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Condor senza meta

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About Condor senza meta

  • Birthday 09/06/1979

Profile Information

  • Gender
    Maschile
  • Real Name
    Antonio Barreca

Me and Tex

  • Number of the first Tex I've read
    311
  • Favorite Pard
    Kit Carson
  • Favorite character
    Jim Brandon

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  1. Dopo svariati episodi, piacevoli e funzionali ma abbastanza nella media, Bonelli pescò dal mazzo un bell’asso. La storia in questione è molto ispirata e spicca nel periodo, grazie all’ottima tensione narrativa che l’autore riesce a fornire (davvero al cardiopalma la lotta di Tex e Carlos contro i puma colossali) e per la notevole caratterizzazione dei comprimari. Di scienziati pazzi ne è piena la letteratura avventurosa, ma Vindex si presenta fin dall’inizio come un villain alquanto particolare. Indubbiamente è un folle pericoloso, che col suo ambizioso piano di creare un impero mette a repentaglio la vita di sottoposti e avversari, ma è comunque un geniale studioso che riesce a padroneggiare con stupefacenti risultati le alterazioni genetiche, a tal punto di creare un siero speciale che accresce la stazza e la forza delle sue cavie. Fondamentale nelle sue ricerche la collaborazione del giovane braccio destro Hermann, studioso di grande valore che, compreso in ritardo i folli progetti del professore, diviene ben presto un suo prigioniero. La grandezza di Bonelli in questo caso è quella di mettere su una fine caratterizzazione dei personaggi: Vindex è palesemente afflitto da un tumore al cervello, che gli porta fitte tremende e altera gli spettri della sua follia. Hermann teme il suo professore, ma al contempo lo compatisce, visto che riconosce che gran parte delle cause della sua follia siano dovute al male che logora la sua materia cerebrale. Tuttavia il giovane è pure capace a ribellarsi al suo infausto destino di pedina consapevole nelle mani di un folle disegno malvagio, a tal proposito emblematica la scena in cui dà a fuoco il laboratorio anche a costo di rischiare la sua vita stessa. Verrà salvato da Zumas e creduto vittima di un incidente, tuttavia il suo aiuto diverrà fondamentale per permettere a Tex e al fratello Carlos di porre fine al folle piano di Vindex. Fra scene avvincenti con i feroci puma a caccia di carne umana, i desideri di fuga dei poveri messicani aggregatasi al pazzo capo e Tex che, coraggiosamente s’inoltra nel regno nemico, armato di decisione e candelotti di dinamite, si arriva all’epilogo, in cui, dopo una rocambolesca fuga i nostri sconfiggono Vindex e i suoi giganti Zumas, resi più che altro delle semplici cavie di laboratorio per i folli disegni del professore. Fondamentale sarà pure l’arrivo dei Navajos guidati da Kit e Carson e anche stavolta farà capolino l’erculeo Pat (che riesce a fare concorrenza ai Zumas in quanto a stazza senza bisogno del siero) promosso in quegli albi come il quinto pard. Straordinaria pure la prova grafica di Galep, che riesce a rendere davvero avvincenti le sequenze più inquietanti della trama, con un sapiente studio di contrasti e funzionali trovate dinamiche nelle sue vignette. In alcune parti è presente pure la mano di Gamba in appoggio, ma anche stavolta è marcata la differenza di spessore fra i due tratti. Galep fornisce davvero delle strisce di altissimo valore, che si sposano perfettamente con le tematiche molto particolari del soggetto di Bonelli. Il consueto binomio di qualità che funge da fondamenta all’immenso successo della saga. Chiudo segnalando un presunto refuso in cui incappa Gamba nelle vignette successiva alla pagina 68 dell’albo “Sinistri Incontri”: Tex, analizzando le tracce, nota la presenza di orme di stivali e di piedi nudi, presumibilmente di una coppia di indiani. Dall’assenza di mocassini, il ranger desume che non si tratti né di Papagos che di Pimas e opta per gli Yaqui, indigeni abituati a muoversi a piedi nudi. Fin qui nulla di strano, peccato però che immediatamente nelle sequenze successive, quella in cui i due indiani gettano Carlos nella fossa di pietra scistosa e poi si scontrano con Tex, è ben evidente che i due malfattori calzano dei mocassini . Il mio voto finale è 9
  2. Speriamolo, se no sguinzaglia le sue pantere nere per farci sbranare
