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TWF - Tex Willer Forum

Tahzay

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Messaggi pubblicato da Tahzay

  1. Per tornare nel topic, mi riallaccio al post che ho scritto nella storia "Oltre il fiume". Per introdurre certe tematiche e certi spunti, per catturare l'attenzione ma anche il divertimento e la "complicità" del lettore, in altre parole per modellare quella "sospensione dell'incredulità", nella quale il lettore non sorride (o storce il muso) di fronte a situazioni anomale, fantasiose o spiazzanti, ma si lascia coinvolgere a 360?, ci vuole grande professionalità, grande freschezza, grande bravura, grande amore per la saga e per il personaggio. E' una sorta di "potere ipnotico": se ci sai fare, dopo puoi "propinare" tutto al lettore, che pender? dai tuoi testi e dalla tua sceneggiatura. Pertanto, secondo me, la colpa non è dei lettori o dei Forum, ma dei professionisti, che evidentemente non sono abbastanza bravi e/o coraggiosi e /o innamorati del personaggio e/o desiderosi di stupire il lettore per "osare", e preferiscono non rischiare di floppare.

  2. Questione dello stregone:premesso che credo che una spiegazione razionale ci sia, ma anche se on ci fosse dove starebbe il problema?... dopo aver visto dinosauri, alieni con le pistole a raggi, stregoni che parlano coi vivi direttamente dall'inferno, credo di non aver molti motivi per cui scandalizzarmi.

    Eh no, un attimo. Allora non scandalizziamoci neppure se Tex viene salvato da Cane Giallo ad opera di jeeg Robot, in vacanza premio sulla terra! :asf: :asd: C'è modo e modo di introdurre determinate tematiche. Ad esempio, la differenza SOSTANZIALE con i dinosauri e gli alieni (ci metto anche i fiori scarlatti) che citi, risiede nel fatto che, in quei casi, la "sospensione dell'incredulità" veniva creata con grande sapienza e maestria: c'era pathos, nonchè tutto un alone di mistero che precedeva l'incontro con quelle strane creature, ed il lettore era accompagnato gradualmente dentro atmosfere oniriche, misteriose, surreali che a quel punto accettava in modo assolutamente naturale. Qui abbiamo uno sfigatissimo stregone solitario, dal passato appena accennato, che ha bisogno di contattare, per soddisfare le sue brame, un altro sfigatissimo ex capo umiliato e reietto dalla sua stessa gente, e che compare solo per le primissime pagine (dunque, sarà tutt'al più un comprimario di lusso). Ergo, premesso che sono del tutto certo come te che Ukasi si riveler? un ciarlatano, nell'ipotesi "B" (che - ripeto - NON ci sarà), si dovrebbe unicamente ammettere e concludere che Nizzi (e con lui la SBE) è completamente impazzito, per aver ideato ed immaginato una roba simile.
  3. Dai, non così male in fondo :indianovestito:

