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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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  1. Buonissima storia questa di Rauch, che contrappone al nostro un padre dolente (ma gran carogna) e un bandito simpatico come Lagrange. In mezzo rapimenti, torture, sparatorie, tanta azione con annesso un buon livello di divertimento. Riuscito il personaggio di Lagrange, efficace anche il cattivo della storia. Da rivedere alcune vignette o tavole di Atzori, che in qualche circostanza sembra andare di fretta, anche se complessivamente anche la sua è una buona prova.
  2. Storia molto bella, per l'azione continua che richiama - nello stile della collana - il Tex d'antan e per i tanti personaggi che animano questa avventura. Come spesso accade con Boselli, abbiamo a che fare non con personaggi tagliati con l'accetta, ma con esseri umani, con le loro contraddizioni. E così, di Cortina non vengono taciute le sanguinose rappresaglie dopo la morte dell'amico Cabrera, per quanto vengano solo narrate in via mediata e non fatte vivere in presa diretta (così che Cortina resta, agli occhi del lettore, quella figura cavalleresca che si vede per i primi due albi), mentre i ranger cospiratori, pur macchiatisi di colpe imperdonabili, sanno riscattarsi nel momento della loro morte. L'unico personaggio che non si riscatta, e che si copre di ridicolo, è il Capitano Mcculloch, troppo ingenuo e senza spina dorsale, chiede perdono ma non sembra voler pagare dazio. Nella fase finale, Cortina si vede molto poco, lasciando spazio alla vicenda degli indiani, e forse è questo l'unico aspetto che un po' mi è dispiaciuto, avendo trovato la parte di Fort Phantom sì bella ma troppo lontana dagli esordi della vicenda, incentrati su Cortina, Faver e sull'avvincente congiura contro Callahan. I disegni di Brindisi sono eccellenti.
  3. Io invece non sono più d'accordo con il me stesso stanco di 10 anni fa. Molte storie di Glb non le ricordavo, e le stavo rileggendo la sera, distrutto da orari lavorativi all'epoca particolarmente impegnativi. Nel 2020 ho affrontato una rilettura di Glb, e oggi davvero non potrei ripetere quelle mie parole dell'epoca.
  4. 1985, per Anderville ma anche per il colonnello Watson. 1994: c'è Il Passato di Carson...
  5. Concordo. Pur riconoscendo a utenti come Dix l'assoluta buona fede, non si può al contempo non rimproverare un'ostinazione del tutto fuori luogo. Siamo al cospetto di un evento straordinario: una nuova storia di Gian Luigi Bonelli, a distanza di 40 dall'ultima volta in cui abbiamo potuto leggere un suo inedito. Il disegnatore è un colosso del calibro di Tarquinio, che mai avevamo potuto vedere su Tex. La storia non è pubblicabile sulla serie regolare per un errore di continuity, e a parte tutto l'evento merita di essere celebrato con un albo speciale, con quella che può essere una stupenda strenna natalizia per tanti appassionati. Invece di gioire, qui cosa si fa? Ci si erge a paladini (ripeto, in buona fede, ma questo non cancella le pagine e pagine di polemica NOIOSA e SURREALE che abbiamo dovuto sorbirci nel frattempo) dei nonnetti che, poverini, non leggerebbero la storia, non pensando invece che i veri appassionati già hanno l'acquolina in bocca proprio per la specialità di questo albo, ed anche per il suo formato di pregio. E se i nonnini non sono in grado di distinguere un tutto tex da un inedito, ebbene questa disattenzione non basta a giustificare pretese ASSURDE su dove questa storia debba essere pubblicata. E ci credo che Boselli sbatte la porta: quando è troppo è troppo. Le vostre paladinate dovreste riservarle a cause migliori e ben più importanti. Poi, non credo che la colpa sia solo di Dix. Se Boselli ne ha parlato con "molti" amici e colleghi non lo avrà fatto solo negli ultimi giorni. E il fatto che il Bos definisca con questi amici il nostro un ambiente tossico non è imputabile al solo Dix (che ci ha messo del suo, sono sfinito io, figuriamoci Boselli); non è facile confrontarsi con una manica di appassionati patologici quali siamo, e la recente bocciatura dei tanti ritorni che inevitabilmente sfocia nella critica, anche aspra, al lavoro dell'autore e poi a quello del curatore non può generare benessere in quest' ultimo. C'è da dire però che qui siamo sempre in buona fede, e se è vero che con La Cavalcata del Destino probabilmente abbiamo saturato il Bos di negatività, non si devono dimenticare i toni da fans club in sollucchero manifestati in altre circostanze, ad esempio per il Texone di quest'anno o per TexWiller. Quindi, tossici sì, a volte, ma altre volte spero e credo anche balsamici
  6. La parte di Kit, Carson in solitaria, la bella figura dello sceriffo McKay, lo stesso personaggio di Alan Foster: è una storia western con bei personaggi e bei dialoghi. Ti dirò che non capisco proprio chi sconsiglia la storia pur non avendola letta. Diverso è l'atteggiamento di sfiducia di chi non ama il disegnatore e decide lui, per sé stesso, di non affrontare la storia. Qui posso capire la posizione, ma si rischia comunque di non leggere una storia che potrebbe piacere e risultare quindi soddisfacente.