  3. Provo a dire la mia: proprio perchè il Mefisto della "Gola della Morte" è quasi un altro personaggio rispetto al debutto (sia fisicamente che per caratteristiche intrinseche come i poteri magici, assenti durante la sua comparsa di prestigiatore) il fatto che Bonelli faccia citare a Carson la sorella Lily, serve ad ausilio del lettore di allora per avere un ulteriore "collegamento" con quell'episodio di un decennio prima, apparentemente scollegato a primo impatto. E' vero che l'autore non si serviva di spiegoni o cose del genere, ma perchè tacere di un'eventuale morte della sorella che suscitasse il grande desiderio di vendetta dello stregone? Era uno spiegone evitabile o un movente che rendesse più credibile la sete di rivalsa? Può darsi che la chiave di lettura di Diablero sia corretta, ma allo stesso modo è probabile che al papà di Tex importasse poco di Lily e la citò solo per quella sorta di "rimando" a cui accennavo sopra. Mi chiedo più che altro perchè Bonelli abbia proprio scelto Mefisto per mettere in scena la nemesi di Tex. Di potenziali stregoni ne aveva creati abbastanza e poteva optare per uno di quelli per un ritorno, invece scelse un piccolo prestigiatore da strapazzo che in fondo non aveva poi tanto incantanto al suo debutto. Sarà per il nome molto a effetto? O per montare ad arte la tensione narrativa all'inizio della prova con i misteriosi medaglioni con la "M" stampigliata che dovevano attirare la curiosità dei lettori? Non credo lo sapremo mai, di fatto rivoluzionò il personaggio creando un antagonista leggendario e di grande carisma. Il suo odio smisurato per Tex può solo essere un pretesto narrativo per giustificare la sua presenza sulla saga o figlio di un'incipiente follia dovuta sia all'aspro sapore della prima sconfitta, ma soprattutto a quel prezzo da pagare per inoltrarsi nelle conoscenze dei cieli neri e delle arti infernali. P.s. Chiediamo alla megera Zhenda il perdono per aver sconfinato in O.T. nel topic a lei destinato
  4. Può essere dovuto al fatto che, avendo forzatamente ridotto il numero di tavole sceneggiate a causa delle precarie condizione di salute, la redazione abbia preferito affidare Galep (disegnatore "principe" della serie, nonchè artista molto proficuo e celere) a sceneggiatori che potessero garantirgli un numero più elevato di tavole. Non credo affatto che possano esserci alla base motivi di screzi e dissapori artistici; suppongo purtroppo che si trattò di una scelta obbligata.
  5. Leggendo la programmazione dell'evento, Mauro dovrebbe presenziare da giorno 1 al 4 giugno, ma dovremmo chiederlo direttamente a lui.
  6. E venne il turno del simpaticissimo e pasticcione Pat Mac Ryan di debuttare sulla saga! A differenza dei vari Montales, Jim Brandon e Gross Jean che esordirono in delle storie di altissimo spessore (se non addirittura un capolavoro vedi "Il tranello"), per il nostro caro pugile Irlandese, Bonelli crea un episodio atipico ma divertente. In effetti leggendo la storia si nota che sono tre miniepisodi uniti da un unico filo conduttore: la spassosa ironia che la presenza di Pat assicura. Fin dal primo incontro dei nostri con l'erculeo amico, i guai non mancano, così come le risse. Aiutato l'ingenuo pugile a evitare una combine, Tex e Carson, con a seguito il nuovo pard, si lanciano all'inseguimento di una banda di fuorilegge. Sconfitti Rufus e company, la caccia si sposta verso una banda di Piutes, sbaragliata in un pueblo con l'esagerata sequenza dei massi lanciati da Pat in sommità della montagna. Toccherà proprio all'irlandese far calare il sipario su Piute Bill e da qui, senza soluzione di continuità, riparte l'avventura per aiutare Brent, padre della fanciulla liberata dalle grinfie della banda indiana e vessato dal prepotente di turno, che vuole rubargli il terreno per speculare con la ferrovia. Azione, risate e tanto ritmo si susseguono fra le vignette, ma in effetti manca una vera trama e si va avanti a sequenze e d'istinto. La parte finale è la migliore e l'ironia continua a far da padrona, anche nella spassosissima e movimentata sequenza dell'epilogo con Pat all'attacco, alla guida di una rudimentale automobile. Anacronismo della Ford T a parte, la storia diverte e nonostante non sia tra le prove migliori del periodo, si fa ricordare. Bonelli con Pat si diverte e gli ritaglia scenette sfiziose, come quella del saloon con i nostri che richiedono una gazzosa per l'atleta o la prova di tiro con tanto di piegamento di canna del fucile, per via della "mira troppo alta" . Pat si presenta anche come un ottimo demolitore, visto che a mani nude riesce a tirar giù un saloon, un pueblo e l'intera ciurma del ranch di Brent. Un autentico uragano di muscoli e ironia che ruba la scena ai nostri, anche se Tex e Carson non stanno di certo a guardare. Dimenticavo: l'odissea del ritorno alla riserva si è chiusa, visto che la storia inizia con Tex che autorizza il figlio Kit e Tiger a presenziare un raduno a nome suo. Altra curiosità il fatto che per un paio di episodi Pat sostituirà i due pard storici, evidentemente Bonelli aveva voglia di rodare al meglio il nuovo personaggio creato dalla sua penna. Capitolo disegni: molto marcata la differenza fra le mano di Galep e quella di Gamba, che si avvicendano tra gli albetti che compongono l'episodio. Sebbene Gamba si riveli un disegnatore molto utile e rapido, nel confronto col più quotato collega prende parecchi punti, poichè è evidente quanto il tratto del papà di Tex sia più curato e la qualità dei disegni di parecchie spanne sopra. Il mio voto finale è 7
