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Condor senza meta

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  • Compleanno 06/09/1979

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    Antonio Barreca

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Reputazione nella comunità

  1. Condor senza meta

    [776/777] New Hope

    Io ancora mi chiedo come sia possibile che un incidente crei una follia collettiva, tale da giustificare più di venti uomini a comportarsi in una maniera così distante dalla loro normale filosofia di vita. Era un'esplosione radiottiva? Si è aperto un varco con l'inferno e i demoni hanno posseduto tutti i minatori? Pare poco, ma la storia già è costruita su una forzatura grossa quanto una "miniera". Altro aspetto che non mi convince, come mai questi mostri assetati di sangue si fanno comandare dai fratelli e dalla donna come pecorelle. Oltre alla ragione hanno perso il senso democratico? Questi mostri vomitati dall'inferno, che all'inizio ci viene pure detto che si esprimono con una lingua sconosciuta, sono così temibili che nell'assalto finale, saltano in aria con la loro stessa dinamite, solo per la presenza di un mezzo fossato, e quello col piccone che pareva avere la pericolosità di Jack Thunder quanto incide nella storia, se basta una sequenza per farlo fuori senza patemi? Io rimango della mia idea, la storia è alquanto astrusa e forzata e su Tex preferisco vedere ben altro.
  2. Condor senza meta

    [776/777] New Hope

    Vero, così come spesso facendo il percorso inverso, anche storie funzionali possono essere smontate seguendo un filo logico personale e passare per incompiute. Personalmente questo breve episodio mi ha ricordato storie deboli di Faraci sulla saga e come allora criticai Tito, non vedo perchè non debba farlo adesso con quella che reputo una storiellina davvero impalpabile. Bene Gomez, ma il talento di Manfredi mi va di ricordarlo con lavori decisamente più riusciti di questo!
  3. Condor senza meta

