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TWF - Tex Willer Forum

Condor senza meta

Ranchero
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Everything posted by Condor senza meta

  1. Hai ragione, chiedo venia! In effetti in più di sei anni che frequento il Forum "coerente" lo sono stato poche volte e dovevo iniziare proprio con una valutazione di una storia di Nolitta? Mi autoinfliggo un'ammonizione!
  2. Ma sì, anch'io reputo che per sconfiggere un esercito composto da più di mille guerrieri Tex non poteva affrontarli da solo. Ci stanno benissimo la trappola con le gatling, l'uso della dinamite e degli alleati in giacca blu e tutto il resto. Io non contesto questo, bensì la sequenza di sceneggiatura troppo veloce, quasi didascalica, che fa perdere a mio avviso parecchio pathos all'epilogo. Bonelli sapeva ben scrivere finali epici, qui nella fretta di chiudere la faccenda non ci riesce. La simbologia poetica delle armature ha il suo fascino ma dare un po' più di "spessore" ai condottieri non avrebbe guastato; a me pare siano solo bersagli presi di mira dalle gatling. Gusto mio personale ovviamente, ma dopo l'ottima sequenza iniziale, la ben ritmata sezione centrale con la lotta ai trafficanti d'armi, un finale più curato ed epico avrebbe dato quel tocco in più alla storia.
  3. Come avevo già accennato nella sfida in semifinale, la mia preferenza va coerentemente assegnata a "Giungla Crudele". Sebbene poco texiana, come tutte le prove di Nolitta su Tex, la storia ambientata nel'Istmo di Panama ha il vantaggio di essere alquanto ariosa, dall'ambientazione esotica molto attraente e con buona dose di avventura e azione. Un tex nolittiano ma deciso, in una storia originale e avvincente, resa indimenticabile pure dall'interpretazione magistrale di un Ticci in stato di grazia. I suoi sfondi, fra deserti dell'arizona, mari caraibici, foreste e paludi, fra orde di indios feroci e rettili pericolosi, sono una delizia per gli occhi!
  4. Episodio che mi da l’impressione di un’occasione mancata. Lo spunto di soggetto aveva potenziale e l’incipit drammatico, con l’eroica fine dei due soldati nel deserto, alimenta le aspettative per una grande prova, però un finale non all'altezza del prologo, sciupa alquanto le buoni intenzioni e relega la prova parecchi gradini sotto nella scala di valutazione. Chiamati a indagare sul misterioso leader “Mano di ferro”, che si appresta a guidare l’ennesima rivolta indiana, Tex e Carson si mobilitano, tagliando in primis il canale di rifornimenti. Un paio di soffiate mettono i nostri sulla giusta pista e la parte di sceneggiatura che vede la sfida contro le bande di mercanti d’armi, si fa apprezzare, anche per via di un ritmo vivace e molto azione. Bonelli recupera l’idea dello scontro fra bande concorrenti, con Tex che strategicamente alimenta le tensioni e ne approfitta della lotta fra loro. Un’ennesima rivelazione porta i nostri a scoprire che in realtà non esiste un solo leader nella rivolta, bensì cinque pellirossa che, indossate delle vecchie armature dei conquistadores trovate occasionalmente, radunano a sè folte schiere di indiani ribelli da condurre sul sentiero di guerra. La parte finale come già accennato, a mio avviso, pecca di eccessiva celerità: il piano di Tex per mettere in trappola il migliaio di guerrieri che compongono la rivolta, è cinico e si avvale di decine di gatling, dinamite a grappoli e parecchi squadroni di soldati. Per chiudere rapidamente l’episodio, Bonelli abbonda di didascalie e riduce all’osso le scene della battaglia, di fatto l’enorme numero di ribelli (un migliaio specificato più volte durante la narrazione) viene liquidato in pochissime pagine e ciò rende poco incisiva la battaglia e sgonfia di molto il valore emotivo dell’epilogo. Peccato: con uno sviluppo più adeguato, soprattutto nella sessione finale, l’esito complessivo poteva essere di tutt’altra caratura, così invece lascia l’amaro in bocca e sebbene non da bocciatura, il giudizio finale non supera una risicata sufficienza. Nuovamente in coppia Gamba e Galep, forniscono una prova grafica carica di alti e bassi. Fra vignette tirate vie, sproporzioni varie e netti stacchi stilistici fra i due artisti, i disegni non sono il massimo e mi chiedo se la scelta di queste staffette improvvisate per accelerare i tempi di realizzazione fu una buona idea. Fortunatamente di lì a breve, con l’innesto in pianta stabile di artisti del calibro di Letteri, Ticci, Nicolò e in seconda battuta Fusco, il parco disegnatori garantì livelli altissimi senza bisogno di queste collaborazioni forzate e dagli esiti altalenanti. Il mio voto finale è 6
