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Messaggi pubblicato da Magic Wind

  1. <span style="color:red">1 ora fa</span>, Angelo1961 dice:

    Tranquilli  quindi, Kit NON E' gay...:)

     

    Nulla toglie, però, che possa essere gay Daniel Silva. :lol: Come potrebbe anche essere che il rapporto tra Kit e Daniel sia semplicemente ispirato a quello tra Sandokan e Yanez, che si amano “più che come fratelli”...

  2. Se, come si intuisce dal tuo nickname, sei appassionato di cinema western ti consiglio queste storie che contengono elementi del western cinematografico (un paio te le hanno già segnalate altri utenti):

     

    [438/440] Gli invincibili (Boselli / Marcello): atmosfere e soprattutto il massacro finale de Il mucchio selvaggio

    [458/460] Sulla pista di Fort Apache (Boselli / Ortiz): guerre indiane e cavalleggeri fordiani come nella Trilogia della cavalleria

    [609/610] Sei divise nella polvere (Manfredi / Ticci): soldati disertori e desperados messicani in una storia dal sapore quasi “spaghetti western”

    [613/615] I sabotatori (Boselli / Leomacs): scontri tra compagnie ferroviarie e duelli all’ultimo sangue

    [654/655] Oro nero (Manfredi / Leomacs): l'avvento delle compagnie petrolifere come in La ballata di Cable Hogue (c’è anche la bella Hildy)

     

    Se invece ti è piaciuto Un ranger per nemico recupera queste altre storie scritte sempre da Ruju (che ha esordito su Tex scrivendo dei bellissimi western-noir, poi purtroppo e chissà perché ha cambiato registro):

     

    [621/622] Mezzosangue (Ruju / Font)

    [625/626] Le catene della colpa (Ruju / Ortiz)

    [645/646] Furia comanche (Ruju / Garcìa Seijas)

    [708//709] La tribù dei dannati (Ruju / Font)

    <span style="color:red">12 ore fa</span>, Tom Doniphon dice:

    Una domanda, il tipo di carta in Grandi Storie Bonelli è lo stesso che nei fumetti della serie regolare?

     

    No, attenzione. Mi è capitato recentemente tra le mani il volume della Tigre Nera, non solo la carta mi è sembrata più sottile, ma soprattutto la resa di stampa mi è sembrata pessima (con i neri tutti pasticciati). Ti consiglio di recuperare gli originali.

  3. <span style="color:red">5 minuti fa</span>, Letizia dice:

    Il fatto che per i due santi la definizione di white saviour, che io reputo oltremodo errata, sia naturalmente da intendersi nel senso più positivo e nobile è più che evidente.

     

    Il "white savior" non ha connotazioni positive, è una definizione critica / negativa / sarcastica. Non la si usa per "nobilitare" qualcuno, infatti anche per Madre Teresa viene usata in senso negativo (in giro ci sono molti blasfemi)

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  4. Storia esemplificativa di una tendenza che ultimamente noto sempre più spesso sulla collana, quella di andare a manomettere i classici del passato per poi presentarne degli pseudo-remake narcotizzati.

    L’originale di GL Bonelli era un piccolo gioiellino facente parte del filone minerario/cittadino, perfettamente compiuto e che non lasciava spazio a seguiti (sarebbe da ridere se una storia del genere venisse pubblicata oggi visto che Tex e Carson passano metà del tempo tra saloon e ristoranti a bere birra e mangiare bistecche). A che pro andarne a recuperare i personaggi (uno dei quali era morto alla fine della storia e l’altro finito a spaccare pietre a Yuma), dimostrando che i nostri avevano di fatto fallito completamente nella loro opera di "pulizia", per fare una storia che ripresenta a grandi linee lo stesso canovaccio (l’unico cattivo che era morto e non poteva essere resuscitato, il predone apache, viene sostituito con uno uguale facente le medesime funzioni)?

    L’idea mi pare pessima anche perché espone Ruju al massacrante confronto con l’opera originale: l’ineguagliato page turning di GLB viene sostituito da una narrazione soporifera e anestetizzata e i dialoghi taglienti e briosi da scambi di battute forzati e legnosi.