    [776/777] New Hope

    Non è facile recensire una storia del grande Manfredi, adesso che non è più fra noi. Vuoi o non vuoi la stima e il dispiacere per la sua scomparsa, ti toglie imparzialità e quella lucidità necessaria per poter commentare in modo equo e obiettivo un'opera. Comunque cerco di farlo, ribadendo un concetto che ho sempre ripetuto in passato e che anche dopo la lettura di "New Hope" torna a materializzarsi nella mia mente: Gianfranco è stato un grandissimo artista, oltre che scrittore colto e dalla spiccata classe narrativa. Il suo contributo al fumetto è stato importante; serie dello spessore come "Magico Vento" non spuntano tutti i giorni come i funghi e anche le sue sceneggiature per Dylan Dog e altre serie hanno avuto il loro valore. Su Tex Gianfranco ha sempre faticato a ingranare, le sue storie spesso sono state originali e caratteristiche, ma raramente hanno lasciato il segno. La saga non rientrava nella sua sfera evidentemente e anche questa breve opera, che necessità editoriali hanno traslocato sulla regolare, conferma la regola suddetta. Suppongo che la lunga genesi della storia, contraddistinta da sospensioni, modifiche, cambi di saga ove pubblicarla hanno inciso nella resa della stessa. Ho avuto l'impressione che la trama, sia stata via via semplificata e non abbia rispettato in pieno l'idea di soggetto. Spunto che, concordo con Borden, trovo alquanto deficitario. Sarà che non sono mai stato un grande amante delle storie con le comunità improbabili segregate in misteriosi anfratti e che vengono alla luce dopo decenni, solo per essere sconfitti da Tex e soci. Soggetti simili mi hanno fatto sempre storcere il muso ogni talvolta i vari Bonelli, Nizzi, Faraci li hanno usati per comporre storie di questo filone. L'episodio di Manfredi può pure essere catalogato in questo schema, con un'aggravante costituita dal fatto che questa comunità di minatori, ovvero gente normalissima in apparenza, dopo uno spiacevole incidente nelle galleria, viene colta da una follia collettiva che li induce a trasformarli in mostri assetati di sangue. Ho letto alcune chiavi di lettura precedenti che cercano di spiegare una plausibilità a questo aspetto, ma fatico a cambiare idea. Il soggetto soffre di una forzatura originaria che non mi convince e che son certo, fosse stato un forumista o un non addetto ai lavori a proporlo, non avrebbe visto luce. Oltre a questo aspetto, pure la sceneggiatura è troppo superficiale e non si sodfferma minimamente alla caratterizzazione dei personaggi e alla loro psiche. E' positivo per la leggibilità di una storia dite? Mica tanto! Va bene evitare spiegoni e stucchevoli flashback, ma dinanzi a una mutazione così repentina e collettiva, qualche approfondimento interiore o varietà era necessaria per gonfiare il valore della prova. Qui ci si riduce a una secca azione, con assalti, sparatorie, piani di difesa e scene telefonate, che non fanno altro che infarcire le tavole e rendere un mero riempitivo questo breve episodio. Poi gli avversari sono davvero poca cosa, visto che non riescono minimamente a impensierire i nostri, sebbene dispongano pure di dinamite. Ha ragione Mauro: sembra a tratti che faticano a stare in piedi. Personalmente, con l'amaro nell'animo visto che il grande Gianfranco non è più fra noi, non riesco a reputare sufficiente la storia; solo i disegni sempre molto performanti e di classe di Gomez, aiutano a sollevare di quel punto il complessivo, e portare a 6 il mio voto finale, ma per il resto l'episodio non mi ha particolarmente soddisfatto. Poche note positive: l'incipit avvincente e secco, sebbene slegato e i dialoghi molto efficaci, con Tex e Carson rappresentati tutto sommato in maniera meno "originale" rispetto ad altre precedenti apparizione dell'autore, ma per il resto la storia pecca di soggetto e sviluppo. Ho notato che inizialmente il mormone fa accenno a creature demoniache che parlano una lingua sconosciuta e pure il giovane indiano porta un nome strano, che poco ha a che fare con l'idioma nativo. Si desume che inizialmente l'idea fosse quella di rappresentare gente strana (tipo gli antagonisti di Boselli nel n.600), poi di colpo, al netto da orrende mutilazioni dovute dall'esplosione, i "dimenticati" sono semplici minatori americani, che ovviamente parlano la stessa lingua dei nostri e che assalgono New Hope per un odio ancestrale contro l'umanità. Beh, io ci vedo una virata in corso di relizzazione, magari Gianfranco non se l'è sentita di osare troppo o ha perso interesse via via della composizione. Capitolo disegni: sebbene legittime, trovo esagerate le critiche mosse a Gomez. L'argentino è uno dei migliori maestri all'opera sulla saga e il suo stile, molto personale e riconoscibile, lo reputo sontuoso. Magari il livello medio è un tantino più basso rispetto ad altre sue prove, ma anche su questo aspetto ha potuto contribuire la genesi dell'opera. Vuoi o non vuoi, sospendere e dare altre priorità, per riprendere a tempi morti la storia, può influire nella concentrazione di un artista e magari, inconsapevolmente, portare a tirare via qualche vignetta pressato dai tempi. L'uso del digitale nel suo caso, non gli impedisce di mantenere uno stile caldo e molto interessante, tuttavia rimango dell'idea che le prima parte sia stata realizzata in ottica di colorazione succesiva e al momento in cui si è saputo che andava spostata sul Bianco e nero, lo stile è tornato molto dettagliato e carico di retini e chiaroscuri, utili per tale tecnica. Le fattezze di Tex sono poco canoniche, ma trovo siano accettabili, la dinamicità delle scene d'azione eccezionale. Un artista di estremo valore che è una gran fortuna vederlo arruolato definitivamente sulla nostra serie del cuore. Il mio voto finale è 6
  4. Condor senza meta

    [776/777] New Hope

    Ahaha Stefano, ti ringrazio ma non posso considerarmi del mestiere, sono solo un appassionato di disegno amatoriale che "strimpella" ispirandomi alle melodie dei grandi (e veri!) maestri. 😂 Per rispondere comunque alla tua domanda, faccio fatica anch'io a distinguere le tavole realizzate con tecnica digitale, poiché la tecnologia delle tavolette grafiche ha raggiunto negli anni livelli altissimi di resa e soprattutto è merito degli artisti che, pur usandole, fanno di tutto per non farsi prendere la mano del mezzo, lasciando comunque un margine di "artigianalità" alle loro realizzazioni. Come mi spiegò una volta Luigi, che usa il digitale da tanto tempo, è sempre buona cosa considerarlo solo un "attrezzo" e non eccedere in retini ed effetti computerizzati per non rendere l'esito finale troppo freddo e impersonale. E da quel che vediamo, pure Gomez riesce a mantenere il calore del suo tratto superlativo, sebbene usi la tecnica digitale. In termini di tempi di realizzazione e correzione di tavole, il risparmio è tangibile e purtroppo credo che più si va avanti e sempre meno si troveranno in giro le vecchie e classiche tavole cartacee.
  5. Condor senza meta