  5. Ma no!!! Sai scrivere bene amica mia.
  6. Ormai cara Letizia sei diventata famosa fra noi forumisti.
  7. Prima rilettura del 2025. Non male come inizio, mi verrebbe da dire! Con la formula degli albetti a 80 strisce, il livello delle sceneggiature di Bonelli prese decisamente quota, grazie al maggiore spazio a disposizione per curare i dialoghi e caratterizzare con più dovizia di particolare i personaggi, ma pure i ritmi meno serrati permisero un respiro narrativo più profondo che incide nell'esito finale e introduce gli anni d'oro dell'autore e di Tex in genere. Pure ai disegni, l'esigenza di dover ampliare l'organico porta all'ingaggio di nuovi disegnatori che, come in questo caso, diverranno colonne portanti della saga. Il debutto di Letteri ha un'importanza fondamentale sull'evoluzione della testata, grazie alla sua classe sopraffina, stile pulito ed espressivo e indiscutibile prolificità realizzativa. Usando un'espressione ormai in disuso, con lui in redazione fecero "Tredici" e sebbene il tratto sulle strisce di esordio, in alcuni casi appare ancora incerto e acerbo, con alcune revisioni di Galep nei volti di Tex, s'intravede già decisamente la qualità della mano del compianto disegnatore romano; ciò che si evincerà in seguito sarà pure la sua duttilità stilistica in tematiche diverse; l'autentico jolly da potersi giocare in ogni tipo di sceneggiatura con esito assicurato e ritmi di consegna certi. Nizzi non sarà d'accordo con me visto lo scarso feeling col disegnatore in questione , tuttavia ogni buon texiano che si rispetti, non può non ringraziare l'artista che ha contribuito a consolidare il mito del nostro ranger preferito, felini a parte. Chiusa la premessa (scusandomi per la mia consueta mancanza di sintesi) mi appresto a commentare la storia, che ho appena rigustato. Episodio dall'impianto classico ma appetitoso. Bonelli ci introduce l'amore contrastato di due ragazzi, a causa della rivalità delle due famiglie nella più classica tradizione shakesperiana; addirittura il fratello della bella Loren non esita ad incastrare il possibile cognato, mandandolo ingiustamente in gattabuia con una trappola ordita in combutta col bieco soprastante Bull Hocker, il cui obiettivo è quello di impalmare la giovane per poter ereditare il ranch di "King" Mac Kenneth. Inizia così una girandola di eventi con sullo sfondo la detonazione dei clarini e la puzza di polvere da sparo. Accantonata la parentesi rosa, Bonelli mette al centro la sfida fra i rancheri, col piano criminoso ordito da Red Mac Kenneth, Hocker e la banda Carlerton, per danneggiare gli allevatori vicini. Tex e Carson riusciranno a ripristinare la giustizia, facendo fallire i criminosi piani, smantellando la banda degli avversari e mostrando al vecchio Mac Kennet il tradimento del figlio (tematica cara a Bonelli che verrà spesso ripresa in altre storie epiche come Sunset Ranch), sarà comunque il destino a punire il figlio irrispettoso con una fine davvero terribile. Da mettere in evidenza la figura dello sceriffo, che con Tex accanto viene "fulminato sulla via di Damasco" e riscatta la codardia del passato mostrandosi degno della stella appuntata al petto. Pure il vecchio Mac Kennet, sebbene duro come il granito e parzialmente arrogante, non è il tipico personaggio nero tutto d'un pezzo e