    Ciliegina sulla torta il finale 'faraciano' con i nostri che fanno fuori da soli una ventina di uomini, chiosa imbarazzante su una storia che per me non doveva essere scritta.

    • +1 1
  5. <span style="color:red">12 minuti fa</span>, Letizia dice:

    Cioè prima mi dici che Madre Teresa non può essere considerata white saviour e poi dici esattamente il contrario?

    Intanto ci sono due piccolissime considerazioni.

    Madre Teresa era albanese e gli indiani non erano certo bianchi.

     

    Ma lo leggi bene quello che scrivo? No, perché altrimenti o io mi spiego proprio male o tu hai seri problemi di comprensione.

    <span style="color:red">15 minuti fa</span>, Letizia dice:

    Ma non è questo il punto.

    Il fenomeno white saviour, per estensione, si riferisce non solo al rapporto bianco/superiore-nero/inferiore ma anche semplicemente al rapporto inferiore-superiore ed esiste solo in presenza di una presupposta superiorità del salvatore. 

     

    Ma proprio per niente. Il fenomeno white savior, anche come tropo cinematografico / letterario / fumettistico, implica una differenza di razza tra il salvatore (bianco) e il salvato (non bianco).

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  6. <span style="color:red">8 ore fa</span>, Letizia dice:

    Non sono d'accordo.

    Il white saviour, a volercelo trovare, lo trovi anche in San Francesco e in Santa Teresa di Calcutta che, nel fare del bene, trovavano una pace interiore e una gioia personale.

    Lo trovi anche in una madre che dà la vita per salvare il proprio figlio.

    Cerchiamo di dare al termine la giusta definizione.

     

    La definizione presuppone che ci sia un "salvatore bianco" e delle persone, di una razza non bianca, che devono essere da lui salvate. Quindi San Francesco e la mamma non vanno bene come esempi, mentre Madre Teresa viene in effetti considerata spesso come uno degli esempi supremi di "white savior"... 

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  7. Non mi sono spiegato bene. Il white saviorism c’è anche in GLB se lo guardi con gli occhi di oggi, quello che però oggi uno può vedere come paternalismo all’epoca magari erano scelte narrative coraggiose e in anticipo sui tempi. Idem il personaggio di Tom in Fuga da Anderville (che è una storia di 40 anni fa), giudicarlo secondo la sensibilità odierna lascia il tempo che trova.

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  8. Altro esempio: Vendetta indiana, anno 1967, si apre con l’esercito americano che entra all’alba in un campo indiano massacrando donne, vecchi e bambini, scena ovviamente ispirata a Chivington al Sand Creek o Custer sul Washita. Chi all’epoca aveva avuto il coraggio di raccontare questo episodio dal punto di vista dei pellerossa? Piccolo grande uomo è del 1969, Soldato blu del 1970, gli albi di Storia del West, Ken Parker e I protagonisti di Albertarelli arrivarono dopo. Il primo - credo a livello mondiale - fu GL Bonelli su Tex. E devo anche sentire accuse di paternalismo o white saviour:rolleyes:

     

    • Grazie (+1) 1
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  9. <span style="color:red">18 ore fa</span>, Mister P dice:

    Oggi sull'ondata woke sono accusati di white saviorism anche film o libri ispirati a fatti veri, ma il problema del white saviour è reale. Anche il Tex capo dei Navajos è figlio di una cultura paternalistica di stampo (post) coloniale, inaccettabile oggi (e per me l'unico sbaglio mai commesso da GLB, a parte proporre due volte la guerra di secessione).

     

    E’ uno sbaglio solo se lo guardi dalla prospettiva del 2024. Già se lo guardi dalla prospettiva di 10 anni fa è una normale scelta narrativa. Se lo guardi dalla prospettiva degli anni '50 del secolo scorso è una scelta controcorrente, anticonformista e in anticipo sui tempi.

    Sangue navajo è del 1961, quindi in anticipo di 10 anni buoni sul cinema western "dalla parte degli indiani" e sulla Storia del West di D’Antonio, di 15 anni su Ken Parker (che a quel cinema si ispirava).