    [Texone N.41] Ben il bugiardo

    Alla fine son riuscito anch'io a leggere questo atteso texone, in ritardo come al solito, purtroppo ci sono periodi in cui le mie giornate dovrebbero essere composte quantomeno da quarantotto ore per poter far tutto. Perchè atteso? Cos'ha di così speciale mi direte! E' dallo scorso anno, da quando ho incontrato il simpaticissimo Stefano Biglia a EtnaComics e ne abbiamo parlato (credo che fosse in dirittura d'arrivo in quei giorni) che è salita in me la curiosità di aver fra le mani quello che già allora, stimando tantissimo lo stile personale dell'artista, pensavo fosse un grandissimo lavoro grafico, e di certo sotto questo aspetto Stefano ha ampliamente rispettato le aspettative. Ci sono quei disegnatori che ti affascinano subito, fin dalla loro prima opera sulla saga che ami e Biglia è stato per me, uno di questi. Autore duttile, concreto, dallo stile efficace ma elegante e perfetto per la narrativa western. Sapevo fosse pure veloce, ma questo lo lascio dire a chi lo conosce meglio di me. Di fatto sotto l'aspetto grafico sono ampliamente soddisfatto. La formula dei Texoni, che in passato dava vetrina agli esordi su Tex di quei grandi autori estranei alla saga, per forza di cose ha dovuto cambiare pelle. A ogni uscita la curiosità non è più se lo stile del disegnatore "guest star" sia adatto e piaccia, bensì se l'esito finale confermi la grandezza dell'artista ormai da tempo in orbita texiana anche su questo grande formato. Inutile specificare che la caratura dei professionisti scelti è così alta, che la risposta è quasi sempre scontata, con Biglia quasi lapalissiana. Purtroppo per i testi, considerato che nel frattempo le pubblicazioni si sono moltiplicate come le formiche sui campi estivi, le sceneggiature che finiscono sul texone non sempre sono così speciali e questo è un peccato. Tolte le ultime ambiziose storie di Borden, il livello si è attestato parecchi gradini più in basso; con questo non dico che Rauch o Ruju hanno partorito storie illeggibili (per carità Nizzi nel suo periodo peggiore ha fatto molto peggio) ma gli ultimi episodi finiti su questa importante vetrina sono ordinari e hanno ben poco di speciale. Detto questo, intendi bocciare la prova di Ruju? Ma niente affatto! Pasquale ha tirato fuori una storia funzionale e divertente, ben degna di poter essere catalogabile nella ormai nota "zona Ruju". Ho trovato molto originale lo spunto di soggetto e il personaggio di Ben contafrottole (dalle mie parti si usa il termine "pallunaru" ) è davvero riuscito. Il coprotagonista è un ragazzo qualunque, che con la fantasia, per evadere dalla noia della quotidianità, si diletta a creare storie e mondi alternativi per riempire le ore trascorse in saloon con gli amici la sera. Il talento di Ben è così grande, che parecchi non riescono a discernere la verità dalla fantasia, anche quando esagera dicendo di aver salvato Tex Willer accorso a lui gridandogli "aiuto!". Gli eventi però lo metteranno davvero alla prova, non solo facendogli conoscere realmente Tex e Carson, ma pure a misurare il proprio coraggio per amore, dopo che la coppia di fratelli Puentes (i villain dell'episodio) oltre ad uccidere il vecchio zio, rapiscono Angela, la bella e coraggiosa ragazza che Ben ama. La storia fila via bene e fa leva su due pards in discreta forma e la sempre distinta caratterizzazione dei personaggi femminili, di cui Ruju si mostra sempre abile. In effetti Angela Flynn è un bel personaggio, molto decisa e coraggiosa e l'epilogo, sebbene telefonato, che la vede tra le braccia dell'amato Ben, che ha messo a rischio la sua vita pur di salvarla, accattiva il lettore. Trovo riuscita pure la caratterizzazione di Jimena la donna del bandito, che nei momenti clou si rivela dal carisma più alto del compagno e cognato. Proprio i due fratelli Puentes sono una leggera nota dolente, visto che alla resa dei conti, si rivelano di trascurabile