metterà la testa a posto nel finale, accettando il matrimonio della figlia con l'erede del ranch rivale. Tex e Carson si mostrano perfetti come al solito e ci dilettano con scambi di battute notevoli; memorabile la "svista" di Carson con "Giulietta e il rodeo" simbolo di un Bonelli in piena verve creativa e ironica. Il tutto è completato dai pennelli di Letteri, le cui lodi le ho già espresse in cima al commento. L'esito finale è ottimo e ogni rilettura lo riconferma. Credo che sia stato il modo migliore per inaugurare l'anno con le letture texiane. Il mio voto finale è 8
  8. Quando fu all'opera col cartonato non rispettò il canone del personaggio a mio avviso. I grandi autori alle prese con una testata così longeva e gloriosa, dovrebbero capire che non deve essere il personaggio a piegarsi alla loro nomea, ma viceversa.
  9. Grazie della precisazione @Carlo Monni, sei una fonte preziosa d'informazioni come di consueto. Così facendo decade il presunto errore di geolocalizzazione dei Seminole e rimane solo l'imprecisione grafica degli stessi. In effetti mi pareva strano un errore così goffo di Bonelli in pieno apice creativo. Quanto è bello il Forum: s'impara sempre qualcosa di nuovo!
  10. Per ciò che riguarda "Black Baron" può essere andata così, ma prima di scrivere "Mano Gialla" evidentemente Bonelli senior non lo ha consultato il fantomatico volume, visto che pone i Seminole in rivolta accanto ai Cheyenne a distanza considerevole dalla Florida. Più semplicemente credo che in quel periodo, il papà di Tex se ne infischiasse altamente di alcuni dettagli di coerenza storica-geografica e con lui i lettori. Altri tempi!
  11. Una compagnia telegrafica che fa passare i suoi cavi su territori assegnati agli indiani, infischiandosene dei trattati; lo scontro fa gli operai e bande di Cheyenne inferocite dalla situazione; il classico incidente che coincide con l'uccisione del figlio del capo Mano Gialla; la rivolta degli indigeni a cui si associano i Seminoles; il rischio dello scoppio di una nuova e cruenta Guerra indiana; l'eccidio di una compagnia comandata da un ufficiale ottuso e arrogante; l'intervento di Tex e Carson che con strategia salvano Fort Reno e inducono alla ragione i capi indiani dopo anche un duello molto serrato e rischioso. Sono questi i punti salienti che scandiscono la prova che si dipana su un soggetto classico ma sempre molto efficace sulla saga, ovvero lo scontro incolmabile fra nativi e il progresso del popolo americano. Un confronto senza eccessive soluzioni con Tex che deve sempre cercare di mediare nel possibile per far stabilire la giustizia e salvaguardare i diritti del popolo rosso, evitando spargimenti di sangue. L'episodio non raggiunge certamente i livelli di Sangue Navajo o Vendetta Indiana, ma si fa comunqure leggere, grazie anche ad alcune trovate di Bonelli, come la tattica di allagamento nei dintorni di Fort Reno, per favorire la difesa dell'insediamento militare, assaltato dagli indiani ribelli e l'avvincente duello stile apache con il capo Seminole per indurlo alla ragione. Tex si rivelerà anche un buon diplomatico, visto che riesce a far rientrare la situazione, fornendo una ricca serie di rifornimenti ai ribelli, dando in garanzia la sua vita stessa. Sceneggiatura frizzante ma che mostra un errore non di poco, ovvero