    Come spesso accade quando leggo storie dell'ultimo Nizzi, devo constatare che senza "baloons" la storia sarebbe anche più che accettabile. Purtroppo, alcune situazioni senza senso (l'indiano che riconosce Tex e Tiger da lunga distanza, al buio... non poteva accorgersene durante l'inseguimento? Sarebbe stato molto più plausibile), domande inutili fra i pards, anticipazioni su quanto seguirò, ripetizioni eccessive (la vicenda di Cane Giallo scalpato e "abbandonato al suo destino" ricordata ad ogni più sospinto), didascalie spesso inutili (durante scene d'azione...!!) , mi fanno tendere - per adesso - al ribasso. Ma soprattutto mi fa tendere al ribasso la "prestazione" di Tex: più che la cattura - tutto sommato onorevole - mi vien da dire che il ranger appare piuttosto lontano dal "capogruppo" carismatico che conosciamo, tra sogni che lo turbano, piani di contrattacco piuttosto "telefonati", ed alcune situazioni in cui è insolitamente "preso in castagna": da Kit, che giustamente si chiede l'utilit? di fare segnali luminosi (così, giusto per farsi notare) e soprattutto da Tiger, che gli rammenta come scarsamente probabile l'ipotesi di un aiuto, e gli suggerisce l'idea della fuga (da una trappola, peraltro, in cui lui stesso lo aveva condotto, e della cui pericolosit? era stato lo stesso Tiger ad ammonirlo per primo). Per Cane Giallo (positivo l'inizio) speravo in ruolo sin da subito più attivo, magari che uccidesse lui l'aspirante capo degli Utes, dimostrando un rinnovato orgoglio e una nuova vigoria e "riguadagnandosi" sul campo l'antico prestigio; invece pare che gli Utes lo "riabilitino" solo grazie alle... prodezze di Ukasi!E veniamo proprio ad Ukasi: mi vien da sorridere (bonariamente, si intende) al pensiero che tanti lettori, su questo ed altri Forum, possano realmente immaginare che egli abbia i poteri che millanta. In effetti, questo "stregone" è chiaramente descritto come un faccendiere cresciuto a pane e trucchetti di bassa lega, ed unicamente interessato a rapidi guadagni, ed è GIUSTAMENTE raffigurato come un avido e furbo mattoide (alto, allampanato, e con un bel Mocio in testa che fa tanto "svitato"). Qui Nizzi è bravo a lasciare un minimo dubbio nel non svelare subito il trucco sulla morte degli Utes, ed a confondere un po' le acque: il sogno premonitore, la rivalit? antica con Nuvola Rossa potrebbero lasciare immaginare che Ukasi abbia maturato davvero grandi poteri. Ma così non sarà, altrimenti tutto sarebbe un totale non-sense (un uomo con tali poteri avrebbe potuto avere il mondo ai suoi piedi, senza bisogno di allearsi con lo sfigatissimo Cane Giallo). In definitiva, idea buona che poteva essere sfruttata meglio, con un Tex più sveglio e una sceneggiatura meno scolastica e più asciutta, pulita (sulla falsariga de "la rivolta dei Cheyennes"); si spera in un crescendo di Tex nel secondo albo, ed in un duello finale con Cane Giallo che non ricordi l'insipido finale de "l'artiglio della Tigre".
    Forse al 6 (pieno, non politico) ci arriviamo. :trapper:
  4. Io invece pongo la seguente domanda a Borden, sperando che non sia troppo invasiva e "ficcanaso", e confidando in una risposta:c'è un soggetto dei primi 200 numeri di Tex (la produzione "aurea" bonelliana) leggendo il quale ha pensato: "io lo avrei sceneggiato in maniera decisamente diversa" oppure "mi piacerebbe riscrivere quest'avventura così, o così". Ovviamente non intendo sapere i dettagli, ma solo se c'è, e qual è questa storia. Thanks!

  5. A mio parere, per creare una storia veramente originale con Mefisto occorre scartare immediatamente dei temi troppo abusati, vale a dire: - cattura di uno o più pards;- reincarnazioni varie (una - del nemico principale - mi pare già sin troppo);- utilizzo di un popolo o setta come alleati. Trovo interessante l'idea di utilizzare Lilyth come "suggestione" per attirare il ranger in una trappola, o per spingerlo a scelte estreme o delicate. Con Tex che, però, "percependo" qualcosa di sbagliato, di anomalo, nell'immagine dell'amata (da lui conosciuta come nessun altro) riesce a capovolgere a suo favore la situazione in extremis. Insomma, una trama semplice, magari arricchita più da emozioni e suggestioni che dai soliti "topoi" mefistofelici. P. S. Profanare la tomba di Lilyth? NON SE NE PARLA PROPRIO!!!!! grrr :capoInguerra:

  6. E uno dei due pard dice "se devi affrontare un guaio tanto vale farlo senza roderti le budella".

    Con questa citazione mi hai fatto scendere una lacrimuccia. Una frase del genere, vale da sola il prezzo dell'albo. P. S. finiamola, per piacere, con 'sta storia dei sorrisi; non è questione di un ghigno in più o in meno.....
  7. Uhm.......
    Io continuo a non capire (ma se ne è già parlato in mille altri topic) perchè molti di voi siano convinti che, allorquando un lettore muove una qualsivoglia critica ad una storia, vuol dire che - automaticamente - tanto consegua ad una lettura meticolosa, scandagliata o, comunque, "sofferta" della stessa.
    Che il Tex di Boselli non assomigli a quello di Nizzi o di Nolitta (risultando, comunque, ugualmente valido ed accettabile, all'interno di storie ben fatte e perfettamente congegnate) non si evince certo dalla "conta dei sorrisi" fatta scena dopo scena; è una percezione assolutamente immediata, che giunge al lettore anche a seguito di una lettura del tutto piana e rilassata.
    Non capisco cosa c'entri la "sindrome di Ubc", se per tale si intende la ricerca puntigliosa e pedante di errori, incongruenze o contraddittorietà; qui si sta parlando di sensazioni a pelle, di macro-strtture narrative, del "taglio" generale conferito alla personalit? ed al modo di comportarsi del protagonista della serie.
    In sintesi, parlando a livello personale, il Tex di Boselli - che non è il mio preferito per tutta una serie di motivi - non mi ha minimamente guastato la lettura della "trilogia" della "Mano del Morto", n° mi ha impedito di rilevare la validit? e l'accuratezza della storia.
    Non è che mi son bloccato alla prima vignetta in cui mi sarei aspettato (o avrei gradito) un rilassato sorriso del ranger, ho preso l'albo e l'ho gettato via... haha
    E come me credo anche tutti gli altri.

  8. Condivido nella sostanza quanto scritto da Paco Ordonez, ma sdrammatizzerei notevolmente i toni. Parlare di "pippe mentali" e pregiudizi laddove un lettore, legittimamente, cerca di descrivere e condividere con gli altri le sensazioni lasciategli da una lettura, non mi sembra il massimo, come definizione. A me ad esempio piace moltissimo il Tex tormentato di Nolitta, e un po' meno quello "caterpillar" di Boselli, che prevede tutto in tempo, sa quale pista seguire, scavalca con disinvoltura le difficolt? e non viene mai catturato, preso a botte in testa, costretto alla fuga ecc. ecc.*; ma non ho nessuna difficolt? ad ammettere che l'ultimo lavoro boselliano è ineccepibile, e che anche il suo è un Tex sostanzialmente fedele ai canoni del personaggio. Solo che se le patate (che sempre patate rimangono, attenzione) mi piacciono più fritte che al forno, mi sento di poterlo dire, come di auspicare che lo chef me le faccia più spesso fritte, anche se le cucina al forno in modo sublime.* non a caso, l'opera di Boselli che più mi è piaciuta è "Patagonia".

  9. E' sicuramente il giallo più "a la" Agatha Christie mai comparso nella saga di Tex; in quanto altre storie (tipo In nome della Legge, l'uomo nell'ombra, Fuga da Anderville) avevano sè il finale a sorpresa o l'identit? dei cattivi celata, ma erano storie d'avventura pura. Qui invece (in ciò la grande bravura di Boselli) abbiamo i classici momenti in cui chi indaga "tira le somme", alternati a momenti di azione e a colpi di scena. Ed alzi la mano chi non ha dovuto andarsi a prendere almeno una volta i vecchi albi per rinfrescare situazioni, personaggi, fotogrammi, particolari! Proprio come nella lettura di un vero e proprio giallo, dove gli indizi guidano il lettore più attento, e l'indagatore segnala (ex post) l'importanza degli indizi stessi al lettore meno scrupoloso. Addirittura geniale il finale, con Tex che avalla una soluzione della vicenda tutt'altro che politically correct (.... finalmente!!!!). Siccome, poi, devo fare (come di consueto :D) la "maestrina", segnalo che c'è un errorino nell'ultima vignetta di pag. 110 con una "doppia negazione" messa in bocca a Mann (ci voleva "alcuna" al posto di "nessuna").

  10. Bisogna chiarire un po' il taglio di questa discussione: "qualità" o "quantit?" del linguaggio di Tiger?Comunque, io ricordo un Tiger velatamente pessimista e vagamente brontolone anche nella versione di G. L. Bonelli (come dimenticare gli ammonimenti a Tex che voleva proseguire verso la città d'oro, e i successivi "te l'avevo detto io...."...."te lo dicevo io...." con i pards oramai immersi nei guai :P ). E' giusto che ogni autore dia un taglio personale al personaggio, purch? le caratteristiche non ne risultino totalmente snaturate. E nella fattispecie a mio parere non è così: un conto è il Carson che brontola preventivamente (a mo' di ammonimento) frenando gli entusiasmi di Tex, e che simboleggia la componente razionale che soppesa le difficolt? di un'impresa; un conto è Tiger che compie una valutazione oggettiva su una situazione difficile, che prelude a un lungo assedio. Detto questo, confermo che quella proposizione incidentale - a prescindere - nun se po' leggere.... :D

  11. Io non ho letto TWO, pur facendo parte anche di quel Forum, e non ho preconcetti; però leggere una proposizione incidentale (che, in quanto tale, potrebbe benissimo essere racchiusa nelle tanto vituperate parentesi), tanto più in quella situazione ed in bocca a quel personaggio, non è il massimo. La qual cosa, rilever? inevitabilmente anche quando legger? l'albo; il che, ovviamente, non costituir? un mio motivo di doglianza se dovesse rivelarsi come un unicum, mentre lo costituir? laddove dovesse rivelarsi un esempio della complessiva cifra stilistica della narrazione.

