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Leo

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Messaggi pubblicato da Leo

  1. Volevo riportare anche il commento di mio padre, buon lettore di Tex negli anni '70 che ha recuperato 30 anni di mancate letture nel giro dell'ultimo anno e mezzo. In sostanza, è talmente entusiasta che gli è parso di vedere un film (e questo per lui è il più grande dei complimenti). Straordinaria nei dialoghi e nelle situazioni che si vengono a creare, ti tiene incollato alla sedia fino alla fine. Menzione particolare per l'ottima performance di Carson (il suo prediletto) e per i disegni, di fronte ai quali è rimasto semplicemente estasiato. Ri-chapeau.

  2. Per ora, storia molto molto molto felice.

    SPOILER

    L'avvio, con l'impiccagione di un uomo davanti a moglie e figlio è un pugno nello stomaco. Scena molto cruda che fa sorgere un subitaneo odio nei confronti dei Damon e che caratterizza immediatamente la storia per la presenza di cattivi una volta tanto soltanto cattivi, bastardi senza se e senza ma. Anche se è solo una vignetta, mi è piaciuta molto la frase che il padre rivolge al figlio un attimo prima di soffocare.

    Classica ma pur sempre bella la figura di Banyon, giornalista senza paura che paga il proprio coraggio con la morte, e che risulta essere il vero motore della storia, provocando di fatto l'intervento dei pards.

    La parte "girata" a Tombstone è un vero spettacolo, dal pestaggio dello sceriffo (dove anche Carson finalmente si mette in mostra per i suoi ben accetti interventi) alla tensione montante per il duello impari (molto bello tutto lo scambio di battute di questa scena) fino all'intervento del vecchio Damon, che risolve la complicata situazione. Apprezzabilissime e molto "texiane" la spavalderia e le battute umoristiche di Tex disseminate praticamente in tutta la sequenza.

    Finalmente arriva il nipote di Banyon, e la sorpresa dei pards e di tutto il paese è anche la sorpresa di noi lettori. Una finezza, a mio parere, il dialogo in cui la donna sembra la leader del gruppo che detta la linea con Tex che abbozza e promette.

    Storia finora ottima (il meglio di Tex per il 2013, a mio parere) corredata da disegni davvero belli. E' vero, come dice La Tigre Nera, che Acciarino ricorda molto Sejias, ma questa per me è una nota di merito.

    Chapeau.

  3. Devo essere sincero: detesto l'accanimento preconcetto nei confronti di Nizzi, ma qui non l'ho visto. E' una recensione negativa, ma mi pare abbastanza ben argomentata e da parte mia piuttosto condivisibile: non mi sembra lo sparare a zero, a volte violento e volgare, della Feltrin.
    Anche a me è parso che l'autore sia rimasto un po' impantanato in topoi già visti e stravisti, senza quell'inventiva, quella brillantezza del grande Nizzi che fu.
    Giudizio molto diverso invece su Filippucci, che IMHO ha reso in modo magnifico le ambientazioni e in modo personale ma convincente i due pard.

    P. S. Gino D'Antonio si chiamava davvero Sergio o Loi lo ha ribattezzato così sua sponte?  :indianovestito:

    Non seguo solitamente Ubc, ho letto pochissimo di Loi e Feltrin, e quindi ho potuto leggere quest'ultima recensione con occhi da profano. Dopo averla letta, dico che mi trovo sostanzialmente d'accordo con Don Fabio. Argomenta tutte le debolezze della storia, che sono poi quelle che io (e tanti altri, anche in questo stesso topic) hanno riscontrato. E' una recensione che, capitolo disegni a parte, mi sento anch'io di condividere. Se per me la storia è brutta, nel forum ne parlo negativamente. Se per Loi la storia è brutta, la recensisce negativamente su Ubc. Perchè parlare di accanimento? Non conosco il passato di Loi, e non voglio n° posso entrare nel merito di quanto afferma Paco nell'ultimo post, ma se dovessi fondarmi solo su questa recensione, allora potrei dire che io accanimento non ne vedo.
  4. Da LETTORE, però, io avevo subito subodorato che qualcosa non andava. Che dire? Non ci vedevo l'ANIMA. Le storie però erano belle. Ma ce ne sono molte di più che DA LETTORE non apprezzo. E anche da autore e da curatore di Tex, ma più di rado (eccetto per gli ultimi anni, un disastro vero). Sono punti di vista differenti, come è ovvio.

    Il mio primo Tex è stato quello di Nizzi, a cui non posso non guardare con stima e soprattutto con "affetto" (passami il termine) per le emozioni vere che ha saputo regalarmi. Tu lo definisci "freddo" ed è sicuramente un termine che gli si può attagliare, soprattutto se comparato con le tue trame ed in particolare con i tuoi personaggi. Ma le storie (alcune, molte) erano talmente belle che neanche ti accorgevi della loro "freddezza". D'altronde, anche GLB spesso era freddo e ci sei voluto tu, IMHO, per avere una vera pietra di paragone.

    Non ho mai detto queste cose PRIMA e non ho mai criticato un collega PRIMA (a differenza di lui). Ma il buon Claudio non è più un collega, ora-

    Sulle critiche, ci stanno e d'altronde lo stesso Claudio non è stato sempre gradevole nei tuoi confronti in passato. L'ho scritto anche nel topic sul libro di Guarino, ma qui mi fermo visto che l'autore di Fiumalbo non può replicare.

    Se però avessi ora nella serie il Nizzi degli anni Ottanta e Novanta, è chiaro che sarei felice di averlo!

    Felice di sentirtelo dire :indianovestito:
  5. PS Sto leggendo un magnifico romanzo western di Louis L'Amour... Credo che non ti piacerebbe neppure quello... :trapper:

    In un'intervista hai detto che L'Amour ti aveva entusiasmato da ragazzo ma in seguito, rileggendolo in età più matura, ti aveva lasciato freddo. Sono contento che lo stai riapprezzando. Conto di cominciare a leggerlo a breve.

    Quando ho letto le storie di Nizzi, negli anni Settanta, personalmente sono INORRIDITO, tanto le trovavo DIVERSE come il giorno e la notte da quelle di GL Bonelli. E LUI la pensava come ME.

