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TWF - Tex Willer Forum

[171/175] Il Laccio Nero


ymalpas
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  • 5 settimane dopo...

Ci sono quelle storie, dove non occorre usare tanti giri di parole per sostenere che ci si trovi al cospetto di vere e proprie gemme compositive: "Il laccio nero" rientra, senza tema di smentite, in questa categoria. Un capitolo della saga che rasenta la perfezione e che una volta letto, rimane custodito nell'imbottito bagaglio della memoria di ogni lettore. G.L. Bonelli sfodera una sceneggiatura-fiume avvincente e dal ritmo serrato. La thong cinese, retta dalla feroce quanto affascinante Ah Toy, stende i suoi silenziosi tentacoli su parecchie attività produttive della città di Frisco e non disdegna di praticare la tratta di giovani schiave, prelevate da povere famiglie nella terra d'origine. Già il soggetto si mostra alquanto interessante, ma ciò che rende esplosiva la storia è proprio la caratterizzazione degli avversari, che mostrano una notevole pericolosità. "Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare" recita un vecchio detto e  Tex e la sua affiatata squadra di pards, si prodigano a confermarne la tesi. Non mi soffermerò a elencare tutte le memorabili scene che portano i nostri a sgominare la piovra cinese e distruggerne le attività di copertura, ma non posso esimermi dal menzionare il perfetto gioco di squadra e l'estrema decisione, mostrate durante le intricate indagini. Un Tex duro e impavido che varca a proprio piacimento i labili confini della legalità per ottenere giustizia e che non perde lucidità, nemmeno dopo il colpo di coda della criminosa associazione, che rapisce Carson e lo segrega tra le fogne della città. Una guerra senza esclusione di colpi, vissuta fino all'ultimo respiro; un ritmo narrativo sempre eccellente che non risente minimamente della lunghezza dell'episodio. Adattissimi poi, i disegni di Letteri, sempre a proprio agio nella rappresentazione degli orientali; suppongo che nessun altro disegnatore avrebbe valorizzato meglio l'avvincente sceneggiatura. Le sue dinamiche vignette, frutto di una notevole ispirazione artistica, fungono da ulteriore nodo di forza nell'ottimo episodio. Il mio voto finale è 10 

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  • 8 mesi dopo...

Come non considerare questa storia, ottimamente sceneggiata da da Gianluigi Bonelli e magistralmente illustrata da Guglielmo Letteri, una delle più belle storie di sempre di Tex, se non addirittura uno dei capisaldi della narrativa del Ranger? Di certo, trattasi dell'avventura di gran lunga più riuscita ed emozionante di Tex e dei pards contro una tong cinese, che mai personalmente ho visto tanto determinata ed agguerrita, in grado di dare tanto filo da torcere ad Aquila della notte e company. Alla guida, una donna affascinante e del tutto priva di scrupoli come Ah-Toy ed il suo braccio destro Lao-Tan, altro individuo subdolo e spietato, che reggono la cricca criminale con pugno di ferro e, consapevoli della loro forza, a differenza delle altre tong con cui Tex ha avuto a che fare nel corso della sua settantennale carriera, non esitano a combattere apertamente chi si pone sulla loro strada. Tutto ciò chiaramente a vantaggio dell'azione e dei colpi di scena, e pone Tex e company di fronte alla necessità di agire come poche altre volte ai limiti: i quattro pards, infatti, non esitano a ricorrere all'alleanza con un altro aspirante capo tong come Lim-You, mentre dal canto suo Tom Devlin accetta sia pure controvoglia di chiudere un occhio pur di estirpare dalla sua città un cancro simile.

 

Ottima la caratterizzazione di Ah-Toy, dark lady bellissima e crudelmente determinata, coinvolta in qualsiasi traffico illegale della città e non solo, capace di aver soggiogato al suo volere un esercito pronto a tutto, si dimostra pagina dopo pagina sempre più fredda e spietata, non esitando a far uccidere un prezioso alleato come Wong Ah-Gum nel momento in cui si rende conto che questi, preso esplicitamente di mira da Tex e Devlin, può costituire ormai un pericolo. Anche nel finale, nel momento in cui viene tratta in arresto, dà prova di grande fermezza e forza, giurando non troppo implicitamente vendetta nei confronti di Tex (e chissà dopotutto che, prima o poi, non la si riveda contro il Ranger).