  12. Sinceramente, spero venga corretto l'errore evidente di lettering della terza vignetta ("sorgerre" del sole), ma sopratutto spero che i dialoghi del buon Nizzi non siano tutti farraginosi e come quello di Tiger (quella proposizione incidentale "che, per il momento, rappresenta la nostra salvezza" non si può leggere: è pesante, innaturale e gratuita, soprattutto messa in bocca a Tiger, notoriamente il più "asciutto" dei pards nel parlare).

  13. A me piacerebbe rivedere uno dei nemici "storici" di Tex, anche a caso; assodato, infatti, che nemici di statura non ve ne sono poi tanti disponibili, perchè non ripescare uno dei tanti cattivoni battuti dal ranger nei primi (che so) 50 numeri, e farlo tornare - invecchiato - sulle tracce del ranger per vendetta? Si avrebbero i seguenti vantaggi:- sfruttare il tema del nemico che agisce per vendetta, un evergreen che appassiona sempre e non crea grossi problemi per il soggetto;- incuriosire il lettore tradizionale e collezionista, che di fronte ad un nemico dichiaratamente "storico", magari lasciato avvolto nel mistero, sarà portato a cercare di indovinare chi sia spulciando tra i ricordi;- creare un po' di "continuity" nella saga, altro aspetto sempre molto gradito dalla platea dei lettori.

  14. Io dalle immagini - straordinariamente suggestive - di Marcello, traggo l'indicazione (testo+immagini) che Lena sia convinta che Donna sia figlia di Carson. Nulla più. E' pur sempre una convinzione soggettiva, manifestata da un personaggio: magari potrebbe essere sbagliata. E' questa la magia, lasciare l'interrogativo aperto per il lettore. Ecco perchè l'interpretazione "esterna" data dall'autore non sposta, almeno per me, i termini del problema. D'altra parte, come disse il grande Stanley Kubrick del suo capolavoro, "2001 Odissea nello spazio": "se qualcuno ha capito cosa vuol dire il film, significa che ho sbagliato qualcosa".

  15. Personalmente, l'interpretazione "autentica" di Boselli non fa n° caldo n° freddo, nel senso che - IMHO - non sposta i termini "fumettistici" (per dire così) del dilemma. Andiamo al nocciolo della questione, ai dati cioè che emergono dalla combinazione testi-disegni:1) il punto di vista di Carson: egli non sa, n° sospetta, che Donna sia sua figlia. E ciò in quanto non ne ha motivo: perchè Lena non glielo avrebbe mai rivelato, infatti?2) il punto di vista di Lena: sospetta/? convinta che Donna sia figlia di Carson, ma ha paura di rivelarglielo per sentirsi opporre un rifiuto da un uomo che sa dedito all'avventura, o un rimbrotto per non averglielo detto prima, o ha semplicemente un impeto generoso (non vuole "ricattarlo", come già detto da altri sopra). E questo ?. La prova della paternit? non emerge dalla combinazione testi-disegni, quindi - semplicemente - NON C'E'. C'è la prova - al massimo - che Carson non sa, e che Lena sospetta/? convinta che. Ma non c'è una didascalia nella quale Lena spieghi le ragioni della sua intima convinzione (esempio: l'aver avuto rapporti, nei 9 mesi precedenti, solo con Carson = ch?, anzi, la cosa sembrerebbe smentita dalla "promiscuit?" conclamata della bella ex cantante). N° ci viene mostrata una prova del DNA, ovviamente, o dell'impotenza "coeundi" di Ray. Che poi Boselli dica che Lena è al 100% la figlia di Carson conta zero, per me; è come se la buonanima di Bonelli avesse svelato che Tex, nel n. 1, fosse stato (biblicamente) con Tesah, nel famoso primo episodio caratterizzato da un risveglio del ranger un filino "equivoco". In un fumetto ciò che è su carta, "?"; il resto può, al massimo, essere lasciato alla libera interpretazione, ma non si traduce mai in una verità oggettiva.