  7. Il mio grande cruccio è che l'albo uscirà solo a fine giugno e non avrò la possibilità di farmelo autografare dagli autori a Etnacomics. Ci tenevo tanto! Ancor peggio, leggendo la programmazione dell'evento, comincio a temere pure di non poterli nemmeno incontrare, visto che sarò in fiera solo domenica 4 e per quel giorno forse Mauro e Dotti saranno già andati via. Peste e corna che sfiga!
  8. Le mie preferenze vanno per il 1971, 1972, 1973 in rapida sequenza. A un passo dal podio si attestano il 1970, 1974 e il 1975, ma le prefernze devono essere tre, quindi... Comunque un decennio magico per il grande Bonelli!
  9. Ovviamente Carlo, ma la scena di Nizzi non merita affatto il confronto con la mitica scena di "Magia Nera" a cui tu fai giustamente riferimento. Il risveglio degli zombie dal cimitero ha un non so di tamarro che con Tex ci azzecca poco. A mio parere ovviamente
  10. Ma sì Enrico, non ho affatto pensato che non lo fosse . Per quanto il mezzo scritto può portare spesso a fraintendimenti, non era questo il caso, difatti avevo inserito le faccine sorridenti proprio per puntualizzarlo. Comunque sulle minicopertine e la loro inutilità non c'è battuta che tenga.
  11. Non siamo al livello del Texone di Villa, ma la pubblicazione di questo atteso texone è pur sempre un evento. Soggetto intrigante e un disegnatore celere e affidabile, che su Tex sta percorrendo un processo di maturazione notevole sia tra le vignette che nelle cover. Dotti è un artista con i fiocchi e il texone è una vetrina che merita assolutamente.
  12. Il primo capitolo della Tigre Nera, benchè si possa dire, è una storia ottima. Nizzi va criticato dove merita (ed è tanto visto il suo crollo qualitativo negli anni) ma togliergli quei meriti che pur ha nella sua carriera texiana è, a mio umile avviso, molto ingiusto e scorretto. L'esordio della Tigre è davvero notevole e di spessore. Un villain fascinoso e di carattere, un clima asfittico e noir con il proseguo dell'indagine, con l'eliminazione a effetto domino degli adepti, reso perfetto pure dalla grande prova di Villa ai pennelli. Un epilogo scoppiettante e ritmato con una buona spruzzata di esotico salgariano e romanzo d'avventura tra i cunicoli dell'arcano covo, ricco di trappole e trabocchetti, che costringe i due pards a una vera odissea per uscirne illesi. Le seconda prova, sebbene non malvagia (a esclusione della stucchevole scena dei morti viventi neanche ci trovassimo in Dyd) non le si avvicina minimamente, visto che è comunque costretta a rimarcare il tema e l'operandi della principale e viene ovviamente schiacciata dal confronto. La terza, non andava nemmeno scritta o approvata, secondo me, visto le poche idee e il pessimo stato d'ispirazione di un Nizzi ormai bollito. Son curioso di vederne il seguito, sperando che l'espediente del recupero del villain presunto morto, non mi faccia vacillare del tutto la sospensione dell'incredulità, ma confido in Mauro, suppongo abbia avuto un'idea "forte" per riproporre un personaggio spinoso e non suo. Solo leggendo il seguito potremo giudicare, di certo Venturi è un disegnatore valevole che garantirà un esito grafico soddisfacente alla prova.
  13. Ovviamente . Il senso della mia ironica frase era quello di proporre qualcosa d'interessante in sostituzione della ormai consueta proposta di gadget inutili. Mi sono espresso male, ma temo comunque che il mio suggerimento non verrà mai preso in considerazione. Volete mettere le minicopertine in plastica da un euro al quintale!
  14. Anch'io suppongo sia dipeso dal tempo. Una copertina con quell'effetto pittorico presumibilmente necessitava un processo lavorativo più lungo; un "lusso" che Galep non poteva permettersi visto la mole IMPRESSIONANTE di lavoro a cui era sottoposto, fra cover e miriade di strisce da sfornare. Che peccato però! Visto l'esito, erano dei piccoli gioiellini grafici!
  15. Copertine molto efficaci e dinamiche, che rendono in maniera eccezionale. Quelle che vanno dalla N.9 alla N.15 poi, sono davvero splendide, con quell'effetto "dipinto" che le rende molto raffinate e curate. Un copertinista immenso per quanto se ne possa dire! Visto ormai l'imperante abitudine dei gadget superflui, perchè non creare un volume di pregio che raccoglie tutte le cover a striscia di Galep? E' un peccato che un tale patrimonio artistico vada smarrito nella coltre dell'oblio.
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