Non vorrei fare il malevolo, ma, attenendoci solo a questo piccolo dato (Tex che subisce gli eventi), in fondo negli ultimi vent'anni Nizzi raramente ha fatto fare a Tex qualcosa di diverso.
Di fronte al suo periodo buio (vale a dire, dal 1994 in avanti), la giustificazione del Tex canonico, statico e rassicurante non regge. Dico così soprattutto per rendere giustizia al Tex canonico, statico e rassicurante che Nizzi scrisse con eccellenti risultati nel suo periodo migliore. Il Nizzi in disarmo è palesemente un autore ormai svogliato, che sottobanco si fa scrivere i soggetti da un altro (questo si commenta da sé...) e scrive i dialoghi col pilota automatico inserito, caratterizzando i personaggi ad mentulam e facendo accadere tutto nel modo più piatto e insignificante possibile. Ci sono state eccezioni, ma l'andazzo grosso modo è stato quello.
Però, Virgin, la bellezza di Fuga da Anderville non sta nel semplice fatto che Tex subisce gli eventi, ma negli splendidi comprimari a cui Nizzi riesce a dare vita. Personaggi che necessariamente lasciano Tex un po' al margine, tanto sono forti, prendendosi la scena in maniera pesante. Nelle storie post 1994, invece, c'è un autore probabilmente (come dici tu) nauseato, non c'è più neanche il mestiere, e se Tex non è al centro degli eventi non è perché qualche buon comprimario gli ruba la scena, ma è perché non c'è proprio, la scena, tutto è stanco, sfilacciato, imbolsito. Non è un paragone che regge. Il Nizzi di Fuga da Anderville è un Nizzi atipico, splendidamente incoerente con sé stesso. Il Nizzi del post 400 è un autore incoerente, nel senso che spesso le sue storie non hanno capo né coda...
Ma anch'io credo che il Nizzi "manierista" sia un ottimo Nizzi. La Congiura è una goduria, Sioux una delizia. Né io ho detto che volevo un Nizzi sempre da Fuga da Anderville. Ma più spesso sì, l'avrei voluto. Questo sì. E avrei voluto anche che Nizzi fosse in grado di riconoscere che Gli Invincibili erano un arricchimento, per Tex, altro che pericolosi. Avrei voluto un Nizzi più vicino a Gli Invincibili, cosa che gli sarebbe riuscita benissimo, a mio avviso: lo ha fatto vedere con Fuga da Anderville e lo ha fatto vedere anche con L'Ultimo Ribelle da te citata: storia bellissima, in cui un comprimario pesante si prende la scena. Ecco, avrei voluto leggere, accanto al Nizzi de La Congiura e de La maledizione di Escondida, anche un Nizzi un po' più boselliano. Il Nizzi "boselliano" a mio parere lo abbiamo letto soprattutto sui Texoni: oltre a L'Ultimo Ribelle, ricordo la struggente Sangue sul Colorado, o anche i Predatori del Deserto, citata da Ulzana.
Appunto questo volevo dire: storie meno di maniera e che lasciano invece spazio a personaggi di sostanza. Quindi viva il Nizzi di maniera, senza dubbio, ma peccato per esserci persi un Nizzi diverso che - ne sono sicuro - ci avrebbe dato grandi soddisfazioni.
Il linguaggio di Bonelli padre è inimitabile. Nizzi ne ha creato uno suo, da commedia brillante come ben dice Virgin, ed in questo è stato un numero uno. I siparietti migliori con Carson - in tutta la saga - sono i suoi.