consistenza, soprattutto Ramon. Altro nodo di trama difettoso, il fatto che Gato accetti di portare Ben al rifugio della banda, solo perchè gli è piaciuto il suo modo di raccontare le novelle e di certo i suoi complici possono far soldi su questo aspetto. Forse sarò un po' severo su questo punto, ma trovo altamente improbabile, che un pellerossa feroce e sanguinario come lui si faccia coinvolgere da un racconto, a tal punto di rischiare di mettere a rischio il segreto rifugio dei fratelli Puentes. Per il resto la storia mi è piaciuta e sebbene non rappresenti nulla di così trascendentale per un texone, raggiunge una buona votazione, grazie soprattutto all'ottima prova grafica di Biglia, che ne rappresenta un grande valore aggiunto. Il mio voto finale è 7
  6. Ahaha ben per te, ti sei risparmiato per stavolta un colpo di scure in testa. 😂 A parte le battute, se non la si vede all'opera sulla testata non la si può giudicare. Ovviamente il suo stile non è da regolare, ma su un collaterale perché no? In ogni modo poi subentrano i gusti personali e colui che appare un disegnatore adatto per tizio, non lo è per Caio e viceversa. Stesso discorso lo si faceva per Luigi (Sinis) che in parecchi qui non apprezzano e che io invece stimo tantissimo, tanto è vero che non vedo l'ora che ultimi il maxi. ☺️
  7. Proprio Domenica ho incontrato Valentina al Patti Comics, se vi sentisse parlare così, col suo bel caratterino, vi legherebbe come minimo al palo della tortura. 😝😂
  8. In effetti dover curare da solo (o quasi, visto la preziosa presenza di Giusfredi ma sempre solo due anime sono!) una serie ammiraglia di tale blasone e importanza per l'editore, con le pubblicazioni che nel corso del decennio si sono moltiplicate più dei pani e i pesci, non deve essere stato facile. A maggior ragione che a Borden si richiede (come ovvio essendo lo sceneggiatore di punta in Bonelli) di continuare a sfornare storie ambiziose in serie su più fronti; in pratica si pretende che al povero Mauro spuntino sei braccia peggio della Dea Kalì. Il lavoro quando è fatto sembra sempre facile e a noi lettori basta che arrivi l'albo in edicola, per farci credere che sia una mansione non così impegnativa, che si colma solo con la passione, ma suppongo che stare dietro a tutto e soprattutto alle scadenze, è un'impresa quasi titanica e per chi possiede tempra d'acciaio. La Bonelli è cresciuta tantissimo in ottant'anni ma sotto questo aspetto ha mantenuto una linea di piccolo editore a gestione familiare. Una serie come Tex effettivamente con le migliaia di tavole inedite all'anno pubblicate di questi tempi, necessiterebbe un curatore per ogni collaterale (Regolare, Tex Willer, Maxi, Color e via dicendo). Il fatto che Mauro possa tirare il fiato e concentrarsi solo sull'aspetto puramente creativo, è un bene e la qualità delle sceneggiature ne risentirà in positivo, ma non sarà facile per il suo successore traghettare la serie, se viene lasciato solo al timone. Beh, speriamo bene. Per rispondere al quesito di Ymalpas nel topic, credo che il resoconto dell'opera di Mauro come curatore sia ampliamente positivo, e non è di certo stato per lui un gioco affrontare questi periodi non facilissimi per il fumetto. Il ringraziamento è doveroso e speriamo che possa ancora farci sognare con la sua irrefrenabile fantasia. Ti vogliamo bene Mauro e lo sai.
  9. Però è altrettanto importante il ritmo narrativo e il dosare bene azione e svolgimento, aspetti su cui il Bonelli di tardi anni '70 primi anni '80 cominciava a faticare, rispetto alla sua magnificente epoca d'oro. La storia è sufficiente anche per me, lo spunto è interessante, ma poteva essere sviluppato decisamente meglio. Io ho trovato poco amalgamata la sceneggiatura e in alcuni punti mi sono addirittura annoiato. Ammetto comunque che ancora il livello è decoroso, nel fine terzo centinaio le storie del grande Gian Luigi diverranno ancora più modeste, purtroppo.
