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Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [Texone N.41] Ben il bugiardo

    Anch'io. Il Texone è la pubblicazione più prestigiosa e la preferita di molti lettori. Deve proporre storie di un certo peso, come le ultime di Borden e dello stesso Manfredi, non basta che siano disegnate superbamente. Ben il bugiardo è una storiellina carina, senza grossi cattivi e con un character debole e poco originale come per l'appunto Ben. Lo aspettiamo tutto l'anno, il Texone, è l'appuntamento di inizio estate, che si risolva così è una beffa amara...
  2. Leo

    [774/775/776] Rick Master, Detective

    Ma infatti le critica praticamente tutte ormai, e tuttavia io immagino continui ad acquistarle per amore. Nella speranza che qualcosa cambi e magari gli piaccia. Le sue invettive su Nizzi, i suoi strali sull'ultimo Boselli, nascono credo da un genuino e assoluto amore per il Tex della sua giovinezza, quel Tex che va preservato da corruzioni e derive, da elementi negativi che Diablero vede in gran parte dell'opera recente di altri autori. Quello che a volte gli contesto è l'etichetta di nizziano che è pronto a dare a chi qui dentro osa difendere una storia di quell'autore, e la lente a mio parere troppo squilibrata verso qualsiasi cosa abbia scritto Nizzi. Su Boselli questo "squilibrio" ( nel senso di parzialità, non nel senso mentale eh!) non c'è, almeno io non la vedo. Ha esagerato non tanto con le critiche, ma con il reiterare le stesse a ogni piè sospinto sulla Cavalcata del destino, coniando una formula che poi altri bei tomi suoi emuli hanno continuato a ripetere non accorgendosi (o forse si) del potenziale denigratorio verso l'autore di quella storia... Ma a parte questo credo che le critiche che muove a Boselli nascano anche dalla stima che ha verso lo stesso autore. Non voglio difenderlo perché si difende benissimo da solo, però su questa storia mi sembra che stia portando avanti un punto di vista legittimo, non campato in aria. Anch'io ho avuto delle perplessità sul modus operandi della banda, alcune delle quali ben evidenziate dal Diablo, e anch'io non sono amante dei ritorni e delle storie sospese, Marvel o non Marvel. Qui vado sul personale naturalmente, sui miei gusti insomma: non sono mai stato amante nemmeno di Mefisto e di tutto ciò che era ricorrente o che allontanasse dalla pura ambientazione western. Ma vi dico che mi manca il vecchio Tex di Boselli con nemici o amici per una storia, mi manca il suo western puro, che negli ultimi anni ha confinato sulla sola Tex Willer, proponendoci soprattutto ritorni o storie esotiche o storie magiche (Mefisto appunto). Boselli è sempre stato originale senza bisogno di strafare, ha sempre avuto una passione bruciante che lo ha portato a non accontentarsi mai del compitino. È sempre stato generoso in questo senso e quindi molto rispettoso del lettore e del personaggio che gli è stato affidato, che ha curato in modo maniacale e al meglio di ciò che poteva fare, tenendo anche conto di quello che passava il convento in termini di autori texiani e western. In questo senso ha dato e dà tutto sé stesso, inaugurando un nuovo corso fatto anche di continuity e ritorni che ha pensato potesse essere un bene per la testata. Magari questo corso piace a molti, e vedo che anche questa storia ha tanti estimatori anche qui (e pure estimatori di rango) e su Facebook, ma a me manca il Boselli d'antan, uno di quegli autori che più mi ha emozionato in gioventù con i suoi personaggi puramente e profondamente western.
  3. Leo

    Tex E Pecorella Belante

    Cosa ne pensa Bosco di Nizzi?
  4. Leo

    [297/299] Fuga Da Anderville

    Il finale del bel commento di Ymalpas inquadra perfettamente il capolavoro che è questa storia.
  5. Leo

    [Texone N. 21] Il Profeta Hualpai

    Invece dovresti continuare a scriverle. Io ad esempio di questo Texone non ho un ricordo particolarmente esaltante, ma l'ultima volta l'ho letto nel 2012 e quindi non sarà male riscoprirlo. Me ne è venuta voglia rileggendo la tua recensione.
  6. Io sono tra quelli che hanno utilizzato la parola "capolavoro". Con questo non intendevo certo paragonare questa storia ad altre pietre miliari della serie, quali le classiche bonelliane o le storie di Boselli e Marcello o anche le più belle nizziane, che si contraddistinguono magari per i loro tratti drammatici o epici o per la loro profondità. Questa di cui stiamo parlando ha invece i tratti della commedia, è leggera, con le uniche tinte fosche che si palesano solo nel finale, con la morte della "bruja" messicana. E però nel suo genere questa storia è di sicuro tra le più belle, con un Carson frate in forma straordinaria che diverte i lettori e li appaga con una sceneggiatura eccellente. In questo senso io credo si possa definire un "capolavoro": pur senza attingere ad elementi quali il pathos e il dramma, ma restando invece nell'alveo della commedia brillante, ebbene in questo suo ambito io credo che questa storia primeggi, regalando qualcosa di più che una felice lettura.
  7. Leo

