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TWF - Tex Willer Forum

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  2. Ho cercato online ma ho trovato solo le date in cui ha iniziato Lone Wolf (1968) e la data in cui ha iniziato ad occuparsi di Tex (1973, anche se il sito Bonelli parla di 1974 probabilmente perchè fanno riferimento alle date di pubblicazione) Ho gli albettini pubblicati nel 1988 con la ristampa, ma non ci sono indicazioni sulle date di pubblicazione, e anche le firme non sono datate (curiosità: Grecchi e Fusco si firmavano "L. Grek e Bobby Flint")
  3. In che anno ha smesso di disegnare Lone Wolf?
  4. Purtroppo condivido quanto detto da Diablero. Tutti gli indizi portano a ipotizzare che il brusco cambiamento di produzione di Bonelli sia dovuto a gravi cause esterne. Problemi (suppongo anche abbastanza seri) che hanno via via intaccato la sua effervescente produttività. Qualsiasi sia stata la reale causa, possiamo solo rispettare il ricordo di questo grandissimo artista e rendergli infinitamente grazie per la preziosa eredità artistica che ci ha donato.
  5. Ma di solito quando accade si vede. Si vede da quello che fa, e da come smette. Quando Nizzi si è stancato davvero, ha smesso. Punto. Se si fosse preoccupato dei casini in cui lasciava la casa editrice l'avrebbe annunciato prima per dare il tempo di trovare sostituti, poi avrebbe smesso lo stesso, solo un po' più tardi. G.L. Bonelli faceva "solo" 1320 pagine all'anno, e avrebbe potuto farne molte di più (il suo "allievo" Boselli ne fa regolarmente più di 2000 nel tempo che gli rimane dopo aver fatto il curatore di Tex e Dampyr, e GL Bonelli non faceva il curatore...). Aveva una barca (su cui si divertiva a sparare alle bottiglie in acqua), si faceva le sue vacanze, non era una vita da "povero sfruttato incatenato al tavolo di lavoro". Dopo l'incidente, passa a 900 pagine all'anno. Sono in media 2,5 pagine al giorno. Non ha senso come "calo per avere il tempo per riposarmi e divertirmi". Il tempo ce l'aveva già. Se ne vuoi di più, cali UN PO' , non così tanto. Se sei stanco, magari vai avanti per QUALCHE ANNO a ritmo piano, per dare il tempo di trovare i sostituti, poi smetti. Nolitta deve sostituirlo, di corsa. Anche se ha già due testate da scrivere, con personaggi SUOI, deve abbandonare Zagor e ridurre l'impegno su Mister No per mettersi a fare Tex. che non gli piace e non è nelle sue corde. E lo farebbe perchè GL Bonelli "si è stufato"? Non sta in piedi. Potrebbero essere tanti i motivi e le spiegazioni per un calo simile. Problemi di salute che riducono il tempo per cui si può lavovare o la produttività? Cure o Terapie riabilitative che portano via un sacco di tempo? Si possono fare tante ipotesi. Ma hanno in comune che si tratta di un rallentamento forzato, non volontario. Così, con un rallentamento "subito" più che "voluto", il calo progressivo che si vedrà successivamente, ha un senso. E soprattutto, uno che "è stanco di scrivere Tex" è uno che prima ti scrive roba tipo "i Fucili di Shannon" o "Fort Sahara", NON uno che pochi mesi prima ti ha scritto "il laccio nero", cacciatori di scalpi", "canyon diablo" e poi ti scriverà "Tucson" o "il marchio di Sanata" Io credo che invece, se l'avesse sostenuto la salute, GL Bonelli avrebbe tanto voluto continuare a scrivere Tex (e lo prova anche il fatto che, anche quando non ne era più in grado, chiedeva la collaborazione di altri sviluppando la sceneggiatura di Boselli e del figlio o parlava di riuscire a scrivere un giorno il ritorno di Mefisto...) Nessuna "voglia di vacanza" o "stanchezza di Tex", dunque. Non ne trovo alcuna traccia. Trovo invece tracce evidenti di un fortissimo attaccamento al personaggio e del desiderio di continuare a scriverlo, per quanto si riesce a fare, anche quando il risultano non viene ritenuto pubblicabile e deve essere rifatto da Sclavi o Nizzi (ma credete davvero che GL Bonelli avrebbe scritto pagine in cui un personaggio si presenta due volte perchè "era stanco di scrivere Tex"?)