  10. Rileggendo le storie di fine secondo centinaio, si nota la lieve involuzione dello stile compositivo del grande Gian Luigi Bonelli. Anche "Gli scorridori del Rio Grande" rimarcano questa tendenza, a mio avviso, e lo spunto di soggetto che poteva essere alquanto interessante, scivola via danneggiato lungo una prolissa sceneggiatura che alla lunga rischia quasi di annoiare. Erano passati pochi anni dai celebri capolavori "Il grande intrigo", "Terra promessa", "Una campana per Lucero", "Lotta sul mare" eppure confrontando gli esiti delle prove sembrava che fosse corsa molto più acqua sotto i ponti. Come dicevo nell'introduzione, l'idea delle orchidee misteriose che producono pillole allucinogene, utili alla coppia di villain per soggiogare i banditi della loro banda e intimorire i nemici durante gli assalti a banche e villaggi, non è affatto male, così come si rivela una location alquanto interessante il castillo sulla laguna e tutta la sequenza del geyser vulcanico che contribuisce alla vegetazione della strana pianta. La banda di delinquenti, accumunati da baffi e abiti eleganti da nobili messicani, si avvale pure dalla preziosa collaborazione degli indiani Yaqui agli ordini di Quemado e solo la fuga del "disertore" Tonito (cugino di Eusebio) che tradisce l'organizzazione spifferando tutto a Tex e il Morisco, sconvolto dalla morte del fratello, mina le fondamenta di questa pittoresca e cinica organizzazione criminale. L'episodio comunque pecca di ritmo e spesso anche i dialoghi sono troppo prolissi. Alcune sequenze vengono dilatate oltremodo, altre si fanno più accattivanti e originali (vedi la sequenza del geyser), ma per il resto la trama non viene sviluppata del tutto come si deve e sul finire si assiste a un concentrato di azione e sparatorie, che di fatto incanala la prova verso questo filone, sciupando in parte l'atmosfera particolare e misteriosa del soggetto. Bonelli mantiene la sua grande e sconfinata fantasia, ma si comincia a evidenziare una maggiore difficoltà nel gestire le sceneggiature, soprattutto quelle più estese, e l'amalgama della trama visto che alcune scene e sequenze sembrano un po' legate con forza e non con i dovuti equilibri narrativi di ritmo e scorrevolezza. La sufficienza dell'episodio è comunque garantita anche grazie al contributo di Letteri, sempre sul pezzo e abile a divincolarsi fra i tanti fili narrativi della trama. Ho notato una particolarità: mai come in questo episodio l'autore romano firmò tante tavole e vignette. Mi ha un po' incuriosito la cosa, visto che già l'artista aveva eseguito decine di storie per Tex prima, come mai solo in questa sentì l'esigenza di mettere in calce la sua firma? Era particolarmente soddisfatto della sua prova o c'è altro dietro? Chiudo con alcune curiosità che la mia mente ha elaborato durante la lettura: - in primis l'idea del fiore misterioso che provoca allucinazioni mi ha ricordato un misto fra "Il fiore della Morte" e la mistura che Mitla preparava per il suo "Diablero" entrambi storie scritte da Bonelli per Letteri; - Il grande Gian Luigi non perdeva il fascino per gli anagrammi, visto che ci presenta Quemado e Maquedo due componenti della banda, con nomi che sono uno l'anagramma dell'altro (nella miglior tradizione mifistofelica); - curioso l'errore di ballon che fa dire a Tex ciò che presumibilmente doveva essere dialogo del figlio Kit, visto che è alquanto improbabile che il nostro eroe, sebbene molto acuto e intelligente, abbia mai studiato a scuola cosa sia un geyser. - Per finire, la scena della dinamite che bloccando la bocca del geyser provoca poi il terremoto distruttivo che porrà la definitiva parola fine al Castillo e la banda, probabilmente ha ispirato Nizzi nella sua "Il risveglio del Vulcano", in effetti sembra un'idea bella e pronta che l'autore di Fiumalbo ha copiato per la fine del suo modesto episodio. Il mio voto finale è 6
  11. Condor senza meta

