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TWF - Tex Willer Forum

[101/103] Il Signore Dell'abisso


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Voto alla storia  

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  • co fondatore

Quali sentimentalismi? Il primo albo l'ho acquistato da un bouquiniste in via Benedetto Marcello a Milano nel dicembre del '97, era un *** stelle venduto a 2000 £. Nessuna nostalgia di letture da bambino, né perché dalla storia hanno tratto un film peraltro bruttissimo e che forse evitavo come la peste già d'allora.

Né ho gli occhi chiusi riguardo i giudizi altrui,  né mi ergo a paladino dell'obiettività. Potrei usare anzi le tue parole e "ritorcerle" contro di te, se ne avessi voglia. Come non ho voglia di fare un'analisi filologica su ogni singola sequenza della storia. Attaccarsi alle "deboli scuse" di Carson o a microscopiche incongruenze per inficiare il globale di un intero episodio sceneggiato magnificamente e disegnato altrettanto è perlomeno da pelouovisti ottusi. Indi, continuo a non capire certi commenti sopra. Amen.

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Rispetto la tua opinione Andrea 67 come quella di tutti,ma quoto Mister P (con cui spesso, per altro, mi trovo in disaccordo su Nizzi) e Dix Leroy.

La storia è di una bellezza e di una perfezione assoluta...

La fantasia e la grandezza di Glb creano un Castillo nel deserto,una caverna sotterranea che sembra l antro dell'inferno, avversari cazzuti e coriacei che,mi piace sottolineare,sono comunque rispettati da Tex per il loro valore e gli ideali.la Morte di cui si fanno latori è una delle più macabre e spettacolari della saga.il finale con l' arrivo della cavalleria e il bombardamento del Castillo è quanto mai drammatico ma non sentimentale come invece avrebbe creato Nolitta.

Modificato da Barbanera
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On 2/10/2018 at 20:53, Dix Leroy dice:

Rispetto la tua valutazione, ma occorre tener conto che si tratta di una delle prime storie lunghe (ovvero non pensata per la serie a striscia) della saga.Bonelli stava trovando le misure

 

Sbagli. Questa storia era stata pensata originariamente per la serie a striscia, esattamente come "La caccia" e forse un paio d'altre. Se non mi credi, prova a contare le strisce e ti accorgerai che ogni 80 c'è un'interruzione con ripresa nella striscia successiva. Con un po' d'attenzione ti accorgerai anche dell'allungamento del disegno in corrispondenza di quelle strisce quando sono stati eliminati il prossimamente e il titolo iniziale.

la decisione di chiudere la serie a striscia arrivò mentre i disegnatori di allora erano impegnati a disegnare le storie loro affidate e solo ad un certo punto la sceneggiatura si adegua ai nuovi ritmi.

Peraltro, anch'io dissento con il buon Andrea 67 e trovo che questa storia sia un capolavoro che a distanza di quasi 50 anni non ha perso nulla della sua freschezza.

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  • co fondatore

Le storie che erano originariamente destinate alle strisce sono La caccia, Silver Bell aka La sconfitta*, El Morisco, Il giuramento, Inferno a Robber City e Massacro!. C'è da dire che in alcune di queste storie i segni di modificazioni redazionali scompaiono a metà della versione finale perché evidentemente ci fu il tempo per adattare le sceneggiature al nuovo formato.

 

*in cui nell'albo originale rimane un "titolino interno" ridisegnato dove prima ci doveva essere il riassunto dell'albo precedente.

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<span style="color:red;">3 ore fa</span>, Mister P dice:

Attaccarsi alle "deboli scuse" di Carson 

Vabbeh, mica non mi piace solo per quello. Il fatto principale é  che il terzo albo è  molto noioso.

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<span style="color:red;">6 ore fa</span>, Carlo Monni dice:

 

Sbagli. Questa storia era stata pensata originariamente per la serie a striscia, esattamente come "La caccia" e forse un paio d'altre. Se non mi credi, prova a contare le strisce e ti accorgerai che ogni 80 c'è un'interruzione con ripresa nella striscia successiva. Con un po' d'attenzione ti accorgerai anche dell'allungamento del disegno in corrispondenza di quelle strisce quando sono stati eliminati il prossimamente e il titolo iniziale.

la decisione di chiudere la serie a striscia arrivò mentre i disegnatori di allora erano impegnati a disegnare le storie loro affidate e solo ad un certo punto la sceneggiatura si adegua ai nuovi ritmi.

Peraltro, anch'io dissento con il buon Andrea 67 e trovo che questa storia sia un capolavoro che a distanza di quasi 50 anni non ha perso nulla della sua freschezza.

Eh… come si può pensare di farla franca con Monni!

Purtroppo nei lontani tempi in cui ho scritto quel commento (che pensavo ormai prescritto) non ho, come del resto adesso,

la possibilità di visionare gli albi in questione, ma è senz'altro come dici tu.