la presenza del popolo Seminoles in un luogo troppo distante dalla Florida, vera sede degli indiani in questione. Pure la rappresentazione grafica dei Seminoles non è corretta e bisognerà attendere il texone di D'Antonio e Filippucci in tempi più recenti, per porre rimedio a queste imprecisioni figlie del periodo in cui gli autori, carenti di documentazione adeguata, si prendevono "licenze poetiche" che al giorno d'oggi scatenerebbero orde di lettori indignati. Il duo Gamba-Galep funziona così così, soprattutto visto la drammaticità della tematica che poco si sposa con lo stile caricaturale e ironico del primo. Il mio voto finale è 6
  12. Quale mistero si nasconde dietro un antico scudiscio, finemente decorato, che spinge una banda di bandidos messicani a uccidere senza pietà il leggittimo proprietario? Capitati casualmente sul luogo dell'aggressione, Tex e Carson non riescono a salvare il povero Juan Ortega, ma quantomeno entrano in possesso del misterioso oggetto. Ovviamente non finisce qui, visto che i reduci della banda tentano più volte di entrare in possesso dell'oggetto, ma andranno incontro al piombo dei rangers, sempre molto impeccabili con le armi da tiro, visto che sfoltiscono senza eccessivi patemi la schiera di avversari in sombreros. Tex finirà con lo scoprire il segreto, che altro non è che una vecchia mappa di miniere d'oro, tramandata da mano in mano dai conquistadores agli Yaqui e donata di recente ad Ortega come regalo di nozze. Storia breve e di routine che ricorda parecchio il soggetto del "Medaglione spagnolo" ultima fatica di Bonelli sulla saga da lui creata, ma rispetto all'episodio di primi anni novanta (molto riadattato da Sclavi come noto) quello in questione che sto commentando è più ritmato e funzionale. L'unico superstite della banda, capito di non potercela fare da solo, si rivolge al biego Isidro per sopprimere i pards, ma subirà il tradimento di quest'ultimo, appena spiegato il prezioso segreto dello scudiscio. Dopo tanta altra polvere da sparo e vari passaggi di mano, lo scudiscio maledetto (appellativo meritato visto quanto sangue viene versato per lui) tornerà nelle mani degli Yaqui, che beccano e torturano a morte Isidro che sperava di farla franca fuggendo con la mappa, sebbene Tex e Carson avevano ormai decimato e distrutto la sua banda. Il giudizio finale è positivo, sebbene la storia non sia eclatante o molto ambiziosa. La breve sceneggiatura fu affidata ai pennelli di Muzzi (con le consuete correzioni nel volto di Tex di Galep) e il livello grafico è in linea con la media qualitativa del disegnatore meneghino. Certo, il suo tratto lo reputo più adatto per le ambientazioni cittadine, ma di tanto in tanto, qualche escursione nelle polverose praterie toccava pure a lui. Il mio voto finale è 6
  13. 2018-Auguri-con-Tex.jpg

    Buon Natale a tutti voi cari Pards! 

  14. Ahaha hai ragione. Lo merito. Ovviamente era una battuta di scherzo, ma per correttezza dovevo citare Joe. Beh un po' di carbone per preparare le bistecche serve. 😂
  15. Fa piacere la stipula di questa sorta di armistizio (la durata non si sa ma va bene lo stesso ) ma passare da "voler estromettere l'autore dal Forum" ad augurare solo a lui le buone feste, come se gli altri utenti non esistessero (fantasmi di Natale anche noi?), è troppo! Protesto!