Assai ben gestita anche la figura di Lao-Tan, braccio destro di Ah-Toy, qualcosa di più di un mero esecutore di ordini. Altrettanto spietato e determinato, nemmeno lui esita a condannare a morte i sottoposti che ritiene abbiano messo in pericolo la setta, né esita a sottoporre i nemici ad orribili torture ed una fine ancor più orribile, che a mo' di contrappasso dantesco si ripercuote infine su di lui. Più marginale, infine, ma a suo modo rilevante ai fini della trama, il biscazziere Wong Ah-Gum, di fatto terzo in comando della tong - seppure ad una certa distanza dai vertici - ma anche anello debole della stessa: scoperto il suo coinvolgimento nella vicenda, Tex lo prende espressamente di mira e, ciò facendo, lo condanna a morte da parte della perdida Ah-Toy.

 

A mio giudizio, due sono i dettagli - niente più che quisquilie, dopotutto - che io avrei gestito diversamente. In primis, ho trovato un po' poco credibile, o meglio priva di spiegazione, la pressoché perfetta conoscenza della lingua che Ho-Nan (il ragazzo che Tex salva dalla morte e poi lo mette sulla buona strada per l'indagine) dimostra nonostante, per sua stessa ammissione, sia in America da appena pochi giorni: nulla vieta che potesse aver appreso l'inglese in madrepatria (benché venga però specificato da lui stesso che viveva in un piccolo villaggio dell'entroterra, in cui verosimilmente era difficile si avventurassero occidentali), e per quanto io capisca le esigenze di sceneggiatura credo si potesse rendere meglio ed in maniera più circostanziata l'apporto del giovane cinese. In secondo luogo, avrei apprezzato un piccolissimo cenno in più alla parentela tra Wong Ah-Gum e suo figlio Lim-You: non viene lasciato intendere in che rapporti esattamente fossero, né soprattutto perché non ci tenessero a far sapere a tutti che erano padre e figlio. Una spiegazione in più non avrebbe guastato,  ed anzi avrebbe fornito un ulteriore spunto di interesse.

Modificato da juanraza85
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  • 2 settimane dopo...
On 18/7/2019 at 09:26, juanraza85 dice:

A mio giudizio, due sono i dettagli - niente più che quisquilie, dopotutto - che io avrei gestito diversamente. In primis, ho trovato un po' poco credibile, o meglio priva di spiegazione, la pressoché perfetta conoscenza della lingua che Ho-Nan (il ragazzo che Tex salva dalla morte e poi lo mette sulla buona strada per l'indagine) dimostra nonostante, per sua stessa ammissione, sia in America da appena pochi giorni: nulla vieta che potesse aver appreso l'inglese in madrepatria (benché venga però specificato da lui stesso che viveva in un piccolo villaggio dell'entroterra, in cui verosimilmente era difficile si avventurassero occidentali), e per quanto io capisca le esigenze di sceneggiatura credo si potesse rendere meglio ed in maniera più circostanziata l'apporto del giovane cinese.

 

Capitava spesso a quei tempi che si sorvolasse su certi dettagli ahimè. Io storcevo sempre il naso quando l'eroe di turno incontrava gente di cui non avrebbe dovuto conoscere la lingua e si intendevano perfettamente.

 

Cita

In secondo luogo, avrei apprezzato un piccolissimo cenno in più alla parentela tra Wong Ah-Gum e suo figlio Lim-You: non viene lasciato intendere in che rapporti esattamente fossero, né soprattutto perché non ci tenessero a far sapere a tutti che erano padre e figlio. Una spiegazione in più non avrebbe guastato,  ed anzi avrebbe fornito un ulteriore spunto di interesse.

