardino della casa Bianca e si affacci alla finestra giusto in tempo per far liberare i nostri amici) e con l'ormai mitica cantonata di Ortiz, si fa leggere molto volentieri.

In contrasto con quanto successivamente avrebbe fatto, trasformando Carson in una specie di macchietta, in questa avventura Nizzi regala a Capelli d'Argento un tratto eroico, facendo di lui l'artefice sia della salvezza da una situazione che appariva senza uscita, sia del successo della delicata missione.

 

Buoni i disegni di Ortiz, benché a mio giudizio le storie cittadine non siano l'ideale per il suo tratto.

 

Rileggere la storia, però, ha rinfocolato un dubbio dentro di me.

Se il Presidente del Stati Uniti deve la vita a Tex e Carson, e di ciò è loro riconoscente, perché mai i nostri eroi non hanno mai pensato di tentare di ricorrere a lui in alcune vicende in cui c'era il rischio che scoppiasse una guerra indiana e che tanto sangue venisse versato.

Penso, ad esempio, a Le colline ei Sioux, storia che si svolge appena trenta albi dopo la conclusione di questa vicenda. Perché mai in quell'occasione Tex non tentò di richiedere al Presidente di intervenire a salvare molte vite umane?

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Lungi dall'essere un capolavoro, trattasi comunque di una storia nel complesso più che dignitosa, al netto di qualche passaggio a vuoto (non mi riferisco certo all'ormai celeberrimo lapsus di Ortiz che disegna il Campidoglio di Washington in luogo della Casa Bianca), che si lascia leggere e rileggere volentieri e scorrevolmente. Tutto sommato ben congegnata la trama, che vede Tex e Carson alle prese con una delicatissima questione di stato, nella quale si trovano catapultati per puro caso, e che li costringe a sfidare qualcosa di simile a dei servizi segreti deviati: ne scaturisce una vicenda di inseguimenti e segreti pericolosi, combattuta senza esclusione di colpi dagli avversari di turno, numericamente numerosi ma, almeno a mio giudizio, mai stati davvero in grado di impensierire seriamente Tex e Carson (per meglio dire, avrebbero avuto la meglio su dei comuni mortali, ma per avere la meglio sui due pards ci vuole ben altro). Non si può certo dire che Nizzi si sia troppo prodigato nel curare la loro caratterizzazione: il senatore Wallace appare solo in una scena, e di lui sappiamo solo che si tratta di un gran burattinaio; il ranchero Butler è il classico signorotto locale interessato esclusivamente a tutelare i propri interessi; gli agenti segreti Regan e Baker, meri e pedissequi esecutori di ordini, si mostrano sin troppo maldestri per rappresentare antagonisti davvero ostici.

 

Il personaggio più interessante della vicenda, che tuttavia abbiamo modo di conoscere poco a fondo, è l'avvocato Stoppard alias Norton, figura inconsueta di vittima (a maggior ragione per l'epoca di pubblicazione della storia), ucciso a tradimento da Regan e Baker perché in possesso del memoriale del famigerato John Wilkes Booth: la sua non è certo una fine piacevole, ma è un personaggio che, almeno per quanto mi riguarda, fatica a suscitarmi pietà, in quanto nemmeno lui passa per essere un fiore di campo. Al contrario, si evince esplicitamente come per buona parte della vita abbia tratto vantaggio dagli scottanti documenti in suo possesso ricattando i mandanti di Booth.

 

Una delle principali peculiarità di questa storia, dal mio punto di vista, risiede appunto nel fatto che - caso magari non unico, ma abbastanza raro nella saga texiana - il Ranger non si trova a dover intraprendere un'avventura per opporsi ad uno dei soliti soprusi, e quindi per intervenire in difesa di una vittima vessata dal prepotente di turno, ma semplicemente si ritrova coinvolto in un affare apparentemente più grande di lui, dal quale comunque riesce a venire fuori con la consueta risolutezza, grazie anche e soprattutto al contributo di un Carson tra i più e meglio valorizzati dell'intera saga, autore di un gesto eroico e di importanza fondamentale nella prima parte della storia, quando sopporta stoicamente il fuoco su mani e polsi per liberarsi e cavare dai guai sé stesso e Tex. Parimenti da applausi, per motivi diametralmente opposti, la battuta che il Vecchio Cammello riserva agli esterefatti passeggeri della carrozza diretta alla Casa Bianca, asserendo di essere lì diretto "per prendere té e pasticcini con il Presidente!".