    Inorridito è una parola un po' forte... spero sia riferita solo alla "diversit?" delle storie rispetto a quelle di GLB , e non anche alla loro bontà. In fondo, Fuga da Anderville è una delle prime storie di Nizzi (sarà la sesta o la settima), e non credo che n° tu (per tua stessa ammissione) n° GLB siate inorriditi di fronte a quel puro capolavoro texiano :indianovestito:
  6. Ottima storia e davvero ispirata come avete già detto in molti. Numerose le scene e i personaggi di nota come quelli sottolineati da Leo. La freschezza di questo Texone diventa ancora più evidente se ripenso a "L'oro dei monti San Juan" in cui Nizzi utilizza anche l' le sue tematiche e modi di scrivere più comuni ma senza l'ispirazione di un tempo. Ho come l'impressione che quella storia recente sia la versione spenta e senz'anima di questo brillante Texone. Mi piace pensare a questa storia come il Tex secondo Nizzi per definizione : contiene anche alcune delle sue caratteristiche che fanno storcere il naso ad alcuni (origliatori, i pards salvati in extremis e non proprio infallibili) ma che in questo caso contano poco, tanto è bella la storia. Niente da dire su La Fuente, forse la mia prova preferita di quelle che ha fatto su Tex ( o almeno tra quelle che ho visto).

    Plaudo al tuo intervento, John, concordo in tutto."Ho come l'impressione che quella storia recente sia la versione spenta e senz'anima di questo brillante Texone."E la mia stessa sensazione, e infatti l'ho scritto anche sul topic della storia di questo mese."Mi piace pensare a questa storia come il Tex secondo Nizzi per definizione : contiene anche alcune delle sue caratteristiche che fanno storcere il naso ad alcuni (origliatori, i pards salvati in extremis e non proprio infallibili) ma che in questo caso contano poco, tanto è bella la storia."Straquoto anche questa frase: questo è il mio Nizzi, e per lui non potr? che esserci eterna gratitudine. Concordo anche sui disegni di De La Fuente: in questa storia sono gioia per gli occhi.
  7. Non ce lo vedo come il protagonista della 224 pagine

    Ohib?, lo spero bene! :blink:


    Se salta fuori che Roberts o chiunque altro è il protagonista di 224 pagine di uno dei migliori Tex degli ultimi tempi, prendo il pc e lo capovolgo perchè il mio 10 diventi 0! :colt:

    E come salterebbe fuori? Perchè lo dice qualche sventato? Non sai decidere da sola, Cheyenne?

    Semmai rovescia il tuo PC in testa a chi dice una sciocchezza del genere!

    Mah!

    Ma infatti nessuno ha detto che Roberts fosse il protagonista di questa storia.


    Io ho solo trovato singolare che Ymalpas non avesse citato Roberts tra i personaggi importanti della storia: io al contrario credo che sia tra i più importanti, ma questo non vuol dire (chi lo ha mai detto?) che sia il protagonista.

  8. Ym, mi pare che ne hai dimenticato uno un tantino importante: Roberts...

    Escluso Starbuck, Roberts vale meno degli altri citati. Che ha fatto nella storia a parte l'essere la serpe di turno? Non ce lo vedo come il protagonista della 224 pagine, ma forse le nostre sono due letture diverse. Sarei curioso, a questo punto, di sentire il parere di Boselli in persona, anche a rischio di essere smentito. :trapper:
    Sono curioso di sentire anch'io il parere di Boselli, a questo punto...


    Mauro, a te la parola...

  9. Stavo riflettendo su quale personaggio dovr? scegliere per questo texone per l'annuale sondaggio sul "migliore personaggio dell'anno".

    Ce ne sono tanti ma nessuno prevale sull'altro. Mi verrebbe da scegliere uno dei quattro pards, cosa vietata dal regolamento.

    I più in vista, come peso, sono i Wilkins, Redmond, Lockhead, Starbuck, il capo Corvo Rosso.. insomma su quale puntare ?

    Alla fine, leggendo con più attenzione, degno di maggiore attenzione mi sembra Alce Grigio.

    Perchè ?


    Immagine postata


    All'inizio sputa sdegnoso sui wasichu, cerca di accoppare la signora Wilkins, ma si dimostra uno dei più coraggiosi e intraprendenti piutes giungendo ad un passo dal cerchio delle donne...

    Sembra insomma aver fatto il grande salto da una civilt? all'altra, intendiamoci, l'ha fatto indubbiamente come dimostra anche la sequenza finale, ma è anche il ragazzo psicologicamente distrutto dal rapimento patito, che ha scelto di diventare un guerriero perchè troppo vigliacco per affrontare la fuga come invece fece il vero Tommy Wilkins ( c'è una splendida vignetta di Venturi in cui abbassa gli occhi, probabilmente suggerita da Boselli ).

    Tuttavia il contatto con i bianchi, poco alla volta, ma anche rapidamente, sembra ridestare in lui segni sempre più crescenti di civilt?: lo dimostra il fatto che rifiuta di mentire alla donna, che rifiuta di accopparla, non solo, ritorna all'accampamento per salvarle la vita, contribuisce perentoriamente alla decisione finale dell'amico Vento Veloce sulla collina, quando i giochi sono ancora tutti aperti, capo che alla fine infatti non attacca più la carovana... ma Alce Grigio, di cui non conosceremo mai il nome, è uno dei tanti bianchi rapiti che sceglie, alla fine, di restare col suo popolo, perchè un ritorno alla civilt? non è più possibile per lui. Il dramma psicologico più grande, alla fine è il suo. Ho visto giusto?

    Quel che è certo è che a dicembre avrà il mio bel daffare per scegliere il personaggio giusto.

    Ym, mi pare che ne hai dimenticato uno un tantino importante: Roberts...

  10. Resta per me , comunque, una scelta singolare da parte dei due autori di puntare in contemporanea sullo stesso filone a quarant'anni di distanza dal capolavoro bonelliano "Terra promessa".

    C'è da dire che:


    A) la storia di Manfredi è stata concepita e scritta nel 2006 e quella di Boselli è stata pensata nel 2009 e scritta materialmente nell'qrco degli ultimi tre anni, quidni non c'è proprio esatta contemporaneit?.