 

Ci tenevano talmente che non si sapesse che erano padre e figli che Lim You non usa  il cognome del padre anche se in questo temo c'entrasse l'ignoranza di G.L. Bonelli su come funzionano i nomi cinesi purtroppo che per la cronaca vedono prima il cognome e poi il nome proprio., per cui Wong doveva essere il nome di famiglia. Il bello è che i cognomi cinesi sono talmente pochi (ma sempre più che i cognomi coreani o vietnamiti :lol:) che anche se si fosse fatto chiamare Wong Lim.You non l'avrebbero necessariamente collegato all'altro Wong. ;)

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Ero al corrente di questa peculiarità dell'onomastica cinese e coreana (ed anche di quella giapponese) ;)...

Inoltre l'altra volta ho dimenticato di portare all'attenzione generale quella che io ritengo una piccola topica/forzatura di carattere geografico: la cittadina di Yreka -dove Tex e soci si recano per una spedizione punitiva ai danni della cricca di Ah-Toy - nella storia viene collocata a poche miglia da San Francisco, mentre nella realtà questa cittadina effettivamente esiste e si trova in California, ma nella parte settentrionale dello stato, quasi ai confini con l'Oregon, dunque lontana da Frisco assai più di qualche miglia...

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1 ora fa, juanraza85 dice:

Ero al corrente di questa peculiarità dell'onomastica cinese e coreana (ed anche di quella giapponese) ;)...

 

Secondo Wikipedia tra i cognomi cinesi più diffusi ci sono: Wang, (Wong in Cantonese), Li (scritto Lee in Inglese presumibilmente per evitare che sia pronunciato Lai),  Zhang, Chen (Chan in Cantonese).

In buona parte dell'Asia il nome della famiglia precede sempre il nome proprio, in Europa questo costume ce l'hanno solo gli Ungheresi, non a caso i loro antenati, i Magiai, sono emigrati proprio dall'Asia. Giapponesi e Coreani del Sud nei rapporti con l'Occidente segono la tradizipne occidentale così il Primo Ministro giapponese Abe Shinzo, in Occidente diventa Shinzo Abe.

Piccola nota storico-onomastica. Ai tempi cosiddetti eroici gli autori occidentali non sapevano un accidente di come gli altri popoli si attribuissero i nomi ed anzi ho avuto spesso l'impressione che credessero che in Asia, Africa e Oceania non esistessero proprio i cognomi. Nella realtà, in quasi tutte le culture dove un vero cognome come lo intendiamo noi non era usato, si usava il patronimico o il nome del Clan di appartenenza.

 

Cita

Inoltre l'altra volta ho dimenticato di portare all'attenzione generale quella che io ritengo una piccola topica/forzatura di carattere geografico: la cittadina di Yreka -dove Tex e soci si recano per una spedizione punitiva ai danni della cricca di Ah-Toy - nella storia viene collocata a poche miglia da San Francisco, mentre nella realtà questa cittadina effettivamente esiste e si trova in California, ma nella parte settentrionale dello stato, quasi ai confini con l'Oregon, dunque lontana da Frisco assai più di qualche miglia...

 

Uno dei rarissimi errori geografici di GLB che almeno dagli anni 60 era sempre molto puntiglioso sulle distanze.

Modificato da Carlo Monni
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  • 7 mesi dopo...

Grazie alle pubblicazioni brossurate (nella specie, Quartiere cinese) sto recuperando alcune grandi storie che non fanno parte della mia collezione, iniziata nel 1992 con il n. 382.

Spero che tale collana continui con successo, consentendomi di rileggere (o, in alcuni casi, leggere per la prima volta) grandi classici texiani.

 

Quanto a Il laccio nero, c'è poco da aggiungere alle valutazioni positive che precedono il mio intervento.

Mi limito a sottolineare la levità con cui Tex e i suoi pard affrontano le prove più difficili.

Una leggerezza che, per un certo periodo, si è andata perdendo, ma che ho ritrovato in alcune importanti storie recenti (tra tutte, Tex l'inesorabile).

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  • co fondatore
<span style="color:red;">11 ore fa</span>, F80T dice:

Grazie alle pubblicazioni brossurate (nella specie, Quartiere cinese) sto recuperando alcune grandi storie che non fanno parte della mia collezione, iniziata nel 1992 con il n. 382.