  16. Io però non capisco una cosa: Bonelli afferma che vende un terzo di quanto vendeva una volta, ma come è impostato questo calcolo? Perchè rispetto agli anni '80 c'è un numero di testate infinitamente maggiore, le ristampe escono come funghi, sono nati gli speciali, gli almanacchi, le collezioni storiche, gli albi giganti.... Magari Tex vende un terzo di una volta semplicemente perchè l'offerta si è incrementata; o, comunque, il terzo di una volta (inteso come inediti) viene compensato dalle numerose ristampe periodicamente in edicola. Insomma, questo calcolo mi sembra di difficile lettura, e comunque andrebbe contestualizzato un po' meglio.

  17. Finalmente apro una discussione anche io! :trapper: Resto spesso colpito, quando leggo le recensioni degli utenti a questa o quella storia di Tex, sia dalle definizioni trancianti ("? un capolavoro" ... "? illeggibile") come anche da quelle "mediane", a modo loro vagamente imperscrutabili ("non è un capolavoro ma si fa leggere" ..."tutto sommato godibile"..."storiellina senza pretese, ma carina"). Molto spesso, a questi giudizi segue un voto numerico che dovrebbe sintetizzare - in scala 1/10 - il giudizio stesso. A questo punto, anche a fronte di sintesi numeriche palesemente (o solo apparentemente, per me?) incongrue rispetto al giudizio complessivo affibbiato alla storia, mi chiedo quale sia il paradigma maggiormente utilizzato nello stilare tali sintesi classificatorie. Riflettevo, infatti, su un fenomeno che riscontro spesso (chiedo scusa per la breve digressione): in linea di tendenza, la nostra società, il nostro modo di vedere e intendere le cose, ha bisogno di un "paradigma immediato" su cui poggiare i propri giudizi di valore. La scuola di oggi fa ribrezzo rispetto a quella del passato, sfornando giovani sempre più ignoranti e poco competitivi rispetto alla media europea? Probabilmente sè, ma i 100/100 alla maturit? (come i 110 e lode all'universit?) non credo siano tanti in meno rispetto a quelli di 15, 20, 30 anni fa.... anzi!Il campionato italiano di calcio è paurosamente sceso di livello, rispetto a quello di 15/20 anni fa? Ecco che comunque sentiamo regolarmente definire fuoriclasse i Milito, gli Jovetic, i Pato.... gente che fa la differenza in Italia, ma che impallidirebbe sia nel confronto con il calcio estero, che con i top players del recente passato. Ribaltiamo il discorso. Di solito, viene definito scadente uno studente universitario con la media del 20, senza tener conto che comunque è giunto sino agli studi superiori; oppure, brocco un calciatore che magari non ha i piedi raffinati, ma comunque è giunto in serie A, mentre la maggior parte degli aspiranti giocatori viene scartata da ragazzino. Allo stesso modo, vengono giudicati inguardabili delle sceneggiature e dei disegni, con voti "2/3" (ho visto anche degli "1"!). Ma qual è la pietra di paragone, considerando che lo sceneggiatore/disegnatore medio (.... per essere arrivati a Tex, si è per definizione sopra media...!), e vieppiù l' "uomo medio", possono solo sognare quei livelli?E dunque, per concludere: qual è il vostro personale sistema classificatorio, o quello che ritenete più giusto, allorquando giudicate una storia adoperando un giudizio di valore (nella formula di una sintesi numerica, o di un aggettivo)?Le storie di Tex globalmente intese (dunque, l'intera saga)? La media delle storie del passato recente del personaggio? Le potenzialità medie dell'autore/disegnatore? I "picchi" raggiunti da quell'autore/disegnatore? Le capacità attuali dell'autore/disegnatore? La collocazione della storia? (mediamente, ci si attende di più dalle storie in tre albi, di meno da speciali ed almanacchi, e così via), o altro ancora?

  18. Io l'avevo già capito il senso in italiano, continuo a contestare che ciò risponda al vero. Quello che, piuttosto, può essere vero (nella mia visione) è che - talvolta - alle storie di Boselli siano stati rilasciati più elogi e meno critiche di quante ne meritassero oggettivamente, ma questo per me dipende dal confronto (impari) con storie insoddisfacenti di altri autori (anzi, diciamolo pure: di Nizzi) pubblicate nel medesimo frangente temporale.