  6. Con le dovute eccezioni prima o poi ognuno si stanca del lavoro che fa. Che sia per una malattia, per l'età che avanza o più semplicemente perché si ha dato tutto. Purtroppo non tutti possono e riescono a fermarsi in tempo, mentre qualcun altro non si accorge del calo ma nessuno osa farglielo notare, che per me è la cosa peggiore. Il declino di Bonelli padre sembra stato abilmente camuffato dalla redazione per lungo tempo, perché altrimenti Tex avrebbe rapidamente chiuso e come del resto oggi era la testata traino che dava sicurezza e stabilità economica. Oggi conoscendo i fatti e facendo congetture (piuttosto sensate), si rivela una condizione abbastanza triste sul tramonto del patriarca del fumetto, ma purtroppo è la vita.
  7. Soggetti o suggerimenti. Forse ho confuso il quinto homo con il mistero della miniera. Quella con i Tuareg, così strana, fu suggerita dal figlio Sergio da quanto ricordo.
  8. Il mistero della miniera su un soggetto del figlio Giorgio. Non sapevo che Fantasmi nel deserto e Il quinto uomo fossero derivate da soggetti altrui.
  9. Tra il numero 170 e il 364 moltiplica inoltre il numero dei soggetti scritti su richiesta dei figli o altri: Fantasmi nel deserto Assalto al treno Linciaggio I due rivali I quattro evasi Un mondo perduto La minaccia invisibile Almeno sette storie di poco più di una trentina che ancora gli restavano da scrivere, in una decina d'anni: circa il 25 % della sua produzione: è un autore che ha speso tutte le sue energie.
  10. Un'altra cosa: GLB mantiene uno standard abbastanza elevato sino a Il marchio di Satana (che personalmente considero il suo ultimo classico). In séguito scriverà o storie ancora leggibili ma con scarso mordente (con un paio di mezze eccezioni) o episodi insufficienti e/o stanchi (principalmente gli ultimi per ovvi motivi). Come mai questo calo improvviso?
  11. Bonelli senjor sceglie Mefisto, fra i tanti nemici, come nemesi di Tex perché è ne ha fatto un prestigiatore e ipnotizzatore come Mandrake (stessa iniziale), un personaggio a lui familiare e amato a tal punto da inventarne una versione personale, Ipnos. Ovviamente @borden l'ha reso più interessante, sebbene con delle interpretazioni in corso d'opera.
  12. Ci penso io a chiudere l'OT dicendo che, dopo aver letto "Pueblo Bonito qualche giorno fa, ho recuperato anche il seguito. Avevo letto la storia per la prima e unica volta intorno al 2005/2006, quindi dire che non ricordavo niente è un eufemismo. Orbene, alla fine è un buon seguito, almeno per tre quarti. Nizzi recupera la vecchia strega, di fatto annullando la profezia della storia precedente. E questa è la dimostrazione che a Nizzi le storie magiche non venivano bene: nella storia originale c'erano diversi elementi oscuri e misteriosi (il teschio parlante, l'Antico, la profezia) che qui vengono razionalizzati: non più magie arcane, ma tecniche da ventriloquo (mmmh, che bello...), mentre a Zhenda viene lasciato almeno il potere di vedere attraverso gli occhi delle pantere. Detto questo, per i primi tre quarti è una buona storia, disegnata benissimo, con l'unica eccezione del fatto che Tex conosca Walcott per il fatto di averlo già pizzicato un paio di volte in passato, ma con il trafficante ancora a piede libero. Che Tex lo abbia spedito al fresco già una prima volta e poi ne sia uscito ci sta, ma la seconda volta avrebbe potuto provvedere lui stesso a porre fine alle malefatte del bandito. Vabbè, comunque, ripeto, per un bel pezzo la storia tiene benissimo. Molto bello l'inizio, ottimo lo scontro di Tex con i mercanti d'armi e, come al solito in quel periodo, i dialoghi fra Tex e Carson. La cattura dei pards, per quanto telefonata, è resa molto bene e con una trovata originale (quanto sia attendibile scientificamente non lo so, però pazienza), il che non è affatto comune. Poi la storia crolla miseramente sul finale. La scena ad alto tasso di dramma in cui Sagua scopre che Ua-Ni-Tah è stata uccisa da Zhenda si risolve con il guerriero grande e grosso che corre via piangendo. Le sorti del finale si risollevano