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TWF - Tex Willer Forum

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  1. Today
  2. Sono contento che ti piacciano. Sono quindicinali, giusto? Le avresti preferite settimanali come le strisce originali? Perché immagino che quelle 32 paginette ti durino pochi minuti. Il ritmo della narrazione come lo trovi rispetto al Tex che prendiamo ogni mese in edicola?
  3. Ieri
  4. Comprate questa sera sia la collana Vindex (1 e 2) sia la collana Aquila (solo n.1). Due prodotti molto diversi pur se con dimensioni simili (ma non uguali!) Liquido subito quella di Zagor che è in linea con le due precedenti collane, seppur i disegni stavolta un gradino sotto. La nuova collana a striscia di Tex è realizzata molto bene, sulla falsariga di quella edita nelle prime uscite dell'anastatica, ma con carta e copertina di tutt'altra qualità. Un piacere da tenere in mano e sfogliare, ma l'aspetto "vintage", almeno nel progetto grafico è del tutto assente (se non nei disegni di Torricelli, che però stavolta appaiono con più personalità e meno "ricopiati" da Galep. Per la storia preferisco aspettare qualche altro albo, ma l'atmosfera che si respira è molto, molto vicina ai fumetti che a me piace leggere. Ovviamente, come da molti ricordato tutto si riduce a uno sfizio per chi se lo può permettere e sinceramente non me la sento di invitare gli amici del forum di preferire queste strisce agli albi da edicola. In fumetteria mi hanno detto che ci sono altri acquirenti e che a loro la cosa piace anche.
  5. Non cercavo uno spiegone...Due o tre vignette (una pagina o mezza pagina) per dare qualche "pennellata" in più a questo personaggio. Però sono dettagli, la storia è stata piacevole, interessante e con spunti originali.
  6. Sai che invece è una delle cose che più mi è piaciuta? Shepard è un ranger razzista e con fini poco limpidi, lo si capisce poco alla volta e non serve dire altro. Trovo straordinaria questa capacità di Giusfredi di rappresentare a tutto tondo un personaggio senza spiegoni o dialoghi descrittivi. Per questo lo ritengo uno degli scrittori di Tex e Zagor più lontani dallo stile bonelliano di oggi.
  7. Allora...Di Giusfredi apprezzo le idee e i tentativi di trovare qualcosa di "fresco". Stavolta con il tamburo del Paterson e la lanterna magica ha sviluppato una buona trama con Carson protagonista. Un Carson su tre piani temporali e alle prese con rangers e indiani. Un po' di romanticismo e tanta azione. Forse qualcosa non è andato bene nel dosaggio(un approfondimento maggiore su Shepard, la battaglia tra i rangers e i comanche un po' troppo tirata via) però globalmente la storia è stata piacevole. Non male Del Vecchio ai pennelli anche se mi aveva convinto di più in altre occasioni (Nueces).
  8. Diablorojo82

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    A grandi linee concordo. Però avrei gradito un parere su due o tre punti oggetto di molte discussioni : il pestaggio e atteggiamento di Tex prima della sparatoria nel saloon ad esempio. 😉 Poi Rauch deve trovare la storia da "graffio" o l'idea originale da sfruttare (come ad esempio ha già fatto o sta cercando di fare Giusfredi).
  9. Ultima settimana
  10. Poe