  16. Cioè fatemi capire: @borden ci ha nuovamente mostrato il suo attaccamento tornando sul Forum (poteva tranquillamente non farlo visto la sua rispettabile scelta del passato) e gli si contesta di difendere il suo punto di vista? Cioè un utente può criticarlo (anche a volte non leggendo la storia oggetto della critica, o storpiando titoli a suo piacimento non avendo il minimo rispetto per il suo lavoro, perchè una storia può piacere o meno ma il rispetto non deve mai mancare) e lui non può far valere la sua perchè è un autore? Mi par di capire che si vuol far passare Mauro come una grande minaccia al diritto di critica, ma stiamo scherzando spero! Anzi son felice che sia tornato, poichè da tempo si notava una deriva di critiche non sempre costruttive, che senza contraddittorio avrebbero portato a esiti poco felici. Per informazione a chi vorrebbe nuovamente far passare il falso punto che qui siamo tutti succubi di Mauro, sono tanti anni che frequento il Forum e di sue storie ne sono state criticate tante, anche dal sottoscritto, eppure mica ogni volta l'autore ha perso le staffe o non ha accettato le critiche. Se fossi in qualcuno, qualche domanda me la porrei prima di "chiedere la testa dell'autore". Ha detto bene @Carlo Monni, rispettare le opinioni altrui è il miglior modo per guadagnarsi il rispetto e ultimamente non sempre accade. Poi se si vuole un Forum monopolizzato da dogmi e toni sprezzanti, fate pure, ma non stupitevi se ci sarà "Resistenza".
  17. Sarebbe più giusto dire: "Buon solstizio d'inverno", metti che salti fuori qualche fantasma, come la mettiamo?
  18. Sia ben chiaro, io non voglio assolutamente questo. Sono stato sempre il fautore della imprescindibile libertà di esprimere la propria opinione e accettare giudizi non condivisi (mi spiace sempre quando un utente diserta il Forum) solo volevo farti notare che la critica (sebbene sacrosanta) deve basarsi su solide fondamenta: se intervieni bollando "paccottaglia horror" una storia che non hai letto e ironizzi su un titolo senza sapere nemmeno cosa contiene l'albo, più che una critica mi pare una provocazione e di fatto è chiaro che un autore o chi stima quella storia, scatta. Detto questo: senza rancore e qui la mano pard!
  19. Ma davvero dobbiamo sorbirci tot e tot d'interventi simili? Comincio ad avere il dubbio che il tuo obbiettivo è solo quello di far saltare la mosca al naso a Mauro e agli altri forumisti. Se cominciamo a contestare il titolo delle storie senza aver letto l'albo, siamo alla frutta. Scusami se mi permetto.
  20. A fine anno è sempre tempo di bilanci. Estendendo questo rituale alla lettura dei due Speciali della giovane serie Tex Willer, posso affermare, a mio opinabile giudizio, che i due albi usciti nel 2024 sono stati positivi. Ammetto però che stavolta "l'allievo ha superato il maestro" visto che l'opera di Giusfredi, riguardante l'avventura del giovane Carson risulta molto più riuscita ed emozionante rispetto alla recente di Borden. Ma procediamo per gradi. Dopo aver ospitato Sam Willer, Mefisto in solitaria e i due eventi straordinari con il team up con Zagor, il format speciale con la costina rossa dedicato al giovane Tex, si riconferma vetrina ideale per questi particolari incontri, difatti Mauro, sempre alla ricerca di nuovi spunti e soggetti, si gioca un asso di peso, dando la luce della ribalta a un personaggio storico del West di tutto rispetto come Jesse James. Ho sempre avuto la mia particolare opinione in merito all'innesto di personaggi realmente esistiti nella saga (in questo caso quasi una leggenda della frontiera americana) ma Mauro non ha mai paura di osare e maneggiare con cura queste spinose pedine. Forte del fatto di trovarsi su un format che gli garantisce più libertà rispetto alla regolare, l'autore dà molto risalto al protagonista della storia, cercando di ricreare quell'alone di popolarità che ottenne nei confronti della popolazione del Sud da poco sconfitto. Jesse finisce, come prevedibile, col rubare la ribalta a Tex, e il giovane ranger per questa volta quasi viene mostrato al lettore come un antagonista. Escluso il prologo con lo scontro a fuoco di Carson e Arkansas Joe con il bandito fedele a James, la prima parte scorre un po' lentamente e macchinosa, con poca azione e molti dialoghi che contribuiscono a "descrivere" il livello dell'ospite d'onore. Molto più ritmata la seconda parte, ma l'epilogo ovviamente non può che essere un "nulla di fatto" visto che Jesse