    [Texone N. 06] La Grande Rapina

    Non ricordo tutta la storia e non riesco a entrare nel merito degli appunti rivolti. Ne terrò conto per una prossima rilettura
  8. Leo

    [Texone N. 06] La Grande Rapina

    Bene, direi che siamo sostanzialmente tutti d'accordo: questo è un bel Texone. Non pretendo che sia il preferito per tutti. Lo è per me, lo è per Diablero (tra quelli di Nizzi), per gli altri è una storia tra buona e ottima. All'epoca in cui lo lessi per la prima volta ero un ragazzino e non mi ponevo certo il problema della centralità di Tex. Lessi una gran bella storia western, con personaggi e dialoghi azzeccati, illustrata poi in quel modo pazzesco, e continuai a rileggerla per un bel po', insieme a Fiamme sull'Arizona, che era uscito un anno prima e che pure mi piaceva molto. Direi comunque che questo Texone fa il miracolo di mettere tutti più o meno d'accordo sulla bontà della storia a fumetti che propone. Mi sa che e l'unica volta che accade...
  9. Leo

    [Texone N. 11] L'ultima Frontiera

    Ma no, non stiamo insultando nessuno, tranquillo. Guardiamo solo forse con più indulgenza ad alcuni "attingimenti" (perdonate il neologismo) di Nizzi che hanno comunque il merito di averci fatto leggere ottime (a nostro sindacabile giudizio) storie di Tex.
  10. Leo

    [Texone N. 11] L'ultima Frontiera

    Perfettamente d'accordo con te Jeff. Anche Sangue sul Colorado fu definito una scopiazzatura, quando invece è una storia palesemente ispirata a un determinato film (in un periodo in cui Nizzi era in crisi con i soggetti e cercava di ispirarsi alle opere del genere western), in cui la sceneggiatura, molto bella e drammatica, fa la differenza. È come hai detto tu citando Omero, le opere si parlano tutte tra di loro e i temi e le situazioni non differiscono poi molto, a ben guardare e a scandagliare in profondità. La differenza la fa la sceneggiatura, il ritmo, i dialoghi, il modo di interagire dei personaggi. E tutti i texoni citati in questi giorni per me sono delle grandi storie. Capisco che fino ad ora tu abbia trovato un Nizzi deludente. È stato una delusione per tutti, una sciatteria professionale unita a un'arroganza sgradevole ha contraddistinto l'ultima fase del suo arco narrativo. Ma se stai per affrontare la prima parte della sua vita texiana, beh, ti invidio un po'...
  11. Leo

    [354/357] La Congiura

    Voi amministratori non dovreste avere limiti
  12. Leo

    [354/357] La Congiura

    Finalmente il buon senso. Il punto sta tutto qui, poi possiamo pure inondarci di parole ma questo è il punto. Il solo punto che importa.
  13. Leo

    [354/357] La Congiura

    Non fare il pesce nel barile. L'espressione resta offensiva, si capisce benissimo cosa intendo dire. E sarebbe opportuno non usarla più.
  14. Leo

    [354/357] La Congiura

    Non l'ho mai pensato, pur non concordando con te sul grosso delle storie di Nizzi
  15. Leo

    [354/357] La Congiura

    Dove sarebbe l'insulto? Spero di non aver insultato nessuno. E non penso di essere stato vittimista. Le "prove" di Diablero non sono così evidenti come vorresti fare credere. Quelle di Sangue sul Colorado le abbiamo discusse a lungo, semplicemente non mi convincevano e non ritenevo provassero alcunché. Se tu le trovi incontrovertibili va bene, ma io non la vedo al tuo stesso modo. Semplice. O no? Ora sei tu che continui a insultare. Si era già detto che era opportuno non usare più questa espressione. Ancora la usate? Non basta continuare con sta storia? Io direi di finirla una buona volta. Ma a volte tu vedi cose che altri non vedono. Sangue sul Colorado è una di quelle: hai postato immagini che provavano la dabbenaggine di Tex, solo che io continuo a non vedercela. Quindi dove sarebbe questa certificazione? Il Tex delle prime pagine è poco glbonelliano, senza dubbio. Poi però non ricordo grosse pecche, anzi, era un Tex particolarmente in forma
  16. Leo