    B) C'è stata una congiuntura "sfavorevole", colpa di una cattiva programmazione, che ha fatto sè che per quest'anno ci fosse solo un Texone pronto (e p?r alcuni mesi si è temuto che non ci fosse nemmeno quello :malediz...).

    Sono comunque due storie talmente diverse da non prestarsi a paragoni. E' vero, in entrambe c'è una carovana in viaggio sulla Oregon Trail, ma i punti di contatto cessano qui. Ne I Pionieri i comprimari sono caratterizzati soprattutto per le loro azioni (Roberts fa e non pensa, o perlomeno noi conosciamo poco i suoi pensieri), le splendide eroine della storia di Manfredi ci sono invece presentate più nella loro intimit?, nei loro sogni e nelle loro aspirazioni.


    I Pionieri è una classica storia d'avventura, ben orchestrata e avvincente; Verso l'Oregon è una storia poetica e amara di anime forti e fragili e di sogni infranti.

  11. Leo Consentimi di dissentire in maniera forte, Gianbart.
    Se la storia è di ottimo livello, come dici tu, è per i Wilkins, Alce Grigio e Roberts.
    Una storia la fanno i personaggi, gli attori che vi si muovono dentro.
    Sarebbe assurdo (non mi piace il termine, ma replico quello che proponi tu) non disquisire di quelli che sono i punti forti (o deboli, a seconda dei punti vista) della storia. Di che dobbiamo parlare senn°??

    E' permettimi a mia volta di dissentire, i comprimari stavolta non coprono Tex e i pards, la storia stavolta funzionerebbe benissimo anche senza la storia di Alce grigio e i Wilkins, e quella di Roberts, perchè Borden ha saputo giostrare in modo magistrale il quartetto dando ampio respiro a tutta la trama, infatti attualmente si sta disquisendo se Alce grigio è o non è il figlio dei Wilkins, pensa come sono importanti i personaggi in questa storia.

    Stavolta i quattro pards hanno in mano la storia da cima a fondo e ne risulta una lettura molto godibile a tutti gli effetti, l'unico appunto che mi viene in mente da dire a Borden ?: come mai non ha studiato un sistema per far uscire Aquila della notte davanti ai Piutes è Ma lo ritengo superfluo quasi !
    P. S. di indiani bianchi ne abbiamo avuti a decine anche in Tex, non c'è bisogno di scomodare ogni volta la cinematografia !

    Sono d'accordo su Alce Grigio e Wilkins: impreziosiscono la storia, ma potrebbero non esserci e gli aspetti essenziali della trama non muterebbero.


    Su Roberts dissento ancora: la chiave di volta della storia è lui. E' per lui che si muovono gli indiani (lui in quanto rapinatore misterioso), è lui che cercano di individuare Tex e soci (tra i tanti componenti della carovana), è sul suo sorriso, sul suo essere in gamba e sulla sua simpatia che Boselli spesso si sofferma (rendendocelo immediatamente sospetto, proprio per questi suoi tratti troppo positivi), è lui che abbandona la carovana confermando i sospetti e rivelandosi un bastardo, ed è sempre lui che mette fuori combattimento i piutes (non dimentichiamo infatti che il fallimento di Lockart e la fine delle fortune di Corvo Rosso nascono proprio dal tradimento di Roberts).

    E' vero però, come dici tu, che n° Roberts n° nessun altro coprono Tex e i pards, e che la storia gira bene. Possiamo esserne contenti.

  12. finale molto sui generis, in cui i pellerossa rinunciano all'assalto finale in maniera alquanto teatrale, ridondante e melodrammatica, dopo aver inseguito Tex in formazione completa, e ventre a terra, per poi porgere il ramoscello d'ulivo......

    Sull'inseguimento ventre a terra posso essere d'accordo con te. I piutes avrebbero potuto pur sciorinare una bella bandiera bianca per convincere Tex e pards di non avere più intenzioni bellicose...



    ed anche la doppia, contemporanea infatuazione dei fuorilegge per due donne della carovana è stata resa, parimenti, in maniera sin troppo "semplice"...... contribuendo a scene finali sin troppo mielose..... poteva bastare, messo in bocca ai rapinatori, un più secco e virile "non siamo stinchi di santo, ma non possiamo abbassarci al livello di rinnegati assassini!".......

    Non sono a casa, quindi non posso controllare. Secondo me però Roberts non decide di fare marcia indietro per una sua infatuazione. Quando il suo socio più giovane esprime il suo disappunto per quello che stavano per fare (abbandonare la carovana al suo destino) Roberts risponde che non piace neanche a lui, ma che è l'unica cosa sensata da fare. Io credo che in quel preciso momento Roberts avesse realmente deciso di abbandonare la carovana e di approfittare di Lockart (questo ce lo può confermare solo Borden). Se così non fosse, perchè nascondere i suoi progetti anche ai suoi sociò Io credo che in quel momento lui NON avesse progetti, e avesse realmente deciso di mandare la carovana al diavolo. Credo che la decisione sia maturata dopo, durante la cavalcata verso il campo piute. E se anche l'autore non ne ha palesato la conversione con pensieri o altre esternazioni di Roberts, il suo stesso gesto finale (oltre a sorprendere) testimonia che la conversione è intimamente avvenuta e che questo ladro (ladro, attenzione, non assassino) non se l'? sentita di abbandonare i suoi compagni di viaggio. A prescindere dalla bella mamma di cui poteva anche essersi infatuato.


    potrei fare copia e incolla con quanto scritto per l'ultimo Almanacco, o per "Caccia infernale": un'ottima storia, ma con troppa voglia di sorprendere il lettore con continui colpi di scena....... queste cose mi piacciono se sono preparate almeno un minimo, il venire a conoscere le parentele segrete di un Revekti nelle ultime 15 pagine di un albo, o immaginare da mezze frasi lasciate a m? di indizi il background psicologico di tutta la banda Johnson, a me fa esattamente l'effetto opposto che a Leo.

