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Ennesima notizia ferale in quello che, dopo meno di un mese, si prospetta sotto tutti gli aspetti come un Annus Horribilis dal punto di vista politico, sociale, culturale. Nonostante fossi a conoscenza della sua malattia la cosa mi coglie di sorpresa, dato che l'ultimo numero della sua newsletter è arrivato nella mia casella di posta il 6 gennaio. Mi mancherà la sua prospettiva radicale e orgogliosamente "fuori tempo", il rifiuto di arrendersi alle logiche di un mondo governato solo dal Dio Denaro e dall'interesse personale, che ha dimenticato il significato di termini come "collettività" e "socializzazione". Mi rimarranno invece per sempre i suoi fumetti e i suoi libri, ho già ripreso in mano l'ultima trilogia di Magico Vento, sempre ben documentati e mai banali, e le sue canzoni che continueranno a riportarmi ad un periodo in cui si poteva ancora sperare in un futuro migliore, senza bisogno di andare su Marte inseguendo le follie di un oligarca demente. Grazie Gianfranco e ovunque tu sia Mitakuye Oyasin.9 points
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Un mio piccolo aneddoto sull'autore che ci ha lasciati. Eravamo nel 2009, credo, e Manfredi era appena passato alla serie regolare con la storia dell'acqua disegnata da Civitelli e ricordata poco sopra da Monni. Era l'epoca in cui il forum cercava di emergere dalla mediocrità e tra gli utenti che si davano da fare vi era un indiavolato Anthony Steffen, che davvero si prodigava in tutte le maniere. Fu lui ad avere l'idea del Tex Magazine del forum e sempre lui a fare una piccola intervista a Manfredi che aveva contattato in privato. Ricordo che mentre ne parlavamo gli dissi: Carmelo, che ne dici di mettere l'intervista direttamente sul magazine? (Era inizialmente prevista infatti la sua pubblicazione sulle pagine del forum). Fu così che decidemmo di fare qualche altra domanda a Manfredi e alla fine ne venne fuori un'intervista carina e simpatica di diverse pagine. Lui fu gentilissimo e rispose a tutto senza mai tirarsi indietro. Quando il magazine fu online, attraverso Mauro Boselli giunse nelle mani di Sergio, immagino in una versione cartacea stampata negli uffici della casa editrice. Il Sergione ci fece sapere che reputava la nostra davvero una bella iniziativa, aveva sempre un occhio di riguardo e qualche buona parola per i piccoli fanzinari da incoraggiare, e venne fuori che una delle cose che maggiormente lo sorprese fu proprio la disponibilità che Manfredi ci aveva concesso (visto che eravamo proprio alle prime armi e nessuno ci conosceva). Non riusciva proprio a capacitarsene. Con l'autore ebbi anche il modo di fare una gaffe ponendogli la domanda se dovessimo considerare quella storia in edicola come una storia a tesi, idea che lo rivoltava proprio, che ne potevo sapere, decisi lo stesso di conservare quella domanda nell'intervista del magazine e la relativa risposta un po' piccata in cui il buon Manfredi mi tirava le orecchie! Lo ricordo con molta simpatia anche se le storie pubblicate su Tex le ho sempre giudicate atipiche.6 points
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Messaggio lasciato da sua figlia, poco fa: E’ con immenso dolore che annuncio la scomparsa di mio papà Gianfranco Manfredi. Un vero genio che sapeva sempre leggere ed interpretare il mondo e i suoi cambiamenti, una mente curiosa che non smetteva mai di studiare, scoprire e aggiornarsi. Negli ultimi due anni ha scritto ininterrottamente nonostante la sua malattia: saggi letterari e storici, fumetti, canzoni, volumi sul cinema, sceneggiature, la sua newsletter. Un cervello brillante e un artista mai stanco che ha dato tanto a chi ha avuto la fortuna di conoscerlo di persona o attraverso la sua musica, i suoi libri e i suoi fumetti. Gli artisti come lui in fondo non ci lasciano mai, Gianfranco vivrà sempre attraverso tutto quello che ci ha lasciato e questo allevia il nostro dolore. La cerimonia di saluto sarà in forma civile e privata, con la famiglia e i più cari amici, ma appena raccoglieremo le forze promettiamo uno o più eventi celebrativi pubblici in stile Gianfranco: con arte, musica e allegria. Oggi ricordatelo ascoltando una sua canzone, leggendo una delle migliaia di pagine da lui scritte, o ripensando a un momento passato insieme, lo farebbe sicuramente felice. Nei suoi ultimi momenti mi ha chiesto di cercare un’immagine di Magico Vento a colori, che salutava o che andava via a cavallo, e di scrivere in rosso il saluto Dakota. Ho fatto tutto il più velocemente possibile per riuscire a fargliela vedere e approvare. Mi ha detto “ok, va bene, mandala alla Bonelli”. Fino alla fine il suo pensiero è stato per i suoi lettori e i suoi personaggi. Ci mancherai infinitamente papà. Grazie di tutto, ti vogliamo tanto bene.5 points
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Un piccolo omaggio a Gianfranco Manfredi, fatto rapidamente con la biro durante il lavoro. Mitakuye Oyasin5 points
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Siccome sembro un fenomeno da baraccone, che ricordo i primi numeri, spiego perché: Non appena uscì Magico Vento andai all'Università. I fumetti e i libri restarono a casa dei miei, e io avevo solo le uscite del mese da leggere (a parte qualche libro che mi portavo avanti e indietro). Ricordo molto bene quel periodo di Tex, Zagor, MV, Napoleone, i primi 15 di Julia (che non poteva essere così noioso se era scritto dall'autore di KP), e Dampyr. Non avevo la TV a casa, il mio coinquilino comprava solo Metal Shock e io conoscevo pochissime persone. Quindi il Magico Vento, il Napoleone, il Dampyr venivano consumati dalle riletture. E peccato che Ristampa Dago arrivò alcuni anni dopo, altrimenti ricorderei benissimo anche quelli. Un'unica correzione @Diablero, Frisenda arriva subito a disegnare MV, suoi sono il numero 4 e il numero 8. E Parlov arriva appena finisce il texone (numeri 11 e 16) e Mastantuono disegna il 5. E Barbati e Ramella che sono il cuore pulsante della serie ne disegnano una 10ina tra i primi 30. Sul finale di Magico Vento (che ho finito di leggere e che ho apprezzato molto poco) io credo che sia un insieme di fattori. Il passaggio alle 132 pagine non giova secondo me alla serie. Manfredi non si abitua subito alla nuova dimensione e ci mette qualche numero per ingranare, ma secondo me le pagine restano troppe per il singolo episodio di MV e con la bimestralità le storie doppie vengono più difficili (ci sono, sì, ma è l'autore a renderle meno doppie- nel senso che spesso hanno una conclusione interna che lascia più o meno soddisfatti e alcune vicende riprendono nel numero successivo). Inoltre restano Barbati, Ramella e Perovic, ma tutti gli altri lasciano. Frisenda, Mastantuono e Milano passano a Tex (come poi farà Biglia), Parlov se ne va in America, Milazzo va per la sua strada, e di nuovi arriva solo Siniscalchi. Credo che Manfredi fosse deluso dalla cosa e anche per questa ragione decide di chiudere sperando che Shanghai Devil possa andare bene come Volto Nascosto e invece delude molto (anche noi lettori). Sul resto della produzione di Manfredi mi sono già espresso. Aggiungo solo alcune cose che mi sono tornate alla mente. Da Shanghai Devil in poi manca la supervisione di Queirolo sulle serie di Manfredi (lo dice forse in una intervista che ha riportato @Poe sul topic di MV in questo stesso forum che stava per andare in pensione) Per Adam Wild Manfredi stesso fece lo scouting dei disegnatori, trovando Lucchi, Laci e altri. Adam Wild è una serie che ci mette un sacco a ingranare. Le copertine erano le più respingenti della Bonelli, i personaggi, solo negli ultimi 5-6 numeri sembra che si fossero amalgamati e Amina è il personaggio più antipatico di Manfredi e della storia del fumetto. Le storie sembrano dei western ambientati in Africa. E Adam Wild vuole essere simpatico, ma ogni battuta che fa ride solo lui. Io credo che la mancata supervisione di Queirolo che, a conti fatti, metteva un freno a Manfredi (vedi la storia disegnata da Marcello -annunciato nel giornale SBE-, Il ragno e il coyote, che fu scartata al momento dell'uscita e recuperata per lo speciale, per non lasciarla in giacenza) si sia fatta sentire in una serie di scelte che non hanno premiato la serie. Però se fosse continuato per un'altra decina di numeri secondo me avrebbe ingranato. Certo la crisi e tutto, ma Dragonero, uscito solo due anni prima, macina ancora un sacco di pagine al mese. Mujiko e Coney Island non so come commentarle, così come anche l'Inquisitore, tutte storie acquistate per fiducia in Manfredi ma di dubbio gusto. L'inquisitore contiene anche una incongruenza storica bella grossa, i templari nel sedicesimo secolo, ad esempio. Cani sciolti è un memoir che parte in maniera interessante e si blocca al numero 3, quando i sessantottini vanno in vacanza. Anche qui credo che ci siano stati due problemi: il primo era la mancanza di un supervisore con cui discutere i soggetti e una foliazione ancora differente. Ho come l'impressione che Manfredi avesse bisogno di tempo per abituarsi ai propri personaggi per capire cosa avessero da dire (MV parte come un western Horror ma diventa altro e AW parte come un liberatore degli schiavi, ma sarebbe diventato altro) e al numero giusto di pagine per poter raccontare le storie dei suoi protagonisti. L'unica volta in cui non ho avuto quest'impressione è stata su Volto Nascosto, ma secondo me per una ragione diversa. Non era una serie infinita, come MV e AW, ma una storia in 14 capitoli che proseguiva di albo in albo e che quindi doveva portare subito al dunque. I personaggi respingenti o meno, restavano uguali a sé stessi e li si accettava all'interno della narrazione. Shanghai Devil aveva invece un numero di capitoli iniziali lentissimo, arriva in Cina, impara il cinese, va a salvare la ragazza sensibile... Tanto che la rivolta dei boxer comincia intorno al numero 8 o 9, mentre prima apparecchia la tavola. Vabbè, smetto di tediarvi5 points
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Mi unisco al cordoglio dei vari pards che mi hanno preceduto per la scomparsa di Gianfranco Manfredi. Non ero un suo lettore. Ho cominciato e non finito Adam Wild, non ho mai cominciato Volto Nascosto e Shangay Devil, Magico Vento mi respingeva per i suoi tratti fantastici. Su Facebook ricevetti una non simpatica risposta da lui a un mio commento sulla Baraldini, alcuni suoi Tex li reputo particolarmente infelici, non solo per la cifra ideologica sempre presente ma anche per il modo eretico con cui il personaggio talvolta veniva trattato. Era tuttavia, per quello che traspariva da Facebook, un uomo appassionato e arguto, oltre ad essere un artista i cui campi di interesse svariavano dalla storia alla letteratura, dalla musica al fumetto. Soprattutto, il tanto affetto che vedo qui e altrove mi fa percepire l'importanza della sua figura e il grande peso che rappresenta la sua perdita. Era relativamente giovane, non aveva smesso di scrivere, di appassionarsi, di voler comunicare e trasmettere. Penso di avere un "debito" nei suoi confronti, in termini di letture mai fatte e di personaggi ignorati a torto, come tanti di voi mi hanno fatto capire. Quando l'ho apprezzato, l'ho fatto davvero, con intensità. Verso l'Oregon e I due fuggitivi sono tra le storie più belle che mi sia capitato di leggere, due sceneggiature preziose, poetiche e forti al contempo. Due tra i Tex più belli di sempre. Eccellente anche il suo cartonato alla francese, Sfida nel Montana, e alcune sue sceneggiature per la regolare, come La grande sete e la storia sulla vecchia strega messicana. Sono sufficienti questi pochi racconti per svelare la tempra del suo essere autore, sceneggiatore, artista. Del suo essere un appassionato e vigoroso intellettuale, di cui sentiremo la mancanza. Io colmerò alcune mie lacune, facendone rivivere la voce tramite la mia lettura. Perché se c'è una consolazione davanti a questi lutti, sta nel fatto che la voce di colui che non c'è più non finisce di parlare, di trasmettere, di donare. Non lo farà finché ci sarà qualcuno che leggerà quanto da lui scritto. E io auguro agli scritti di Manfredi, siano essi libri o fumetti o canzoni, di durare, di restare attuali, di essere apprezzati nel tempo. Gli auguro di parlare ancora, e ancora a lungo.5 points