Spero che tale collana continui con successo, consentendomi di rileggere (o, in alcuni casi, leggere per la prima volta) grandi classici texiani.

Ristampe, queste sconosciute.

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1 ora fa, Mister P dice:

Ristampe, queste sconosciute.

 

Ne avevo sentito parlare... :D

 

A parte gli scherzi, ho iniziato a leggere Tex proprio sulle ristampe: approfittavo dei TuttoTex che acquistava mio zio; quindi mio padre un giorno mi portò a casa i primi dieci numeri di TuttoTex, quelli su cui c'erano le storie che aveva letto e amato da giovane.

Poi, però, ho deciso di comprare i numeri solo i numeri inediti. 

 

Attualmente non avrei proprio lo spazio per permettermi l'intera collana. Anzi, la mia collezione è ancora custodita a casa dei miei, in un'altra città.

 

Questi volumi brossurati, tuttavia, mi consentono di avere nella loro interezza alcuni capisaldi dall'epopea texiana. E ne sono molto contento.

Modificato da F80T
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<span style="color:red;">4 ore fa</span>, F80T dice:

Attualmente non avrei proprio lo spazio per permettermi l'intera collana. 

Questi volumi brossurati, tuttavia, mi consentono di avere nella loro interezza alcuni capisaldi dall'epopea texiana. E ne sono molto contento.

Però anche questi portano via un sacco di spazio. ;)

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  • 4 settimane dopo...
  • Collaboratori

Buona parte delle storie scritte da GL Bonelli negli anni settanta hanno delle radici storiche. Questa bellissima avventura è una di queste.

 

Siamo a San Francisco. Le thongs, associazioni malavitose, procuravano giovani donne cinesi direttamente dalla Cina per venderle in aste pubbliche tenute nelle piazze o nelle strade come  la Saint Louis Alley ai bordelli. La maggior parte di queste ragazze avevavo tra i dieci e i sedici anni.

 

La maggior parte dei bordelli apparteneva a degli uomini, tuttavia due donne riuscirono a raggiungere una certa notorietà come "Madame" di postriboli.

 

A noi interessa solo una di queste due donne.

 

Si chiamava Ah Toy.

 

Vi dice niente ?

 

Fu portata dalla Cina come giovane schiava già nel 1849 a San Francisco, dove fu venduta a un bordello. Era alta e bella, si guadagnòuna certa reputazione.  Dopo i trent'anni fu in grado di riscattare la sua libertà e divenne proprietaria di un suo bordello nella Chinatown Alley. Rimase coinvolta a sua volta nel commercio delle giovani schiave cinesi strappate agli affetti familiari e destinate alla prostituzione, comprandole nelle aste pubbliche. Si ritirò intorno al 1859 quando si racconta che sposò un ricco mercante di San José.  Visse fino a 99 anni.

 

L'unica foto rimasta della vera Ah Toy.

 

Ah Toy - Joe Content

 

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Bellissimo aneddoto per una delle storie che ritengo tra le migliori della serie, con i quattro pard in gran forma e dei disegni di un Letteri all'epoca al massimo della sua arte. Una storia che rasenta lo stato dell'arte da parte anche di GLB. Grazie

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  • 4 settimane dopo...

Oggi sono planato su questa, nella mia rilettura delle storie Letteriane.

Non c'è poi molto da dire, se non che ci troviamo di fronte a un capolavoro bello e buono dalla prima all'ultima vignetta. Sceneggiatura impeccabile, direi perfetta. I pard in gran forma e con loro tutta l'intera combriccola di picchiatori. Risse, pestaggi, sedie che volano, locali distrutti c'è di tutto insomma. Per il texiano è una vera goduria. Dopo le recenti discussioni sul politically correct viene facile pensare che una storia del genere sarebbe oggi improponibile, usando quel linguaggio. E' infatti tutto un fiorire di "testa gialla" "scimmia color zafferano" "mezzo uomo" "muso giallo" et similia, insomma tutto il campionario di insulti Bonelliani, che non sono proponibili oggi in quei termini. Resta quindi un pezzo d'antiquariato ma di gran pregio.