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Sulla lunghezza delle storie di Tex: personalmente da estimatore di "Storia del West" e di "Ken Parker" non ho problemi con storie di un albo solo, ma vorrei ricordare a chi cita "Il tranello" che stiamo parlando dell' epoca degli albetti a striscia e che è stato lo stesso GL Bonelli successivamente a fare evolvere il modo di narrare Tex come lo conosciamo adesso, con gli albi giganti, ossia con tempi più "dilatati". Il suo periodo migliore, dal n. 100 al 200 è caratterizzato da capolavori che sono tutti di circa 3 albi (alcuni un po' più, alcuni qualche pagina in meno): El Morisco, Il giuramento, Chinatown, La legge del più forte, Tra due bandiere, Sulle piste del Nord, Il figlio di Mefisto, Terra promessa, Una campana per Lucero, Il laccio nero hanno tutti circa 300 pagine, poco più o poco meno. In più il capolavoro assoluto di "In nome della legge" è di 4 albi e mezzo. Certo in quel periodo ha scritto anche ottime storie di 2 albi circa o 1 albo e mezzo ("Massacro", "Gilas", "Diablero"), ma il meglio era di circa 3 albi. I successori di GL Bonelli hanno semplicemente continuato questa tradizione ottenendo anche loro i risultati più convincenti con storie lunghe ("Il passato di Carson", "Gli invincibili" oppure "Furia rossa" ecc. ). Si vuole cambiare tradizione e fare storie più brevi di 1 albo o 2? Secondo me è un falso problema: la qualità della storia non dipende dalla sua lunghezza: mi sembra chiaro che ci sono storie di 2 albi che sono brodi allungati e storie di 3 che, per le tante cose che narrano, hanno uno stile sintetico. Ci sono albi singoli che raccontano un mondo in sole 96 pagine e altri che annoiano da morire e si fa fatica a finire. Fare esempi che portano acqua al proprio mulino per dimostrare che sono meglio gli uni o gli altri è fin troppo facile. Per dire, Boselli ha ottenuto ottimi risultati sia con 3 albi , che con 2 ("Colorado Belle" , vari suoi Texoni) e anche con 1 ("Agente indiano", e numerose storie sul Magazine, tipo "Bad River" ecc.). Forse molti sono rimasti delusi recentemente da storie lunghe poco riuscite e sperano di trovare un miglioramento in quelle più corte. Mah... alla fine quello che conta - sarà banale dirlo - è l' ispirazione non il numero delle pagine.
  11. Ormai è diventata una mia consuetudine quella di recensire un volume dopo tanto tempo della sua uscita. Purtroppo impegni lavorativi e altre beghe varie, mi stanno tenendo abbastanza distante dalla lettura e quindi accumulo ritardi su ritardi. Ovviamente lasciare le proprie considerazioni dopo che si è a lungo discusso e dibattuto punto su punto, non è affatto semplice, né gratificante: diventano davvero pochi gli spunti che possono essere tratti e aggiungere elementi nuovi è alquanto arduo. Comunque, premessa a parte, adesso son riuscito a leggere l’opera di Rauch e provo a dire la mia. Premetto che ho letto tutti i precedenti commenti, ma mi guarderò bene dall’infognarmi nelle varie diatribe, anche per evitare di aizzare le ceneri ancora ardenti. Storia lineare, che scorre fluida e intrattiene; tempi adeguati di sceneggiatura e dialoghi snelli che rendono più agevole e semplice la lettura. Non certamente un capolavoro, né però una ciofeca. Ovviamente il livello non riesce minimamente ad avvicinarsi allo spessore dell’ultimo texone di Borden, ma credo che Jacopo non avesse alcuna pretesa di donarci un’opera sperimentale o epica e si sia accontentato di rimanere nei margini, di una sceneggiatura attenta ma non memorabile. In effetti i personaggi che affollano le tavole, per quanto funzionali alla trama, non riescono a bucare come si deve la pagina. Si ha l’impressione che tutto scorra per inerzia, senza sobbalzi o passaggi arruffati, ma la trama stenta a decollare e non dona chissà quale apporto di pathos. Lo spunto dei due ragazzi rapiti dagli indiani che si ritrovano dopo tanti anni, è particolare ma non viene più di tanto sfruttata, così come non lievita la caratterizzazione di Yaqui o Selina. L’autore sembra voler proseguire nella sua opera narrativa senza strafare e il risultato finale è accettabile ma non certamente eccelso e magari, trattandosi di un texone ci si aspettava di meglio. Tuttavia non che Manfredi e Ruju fecero tanto meglio nelle sue ultime prove e questo mi induce a credere che gli sceneggiatori “secondari” non se la sentano di azzardare più di tanto su questa testata, e si accontentino di prove senza pecche né picchi. Su tutti i punti contestati veementemente finora, non mi esprimo più di tanto ma posso benissimo affermare che Rauch è un autore concreto e concentrato, che difficilmente incappa in svarioni da matita rossa, ma dovrebbe rischiare qualcosina in più, per riuscire a dare quell’unghiata che è nel suo repertorio. Il comparto grafico affidato ai pennelli “esterni” di Palumbo è adatto alla testata, visto che porta un’aria di novità che sulla regolare latita. Concordo che tematiche diverse avrebbero aiutato l’artista a mettersi a suo agio, ma l’esito, a mio avviso è buono, e denota personalità di tratto che al giorno d’oggi è merce rara; anche lo stile meno realistico e possente nei contorni e nei neri, mi ha convinto in ottica western. Una cifra stilistica che può dividere le platee, ma che merita una tale vetrina. Magari le fattezze di Tex potevano essere meglio caratterizzate e i cavalli necessitavano una maggiore precisione anatomica (quanto è difficile disegnarli, nel mio piccolo lo so bene e non mi stupisce che anche grandi autori lo facciano malvolentieri!) ma imho la prova è riuscita ed è sempre un piacere vedere cimentare disegnatori esterni sul format. Confido che in futuro la Bonelli riesca a farci altri regali di questo genere (Meyer, Sicomoro, Federici, Pedro Mauro!) Il mio voto finale è 6
  12. gilas2