    Quale altro eroe all’inizio degli anni '60 combatteva dalla parte degli indiani e contro l’esercito americano?

    L’unico che scriveva cose del genere era Oesterheld in Argentina, ma Oesteheld ancora non era pubblicato in Italia.

    Il discorso ovviamente vale anche per il personaggio di Tom di Fuga da Anderville.

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  10. <span style="color:red">23 minuti fa</span>, Poe dice:

    Non è solo questo: la scena serve a far vedere il contesto sociale in cui vivevano i neri del profondo Sud (il razzismo è uno dei temi principali della storia) e ancora di più serve per quello che ha già detto Grande Tex:

     

    Esatto! Qui Tex non è un attaccabrighe, non è un fesso manesco, TEX VUOLE RIDARE DIGNITA' A TOM (che non è affatto più intelligente di Tex, semmai più spaventato e abituato a chinare sempre la testa di fronte ai bianchi). E INFATTI E' QUI CHE TOM COMINCIA A RIBELLARSI e a non dire più sissignore.

     

    Perfetto. Nell’economia della storia questa sequenza è chiaramente un valore aggiunto: inserisce uno dei topos texiani che è la scazzottata, riuscendo nel contempo a tratteggiare l’humus sociale dove i nostri stanno operando e facendo compiere un’evoluzione al personaggio di Tom. Questo per me è un Nizzi che sapeva scrivere.

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  11. 17 minuti fa, Letizia dice:

    Il pasto.

    Concordo anch'io che lasciar fuori Tom e portargli poi da mangiare non è certo un belvedere, ma non potevano fare in altro modo?

    Io, scrittrice di fama interbicamerale (conosciuta dai frequentatori della mia cucina - dove non metto mai piede - e del mio salotto), avrei inventato un bel pasto a cavallo a base di gallette e carne secca.

     

    Lo scopo di quella scena non era far vedere Tex e Tom che mangiavano. I momenti in cui Tex mangia o dorme o va al bagno normalmente vengono tenuti fuori scena (ok successivamente con il tormentone delle bistecche e patatine diventeranno parte integrante della narrazione, ma questo è un altro discorso). Lo scopo di quella scena era far vedere Tex che faceva a cazzotti. Il Tex di GLB faceva a cazzotti praticamente a ogni storia e a Nizzi era stato detto di attenersi al Tex di GLB. Quindi lui in questo punto della storia ci ha infilato questa scazzottata, replicando appunto quelle che faceva GLB con Tex e Tiger. Non ci costruirei sopra tante congetture, sinceramente.

    • Grazie (+1) 1
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  12. Se però utilizzi l'informatore come deus ex machina per risolvere i casi un po’ di sciatteria c’è anche lì (ma sciatteria forse non è il termine corretto, diciamo uso disinvolto di facili escamotage narrativi).

     

    Il discorso comunque era per contestare che Nizzi lo facesse apposta a usare certe soluzioni - ci si riferiva alla Tigre Nera -, per me non lo faceva apposta, è che erano le più facili da usare

  13. <span style="color:red">1 ora fa</span>, Mister P dice:

    Repetita iuvant: devono tenere un basso profilo perché sono in missione segreta. La scena, in un altro contesto, sarebbe potuta andare benissimo (infatti, al contrario di Diablero, non la disprezzo di per sé). Non in questo però.

     

    Se si stanno a fare le pulci alla plausibilità e verosimiglianza di ogni singola scena non se ne esce più, e si può smontare molto facilmente qualsiasi storia romanzesca. Tex è un’opera di fiction, non un trattato di matematica. Risponde alle leggi non scritte della narrativa, il cui scopo principale è l’intrattenimento e il divertimento del lettore. Un Tex che porta fuori a Tom il cartoccio col cibo sarebbe stato più realistico, più plausibile e magari storicamente più attendibile, ma narrativamente sarebbe stato completamente sbagliato. Un Tex che si mette a prendere a cazzotti i bifolchi e brucia così la sua copertura sarebbe stato altrettanto sbagliato. Ma per come quella scena è stata costruita io non vedo errori, o almeno non tali da doverla cassare (un editor che avesse detto a Nizzi “questa scena la devi togliere perché Tex deve tenere un basso profilo quando è in missione segreta” e l’avesse fatta sostituire con un’altra con Tex e Tom che mangiano da soli fuori al freddo per me sarebbe stato un pessimo editor)

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  14. <span style="color:red">8 minuti fa</span>, Mister P dice:

    Il ristorante andava evitato tout court.