Bravissimo anche Letteri, sempre perfetto con i cinesi.

Bonelli 10

Letteri 9

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  • 3 settimane dopo...

Finita di leggere ora questa lunghissima storia che ho trovato davvero bella . È tutto un susseguirsi di scene d'azione con cinesi massacrati da parte dei pards e dai palestrati dell'hercules gimnasium sulla stessa lunghezza d'onda della storia di San Francisco . In questa storia a mio parere ci sono quasi troppi personaggi e soprattutto troppi personaggi cinesi di cui ho fatto fatica a ricordare il nome . Bello il personaggio di Ah Toy : la cinese senza scrupoli a capo della criminosa organizzazione . molto bella anche la sequenza della prigionia dello zio Kit . Nei disegni di Letteri ho notato un leggero cambiamento che avevo quasi avvertito anche nella storia del fiore della morte : trovo i volti dei personaggi raffigurati meno precisamente del solito . Probabilmente il suo stile si sta modificando...
STORIA : 8,5
DISEGNI : 8

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  • 2 settimane dopo...

Più che una storia, questa è una maratona. Quel che mi ha colpito è soprattutto la tensione sotterranea che si crea tra Tex e Devlin, con il primo che si comporta magistralmente da vero pendaglio da forca (o da terrorista, fate voi: ciò che fa sulla Costa dei Barbari è un atto tanto spettacolare quanto altamente criminale :D ) e il secondo che, compresso com'è nei suoi abiti da poliziotto, e sospettando che dietro tutti quei guai (che stanno per costargli il posto) ci siano proprio quei galantuomini a cui lui stesso ha chiesto che si occupassero della faccenda, quasi si pente di averlo fatto, non nascondendo il suo disappunto verso quel satanasso di Tex. Questo dal lato dei dialoghi e dei personaggi; dal lato dell'avventura c'è poco da aggiungere: azione a profusione, Lefty e company in gran forma, bella anche la parte della cattura di Carson con la reazione da leone del Vecchio Cammello che è una delle scene più belle dell'intera storia. 

 

Tuttavia, io sono un lettore di Tex molto limitato: dammi l'Arizona e il Texas, dammi il caldo asfissiante della Sonora o del Chihuahua, dammi il fresco del Wyoming o del Montana o portami nei territori del Grande Nord. Le storie cittadine con le sette cinesi, invece, non sono tra le mie preferite, e per quanto non possa non ammettere che la storia del presente topic è una delle gemme del centinaio d'oro, uno dei capolavori di Glb, una dimostrazione plastica della sua versatilità e grande fantasia, pure io non riesco ad annoverarla tra le mie preferite per i miei gusti, per l'appunto, abbastanza limitati.

Modificato da Leo
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  • 4 mesi dopo...

Allora...Letta solo ora grazie al tam tam di questo forum. Cosa dire... Ritmo vertiginoso!! Sembra di guardare una partita del campionato inglese dopo aver visto molte partite di quello argentino (chi segue il calcio apprezzerà la similitudine!). Ritmo alto come azione, dialoghi al fulmicotone (brillanti e divertenti), tante cose sopra le righe (in due o tre occasioni con le mani c'è la distruzione di celle e grate). Non leggevo una storia di GLB da tempo, idem Letteri e la tematica "cinese". Letteri è perfetto per certe atmosfere (anche col Morisco e con la fantascienza). Tratto semplice ed essenziale. Alcune sue storie sono legate alla mia infanzia/adolescenza. Le storie di GLB sono uniche. Un Tex così, dialoghi fatti in un certo modo vanno contestualizzati. Sono figli di " quel Tex" di quel contesto storico/sociale. Io personalmente sono più Boselliano e Nizziano (sono "nato" con il n. 398). Poi ho recuperato (sto recuperando) tutte le altre storie. È meraviglioso passare attraverso le epoche, gli stili, i modi di fare e di dire d'un tempo. Grazie al nostro eroe, alla sua lunga Storia. Il Laccio Nero è stata una scossa, un tuffo nel passato. Tornando alla metafora calcistica... Mi piacciono molto sia il calcio inglese che quello argentino. Trovi cose gustose in entrambi, e a volte le peculiarità dell'uno le trovi nell'altro. Però non dimentichiamo che dobbiamo ringraziare gli inglesi per il calcio e GLB per Tex!