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    "So' cento e otto che faccio lascio?"
  13. Carlo Monni

    [Tex Willer N.67/70] El Diablo

    La risposta è inevitabilmente: sì e no. Sì, perché il soggetto base è lo stesso e gli eventi narrati da G.L. Bonelli sono gli stessi anche se con qualche irrilevante particolare non esattamente identico. No, perché, Boselli aggiunge tutta una lunghissima parte completamente nuova, ma che non contraddice quello che c'è stato prima ed avverrà dopo. Omette di mostrare la parte relativa al salvataggio di Joan Sheldon (omette di mostrarla, non la elimina dalla storia... a meno che tu non voglia dare del bugiardo a Boselli quando lo dice piuttosto che ammettere di aver sbagliato) Invece del banale seguire un corriere per arrivare al covo di El Diablo, Boselli preferisce imbastire una trama più intricata ed a mio parere più interessante. Alla fine, però Tex è da solo nel covo di El Diablo e la vicenda si svolge quasi alla lettera nel modo descritto da G.L. Bonelli. Nel prossimo albo vedremo anche Carson con la camicia a quadri. Nessuna modifica sostanziale, ma solo modiche di poco conto insomma. Quando, nel 1974, G.L Bonelli ha riscritto la prima storia di Yuma Kid l'ha ampliata fino a circa il doppio delle pagine, ha modificato diverse cose, quindi chi può dirlo? Ti ricordo anche che lo stesso GLB scrivendo "Tra due bandiere " h di fatto annullato due anni della sua produzione che si svolgeva in una versione della guerra civile assolutamente incompatibile . Quelle storie non esistono più o, se esistono ancora lo sono in maniera diversa, senza riferimenti alla guerra. Se, per ipotesi si arrivasse alla storia dell'Ippocampo, oltre ad altri inevitabili cambiamenti, bisognerebbe riscrivere completamente le parole in punto di morte di Manuela Guzman. Il primo a fare una retcon su Tex è stato proprio GLB e se avesse avuto la voglia e l'opportunità di riscrivere le sue prime storie è probabile che anche lui ne avrebbe fatto una versione differente.
  14. Carlo Monni

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Ti dirò che la cosa non mi convince. )Per me è più probabile che Zamberletti sia stato troppo veloce e gli siano venute solo 108 pagine e in redazione gli hanno detto: vai tranquillo.
  15. ciro

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Storia simpatica , che scorre veloce senza mai annoiare , buono il soggetto e buona la sceneggiatura. I personaggi sono caratterizzati in modo tradizionale , tutti personaggi canonici ( lo sceriffo, il maniscalco, l'albergatore,... la ballerina,...); Zamberletti promosso! Capitolo disegni F. Volante svolge il compito in modo sufficiente. Non è facile entrare subito in sintonia con il mondo di Tex. Il suo Carson è convincente , molto meno Tex , tuttavia penso che con nuove storie riuscirà solo a migliorare.
  16. Dix Leroy

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Storia del West di Gino D'Antonio. Non occorre fare il giro del mondo per trovare autori che in 100 pagine sapevano raccontare una storia completa con i suoi tempi e il suo ritmo e anche le esigenze editoriali (tranne le scadenze, visto che per 75 uscite ci mise quasi quindici anni). Oppure prendete Watchmen (la serie originale): racconta un universo alternativo mai visto prima e presenta una marea di personaggi. Il libro che raccoglie i 12 episodi è più corto di un MaxiTex qualunque.
  17. Il sassaroli