A proposito dei titoletti e dei riassunti coperti a volte anche gradevolmente con inserti disegnati apposta, mi sai

dire perché nella Collana Zenith (quella ancora in corso), non solo si toglievano i capitoletti tra albo striscia e albo a striscia

ma addirittura tra storia e storia (vedi per esempio gli ultimi volumi dedicati a Hondo).

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  • 1 anno dopo...

Allora...Letta oggi e resto perplesso sul "capolavoro". El Morisco alla sua seconda apparizione ma ci sono poco mistero e molte spiegazioni. Sfiziosi i siparietti tra Tex/Carson, belli i personaggi di Tulac e del Signore, Pablito e la scena delle sabbie mobili. Letteri è molto classico ed è perfetto per alcune storie ma io gradisco altri stili (Civitelli, Ortiz, Villa). La parte finale oscilla tra zone noiose (la sfida all'imbocco della gola) ed altre belle (i cannoni sul Castello). Contestualizzandola è di alto livello, letta nel 2020 è da 6,5 globale per me.

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  • 10 mesi dopo...

Grande storia di un Bonelli ispiratissimo.

Idealmente ci si può ricollegare al precedente "Il tesoro del tempio", dove venivano affrontate tematiche simili e dove veniva proposta la figura di El Morisco (oltre che quella dell'indimenticabile Esmeralda....).

E anche qui il "brujo" di Pilares fa la sua comparsa per mettere Tex sulla traccia giusta (buffo vederli conversare dandosi del "lei" :D).

Da antologia l'entrata del lugubre Eusebio che, nella sua tenuta da beccamorto, NON augura il benvenuto ai due pard:

"El Morisco vi dà il benvenuto e vi prega di entrare"

"E tu non ci dai il benvenuto?"

"No senores"

Mitico Eusebio!!!

La trama è scorrevole, senza cadute di tono, soprattutto nella parte iniziale con la presenza dello scaltro Pablito che si dimostra abile antagonista dei nostri.

Di grande impatto la misteriosa caverna del signore dell'abisso e la stessa figura dell'incappucciato che pesca dai crateri le terribili pietruzze verdi.

Ma è tutta la storia che fila alla grande con situazioni e dialoghi sempre all'altezza.

Memorabili i duetti tra i due pard:

"Sempre convinto di trovare guai laggiù?"

"Me lo sento nelle ossa, come i reumatismi in un giorno di pioggia"

"Te l'ha mai detto nessuno che sei un formidabile menagramo?"

"Pettegolezzi!"

Finale amaro ma del tutto naturale: Tulac e i suoi fedelissimi sanno che i loro sogni di gloria sono sfumati e, senza indugi, si danno la terribile morte che risplende sinistra nell'oscurità del loro loculo.

Letteri in grandissima forma: i suoi disegni sono un piacere per gli occhi.

E lo saranno ancora per tanti anni.

 

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Per un lettore come me, che predilesse Tex rispetto alla concorrenza per l'alternanza tra puro Western e vicende "misteriose"

questa storia è il prototipo dell'avventura perfetta. Quando seppi che il film di Tessari si basava su questa sceneggiatura ero entusiasta.

Poi durante la visione provai a essere conciliante, paziente, accomodante... poi non vedevo l'ora finisse per andarmi a rileggere il fumetto.

Non tutto quello che funziona sulla carta va altrettanto bene sul grande schermo (almeno col budget che c'era).

"Il signore dell'Abisso" rimane comunque un colossal (a fumetti).

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  • 4 settimane dopo...