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Rientrare da lavoro e apprendere una simile notizia rattrista molto. E' difficile da spiegare, ma quando ci lascia un artista che ha accompagnato col suo lavoro il tuo percorso dell'esistenza, rimani disorientato. Non ho mai nascosto la mia stima per Gianfranco; un artista eclettico, originale, di personalità. Cantautore, scrittore, sceneggiatore, fumettista, attore, un talento davvero multimediale per un uomo colto e intellettuale, con ideali ben chiari e saldi. Davvero una gran perdita e col senno di poi, anche le sue sfuriate sui social (a volte un po' fuori dagli schemi a dire il vero) da oggi mancheranno tanto. Sebbene non del tutto a suo agio su Tex, ha fornito il suo onesto contributo alla saga, ma creature come Magico Vento, Volto Nascosto, Adam Wild denotano una preparazione storica e una capacità narrativa non indifferente. Ma ciò che non dimenticherò tanto facilmente è la sua umile disponibilità: svariati anni fa sottoposi un mio racconto alla sua attenzione, nutrendo pochi dubbi di ricevere risposta e invece Gianfranco mi stupì oltremodo. Non solo aveva letto attentamente il mio scritto, ma si premurò a rispondermi sinceramente e fornendomi tanti preziosi consigli e correzioni per migliorare l'opera e raffinare lo stile. Sembra poco ma per me non lo è. Quel messaggio rimarrà da oggi ancora più impresso nel mio cuore e lo considererò una sorta di testamento stilistico personale, donatomi da un grande autore che amava tanto il suo lavoro, a tal punto da non snobbare nemmeno carneadi come me, incitandoli a migliorare ma sempre tenendo un basso profilo. Grazie Gianfranco! Che la terra ti sia lieve.5 points
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Diablero ha spesso il vizio di trattare le proprie opinioni come se fossero dati oggettivi e non, appunto, opinioni.5 points
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L'idea se non ricordo male fu suggerita da Sergio Bonelli, che spingeva spesso per questi "incontri" con personaggi storici o proponeva idee strampalate come Tex che perde un duello (si capiva già lì che non sarebbe stato adatto per scrivere Tex, e infatti quando lo fece lo faceva perdere sempre... e Nizzi capì subito cosa doveva fare per far contento il suo editore...) L'idea (sempre se non ricordo male) era di un team-up in cui Tex avrebbe dovuto trovare un suo pari, due "leggende alla pari" (strana la scelta di Buffalo Bill, visto che pochi anni dopo Nolitta scrisse "Indian Circus"...). GL Bonelli già fa il team-up di malavoglia (e si vede), ma a mettere Buffalo Bill al pari del "suo" Tex non ci pensa nemmeno. Anzi, raffigura Cody come un pallone gonfiato, certo, uno dei "buoni" e in buonafede (altrimenti Tex avrebbe preso anche lui a sganassoni), ma... "non tutto sto granché". Uno famoso per riuscire a colpire bersagli grossi come un bisonte e che si ritiene il più grande tiratore del mondo, salvo essere ridicolizzato da Tex nella loro sfida (non arriva nemmeno vicino, Tex lo doppia!). Un ingenuo che non capisce perchè gli indiani se la debbano prendere per qualche bisonte. Uno che si fa appiedare subito dal villain della storia, a cui aveva persino creduto come un pollo! Un disastro! Buffalo Bill viene rappresentato come "tutta apparenza niente sostanza", uno poco sveglio e non tanto bravo che si crede chissà chi. (Si vede proprio che GL Bonelli non stimava per nulla Cody, non è solo il team-up di malavoglia, persino i banditi come i Dalton sono stati rappresentati in maniera più positiva quando hanno incontrato Tex) Divertente che Sergio Bonelli, dopo anni, si confonda e invece di parlare della storia come è stata realizzata, ricordi evidentemente la SUA idea, con i due alla pari. E diventa un "effetto Mandela" con tutti che parlano di quest storia come se fosse "un pareggio" (altra dimostrazione che in realtà le storie originali di GL Bonelli le rileggono davvero in pochi)3 points
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Di solito non sto a fare le pulci ai consigli degli altri, ma in questo caso, davvero... sentir consigliare i Maxi come "prime letture" non si può sentire... I Maxi sono nati come "contenitore di roba già disegnata che non è adatta alla serie regolare". A volte era per la "stranezza" di quelle storie (tipo "Nueces Valley", con un Tex "bambino", e in quei casi erano storie già previste per finire lì), ma molto più spesso era per testi o disegni considerati non adeguati. Quindi, nella migliore delle ipotesi, sono belle storie ma "strane" per Tex, non storie che consiglierei a chi si avvicina al personaggio, diverse nel tono e spesso anche nei disegni rispetto a quello che si potrebbe trovare nella serie regolare. Nella peggiore... sono storie relegate lì per lo scarsissimo livello, o pr dare lavoro a disegnatori sgraditi a molti lettori. Anche fra quelli elencati da MarrFarr... Il 21 è Tex bambino, il 24 è una pessima "doppia storia" di Mignacco e Cossu che non sarebbe mai finita nella regolare, il 27 è un Team-Up, il 29 è una delle peggiori storie su Tex di Manfredi e il 31 è un Nizzi ai minimi livelli con disegni di Casertano. E questi dovrebbero essere albi "tipici" scelti "fra i migliori" da consigliare? A @Fulmini: come vedi le opinioni su storie e autori possono essere anche molto varie. I per esempio più che consigliarti la serie completa (piena di periodi imbarazzanti) ti farei saltare anche annate complete (se non ti interessa avere la serie completa), annate che per altri sono il meglio del meglio (ah, albi interi di bistecche e patatine e tex che prende botte in testa.....). In quasi 800 albi (senza contare tutti gli speciali) Tex ha passato periodi ed autori molto diversi, ti conviene imparare a riconoscere i vari sceneggiatori e disegnatori per nome (sono sempre indicati negli albi e nelle ristampe recenti) e vedere quali gradisci di più o di meno.3 points
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Man mano che mi inoltro nella rilettura del periodo d'oro della saga, ottengo ulteriori conferme sulla grandiosità di Gian Luigi Bonelli. La storia in questione che mi appresto a commentare dopo averla riletta di recente, è alquanto breve, dal soggetto semplice ma funzionale ma soprattutto è un ricco condensato dell'universo che ha reso Tex celebre fra i lettori. Agguati sventati, indagini accurate che portano alla soluzione dell'enigma, tanta azione, interrogatori marca Willer con masse di cerotti e ossa rotte per i malcapitati che li subiscono, sparatorie a iosa e tanta sana ironia. Cosa chiedere di meglio da un fumetto? Dimenticavo: dialoghi sempre perfetti, scorrevoli e divertenti che aiutano la lettura e valorizzano la sceneggiatura. Incaricati di indagare su sospetti casi di sparizioni di mandrie, i nostri sebbene le iniziali difficoltà, fiutano la pista giusta, anche grazie a preziose informazioni estorte a dei banditi a suon di sganassoni e alla collaborazione del simpatico e coraggioso Tom, che pur di aiutare i nostri nelle indagini, rischia grosso durante un attentato ai suoi danni. L'idea della banda è semplice ma acuta; far imbarcare a piccoli gruppi le mandrie razziate sul battello del capitano Manning e condurle su un isolotto sulle rive del Brazos, ove ricavare pellame e grasso da rivendere ai mercati dell'est, facendo così rapidamente sparire tracce e refurtiva. Ovviamente l'intervento dei nostri è repentino e, studiato un piano con lo sceriffo locale, l'escursione sull'isolotto contornato da acque ricche di famelici squali e segnato da un puzzo terribile di carne morta che attira volatili a migliaia, porterà alla sconfitta definitiva della banda e all'arresto dei due caporioni, ovvero il capitano soprannominato "Il carnicero" e il bandito Fenny. Come già detto, storia breve ma frizzante e il divertimento è assicurato grazie anche a sequenze davvero memorabili e spassose come la scena dell'agguato mentre i nostri sono seminudi in tinozza da bagno, con svenimento di una vecchietta che rimane colpita da vedere i fisici statuari dei due ranger, o il pestaggio del bandito con tanto di nuvoletta che immortala lo stesso che suona l'arpa, mentre sul suo viso è stampato un sorriso da ebete. Un miscuglio di azione e ironia geniale. Altro piccolo appunto: per svariate volte l'autore cita le bistecche e patatine, suppongo che questa storia sia stata letta più volte da Nizzi durante la sua opera di documentazione texiana prima di essere assoldato sulla saga. Cosa dire di Letteri? Sempre più sicuro dei suoi mezzi e sempre sul pezzo. Stile pulito, efficace, dinamico e nette migliorie anche nella caratterizzazione grafica dei due protagonisti. Oltretutto, visto la frequenza con la quale si trovano storie da lui illustrate nella programmazione editoriale, denota, se ce ne fosse bisogno, di quanto fosse pure celere nella realizzazione. Il disegnatore ideale che ogni editore vorrebbe nelle sue file. Difatti Letteri ripagherà la scelta illustrando nella sua lunga carriera una mole di tavole da paura. Il mio voto finale è 73 points
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Finalmente, caro Ruju; un primo albo dove Tex è quello vero. Affidandosi a cliché sempre godibili (pestaggio di testimoni reticenti, ad esempio), gestiti non con il pilota automatico ma con un po’ di cuore, Ruju confeziona una trama assolutamente godibile, con personaggi di spessore. Non mi addentro troppo nei particolari in quanto l’albo è fresco di uscita, ma ci sono tutti i presupposti perché questa possa essere una delle migliori del buon Pasquale.3 points
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In realtà Tex, sotto questo aspetto, non è cambiato col passare degli anni. GLBonelli alternava storie con indiani brutti e cattivi ad altre con indiani vittime dell’avidità, dei soprusi e del razzismo dei bianchi. Ed è ancora così. Basta vedere l’ultima storia di Rauch in edicola sul Magazine: Tex deve vedersela con una banda di predoni comanche che hanno rapito una ragazza bianca che, dopo dieci anni vissuti con loro, non vede l’ora di fuggire il più lontano possibile. Nessun politicamente corretto o idealizzazione, mi sembra. Nelle storie scritte da Nizzi, Boselli, Faraci, Manfredi, Rauch e Giusfredi non si sono mai visti "angelici" indiani "puri e innocenti". Di feroci predoni o di teste calde apaches in cerca di gloria e bottino è piena la serie. Mi sembra una polemica fuori bersaglio, almeno per quanto riguarda Tex.3 points
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Talento poliedrico è dir poco. Passava dai fumetti western-horror di "Magico Vento" alla serie Tv "Colletti bianchi". Da romanzi come "Ultimi vampiri" a dischi come "Zombie di tutto il mondo unitevi". Da attore in "Abbronzatissimi 2" a saggi come "C'era una volta il popolo: storia della cultura popolare" o a "Gordon link". Dall'antimperialismo di "Volto nascosto" alla sceneggiatura del film "Liquirizia". Come dicevo, mi è capitato di leggere due anni fa il suo libro di saggistica "A qualcuno piace scorretto: per una storia delle provocazioni letterarie (1851-1869)", pubblicato nel 2022, un libro molto bello, molto colto, che analizza in 30 capitoli, con piglio da critico letterario esperto ma allo stesso tempo divulgativo, 30 romanzi di successo che hanno trasgredito le regole del loro genere letterario e/o dei valori dominanti nell'epoca in cui furono scritti: si va da romanzi famosi come "Il signore delle mosche" di Golding a "Mattatoio n. 5" di Vonnegut, da "Il pasto nudo" di Burroughs a "Il mondo nuovo" di Huxley, a "Il buio oltre la siepe" di Harper Lee, ecc. ecc. a romanzi un po' meno noti come "Il cacciatore di scalpi" di Reid, a "Il tallone di ferro" di Jack London, a "La giungla" di Upton Sinclair a "I 500 milioni della Begum" di Jules Verne, ecc. Tutte opere che servono anche a riflettere sul concetto di "politicamente corretto" e "politicamente scorretto" e su come a volte, per paradosso, la scorrettezza iniziale possa trasformarsi in "forma estrema della correttezza". E' un libro che fa venir voglia di leggere altri libri... In particolare a me ha fatto venir voglia di leggere - non lo conoscevo - "La giungla" di Upton Sinclair, un romanzo del 1906 che descrive la "giungla" del quartiere dei macelli di Chicago (sembra la Chicago di Hogan in Magico Vento ) dove lavoratori sottopagati conducevano una vita ben poco allegra... Leggo su Wikipedia che Gianfranco Manfredi era laureato in filosofia con una tesi su Rousseau e per qualche tempo ha lavorato per l'Istituto di Storia della Filosofia. Davvero poliedrico...3 points