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Giusto. Ma d'altra parte un'idea mediocre può diventare una storia più che discreta con una buona sceneggiatura. Penso che l'idea mediocre ha bisogno di essere allungata per recuperare smalto con buoni dialoghi e situazioni intriganti, che facciamo passare in secondo piano l'idea di base. Ecco il dilemma: un capolavoro solo per oggi o un trimestre tranquillo in edicola? Più ci penso e più mi convinco che l'unico vero erede di GLB è stato Frank Miller. E le serie italiane ci hanno abituato anche a dialoghi estenuanti.
  18. Doudou

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Vorrei aggiungere una cosa sulle due pagine di pubblicità: l'albo di settembre non mi pare essere visualizzato come quando ci furono gli altri due aumenti, con Tex assoluto protagonista, per cui forse per quel mese riusciremo a scamparla.
  19. Letizia

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Avere una buona idea e svilupparci un buon soggetto non è facile. Se diluisci il tutto su tre albi curando personaggi e particolari (attenzione, non ho detto: allungare il brodo) hai materiale per tre mesi di uscite. Se sintetizzi ed elimini il superfluo magari la storia ne guadagna in ritmo e dinamicità però dopo un mese ti manca il materiale. GLB era un vulcano ma non sono tutti come lui. E magari i tempi sono cambiati. Telefilm e serie chilometriche ci hanno abituato a brodi (quelli sì che lo sono) allungati.
  20. frank_one

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Il tranello: uscito in 21 albi a striscia, ovvero 224 pagine moderne. Praticamente 2 albi dell'odierno Tex. Di personaggi ce ne sono un'infinità, forse anche più dei 26 della storia di 250 pagine di Scarpa che citi, alcuni presentati per la prima volta. 2 soli albi. Oggi li farebbero diventare.. non oso pensarlo. Considerando l'ENORME quantità di eventi narrati, tutto sommato è raccontata in poche pagine. Penso sia tutt'ora una delle storie più amate, prova che non è vero che una storia di Tex richieda davvero una quantità spropositata di pagine. È questione di avere idee e saperle raccontare.
  21. Doudou

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Temo di dire una cosa banale, ma due pagine saranno state tagliate. Sinceramente, per me, la storia è andata bene anche così. Zamberletti non mi ha fatto sobbalzare ma nemmeno addormentare. Storia senza infamia e senza lode, anche se i dialoghi fra i pards sono stati carini e l'intricato susseguirsi di situazioni ha fatto rimanere all'erta pagina dopo pagina.
  22. Il sassaroli

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    È un discorso vecchio ma mai attuale come adesso, quello dei tempi narrativi. L'esempio fatto da frank_one è perfetto: nelle 96 tavole di quel capolavoro che è Batman Anno Uno vengono raccontati così tanti eventi e coinvolti così tanti personaggi che una ipotetica versione bonelliana sarebbe una maxiserie in 12 numeri. In Tex e Zagor esistono capolavori di un centinaio di pagine, ma non con un plot altrettanto intricato. Sono due modi diversi di raccontare, entrambi affascinanti.
  23. MacParland