durante la lunga e adrenalinica fuga dal villaggio dei Sinaguas (anche se qualche esclamazione tipo "Dietrofront!" poteva essere evitata, per i miei gusti) fortemente debitrice di "Indiana Jones e il tempio maledetto", ma poi si arenano nella scena coi varani e, infine, nella conclusione in cui Zhenda se ne va in esilio volontario sulle montagne. Boh, capisco tutto, ma non solo questa è recidiva, ma ha soggiogato un'intera tribù di poveretti, ha ammazzato un'innocente, ha ingannato il proprio figlio e ha messo in piedi un piano megalomane e se ne va per i fatti suoi? Disegni di Civitelli bellissimi come sempre: abituato come sono a leggere il Civitelli attuale, con il puntinato preciso e lo stile meticoloso, ci sono rimasto di sasso nel leggere questa storia in cui, benché sia sempre lui, si esprime con un tratto diverso. Da penna rossa la scena dello scontro fra Tex e Koster in cui quest'ultimo utilizza il classico trucco del cappello e Tex, che a sua volta ha usato il medesimo inganno decine di volte, prima dice "Non mi freghi" e poi ci casca con tutte e due le scarpe!!! In conclusione, una storia che poteva essere un capolavoro al pari della prima, ma che, a causa dei punti sopra citati, perde qualche punto per strada, pur essendo comunque una lettura godibile.
  13. Certamente è così. Per quanto ci è dato di vedere (meglio, non vedere) non possiamo affatto escludere che anche Tex e Carson si abbandonino ogni tanto a orge sfrenate quando dormono in qualche posada o nella camera di un hotel. Il punto della "consumazione" tra Kit e Manuela non può che essere quello (visto peraltro che è farina del tuo sacco): sarebbe stato un ulteriore tocco di classe se, oltre al pur allusivo "dove eravamo rimasti?", avessimo visto Manuela rispondere a Kit "Entriamo! Ti ho mentito, la stanza sopra quella del soprastante nella stalla non è affatto libera" o qualcosa di simile.
  14. Last week
  15. Non c'è bisogno, secondo me, di motivare l'odio feroce di Mefisto verso Tex con la morte di Lily, basta e avanza quello che Tex gli ha fatto subire ai tempi dell'"Eroe del Messico", ossia l'inseguimento notturno, travestito da cavaliere nero, che terrorizza lui e Lily urlando il suo nome, braccandolo, per poi, dopo averlo sfinito, catturarlo e legarlo come un salame, tutto stracciato, sul dorso di un mulo (neanche un cavallo). Insomma, non solo rovina i suoi piani, ne infrange i sogni, lo arresta e lo fa marcire in prigione, ma anche si diverte a terrorizzarlo per bene e a umiliarlo in tutti i modi. Direi che l'odio e il desiderio di vendetta sono il minimo... In realtà Boselli ha già dato una possibile spiegazione in "Mefisto: le origini del male", dove ha aumentato di molto le ambizioni del giovane Steve Dickart ( e di conseguenza la sua frustrazione nel veder fallire i suoi piani per colpa di Tex), non solo l'ambizione nella magia, ma anche in politica. Scusate l'autocitazione dall'altro topic: "I soldi e il sapere sono entrambi un mezzo... è il potere ciò che desidero... l'abilità di costringere gli altri al mio volere". Questa è la vera filosofia/psicologia di Steve Dickart, alias Mefisto. E anche della sorella Lily, alla fin fine. Ciò che più conta per entrambi, infatti, è la capacità di "costringere gli altri" a far ciò che loro vogliono, Steve per mezzo della magia, Lily per mezzo della seduzione. Il potere sugli altri è lo scopo di Steve Dickart, e ora il suo sogno è il potere politico e il "grande gioco segreto", che gli appaiono più eccitanti e appaganti dell'ipnotismo e di tutti i trucchetti usati finora, il modo migliore per comandare sugli altri, attraverso la carriera politica, diventando un senatore o addirittura - lo dice lui esplicitamente - il presidente della nuova nazione che nascerà dalla secessione del Sud." Così si può spiegare anche perché ne "La gola della morte" Mefisto vuole che Tex uccida il figlio: vuole costringerlo a fare quello che lui non farebbe mai, vuole dimostrare di essere più forte e abile di Tex, ipnotizzare Kit e Carson e farli uccidere da Tex senza neanche