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Mostrando i contenuti con la più alta reputazione il 09/05/2019 in tutte le sezioni

  1. E’ risaputo che bissare un capolavoro rappresenti un’impresa impervia, resa ancor più difficoltosa se l’opera superlativa coincide col debutto, tuttavia il buon Boselli non si perse d’animo e si accinse a sfornare un altro episodio cardine della sua produzione texiana. “Cercatori di piste” sebbene meno eclatante del debutto, si mostra oggi, a quasi un quarto di secolo di distanza, come una storia notevole e degna del confronto col capolavoro che la precede. Il binomio Boselli-Marcello si consolida con questo ulteriore gioiello e getterà le basi per ulteriori successi futuri. Inizierà infatti da quei numeri la staffetta Nizzi-Boselli che caratterizzerà gran parte del centinaio. Se da una parte lo sceneggiatore modenese lotterà purtroppo con il suo calo creativo che lo porterà a esiti altalenanti, dall’altro, l’attuale curatore della serie, piazzerà dei colpi vincenti che ancor oggi vengono riconosciuti come gioielli della saga. L’episodio in questione entra di diritto a far parte di questa lista e sarà presto in buona compagnia. E pensare che, come lessi in un’intervista di Nizzi, all’inizio Boselli era entrato nello staff per dar lavoro ai disegnatori più veloci come Letteri e Marcello; sia lodata la velocità del disegnatore ligure, mi viene da dire, infatti grazie a essa, nacque quel sodalizio che ha rilanciato la serie nei tardi anni novanta. Tornando all’episodio, il soggetto originale, ci mostra una banda di disertori, costretti ad abbandonare l’esercito per le angherie del comandante del forte. Legge e giustizia non collimeranno e Tex, non impiegherà nemmeno un istante per schierarsi dalla parte giusta. Infatti procedendo con la narrazione si scopre subito il valore e l’onore degli uomini dell’ex sergente Torrence, a cui fa da contraltare la sadica spietatezza della posse (composta più che altro da banditi e cacciatori di taglie prezzolati) capitanata dall’infido e controverso mezzosangue Mickey Finn. L’azione non manca, i dialoghi sono freschi e vincenti e pure la caratterizzazione di Tex, affiancato da uno straordinario Tiger stavolta, brilla e dona risalto a tutto l’apparato narrativo. Ma il grande merito di Boselli è nuovamente quello di creare una schiera di antagonisti e comprimari straordinari, ognuno ben delineato e funzionale. Il sergente Torrence in meno di un albo riesce a catturare il cuore di ogni lettore grazie alla sua fierezza, senso di giustizia e un coraggio indomito ricco di umanità. Molto toccanti le scene in cui emerge il grande amore per l’affascinante moglie indiana Luna e il rispetto biunivoco con i suoi uomini. Un personaggio che ho sempre apprezzato e dispiace un po’ che sia uscito di scena alla sua prima apparizione, anche se occorre dire che il triste epilogo è commovente ed epico. Molto ben riuscita pure la figura di Novak, un immigrato Boemo molto onesto e coraggioso, che si ritaglierà una seconda apparizione sulla serie. Ma Boselli riesce a dipingere con maestria pure i villain dell’episodio. L’ufficiale Craig incarna il perfetto mediocre che vive sotto l’ombra ingombrante del padre eroe e rendendosi conto di non possedere nemmeno un minimo di carisma del suo sottoposto Torrence, sfoga la sua invidia con violenta disciplina e tirannia. Mickey Finn è un mezzosangue che odia i Comanche, ma al contempo non trova posto e finisce col detestare pure i bianchi. Un anima controversa e inquieta che non ama nemmeno se stesso e nella violenza cerca il rifugio della sua frustata esistenza. A differenza di altri personaggi grigi, non si riesce minimamente a provare pena per un simile uomo, roso dall’odio verso il mondo intero e mai pentitosi del male fatto. In cima alla folta schiera di interpreti, sta il nostro Tex: deciso, risolutivo, ottimo giudice di uomini e al suo fianco un Tiger tirato a lucido e preziosa spalla, nettamente rivalutato rispetto il non adeguato utilizzo nizziano. Non mancano alcuni tocchi di classe stilistica, come la scena quasi cinematografica in cui Novak appena salvato dal supplizio di O’Brein, scorge la figura di Tex stagliata contro il sole cocente o la ribellione della guida indiana che in un sussulto d'onore, non tollera la tortura di Luna. Sul triste epilogo mi sono già espresso: molto funzionale e altisonante ma un vero peccato, visto che di un personaggio del carisma di Torrence si sente la mancanza. Marcello si mostra particolarmente adatto per un western così classico, il suo tratto nervoso ma espressivo si fa molto apprezzare e la sua grande abilità di dare un’anima espressiva ai suoi personaggi, valorizza ulteriormente le ottime creature boselliane. Il mio voto finale è 9
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