    Ne I Pionieri secondo me la sequenza non è forzata, e neanche nelle due storie che qui citi. In fin dei conti, se vuole sorprendere, l'autore può seminare elementi sparsi qua e l', ma non può essere troppo esplicito, altrimenti non ci sarebbe il coup de theatre. Questo è un espediente narrativo abbastanza classico, che Boselli si limita ad utilizzare (bene).
  13. Oggi ho riletto questa più che pregevole storia di un Nizzi che staremmo ancora a rimpiangere se avesse sempre scritto così. Mi spiace che l'autore non possa rispondere a una domanda, ma la faccio lo stesso caso mai qualcuno lo sappia: chiamando Carleton il capitano traditore, Nizzi si è forse ispirato (non direttamente, perchè non avrebbe avuto cronologicamente senso) al generale Carleton che condusse una campagna inflessibile contro i navajosèO il nome è stato scelto casualmente?

    Non so rispondere alla tua domanda, Cheyenne, ma ti quoto perchè (come si capir? dal mio commento entusiastico di poco meno di un anno fa) anche per me questo è un Nizzi da rimpiangere e perchè anch'io, come te, ho sentito il bisogno di rileggere questa storia proprio pochi giorni fa. Devo confessare peraltro di avercela sempre sotto gli occhi, perchè rappresenta uno di quelle storie per me indelebili che devo avere anche fisicamente vicino. Per me è un capolavoro assoluto.
  14. Dare importanza ai Wilkins, ad Alce grigio, a Roberts o a chi altro in questa storia diventa assurdo perchè finalmente abbiamo una trama che nella sua coralità assume una posizione molto superiore a tutta la produzione degli ultimi tempi.
    Magari ad avere sempre storie di questo livello, i particolari della psicologia dei personaggi o del peso di alcuni all'interno della trama ci sono ma diventano discorsi stucchevoli a fronte della scorrevolezza e del godimento della storia; certo Borden lascia sempre il suo segno ma come l'ho criticato in passato devo stavolta riconoscere la zampata del leone assegnata nel modo giusto, con i suoi pregi e i suoi difetti ha scritto un'altra pagina di ottima storia texiana, evitando i soliti fronzoli e collimando il tutto con un finale alla sua maniera ma stavolta accettabile. ::evvai::
    P. S. molte altre volte una tribù, che ha subito una decisiva batosta, lascia il campo di battaglia davanti ai 4 pards e i loro alleati (magari sarebbe stato il caso di far sapere ai Piutes che avevano davanti Aquila della notte, Piccolo falco, Capelli d'argento e Tiger Jack ). :shock:

    Consentimi di dissentire in maniera forte, Gianbart.


    Se la storia è di ottimo livello, come dici tu, ? per i Wilkins, Alce Grigio e Roberts.

    Una storia la fanno i personaggi, gli attori che vi si muovono dentro.

    Sarebbe assurdo (non mi piace il termine, ma replico quello che proponi tu) non disquisire di quelli che sono i punti forti (o deboli, a seconda dei punti vista) della storia. Di che dobbiamo parlare senn°? :malediz...

  15. S
    P
    O
    I
    L
    E
    R

    Quello che dici, Leo, giustificherebbe la diffidenza e la freddezza di Pa' Wilkins, ma l'intensit? del legame empatico creatosi tra Alce Grigio e Ma' Wilkins parrebbe suggerire altro...... in ogni caso, ripeto, il lasso temporale dai 13 ai 18 anni è troppo breve per poter lasciare dubbi in un genitore..... a meno che si possa pensare che Ma' Wilkins avesse perso la testa, quasi impazzita dalla circostanza di aver potenzialmente ritrovato il figlio..... ma sembrava assolutamente ed ancora lucida, per come rappresentataci.

    Non hai torto, Tazhay, ma comunque a me il tutto sembra credibile, e spiego il perchè.




    Ma' Wilkins è una donna lucida, ma provata. Provata dall'angoscia di aver perduto un figlio, rosa dalla speranza mai persa e sempre frustrata di poterlo ritrovare. E' una donna che da cinque anni a questa parte vive con un solo, ossessionante, obiettivo. La sua lucidit? può ben essere messa a dura prova di fronte a un ragazzo bianco che vive con i piutes. Sotto quei colori, qualla bardatura da guerriero che rende comunque il ragazzo poco riconoscibile, lei vede (e lo vede perchè vuole intensamente vederlo) quel figlio perduto, crede (perchè vuole crederlo) che la sua ricerca abbia avuto finalmente un esito e che la speranza non sia stata vana. Ma' Wilkins cede al desiderio e perde la lucidit?. Pa' Wilkins è invece più combattuto, più razionale, e per questo è freddo. Cinque anni sono pochi, ma dai tredici ai diciotto anni una persona cambia, e gli occhi stravolti e poco lucidi di una madre possono ben rivedere, in nome di un desiderio troppo a lungo insoddisfatto, care sembianze anche laddove queste non ci sono.


    Il tuo punto di vista è condivisibile, ma per me la scena, per quanto detto sopra, resta credibile.

  16. SPOILER

    il figlio dei Wilkins aveva 13 anni al momento del rapimento, quasi un uomo, nel selvaggio West...... non è credibile che in soli 5 anni, e soprattutto partendo da un'età più che matura, riesca a sviluppare una simbiosi con gli indiani come fosse stato da loro allevato...... anche perchè, presumibilmente, ragazzi così giovani venivano rapiti dai pellerossa per farne schiavi o peggio, non certo per acquisire un nuovo guerriero alla tribù......

    Questo aspetto crucciava anche me, ma alla fine si rivela che Alce Grigio non è il figlio di Ma' Wilkins, e tutto ridiventa credibile. A meno che non mi sfugga qualcosa...

    Inoltre, la presenza dell'indiano bianco diventa funzionale ad uno dei più stucchevoli e poco credibili finali che io ricordi....... anzich? essere assatanati di sangue e gonfi di desiderio di vendetta, gli indiani cavalcano all'inseguimento di Tex e dei suoi per poi arrivare nei pressi della carovana e fare retromarcia per ben poco credibili segni del destino, ripromettendosi addirittura di non assaltare più pionieri anche per il futuro.... mah..... La vicenda dei Wilkins, insomma, mi è sembrata un'aggiunta posticcia e superflua che, come al solito, per voler mettere troppa carne al fuoco, ha rischiato di bruciare una altrimenti succulenta pietanza.