  7. Persone per bene. Imprenditori illuminati. Lo sono sempre stati.
  8. CONTIENE SPOILER Le prime tavole sembrano proporre la solita storia di una faida tra due famiglie confinanti, a cui poco dopo si aggiunge l'elemento dei ladri di bestiame: due temi classici, che forse non sono estranei alla destinazione di questa sceneggiatura su un Maxi. Pensateci bene: da quant'è che sulla regolare non leggiamo una storia classica, una storia western old style? Forse, tali tematiche sono considerate talmente demodé da non poter più trovare asilo tra le pagine del mensile, e allora ecco che interviene il nostro bel Maxi, per giunta disegnato anche lui da un artista demodé, non fosse che per gli anni sul groppone, ad accogliere a braccia aperte questi "scarti di produzione". Più tardi, al "festival dell'ordinaria amministrazione" si aggiunge anche, del tutto avulsa peraltro dal resto della storia, la scena del regolamento di conti nei confronti di un baro, con l'unico elemento inconsueto nel protagonista di questa che resta tutto sommato una bella parentesi, Kit Willer al posto del già notissimo baro Tex. Il ritorno sui binari principali di questa avventura è cupo, con la morte del giovane figlio di Alan Foster: un uomo, quest'ultimo, tutto d'un pezzo, un duro e anche uno dei due contendenti della faida, quello tuttavia destinato a giocare la parte del "buono" agli occhi del lettore: la morte di suo figlio colpisce quindi, sia per le modalità con cui avviene che per le successive scene originate da questa giovane vita spezzata: la madre distrutta dal dolore e i sensi di colpa del cowboy Dixon, uno degli uomini di Templeton. Più volte Ruju indugerà sui rimorsi di quest'uomo, rimorsi che avranno un risvolto concreto nel finale. Nel frattempo Templeton, l'altro contendente, esce allo scoperto assoldando la posse di Cougar, protagonista di una bella parte in occasione dell'uccisione del ladro di bestiame Corrigan: sorridente, gioca al gatto col topo in maniera spietata e poi si fregia con Tex di stare dalla parte della legge. A proposito di legge, altrettanto riuscita è la scena della deposizione dello sceriffo McKay, anch'essa ordita dall'anima nera Templeton. E sempre a Templeton è legata un'altra bella sequenza, quella in cui Carson (che bello vederlo agire una volta tanto senza Tex!) va a parlargli in tutta franchezza di quello che potrebbe accadere se il ranchero si mettesse contro i pards. Il gran finale, in cui i vari nodi di questa avventura si sciolgono, l'ho trovato sbrigativo e un po' confusionario, non all'altezza del resto della storia. Non tale tuttavia da compromettere la riuscita di quest'albo, che con le sue tante belle sequenze e il suo ritmo frenetico si aggiunge ad una ormai nutrita schiera di bei Maxi scritti da @PRuju, che qui cito appositamente per fargli pervenire i miei più sentiti complimenti per l'ennesima bella prova su questa pubblicazione. Già, il negletto Maxi. Disegnato spesso da Diso e Cossu. Eppure i loro Maxi, grazie soprattutto alla penna di Ruju (ma anche Nizzi e Manfredi non se la sono cavata male), sono stati tra le cose più belle lette negli ultimi anni, e credo di non esagerare se dico che mi sono piaciute moltissimo storie come Il Ponte della Battaglia, Caccia a Tiger Jack, Dopo la Tempesta, Il Boss di Chicago. Storie ordinarie, d'accordo, ma scritte bene, texiane, senza fronzoli o grandi velleità ma comunque oneste, robuste, solide, appassionanti. Le storie vanno lette per essere giudicate. Certo, la pregiudiziale sui disegni la capisco. Ma a parte il fatto che anch'essi mi sono parsi tutto sommato adeguati, a mio parere resta apprezzabile una casa editrice che non lascia a terra nessuno, che trova sempre un posticino per coloro che meritano riconoscenza per quanto fatto in passato, che hanno contribuito anch'essi, nel loro piccolo, a mandare avanti la baracca di questo piccolo miracolo italiano. E se il maestro Diso, con tutta la sua veneranda età, non vuole saperne di andare in pensione, e trova ancora autori disposti a scrivergli belle storie e curatori a pubblicargliele, ebbene sappia che trova anche lettori pronti a sciropparsi quei gloriosi e stanchi segni, con affetto e - storia permettendo - gusto.