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Dissento. E certo cose sono sbagliate, ma proprio perchè il fumetto non è uno ed unico, ma ha un numero sterminato di sfaccettature. Tu citi la Disney, ma quei fumetti si prestano quasi esclusivamente ad un tipo di narrazione abbastanza semplice e non lo uso in senso dispregiativo, a casa ho tutta l'omnia di Barks, Don Rosa, Gottfredson e tante cose del Topolino classico di Gentilini e Capelli. Barks è il modello indiscusso e la sua storia più lunga "Vacation Time" dura 33 pagine. Le vicende hanno uno sviluppo non troppo articolato, che, però, nelle migliori storie lascia spazio a colpi di scena e messaggi positivi. "L'unghia di Kalì" ne è un esempio, oppure "Le lenticchie di Babilonia", "L'uomo di Alcatraz", "L'elmo del comando", "Il Pifferosauro Uranifago" (mamma che bellezza i titoli di Cimino) e così via. Infatti tutte le storie molto lunghe della Disney (almeno quelle delle vecchie gestioni) hanno un numero di personaggi a dir poco mastodontico. Tu citi Scarpa, allora basta vedere come nella sua storia lunga (250 pagine) più famosa cioè: "Paperolimpiadi" (oppure chiamata Seul 1988) compaiano ben 26 personaggi della banda Disney tra classici ed inventati da lui in storie precedenti, senza contare quelli creati appositamente per la nuova serie. Questo succede perchè nessun personaggio Disney reggerebbe una storia così dilatata da solo, per questo le storie le storie sono "brevi" per noi abituati a Tex, non perchè le vogliono fare corte e basta, è solo un tipo di narrazione diverso. Per fare un esempio pratico è come se il mese prossimo uscisse una storia in cui oltre ai pards ci sono anche: Jim Brandon, Gros Jean, Pat Mac Ryan, Nuvola Rossa, Tom Rupert, Nat Mc Kenneth, Tom Devlin, Mac Parland... Per fare una bella storia di Tex, nella maggior parte dei casi, ci vogliono un po' di pagine perchè il mondo narrativo (canovaccio della trama, personaggi nuovi da caratterizzare, azioni compiute dai Pards...) lo richiede. E sono entranto in ambito Disney perchè la maggior parte degli albi vengono prodotti nel nostro paese. Se si comprasse un qualsiasi volume Cosmo con i classici dell'Historieta si noterebbe tranquillamente come moltissime storie durino 4/5 pagine.
  24. F80T

    [765/766] La collera di Falco Giallo

    Ho lasciato trascorrere un po' di tempo prima di leggere questo albo, avendo saputo di come a Ticci non sia piaciuto disegnarlo, e temendo quindi di imbattermi in una schifezza. Ebbene, i disegni del Maestro soltano salvo di questa storia. E la scena della rissa nel saloon, che a tanti ha fatto storcere il naso, ma a me ha fatto gustare un Tex scanzonato, come più spesso era delineato da GLBonelli. Per il resto, è possibile che quest'uomo descritto da Nizzi sia lo stesso Tex che ha avuto a che fare con Elbert e Arlington, che già ha aiutato due volte i Sioux di Nuvola Bianca, che è stato amaramente sconfitto nel suo intento di aiutare ancora i Sioux, questa volta quelli di Ska-Wom-Dee, dopo aver distrutto Fort Whoop-Up? Dopo tutte queste guerre indiane, dopo aver conosciuto ufficiali corrotti e pieni di pregiudizi contro gli indiani, quest'uomo si fida di un colonnello qualsiasi, senza garanzia e senza prendere informazioni su di lui? E vogliamo parlare della scena delle pepite? Carson che si fa cogliere di sorpresa da un minatore?
  25. frank_one

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    D'accordissimo. Trovo curioso come alla Bonelli propongano ai propri lettori storie mastodontiche di 300 o 400 pagine come fossero noccioline. E a chi si lamenta rispondono che fare altrimenti non sarebbe possibile: mah. Basta comprare un numero dei Grandi Classici Disney per rendersi conto che bastano 30-40 pagine per realizzare dei capolavori. Ma anche storie epocali e un po' più lunghe non arrivano a 100 pagine: Topolino e la Dimensione Delta (Romano Scarpa): 72 pagine Anche andando su altri lidi, pensando a qualche storia lunga che ha fatto scuola: Batman Anno Uno (Frank Miller): 96 pagine Se penso a storie che occupano più di 100 pagine, mi vengono in mente quelle di Claremont sugli X-men negli anni '70, ma quelle sono vere e proprie saghe, epopee, non una semplice "storia".
  26. Mister P

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Tex rende sulla media-lunga distanza, ovviamente in mano a bravi autori. Di storie di max. un albo e mezzo buone ce ne sono, ovvio, ma molte di più sono episodi minori. PS @Carlo Monni: tempi eroici quelli delle strisce
  27. cuervojones

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Appena finito di leggerla. Storia passabile e nulla più. Disegni non di mio gusto. Una mezz'ora di intrattenimento e nulla più.
  28. Carlo Monni

    [765 BIS] Un covo di vigliacchi

    Dipende da cosa intendi per tempi eroici. Se ti riferisci al periodo fino a tutti gli anni 70, erano addirittura la maggioranza. Che poi bisognerebbe capirsi su cosa si intende per storia breve. Solo un lettore esclusivamente bonelliano considererebbe breve una storia di più di 100 pagine. Per il resto... Appunto.
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