    [776/777] New Hope

    Non insisto, ma rimango dell'idea che la tavola sia troppo sfoglia di neri. Quasi monodimensionale. Le anteprime postate anche qui delle altre tavole, mostrano uno stile molto diverso e più canonico per il B/N. P.s. La sceneggiatura può essere stata ridimensionata già col disegnatore all'opera, di certo non camminano di pari passo i due autori, ma posso benissimo sbagliarmi, d'altronde ha poco importanza, era solo un pour parler, mica un'accusa.
  12. Condor senza meta

    [776/777] New Hope

    La splash page iniziale, caratterizzata da una "linea chiara" marcata, dimostra come all'inizio del lavoro Gomez impostasse le sue tavole pensando alla successiva opera del colorista. Caspita comunque quanto è bravo! Mi allineo al pensiero di Diablero; è una fortuna per noi lettori goderci l'opera di Gomez nel classico B/n. E' quel tipo di artista che va ammirato senza colorazione invadente come quella piatta del Color.
  13. Con netto ritardo sono riuscito anch’io a ultimare la lettura dell’albo finale del tanto atteso team up di Tex e Rick Master. Ammetto che è stata una sorta di tortura quella di dover stare lontano dal topic per evitare gli spoiler, mentre la discussione prometteva scintille e di farsi interessante. Magari la dieta del capo della Tong, mi sarebbe servita come punizione visto l'incipiente pinguedine, ma mi son dovuto accontentare di girare al largo, per recuperare solo oggi la lettura della lunga sfilza di commenti che hanno popolato questo post. Non è mai una buona idea leggere i commenti prima della recensione personale, poiché il rischio di essere influenzato a destra e a manca è sempre alto. Cercherò nel possibile di rimanere ancorato alle mie impressioni provate dopo la lettura, sorvolando sulle tante argomentazioni che sono state sfoderate in queste pagine. Come già accennato nel primo commento di due mesi fa, la storia si è mostrata subito interessante e il sottoscritto questo interesse lo ha mantenuto intatto fino all’ultime tavole. Per meglio godere il totale, ho riletto in sequenza i primi due albi prima dell’epilogo del terzo e credetemi, che questo stratagemma è stato indicato nell’occasione. Piccola digressione personale: non mi pento di aver scelto proprio il primo albo della prova per farmelo autografare direttamente da Mauro a Etnacomics, in compagnia del celeberrimo “Il passato di Carson” (quello si imprescindibile nonostante ingiallito da tre decenni di riletture), poiché, a mio avviso, sebbene non del tutto esente da difettucci, l’episodio in questione è destinato a divenire un autentico classico dei tempi recenti e di certo la migliore storia di Mauro sulla regolare dai tempi dell’epopea sull’Artico. Rick Master non lo conoscevo, quindi mi fido della caratterizzazione fornita da Mauro, comunque mi è sembrato subito simpatico e pieno di carisma e merita la vetrina di prestigio accanto a Tex. Molto ben calibrata la prima parte con le due indagini parallele che finiscono col confluire nel secondo albo e da allora il ritmo esplode e la storia diventa davvero al cardiopalma. Master e collaboratore giapponese non rubano la scena a Tex e Carson, ma si ritagliano comunque una buona fetta di peso specifico nell’economia della storia. L’organizzazione che agisce in estorsioni e rapimenti promette fin dall’inizio di dare filo da torcere alla squadra dei buoni e gli indizi seminati dallo sceneggiatore, preparano il vero incedere della sceneggiatura. Fra le critiche mosse nei commenti che mi hanno preceduto, ho fissato in particolar modo quella che definisce troppo semplice e “pilotata” l'indagine che porta subito i nostri sulla strada buona. Può anche darsi che Borden abbia un po’ forzato sulla casualità e sospensione dell’incredulità per sciogliere alcuni passaggi, ma ho avuto come l’impressione che più che altro all’autore premesse mettere in mostra il parterre di onore di protagonisti che il giallo o l’indagine vera e propria. Il simbolo della giacca come vessillo da indossare dai capi sezione può essere stato pur un vezzo di Mauro e mi ha lontanamente ricordato la bandana rossa della banda innocenti. Ma come, un’associazione simile vorrebbe agire nella