     

    E per qual motivo? Io l’ho sempre trovata una scena che richiama esplicitamente quelle che faceva GLB con Tiger Jack (“in questo saloon non serviamo gli indiani” e via con la scazzottata).

    Probabilmente Nizzi riteneva che nel ritmo della storia a quel punto una scazzottata ci stesse bene e ha tentato di replicare quelle che faceva GLB. Non ci trovo niente di sbagliato. Se Tex avesse mangiato seduto al tavolo e avesse lasciato Tom a mangiare fuori quello si sarebbe stato sbagliato.

  15. Tra una Fuga da Anderville e una Tigre Nera per me ci passano molte differenze: premesso che non sono un fan sfegatato nemmeno della prima, io qui ci vedo un Nizzi ispirato e che tentava un suo approccio personale a Tex. Questo 'approccio' ce lo vedo solo nelle sue prime storie (che difatti sono quelle che mi piacciono), in cui introduceva elementi particolari (che possono essere la struttura gialla, o un retrogusto amaro, o i personaggi femminili…) e che non erano sterili tentativi di imitazione del Tex di GLB (anche la sua prima storia di Mister No, dove faceva sposare il nostro con un’india amazzonica, era inconsueta, e lasciava intravedere un autore che avevo qualcosa di suo da dire).

     

    Da un certo punto in poi, per scelta personale (magari nel frattempo si era letto davvero i Tex di GLB) o diktat superiori, si è concentrato a fare una propria versione del Tex bonelliano; quindi storie incentrate su dialoghi brillanti (Nizzi li faceva molto bene), con molto ritmo e divertenti e con un Tex sempre al centro dell’azione e spavaldo al limite della stronzaggine (Nizzi vedeva il Tex di GLB come un bullo arrogante e quindi nelle sue storie da un certo punto in poi lo ha proprio caratterizzato così).

     

    A me questa sua seconda versione del Ranger non piaceva molto, però ai lettori e all’editore si, difatti La Tigre Nera è sempre stata considerata una delle più belle storie di Tex di sempre (basta andare a leggere i commenti in apertura di questo thread: “capolavoro immortale”, “capolavoro assoluto”, “un classico”, “di una bellezza quasi unica” “storia indimenticabile”, “pietra miliare”, ecc.) e la fascia 300-400 viene considerata il periodo d’oro di Nizzi, quello che a detta anche di Sergio Bonelli ha ‘salvato la baracca’.

     

    Io credo di essere stato uno dei pochi, all’epoca, a cui La Tigre Nera piacque poco: non stavo ancora ad analizzare le storie come faccio ora però mi accorgevo lo stesso che era costantemente ‘pilotata’ verso il punto preciso dove l’autore voleva condurla e che le svolte narrative erano tutte pretestuose e finalizzate a questo, che era ‘caricata’ (nelle scenografie, nelle situazioni, nelle espressioni e nelle declamazioni dei personaggi) tanto da rischiare di essere caricaturale e che Tex era un borioso antipatico (trovai la scena in cui elimina i 2 giganti malesi con la dinamite una bestialità assoluta, come la scena in Le rapide del Red River dove lasciava la miccia lunga apposta per fare morire i cattivi nell’esplosione e lo faceva con un sorrisetto di soddisfazione).

     

    Fuga da Anderville, in definitiva, per me è un’ottima storia di un nuovo autore che dimostra di avere qualcosa di suo da dire, La Tigre Nera è puro fan-service , scritto professionalmente da un autore al massimo del suo “mestiere”.