    La morte di Corvo Rosso è decisiva. C'è una frase, dello stesso Corvo Rosso, che rivela la mentalit? degli indiani: "forse tu non sei gradito al grande spirito, Lockart"... Parimenti il fratello di Corvo Rosso ha letto nella morte del fratello il biasimo da parte del grande spirito per le azioni che i piutes intraprendevano a danno di inermi pionieri.
  17. La cifra di Boselli che apprezzo maggiormente è la coralità delle storie. I suoi comprimari dal destino ignoto mi coinvolgono e tengono desta la curiosità e l' interesse per la vicenda fino all'ultima pagina. Non c'è nulla di peggio, a mio parere, di una storia scontata, e Boselli, con il suo coro di personaggi di varia umanit? e spessore, corre ben poco il rischio di cadere nel banale. In questa vicenda il nostro Borden probabilmente supera sè stesso, mettendo in scena un balletto frenetico quanto avvincente di personaggi e destini realmente imprevedibili.

    Puntando su questa ben architettata imprevedibilit?, Boselli prende in giro il lettore, gli svela qualcosa ma poi torna sui suoi passi, gli fa credere di aver connotato in maniera definitiva un personaggio e poi mescola di nuovo le carte in tavola, in un vortice di coups de theatre che disorientano piacevolmente il lettore. Massimo protagonista di questi andirivieni è naturalmente Roberts. Pensavo al solito buono che diventa cattivo, e quando si è svelato che Robertson era realmente uno dei tre rapinatori non ho potuto fare a meno di storcere il naso. Ma l' Boselli sta giocando con il lettore, lo sta prendendo in giro, e quando lo ha convinto dell'ennesimo e abbastanza scontato voltafaccia ecco che spariglia nuovamente tutto e fa tornare il cattivo buono, novello e a questo punto inaspettato Glenn Corbett. Altro protagonista è ovviamente Alce Grigio. Anch'io sulle prime ho creduto a un infortunio di Boselli, che non aveva evidentemente resistito alla tentazione di far ritrovare il figlio all'intensa figura di Ma' Wilkins. Ed invece anche qui non è come sembra, ed il colpo di scena scontato diventa improvvisamente un vero colpo di scena, con Alce Grigio che, pur fermandosi a soccorrere la povera donna, non ne è in realtà il figlio. Ma la carne al fuoco è tanta: Randy Lockart non convince fino alla fine, ma non avevo davvero alcuna idea su chi potesse essere, e altrettanto degna di interesse è la figura del dottore. E' facile prenderlo in simpatia, ma è realmente ciò che sembra?Sono queste domande che mi piace pormi quando leggo Tex, questi personaggi che mi piace incontrare, questa tensione e coralità che mi piace vivere. L'unico appunto che mi sento di dover fare a questa storia è che c'è troppa azione. Non prendetemi per matto, è chiaro che in una storia western l'azione è un ingrediente fondamentale e imprescindibile. Ma nei grandi capolavori di Boselli questo elemento, pur presente in maniera massiccia, si intervalla maggiormente a scene più drammatiche ed emotivamente intense. Queste ultime qui naturalmente non mancano, ma trovo comunque troppe le vignette con i Bang bang. Quest'ultimo mio appunto comunque nulla toglie ad una storia che definire appassionante e avvincente è dir poco.
  18. Non dico di non volere azione (ci mancherebbe), ma questa deve essere intervallata a grandi dialoghi, situazioni emotive intense, personaggi accattivanti. Cosè come in questa storia, l'azione diventa sterile...

    Questi che hai elencato non sono gli ingredienti tipici di un albo di Tex.
    Non le ripeter? perchè senn° rischierei di essere lapidato :D, ma tutte le storie di Tex che mi sono piaciute sono dotate di questi elementi. Una l'ho citata nel mio commento a questo topic, Fiamme sull'Arizona (non a caso, perchè la storia di questo mese la ricorda non poco nella trama):- grandi dialoghi (tutto il monologo del capo apache del campo attaccato all'inizio della storia, o i duetti strepitosi tra Tex e il Generale Crook)- personaggi accattivanti (lo stesso Crook, Delgado, il vicegovernatore Emerson, naturalmente il vecchio Leone Cochise, e lo sciamano che vive sulla mesa, di cui ora non ricordo il nome, che fa una comparsata breve ma bellissima) - situazioni emotive intense (Tex e Delgado circondati dalle Giacche Azzurre con Tex che sente di aver tradito la fiducia del capo indiano, la rabbia e la frustrazione di Tex quando scoprono che Ojo Blanco è ancora in carcere, e altre ancora). Credo invece, Ymalpas, che queste caratteristiche siano tipiche degli albi di Tex, ed anzi sono quelle che ancora mi fanno leggere il fumetto. Abbiamo una visione diametralmente opposta delle caratteristiche del ns fumetto preferito :trapper:
  19. leggendo i post di molti di voi (Cheyenne, Ymalpas, Sam) ho sperato che Nizzi si riscattasse nel finale, e si rifacesse vivo con una delle sue storie, quelle che mi hanno fatto avvicinare a Tex e col tempo me l'hanno fatto amare, ed invece a mio parere ho ritrovato le superficialit? e il "tirar via" della sua ultima, infelice stagione.