 

Proprio l'incontro con il Presidente - che ha le sembianze di Ulysses Grant - rappresenta, a mio parere, uno degli aspetti peggio gestiti della storia: come ha opportunamente sottolineato @F80T nel precedente post, è decisamente poco credibile che il Presidente, l'uomo più protetto degli Stati Uniti, e quindi abituato ad un certo protocollo dentro e fuori la Casa Bianca (pardon, Campidoglio :P), nel sentire il trambusto suscitato nel cortile di casa sua da Tex e Carson, notevole e soprattutto inusuale, si limiti ad affacciarsi dalla finestra con il volto di chi è solo un po' meravigliato. Poco credibile, ma qui entriamo nel campo del peluovismo soggettivo, è secondo me che il senatore Wallace possa essere originario di Cheyenne, nel Wyoming: il senatore sembra un uomo abbondantemente oltre la cinquantina, e da quel che so prima della Guerra di Secessione Cheyenne nemmeno esisteva (risulta fondata nel 1867), per cui se ci si appiglia ad un minimo di realismo tale dettaglio risulta alquanto improbabile. Più verosimile, dunque, che lui e Butler siano originari di un altro luogo, dal quale il ranchero si è poi spostato per inseguire il suo "sogno americano".

 

Più che dignitosa anche la prova di Ortiz, a maggior ragione in considerazione del fatto che il suo tratto sembra predisposto per raffigurare storie tipicamente western.

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On 15/9/2019 at 11:15, juanraza85 dice:

Proprio l'incontro con il Presidente - che ha le sembianze di Ulysses Grant -

 

In realtà no, visto che Grant non aveva i capelli bianchi ed era più basso di come viene raffigurato questo. Inoltre, se la storia fosse ambientata nell'attuale presente di Tex Grant non è più P

Presidente da circa 10 anni .

Nel periodo in questione i Presidenti possibili erano: Grover Cleveland, Democratico (dal 1885 al 1889 e di nuovo dal 1893 al 1897

 

Grover Cleveland - NARA - 518139 (cropped).jpg

 

e Benjamin Harrison, Repubblicano (dal 1889 al 1893)

 

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Solo il secondo, però era stato un generale nordista.

Mah

 

Cita

rappresenta, a mio parere, uno degli aspetti peggio gestiti della storia: come ha opportunamente sottolineato @F80T nel precedente post, è decisamente poco credibile che il Presidente, l'uomo più protetto degli Stati Uniti, e quindi abituato ad un certo protocollo dentro e fuori la Casa Bianca (pardon, Campidoglio :P), nel sentire il trambusto suscitato nel cortile di casa sua da Tex e Carson, notevole e soprattutto inusuale, si limiti ad affacciarsi dalla finestra con il volto di chi è solo un po' meravigliato.

 

Qui, vi devo fare una piccola lezione di Storia: nel periodo che stiamo considerando sapete quanto era protetto il Presidente degli Stati Uniti?  Quasi per niente. C'erano, forse un paio di militari di guardia al cancello e basta. Quando il Presidente si muoveva la sua sicurezza era affidata alle forze di polizia locali. 

il 2 luglio 1881 Charles J Guiteau potè avvicinarsi senza problemi al Presidente James A. Garfield ,in piedi sulla banchina della stazione di Washington in attesa di salire sul treno che l'avrebbe portato in New Jersey, e sparargli due volte senza essere fermato. Solo dopo l'assassinio del Presidente McKinley il 6 settembre 1901 si decise di istituire un servizio permanente di protezione affidandolo alla sola ed unica agenzia federale di tutela della legge che esisteva allora: il Servizio Segreto, che ad onta del nome, non era un servizio di spionaggio ma si occupava dei reati di contraffazione di denaro e simili, tipo la nostra Guardia di Finanza.

Quindi il comportamento del Presidente in questa storia è assolutamente giustificato.

Non confondete il 1885 con il 2019.

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15 minuti fa, Carlo Monni dice:

: il Servizio Segreto, che ad onta del nome, non era un servizio di spionaggio ma si occupava dei reati di contraffazione di denaro e simili, tipo la nostra Guardia di Finanza.