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L'abilità di un grande narratore va riscontrata pure nella capacità di scrivere scene che colpiscono il lettore e rimangono nell'immaginario collettivo e sotto questo aspetto il celebre Gian Luigi Bonelli aveva talento da vendere. Prendiamo in esempio questa storia; sebbene la brevità e l'oggettiva valutazione che non sia una delle sue migliori, ma di sequenze memorabili l'autore ce ne dona a iosa. Già nell'incipit, il rinvenimento nel deserto del povero informatore indiano, letteralmente spolpato dalle formiche rosse ha il suo macabro fascino. Non pago, Bonelli ci delizia con la splendida Esmeralda intenta a far il bagno in una sorta di piscina pullulante di minacciosi alligatori. Una miscela perfetta di sex appeal, mistero e sensazioni. Ma non finisce certo qui: per la prima volta appare sulla saga l'interessantissima figura del Morisco, con la sua casa atipica, le teche con esemplari d'insetti e rettili velenosi, l'inquietante Eusebio che si presenta ai nostri con un grosso coltello in mano e il suo aspetto di tetro menagramo, l'eleganza e la sapienza del dotto Morisco, simpatico fin dalla prima vignetta e destinato a diventare un amico ricorrente fidato e importante. Ulteriore scena geniale è quella in cui Tex prova i famigerati funghi sacri e la sua mente si smarrisce nei turbini delle allucinazioni, con tanto di mostri preistorici, centauri in azione con archi e frecce, templi aztechi, globi luminosi e il ghigno di Mefisto, in quella che anche Morisco asserisce, è una sorta di premonizione al suo imminente ritorno nella famosa storia con Padma. Già basterebbe solo questo per rimanere soddisfatti della storia, resa graficamente in maniera impeccabile da un Letteri sempre più a suo agio con l'universo di Aquila della Notte. Ma oltre alle singole scene, l'episodio si fa apprezzare pure per la buona struttura e l'idea di base. Chiamati a indagare per la strana tendenza dei Comanches in rivolta di razziare il bestiame, Tex e Carson scoprono un traffico aldilà del confine, fra i predoni rossi e una banda di banditi messicani agli ordini del'ineffabile Fidel Romulio. Il comanchero conosce l'accesso a una valle in cui nascono dei strani funghi dagli straordinari effetti allucinogeni che fornisce alla bella Esmeralda e i suoi Aztechi in cambio del bestiame razziato dai Comanches di Tonito. Fidel vorrebbe pure sposare la splendida donna, più per interesse che per altro, visto che mira al possesso del faraonico tesoro stipato nei sotterranei del tempio situato nella Valle dell'Hueso. Dopo aver rischiato la vita molte volte, con l'aiuto di alcuni allevatori amici e delle Giacche Blu in un drammatico assedio del ranch, Tex e Carson vengono indirizzati a Pilares e dal Morisco ottengono chiarimenti fondamentali per svelare l'arcano. A voler essere pignoli (ho notato che in tanti lo hanno fatto prima di me), bisogna dire che gli aiuti esterni stavolta sono un tantino troppi ma nel complesso della storia si accettano e bisogna riconoscere che le sparatorie con i Comanches e l'assedio al ranch sono scritte in maniera impeccabile da Bonelli, che sfrutta appieno pure la grande abilità di Letteri ai pennelli. La cupidigia di Fidel lo porterà a tradire la gente di Esmeralda e perire miseramente nel sotterraneo del tesoro, gli stessi Aztechi verranno spazzati da banditi messicani assoldati da Romulio e ai nostri non rimane che fare da spettatori (altra scelta narrativa alquanto discutibile) La bella e sfortunata Esmeralda morirà fra le braccia di Tex e il suo ultimo desiderio di essere seppellita nel tempio, verrà esaudito dai nostri. Da notare come la storia possa essere considerata un prequel del capolavoro che Bonelli scriverà qualche anno dopo, ovvero "Diablero". Di fatti, oltre alla stessa collocazione geografica, anche Mitla userà i funghi sacri per far trasformare il suo Guaimas e tornerà nuovamente il Morisco ad affiancare i nostri. A pensarci bene Esmeralda rimane avvolta da un alone di mistero come Mitla, e reputo che sia una grande trovata dell'autore, che così rende ancora più affascinanti e memorabili le due splendide creature (Letteri è bravissimo a rappresentarle con un fascino che buca la pagina). Spero che nessuno degli sceneggiatori attuali si faccia mai venire l'idea di scrivere un ipotetico seguito in cui scopriamo che le due donne erano sorrellastre. Ovviamente sono ironico, anzi la smetto subito per non fornire strane idee bizzarre. Scherzi a parte, ho trovato l'episodio davvero molto piacevole e valevole, anche al netto del difettuccio dei nostri meno incisivi e decisivi come altre situazioni simili, ma nel complesso questa consapevolezza non ha affatto rovinato la mia lettura. Che dire di Letteri: il suo ingaggio fu davvero provvidenziale per la saga. Oltre a saper rendere in maniera splendida le figure femminili come Esmeralda, il compianto disegnatore romano sfodera una sequenza di tavole davvero molto dinamiche e ad effetto con Comanches in assalto, mandrie lanciate nella prateria, ranch assediati, templi misteriosi con sotterranei pittoreschi ed arcani, per non dimenticare il fatto che proprio dalle sue matite nascono personaggi importanti come il Morisco ed Eusebio, che bissano Nat Mc Kenneth della precedente prova. Come già fatto notare, ancora qualche lieve imprecisione nei primi piani dei nostri si riscontra fra le pagine, ma il suo stile pulito ed elegante e la sua immensa duttilità si fanno largo alla grande nelle sue prove. Storie come questa o "Diablero" devono molto ai suoi disegni e bisogna riconoscere che anche il suo contributo fu fondamentale in termine di quantità e qualità nel costituire le fondamenta del periodo d'oro della testata. Il mio voto finale è 83 points
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I miei quattro centesmi sull'opera di Manfredi. Gordon Link: curioso che il poi il fumettisticamente serissimo Manfredi esordisse con una serie goliardica e trash come Gordon Link. E' la sua variante di Dylan Dog in cui mescolava Ghostbusters e Twin Peaks, sempre pericolosamente in bilico tra l'arguzia di un John Landis e lo svacco alla fratelli Vanzina. Comunque una perfetta capsula del tempo dei primissimi anni 90. Magico Vento: il suo capolavoro, dal primo all'ultimo numero. E' vero che i primi numeri non erano o non sembravano a fuoco, ma riletti una volta dipanatosi l'affresco storico/ucronico dell'intero serie per me sono comunque un gran leggere. Anzi, ci trovo una freschezza avventurosa che in seguito Manfredi un po' sacrificherà alle ambizioni romanzesche. Volto Nascosto: un grande romanzo storico avventuroso come quelli che venivano pubblicati all'epoca in cui è ambientata la storia. Shanghai Devil: forse un pelo troppo lungo, è vero, ma per me per nulla inferiore a Volto Nascosto, anzi con una parte finale ben più sentita ed emozionante. Adam Wild: sottovalutatissima, è la sua serie pulp più divertita. Soprattutto nei primi numeri Adam Wild sembra il Tex delle prime strisce al quadrato, ancora più violento, giustiziere e gustosamente stronzo. Coney Island: un altro intrigante romanzo a fumetti che riprende toni e modi di romanzi, film, fumetti e sceneggiati radiofonici degli anni che mette in scena. Per me sempre tra l'ottimo e il molto buono su Tex, con il capolavoro "Sei divise nella polvere": ammetto però che sono uno di quelli per cui i "sacri canoni texiani" ogni tanto possono tranquillamente andare a farsi un giro. Dylan Dog: in "omaggio" tra ieri sera e oggi ho riletto i suoi 7 albi per il menisile. Storie che ricordavo gradevoli e ovviamente ben scritte, ma troppo razionali e lineari, che legavo a un periodo di normalizzazione del personaggio. A rileggerle ora sono molto divertenti e intriganti pur non diventando dei capolavori, ma hanno una solidità, una scorrevolezza e una densità di scrittura che oggi sembrano mediamente perse nel fumetto italiano. Le sue storie per Nick Raider per me si perdono nelle nebbie della memoria come tutta la serie. Saranno state in linea con il buon livello dell'intera serie.3 points
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Sì, ma... a storia finita. Nel senso che Volto Nascosto è la storia dell'incontro e dello scontro tra tre persone, fra Roma e l'Africa, e di una maschera (il volto nascosto) portata da più persone diverse. La storia si conclude chiudendo tutti i fili, senza possibilità di seguiti. La maschera rimane alla fine ad uno dei personaggi principali superstiti. Shangai Devil prende quel personaggio e lo porta in Cina, con la maschera, ma la maschera non ha più alcuna funzione e alcun significato, sradicata dal suo contesto: è una maschera come qualunque altra. Non è "le nuove avventure di Volto Nascosto". Volto Nascosto è morto. È "guardate cosa fa questo tizio anni dopo dall'altra parte del mondo con questa maschera abbandonata che non usava più nessuno" In realtà Shangai Devil è la storia della rivolta dei boxer in Cina, e per raccontarla Manfredi utilizza come testimone degli eventi un suo vecchio personaggio preso da una storia precedente, come poteva prendere chiunque altro. Ma mentre in Volto Nascosto la persona dietro la maschera (che non era la stessa di Shangai Devil) era decisivo per le sorti della guerra e c'erano storie private altrettanto importanti, Shangai Devil perde tutti i personaggi meno uno, che diventa un mero testimone di un racconto storico. Sono due storie diverse che non hanno nemmeno gli stessi protagonisti, visto che xxxxxxxx in Shangai Devil non è un protagonista.3 points
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1991/1993 - Gordon Link: 14 albi (su 22) e 2 speciali 1994/1999 - Dylan Dog: 7 albi, 1 speciale, 4 storie per il Gigante e 2 storie per il Maxi 1996/1998 - Nick Raider: 17 albi e 2 almanacchi del Giallo 1997/2010 - Magico Vento: 123 albi (su 130), 1 Speciale e due miniserie da 4 e 3 numeri 2005/2022 - Tex: 10 albi, 2 Texoni, 2 color, 1 "cartonato" e 3 storie per il Maxi 2007/2008 - Volto Nascosto: 14 albi 2011/2013 - Shanghai Devil: 18 albi 2014/2016 - Adam Wild: 26 albi 2015 - Coney Island: miniserie da 3 albi 2017/2021 - "Le Storie": Mugiko, n.59, e L'inquisitore, speciali n. 5 e 8 2018/2019 - Cani sciolti: 14 albi 2022 - O procurador / Il Procuratore: graphic novel A parte i due speciali delle Storie credo di aver letto praticamente tutto quello che ha scritto per il fumetto.3 points
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Il gusto è personale e quindi può essere orrido senza alcun limite (ormai la pacchianeria regna incontrastata), e si può tranquillamente preferire la Trap a Battiato o Battisti, tutti i gusti son gusti. Ma per fortuna, la qualità invece è oggettiva e non dipende dai gusti della maggioranza, la Divina Commedia sarà sempre meglio di Tony Effe. Che le orride colorazioni attuali coprano i disegni falsandone l'effetto è oggettivo. Che sembrano date da un branco di daltonici infoiati con fotoshop è oggettivo. Che piacciano al "gusto" attuale purtroppo è altrettanto oggettivo. Ma chi chiede un consiglio A ME riceve il mio consiglio basato sulle mie valutazioni, non su "quello che piace oggi"...3 points