per "obblighi storici" deve sfuggire a Tex, che può consolarsi con la consegna alla giustizia dei suoi complici. Sono proprio questo obblighi di coerenza storica che si rivoltano contro agli autori, ogni talvolta che inseriscono personaggi reali nei confronti di Tex. Mauro non vuole evitare uno scontro a fuoco fra i due, ma ovviamente il fatto che entrambi non possano soccombere, porta a una scena un po' forzata che vede i due sbagliarsi a pochi metri. Per il resto ho trovato la sceneggiatura adeguata, lineare, senza debolezze particolari. Una lettura che scorre via via più serenamente e intrattiene, però ammetto che non riesce ad emozionare e coinvolgere rispetto a passate prove epiche di Borden. L'autore non si risparmia nemmeno questa volta e non si accontenta del "compitino" e dobbiamo sempre dargliene atto, ma storie come questa mi danno impressione che ultimamente Mauro abbia momentaneamente smarrito quella sua innata capacità di saper accarezzare le corde dell'anima dei lettori. Le storie sono ambiziose, mai banali, abbastanza riuscite (alcune meno è doveroso ammetterlo!) ma non riescono più a raggiungere quel tasso emozionale ed epico dei tempi migliori. Auspico che sia solo un appannamento momentaneo dovuto alla sovraesposizione e stanchezza e che possa tornare ai fasti del passato e donarci altri capolavori, come lui sa ben fare. Tuttavia, considerazioni critiche a parte, il livello dello speciale in questione rimane a mio avviso abbondantemente sopra la sufficienza. E' non è poco visto i tempi sibaritici del fumetto moderno! Per ciò che riguarda il comparto grafico, l'artista alle prese con l'episodio merita che si spendano alcune righe. Bruno Brindisi lo seguo e stimo da più di vent'anni; il suo tratto pulito ed espressivo è stato un marchio di fabbrica indispensabile per Dylan Dog e difatti quando penso all'indagatore di Craven Road, lo rivedo col tratto dell'artista campano. Proprio nelle tematiche western è stata una grande scommessa; una scommessa stravinta visto che Bruno ha mostrato di saperci fare oltremodo anche alle prese con cavalli, praterie, banditi e piste polverose. I suoi personaggi hanno conservato quella espressività pulita, i suoi pards sono tratteggiati con fattezze armoniose, le sequenze d'azione son cariche di dinamismo e con maestria l'artista è riuscito a "sporcare" il suo tratto di quanto basta per adeguarlo al genere. Il successo della saga Tex Willer si poggia pure sulla qualità eccelsa dei disegnatori e Brindisi ne è la punta di diamante; un'ottima intuizione (supopongo di Borden) farlo entrare nella ristretta scuderia di disegnatori che stanno impreziosendo la proposta editoriale. Il mio vito finale è 7 P.s. Ho sopra ironizzato sul termine che ha provocato pareri discordanti nei commenti dei giorni scorsi: dopo aver letto la storia e visto il contesto in cui è stato usato, mi schiero con chi ritiene eccessiva la critica: tralasciando che come detto, dal sempre preparatissimo Carlo Monni, l'articolo della discordia è ripreso da quello storico, non vedo cosa ci sia di così scandaloso che un giornalista dell'800 usasse termini più aulici e ricercati nei suoi scritti. Il fatto che la maggiorparte della popolazione fosse ignorante non toglie che una fetta di intellettuali e uomini potenti che possedevano una minima dose di cultura ci fossero e di certo la carta stampata era soprattutto rivolta a loro. Pure il popolino (almeno quelli capaci di leggere) poteva essere volontariamente influenzato e raggirato da termini complicati, una sorta di latinorum di Don Abbondio, sempre esistito in ogni epoca. Certo se lo stesso termine lo avesse usato Tex o Carson la cosa sarebbe stata più stridente, ma così non è. Se poi l'oggetto della contestazione è che nel West non si conoscesse la storia della Magna Grecia (ma non credo, almeno negli uomini più dotti e difatti il giornalista storico se usò il termine ne era al corrente!) dovremmo pure contestare anche tutte le volte in cui alcuni proverbi tipici dei nostri avi italiani sono stati usati sulla bocca dei cowboys a stelle e strisce. Ma dinanzi a perle bonelliane come "Il gatto che si brucia con l'acqua calda, ha paura pure di quella fredda!" come si fa storcere il muso? Plausibili o no nel gergo del Far West, sono chicche che ho sempre apprezzato tra le pagine del mio fumetto preferito. Bonelli è stato un'autentica miniera d'ispirazione gergale che ha contribuito ad arricchire il lessico dei suoi giovani fans.