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<span style="color:red;">2 ore fa</span>, Diablorojo82 dice:

È meraviglioso passare attraverso le epoche, gli stili, i modi di fare e di dire d'un tempo. Grazie al nostro eroe, alla sua lunga Storia. Il Laccio Nero è stata una scossa, un tuffo nel passato. Tornando alla metafora calcistica... Mi piacciono molto sia il calcio inglese che quello argentino. Trovi cose gustose in entrambi, e a volte le peculiarità dell'uno le trovi nell'altro. Però non dimentichiamo che dobbiamo ringraziare gli inglesi per il calcio e GLB per Tex!

 

Non conosco il calcio argentino, ma la metafora calcistica rende bene l'idea. È vero che leggere Glb è fare un tuffo nel passato, è ritrovare un modo di narrare che oggi obiettivamente non c'è più.

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<span style="color:red;">41 minuti fa</span>, Leo dice:

 

Non conosco il calcio argentino, ma la metafora calcistica rende bene l'idea. È vero che leggere Glb è fare un tuffo nel passato, è ritrovare un modo di narrare che oggi obiettivamente non c'è più.

Già non c'è più... Per tanti motivi secondo me. Sarebbe una copia/imitazione, sarebbe "forte" a livello mediatico ad esempio. Personalmente non mi scandalizzerei però altri avrebbero da ridire. Il Boss con la collana Tex Willer in certi frangenti, come ritmo, ricorda le vecchie storie di GLB.

 

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  • 1 mese dopo...

Da molto tempo non rileggevo questa storia del "centinaio d'oro", pubblicata ormai 45 anni fa. Rileggendola capisco ancor meglio come mai, da giovanissimo lettore, avessi subito trovato Tex così avvincente. Il quadro è perfetto, tra sette cinesi, nemici perfidi, pestaggi (per usare un termine caro a GLB) memorabili e nascondigli sotterranei, il tutto raccontato in modo magistrale e con una sottile ironia nei dialoghi. Il lettore assiste alle schermaglie serrate fra Tex e il suo amico capo della polizia e quasi finisce per identificarsi con il povero Devlin, sempre più preoccupato per i metodi spicciativi usati dai Pards (qui più esplosivi che mai) per far prevalere la giustizia.

A coronamento, i disegni di Letteri, qui, a mio avviso, al suo top. All'epoca apprezzavo maggiormente altri disegnatori, come Ticci e Fusco, ma devo dire che la prova di Letteri in questa storia è davvero maiuscola.

Da ultimo, un'osservazione: la storia si conclude con le minacce di vendetta della perfida Ah Toy, mentre i poliziotti la portano via: sembra quasi l'annuncio di un suo futuro ritorno da parte di GLB. Chissà se Boselli, a distanza di tanto tempo, vorrà finalmente riprendere questo personaggio così riuscito di dark lady. Io faccio il tifo per un suo ritorno. In fondo, abbiamo già visto in azione la figlia di Satania.

 

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  • 2 mesi dopo...

“Il laccio nero” è uno dei vertici di GL Bonelli, una perfetta storia d’azione di 368 pagine che si leggono tutte d’un fiato, un piacere e un divertimento per il texiano doc che si rinnova a ogni sua rilettura.

Un “classico” nel vero senso della parola, riconosciuto da tutti come tale, con un Tex che, in questa avventura, non è in realtà così duro come descritto da qualche commentatore, ma che anzi, rispetto ad altre storie, risulta più equilibrato e meno aggressivo del solito, quasi sempre sorridente, ironico, padrone di sé, sbrigativo (questo sì) nei metodi per ottenere il suo scopo (fino alla famosa scena della distruzione del locale notturno cinese a colpi di candelotti di dinamite) ma sempre con il sorriso sulle labbra, assennato, senza farsi prendere dalla rabbia o dallo sdegno verso l’avversario, come avviene in altre storie (anche perché qui il Nostro ha quasi sempre a che fare con “pesci piccoli” senza importanza, non “pezzi grossi” del crimine contro cui di solito sfoga la sua ira).

