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TWF - Tex Willer Forum

ymalpas

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  1. Letto. Tutto sommato un qualcosa di leggibile, pensavo peggio, ma sono d'accordo con quelli che dicono che è un brodino riscaldato, ciò che non può andare bene peri nostri palati anche solo a considerare come era imbandita la tavola di Tex un tempo. La sequenza finale sinceramente non l'ho capita molto, molto teatrale ma anche perché ritardare l'entrata del ''testimone'' solo per dare la possibilità al colpevole di dichiarare prima la sua innocenza? Bella e toccante invece l'ultima vignetta di pagina 114, con l'indianina che se ne va dopo essersi vendicata. Con la bellissima copertina di Villa, quasi quasi da sola vale la spesa per l'albo. Su Tex abbiamo letto molto di peggio e quello che ci aspetta per questo 2025 non mi fa ben sperare, a cominciare dalla storia del mese successivo, con dei disegni (del nostro vecchio pard Ginosatis, tra i fondatori di questo forum nel 2006) che non mi entusiasmano troppo e un nemico escogitato da Ruju, el escorpion, che mi ispira anche di meno. Speriamo invece che con la primavera piova un po' più di luce e calore sulle storie del nostro Tex, se ne sente tanto il bisogno.
  2. Però è spiegato bene dopo che era una pratica adottata per domare i cavalli più irrequieti - cioè una cosa vera e reale - che se su Tex non si era mai vista resta una bella trovata narrativa. Meglio questo che le soluzioni banalissime e fasulle escogitate da altri autori che mi fanno sbadigliare e di cui sono piene gli albi di Tex. Tu e Borden dovreste seppellire l'ascia di guerra, tu sei il miglior utente del forum (al netto delle polemiche) e lui l'unico autore della Bonelli capace di scrivere grandi storie di Tex, davvero imperdonabili questi bisticci verbali. Peccato che non si possa fare un "tutti al bancone, è rimasta ancora qualche bottiglia intatta".
  3. Al netto di refusi come il "capitano" Mark che non so come l'ho tirato fuori (mi consolo, capita quando devi gestire sondaggi di queste proporzioni), voglio difendere le "opzioni" e le "domande" di questo sondaggio, anche per far capire una cosa che mi sembrava importante: in questo forum non solo ci sono diverse opinioni, il fatto è logico per sua natura, ma ci sono proprio correnti di pensiero diametralmente opposte. E le crociate per redimere chi non la pensa come noi sono solo battaglie perse in partenza. 1) La prima domanda sulla resa (in calo negli ultimi cinque anni) di Mauro Boselli un po' me l'aspettavo dall'aria che tira su questo forum. Ma per me non si tratta tanto di caduta, semmai è legato soprattutto alla sua assenza dalla serie regolare. Per cui lui si prende colpe non sue, perché la fascia 700 è soprattutto la fascia di Ruju e Nizzi con storielle dimenticabili. Anche nelle storie che mi hanno appassionato di meno come quella dell'extraterrestre, resta un autore solido e capace di portare il lettore fino all'ultima pagina. Credo che l'autore paghi in un certo senso "il filone" narrativo su cui si è ultimamente concentrato, fatto di ritorni estremamente difficili da sceneggiare. Se osserviamo la produzione boselliana è fatta di tanti momenti diversi a partire da quello epico avventuroso iniziale degli anni Novanta fino a questo più o meno storico in cui si è anche preoccupato di mettere un po' di ordine nella serie con certi ritorni: le storie di Yama, Mefisto e della Tigre Nera nascono per rimediare a certi pasticci nizziani, il ritorno di Manuela Montoya non è propriamente voluto o pensato da Mauro Boselli e comunque non è così scandaloso, la storia del Monte Rainier è a sua volta un tentativo di riscrivere una storia di GLB nata dai soggetti di Giorgio (che fu scelto) e di Mauro (che non fu scelto e andò perduto) che nasceva da buoni presupposti e che GLB non fu in grado di trasformare in un classico. 