  21. Fino al 400 sicuro. Sostituendo totalmente nella mia collezione tutti quegli albi sgualciti e le varie ristampe Tutto Tex. Ma dirò di più, potrei pure andare avanti risparmiando su altre uscite collaterali sciape, poichè preferirei di gran lunga arricchire la collezione con una simile ristampa, piuttosto di continuare a star dietro alle decine e decine di uscite extra non sempre all'altezza, dettate della politica aziendale attuale.
  22. Si rispondeva semplicemente al quesito del post, con opinioni e idee personali che ovviamente non hanno pretesa di proposta ufficiale. Tuttavia permettimi di specificare che una cosa è ristampare il formato a strisce, un'altra rieditare una ristampa integrale di quasi 800 albi in formato bonelli. Oltretutto stona l'aggettivo criminale nel contesto: cosa ci trovi di criminale in una ristampa "pulita" da correzioni e censure? A più di vent'anni dall'ultima (La Nuova Ristampa che in pratica ormai tallona la Tutto Tex) Un'occasione per parecchi lettori per completare la collezione (sostituendo albi vecchi e ristampe varie) e per i novizi di intraprenderla dal numero 1. Comunque parliamo sul nulla, visto che difficilmente verrà varata una ristampa simile, considerata la direzione diversa delle politiche editoriali attuali.
  23. Per anastatica comunque intendevo perfettamente fedele all'originale degli anni 60 (albo gigante), con l'albo contenente refusi, dialoghi e disegni non censurati, ballons non modificati, copertine di Galep non sporcate dai ritocchi delle ultime ristampe e costine fedeli. Forse già allora qualcosa rispetto alle strisce fu ritoccata, ma almeno la proposta si presenterebbe scevra degli assurdi "ammodernamenti" apportati con la Tutto Tex, nuova Ristampa, CSAC e Classic Tex.
  24. Settimanale magari no, ma quindicinale perchè no? Eh si davvero tanta roba , che poi il successo delle strisce anastatiche mostra che il "vecchio" binomio Bonelli-Galep ancora spacca. Purtoppo temo anch'io che sarebbe un'iniziativa rivolta solo a un piccolo zoccolo duro di appassionati e collezionisti e dai piani alti presumibilmente neanche venga presa in considerazione.
  25. Da tempo sostengo, che sarebbe interessante fare una ristampa anastatica della serie albi giganti ripartendo dal mitico numero uno. Nessun stravolgimento del numero degli albi, dei titoli, delle copertine, delle costine. Non so se sia tecnicamente fattibile o conveniente per l'editore, ma, a mio avviso, molto più accattivante e sensata delle ultime proposte (vedi lo smilzo Classic Tex). Mi si potrebbe dire che formati come il Classic sono rivolti al potenziale nuovo parco di lettori "giovani", ok, (a tal uopo ben vengano pure le novità digitali in questo senso) ma volete mettere il fascino del vecchio formato? O delle mitiche copertine di Galep senza assurdi ritocchi redazionali recenti?
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