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L'interazione tra personaggi reali e immaginari, rispettando allo stesso tempo la Storia, non è facile, ma è fattibile. Nella storia qui sotto, ad esempio, Bill Adams (personaggio immaginario) non funge da co-protagonista, ma da protagonista principale, nonostante il fumetto sia dedicato a Jesse James: Ciò premesso, il racconto di Boselli mi è sembrato preciso ed accurato, ma anche freddo e cronachistico.3 points
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3 points
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Ormai è evidente che non leggiamo lo stesso Tex io e te e che hai una tale ossessione per il politicamente corretto da vederlo anche dove non c'è . Se ti riferisci a questa storia, erano ormai sei anni che Muzzi disegnava Tex, altro che primi tentativi . Qui, peraltro, le correzioni dovrebbero essere di Raffaele Cormio.2 points
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A me invece è sempre piaciuta la prima parte, prima dell'arrivo di Cody. La storia del disertore è un esempio di CHI È DAVVERO TEX, in poche pagine. Prima, rischia la pelle per prendere il disertore (con una corsa nel deserto a chi arriva primo alla sorgente, chi arriva secondo muore di sete o impiombato...), poi ascolta le sue ragioni, ne prende le difese e non solo lo aiuta a prendere una pena lievissima, ma... Senza tante chiacchiere, senza storie strappalacrime, quando Tex sente che il disertore ha sparato a un prepotente, "che problema c'è? Ha fatto bene!" Altro che lo "sbirro ligio ai regolamenti" di Sergio Bonelli che mette in galera un vecchio che ha vendicato il figlio (persino Nizzi non gli aveva fatto fare una roba simile, nella sua versione lo lasciava andare: il Tex di Nizzi veniva salvato ogni singolo albo da qualcun altro, ma almeno poi era riconoscente...) E soprattutto... TUTTA LA STORIA È NARRATA IN 44 STRISCE! Meno di 15 PAGINE! E oggi non riescono a fare una storia decente in 32 pagine! E non è che non sono dei "geni" come GL Bonelli. OK, non lo sono, ma non è quello: se si guarda a quegli anni, a fare una storia in 15 pagine erano capaci in tanti (basta vedere i vecchi "liberi" di Lanciostory...). Era IL LINGUAGGIO SINTETICO DEL FUMETTO. È quello che si è totalmente perso. Oggi non fanno più fumetti. Non sono più capaci di scrivere FUMETTI. Fanno "cinema su carta", abbacinati dal famigerato "linguaggio cinematografico" che ha preso piede: niente didascalie, niente voci pensiero, e se il personaggio va al gabinetto, devi far vedere ogni istante, compreso quando si pulisce, altrimenti "il lettore non capisce"...2 points
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TEX: GLI INCAPPUCCIATI Incappucciati per modo di dire, eh: compaiono solo nelle prime pagine, poi non ci sono più. Storia: GL Bonelli Disegni: Muzzi (con Galep che fa qualche faccia di Tex). Uscita: Aprile 1967, Tex 78 Tex e Kit Carson salvano il ranchero Joe Tules e suo figlio Clem dall'attacco di tizi incappucciati alla Ku Klux Klan: si tratta degli uomini mandati da Sam Loren, il boss della città di Silvertown, il cui sceriffo, Hank Rosen, è al suo servizio. Anzi, lo stesso Hank era uno degli incappucciati che avevano attaccato il ranch ed era fuggito senza farsi riconoscere. Un fiorellino di sceriffo, proprio. Loren vuole il giacimento aurifero di Joe Tules, racconta quest'ultimo a Tex. Insomma, Sam Loren ha in mano tutto... ...mentre il povero Joe Tules non ha neanche una camicia da mettersi. O forse ama accogliere gli ospiti a torso nudo con la pipa in bocca. De gustibus. I due ranger portano gli ex-incappucciati a Silvertown, per consegnarli allo sceriffo Rosen, che però - ovviamente - nega l'evidenza. A tal punto che Tex lo butta fuori dalla finestra con un cazzotto. E così si porta un occhio nero, il marchio di fabbrica del Tex di Muzzi: leggete Canyon Diablo e chiedete a Jerry Occhio nero per avere conferma. L'obiezione dello sceriffo, tra l'altro, è ridicola: sono stati presi con le mani nel sacco e i cappucci da Ku Klux Klan in testa. Cosa vuole ancora, una confessione scritta? Questo, tra l'altro, rimanda proprio alla storia uscita questo mese (Gennaio 2024), "Il morso dello Scorpione", con un altro sceriffo ugualmente venduto e tonto, tanto da negare l'evidenza. Ma purtroppo i tempi sono cambiati e Tex, detto oggi " la scamorza", non può più dargli un occhio nero. Il prode sceriffo, allora, fa evadere i suoi tre colleghi, che provano ad ammazzare i ranger nel sonno. Ma Tex e Carson si aspettavano il loro arrivo, e, dopo averli eliminati, Tex stende una seconda volta lo sceriffo e stavolta gli strappa la stella dal petto. A quei tempi gli sceriffi corrotti esistevano e venivano anche pestati. E poi si chiedono perchè Tex non vende: perchè non fa più giustizia come prima. Ah, e poi lo sceriffo muore, e in circostanze poco chiare: forse lo hanno ammazzato i suoi compari mentre cercavano di centrare Tex. Sam Loren, insieme ad un altro, prova a sparare a Tex dalla finestra del suo albergo. Ma l'attentato fallisce e Tex sale nella camera di Loren: questi cerca di salvarsi mentendo, ma si becca una spazzolata. Poi Tex gli brucia l'albergo. Un'altra caratteristica texiana che adesso è andata perduta: ora Tex è rispettosissimo della proprietà privata e non brucia più nulla. Non mette nemmeno il fiammifero tra le dita dei piedi. E' diventato onestissimo, integerrimo e un filino noiosetto. Tipo Topolino. Quando Tex mollava cazzotti, li mollava a destra e a manca. E lo faceva soprattutto coi criminali che avevano la sfrontatezza di ricordargli la legge. Successivamente, Tex si fa nominare sceriffo della città. Loren cerca di fermarlo mandandogli contro un leguleio, l'avvocato Bertram, per fargli sapere che è una cosa illegale diventare autonomamente sceriffi. In tutta risposta, Tex pesta il leguleio, lo sbatte fuori dalla finestra, lo risveglia con una secchiata d'acqua e gli dice che ha ventiquattr'ore di tempo per lasciare il paese. Poi gli mette in secchio in testa, chiamandolo amorevolmente "sacco di trippa". Curiosamente, il leguleio somiglia a Cico...uno dei personaggi più odiati dal Gianluigi. Tex, successivamente, va al saloon a provocare Loren, e questi cerca di sparagli alle spalle: ma Tex sapeva che sarebbe successo e, aiutato dallo specchio del bar, lo disarma. Poi gli dà una sberla (caso raro) e lo manda via. In quel momento, arrivano Arno Drake, il pistolero, col suo compare Lug, assoldati da Loren, che affrontano Tex e Carson al saloon. E si mette di mezzo anche Loren. Vengono eliminati tutti in tre pagine. Fine. E Vandell, il maniscalco di Silvertown, loro alleato, che offre sempre a loro del caffè, offre loro - indovinate? - un buon caffè per festeggiare. Quindi, stavolta niente bevuta finale al bar o galoppata al tramonto: solo un caffè - magari corretto - per tutti. In questa storia, anche se breve, il malvagio principale è proprio lo sceriffo, che occupa assai più spazio del povero Sam Loren. Anzi, lo sceriffo è conosciuto in tutto il paese per la sua malvagità, tipo lo Sceriffo di Nottingham. E, quando il proprietario cinese del ristorante viene a sapere che è stato Tex a buttare fuori dalla finestra lo sceriffo, gli offre il pranzo GRATIS. Tanto che Tex, ad un certo punto, ha in mente un'idea simile a quelle di Pat: pestare lo sceriffo due volte al giorno per avere sempre gratis il pranzo e la cena! C'è anche una cosa che si è dimenticata: una volta con Tex SI RIDEVA, anche. Il Tex di MUZZI. Forse non è che abbiano sbagliato a fargli le faccine Galeppiane...il punto è che fare un buon disegno di Tex è DIFFICILE. Non tutti ce la fanno.2 points
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Sono freschissimo reduce dalla lettura del primo albo di questa doppia griffata Ruju & Ginosatis, da cui devo ammettere di essere rimasto impressionato in maniera abbastanza positiva, pur con qualche piccolo punto debole ed una pecca a mio avviso piuttosto rilevante, di cui comunque mi riservo di parlare più approfonditamente un'altra volta, onde evitare spoilers. In ogni caso, dal mio punto di vista Ruju è sinora riuscito ad imbastire una trama avvincente e non banale, a dispetto del fatto di avervi inserito una tresca amorosa, ergo appartenente ad un genere di sottotrama per cui nutro sa sempre un po' di diffidenza, che tuttavia promette di potersi intersecare abbastanza bene con l'elemento principale della storia, ovvero il confronto - per ora ancora fermo a schermaglie relativamente marginali - tra Tex e la banda di Escorpión (villain, quest'ultimo, che potrebbe tranquillamente aspirare almeno al podio in una ipotetica classifica del cattivone texiano dotato del "physique du rôle" più ad hoc). Ho trovato assai ben curato il rapporto tra i due pards, molto affiatati e coordinati nei ragionamenti e nelle azioni, nonché mi sono parsi ben caratterizzati e non banali i personaggi di contorno, con cui Tex e Carson hanno fin qui avuto a che fare e ne avranno nel prosieguo della storia, nel bene o nel male. Di assoluto livello sia la copertina di Villa del primo albo (ed è altrettanto promettente quella del prossimo), ma ho trovato davvero da applausi la prova ai disegni di Yannis Ginosatis, forse di livello anche superiore rispetto alle sue già eccellenti performances texiane: i paesaggi ed in generale i vasi contesti sono illustrati con opportuna dovizia di particolari, ed è molto ma molto curata la caratterizzazione grafica dei principali personaggi della vicenda (oltre al già citato capobanda, anche la bella ranchera).2 points
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Una storia breve ma intensa: non comincia con Tex come ci si aspetterebbe, ma con un tizio sconosciuto inseguito dagli indiani di Plateado ("argentato", perchè ha i capelli bianchi. Forse Kit Carson, "capelli d'argento" è chiamato nell'originale "Cabello plateado"...). Il disgraziato viene sepolto nella terra, tranne la testa, e viene dato in pasto alle formiche rosse. E la storia inizia così, col botto. Solo dopo compaiono Tex e Carson, al forte, quando vengono a sapere della morte del poveraccio e della sua identità: Sam Flatter, cercatore d'oro. Tex e Kit devono trovare la moglie e la figlia, malata, di Flatter, e salvarle, perchè forse sono nelle mani degli indiani. Da lì inizia la storia: motivazioni forti, situazioni pericolose, 81 pagine che si leggono tutte d'un fiato. Si capisce bene perchè fu scelto come storia per il "Diario arancione di Tex" del 1964 (quindi quando era ancora stato stampato in formato libretto: la stampa sul gigante fu realizzata nel 1967, tre anni dopo). Tex aiuta la vedova di Flatter e la figlia, che è ancora convalescente: la donna agisce da donna del west. Infatti, prima punta il fucile su Tex, ignorando chi sia, e, dopo che le cose sono chiarite, accetta la pistola del ranger, dicendo chiaro che gli indiani non l'avranno viva. Il sottinteso qui è ben crudo, e adesso non si fa più perchè non è politicamente corretto. Infatti, adesso gli indiani (pardon, nativi americani) sono visti come dei puri angeli che parlano sempre con alate e nobili parole e camminano in mezzo agli sporchi e ottusi diavoli bianchi. Tipo "Balla coi lupi". Invece, in questa storia, ben più aderente alla realtà, gli indiani semplicemente l'avrebbero violentata a morte, sia lei che la figlia. E quella pistola che porta significa che lei avrebbe prima ammazzato la figlia e poi si sarebbe suicidata. Alla faccia degli indiani "puri e innocenti". L'idea che le storie di Tex di Gianluigi Bonelli avessero poche donne è sbagliata: molte volte invece appaiono delle donne come questa, senza nome, ma assai carismatiche e decise. Senza dare alcuno spazio alle svenevolezze che si vogliono mettere adesso: un western non ne ha bisogno. Ogni storia western è uno scontro contro la morte: non c'è spazio quindi per cose simili. Tutta la banda di Plateado è vista - giustamente - come una banda di predoni. Ma adesso che gli indiani sono tutti buoni e in pace coi bianchi, queste scene di tensione ce le possiamo scordare. Tex sfida apertamente Plateado, dicendo a uno dei suoi che "Aquila della Notte è sul sentiero di guerra, e il suo coltello ha sete di sangue Apache". Altri tempi. C'è anche il momento topico, quello che fa solo il Tex di GL Bonelli: quello in cui dice "Ecco il piano che ho in mente..." Il piano non viene rivelato e il lettore lo scoprirà a poco a poco che si sviluppa la storia, riconoscendo alla fine che è un ottimo piano. Dov'è finito il Tex intelligente di allora? Gli scontri sono sempre al cardiopalma: per esempio, compaiono all'improvviso due indiani mentre Kit segue le tracce degli altri indiani che lo porteranno al rifugio di Palteado. Quindi lui deve sparargli e scappare, perchè ormai tutta la tribù lo inseguirà. Tex e Kit usano dei candelotti di dinamite piazzati e ai quali sparano per rallentare l'avanzata della banda di Plateado: è da notare che gli indiani non rallentano mai, nonostante tutto, tranne quando i due piazzano l'ultima carica. E anche qui, avranno solo un pò di tempo guadagnato. Insomma, non è una passeggiata. Non sono su una diligenza circondata dai banditi dove loro fanno solo pum pum e li sistemano tutti, facendo fatica a non sbadigliare mentre lo fanno. Qui c'è tensione vera. Plateado è una comparsa, non tornerà più e morirà alla fine della storia, anzi muore alla svelta, fuori campo, davanti alla carica a sorpresa dei soldati (e anche questo faceva parte del piano di Tex). Davanti a queste cose, si parla spesso del "finale troppo rapido". Ma a GL Bonelli non interessava fare uno scontro culminante tra Plateado e Tex, magari con un classico duello all'ultimo sangue. Era quello che tutti magari si sarebbero aspettati. Ma al Gianluigi interessava la tensione della storia, non lo scontro finale col cattivissimo, cosa fin troppo prevedibile. In questa storia si vede bene la mano di Gamba, oltre a quella di Galep. Citando Diablero: "Chiaramente i disegni non sono del solo Galep (anche se Wikipedia sostiene che lo siano: questo è un caso in cui credo più ai miei occhi che non a Wikipedia). All'epoca, si faceva aiutare spesso da Gamba, che però quando inchiostrava era ben riconoscibile. Qui si fa più fatica a capire chi ha collaborato (e ammetto di non essere mai stato un grande esperto nel riconoscere le varie "mani", non vorrei dire boiate ma mi sembra un inchiostrazione galleppiniana su matite di altri. Basta vedere il colonnello nella prima striscia di pagina 105, galleppiniano, ma deforme nelle proporzioni, o la faccia di Tex in fondo nella stessa pagina." Una cosa però vorrei chiedere a Diablero. Lui ha scritto: P.S.: come mai la storia qui è intitolata "El Plateado"? Su Wikipedia è indicata come "Fort Apache", ed è composta da tre strisce pubblicate nell'ottobre 1965 intitolate: Forte Apache In corsa con la morte Il grande agguato Capisco il non voler usare "Fort Apache" già usato per il numero 100 (anche se io avrei chiamato "Fort Apache" questa e "SuperTex" il numero 100), ma perchè non utilizzare uno degli altri due titoli? "In corsa con la morte" in particolare descrive bene la storia... Forse hanno scelto su questo forum il titolo "Plateado" così da far ricordare subito che storia fosse. Ma, a parte questo, c'è una cosa che non mi torna. Hai detto che le tre strisce di Tex sono state pubblicate nell'Ottobre del 1965. Ebbene, il "Diario arancione di Tex" è stato pubblicato nel 1964, quindi un anno prima. Allora hanno pubblicato per la prima volta questa storia nel diario anzichè nelle strisce?2 points
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Chiaramente i disegni non sono del solo Galep (anche se wikipedia sostiene che lo siano, questo è un caso in cui credo più ai miei occhi che non a wikipedia). All'epoca si faceva aiutare spesso da Gamba, che però quando inchiostrava era ben riconoscibile, qui si fa più fatica a capire chi ha collaborato (e ammetto di non essere mai stato un grande esperto nel riconoscere le varie "mani", non vorrei dire boiate ma mi sembra un inchiostrazione galleppiniana su matite di altri (basta vedere il colonnello nella prima striscia di pagina 105, galleppiniano ma deforme nelle proporzioni, o la faccia di Tex in fondo nella stessa pagina. Era il periodo in cui la produzione era quasi triplicata (da 32 a 80 strisce settimanali), stavano arrivando anche altri autori a dare man forte a Galep ma per il momento erano arrivati solo Letteri e Muzzi (il primo veloce ma appena arrivato, il secondo lentissimo), Nicolò aveva fatto un tentativo ma era tornato alla Universo prima del suo definitivo ritorno nel 1969 e Ticci doveva ancora arrivare... e Galep si arrangiava come poteva, in molte storie di quel periodo di Galep c'è davvero poco e si fa fatica a capire davvero quante mani sono intervenute (quello è il periodo circa in cui fu tentato anche Tarquinio, con la storia interrotta pubblicata recentemente in volume) Detto questo, questa breve storia mi è sempre piaciuta. La brevità non la rende un mero "riempitivo" come si vede oggi con autori "cinematografici" che in 81 pagine ti fanno quattro scene con pagine e pagine di personaggi che parlano e disegni che mostrano tutte le sequenze: qui in 81 pagine abbiamo una vicenda drammatica e compiuta, dall'uccisione del cercatore d'oro all'intervento di Tex e Carson fino alla disfatta degli Apaches. Dovrebbero mandarla a tutti quelli che fanno fatica a far stare una storia in un albo con un bigliettino "si fa così"... E poi vedere Tex che trolla per gran parte di quelle pagine gli apaches, deridendoli apertamente per farli arrabbiare abbandonando ogni prudenza, non ha prezzo... "plateado, lo vuoi ancora il mio scalpo?" P.S.: come mai la storia qui è intitolata "El Plateado"? Su Wikipedia è indicata come "Fort Apache", ed è composta da tre strisce pubblicate nell'ottobre 1965 intitolate: Forte Apache In corsa con la morte Il grande agguato Capisco il non voler usare "Fort Apache" già usato per il numero 100 (anche se io avrei chiamato "Fort Apache" questa e "SuperTex" il numero 100), ma perchè non utilizzare uno degli altri due titoli? "In corsa con la morte" in particolare descrive bene la storia...2 points
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Nel ricordo di Luca Crovi sul sito SBE c'è il link al servizio digitale delle Biblioteche Lombarde, da dove è liberamente scaricabile il romanzo storico-horror "Magia Rossa" sia nello standard aperto (ePub) che nel vecchio formato proprietario kindle (mobi). Se vi fosse sfuggito lo ripropongo qui sotto. https://milano.medialibrary.it/media/scheda.aspx?id=850636211&source=ebook_mlol_carousel2 points
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@Diablero il giornale di SBE, in coda al numero 3 (o al numero 4 di MV) parla di 180mila copie. Manfredi, nell'intervento di @Poe a pagina due di questo topic confermava (170 o 180), ma in quel periodo anche il numero 1 di Napoleone (la serie migliore della Bonelli di quegli anni, per scrittura- secondo me) vendette 130mila copie (credo fosse scritto sulla quarta del numero 3 dello stesso Nap). Detto questo se per arrivare a mettere a fuoco la serie ci metti un po', e siamo abbastanza concordi (più o meno tutti) che il botto arriva con il numero 16, mi sembra normale che un po' di lettori li perdi per strada. Noto che sulle altre serie scritte da Manfredi siamo più o meno d'accordo. Volto Nascosto è un grande affresco, molto interessante che sorprende e spiazza, ma il resto lascia un po' a desiderare. Credo che il grosso problema delle miniserie Bonelli, sia stato il successo di Brad Barron che ha convinto tutti che gli episodi singoli, fossero quelli consigliabili per miniserie da 15-16 episodi, invece di storie compatte che potessero sorprendere il lettore. Dopotutto i primi albi di Shanghai Devil hanno lo stesso tipo di narrazione degli episodi singoli (addirittura tra il numero 2 e il numero 3- mi sembra passi un anno). Altre informazioni sparse. @borden da qualche parte in questo stesso forum dichiarò che DYD arrivò a vendere 470mila copie (per pochi mesi- secondo me tra il numero 70 e il numero 80 - credo che in tutte le scuole si sia letto, sotto i banchi il lungo addio e credo che il numero 100 di Dyd sia stato uno dei numeri più venduti, perché tutti lo volevano comprare per rivenderselo a peso d'oro negli anni successivi), che poi, assieme alle varie ristampe superava il milione. Sulle altre vendite non mi pronuncio, ma credo che Nathan Never sia rimasto stabile, per un bel po' di anni. Credo almeno i primi 10 anni. OFF TOPIC Tra i primi 10 albi di Dylan Dog, secondo me ci sono almeno due chicche non indifferenti. Gli Uccisori e La bellezza del Demonio. La bellezza del demonio porta tutti i semi che poi diventeranno il vero DYD di Sclavi. I personaggi sconfitti, il tizio con la mamma cicciona, Larry Varedo (hai una cicca ragazzo?), Mala, il giovane ispettore Bloch, il bellissimo racconto in prima persona che apre la storia con l'impiccagione e una copertina di Villa meravigliosa.2 points
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Ricordo che nel 2016 mi stavo riavvicinando ai fumetti e avevo ripreso a comprare Tex, cercando nel contempo anche altre serie...una mattina al mercatino dell'usato trovo "La grande Visione"...dopo un albo del genere non ho potuto fare altro che recuperli tutti! Magico Vento gran bella serie però sono d'accordo che chiuso il ciclo delle Black Hills sia andata in calando. Anche nei primi cento numeri c'è qualche albo singolo non eccezionale, com'è del resto normale, però se penso alle storie post Cavallo Pazzo non ne ricordo nessuna come particolarmente brillante. Ne il ritorno di Aiwass, ne la caccia ad Hogan, che proprio mi aveva annoiato, ne altre. Generalmente buone storie, si, ma con un livello medio distante da quello del primo centinaio. Con il trasferimento nel sudovest come dice Magic Wind si ha un parziale cambio di registro che ravviva un pò qualche numero, ma si arriva comunque un po' stancamente al finale. Ho intenzione di rileggerla tutta, prima o poi, e sono stato contento di ritrovare il personaggio ed il suo mondo nella nuova miniserie, e oltre che per i famigliari, spiace non avere più la possibilità di leggere un vero finale per quest'ultima. Su Tex di suo ho letto le storie per la regolare e i Texoni. Su tutte spicca "Verso L'oregon", buone sei divise nella polvere e la grande sete, particolare e un po' grottesca oro nero, che comunue ho apprezzato, le altre discrete ma qualcuna anche sconclusionata, se penso alla seconda parte de La banda dei serpenti. Comunue un ottimo autore per quello che ho letto.2 points