2) E' per me sorprendente la divisione del forum nei giudizi sulle storie di Nizzi, che per me restano molto al di sotto della sua stessa, detestabile, produzione tra il 2000 e il 2008. Noi forumisti che siamo una fetta scelta di lettori più o meno critici ci dividiamo su un autore che, IMO, era pure partito bene nel 2017, ma che ha inanellato una serie di storie da spavento, compresa quest'ultima che se si salva in corner considererò appena discreta. Non oso immaginare, a questo punto, quale sia l'accoglienza delle storie da parte del pubblico che dagli albi di Tex (di Nizzi) chiede solo una mezz'ora di intrattenimento. Vuoi vedere che ha ragione proprio lui (e il suo sodale) nel vedere nei forum solo un'immagine distorta della realtà? Sono le nostre solo fissazioni da nerd (anche se abbiamo superato gli "anta" da molti anni ormai)? 13) Questa domanda, in cui proponevo qualche idea più o meno originale e comunque difficilmente sceneggiabile, vede prevalere le prime opzioni "classiche" con storie di Kit Willer bambino (che sulla Tex Willer non leggeremo mai, perché credo che Boselli voglia fermarsi prima del n. 10 "Il tranello") sceneggiate dai nuovi autori e da Boselli in primis, o l'avventura romantica che vedrebbe coinvolto Tex al fianco del padre in un episodio perduto nella sua memoria, tutto da raccontare. Voglio spendere però qualche parola sull'opzione sulla quale Diablero si è speso nel suo ultimo post, anche perché per me è un utente che soffre di un suo rigetto a prescindere verso la riscrittura di episodi classici del passato. Secondo me niente è intoccabile e da un classico non deve per forza nascere un altro classico, mi basta la bella storia che mi appassioni E comunque ho parlato di uno spin off dove si potrebbe tentare: se dalla storia di Mitla o di Lucero sarebbe difficile tirar fuori qualcosa di nuovo, pensiamo alle possibilità che potrebbe offrire una storia ambientata nuovamente a Chinatown, a Vicksburg o nella Melanesia, con il ritorno di alcuni di quei personaggi che le animarono. 17) L'ultima domanda sul forum, infine, ci vede tutti d'accordo: lasciamo le polemiche alle nostre spalle e iniziamo il nuovo anno con uno spirito più sereno e conciliante verso le opinioni dei nostri dirimpettai. E saremo già a metà strada per godere di un ambiente più sano e motivante.
  4. Ecco a voi il quarto sondaggione, pensato questa volta per misurare il peso delle scelte che sono state fatte negli ultimi anni.
  5. La pubblicazione, recente, del Tex inedito di Tarquinio, ha permesso per la prima volta di vedere associate alle tavole anche le pagine di sceneggiatura dell'autore. Si tratta di un evento eccezionale! La storia, messa da parte e ''dimenticata'', era accompagnata anche dalla sceneggiatura per permettere l'inserimento del lettering. Quindi, suppongo, GLBscriveva a mano o batteva a macchina i testi, i fogli erano dati ai disegnatori e poi ritornavano in sede per il lettering. Non tutti i disegnatori, infatti, avevano come Ticci (poi anche Civitelli) la brava Monica Husler a disposizione in casa. Che fine hanno fatto dunque tutti gli originali di GLB? A ) sono andati distrutti, anche per mancanza di spazio. B ) si trovano ancora alla SBE da qualche parte, anche in un magazzino fuori centro. C ) sono stati restituiti a GLB e quindi sono in possesso del figlio Giorgio. D ) sono rimasti in mano alle letteriste, forse da loro distrutti E ) sono in possesso del disegnatori, massimamente quindi della famiglia Galleppini. Nizzi, per esempio, conserva a casa sua tutte le sue sceneggiature rilegate. Questo lascia supporre che la SBE le restituiva comunque agli autori. Ma Sergio faceva lo stesso con il padre? Nonostante lo straordinario interesse che rivestirebbero questi testi, completi e non censurati, stiamo parlando di un fenomeno unico nel panorama letterario italiano come GLB, l'interesse verso questi originali è sempre stato scarso o inesistente. Nessuno si è mai seriamente posto la domanda. In una vecchia intervista GLB si lamentava che il primo letterista di Tex, Gino Rognoni, morto di