  9. Gli ultimi maxi con Cossu, entrambi di Ruju, non sono stati affatto male. Io ne consiglierei la lettura invece. Circa la vendetta, sarà che è un sentimento che non mi appartiene, però rendi un pessimo servizio alla SBE (nei confronti della quale personalmente ho sentimenti di gratitudine e non di vendetta) non rendendone uno buono neanche al potenziale lettore, che potrebbe apprezzare, come è accaduto a me, anche gli ultimi vituperati Maxi di Ruju-Cossu e Nizzi-Torti. Ma anche quelli di Manfredi qui furono apprezzati da molti. Quindi, consiglio non richiesto, meglio se ti fai i fatti tuoi
  10. Da parte mia, il post avevo mero intento distensivo/celebrativo. Penso infatti che molti lettori si infischino di tutti gli aspetti qui sviscerati
  11. Ma ti pare che, una sera che possiamo incontrare il grande Mauro Boselli, ci mettiamo a fracassargli le palle accusandolo di aver scritto una storia ciofeca? Anch'io avrei comprato il cartonato per farmelo firmare, siamo pur sempre al cospetto di un grande autore al quale dobbiamo sempre dire grazie. Per Tex, per Zagor, per Dampyr, per le Storie, per Deadwood Dick, per le migliaia di pagine che ci hanno tenuto compagnia lungo un periodo di oltre trenta anni. Non sarà certo una CAVALCATA zoppa, a cambiare il suo DESTINO di idolo delle folle bonelliane
  12. Decisamente, non torna. L'intento è celebrativo, nessun dubbio, ma basta questo per tacitare le critiche? Comunque io stavolta sono intervenuto non tanto per la storia, su cui mi ero ripromesso di non tornare più, quanto sul suo intervento, per dire che non basta conoscere la logica di feuilleton applicata da Glb per dire che quella storia non era poi così sentita. L'importante è il dopo. Ma di quello, a molti di voi, sembra fregargliene. Boh
  13. Ymalpas in un precedente post paventava la possibilità che Borden potesse scappare dal forum, addebitando la responsabilità di questa eventualità ad alcuni nostri messaggi. A me era parsa un'enormita' (allora... oggi mi sa che vuole scapparsene davvero ). L'uscita di Ym mi suonò strana ma evidentemente lui ha la percezione che stiamo esagerando (o meglio stavamo, ma all'epoca a mio parere assolutamente no, e forse neanche ora), e che possiamo urtare Boselli, da qui forse una sua strenua difesa della storia che anch'io, senza offesa amigo , trovo francamente forzata. E che fa il pari con la paura, credo infondata nonostante la presenza di Exit 😀 , che Boselli possa fuggire dal forum. Ma il problema non è quanto fosse sentita da GLB o l'esegesi psicologica dell'autore che ai suoi tempi ha letto feuilleton e ne ha trasfuso le tecniche nel suo personaggio. Il problema è quello che ne è stato DOPO, di questa storia. Dopo che lui l'ha scritta e pubblicata. A prescindere dai suoi intenti e dal suo coinvolgimento emotivo. DOPO, questa storia è diventata una pietra miliare, per tutti gli appassionati della saga. E Boselli è tra questi. E Boselli SA cosa questa storia significhi per il lettore, sa quanto vada rispettata (con questo non voglio dire che non l'abbia rispettata, ma ha fatto un errore di valutazione, anche se non tutti la vedono così).
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