 

Anche le vittime, in questa storia, a ben vedere sono pochissime, concentrate nell’ultima, veloce, sparatoria a poche pagine dalla fine. Durante il resto della vicenda sono i pugni, non le pistole i protagonisti: un gran numero di scazzottate, risse e pestaggi quasi sempre nel segno più della commedia che del dramma, con cinesi che volano di qua e di là senza neanche troppe conseguenze fisiche.

L’unico momento tragico è la morte di Lao-Tan, che precipita inavvertitamente nella fogna piena di topi, per il resto della storia c’è tensione, ritmo, avventura ma non dramma, con un tono che si mantiene sempre vivace ed esuberante. Tantissime sono le battute memorabili tra i pards e Devlin o Mike Tracy, così come sempre divertenti sono le scene con i picchiatori di Lefty.

 

Anche dopo il rapimento di Carson, quando la tensione sale, Tex mantiene comunque un atteggiamento calmo, equilibrato, razionale, e in questo la “linea chiara” di Letteri è perfetta, rappresentando sempre il Nostro con un viso aperto, accorto, sicuro di sé, sempre acuto nelle sue osservazioni, controllato, diverso per esempio dal Tex di Galep visto in azione in “Lotta sul mare”, rabbioso per il rapimento di Kit, pronto a fare davvero male agli avversari che trova sulla strada, sbatacchiati di qua e di là in malo modo, con i segni delle percosse sul viso e sul corpo.

Ma lì era un’altra San Francisco, quella di Galep, una città sporca, piena di bettole e vicoli bui, di visi segnati dal tempo, piena di chiaroscuri, ben diversa dalla città solare e “limpida” di Letteri (dove persino le fogne sembrano tutte in ordine e senza odori), e dai visi dei suoi protagonisti, che paiono quasi fuori dal tempo.

 

In Letteri anche Carson appare in gran forma, più scattante e agile del solito nel cercare di liberarsi dai suoi aguzzini, sempre arguto e simpatico nelle battute, per niente lamentoso.

Lui e i quattro pards, in questa storia, sono davvero eroi “classici”, indomiti, tranquilli di fronte al pericolo e alla morte, controllati nei loro sentimenti, uomini tutto d’un pezzo che non si lasciano vincere dalle emozioni o dalle debolezze, umanamente simpatici e brillanti, mossi solo da un profondo desiderio di giustizia. Astuti e vincenti fino alla fine, quando, con poche mosse, riescono a dare scacco matto alla bella e perfida Ah-Toy e a tutta la sua organizzazione criminale.

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  • 4 mesi dopo...

GL Bonelli dimostra ancora una volta di essere a suo perfetto agio con le atmosfere cittadine di Frisco, in particolare quella delle sette segrete cinesi, dove regna l'omertà e ogni componente è pronto alla morte pur di non tradire i propri compagni. Anche quando sotto sotto c'è un turpe mercato di schiave cinesi.

Ci sono tanti particolari che GLB cura al massimo nell'avvincente trama: innanzitutto i personaggi, come la spietata e crudele Ah-Toy, donna di ghiaccio senza parvenza di alcun sentimento o pietà umana, pronta ad eliminare ogni pedina del suo ingranaggio che si dimostri appena appena un pò difettosa (vedi Wong).

E poi ancora il fido Lao-Tan, perfetto braccio destro altrettanto feroce e malvagio, personaggio tutt'altro che trascurabile in quanto giocherà un ruolo di primo piano in tutte le vicende della storia.

C'è poco da aggiungere, è una sceneggiatura che non lascia nulla al caso e si dimostra solidissima, con un ritmo mozzafiato. 

Eppure questa storia, pur piacendomi non poco, non è una delle mie preferite: mi mancano quelle emozioni che ho trovato in tante altre storie, il pathos generato da situazioni emotivamente forti (tipo Lucero, Santa Cruz, lo sceriffo di Durango, ecc.).