    Il finale accelerato e confuso ?' stato, innegabilmente, un difetto del secondo albo. Ma dopotutto a cosa è dovuto tutto ciò se non alla dannata politica dei due albi, che ha solo rare eccezioni? Anche diverse storie di Borden, alcune anche pregevoli, sono state rovinate da un simile finale. Io non la trovo certo perfetta la storia, ma soprattutto per il suo inizio vi ho scorto veramente il Nizzi dei tempi buoni, non voglio dire i tempi d'oro, ma trovo comunque che un buon regalo di addio - se di addio sarà - ce l'abbia fatto.
    Non è per il finale troppo accelerato, Cheyenne, o almeno non lo è per me. E' la storia in sè che non mi ha trasmesso nulla. Hermann, Deecker, l'evanescente ring, nessuno resta impresso, sono tante marionette che recitano un copione poco ispirato. I finali di Borden, per quanto accelerati, mi hanno quasi sempre soddisfatto. Questo non mi ha appagato perchè è la storia, i suoi uomini, le sue situazioni, che non mi hanno coinvolto. Come più volte ho detto, una storia come questa, che privilegia l'azione e non introduce comprimari di spessore n° dialoghi che colpiscano, semplicemente mi annoia. Non dico di non volere azione (ci mancherebbe), ma questa deve essere intervallata a grandi dialoghi, situazioni emotive intense, personaggi accattivanti. Cosè come in questa storia, l'azione diventa sterile...
  20. Considero questa storia uno strascico dell'ultimo periodo Nizziano, non un addio per i suoi fan, ma uno dei suoi ultimi lavori eseguito nel periodo nero o grigio che dir si voglia, la storia sarebbe pure bella ma troppe omissioni, la trama è ridotta talmente all'osso che fila via senza punti fermi o picchi di interesse, sarebbe dovuta essere sviluppata in maniera più consona e carica dei giusti momenti di riflessione e di azione, così lascia un sapore amaro dopo aver avuto l'acquolina in bocca per un mese.

    Concordo con Gianbart. Mentre il primo albo mi aveva intrigato, in particolare per la vicinanza della trama con quella di Fiamme sull'Arizona, storia da me molto amata, questo secondo albo mi lascia l'amaro in bocca, proprio perchè "la trama è ridotta talmente all'osso che fila via senza punti fermi o picchi di interesse" e poi perchè non ritrovo in essa nessun personaggio davvero degno di nota.


    Per fare un parallelo con Fiamme sull'Arizona, l' lo stesso tipo di ring era capeggiato da uno con gli attributi come il vice governatore Emerson, un testa fina che mette nel sacco Tex in più circostanze, e che in fin dei conti è battuto solo dalla sfortuna. Qui il governatore del Colorado, o il banchiere Blackwood, sono solo copie sbiadite del loro ben più incisivo omologo della storia del 1992.

    Ma nessuno degli altri avversari in questa storia si mette realmente in evidenza, non il collerico e fanatico Hermann, non i suoi luogotenenti, non l'evanescente Deecker: insomma, c'è un profondo vuoto di antagonisti che priva la storia di qualsivoglia interesse e la fa incardinare sui binari dell'ovvio e del già visto.

    Gli stessi comprimari amici, quali Nigarath e i suoi guerrieri, sono comparse o poco più, fanno il loro interventino pulito e se ne ritornano in una meritatissima ombra, senza aver nulla da dire.

    Insomma, una storia come questa, fatta soprattutto di azione (praticamente tutto il secondo albo) e senza protagonisti degni di nota, non ha proprio le caratteristiche per appassionarmi e farmi divertire. Ecco perchè ribadisco di esser d'accordo con Gianbart: leggendo i post di molti di voi (Cheyenne, Ymalpas, Sam) ho sperato che Nizzi si riscattasse nel finale, e si rifacesse vivo con una delle sue storie, quelle che mi hanno fatto avvicinare a Tex e col tempo me l'hanno fatto amare, ed invece a mio parere ho ritrovato le superficialit? e il "tirar via" della sua ultima, infelice stagione.

  21. Dopo il Cacciatore di Fossili e L'Oro del Sud, ho deciso di rileggere l'intera opera di Segura su Tex, e sono passato a Lungo i sentieri del West.

    E' un Maxi veramente strano. La prima volta che l'ho letto ho pensato, come molti di voi, che fosse veramente un'accozzaglia di situazioni semi-slegate tra loro messe l' solo per rimpolpare la storia. Paco, nell'utilizzare più o meno le stesse parole, dice che l'autore spagnolo, quanto meno su Tex, è alla frutta.

    Jack65 dice invece che ad una prima lettura l'aveva trovato orribile, per poi parzialmente rivalutarlo in seguito

    Jack65 Prima lettura: orribile. Seconda lettura: non malaccio. Terza lettura: bello. Perchè tanta differenza?
    Nella prima e in parte nella seconda ero rimasto rigido nel pretendere una ?storia? con i consueti canoni narrativi, dove dalla situazione di partenza si genera l'obiettivo finale, la cattura dei banditi, e lo svolgimento sta nel conseguimento di quest?ultimo.
    Invece questa è proprio una storia sui generis, dove conta il viaggio, non la meta, che è del tutto trascurabile. E allora è giusto lasciarsi andare e cavalcare con Tex attraverso una serie infinita di topoi western a ritmo forsennato e cercare di godersela.

    Probabilmente è quello che è accaduto a me. Ad una seconda rilettura, infatti, probabilmente proprio perchè consapevole di non potermi aspettare una storia di Tex ma solo una storia perfettamente western con Tex, anch'io in definitiva sono riuscito a godermela e a cavalcare nel West, lungo i sentieri di questa avvincente enciclopedia di "topoi western".


    Jack65 la trasformazione in un battibaleno dei pacifici contadini in avidi cercatori d'oro è molto, troppo forzata. Leggo che sarebbe una citazione più o meno letteraria: non m?interessa, ci sta come il cavolo a merenda, alla luce soprattutto di quanto accade subito dopo, e bisogna parlare chiaro.
    Le trovo le 5 pagine più VERGOGNOSE mai apparse su Tex

    Pur rivalutando la storia, riuscendo a darne un bel giudizio positivo, Jack65 non transige su questo episodio, che ritiene addirittura vergognoso. Alla prima lettura, anche a me aveva molto infastidito. Trovavo quella scena artificiale, scritta solo per allungare il brodo e per mettere nuovamente in difficolt? Tex. Ciò che mi dava fastidio non era il pestaggio quanto la trasformazione di questi pacifici contadini in belve assetate di sangue. Una trasformazione palesata a mio parere in maniera molto infelice (quasi da cartone animato) dallo stesso mutamento delle espressioni facciali dei contadini, prima bonarie, poi quasi sadiche.