sonno ( perche questo era per lui un lavoro secondario che svolgeva come Galep, con il quale condivideva l'appartamento, solo durante la notte), gli tagliava le frasi (non ci stavano nei balloon) o se le inventava talvolta di sana pianta, senza curarsi minimamente dell'importanza che questi testi avrebbero acquisito nel corso degli anni (erano strisce che non sarebbero durate a lungo, si pensava). Noto che le pagine di sceneggiatura che conosciamo, quelle poche della storia di Mefisto (ma ne ho visto anche di A sud di Nogales e di L'aquila e la folgore) sono venute fuori quando negli anni ottanta i primi studiosi hanno iniziato con i loro libri a studiare il fenomeno Tex e quindi a interessarsi ai due autori. GLB o la casa editrice evidentemente avevano il materiale a portata di mano. Possibile che siano andate davvero tutte perse? Il loro interesse è straordinario. Permetterebbe di gettare una nuova luce sulle prime storie di Tex, pensiamo all'enigma legato allo ''spadone' nel numero 4, storia censurata con una serie di strisce stralciate... Pensiamo anche a altri possibili testi forse censurati da Tea o Sergio perche ritenuti sopra le righe. Di cui non sappiamo nulla. E dopo il 1961, con il marchio di Garanzia Morale, con le nuove storie che uscivano già censurate, gli originali presentavano già una forma di autocensura, cioè GLB si era rassegnato? Qui può aiutare lo studio del linguaggio bonelliano nella storia di Tarquinio, con il numero di ''per l'inferno' o ''diavolo'' ecc che potrebbe essere superiore alla media del periodo. Comunque sia, lascio spazio alle risposte dei forumisti, magari facciamo un po' di luce su un argomento almeno per me piuttosto oscuro. Perché nessuno si interessa della sorte di questi originali? Fu Sergio a farli sparire perché temeva e chissà cosa ? Oppure si sono persi perché veramente erano ritenuti di scarsissimo valore? Sarebbe interessante una ristampa con i testi VERI come recentemente si vede con le versioni ultimate, uncut, uncensored nei film ? A voi. Inserisco qualche pagina di sceneggiature di autori che hanno scritto per Tex. Questi i quattro storici, che ho preso da una vecchia discussione andata deserta del 2020. Gian Luigi Bonelli Sergio Bonelli Claudio Nizzi Mauro Boselli Non ne ricordo molte altre in circolazione.
  6. Fresco di lettura, per quanto mi riguarda resta una storia finora discreta, priva di mordente, a tratti noiosa e con qualche scena che mi ha fatto storcere il naso, a cominciare dall'ottusità del comandante che ingoia tutto sul massacro di innocenti donne e bambini ( ma immagino che Nizzi potrebbe obiettare facilmente che siamo nell'Ottocento e la sensibilità in quegli ambienti di frontiera non può essere giudicata con i moderni parametri). Incomprensibile anche il fatto che i due pards si disinteressino della ricerca del disertore per occuparsi di un gaglioffo a loro ben noto che dovrebbe portarli direttamente al fuggiasco. Sono dettagli che denotano scarsa logica e frettolosità nella scelta di certi meccanismi narrativi che ben si prestano a sostegno della tesi per cui l'autore consideri ormai i lettori di Tex per dei rimbecilliti che si bevono tutto. Mi dispiace dirlo, ma non abbiamo tutti l'anello al naso come pensa lui. Anche la storia d'amore tra il tenentino e la figlia del generale ( per citare un bel film poco... citato... di fine anni Novanta) è proprio descritta in maniera dozzinale. Che differenza con la Liz Starret della boselliana Fort Apache o con lo speciale su Carson di Giusfredi che abbiamo letto quest'estate, malinconica e costruita abilmente sui sottintesi. Insomma un'altra storia diuretica del Nizzi, priva di anima, che resta discreta per qualche momento felice, ma che non aggiunge niente al mito ottantennale di Tex che avrebbe bisogno di ben altro per continuare a essere alimentato. Ma vabbé, consoliamoci con il fatto che il Nizzi è stato già messo alla porta alcuni anni fa, altrimenti ci sarebbe da essere seriamente preoccupati.