ipnotizzarlo. E ovviamente vuole arrecargli un dolore insopportabile, e infine disonorarlo, umiliarlo come lui è stato a suo tempo: insomma, desiderio di potere sugli altri e vendetta per le ambizioni fallite. Già nella breve storia dell'ultimo Magazine vediamo un Mefisto particolarmente vendicativo verso chiunque appena lo ostacoli o parli male di lui. Insomma è già un tipetto megalomane, rancoroso e pieno di livore verso tutti. Se poi ci aggiungiamo che Lily lo abbandonerà (già lo sappiamo), e che lui imputerà a Tex la rottura con l'amata sorella, il quadro è completo. E poi chissà, Boselli magari potrebbe anche accentuare nel prossimo capitolo mefistofelico le sofferenze e le violenze subite dalla sorella in carcere, e questo far aumentare ancora di più l'odio di Mefisto. Alla fine secondo me Nizzi ha fatto bene a far tornare un personaggio così interessante come Lily (è l'unica cosa buona della Mefistolata) poi giustamente ripreso da Boselli. La Lily invecchiata, cinica e malvissuta di Nizzi è un bel personaggio. Che poi abbia finito per oscurare il fratello è un altro discorso...
  16. Potrebbe essere la risposta gusta in fondo, Hai presente l'ultima vignetta di pag. 101 del n. 728? Kit dice ad una sconsolata Manuela che la serata si può ancora aggiustare... "Dove eravamo rimasti?" Già, dove erano rimasti prima dell'arrivo di Torres? Si stavano baciando, ricordi? La didascalia della prima vignetta di pag. 102 ci informa che è l'alba del giorno dopo e quando Tex è Carson arrivano a Nogales che è di nuovo il tramonto. Usa un po' , neanche tanta, di immaginazione e di logica, perdiana. O sei di quelli che se non vedono una cosa per loro non è accaduta? Ho una notizia per te: noi non lo vediamo quasi mai ma i nostri dormono, si fanno la barba, si lavano e... ma pensa un po' vanno perfino al cesso.
  17. Dopo svariati episodi, piacevoli e funzionali ma abbastanza nella media, Bonelli pescò dal mazzo un bell’asso. La storia in questione è molto ispirata e spicca nel periodo, grazie all’ottima tensione narrativa che l’autore riesce a fornire (davvero al cardiopalma la lotta di Tex e Carlos contro i puma colossali) e per la notevole caratterizzazione dei comprimari. Di scienziati pazzi ne è piena la letteratura avventurosa, ma Vindex si presenta fin dall’inizio come un villain alquanto particolare. Indubbiamente è un folle pericoloso, che col suo ambizioso piano di creare un impero mette a repentaglio la vita di sottoposti e avversari, ma è comunque un geniale studioso che riesce a padroneggiare con stupefacenti risultati le alterazioni genetiche, a tal punto di creare un siero speciale che accresce la stazza e la forza delle sue cavie. Fondamentale nelle sue ricerche la collaborazione del giovane braccio destro Hermann, studioso di grande valore che, compreso in ritardo i folli progetti del professore, diviene ben presto un suo prigioniero. La grandezza di Bonelli in questo caso è quella di mettere su una fine caratterizzazione dei personaggi: Vindex è palesemente afflitto da un tumore al cervello, che gli porta fitte tremende e altera gli spettri della sua follia. Hermann teme il suo professore, ma al contempo lo compatisce, visto che riconosce che gran parte delle cause della sua follia siano dovute al male che logora la sua materia cerebrale. Tuttavia il giovane è pure capace a ribellarsi al suo infausto destino di pedina consapevole nelle mani di un folle disegno malvagio, a tal proposito emblematica la scena in cui dà a fuoco il laboratorio anche a costo di rischiare la sua vita stessa. Verrà salvato da Zumas e creduto vittima di un incidente, tuttavia il suo aiuto diverrà fondamentale per permettere a Tex e al fratello Carlos di porre fine al folle piano di Vindex. Fra scene avvincenti con i feroci puma a caccia di carne umana, i desideri di fuga dei poveri messicani aggregatasi al pazzo capo e Tex che, coraggiosamente s’inoltra nel regno nemico, armato di decisione e candelotti di dinamite, si arriva all’epilogo, in cui, dopo una rocambolesca fuga i nostri sconfiggono Vindex e i suoi