    AtTheRocks  E anche la scena finale in cui Tex viene aggredito a causa dell'oro non la trovo per niente vergognosa: penso che sia tremendamente verosimile, con delle persone che apparentemente erano brava gente trasformarsi in avidi accecati dal miraggio dell'oro e pronti a tutto per ottenerlo.

    Non saprei dire perchè, ma nella mia rilettura odierna la scena non mi è sembrata più così infelice. Contestualizziamola un momento: si tratta di contadini reduci da un viaggio tremendo, passati prima per l'inferno procuratogli dalle false guide che li privano degli averi racimolati in una vita, e poi dal terrore dell'assalto degli indiani. Gente frustrata, priva di prospettive, in viaggio verso il Nebraska ma fondamentalmente verso l'ignoto. Cavalcando lungo i sentieri del West hanno visto anch'essi le piste disseminate di croci a ricordo di quanti ci avevano provato prima di loro e non ce l'avevano fatta. Loro stessi avevano perso, qualche giorno prima, un compagno di viaggio. A un certo punto, cosa accade? L'ORO. Il miraggio di una vita nuova. Non più lotta per la sopravvivenza, ma opulenza. Non più un ignoto inferno, ma la promessa del paradiso. L'oro acceca. "Non lascer? che quel Tex mi tormenti la coscienza. Ho fatto la cosa giusta", pensa il capo dei contadini. La coscienza gli rimorde, ma lui la tacita convinto di avere fatto la cosa giusta. La cosa giusta consistente nel risolvere una volta per tutte i nodi della propria vita, grazie all'oro. Si tratta solo di qualche giorno, Tex non capirebbe. La cosa giusta. Non è poi così orribile, questa scena, Jack65.


    Ad una seconda rilettura, quindi, cosa mi resta di questa storia?

    Don Fabio Esqueda Continui incroci, intrecci, personaggi che nascono e subito scompaiono ( ma lasciano sempre qualcosa, e questo è il grandissimo pregio della sceneggiatura di Segura), Utes, carovane di speranzosi ( vittime che diventano carnefici - la scena mi ha ricordato il vecchio che si vendica di Alex in 'Arancia Meccanica' di Kubrick), sceriffi, Apaches filosofi ( il personaggio di Cane Custer è veramente bellissimo, straordinario ), vecchie sagge: c'è tutto.

    E' veramente un 'epopea, emozionante, con un Tex che è veramente protagonista, veramente Tex: non c'è un attimo di respiro, il che è strepitoso, in una storia di 324 pagine, senza le battute di Carson.

    Come ormai avrete capito, Ortiz mi piace moltissimo: qu? è il disegnatore perfetto per la storia, con quel tratto adattissimo al West classico.

    Quoto totalmente Don Fabio. I personaggi di Segura lasciano tutti qualcosa, sono veramente incisivi. Cane Custer è a mio parere un personaggio molto riuscito, ma qui vorrei citare il bandito che, moribondo, chiede una croce per sè "in onore di mia madre" e che lo seppelliscano senza "queste scarpe, che portano maledettamente sfortuna". E poi vorrei citare gli sparuti abitanti della città fantasma in cerca di un buon filone d'oro. Gente ormai resa folle dalla solitudine, dalla miseria, gente che in nome di un sogno folle si è trincerata in una situazione fuori da ogni contesto civile e che pure, nonostante tutto, riesce ad essere generosa con l'avventore di turno. "Curiosi gli abitanti di questa città fantasma. Tanto pazzi quanto generosi" pensa Tex. E autenticamente umani, aggiungo io.



    Paco Ordonez solo che io nei confronti di questo maxi sono molto più severo:penso che sia molto facile arrivare alle 300 e passa pagine con una accozzaglia di situazione slegate l'una dall'altra. Ma come dicevi l'importante è il modo in cui si racconta:ed è soprattutto in questo che si palesa il fallimento di questo maxi.

    Come si sarà capito, il mio giudizio su questa storia è assolutamente positivo. Alcune scene forse potevano essere evitate, la storia poteva essere un po' più corta. Ma quell'accozzaglia della mia prima lettura si è trasformata in una bellissima epopea, soprattutto per come è raccontata: è volutamente enciclopedica, volutamente inframmezzata da tante situazioni che fanno vivere e toccare con mano l'Ovest americano, e fanno capire cosa ha voluto dire, per tanti coloni americani ed europei, mettersi in viaggio lungo i sentieri del West.
  22. Ciao Mauro,

    da qualche parte hai detto o hai scritto che il Tex di Segura non piaceva molto in redazione, n° a Sergio Bonelli n° a te.

    In questi due giorni ho riletto Il Cacciatore di fossili e L'Oro del Sud, e mi sono parse due storie veramente eccezionali. Trame solide, dialoghi robusti, sequenze da antologia e comprimari incisivi: tra questi ultimi, peraltro, ricorre la figura della canaglia buona, del personaggio grigio che costituisce uno dei tuoi cavalli di battaglia. Penso allo splendido Red Barnum de Il Cacciatore di fossili e al Capitano Buchanan de L'Oro de Sud.

    Ciò premesso, mi sorprenderebbe non poco se il tuo giudizio sul Tex di Segura si estendesse anche a queste prime due storie, che a mio personale giudizio rappresentano invece picchi prestigiosi nella saga del nostro ranger.

    Volevo chiederti quindi cosa pensi di queste due storie in particolare dell'autore spagnolo.

    Tra l'altro, se esse mi sono piaciute così tanto ciò è dovuto anche alla resa grafica di uno dei miei artisti preferiti, Josè Ortiz. Il disegnatore iberico non è più molto amato, e d'altronde il suo calo rispetto a qualche anno fa è obiettivo e innegabile.
    Ho ancora negli occhi La Grande Rapina, ma credo che abbia contribuito splendidamente anche alla resa di una tua storia, Montagne Maledette: i suoi Monti Superstizione erano qualcosa di tremendamente suggestivo. Nonostante l'invecchiamento del suo stile, devo dire che a me Ortiz trasmette ancora moltissimo, e trovo ancora affascinanti i suoi paesaggi e i suoi personaggi. Ti chiedo allora (a costo di essere attaccato da metà forum e oltre) se è previsto che l'autore spagnolo collabori ancora a lungo per il nostro ranger, o se invece il disegnatore ha l'intenzione di andarsene in (legittima e meritatissima e da tanti forumisti agognata) pensione.