Inizio di centinaio scintillante! A dire il vero, se dovessi lambiccarmi il cervello per trovare gli aggettivi più adatti per descrivere le forti emozioni provate durante la lettura, rischierei di perdere un’intera giornata o riempire il commento da una valanga di elogi. Di certo il Bonelli che si apprestò a comporre questo episodio cardine, era ormai un autore maturo e ben conscio del suo innato talento di narratore. Anche le idee in merito al suo personaggio, erano ormai chiarissime e con l’imminente passaggio dal formato a striscia a quello gigante, i tempi narrativi e le storie a più ampio respiro avrebbero permesso al patriarca del fumetto italiano di marchiare a fuoco la magica epopea del nostro inossidabile ranger. Storie come “Il signore dell’abisso” costituiscono le colonne portanti del successo editoriale di Tex; un episodio epico, avvincente e sceneggiato alla grande da Bonelli. Anche il soggetto è molto forte e originale, sviluppato al massimo con una sceneggiatura in crescendo e intrisa di azione e mistero. Il tutto inizia da quello che sembra un “banale” contrabbando di armi col Messico, ma via via che i nostri iniziano le indagini, si delinea uno scenario molto più imprevedibile e complesso. Le misteriose e orripilanti morti, l’arcano amuleto ritrovato per caso sulla pista, l’ineffabile e rognoso indio Pablito che si premura a eliminare gli alleati per impedire che possano tradire l’organizzazione e la presenza del Morisco, ravvivano alla grande la prima parte. Davvero eccezionale la sequenza delle sabbie mobili, scritta magistralmente dall’autore. Ma tutto l’avvicinamento al regno di Tulac è da manuale. Il lettore divora le pagine con grande interesse e la tensione narrativa non accenna a diminuire. Interessante la visita dei nostri a Pilares, con Tex e Morisco che ancora si danno del lei, ed Eusebio che, non avendo ancora sciolto del tutto le sue riserve nei confronti dei pards, si comporta in maniera ambigua. Il finale è pirotecnico è chiude degnamente la prova, resa indimenticabile pure dalle belle caratterizzazioni degli avversari. L’ennesimo sogno di ribellione degli antichi Aztechi, anche stavolta è destinato a sfumare, tuttavia le figura di Tulac e soprattutto del padre, che dagli antri vulcanici tira fuori le misteriose pietre della morte, sono destinate a rimanere scolpite nell’immaginario degli appassionati. Non meno interessante la figura dell’infido bandoleros El Dorado, tipica canaglia senza scrupoli che pur di raccattare denaro, è disposto a tradire anche l’anziana madre. Su Pablito avevo già speso alcune parole in precedenza ed è indubbio che proprio la sua azione movimenta tutta la prima parte e darà molto filo da torcere ai due pards. Rievocare a memoria tutte le sequenze avvincenti della trama è piuttosto arduo e si finisce sempre col dimenticare qualcosa appena si scrive il commento. Posso solo tirare le somme definendo l’episodio in questione di eccezionale fattura e non è un caso che nei primi anni 80 lo si scelse come soggetto per il film di Tessari. Il caso vuole pure che il sottoscritto abbia rivisto la pellicola quasi in contemporanea con la rilettura degli albi e purtroppo il film non rende minimamente giustizia al fumetto. Tralasciando le differenze, anche l’interpretazione del compianto Gemma mi convince poco; un attore molto bravo ma non adatto per rivestire il ruolo di Tex, essendo troppo serioso e con la faccia di bravo ragazzo. Non essendo questa la sede adatta, non mi dilungherò oltre nei giudizi del film (occasione comunque mancata) e concludo il mio commento citando la grande prova grafica di Guglielmo Letteri. Il disegnatore sfodera tavole su tavole con un’altissima qualità. Espressività, dinamismo, pulizia di tratto, ottime rese paesaggistiche si ripetono in loop tra le tavole senza alcun calo. Contributo perfetto per la resa dell’episodio e stile destinato ancora a crescere negli anni successivi. Disegni distanti anni luce da quelli che l’autore partorirà nella fase calante di carriera e che ammiro sempre con molto piacere. Il mio voto finale è 9

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  • 2 anni dopo...

Riletta questa seconda avventura Moriscana, nonché primo importante punto di arrivo di tutto un micro-filone dedicato ai popoli pre-colombiani, che aveva attraversato la serie fin quasi dalle origini. Il sapiente di Pilares è qui-come altre volte accade-poco più che una guest star atta ad introdurre-e illuminare- gli aspetti più esotici ed enigmatici della vicenda. E ciononostante, gli vengono dedicati il titolo di un albo e una-bellissima- copertina. Più interessante Eusebio, in uno dei suoi momenti più ambigui e drammatici, che lo vede combattuto tra la fedeltà al suo Popolo e quella verso il suo amico e Maestro. Ma al di là di tutto, la cosa che più mi ha colpito a questa rilettura, sono stati Tulac e i seguaci di Xihutecutli. G.L. Bonelli non ti spiattellava antagonisti "grigi" per cui Tex finiva per simpatizzare e magari fraternizzare. Tex + Pards e gli Atzechi sono, idealmente, due linee rette destinate a non incontrarsi mai EPPURE G.L.B. ci mostra i nemici nelle loro ragioni e nel loro idealismo, con un trasporto crescente che tocca, nelle fasi finali, vette di lirismo tragico e potentissimo. Poi, per come la vedo io, Tulac e il suo popolo non sono niente meno che Eroi, ma ognuno è libero di farsi una sua opinione senza che GLB te la spinga giù a forza nel gargarozzo. Per il resto, bella storia, con almeno tre momenti da antologia Texiana : le sabbie mobili ; la lunga, articolata sparatoria-carneficina all'imbocco della gola (momento da fare leggere a chiunque, per far capire che G.L.B. è, incontrovertibilmente, il DIO del fumetto d'azione) ; lo splendido, struggente finale da "pelle di cappone", con la fortezza rasa al suolo a cannonate, Tulac e i suoi Nobili che fanno seppuku come Samurai pre-colombiani, e l'urlo di dolore distruttivo delle fiamme dell'Abisso che rende onore ai suoi Eroi e tutto devasta. Un finale tragico ed evocativo in cui Letteri al top scatena tutta la sua forza espressiva a briglia sciolta.

Voto : 8,5

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