giganti Zumas, resi più che altro delle semplici cavie di laboratorio per i folli disegni del professore. Fondamentale sarà pure l’arrivo dei Navajos guidati da Kit e Carson e anche stavolta farà capolino l’erculeo Pat (che riesce a fare concorrenza ai Zumas in quanto a stazza senza bisogno del siero) promosso in quegli albi come il quinto pard. Straordinaria pure la prova grafica di Galep, che riesce a rendere davvero avvincenti le sequenze più inquietanti della trama, con un sapiente studio di contrasti e funzionali trovate dinamiche nelle sue vignette. In alcune parti è presente pure la mano di Gamba in appoggio, ma anche stavolta è marcata la differenza di spessore fra i due tratti. Galep fornisce davvero delle strisce di altissimo valore, che si sposano perfettamente con le tematiche molto particolari del soggetto di Bonelli. Il consueto binomio di qualità che funge da fondamenta all’immenso successo della saga. Chiudo segnalando un presunto refuso in cui incappa Gamba nelle vignette successiva alla pagina 68 dell’albo “Sinistri Incontri”: Tex, analizzando le tracce, nota la presenza di orme di stivali e di piedi nudi, presumibilmente di una coppia di indiani. Dall’assenza di mocassini, il ranger desume che non si tratti né di Papagos che di Pimas e opta per gli Yaqui, indigeni abituati a muoversi a piedi nudi. Fin qui nulla di strano, peccato però che immediatamente nelle sequenze successive, quella in cui i due indiani gettano Carlos nella fossa di pietra scistosa e poi si scontrano con Tex, è ben evidente che i due malfattori calzano dei mocassini . Il mio voto finale è 9
  18. Li hai spiati dal buco della serratura? Guardone! Scherzi a parte, quale sarebbe il frangente in cui hai immaginato di collocare il fatidico evento? La risposta che dava di solito GLB ("lo spazio bianco tra una vignetta e l'altra") non vale...
  19. Speriamolo, se no sguinzaglia le sue pantere nere per farci sbranare
  20. C'è una sola cosa che ti contesto: Kit e Manuela lo fanno, se te lo dico io puoi crederci.
  21. Zhenda è una donna intelligente e ha capito le tue oneste intenzioni.
  22. Purchè chi non ha visto "War Horse" non faccia scadere la citazione ai livelli di Furia o di Francis il mulo parlante... Diciamo semplicemente che in guerra si lasciano a casa gli animali domestici?
  23. Proseguendo nella rilettura, senza le interruzioni mensili, degli albi post 700, è stato oggi il turno di questa storia. Confesso che la ricordavo poco e male, quindi la rilettura dei due albi consecutivi ha giovato alla comprensione e al piacere. Dico subito che gli albi sono due ma talmente densi di parole, più che di fatti, che mi è sembrato di leggerne ben di più. L'intensità della lettura è stata accentuata dalla complicata trama del piano congegnato da Tex, ma questo lo ritengo un pregio della storia, che comincia a catturare proprio da quando il piano comincia ad essere messo in atto, quindi nel secondo albo. La prima metà del primo albo non ha nulla da invidiare alle telenovelas brasiliane degli anni '80 ma richiede una sospensione dell'incredulità al massimo grado: infatti, quale ventenne libero da impegni resisterebbe a una coetanea fatalona che non vede l'ora di concedersi anima e corpo? Eppure Kit Willer ci riesce in tutte le occasioni. E' vero che è tutto un visto e non-visto, ma sappiamo bene che in definitiva è tutto un non-fatto: il saggio Boselli, con velata ironia, prima ci fa mostrare dall'esterno una finestra chiusa e i due lavoranti del ranch di Manuela compiacersi (con invidia) di quanto starà avvenendo di sopra, poi in realtà nella vignetta successiva ci rivela che là dentro i due piccioncini stanno ancora e solo cenando. E al termine della cena, Kit sarà destinato alla camera sopra quella del soprastante perchè "gli farà piacere restare vicino al suo cavallo". Anche l'ardita esclamazione di Kit a Manuela "potrei strapparti di dosso quei pantaloni", collocata nel contesto in cui viene pronunciata, ha tutto un altro significato rispetto a quello che tutti auspicheremmo. La relazione impossibile