Certo ci sono pestaggi continui, un Tex sempre risoluto e brillante (con un Carson non da meno!), frotte di cinesi votati al massacro contro i temibili energumeni di Lefty ma, alla fine della lettura, mi manca qualcosa.

Ma si può considerare un peccato (se di peccato si tratta) veniale: avercene di storie con un susseguirsi di azione come questa!

 

Impossibile non citare il grandissimo lavoro di Guglielmo Letteri, grande protagonista di questo lungo episodio.

Il suo tocco pulito, elegante e sempre di grande effetto, è essenziale nel dipingere questa vicenda cittadina.

A tal proposito cito quanto scrive di lui Gianni Bono, pensiero che condivido in toto e che si sposa alla perfezione per questo "Laccio nero":

"i suoi disegni sono morbidi e precisi, meticolosi eppure sciolti, ricchi di particolari e nello stesso tempo di dinamismo".

Vero che le atmosfere cittadine esaltavano il suo stile ma, secondo me, è molto riduttivo confinarlo a questa sola tematica.

Le sue storie tipicamente western sono sempre di grande impatto (penso ad una storia come quella del ring di "Tucson" o alla splendida "Oklahoma") per non parlare di quelle con tinte più gialle (vedi "La locanda dei fantasmi" e "La miniera del terrore") piuttosto che quelle con temi più misteriosi (vedi il Rakos de "La piramide misteriosa" e quel capolavoro che è "Diablero").

Insomma un artista versatile che, anche in questa storia, riesce a dare la sua personale impronta all'interno della ricca sceneggiatura del sempre ispirato GLB.

 

Infine un piccolo particolare: la maliarda Ah-Toy, caso più unico che raro, non farà la tragica fine di tante altre dark-ladies dell'universo texiano ma, in modo più banale, finirà arrestata dalla polizia.

Chissà se GLB l'aveva fatto per tenersi aperta una porticina per un suo futuro ritorno.

Quien sabe?

 

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  • 1 anno dopo...

Letta per la prima volta questa famosa storia. Avventura travolgente nella vecchia Frisco, tra risse, pestaggi, devastazioni varie, andirivieni tra le vie di Chinatown e tra fogne e passaggi sotterranei...il tutto condito con abbondanti dosi di ironia e dialoghi spumeggianti. Diverse scene memorabili (su tutte, l'attacco al Pellicano Azzurro e Carson che da filo da torcere ai suoi carcerieri), ed avversari che sul finire della storia si fanno davvero pericolosi. Unico piccolo appunto: pur mantenendo un ritmo sempre alto la lunghezza si fa leggermente sentire ed alcune situazioni e dialoghi risultano un filo ridondanti.

In definitiva devo dire che mi è piaciuta di più rispetto alla precedente storia con i cinesi e che la metto tra le migliori del centinaio, ma pur volendo nulla togliere alla bontà della vicenda attualmente concordo con @Leonel preferire altre ambientazioni ed altri scenari.

Modificato da Il Biondo
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  • 1 anno dopo...

Una delle storie più divertenti, l'ho riletta da poco e mantiene lo stesso fascino di 40 anni fa. 

Una girandola di battute e scazzottamenti degni di uno dei migliori film di Bud Spencer e Terence Hill.

Diavoli bianchi contro Facce di limoni, uno scambio continuo di offese fatto in modo creativamente spassoso. 

(Una volta si vietavano i morti nei fumetti, oggi si vietano gli epiteti discriminatori, però trucidamenti e splatter vanno benissimo!)

La cattura di Carson è una grande trovata: accelera il corso degli eventi, facendo rompere ogni indugio al timoroso capo della polizia.

La cella della morte e le fogne brulicanti di toponi mi avevano impressionato certamente da bambino, ma ricordavo benissimo anche certe scene secondarie,

come quando Tiger e Kit piegano le sbarre dell'inferriata per aprire un passaggio o Tex che prende fiato dopo essere stato incappucciato a tradimento.

Sono questi i dettagli che arricchiscono il racconto, facendoci entrare dentro lo stesso. Qui abbiamo una prova magnifica della fantasia di GLB.

Il mio voto è 9.5

 

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