 

E se ne occupa tuttora, tra l'altro ;)

(anche se 'branch' sotto il Department of Treasury, se non ricordo male)

Modificato da gilas2
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Io penso che,per semplificare,Nizzi intendesse Grant,dal momento che Parker,se non erro, fu nominato da lui agli Affari Indiani.comunque Grant fu assai meglio come generale che come Presidente, almeno secondo il mio modesto parere...tra l' altro, venne criticato da una parte del Partito Repubblicano per la tendenza ad affidare incarichi governativi ad un ex ufficiale confederato "scalawag":il grande James Longstreet,forse il miglior tattico della Confederazione,che tra l' altro oltre ad essere un grande amico di Grant gli era pure parente.il miglior generale della Confederazione dopo Lee..autore di tattiche di infiltrazione tra le linee nemiche,che verranno riprese dai Tedeschi nella Prima Guerra Mondiale

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<span style="color:red;">2 ore fa</span>, gilas2 dice:

 

E se ne occupa tuttora, tra l'altro ;)

(anche se 'branch' sotto il Department of Treasury, se non ricordo male)

 

Il Servizio Segreto era fino al 2003 un'agenzia del Dipartimento del Tesoro ppi è stato trasferito al neonato Dipartimento della Sicurezza Interna (Homeland Security) Anche se è la più conosciuta delle sue funzioni, la protezione di Presidenti è in realtà solo una parte secondaria del lavoro del Servizio Segreto che è principalmente quello di indagare sui reati connessi alla circolazione del denaro anche elettronico. 

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  • 7 mesi dopo...

Storia più che buona del Nizzi della fascia 400, fascia altalenante, che comprende alcuni capolavori (per me l'uomo senza passato, ilpresagio, le colline dei Sioux), altre molto buone (Congiura contro Custer, delitto nel porto, Gli uomini che uccisero Lincoln, il ritorno della Tigre) e altre molto fiacche.

Questa è nella seconda fascia.

Il soggetto è bello e intrigante. La congiura è un tema particolarmente adatto a Nizzi e anche qui il gioco funziona. La sceneggiatura viaggia bene e senza intoppi, tuttavia la storia non è di quelle che non si dimenticano.

Bella la scena della cattura e del pestaggio di Tex e Carson, che poi si liberano e capovolgono la situazione. Bravissimo Carson in questa scena. Bello anche il finale con i pard che sfrecciano in carrozza verso il Presidente (che è lo stesso di intrigo a Santa Fe, sempre di Nizzi) e distruggono tutto. Amaro il finale con le considerazioni sugli indiani e sulla politica.

Difetti: Non capisco perchè Tex e Carson hanno lasciato i due balordi a quello sceriffo, posto che era chiaro sin da subito che quello sceriffo era intrallazzato con i congiurati. Bastava passare alla città successiva.Errore madornale.

L'uso delle parentesi nei dialoghi, peraltro buoni. Troppe parentesi. Nizzi di quegli anni comincia ad usare parentesi su parentesi e lo trovo un fatto insopportabile.

Dialoghi abbastanza belli, comunque, come dicevo. Uno che mi ha divertito:

"Vecchio cammello, non ti sembra strano questo tuo appetito continuo"? "Perchè strano?" "Quando si diventa anzianotti di solito diminuisce". "E chi sarebbe anzianotto?".

Ortiz è un solido professionista. Tutto un pò tagliato con l'accetta ma, per me, efficace.

Nizzi 7.30, al limite anche 8 stando di manica larga.

Ortiz 7

 

Modificato da valerio
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56 minuti fa, valerio dice:

era chiaro sin da subito che quello sceriffo era intrallazzato con i congiurati

in realta' non era chiaro per niente lo sceriffo era antipatico quanto vuoi e scettico nei confronti dei ranger, ma niente faceva capire che fosse d' accordo col ranchero

Modificato da Grande Tex
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<span style="color:red;">23 minuti fa</span>, Grande Tex dice:

in realta' non era chiaro per niente lo sceriffo era antipatico quanto vuoi e scettico nei confronti dei ranger, ma niente faceva capire che fosse d' accordo col ranchero

Beh ma si capiva che era un incapace farabutto nella migliore delle ipotesi. Io non gli avrei mai lasciato quei due.

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  • Sceriffi
<span style="color:red;">1 ora fa</span>, valerio dice:

Nizzi 7.30, al limite anche 8 stando di manica larga.

 

L'ho già notato in passato, ma tu usi il sistema sessagesimale per dare i voti?

 

@Letizia, mi aspetterei un tuo commento su questo.

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Just now, pecos dice:

 

L'ho già notato in passato, ma tu usi il sistema sessagesimale per dare i voti?

 

@Letizia, mi aspetterei un tuo commento su questo.

😀 Si, a volte uso il virgola 30. Ma questo è un forum per matematici di alto profilo oh, non lo hai ancora capito?