tra Kit e Manuela è tutta giocata sul casto ma pruriginoso "volere ma non potere" (perchè su "Tex" non si può). Un altro (Mister No, Dylan Dog, Trinità, James Bond, Mario Rossi...) si sarebbe buttato a capofitto: ecco la sospensione dell'incredulità al massimo grado, che faccio mia tranquillamente perchè so di stare leggendo "Tex". Chiusa la parentesi fotoromanzesca, la storia decolla nel secondo albo, come detto, con il piano escogitato da Tex. Monni e Boselli hanno ottimamente proposto e sviluppato una situazione che non si è vista molte volte su "Tex", almeno in tempi recenti: quella di Tex e Carson infiltrati sotto mentite spoglie nella banda del cattivo di turno, con l'aggiunta di tirarsi a forza dalla loro parte uno della banda, rendendo così tutto più sofisticato e sul filo del rasoio l'intreccio. Che, ribadisco, alla seconda lettura più attenta, mi ha avvinto, nonostante la verbosità di molti dialoghi. Purtroppo, non reputo i disegni all'altezza della storia. Il tratto è spesso rigido ed essenziale, ma al contrario dell'essenzialità mirata a enfatizzare il cuore della scena e a renderla immediatamente leggibile, qui l'essenzialità sembra piuttosto leggersi come approssimazione e ripetitività. Alcuni caratteri risultano poi talvolta snaturati, come Kit Willer con sembianze effeminate (sarà per questo che rifugge da Manuela? ) o Carson rappresentato con espressione sempre uguale, anche quando viene colto da impeto ormonale di fronte a quanto gli sta mostrando la procace cameriera della posada oppure quando si ritrova tra le braccia la discinta ragazza messicana fintamente fuggita dai suoi aguzzini. I miei voti: soggetto: 7 (interessanti lo spunto dei pards infiltrati e il piano diabolikamente architettato da Tex) sceneggiatura: 7 (mezzo punto in meno per la prima metà dell'albo di sapore telenovelistico brasileiro, che però diverte in quanto raro a vedersi in "Tex", e l'eccessiva verbosità generale di entrambi gli albi, altrimenti sarebbe stato un meritato 7,5). disegni: 5
  24. Provo a dire la mia: proprio perchè il Mefisto della "Gola della Morte" è quasi un altro personaggio rispetto al debutto (sia fisicamente che per caratteristiche intrinseche come i poteri magici, assenti durante la sua comparsa di prestigiatore) il fatto che Bonelli faccia citare a Carson la sorella Lily, serve ad ausilio del lettore di allora per avere un ulteriore "collegamento" con quell'episodio di un decennio prima, apparentemente scollegato a primo impatto. E' vero che l'autore non si serviva di spiegoni o cose del genere, ma perchè tacere di un'eventuale morte della sorella che suscitasse il grande desiderio di vendetta dello stregone? Era uno spiegone evitabile o un movente che rendesse più credibile la sete di rivalsa? Può darsi che la chiave di lettura di Diablero sia corretta, ma allo stesso modo è probabile che al papà di Tex importasse poco di Lily e la citò solo per quella sorta di "rimando" a cui accennavo sopra. Mi chiedo più che altro perchè Bonelli abbia proprio scelto Mefisto per mettere in scena la nemesi di Tex. Di potenziali stregoni ne aveva creati abbastanza e poteva optare per uno di quelli per un ritorno, invece scelse un piccolo prestigiatore da strapazzo che in fondo non aveva poi tanto incantanto al suo debutto. Sarà per il nome molto a effetto? O per montare ad arte la tensione narrativa all'inizio della prova con i misteriosi medaglioni con la "M" stampigliata che dovevano attirare la curiosità dei lettori? Non credo lo sapremo mai, di fatto rivoluzionò il personaggio creando un antagonista leggendario e di grande carisma. Il suo odio smisurato per Tex può solo essere un pretesto narrativo per giustificare la sua presenza sulla saga o figlio di un'incipiente follia dovuta sia all'aspro sapore della prima sconfitta, ma soprattutto a quel prezzo da pagare per inoltrarsi nelle conoscenze dei cieli neri e delle arti infernali. P.s. Chiediamo alla megera Zhenda il perdono per aver sconfinato in O.T. nel topic a lei destinato
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