segretezza e anonimato e si lascia alle spalle tracce così compromettenti? Dunque, come ogni opera, un diverso punto di vista non per forza finisce con l'essere assoluto, quindi se da un lato le osservazioni di Diablero possono anche non essere campate in aria, dall’altro anche i pareri opposti, fra cui quello dell’autore hanno il loro valore. Oltre al fatto che in simili centri abitati non era scontato risalire da una giacca nera, sebbene preziosa, all’identità dei caporioni dell’associazione, fornisco un altro punto di vista che finora non è stato evidenziato, ma che sta pur in piedi come gli altri due già esposti e dibattuti: in fondo chi l’ha detto che all’associazione a delinquere premesse passare del tutto inosservata? Come le varie mafie, spesso i componenti sono noti ai più, ma per omertà, collusione o paura, la gente comune finge di non conoscerli, se non addirittura rispettarli. E se anche in California accadeva questo? In fondo l’associazione è potente e ramificata e anche gli investigatori potrebbero aver evitato di indagare oltre ai misfatti, fino all’arrivo di Tex e Carson che danno il loro coraggioso contributo a Devlin. Il non far conoscere fra loro i capisezione può essere stato un espediente di Miss Dark per impedire eventuali dispute o tentativi di combutta ai suoi danni. Non vi convince? Magari avete ragione, ma la stessa cosa può accadere al sottoscritto leggendo le osservazioni di tizio e caio, quindi... Per il resto, molto bella la sequenza della liberazione della giovane cinese, così come si mostrano molto avvincenti le sparatorie che vedono i nostri pard in grande spolvero. Ho trovato molto ben pensata anche la location in cui si svolge la battaglia finale e quelle chicche storiche cittadine che Mauro non disdegna mettere nelle sue storie per ammodernare le sequenze quali il servizio di posta prioritaria, il tram a fili, il telefono e l’ascensore dell’albergo lussuoso. Capitoli dialoghi: lo stile di Mauro è ormai noto e la presenza corposa di frasi nelle sue conversazioni sono un marchio di fabbrica. In passato ci sono state storie più verbose che mi hanno infastidito (vedi il ritorno della Montoya) qui tutto sommato li ho trovati meno pesanti e la storia scorre meglio rispetto ad alcune recenti prove. La fuga in mongolfiera di Miss Dark, il mistero sulla sua identità (che sta popolando il topic creato ad hoc) e l’imminente ritorno dell’arcana villain, sono un tocco in più di Mauro (scelte narrative che possono piacere o meno ma denotano comunque il desiderio di non essere mai ripetitivi o banali) anzi mi chiedo se l’idea di lasciare il finale aperto sia nato al momento in cui è stata dirottata sulla regolare la prova o Borden intendeva usarlo pure nel caso in cui la collocazione dell’avventura fosse stata quella originaria, ovvero un maxi. Non so se Mauro vorrà rispondermi, peccato non averlo saputo prima che glielo chiedevo di persona durante il nostro incontro o in conferenza, tuttavia mi sento di porgergli i miei complimenti, visto che la storia mi è davvero molto piaciuta e attendo con trepidazione il seguito. Chiudo spendendo alcune parole di elogio per il comparto grafico impeccabile di Michele Benevento. Bravo, bravo, bravo! Già nelle prove passate mi aveva appassionato, qui l’artista si supera, con tavole curate, dettagliate (che goduria gli interni perfetti con tanto di carta da parati elegante), ma pur sempre leggibili e dalla giusta atmosfera e dinamicità. La sequenza tra la nebbia non ha tanto da invidiare a quella perfettamente resa dal maestro Villa nella “Congiura”, le fattezze dei nostri eroi sono armoniose e piacevoli. L’atmosfera cittadina resa alla perfezione e anche la rappresentazione di China Town e le sue tong mi ha convinto. Di certo ci toccherà aspettare un po’ per l’immancabile sequel, ma abbiamo la certezza che graficamente Benevento non ci deluderà, anzi sono pronto a scommettere che alzerà ulteriormente l’asticina della qualità, ben stimolato da Borden che sa come curare i talenti affidati alle sue mani. Il mio voto finale è 9
  14. Niente, ma visto la natura del topic, tiriamo nel mucchio per fare polvere.
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