P.S. sempre avuto 4 in matematica.

Anzi, 4.30

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<span style="color:red;">2 ore fa</span>, pecos dice:

 

L'ho già notato in passato, ma tu usi il sistema sessagesimale per dare i voti?

 

@Letizia, mi aspetterei un tuo commento su questo.

7.30 è ambiguo.

La mamma mi ha sempre insegnato che da noi (nella terra più bella del mondo) le cifre decimali sono quelle dopo la virgola, quindi 7,30 o meglio 7,3.

Fateci caso, ci sono molti pseudogiornalisti che si sciacquano la bocca dicendo 7 punto 3 senza avere la più pallida idea che stanno dicendo 7 virgola 3 e cioè 7 interi e 3 decimali.

È' una fesseria se dico che 7.12 è maggiore di 7.2?

Di sicuro è una fesseria se dico che 7,12 è maggiore di 7,2 ma nel caso precedente potrebbe non esserla.

Il concetto diventa più chiaro se dico che 7.12.4 è maggiore di 7.2.33 perchè in quel caso si tratta del numero della versione di qualcosa di telematico: la versione di un software, il modello di uno smartphone ecc.

Quindi parliamo e scriviamo come se magna che è meglio.

E quando usiamo il sistema sessagesimale adoperiamo i due punti (le sette e mezza diventano 7:30)

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<span style="color:red;">6 minuti fa</span>, Letizia dice:

7.30 è ambiguo.

La mamma mi ha sempre insegnato che da noi (nella terra più bella del mondo) le cifre decimali sono quelle dopo la virgola, quindi 7,30 o meglio 7,3.

Fateci caso, ci sono molti pseudogiornalisti che si sciacquano la bocca dicendo 7 punto 3 senza avere la più pallida idea che stanno dicendo 7 virgola 3 e cioè 7 interi e 3 decimali.

È' una fesseria se dico che 7.12 è maggiore di 7.2?

Di sicuro è una fesseria se dico che 7,12 è maggiore di 7,2 ma nel caso precedente potrebbe non esserla.

Il concetto diventa più chiaro se dico che 7.12.4 è maggiore di 7.2.33 perchè in quel caso si tratta del numero della versione di qualcosa di telematico: la versione di un software, il modello di uno smartphone ecc.

Quindi parliamo e scriviamo come se magna che è meglio.

E quando usiamo il sistema sessagesimale adoperiamo i due punti (le sette e mezza diventano 7:30)

Ottimo. Allora quando mi parte il sessagesimo metto i due punti.

P.S. a proposito di questo, vorrei sapere da Andrea 67, se ci legge, che metodo usa per i voti.

Leggo dei 6.8  7.7  8.2....

Andrea, fai una strana media matematica o tiri dadi e monetine?😀

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  • 1 anno dopo...

Per quanto riguarda i giudizi sulla storia di Nizzi mi trovo sostanzialmente d'accordo con i commenti precedenti. Un ottimo soggetto con una buona sceneggiatura al netto di qualche forzatura. Mi aspettavo più una storia cittadina incentrata a Washington invece sono rimasto favorevolmente colpito dai continui cambi di ambientazione che partono dal classico west e man mano mutano fino a diventare urbani.

Più che buoni a mio avviso i disegni di Ortiz. 

Non ho ben capito invece riguardo l'errore nélla sola pagina 95. Si dice che Ortiz abbia confuso il Campidoglio con la Casa bianca. Io vedo disegnata la cupola del Campidoglio (cupola di cui è sprovvista la Casa bianca) anche in tavole successive e anche nella cover di Villa (Tex 450 inedito)

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  • 6 mesi dopo...

Recuperata e letta oggi questa storia, famosa per l'errore della Casa Bianca, per cui, sul n. 452, Sergio Bonelli scrisse poi un'editoriale di scuse, pubblicando anche i ritagli dei titoli che i quotidiani avevano dedicato al refuso.  Per me è delle storie migliori della fascia 400, tra quelle che ho letto. Trama originale che, partendo da in fatto storico, si dipana in modo credibile e avvincente. Drammatica, in particolare,  la scena in cui i due pards, catturati, riescono a liberarsi solo grazie allo stoico coraggio di Carson. Ottima prova di Nizzi, in cui lo sceneggiatore di Fiumalbo ritrova la "zampata" dei tempi d'oro. Disegni di Ortiz dal tratto ticciano, come sempre piuttosto "scuri", forse non proprio in tono con la storia.  Giudizio complessivo storia+disegni, comunque, ampiamente positivo.

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