    [354/357] La Congiura

    Io ricordo solo una storia: Sangue sul Colorado. Discussioni a non finire sul fatto che Tex lì avesse fatto o meno una figuraccia. Per tanti questa figuraccia non c'era, c'era solo un diverso modo di pesare determinati atteggiamenti di Tex, magari confinati in una sola vignetta in cui si sente in trappola per colpe che, a parere di molti, non erano sue. C'è quindi una diversità di vedute notevoli, e penso ci saranno su qualunque storia, dipende dal metro con cui si valuta una piccionata o meno di Tex. Che Nizzi, poi, volesse scientemente distruggere Tex, beh perdonatemi, non lo commento nemmeno, è una dietrologia che la mia mente naif non riesce proprio a concepire. Su La Congiura: la rileggerò. Nella prima scena Tex fa una brutta figura, ma non per il dollaro e nemmeno per l'inseguimento, bensì per essere stato colpito alle spalle e per non cercare poi di capire cosa è accaduto. Sequenza francamente fastidiosa. Poi però la storia ingrana che è una bellezza, e se togliamo la scena iniziale, peraltro ininfluente ai fini della storia, abbiamo un'avventura che ricordo narrata con una penna tra le più felici, briosa, divertente, adrenalinica, avvincente. Ora, basta una scena per inficiare quanto di buono tanti trovano in questa storia? Nizzi è stato trent'anni di Tex, a fortune alterne. Un autore che ha fatto molto bene all'inizio per poi calare e andare sempre peggio. Ma qui c'è invece una sistematica, costante, pervicace, ostinata, continua attività di distruzione della sua opera di sceneggiatore e di quella dell'editore dell'epoca Trent'anni di Tex mandati al macero, nei quali non si trova nulla da salvare. Nei quali ogni singola storia ha una falla, è irrispettosa del personaggio, è una ciofeca. Io non me la sento di affossare la storia del mio personaggio fumettistico preferito in questo modo. Non ci sto a fermarmi alla metà degli anni ottanta bonelliani per poi riconoscere validità alla sola esperienza boselliana, perché la ritengo una narrazione non equa né equanime. Tex, nel bene e nel male, è stato anche Nizzi, le sue tante belle e brutte storie. Certo, capisco quanti, come Diablero, storcano il naso di fronte a un personaggio che non riconoscono più: questa cesura io non l'ho vissuta, essendo nato col Tex di Nizzi. L' imprinting di cui si parlava anni fa fatalmente incide sulla percezione di ciascuno di noi. Ma dire che tutto è sbagliato, e soprattutto pretendere che tutti debbano pensarla in questo modo, con la duplice alternativa che altrimenti sono dei fessi (Diablero lo dice chiaramente) o dei nizziani (cosa vorrà dire questo termine, poi... Io sono nizziano come boselliano come glbonelliano, e anzi detesto il modo in cui Nizzi si è comportato con boselli e immagino cosa avrà potuto fare, con quel suo caratteraccio, per litigare irrimediabilmente anche con l'editore che lo aveva reso quello che era), beh, questo non è un bel modo di discorrere. Dura da anni sto trend, ma nulla cambia mai...
  17. Leo

    [774/775/776] Rick Master, Detective

    La copertina è davvero bella !
  18. Leo

    [Maxi Tex N. 36] Occhi nel Buio

    Chi è il soggettista? Non lo avevo mai sentito
  19. Leo

    Addio a Gianfranco Manfredi

    Shangay Devil è la continuazione di Volto Nascosto? Di Magico Vento ho letto anni fa i primi 25 numeri, ma non mi convinceva l'antagonista ricorrente. Mi pare che non trovassi credibili le sue motivazioni. E poi c'era l'elemento fantastico che all'epoca mi frenava (ora, paradossalmente ora che sono più anziano, non più)
  20. Leo