  7. Diciamo anche, tout court, che se non ci fosse stato Boselli quella serie avrebbe chiuso dopo un anno. È stato lui a rendere credibile un'idea, che fa un po sorridere se non è da considerare semplicemente eretica, di riscrivere storie degli anni 40 che i lettori conoscono a menadito. Scrivere organicamente del passato di un eroe, come idea non è certo nuova, basti pensare che mille anni fa lo si faceva già con ''Les enfances'' delle ''Chansons de geste'', il difficile è portare all'acquisto migliaia di lettori di un prodotto che altrimenti avrebbe il soffio corto. E ci è riuscito prendendo in mano la nuova serie e scrivendo storie belle e appassionanti e, come ha già fatto su Dampyr, creando un universo di rimandi, ritorni, nuovi personaggi ecc che è assolutamente avvincente. Un tessuto narrativo in cui le vecchie storie di GLB vengono a intersecarsi e a fondersi armonicamente con le nuove. Certo, tutto questo immane lavoro può portare l'autore a riscrivere o ripensare certe situazioni, ma è una cosa impossibile da evitare, e Boselli lo fa IMO sempre in maniera intelligente. Pensiamo solo per un attimo se questa serie gravasse su un altro autore, come Berardi o Manfredi, e chiedetevi se si parlerebbe ancora del maggiore successo editoriale degli ultimi dieci anni della Bonelli. Invece qui si opina (quasi) di un autore da pensionare, ma non forse non ci si rende conto dell'enorme sciocchezza che si fa anche solo nel pensarlo! (e non si dice mai abbastanza che la Tex Willer è penalizzata da albetti infimi di 60 pagine)
  8. Ssss... Zitto! Che se ti sente Nizzi, che ancor oggi è convinto di aver scritto degli episodi per cui nessuno si era mai accorto, secondo lui, che dietro i testi c'era la sua mano e non quella del patriarca del fumetto italiano, potrebbe mettersi a piangere come un vitello. E per certe sue lacrime, non basterebbe un fazzoletto ma ci vorrebbe una spugna. Ecco che ripartiamo con le generalizzazioni e i giudizi tagliati con l'accetta. Boselli che marginalizza Tex? Non lo ha mai fatto, neanche nelle prime storie in cui creava dei personaggi il cui unico demerito era di essere dei giganti. E paradossalmente, quando ha deciso di rinunciare alle sue creazioni originali per riappropriarsi di personaggi e storie del suo mentore, ecco ora che cancella i capolavori del passato (ma si potrebbe anche dire, obiettivamente, che li migliora, come se non si potesse migliorare quello che anche un grande come GLB scrisse nel 1948 per una serie che si pensava avesse i giorni contati). D'altronde il commento del nuovo utente Tracce398, vecchio lettore, dimostra come il successo della nuova serie Tex Willer sia costruito su storie avvincenti, personaggi coinvolgenti, e non certo per i peccati di sovrascrittura, che ci sono, che ci devono essere e che hanno la loro logica in questa collana che vede la luce negli anni Venti del XXI secolo.
  9. Il problema, mi sembra, è che vedi solo i difetti delle storie di Nolitta. Chiaramente si era avvicinato al personaggio con la sua sensibilità, senza troppo sforzarsi di entrare in sintonia con il personaggio del padre (quello che pretendeva da Nizzi, ma non si sognava neppure lontanamente di applicarlo alle sue storie). Nessuno qui nega che certe sue scelte si prestino alle critiche, anche a me la prudenza in cui si trincera dopo il pestaggio di Tiger è sempre parsa eccessiva in un personaggio che notoriamente veniva alle mani ogni volta che gli saltava la mosca al naso, però un personaggio come El Muerto è uno tra i principali antagonisti mai affrontati da Tex e non solo per la splendida caratterizzazione grafica che gli diede Galep, ma per le intrinseche motivazioni che lo spingono ad affrontare in un crepuscolare cimitero campestre il Ranger in un duello che per la sua intensità GLB non è mai stato capace di scrivere. La sua opera, quello che voglio dire, è che andrebbe letta nel suo complesso. E' un Tex diverso per molti aspetti, ma non per questo le storie sono da buttare. Ci sono lettori e lettori che le apprezzano, non è che ci siamo tutti bevuti il cervello. Di Nizzi per esempio ho criticato l'ultima di Ticci perché è molto vicina a quella che ritengo di poter definire una brutta storia, non solo per le figuracce di Tex, ma perché narrativamente non funziona proprio. Non ha un capo ne una coda. Però è troppo facile tirare in ballo sempre gli origlioni e i cinturoni slacciati per denigrare la sua intera opera che si estende su quattro decenni e conta molti momenti felici e che tu invece bocci in un solo blocco. La stessa cosa fai adesso con le storie di Nolitta.