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  16. <span style="color:red">7 ore fa</span>, Diablero dice:

    Alla fine, che cosa ha fatto Tex per Tom in questa sboronata da idioti? Tom e Tex potevano tranquillamente mangiare insieme semplicemente prendendo provviste e mamgiandole fuori città, oppure se proprio Tex deve per forza mangiare al ristorante perchè si crede stocazzo, poteva semplicemente portare fuori il suo piatto a Tom, che avrebbe potuto mangiare tranquillo.

     

    Tex che mangia seduto al ristorante e poi porta fuori il piatto a Tom sarebbe stata una scena più 'texiana' e narrativamente corretta?

    • +1 1
  17. In Nick Raider l’origlione diventa proprio uno dei protagonisti fissi della serie (il nano Alfie). E’ lui, ad esempio, nel primo numero a dare a Nick, che fino a quel momento brancolava nel buio, la dritta per scoprire l’assassino del collega. Sono proprio sciatterie narrative di Nizzi, come le faceva su Tex le faceva pure sui personaggi di sua creazione…

  18. Come per Nolitta e le ballerine, anche per Nizzi io ci andrei cauto a vedere del dolo dove più probabilmente c’è solo semplice sciatteria. E’ plausibile che da un certo punto in poi Nizzi abbia cominciato a "farlo apposta" (a mettere Tex in certe situazioni) ma all’epoca della prima storia della Tigre Nera non era ancora a quei livelli di svaccamento.

    Anche se in certe interviste viene presentato come il più grande sceneggiatore vivente :lol:, Nizzi in realtà è sempre stato un mestierante, all’inizio un mestierante piuttosto abile poi via via un mestierante sempre più mediocre, una volta che aumentavano la disaffezione per un personaggio che non sentiva suo, i mal di pancia verso la casa editrice e magari anche alcuni suoi problemi personali.

    All’inizio, quindi, certe sue scorciatoie narrative passavano inosservate dietro la prosa brillante e una caratterizzazione di Tex che lo metteva sempre al centro dell’azione, poi si sono cominciate a fare sempre più evidenti, fino a diventare dei veri tormentoni (le storie venivano risolte nella maniera più facilona per mezzo di gente che origliava o che prendeva botte in testa).

    Però non ci costruirei sopra tante dietrologie: più che delle scelte consapevoli io ci vedo semplicemente un autore che non era mai stato particolarmente dotato e che andava avanti sempre più col pilota automatico...

    • +1 3
  19. 13 ore fa, Diablero dice:

    E pensare che all'epoca (a partire dal numero 185) offriva una pagina di pubblicità gratuita alla Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli!   :D

     

    Grazie a quella pagina pubblicitaria (credo l'unica nella storia della casa editrice) venne arruolato Diso (era suo il disegno dell'upupa, simbolo della LIPU)

     

    Comunque si, Sergio Bonelli era un ecologista ante litteram

  20. Il 5/1/2024 at 20:15, juanraza85 dice:

    E' son troppo evidente che il Tex che in quella scena chiama a gran voce le ballerine non è il Tex che tutti conosciamo!

     

    Non ho ancora capito se è il 'problema' di quella scena è Tex che non reagisce alla prepotenza verso il prestigiatore o Tex che "chiama le ballerine"

    Comunque per fugare ogni dubbio ecco qui un classicissimo Tex d'antan che chiama a gran voce le ballerine al saloon :P

    TEX-STRISCE-33-NEBRASKA-0282.jpg 

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  21. Chiaramente se la si legge come fa Diablero, di cui riconosco senza problemi l’intelligenza e l’acume critico ma che secondo me pecca di ipersensibilità nell’interpretare certe situazioni, la scena non è da Tex: dei bulli infieriscono su un povero prestigiatore e Tex gli da pure man forte.

    Ma seriamente Nolitta può avere costruito a bella posta questa sequenza per far vedere Tex come uno smargiasso prepotente, e Sergio Bonelli deciso di pubblicarla sulla testata del suo personaggio più venduto?