  19. Pu? anche darsi che il lettore di oggi sia più attento "in diretta" (cioè mentre legge) alla postura dei personaggi, alla correttezza del riflesso delle ombre, alla collocazione storica dei personaggi, alla correttezza dei vari look... etc. etc. Però un conto è una particolare "sensibilit?" - diciamo così, naturale - sviluppata dal lettore di oggi rispetto a quelli di una volta, ed un conto è una lettura VOLONTARIAMENTE orientata nel senso di cui sopra, innaturale e che guasterebbe il piacere stesso di acquistare Tex. Secondo me, in altre parole, è vero che i lettori sono più esigenti rispetto ad una volta circa verosimiglianza storica, congruenza delle trame e così via, ma non fino al punto di leggere Tex col "bilancino del farmacista" (almeno, mi auguro per loro!).

  20. Secondo me non è così, intendo dire che questa tendenza, in realtà, non c'è, ma SEMBRA che ci sia. Mi spiego meglio: è ovvio che chi si collega ad un Forum di discussione cerca di commentare una storia di Tex scendendo nei particolari, facendo confronti con altre storie del passato, segnalando incongruenze, mettendo in luce curiosità; ma tanto non vuol significare che DURANTE la lettura questo stesso utente stia l', con la lente di ingrandimento, l'Enciclopedia universale e la collezione di fianco, a "sminuzzare" ogni singola vignetta del ranger. Semplicemente, è l'approccio "forumistico" a Tex a richiedere necessariamente un'attenzione "tecnica" dalla quale non si può prescindere, se si vuole partecipare ad una discussione "media" tra super-appassionati; tuttavia, mi piace pensare che questo sia un momento solo successivo, che non compromette (e non inficia) una lettura "leggera" e disincantata delle storie di Tex.

  21. Boselli piace molto agli intellettualoidi che amano vantarsi di una cultura imparaticcia e presuntuosetta, detto anche questo senza offesa ma come constatazione di fatto senza voler includere nessuno in particolare nella categoria, e meno che mai l'autore.

    Chiedo umilmente scusa se oso contraddire questa SOLIDA argomentazione, ma a me Boselli "mediamente" piace (Missouri, i sette assassini e Spedizione in Messico non mi sono piaciute, tanto per dire) e non mi sento (n° sono) un "intellettualoide che ama vantarsi di una cultura imparaticcia e presuntuosetta".

    E non lo dico perchè mi sento offeso (sarebbe un' "excusatio non petita"), ma perchè - semplicemente - non è un "fatto".

  22. Veramente, io ricordo (non su questo Forum) diverse critiche a Boselli su alcune forme verbali adoperate e addirittura sulla consecutio temporum, tanto che l'Autore stesso fu costretto a intervenire con un utente per sottolineare il fatto che (giustamente) lui mette in bocca ai rozzi uomini del west un linguaggio semplice e immediato. Francamente, la pesantezza dei dialoghi non l'ho rinvenuta in quest'ultimo lavoro, forse in "Missouri" sè, ma l' si trattava (nel primo albo) di un argomento pesante e intricato in sè, non già per come veniva raccontato.

  23. Una cosa però mi è sinceramente sfuggita: come mai Halloway-Varnes cerca di rivelare a Carson (e PROPRIO a Carson) i suoi segreti, visto che nulla sapeva di lui (nemmeno il fatto che fosse un ranger, ovviamente)?

    Io credo che lo sapesse: infatti uno dei suoi dipendenti lo riconosce immediatamente (pag.33), e lo stesso Halloway/Varnes lo chiama per nome a pag. 61!
    S? però non appena il dipendente lo riconosce (venendo a scoprie la sua identit? solo in quel momento), al contempo lo invita ad entrare perchè Varnes vuol parlargli. Ergo, si deduce che Varnes vuol parlargli per rivelare i suoi segreti ad un "tizio qualunque", non a Kit Carson, o comunque a un uomo di legge. Comunque, era una curiosità, tutto qui :indianovestito:Edit: scusate pensavo che il primo messaggio non fosse stato inviato, chi può può elidere il primo messaggio, identico nel contenuto al secondo :trapper:
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