  10. Ma quale fossile! A ogni nuova uscita non vedeva l'ora di leggerla la nuova storia e non era neanche la storia ma il personaggio Tex che gli interessava ritrovare. Se avesse bocciato le storie, non avrebbe comprato l'inedito in edicola. Però era anche un lettore della prima ora e le storie a cui era più legato erano quelle della sua giovinezza. E rileggeva quelle e non le altre. Certamente anche perché erano le migliori e lo diceva. Chi dice qui il contrario? Chi ha mai parlato di revisioni? Non ci sono mai state, nemmeno all'inizio. Se non quelle redazionali che si fanno ancora oggi, vedi le correzioni vistose a Segura o a Manfredi. GLB diceva peste e corna delle storie del figlio, Sergio andava bene per scrivere Topolino, e in un' intervista dei primi anni Ottanta a proposito de I ribelli del Canada usò parole forti per esprimere il suo dissenso. Quando Boselli iniziò a scrivere Tex regolarmente, nei primi anni Novanta, invece, niente di tutto questo. Sulle storie di Nizzi, che non gli piacessero, non ne so niente. Forse ne ha parlato Boselli, ma non ricordo proprio. Però ti do ragione su una cosa: se non abbiamo letto storie di GLB negli anni Novanta è che il figlio non ne voleva più sapere. Andava bene pubblicare gli scarti rivisti da Sclavi ma una nuova storia di Bonelli padre, scriverla con Boselli era un suo desiderio, i due non ci hanno mai provato anche perché sapevano che sarebbe stata bocciata. Molto meglio, più rassicurante, affidarsi a occhi chiusi a Nizzi, per esempio con il ritorno di Mefisto. E Boselli che scatena il putiferio con il Codacons, uno dei rari argomenti che lui non ha mai voluto trattare sul forum. Dai tempi del marchio di Garanzia Morale Sergio è stato una calamità, capace di censurare l'incensurabile, comprese le storie del padre dell'epoca d'oro, tanto se la faceva sotto. Lo stesso Nizzi deve averci sbattuto il muso chissà quante volte tentava di scrivere qualcosa di originale, ne sappiamo qualcosa con i soggetti di Civitelli. Se mi si obietta che ne sappiamo troppo poco per poter giustificare la portata della sua censura (a tutti i livelli), quel poco che ne sappiamo lascia intravvedere un quadro desolante. Ma siamo off topic.
  11. La domanda è: Tex è morto nel 1980 oppure no? Mi metto per un attimo nei panni di mio zio, che era un lettore inesauribile delle storie di Tex. Un lettore vecchio stampo, aveva tutta la collezione, ma non era un collezionista. Iniziava dal numero 1 e leggeva le storie tutte di fila fino al numero 200, 250 circa, poi riprendeva daccapo, instancabile, dal numero 1. Le storie di Nolitta e Nizzi, io gli chiedevo perché non le rileggesse mai, ma almeno una volta le aveva lette, e lui che mi rispondeva invariabilmente che le uniche che lo divertivano erano le prime (di GLB). Per un lettore come lui, che era del 1948, che era cresciuto leggendo il primo Tex, le storie si fermavano al 1980. Punto. Pure continuava a comprare l'inedito mensile e lo leggeva, per metterlo poi da parte e dimenticarsene. Se lo vedevi con l'abo Yampla Flat o Piutes in mano e gli chiedevi, ma perché oggi non ti leggi il Texone di Ortiz, Il passato di Carson o I cospiratori, niente, erano storie che per lui non valevano (le altre). Non ci si ritrovava. Voleva il Tex sbarazzino, guascone, attaccabrighe, che non si piega mai, dal linguaggio colorito e senza fronzoli, con quelle atmosfere che solo GLB era in grado di creare. Era il Tex dello stilista GLB, il Tex vestito da Nolitta o da Nizzi non c'era verso di farglielo rileggere, se non saltuariamente o per caso. Io come lettore sono molto diverso da lui, riesco ad apprezzare anche le storie degli altri autori, quando penso che lo meritano. E penso che il texone di Ortiz sia meglio di tante storie minori scritte da GLB, per esempio. Mi sembra, però, che molti degli interventi del forum, non solo quelli di Diablero che le cose le ha sempre dette chiaramente, bocciando storie come Fuga Da Anderville e recentemente anche Giungla crudele, per me due capolavori da affiancare sicuramente alle migliori di GLB, restino molto vicine a quelle di un vecchio lettore com'era mio zio. Un lettore difficile da accontentare. Cioè di quelli che qualsiasi cosa vada in edicola, a priori, non potrà mai valere le storie di GLB. E mi chiedo cos'abbia di tanto speciale la storia di Berardi per essere portata come esempio, che è finita dritta su uno speciale perché l'editore non si fidava di pubblicarla sulla serie regolare. Un'altra domanda è: Boselli è canonico o è da bocciare per le sue storie degli anni Novanta ? Insomma non va bene oggi perché rivisita e corregge il suo Maestro: andava bene trent'anni fa quando scriveva della banda di Jack Thunder? Anche perché negli anni Novanta GLB quelle storie le leggeva e da quanto posso ricordare non mosse mai nessun appunto, contrariamente a quanto faceva con le storie del figlio che ha denigrato in qualche intervista (da quanto ricordo "I ribelli del canada").