    Grazie per le risposte. Ciao

  23. Nel mio intervento precedente, dicevo di avere un ottimo ricordo di questa storia. Mi sbagliavo. Questa storia non è ottima, ma è un altro CAPOLAVORO.

    Appena finito di leggere quella storia eccezionale che è I Cacciatori di fossili, ho subito ripreso quest'altra avventura del duo Segura-Ortiz ritrovando le stesse sensazioni e atmosfere respirate nella storia suddetta.

    Se ne I Cacciatori di fossili vi era un cattivo sanguinario, Four Bears, qui vi è una belva altrettanto feroce, l'aderente al Ku Klux Klan Portman; se nella precedente storia c'era Red Barnum, canaglia "buona", qui c'è il ribelle idealista confederato Capitano Buchanan, figura altrettanto controversa e drammatica (peraltro i due hanno anche una leggera somiglianza fisica); se l' c'era il vecchio Salomon, che caricava di ironia la storia, qui c'è la figura altrettanto felice del vecchio Hannibal, protagonista di una scenetta, col suo torcibudella assassino, al contempo ironica e intrisa di umanit?.

    Ancora, ne L'Oro del Sud, come nella prima storia, la figura del Vecchio Cammello è connotata in maniera ironica. Ma se nella prima storia Carson in alcune circostanze scadeva nella macchietta, qui Segura ha limato gli eccessi rendendo Carson altrettanto divertente senza però sminuirne lo spessore: anzi, in questa storia lo sceneggiatore sottolinea in diverse circostanze il rapporto quasi padre-figlio che lega il Vecchio Cammello al giovane soldato di colore Isaia, e non sono poche le scene in cui questo legame viene reso in maniera delicata e molto felice.

    Alcune scene, poi, sono semplicemente da antologia: raffigurano in maniera perfetta l'umanit? dolente del Sud, le condizioni miserrime in cui versano le popolazioni della ex Confederazione. Oserei dire che in molte circostanze il vero protagonista della narrazione è proprio il SUD e il suo doloroso dopoguerra.

    In particolare, ritengo straordinaria la scena in cui i nostri si imbattono in una povera famiglia che vive nel bosco e da cui vengono subito attaccati, senza avere il tempo di spiegarsi. "La paura rende quella brava gente molto pericolosa". La paura. Il terrore vissuto quotidianamente da quella gente disperata e ancora emarginata dopo anni dalla fine del conflitto. Amaramente tenera la figura del nero che, felice come un bambino, esclama: "Se ne vanno, li abbiamo respinti", non rendendosi conto che i pards se ne sono andati di loro volont?, non volendo ovviamente infierire su quei poveracci.

    Di una bellezza mozzafiato è poi la scena in cui il Capitano Buchanan bombarda il villaggio fluviale di Van Buren. Da quelle catapecchie miserabili, si erge un uomo, uno storpio, un reduce sudista della dannatissima guerra. Questo invalido, con dignit? fiera affronta quei banditi, i quali giustificano la loro prepotenza in nome della riscossa della causa confederata. E il vecchio a replicare: "Non prendetevi gioco di noi, cavaliere del Sud. Qualunque siano le vostre ragioni, non vi perdoneremo mai". E il Capitano Buchanan, di rimando: "mmm...vi saluto, soldato del Sud" e, dopo aver proferito queste parole, Segura ci fa leggere i suoi pensieri, i suoi dubbi sull'azione appena compiuta a danno della "sua" gente. Veramente da spellarsi le mani per gli applausi.

    Consiglio vivamente a tutti la rilettura di questa storia, un vero capolavoro per testi e disegni.

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  24. Ho riletto questa storia dopo un bel po' di tempo, e posso dire che mi ha irretito come la prima volta: siamo davanti ad un indiscutibile CAPOLAVORO. Ciò che colpisce è la gestione di una messe così abbondante di comprimari: il rischio di un'accozzaglia, con così tanti personaggi, è sempre in agguato e invece Segura costruisce un impianto solido e senza sbavature, con le varie situazioni che si intrecciano in maniera fluida e si innestano con perfetto sincronismo. Allo stesso modo, in questa storia riescono a convivere in maniera perfetta la tragedia e la commedia. La commedia sta nelle tante situazioni umoristiche presenti, dal vecchio Salomon alla storia d'amore tra Lynn e la signorina Cope, per non parlare della splendida scena del Vecchio Cammello rubacuori con la balena :D (anche se a volte Segura obiettivamente eccede con Carson riducendolo a macchietta anche più di quanto non facesse Nizzi). La tragedia, cupa, sta nel capo abbassato del vecchio sceriffo, quando avanza accanto al futuro genero che porta tra le braccia il corpo della figlia; la tragedia è nel cuore di Yana, sconcertante madre disposta a tradire il proprio figlio pur di liberarlo dal tormento dell'odio; la tragedia è nell'intenso primo piano muto di Little Wolf quando si rende conto che quel nipote che avrebbe accolto con gioia è invece uno spirito maligno; ma la tragedia è soprattutto nella figura di Four Bears, ragazzo sfortunato, rinnegato per i bianchi e per gli indiani, un emarginato nel cui cuore ferito non può che albergare atroce odio. Oltre a Four Bears, vero protagonista della storia è indiscutibilmente Red Barnum. Le scene che lo coinvolgono non presentano mai dialoghi banali. Il suo stile smozzicato, i suoi occhi velenosi, la consapevolezza del suo fato lo rendono un personaggio di per sè affascinante. Ad assicurargli gloria imperitura è poi la sua fine, quando salva i due rangers e, finalmente, "la pallottola non fa più male". Se la storia diverte, sconcerta e commuove, il merito non va alla sola superba sceneggiatura. Il tanto bistrattato Ortiz qui propone un altro capolavoro, nella resa grafica (semplicemente perfetta) dei tanti personaggi e nell'incredibile e suggestiva bellezza dei paesaggi naturali. Storia che a buon diritto fa parte del gotha texiano.

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