    Addio a Gianfranco Manfredi

    Mi unisco al cordoglio dei vari pards che mi hanno preceduto per la scomparsa di Gianfranco Manfredi. Non ero un suo lettore. Ho cominciato e non finito Adam Wild, non ho mai cominciato Volto Nascosto e Shangay Devil, Magico Vento mi respingeva per i suoi tratti fantastici. Su Facebook ricevetti una non simpatica risposta da lui a un mio commento sulla Baraldini, alcuni suoi Tex li reputo particolarmente infelici, non solo per la cifra ideologica sempre presente ma anche per il modo eretico con cui il personaggio talvolta veniva trattato. Era tuttavia, per quello che traspariva da Facebook, un uomo appassionato e arguto, oltre ad essere un artista i cui campi di interesse svariavano dalla storia alla letteratura, dalla musica al fumetto. Soprattutto, il tanto affetto che vedo qui e altrove mi fa percepire l'importanza della sua figura e il grande peso che rappresenta la sua perdita. Era relativamente giovane, non aveva smesso di scrivere, di appassionarsi, di voler comunicare e trasmettere. Penso di avere un "debito" nei suoi confronti, in termini di letture mai fatte e di personaggi ignorati a torto, come tanti di voi mi hanno fatto capire. Quando l'ho apprezzato, l'ho fatto davvero, con intensità. Verso l'Oregon e I due fuggitivi sono tra le storie più belle che mi sia capitato di leggere, due sceneggiature preziose, poetiche e forti al contempo. Due tra i Tex più belli di sempre. Eccellente anche il suo cartonato alla francese, Sfida nel Montana, e alcune sue sceneggiature per la regolare, come La grande sete e la storia sulla vecchia strega messicana. Sono sufficienti questi pochi racconti per svelare la tempra del suo essere autore, sceneggiatore, artista. Del suo essere un appassionato e vigoroso intellettuale, di cui sentiremo la mancanza. Io colmerò alcune mie lacune, facendone rivivere la voce tramite la mia lettura. Perché se c'è una consolazione davanti a questi lutti, sta nel fatto che la voce di colui che non c'è più non finisce di parlare, di trasmettere, di donare. Non lo farà finché ci sarà qualcuno che leggerà quanto da lui scritto. E io auguro agli scritti di Manfredi, siano essi libri o fumetti o canzoni, di durare, di restare attuali, di essere apprezzati nel tempo. Gli auguro di parlare ancora, e ancora a lungo.
  21. Grazie Otami, mi fa davvero piacere il tuo apprezzamento
  22. Leo

    [770/771] Il soldato fuggiasco

    Poiché da Nizzi ormai non mi aspetto più nulla, le mie basse aspettative mi hanno fatto apprezzare questo suo congedo dalla regolare (se così sarà), anche se indubbiamente ad incrementare la mia soglia di gradimento hanno contribuito dei disegni che mi sono piaciuti tantissimo, richiamando questi l'ariosita' e il dinamismo del primo e secondo Ticci. Buoni dialoghi, scoppiettanti battute, sceneggiatura tutto sommato incalzante, anche se un po' diluita soprattutto nel secondo albo, hanno adempiuto al minimo sindacale che si chiede ad un albo di Tex: intrattenere senza annoiare. Lo so che non è questo che si dovrebbe chiedere a un fumetto: la lettura di un albo dovrebbe appagarci, farci sentire soddisfatti, oppure esaltarci, emozionarci. Ma dopo mesi in cui Tex è stato calato in vicende poco western e con dialoghi poco brillanti, questo ritorno a atmosfere d'antan e alle punzecchiature tra i due pards in cui Nizzi è un maestro mi ha dato un po' di ossigeno, e mi ci sono pure divertito. Poi, certo, Carson che arriva al forte giusto in tempo per finalizzare la recita texiana davanti al comandante o Nahomi che attende Stanley fuori dal forte per illuminazione divina fanno sorridere, tanto è evidente il totale disimpegno con cui queste scelte narrative sono state fatte. Ma tant'è, questo ha passato il convento: ci ho passato una buona ventina di minuti (troppo pochi, lo so)? Me li faccio andar bene, anche e soprattutto grazie a Bruzzo. Ho ritrovato, qua e là, scampoli del Nizzi che ho amato negli anni ottanta, di quell'autore che mi fece avvicinare alla testata da bambino, con quelle sue battute e quei suoi momenti coloriti tra i due pards. L'avessi letta negli anni duemila, avrei chiuso l'albo infastidito, come mi succedeva quando leggevo il nome di Nizzi dopo un capolavoro boselliano. Oggi, dopo le tante prove non di mio gusto per temi e ambientazione, assaporo le vignette e i dialoghi come rigustando un sapore antico, una madeleine texiana. E scusate se è poco.
  23. Leo

    [282/283] Un Mondo Perduto

    Ho ripreso questa storia per poter leggere, con qualche mese di ritardo, quella del Bos. Come già molti di voi hanno detto, è una storia debole nella trama e per nulla adatta ai disegni classicamente western di Nicolò. Un'avventura stanca, che riflette plasticamente le ormai scarse energie dei due autori. Come dice Diablero, siamo ormai alla fine di un'epoca, la casa editrice invecchia, segno di successo comunque, e gli autori storici si fanno da parte, lasciano il testimone alle nuove leve. Il fatto che il loro congedo, come anche quello di Galep con la copertina del n.400 qualche anno dopo, si esprima con storie sfibrate deve forse solo renderci un po' più cari questi signori, questi narratori per immagini che hanno arricchito le nostre vite.
  24. Leo

    [Tex Willer N. 74/76] La guerra dei Piutes

    Scusami. Ma mandamelo lo stesso, saprò apprezzarlo
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