  12. Come da titolo, con questa discussione voglio parlare delle storie che dal gennaio 1976, data di pubblicazione di "Caccia all'uomo" di Nolitta, hanno dato inizio a un nuovo Tex scritto da altri autori. Il passaggio dalle storie del padre alle storie del figlio, allora, fu percettibile ai lettori del mensile, che riconobbero subito delle sfumature nuove nel personaggio. Ne era consapevole anche Sergio Bonelli che fino al 1988 evitò di rivelare al pubblico il suo alternarsi con il padre nel compito di portare avanti la narrazione mensile delle avventure del personaggio di punta della casa editrice. Stessa cose valeva anche per le storie di Claudio Nizzi. Proprio l'arrivo di Nizzi tra il 1981 e il 1982 rappresentò l'ancora di salvezza per il Tex, come raccontava lo stesso editore. Eppure, questo insieme di storie divide ancora oggi i lettori. C'è chi dice che Tex era "finito" già nel 1980. Quello che è venuto dopo non è stato più la stessa cosa, non è più il medesimo personaggio. Molti invece continuano a leggere Tex anche per le storie scritte prima da Nizzi e poi da Boselli. Ma dii Nizzi si è già parlato anche troppo. Lo stesso Boselli è stato attaccato e continua a essere contestato come autore e curatore. E sin dalle sue prime storie lo si è incolpato di attaccare il mito di Tex, di scriverlo alla sua maniera, senza rispettare il canone bonelliano. Già a metà anni Novanta glielo rimproverava, per gelosia, l'autore di Fiumalbo. Oggi ancora non sono mancate le critiche alla storia del settantennale da lui scritta e considerata una riscrittura sacrilega del finale di una delle storie più emblematiche del passato di Tex. Boselli riscrive Tex e riscrive GL Bonelli. La nuova serie Tex Willer, uno dei prodotti più validi dati alle stampe dalla casa editrice negli ultimi sei sette anni, va incontro a questo problema: è giusto "modernizzare" certi aspetti di quelle storie piene di errori e incongruenze, testimoni di un'epoca revoluta? Leggo nei siti stranieri dove il ranger è pubblicato che anche le storie tanto contestate di Nizzi raccolgono paradossalmente tanti consensi tra dei lettori che evidentemente invece non sono condizionati dalle botte in testa o dai cinturoni slacciati, che quelle storie le leggono senza farsi "troppe seghe mentali" direbbe qualcuno (senza offesa per nessuno). Insomma, come dobbiamo leggere le storie dagli anni Ottanta in poi? Sono ancora storie di Tex ? Possiamo considerare dei capolavori storie che presentano scelte narrative che GL Bonelli non avrebbe, forse, mai usato, come il Tex che non riesce a leggere il tradimento di Turner in "Giungla Crudele" per via dell'amicizia che lo lega a quello che invece è diventato un politicante? Ci sono dei capolavori, dopo il 1980, che possiamo accostare senza remore ai classici bonelliani? Fino a che punto la canonicità, le atmosfere, il linguaggio normalizzato, la censura, i personaggi solo pallide imitazioni di quelli del passato ecc ecc inficiano il nostro giudizio e ci fanno considerare certe storie, pur avventurose e accattivanti, esempi da non proporre ai nuovi lettori che si avvicinano per la prima volta al mito di Tex? Proviamo a fare un elenco di quelle storie di Nizzi, di Boselli, degli altri che qualche merito anche i puristi riconoscono, magari partendo dallo speciale di Giusfredi su Carson della scorsa estate. Cosa si può salvare di tutta questa produzione che ci ha lasciato l'edicola negli ultimi 45 anni? A voi la parola. (Spero di evitare lo scoglio degli scontri e di cercare di portare avanti con l'aiuto di tutti una discussione che può essere interessante sotto molti punti di vista).