    Verosimilmente l’intento di quella scenetta - che magari, per carità, gli può anche essere riuscita male - era di dare un tocco divertente e scanzonato a una avventura che sarebbe stata poi molto drammatica (come Nolitta usava spesso su Zagor: una delle storie più tragiche dello spirito con la scure, La rabbia degli Osages, iniziava con una delle gag più divertenti di Cico), oltre che di ricreare il clima fumoso e chiassoso dei saloon di tanti film western, con le ballerine che ballano il can can e gli avventori che fanno baccano.

    Il motivo principale di quella scena, insomma, mi pare quello di dare uno sdrammatizzante tocco di colore. Non serve ricordare che il tono sdrammatizzante e scanzonato è sempre stato uno dei marchi di fabbrica di Nolitta, quindi non scambierei quello che è un tratto autoriale per uno sgarbo fatto coscientemente.

    Se poi la prepotenza è l’uccisione della povera colomba giova ricordare che all’epoca su Tex si vedevano stragi di puma, lupi, coyotes, corvi e avvoltoi e quant'altro che la sensibilità animalista del tempo non era certo quella di oggi. 

     

    43 minuti fa, Diablero dice:

    Questo era per voi il Tex "superman", quello che non mostrava mai debolezze?

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    Le copertine di Tex però le sceglieva Sergio Bonelli, cioè Nolitta :P

     

     

    • +1 2
  22. Scena e storia memorabile :Ave::Ave::Ave:

     

    Nolitta riprende una sua vecchia storia di Zagor, Mohican Jack (che riprenderà successivamente anche per Mister No = Il profeta), e i fatti storici della rivolta dei métis sotto la guida di Louis Riel per realizzare un’avventura epica sui mounties canadesi oltre che un apologo sui falsi ideologi, tessendo anche delle analogie con la situazione dell’Italia del tempo (gli anni di piombo).

    Non la metto al livello di capolavori come Il giudice Maddox o El Muerto solo perché trovo l’ultima parte eccessivamente ‘allungata’.

     

    Il divertente siparietto con le ballerine è da Tex? Boh, l’ho letto che avrò avuto 12-13 anni, quindi senza tante sovrastrutture mentali, e non ci ho trovato niente di sbagliato… quindi si, per me è da Tex. GLB non l’ha e non l’avrebbe mai scritto? Non significa che non possa essere da Tex ugualmente.

    • Grazie (+1) 1
  23. <span style="color:red">4 ore fa</span>, Enrico dice:

    Ho sempre apprezzato i tuoi interventi anche quando non mi trovavano d'accordo ma, questa volta, non dimostri la tua abituale correttezza; io non ho mai parlato di "povertà" degli universi singoli, ho soltanto detto che un universo condiviso, SE BEN UTILIZZATO, è una ricchezza IN PIU' per le storie; solo questo.

     

    Non è mai così. Ripeterò Diablero, ma gli universi condivisi sono forse il più grande male della narrativa seriale dei nostri tempi (anche se ne stanno abusando soprattutto al cinema, nei fumetti dopo la sbornia degli anni ‘90 ormai hanno capito tutti che anziché aumentare le vendite nel lungo periodo le fanno calare). Ovviamente le ragioni per creare un universo condiviso sono esclusivamente commerciali, quindi che la Bonelli che non è una casa editrice alla canna del gas come la Marvel degli anni ‘90 (anche se sembra voglia diventarlo, visto che la sta copiando in tutto e per tutto) ci si butti a pesce faccio proprio fatica a capirlo. In realtà è ovvio (o dovrebbe esserlo) che  gli eroi Bonelli e il mondo in cui vivono sono talmente peculiari e caratterizzati che non possono esistere al di fuori delle loro testate (l’horror di Dylan Dog e quello di Dampyr ad esempio sono completamente diversi tra di loro, anche se Recchioni ne ha fatto lo stesso un crossover, il Far West di Tex, Zagor, Storia del West, Ken Parker e Magico Vento idem). Nella creazione di un universo condiviso io ci vedo l’ennesimo tassello della trasformazione del proprio target di riferimento da parte della SBE: con Sergio Bonelli si rivolgeva ai “lettori”, adesso il pubblico a cui sembra mirare è quello dei “nerd”.

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