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Anch'io mi ricordo la maggior parte dei numeri di "Magico Vento". Per un semplice motivo, che ogni tanto me li rileggo. Come faccio anche con Tex o con altri fumetti (anche perché di nuovi che mi interessino oggi ce ne sono pochi). E le riletture sono, di solito, anche più piacevoli... Sono abbastanza d'accordo con Geronimo nel giudizio generale sulla serie: comincia a ingranare con il n. 16 "La grande visione" disegnata da Parlov, anche se questo non significa che prima non ci siano alcune perle (per esempio il n. 4 "Lady Charity" e il n. 12 "Cielo di Piombo" coi disegni di Ortiz, il n. 8 "Windigo" con un Frisenda eccezionale, una delle mie storie preferite), solo che all'inizio non si capisce bene dove la serie stia andando, alternando mostri vari a storie western-magiche non ancora ben a fuoco, in alcuni momenti quasi fantasy. Dopo il n. 16 Manfredi riesce a trovare il filo della narrazione e comincia a collezionare una serie di storie in continuity che vanno via via migliorando: il n. 19 "La mano sinistra del diavolo" (capolavoro secondo me, con disegni di Frisenda), il n. 24 "L'uomo senza volto", ancora Frisenda, il n. 30 "Shado" con l'arrivo di Milazzo, il n. 32 "L'incendio di Chicago" di Barbati/Ramella, il n. 33 "Il ladro di bisonti" di Parlov, i n. 37-38 "La via oscura"/"Sipario nero" di Parlov + Frisenda. Tutte storie che approfondiscono il rapporto con Hogan e la Volta Nera, introducendo personaggi fondamentali come Dick Carr e Norma Snow e allo stesso tempo sviluppano il discorso sula vita nella tribù dei Lakota, facendone conoscere usi e costumi e protagonisti. Poi ci sono un sacco di splendidi fill-in, storie slegate dalla continuity che però non sono assolutamente riempitivi, anzi sorprendono quasi sempre per l'originalità dei soggetti: il n. 50 "Fango" di Ramella (su un ragazzino lakota che vuole diventare un campione nella corsa), il n. 60 "Minuti contati" di Barbati/di Vincenzo (su una cittadina abitata da emigranti svizzeri ossessionata dagli orologi), il n. 67 "Freedom" (su un'insolita e ambigua comunità libertaria), n. 69-70 "Cento fucili" / "Pista senza ritorno" di Milazzo, il n. 73 "La montagna degli specchi" di Barbati (su quattro vecchi indiani che devono valicare una montagna), il n. 76 "I totem" di Parlov (dei tagliaboschi che risvegliano antichi spiriti), il n. 95 "Agorafobia" di Barbati/Di Vincenzo (sulla poetessa Emily Dickinson e le sue fobie), ecc. ecc. O semplicemente ottime storie western "normali": n. 49 "Il regolatore" di Barbati, n. 63 "La banda degli innocenti" di Ramella, n. 92 "La carica dei bisonti" di Biglia /Talami. L'apice della serie poi si raggiunge con il ciclo della guerra di Toro Seduto, Cavallo Pazzo e Custer dal n. 97 al 101, preceduto da altre perle come il n. 91 "I misteri di New York" di Frisenda (con il ritorno di Norma Snow) o il n. 89 "Il giorno dei cani pazzi" di Parlov (il matrimonio di Rifiuta-di-smettere). Il n. 101 "Bandiera bianca" di Biglia/Talami sull'epilogo di Cavallo Pazzo è un altro capolavoro. Dopo, a mio parere, dal 102 fino al n. 130 (+ 1 speciale) la serie va in calando, e cominciano anche le storie deludenti. Hogan, Aiwass e gli Antichi stufano, i disegni peggiorano e Manfredi sembra aver perso il suo tocco magico, forse anche distratto da "Volto nascosto", che scrive in quegli anni. Non sono storie da buttare, tutt'altro, ma non hanno lo stesso spirito, la stessa fantasia né il giusto equilibrio tra western e fantastico delle precedenti. Le migliori dell'ultimo periodo per me sono: il n. 108-109 "L'esilio" / "La pista dei fuorilegge" di Biglia/Talami + Barbati/Volante (su Toro seduto in esilio in Canada) e il n. 113-114 "L'ora dei vigliacchi" / "Il segreto e la colpa" di Biglia + Barbati /Spadoni (ambientata a Deadwood). Ma anche queste storie in 2 albi sono penalizzate dall' avere disegnatori diversi. Una bella cosa che potrebbe fare quest'anno la Bonelli è ristampare in un brossurato in b/n alcune delle migliori storie di Magico Vento (per es. quelle disegnate da Parlov di argomento indiano lakota). Oppure anche ristampare "Volto Nascosto" (il tema del colonialismo e del rapporto con l'Africa è sempre attuale!) negli originali 14 albi mensili. Sicuramente non venderebbe 65.000 copie come nel 2007-2008, ma magari neanche così poco... A proposito dei motivi della chiusura di Magico Vento (ricopio quello già postato nel 2023 nel topic apposito): Gianfranco Manfredi: [...] "tra i molti motivi che mi portarono a questa scelta, il principale era che avevo cominciato un’altra serie (Volto Nascosto), gestirne due scrivendo da solo era complicato. Riguardo al presunto flop che alcuni adducono, dopo la sua chiusura, Magico Vento venne pubblicato in più di una dozzina di paesi tra i quali Turchia, India (vicino a Calcutta) e negli stessi USA cosa mai capitata prima a un fumetto western italiano. Ancora percepisco diritti d’autore da queste edizioni estere. Fossero tutti così i flop… Il primo numero di MV vendette tra 170.000 e 180.000 copie. Il numero 131, quando la serie si interruppe, vendette circa 40.000 copie e questo spiega perché la casa editrice mi chieda di scrivere nuove avventure del nostro sciamano preferito. Il fatto che la Bonelli abbia chiesto di realizzare nuovi episodi è la dimostrazione che fu un errore chiudere la serie. Errore mio (per stanchezza) ed errore di Marcheselli che era allora direttore di fatto e siccome Volto Nascosto vendeva 65.000 copie preferiva che io andassi avanti con quello. Poi pesarono anche altri motivi: i due disegnatori principali di MV, Frisenda e Parlov, non erano più disponibili, Milazzo era impegnato con altri progetti ed il resto dei disegnatori erano passati a Tex. La stanchezza non era solo mia. Infine il mio braccio destro Renato Queirolo, che aveva curato la serie stava andando in pensione."2 points
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Beh, se le altre serie fossero state del livello di Volto Nascosto, magari i lettori avrebbero avuto più fiducia a provare nuove serie... È incredibile per me vedere parlare di vendite e mercato e di crisi come se fossero TOTALMENTE INDIPENDENTI DAL VALORE DELLE STORIE. Come se gli autori fossero povere verginelle incolpevoli, sbatacchiati da una forza inarrestabile chiamata "crisi", che prende tutti alla stessa maniera. Capisco gli autori: è brutto accettare che i lettori si sono stufati DELLE TUE STORIE, e che per quello fuggono a frotte: è molto più consolatorio pensare che con chiunque altro sarebbe andata nella stessa maniera. Consolatorio e falso, visto che solo per fare un esempio Dylan Dog un tempo vendeva più di Tex e ora molto meno: se davvero gli autori non contassero nulla, vorrebbe dire che il western è un genere alla moda molto più dell'horror... Capisco, insomma, gli autori che non vogliono accettare colpe: non capisco i lettori che accettano questa cosa senza porsi domande. Perché è come dire "io, lettore, compro o non compro un fumetto in base a quello che mi dice una tizia chiamata "crisi", indipendentemente dal fatto che un fumetto mi piaccia o meno". Davvero tutti quelli che fanno questi discorso la sottoscriverebbero una simile dichiarazione? O lo pensando solo "degli altri"? Personalmente, ho perso man mano fiducia, e pazienza, con tanti autori Bonelli. Ciofeca dopo ciofeca, lungaggine dopo lungaggine, tamarrata respingente dopo tamarrata respingente, sono riusciti a cacciare via tanti lettori, e ad irritare chi rimaneva come me. Non mi meraviglia per nulla vedere questo calo, vista l'offerta: mi meraviglia che non l'abbiano prevista e messa in conto prima, a vedere quello che pubblicavano... Guardando la mia storia di lettore, vedo in generale un calo continuo di fiducia e pazienza. Ai tempi di Dylan Dog i primi numeri mi delusero parecchio, anche oggi mi sembrano davvero brutti, "citazionisti" fino al plagio smaccato (in un albo citato pari pari i dialoghi di Blade Runner, che era un film uscito da poco, citando parola per parola uno dei dialoghi più iconici, dando davvero l'impressione che pensassero che non se ne sarebbe accorto nessuno: ma si può?), ma ho continuato a prenderlo "sulla fiducia" per quasi un anno, fino alla svolta di "Attraverso lo Specchio" e al cambio di tono che lo portò al boom. E mi chiedo: oggi avrei preso tanti albi di una serie che non mi piaceva, sperando in un miglioramento? All'epoca era normale perchè in passato quella fiducia era stata premiata, nessuna serie Bonelli da Tex, Zagor fino a Ken Parker o Martin Mystere era mai partita subito col botto, ma tutte erano migliorate man mano con il tempo. Lo davo praticamente per scontato. Poi arrivarono Nathan Never e compagnia a farmi capire che non erano più quei tempi. Nathan Never l'ho preso per quasi 50 numeri prima di arrendermi all'evidenza, che non sarebbe mai migliorato, che sarebbe sempre rimasto così (o al limite peggiorato) Magico Vento anche all'inizio non mi faceva arrabbiare come i primi NN o Dylan Dog, quindi capisco perchè comunque l'ho letto tanto tempo prima che ingranasse sul serio. E non ero il solo. Il primo numero si dice vendette 200.000 copie. Tale era la fiducia che dava la Bonelli all'epoca (e aiutava anche il fatto che nella pubblicità evocava sia Tex che Dylan Dog...). Ma il pubblico Bonelli aveva già meno pazienza, calarono rapidamente, fino alle 40.000 citate prima. Non ho la memoria di ricordarmi i singoli episodi come fa Geronimo, mi ricordo i singoli Tex perchè li lessi quando ero bambino e mi leggevo un fumetto alla settimana e non c'era nulla in TV, facile così... quando uscì Magico Vento leggevo gli albi mese per mese, ma in mezzo a tanta altra roba, non mi ricordo le singole storie. Ricordo i periodi... Un primo periodo di perplessità, di fronte a storie che erano davvero "il mostro del mese", disegni che spesso lasciavano perplessi (ma era Queirolo che prendeva spesso disegnatori scarsi o inadatti, o li affibbiavano a lui dall'alto? Le serie curate da lui hanno sempre avuto questo problema, tutte, anche Nizzi si lamentava dei disegnatori di Nick Raider...), che dura una quindicina di numeri. Poi, dopo poco più di un anno, le storie prendono quota. E Magico Vento diventa, per anni, la serie che leggo con maggiore piacere, la prima che leggevo quando usciva, e la mia serie Bonelli preferita fra quelle pubblicate all'epoca (e anche i segnatori migliorano, o perchè migliorano loro e per l'arrivo di un sacco di gente proveniente da Ken Parker come Frisenda). Questo periodo dura fino alla Guerra delle Black Hills (fino al 101), poi... ...poi non so che succede. Escono i numeri e si accumulano. "Aspetto a leggerli", ma è chiaro che è sempre più un dovere (i vecchi Magico Vento li leggevo prima di arrivare a casa...). Non aiuta la bimestralità. Un paio di volte mi leggo tutti i numeri accumulati, poi torno ad accumulare... fino a quando smetto di leggerli. Forse se li rileggessi oggi, uno dietro l'altro, identificherei le cause di questo disamoramento, ma all'epoca stavo smettendo troppe serie insieme (calai davvero drasticamente il numero di serie che compravo e leggevo, mi rendevo ormai conto che troppi fumetti non mi davano più alcun piacere nella lettura, Magico Vento finì nel mucchio). Poco dopo la serie chiuse e visto che mi mancavano pochi numeri me li procurai per arrivare in fondo alla serie.. ma non li ho mai letti. Volto Nascosto mi piace un sacco e anche lì li leggo appena escono. Come detto nel suo thread, mi delude la pagina finale ma il voto complessivo è ottimo. Aspetto che esca Shangai Devil e inizio a leggerlo... ma anche lì, dopo un po' li leggo più tardi, poi li accumulo con l'idea di leggerli alla fine, a storia finita. Ma non l'ho mai fatto, gli ultimi numeri devo ancora leggerli. Su Coney Island e Mugiko taccio per carità di patria, Adam Wyld non mi piace da subito e smetto presto. Non ho più voglia di dare fiducia alle serie Bonelli che non mi prendono da subito. I suoi ultimi MaxiTex li ho proprio evitati, nemmeno presi. Come fa il mio autore Bonelli preferito a diventare un autore che evito, in così pochi anni? Mi viene quasi voglia di indagare, di rileggere, per capire. Sono cambiato io o è cambiato lui? E in che cosa? Qualcosa ho riletto, recentemente per altri motivi (Verso L'Oregon) e altro adesso dopo la notizia della sua morte. Ma mi sono orientato più sulle storie che mi erano piaciute allora. E ho visto che mi piacciono ancora. Non ho ancora affrontato gli albi finali delle serie che avevo mollato. Non so se è davvero tanto importante capire perchè non mi piaceva più. Meglio ricordare le storie che mi sono piaciute, e tanto.2 points