  13. Non sarà il capolavoro di Ruju, però resta una buona storia, di cui conserverò un buon ricordo nel momento in cui, fra qualche anno, mi deciderò a rileggerla. Al netto di qualche scorciatoia narrativa che potrebbe essere tassata di faciloneria, l'esplosione del barilotto di polvere nera che mette fuori dalla contesa i gregari per lasciare illesi proprio i due capobanda, la storia come è stato già fatto notare da alcuni di voi ha pure dei pregi. Non condivido il tono disfattista dell'articolo del texfanatico, solo omonimo del nostro amministratore, che google news mi ha propinato questa mattina. Non per storia come questa, intendo dire. Soprattutto non condivido i giudizi sul lavoro di Freghieri che per me è andato invece in crescendo in quest'ultimo albo. Dissento anche con chi di voi ha parlato di idea originale ma ha contestato il sovrannumero (quattro) delle antagoniste: l'idea, già che c'eravamo, era proprio di metterne in campo quattro, prese da recenti albi di Ruju e da vecchi di GLB. Non saranno tutte caratterizzate per bene, ma la storia è chiaramente concepita come la prima parte di un seguito che leggeremo chissà quando, ma che Ruju scriverà di certo. E chiaramente la nuova storia sarà diversa da questa prima uscita, vuoi perché Charity ha un debole per Kit Willer (e la cosa sembra essere ricambiata), vuoi perché la signora Gallardo e l'altra hanno combattuto nel fortino assediato fianco a fianco con i loro peggiori nemici. Il tradimento di un amico (Mesa) e l'aiuto di un tuo nemico (Kit Carson) sono cose che non possono non lasciare il segno. Sarà interessante leggere questa seconda parte e io spero che Ruju ci sia già al lavoro (ed è un peccato che non intervenga nelle discussioni sulle sue storie per darcene una conferma). Soprattutto di Ruju vorrei parlare che, pur non esente da passi falsi, proprio nelle storie di ampio respiro mostra di avere tutte le carte in regola per scrivere delle buone storie di Tex. E a differenza di altri che svolgono il compitino, vedo un autore alla ricerca di una certa originalità che quando non è eccessiva e sfiora i toni fantastici (vedi la storia sul pistolero voodoo) è sicuramente da apprezzare. Come da apprezzare nell'autore è la capacità di dare vita a degli antagonisti che si lasciano ricordare. Ve ne ricordate uno di Faraci? Proprio nel delineare delle fisionomie e nel caratterizzarle psicologicamente Ruju sembra avere molte carte da giocare. Alternato a Boselli e a Giusfredi, potrebbe anche funzionare: l'anno prossimo avremo di lui John Ware e di Boselli Rick Master, per un 2025 che segnerà anche il canto del cigno con l'ultima storia sulla regolare di Nizzi.
  14. In un'intervista (appena ho tempo posto la pagina) all'Anafi dice esattamente quello che ha riportato Diablero: nel 1992 voleva occuparsi ''solo'' di Nick, Tex era solo lavoro, parla infatti di scelte editoriali per cui gli serviva lo psicanalista.
  15. Innanzitutto, bellissimo intervento che si legge con estremo piacere. Pecca - forse - nella conclusione che è plausibile, anche troppo, ma potrebbe essere tacciata anche di anti-nizzismo. Vorrei aggiungere qualche elemento, per me decisivo, che hai ignorato nel tuo intervento. La volontà dell'editore. Negli anni novanta Sergio Bonelli vede nel lavoro di Nizzi tutto "oro" ed è probabilmente d'accordo con Nizzi nel ritenere Boselli "fuori dagli schemi" e pertanto "pericoloso" per il futuro della testata. Lo stesso Nizzi ha a che fare con i "niet" decisi di Sergio quando gli dice che alcuni suoi soggetti sono di Civitelli. Che sono anche profondamente modificati, un po' da Nizzi e molto da Sergio. Civitelli trova degli spunti bellissimi ma poi l'editore gli toglie ogni velleità, dicendogli di occuparsi di quello che sa fare. Per Sergio, Nizzi è canonico, scrive per Tex anche male ma è quello che la gente si aspetta di leggere comprando l'albo. Non lo pensa di Boselli, no. Roberto Guarino un giorno mi aveva raccontato di come Sergio avesse presentato Nizzi alla madre in termini estremamente pomposi, come se fosse stato il Noé della casa editrice. Boselli è