Sto acquistando alcuni albi di Tex e Tex Nuova Ristampa nuovi di zecca al prezzo di è 2,00 dal mio edicolante che li aveva messi da parte per un cliente che non si è più fatto vivo. Tra questi albi c'è anche la trilogia oggetto di questo topic, che ho terminato di leggere ieri sera. Un'ottima storia sui generis che porta una variante nella saga western texiana. Una contaminazione di generi che fa parte del dna delle storie di qualsiasi serie bonelliana, una tradizione credo inaugurata proprio dalla capostipite. La trama di Boselli di base è decisamente un giallo a tinte mistiche. Lo scrittore però, nel presentare la folta schiera di protagonisti, seminando indizi a volte veritieri e a volte fuorvianti (come prassi vuole) riesce a portare lo sviluppo del canovaccio nell'horror, nel western, nell'avventura, non rendendo mai noiosa la lettura. Alcuni dialoghi peccano di evitabili riassunti (in quanto spesso si riepiloga quanto accaduto poche vignette prima) e di troppi complimenti a Tex e Carson. E l'ultima vignetta risulta essere troppo affrettata e buonista (considerato quali erano le intenzioni di Lagrange verso i rangers e lo sceriffo), ma nel complesso la sceneggiatura è priva di cadute di stile e di tempi morti a mio parere. E il finale si rivela coerente con quanto seminato nel corso della trilogia. All'occhio del lettore più allenato potr? sembrare quasi banale l'identit? del vecchio di mezzanotte, ma la bravura di Boselli non sta nell'aver piazzato il colpo di scena ad effetto ma di esserci arrivato con cognizione di causa. Ai puristi di aquila della notte potr? far storcere il naso che Tex e Carson stiano un po' ai margini della risoluzione del caso ma in una saga così lunga come quella del nostro ranger ogni tanto non guastano variazioni del topos ?eroe risolutore della vicenda?. Soprattutto quando ciò va a favore dell'intera economia del racconto. Da applausi anche la prova del duo Santucci e Bianchini. Da mozzare il fiato le sequenze nel casin° nel secondo albo, e nel bayou e nella maison nel terzo. Soprattutto plaudo alla scelta di ?rompere? la rigida struttura della gabbia con vignette spettacolari in campo lungo che occupano 4 slot su sei disponibili. Anche sui disegni non manca qualche peccatuccio veniale, come alcuni primi piani non proprio riusciti e un personaggio come Lin Yang che più che un cinese in certe vignette sembravo un nero. Santucci dopo questa prova ha dichiarato in qualche intervista di non sentirsi a proprio agio su Tex ed è passato nello staff di Dampyr con ottimi risultati. E ogni tanto un po' di soddisfazioni anche per noi dampyriani che nell'ultimo anno ci siamo visti scippare Andreucci e Dotti ehehehehehehehehehehehehehePer quanto riguarda le copertine di Villa, i miei giudizi sono sempre di parte, in quanto lo considero il miglior copertinista in forza alla Bonelli e le sue illustrazioni varrebbero da sole l'acquisto dell'albo. Queste tre copertine non fanno che alimentare queste mie convinzioni (soprattutto la prima e la terza che trovo superlative).