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Di Nick Raider ricordo una sua storia davvero notevole, La rosa gialla del Texas, disegnata da Mastantuono, in cui per la prima volta mi resi conto delle sue potenzialità di scrittore. Magico Vento non è che parte "lento", è che inizia come un “Weird Western” che declina in chiave horror i miti e le leggende dei nativi americani e in particolare dei Lakota. Poi, col tempo, si trasforma in un grande affresco sulla frontiera americana, che per me sta alla pari con la Storia del West di D'Antonio. Di più, Manfredi scrive una sorta di "storia segreta dell'America", dove sono i grandi potentati industriali e le lobby politiche a determinare i cambiamenti di direzione della Storia ed è con la violenza istituzionalizzata che questa viene costruita. Di recente Manfredi aveva dichiarato che fu un errore chiuderla, visto che col venduto che aveva poteva stare ancora tranquillamente in edicola. Gran peccato, in effetti. Volto Nascosto è l’altro suo capolavoro, mentre Shangai Devil, pur buona, non ne raggiunge i vertici e si perde in troppi intrighi e macchinazioni. Adam Wild per me è un’altra serie di assoluto livello, purtroppo ha chiuso proprio mentre stava ingranando alla grande, col tempo avrebbe potuto trasformarsi in un Magico Vento africano. Cani sciolti ho smesso di seguirla quando hanno chiuso la serie da edicola, è stata poi completata? Ti sei perso le sue storie migliori (a parte Verso l’Oregon). Sei divise nella polvere è tout court una delle più belle storie di Tex post-Bonelli. Ma sono ottime, e per me per niente “atipiche”, anche La grande sete, Oro nero, La banda dei serpenti e Deserto Mohave. Dopo di queste per un periodo mollò Tex (mi pare per dei dissensi con Boselli o forse con la casa editrice). Tornò con La regina dei vampiri, ma non raggiunse più i livelli di prima (mi mancano da leggere la storia di Freghieri e quella di Rotundo, però).2 points
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Per rispondere a Diablero, non ho tutti i dati sulle storie di Manfredi, però: Texone di Freghieri è del dicembre 2019 Color Tex di Cossu è del dicembre 2019 La regina dei vampiri è del novembre 2016 Il cartonato di De Vita risale ai primi mesi (inverno) del 2015 La banda dei serpenti è del febbraio 2014 Deserto Mojave è un soggetto del novembre 2014 La breve di Biglia del Color Tex è del settembre 2012 Oro nero è dell'agosto 2011 Sei divise nella polvere è del gennaio 2009 La grande sete è dell'autunno 2006 Il texone di Gómez è dell'autunno 2006 Non ho altri dati 😒 Deserto Mojhave era per la serie mensile!2 points
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Post che potrei firmare col mio nome, tanto la mia esperienza è praticamente identica alla tua. Penso ad Adam Wild, abbandonato dopo essermi ostinato a farmelo piacere a tutti i costi, e Magico Vento, il cui elemento fantasy mi ha sempre lasciato perplesso. Verso l'Oregon è per me l'ultimo grande Texone, che una recente rilettura mi ha fatto apprezzare ancora di più. I suoi Nick Raider li reputo più che validi mentre su Dylan Dog solo L'orrenda invasione (nr.105) mi aveva convinto. Volto nascosto, a questo punto, devo assolutamente recuperarlo! Leggendo il suo curriculum ho scoperto (con qualche anno di ritardo) che ha scritto soggetto e sceneggiatura di una serie TV di fine anni '80, "Colletti bianchi", che non ebbe successo ma che ricordo con piacere. Opera intelligente e divertente con, tra gli altri, Faletti, Oppini e Teocoli tra gli intepreti.2 points
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Ricapitolando le storie di Manfredi su Tex. Quella che gli fu commissionata (come soggetto: a quando risale la sceneggiatura?) già nei primi anni 90 e fu poi disegnata da Repetto nel 1998 è il MaxiTex del 2005 "La Pista degli agguati". Ci sono alcune sbavature e momenti "wtf" (Tex che non spara all’aerostato a pochi metri da terra perchè pensa che si schianterebbe come un jumbo jet e ci si arrampica sopra) ma in generale mi sembra molto superiore alle nizzate dello stesso periodo, chissà perchè fu messa nel cassetto per 7 anni...) Tex 584-585 (2009) "La Grande Sete" disegni di Civitelli dovrebbe essere la successiva, fatta oltre dieci anni dopo, di cui parlava Carlo . Poi abbiamo nella serie regolare: Tex 609-610 "Sei divise nella polvere" (2011) disegni di Ticci Tex 654-655 "Oro Nero" (2015) disegni di Leomacs Tex 671-672 "La banda dei serpenti" (2016) disegni di Ernesto Garcia Seijas Tex 701-702 "La Regina dei Vampiri" (2019) disegni di Alessandro Bocci Altri: Texone 25 (2011) "Verso l'Oregon" disegnato da Carlos Gomez. Texone 38 (2022) "I due fuggitivi" disegnato da Freghieri MaxiTex 23 (2018) presenta come una delle due storie "Deserto Mojave" disegnata da Nespolino (220 pagine esatte, era per la regolare?) MaxiTex 29 (2021) "Mississipi Ring" disegnata da Rotundo. Color Tex 4 (il primo "color tex storie brevi", 2013) con la storia breve "L'ultimo della lista" disegnata da Biglia Color Tex 19 (2021) "il killer Fantasma" disegnato da Cossu Tex Cartonato numero 4 (2016) "Lassù nel Montana" disegnato da Giulio De Vita Se quella di Gomez è l'ultima storia ancora nel cassetto, sono 14 storie nell'arco di una ventina d'anni. Ma è probabile che le ultime cose pubblicate siano cose rimaste nel cassetto da tempo. Qualcuno saprebbe "mettere in ordine" questa lista con un idea del periodo di realizzazione? Personalmente, tranne la sbavatura già citata e i disegni di un Repetto ormai lontano dai fasti del passato, la storia "La Pista degli agguati" mi era piaciuta, aveva un ritmo molto sostenuto (anche troppo per un maxi, con continue nuove sfide e incontri ogni poche pagine, pareva di leggere le vecchie strisce raccolte in volume...). Poi però era iniziato il lungo periodo in cui avevo smesso di leggere Tex, e le storie successive le devo ancora recuperare. i Texoni li leggevo ancora però e ricordo che "Verso l'Oregon" mi piacque molto, e le varie riletture hanno sempre confermato questo giudizio. Dopo aver saltato le storie iniziali, ho letto solo le ultime, appesantite da disegnatori come Cossu o (l'attuale) Rotundo, o scarsamente texiane come "La regina dei vampiri" e non mi erano piaciute molto. Non ci ritrovavo più lo sceneggiatore non solo di Magico Vento, ma nemmeno di "Verso l'Oregon". Calo dovuto all'età o a problemi di salute? perdita di fiducia nel pubblico per eccesso di frequentazione di social? (dovrebbe essere una sindrome riconosciuta dalla sanità pubblica ormai...). Scazzi e problemi con la Bonelli? Vallo a capire. Ma compilare questo elenco mi ha ricordato che ci sono ancora diverse storie di Tex scritte da lui e molto più vicine temporalmente a "Verso l'Oregon" che devo ancora leggere, ed è ora che lo faccia...2 points
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Consiglio di iniziare con Volto Nascosto, che è breve e ingrana subito. Magico Vento per lunghi periodi è stata la mia serie Bonelli preferita, ma oltre ad essere molto più lunga fatica un po' all'inizio ad ingranare. Coney Island è ancora più breve di Volto Nascosto, ma per me è una cosa proprio scritta con la mano sinistra, se non proprio "alimentare", mentre Volto Nascosto per me si vede che era una storia a cui teneva (oltre ad essere praticamente unica per la Bonelli per il tema trattato)2 points
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Davvero un gran dispiacere. Era una persona che - come scrive sua figlia - aveva ancora tanto da dare e da raccontare. Da poco ho scoperto che era anche un ottimo saggista e critico letterario, ho letto due suoi libri recentissimi e molto interessanti che consiglio: "A qualcuno piace scorretto: per una storia delle provocazioni letterarie (1851-1969)" e "Il collasso della coscienza borghese: dall'uomo della folla all'uomo senza qualità". Il fumetto gli deve soprattutto "Magico Vento" e "Volto Nascosto". Ci mancherà molto...2 points
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Addio Gianfranco, Grazie per Magico Vento, grazie per le splendide storie di Tex..rimarrai per sempre nel cuore di tutti noi.. ..so long..2 points
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Ci sono delle assonanze perchè anche Sulla pista di Fort Apache omaggiava Ford e i film della "Trilogia della Cavalleria"2 points
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Bonelli aggiunge un altro tassello importante nella costruzione del mitico periodo d'oro della saga. La storia che vede fare l'apparizione di Zhenda è davvero un piccolo gioiellino e segna un importante passaggio nella vita di Aquila della Notte. Il soggetto è davvero straordinario: per la prima volta la figura di capo dei Navajos di Tex viene messa in dubbio e rischia di far scoppiare una sanguinosa guerra fratricida fra il suo popolo. Chi reclama l'insigne del comando è Sagua, un guerriero molto aitante e presumibilmente figlio di Freccia Rossa e la strega Zhenda. I capivillaggio delle terre alte sono soggiogati dal carisma della strega, che si mostra fin dall'inizio la vera artefice della rivolta. Lo stesso Sagua è in fondo un personaggio alquanto leale che vorrebbe prendere il potere grazie al suo valore e non ai trucchi della madre, tuttavia anch'egli almeno all'inizio ne subisce l'influsso e si mobilita per ottenere i piani. L'episodio inizia con la bellissima scena in cui il vecchio stregone eremita Ta-Hu-Na assiste a uno strano presagio e vorrebbe avvisare Tex del pericolo. Purtroppo le belve che Zhenda riesce ad addomesticare come gattini, lo uccideranno su ordine della megera e si comprende fin dall'inizio dell'eccessiva pericolosità del complotto. Non mancano nemmeno i rinnegati fornitori di armi che al cospetto di Sagua capiscono che forse non è il caso "giocare troppo col fuoco" e meglio tenerselo amico. Walcott scomparirà dalla storia, così come il suo presunto intento di indagare dove Zhenda attinga alle pepite. Verrà ripreso poi nel sequel di Nizzi, ma quella è un'altra storia. L'episodio decolla trainato da molta azione. Tex, messosi in moto per scongiurare un assurdo spargimento di sangue tra i Navajos, si ritrova assediato presso il Pueblo Bonito in compagnia di Tiger e i due se la vedranno davvero brutta contro i motivati avversari e riporteranno ferite da piombo più o meno gravi. Anche l'esercito è costretto a intervenire allorquando la banda di Grande Orso (uno dei capi fedeli a Zhenda) assalta un ranch ai confini della riserva. La sequenza è molto serrata e drammatica e ci vorrà l'importante intervento diplomatico di Carson per scongiurare una ritorsione indistinta delle Giacche Blu contro i Navajos. Man mano che ci si avvicina all'epilogo, l'autore arricchisce oltremodo l'approfondimento psicologico dei personaggi che ha posto nella scacchiera; se Zhenda continua imperterrita nei suoi piani per amore del figlio e si affida alla profezia ricevuta nella scena ad effetto degli abissi in presenza della mummia degli avi, Sagua coltiverà i suoi dubbi che lo porteranno alla fine all'armistizio con Tex. Il popolo delle pianure rimarrà fedele a Tex e si metterà in moto per spalleggiare Aquila della Notte. Bellissime le sequenze con i messaggi dei tamburi che echeggiano minacciosi per tutta la riserva. Il finale è davvero al cardiopalma: dopo il rapimento di Kit e dell'amico la situazione sembra degenerare e lo scontro armato inevitabile. Eppure dopo il sacrificio di Big Elk che scaraventa con se Zhenda nel burrone dell'esecuzione, il buon senso albeggia in Sagua che accetta la proposta di Tex e scongiura così la guerra. L'unico capo fedele a Zhenda che si ribella all'accordo finirà con i suoi predoni nella bocca dell'esercito e il peggio sembra così scongiurato. La profezia delle due "sole vittime" si è dunque avverata anche se in seguito Nizzi la annullerà facendo ritornare comunque Zhenda in una storia valevole sì, ma non confrontabile a questa gemma bonelliana. Sebbene affezionato al sequel, forse era il caso non farlo, ma piangere sul latte versato è ormai inutile. Proprio con un'immagine romantica e simbolica si chiude la storia (un po' come era iniziata), infatti sarà proprio Nuvola Rossa a vedere dalla Mesa degli Scheletri la figura di un'aquila spiccare il volo stagliandosi contro i raggi del sole morente, a simboleggiare il successo di Aquila della Notte e la pace fra il popolo Navajo. Che dire, davvero una trama molto complessa ma ben sviluppata da Bonelli, che per l'occasione eccelle pure in una sopraffina caratterizzazione dei personaggi, che acquistano una tridimensionalità apprezzabile e denota l'ambizione spesa per la realizzazione di questo episodio cardine un po' troppo sottovalutato dai lettori. Molto ben rese pure le scene di azione e ottimo l'equilibrio e la ritmicità della sceneggiatura. Chi non a Galep poteva essere affidata una simile storia? E l'artista di par suo, sfodera una bellissima prova, dosando bene il suo innato stile fra scene magiche, altre di lotta serrata con molta folla fra le vignette ed espressività dei personaggi. Come fatto notare da qualcuno, s'intravede pure la mano di Gamba e altri disegnatori in aiuto realizzativo, ma l'esito finale è comunque più armonioso e coeso di altre occasioni di collaborazione. Il mio voto finale è 92 points