apprezzatissimo da Canzio, che non ha però l'ottica dell'editore, vede quindi le storie senza le fette di salame agli occhi, per cui sono una più bella dell'altra. Boselli racconta invece che da Sergio ha avuto solo un complimento, lo ha raccontato recentemente anche in video, e non è un elogio del suo lavoro. Se gli affida la storia "Colorado" che aveva iniziato per Galep, lo fa perché non ha nessuna voglia di continuare a sceneggiarla lui, però gli scoccia che una sua storia (anche se in pubblico dice che non si considera uno scrittore, sono tutte balle belle e buone) resti in naftalina, ma non osa proporla a Nizzi, la rifila dunque al vice che non è una star ma solo un dipendente ossequioso della casa editrice. Nulla toglie che poi, con il tempo, e con le storie prima mediocri e poi sempre più insufficienti di Nizzi (anni duemila) l'editore cambi idea. Litigano per la il Texone di Seijas e le sue donnine. Solo l'intervento di Canzio trova una mediazione tra i due: 10 e più tavole censurate. Nizzi riprende a scrivere Tex nel settembre 1992. E le primissime storie che scrive non sembrano quelle di un autore uscito da una crisi creativa. Nel 1992 Il pueblo nascosto L'uomo senza passato L'uomo di Atlanta La ballata di Zeke Colter Queste storie sono IMO al livello di quelle che scriveva prima. Nel 1993 La carovana della paura (aw) e L'uccisore di indiani (aw) Delitto nel porto La lettera bruciata (per fusco) Sul sentiero della vendetta Anche queste sono storie valide. Ma dello stesso periodo è la seconda parte della storia che sceneggia per Fusco ambientata nello Yukon, primo vero segnale di svogliatezza. Nel 1994 Springfield calibro 58 Il cavaliere solitario (TX) SOLO due storie (tre con quella di Fusco di cui sopra, di cui porta a termine la terza parte). Beneficia del lavoro di Boselli, Medda e Canzio. Manfredi, che non abbiamo mai considerato, finisce intanto con il suo Maxi nello scantinato. Nel 1995 Oppio Il ritorno della Tigre Nera Gli uccisori L'ultima frontiera (TX) Vendetta navajo Cinque storie (a cui si aggiunge adesso quella di Marcello sullo Yucatan da finire) che alternano classici come il texone di Parlov e il ritorno della Tigre Nera. Le tre della regolare sono di un albo o poco più, invece. Della storia slla Tigre è solo l'ultimo albo che manda tutto in vacca. Nizzi ci tiene alla Tigre e lui stesso afferma che nel momento in cui scrisse la sequenza degli zombi (1996 o primo semestre 1997) era piuttosto svogliato e lo scrisse pensando sul momento di riscriverlo in un secondo tempo e poi non ne ebbe il tempo o la voglia (un po' come gli era successo con il finale di Zhenda, sempre per Civitelli, nel 1987). C'era anche il fatto che Sergio gli aveva bocciato la morte di Lohana e Civitelli fu costretto a ridisegnare diverse pagine. Comunque gli scricchiolii sono sempre più evidenti. Il Nizzi oberato di lavoro si ha nel momento in cui Boselli inizia a fargli da spalla ? Direi soprattutto che ciò avviene nel 2000, quando l'autore è andato completamente in vacca. 1996 6 storie (un Texone e il polpettone Mefistiano e che inizia a scrivere con un bellissimo primo albo, poi si perde) 1997 4 (una storia da tre albi un Texone e un AW) 1998 5 (un Texone, il primo Maxi che scrive per Repetto, un AW) 1999 1 (la storia di Custer) 2000 8 (due Texoni tra cui quello di Seijas, due AW, ma anche Il mercante francese, Le foreste dell'Oregon e Muddy creek) Ecco, dal 2000 inizia il disastro. Le storie di Nizzi si moltiplicano alla faccia della qualità: ormai umilia il personaggio in maniera sempre più aperta. Da qui abbiamo un autore senza più freni che crede di poter scrivere quello che vuole e l'editore ha ormai ceduto le sue velleità di controllo. Solo dopo il 2005 Sergio è cosciente della situazione ma ha ormai individuato in Boselli l'erede che potrà continuare l'opera del padre. Nizzi presenta allora una quantità "industriale" di soggetti e se li vede più o meno tutti respinti, tanto che nel 2007 decide di ritirarsi complice anche lo screzio di cui sappiamo con l'editore.
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