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Dalle immagini postate, potrebbero essere chine di Galep su matite di Gamba In altri punti anche le chine non sembrano di Galep, ma come dice non ho "l'occhio" per riconoscerle... mi sa che vista la necessità di fare in fretta abbiano lavorato insieme facendo un po' di tutto alla bisogna... Sul "politicamente corretto su Tex" si apre un discorso lunghissimo, a cui non sono estranee pressioni redazionali (tipo le sigarette dopo il caso codacons). Ma si possono selezionare cose davvero irritanti. Questa volta il caro Nizzi non è il caso eclatante (Lui rendeva Tex più scemo di altri maschi bianchi, mica solo delle donne...), quello irritante è Ruju, con i pards che non sparano mai per primi, le donne sempre perfette e a cui si persona tutto, e soprattutto gli indiani "buoni" rappresentati come povere vittime indifese non molto intelligenti (e questo, in realtà, oggi sarebbe politicamente scorrettissimo negli USA: come ho detto altre volte, soprattutto su Burattini, gli autori nostrani sono ormai così "out of touch" con il mondo moderno che volendo essere troppo politicamente corretti non si rendono conto che la loro versione del politicamente corretto di vent'anni fa oggi sarebbe da cancellazione immediata e ban perpetuo negli USA: era più "moderno" anche in questo GL Bonelli, il suo ex schiavo che si fa giustizia da solo oggi sarebbe perfettamente accettabile, mentre tutti gli eroi che li salvavano oggi sarebbero considerati politicamente scorretti). Avere solo indiani "buoni"? No, quello sarebbe assurdo, ma non si pone davvero il problema perchè non è questo quello che vuole il politicamente corretto moderno (e sarebbe comunque una cosa ben difficile da fare su una serie come Tex1 point
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Soggetto e sceneggiatura: Guido Nolitta Disegni: Erio Nicolò Periodicità mensile: Febbraio 1979 - Maggio 1979 Inizia nel numero 220 a pagina 105 e finisce nel numero 223 a pagina 26 Tex e Tiger Jack consegnano un ricercato allo sceriffo di Virginia City, che evade e cerca di farli fuori, riuscendo però solo a ferire l'anziana guida di carri Fred Lindeman. I due pards accettano così di condurre loro stessi il convoglio organizzato da una spedizione di paleontologi diretti al Nord, presso la tribù indiana dei Klamaths, per riunirsi a un collega. Della carovana fa parte il rissoso Lacey, più svelto con la frusta che con la lingua, e Tex ha un bel daffare a calmarne i bollenti spiriti, soprattutto quando si allunga sul gruppo l'ombra minacciosa del Sasquatch! I misteriosi indiani Klamaths dell'Oregon curano i moribondi affidandoli al mostruoso Sasquatch, lo yeti dei boschi nord-americani, dotato di incredibili poteri taumaturgici. Ma alcuni dei componenti della carovana di paleontologi guidata da Tex e da Tiger Jack vedono nel bestione soltanto un fenomeno naturale da studiare... e per catturarlo non esitano a uccidere il capo della tribù! Lo strano essere riesce a fuggire grazie a Tex, ma la vendetta dei Klamaths orfani del loro capo è tremenda! All'arrivo del mostruoso Sasquatch, sembra che per Tex, legato al palo della tortura, non ci sia più niente da fare. Invece, l'epilogo della vicenda è sorprendente e inaspettato. © Sergio Bonelli Editore1 point
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Come diceva il Vate, “le opinioni sono come le palle, ognuno ha le sue” - I numeri di Magico Vento post-100, quando passa bimestrale, per me sono di assoluta eccellenza. Quando poi Ned si sposta nel Sudovest tra gli apaches le storie diventano ancora più secche e violente, assolutamente memorabili. Questo forse è addirittura il mio periodo di MV preferito. Peccato davvero che la serie sia stata interotta sul più bello. - I primi 10 numeri di Dylan Dog per me sono i più belli di tutta la serie - Che la qualità di quanto pubblicato costituisca un fattore basilare nel calo delle vendite è pacifico, ma che Magico e Volto Nascosto siano usciti in un periodo in cui il mercato era in ESPANSIONE è altrettanto innegabile (perfino una chiavica come Brad Barron vendeva se non sbaglio sulle 80.000 copie /mese), come è innegabile che ora il mercato è in RECESSIONE, come testimoniano simpatici dati come questi (ma che oggi legga sempre meno gente credo sia una cosa sotto gli occhi di tutti: in treno, in spiaggia o sulle panchine dei parchi vedete per caso qualcuno che invece dello smartphone ha in mano un libro o un fumetto? I libri fino a poco tempo fa li vedevo ancora sugli aerei, ma adesso si può usare il telefonino pure lì)1 point
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E' uscito un episodio per il circuito librario, illustrato da Gerasi... Credo esistano ancora due o tre episodi, perlomeno a livello di sceneggiatura. Barbara Baraldi ha invece confermato che recentemente si era riavvicinato a Dylan Dog, scrivendo tre storie (la prima in uscita tra pochi mesi, sempre con Gerasi ai pennelli). La genesi della serie di Gordon Link (per i quali mi pare che le Edizioni IF abbiano annunciato la riproposta degli episodi migliori) è assai curiosa: nasce infatti come serie TV, sulla falsariga di quella Valentina con Demetra Hampton di cui Manfredi fu sceneggiatore. I rapporti con Casarotti, patron della Dardo, all'inizio avrebbero dovuto concretizzarsi in un telefilm sul Grande Blek, poi di comune accordo si virò sull'adattamento al medium fumetto delle sceneggiature di Gordon Link... Da lì a qualche anno iniziò la collaborazione con la Bonelli.1 point
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Metti il ritrovamento in un baule di una vecchia mappa che conduce a un tesoro leggendario, il piano criminoso di una banda di malviventi per entrarne in possesso, l’opera di protezione di Tex e Carson nei confronti della coppia padre-figlia presi di mira, l’arrivo in una città caotica e corrotta come New Orleans, la consueta verve compositiva di Bonelli e la storia è servita. I nostri eroi spenderanno fatica e polvere da sparo per far fallire il piano della cricca di Larousse nei confronti dei Dawson. Giunti dopo varie peripezie a New Orleans entrano in contatto con il marcio che regna nella citta, ove Milton, il fratello del defunto Asso di Picche, ha occupato il posto di boss rimasto vacante e con l’ausilio di criminali del livello di Larousse e spadroneggia fra i quartieri della città fluviale. Ma guai a sfidare Tex, infatti con la consueta decisione e intraprendenza, spalleggiato da un Carson in pienissima forma psico-fisica nell’occasione, darà vita ai fuochi artificiali, sbaragliando le truppe nemiche e salvando i due Dawson. Storia frizzante, forse un po’ breve per il soggetto, ma fila via che è un piacere. Per la prima volta incontriamo il caro sceriffo Nat Mac Kenneth, che negli anni a seguire diverrà un amico ricorrente, ma soprattutto si rimane deliziati dalla giusta miscela di azione e ironia che Bonelli ci propina. Davvero esilarante la scena col Carson “poeta” che decanta versi al risvegliarsi di Tex, o il portantino di colore che si getta in acqua dalla passerella alla vista dei due rangers, scambiati per fantasmi. Anche molto efficaci e poetiche le didascalie che chiudono le ultime due vignette, ennesima dimostrazione del grande valore di narratore di Gian Luigi Bonelli, perfetto sia nei dialoghi, nelle svolte ironiche, nelle scene d’azione e molto poetico quando occorre. Che dire: il top! Letteri, alla sua seconda prova su Tex, conferma ampiamente le buone impressioni del debutto. Nella storia cittadina e fluviale mostra la sua duttilità stilistica e in futuro simili location, soprattutto con sette e cinesi, saranno a suo panaggio. Il mio voto finale è 71 point
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Quando il presente non soddisfa pienamente conviene andare a rileggersi i classici. Questa è una storia di cinquant’anni fa (era la fine del 1974) che porta benissimo i suoi anni. Molto è dovuto ai magnifici disegni di Ticci, tra i migliori di sempre: le sue foreste del Nord sono ineguagliabili (come in “Sulle piste del Nord”), le scene tra la neve e il ghiaccio sono indimenticabili, i visi dei quattro pards perfetti, sempre molto espressivi e spesso beffardi come è suo solito raffigurarli (anche se poi Ticci nelle successive ristampe li modificò leggermente, a mio modesto parere sbagliando). Molto è merito dei dialoghi efficaci e scorrevoli, del buon ritmo e della asciuttezza della sceneggiatura, dove niente è di troppo. La trama è lineare ma insolita: un’intera tribù viene lasciata morire di fame dall’agente indiano per impadronirsi dell’oro della vallata. Le scene più belle sono quelle iniziali in mezzo ai boschi, l’arrivo al villaggio indiano, la caccia all’orso di Tex e Carson, lo scontro notturno di Kit e Tiger con gli assassini venuti a saldare il conto ai Dakotas, gli inseguimenti con le slitte. Il Tex di Ticci e GLBonelli è davvero un eroe classico sicuro di sé e ironico, abile e astuto, e sempre dalla parte dei deboli contro chi è disposto a tutto pur di ottenere ricchezza e potere, persino a spazzare via un'intera comunità dalla faccia della Terra per raggiungere i suoi obiettivi. Rieditata a colori in cartonato prima dalla Mondadori come "Un'avventura nel Nord", poi dalla SBE come "Dakotas". Ma io preferisco gli albi originali.1 point
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1 point
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Ok, mi riferivo all'albo Satania non alla storia. E comunque c'è lo scimmione, come dice Mauro. Ma di storie insanguinate Tex ne è sempre stato pieno, soprattutto con GL Bonelli. E ancora oggi c'è gente che appena vede un goccio di sangue in una vignetta comincia a gridare all'anti texianità. Bah1 point
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L'ennesimo capolavoro della premiata ditta Boselli-Marcello autori, secondo me, delle più belle storie della fascia 400-500 e comunque di Tex in generale. L'accoppiata si dimostra essere vincente. Che dire di questa storia... fantastica, ricca di azione, colpi di scena e imprevedibilit?. Boselli riesce a ricreare molti personaggi assai interessanti e particolareggiati tra loro senza però annoiare e senza far perdere suspence alla storia. Ognuno dei protagonisti ha una particolare personalit? che lo caratterizza fortemente. I carcerati, i coloni, i soldati. Tante personalit? in un unica storia complessa ma di facile lettura. Bello il fatto di vedere i protagonisti seriamente messi in difficolt?, rende la storia assai interessante. Notevole anche il fatto di non dichiarare subito quale sia l'identit? dell'amico deceduto ma di lasciare al lettore la possibilità di capirlo durante la lettura. Peccato sia stata l'ultima apparizione dei disegni di Marcello. Grandiosi come al solito. Storia memorabile da annoverare tra le migliori 5-10 di Tex. Questa storia ho capito che mi è veramente piaciuta perchè una volta giunto a fine lettura mi è dispiaciuto che fosse già terminata. in generale con le storie da ricordare succede sempre così. Un appunto... penso che chi ha dato 1 a questa storia abbia sbagliato nel cliccare. Voto 10 ai disegniVoto 10 alla trama1 point