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Magic Wind

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  1. Notato anch’io lo svarione di Miguel e delle tre tombe. Tralasciando questo errore (da matita rossa), la prima parte mi è sembrata comunque appena sufficiente. Ruju imbastisce un trama basica, condotta su due linee narrative non particolarmente originali (l’amore contrastato tra il navajo e la bella ranchera e le scorrerie della banda di desperados), e la infarcisce di cliché (i nostri che fregano - due volte - i messicani coi soliti trucchi visti e stravisti, Tex che fa cantare i cowboys a suon di sganassoni, Carson che ha in mente solo mangiare e riposare…) ed “espressioni tipiche texiane” che sembrano messe lì tanto per fare un po’ di colore (“giuggiole”, “mammolette”, “beccaccioni”…). Come villain c’è il solito predone messicano monodimensionale (dopo El Guero, stavolta tocca a El Escorpión). In attesa di qualche auspicabile guizzo nella seconda parte, il tutto mi pare finora scritto in modo molto manierato e artefatto, e quel che è peggio ben poco appassionante. Ginosatis mi sembra diventare sempre più bravo, ma secondo me riempie troppo le vignette. Visto il livello qualitativo raggiunto, adesso può tranquillamente cominciare a togliere.
  2. Raschitelli non uscì solo dal giro di Tex, ma proprio dal giro dei fumetti (a cui si dedicava come secondo lavoro)
  3. Questo però non è il formato "libretto", che dovrebbe essere quello di Topolino o del primo Intrepido...
  4. Miki e Blek, però, sono di diversi anni successivi a Tex. La prima serie "a striscia" è stata 'Il piccolo sceriffo' dell'editore Torelli, di qualche mese precedente a Tex. La striscia del Piccolo sceriffo era appunta divisa in serie. Secondo me, visto il suo successo, tutti hanno preso da lì... I blocchi di strisce del Piccolo sceriffo, però, erano molti più lunghi di quelli di Tex: la prima serie durava 173 numeri....
  5. Ok "anti-emotività" probabilmente non era il termine più adatto da usare (era comunque riferito in prima battuta al GLB del Passato di Tex). Però non definirei comunque Ford un regista emotivo, anche se il suo è sicuramente un cinema emozionante, e anche sentimentale e romantico (nell'accezione classica dei termini). Ma di un'emozione che traspare comunque da una regia classica e composta, senza enfasi (Ford se avesse potuto non avrebbe voluto nemmeno la musica nei suoi film, perché aborriva ogni sottolineatura). Kubrick diceva che la cosa che più gli piaceva dei film di Ford erano i finali anticlimatici, perché trovava l'anticlimax più realistico e vicino alla vita reale. Suscitare le emozioni costruendo un climax infatti è semplice, ed è quello che fanno quasi tutti, fare come Ford è molto più difficile, ma proprio per questo le sue non sono emozioni facili e a buon mercato. Poi Ford ha una filmografia sterminata e molto variegata, e accanto ai tanti capolavori ci sono anche pellicole di qualità molto inferiore, quindi non è un discorso che vale per tutta la sua produzione: Mogambo, per dire, non è Ombre rosse... Ma Il potere e la gloria quale film sarebbe? Edit: ok, è titolo del romanzo di Graham Greene da cui è tratto La croce di fuoco
  6. Appunto, questo è un finale "fordiano" nel senso che intendevo io: asciutto, composto, controllato, quando sarebbe stato così facile farlo teatrale e sopra le righe. E invece: "non siamo gente che si commuove" e Tom Joad e la madre si danno l'addio con un rapido abbraccio. Questo "controllo delle emozioni" che utilizza Ford ovviamente non impedisce (anzi) che sia anche un finale commovente ed espressivamente potentissimo...
  7. Anti-emotivo lo dicevo di GLB, nel senso che non carica quasi mai emozionalmente le psicologie dei personaggi e le loro reazioni (come fa, ad esempio, Nolitta). Ma anche in Ford le emozioni sono “in sottrazione": lui non carica i film con delle scene madri, ma tutto è elegante ed essenziale e viene risolto, ad esempio, con dei semplici gesti al posto di sequenze di 10 minuti come userebbero altri registi. Ad esempio: il ravvedimento di John Wayne alla fine di Sentieri Selvaggi viene risolto con un semplice abbraccio, l’addio alla sua famiglia nello stesso film con la simbolica scena di lui che esce dalla porta e si incammina verso il deserto, in Sfida infernale l'addio di Henry Fonda a Clementine è simboleggiato da una stretta di mano (infatti poi i produttori gli hanno cambiato la scena sostituendola con una con i due che si baciano), e quando sempre a Fonda gli uccidono il fratello non c’è una reazione emotiva evidente, si limita ad andare dai Clanton e farli fuori tutti, come Tex in questa storia…
  8. Non vedo difetti nella sceneggiatura. Semplicemente è un tipo di narrazione anti-climatica e anti-emotiva, molto "fordiana" (hai presente l’uccisione del fratello di Henry Fonda in Sfida infernale?). I nuovi sceneggiatori, o aspiranti tali, ne dovrebbero prendere ripetizioni…
  9. Questa è una illustrazione, o una "commission", realizzata in tempi successivi prendendosi tutto il tempo necessario. All'epoca della storia di questo topic, invece, bisognava "macinare" strisce a ritmo forsennato per garantire l'uscita settimanale in edicola. Si tratta di due cose leggermente diverse...
  10. Purtroppo in quei tempi "eroici" credo che la Bonelli non avesse le disponibilità economiche che avrebbe avuto in seguito per pagare molti disegnatori (che infatti lavoravano quasi tutti per il mercato inglese), quindi si arrangiavano alla bisogna con quelli che avevano. Peccato, perchè i disegni di Galep sono stati appunto parecchio penalizzati da questa cosa...
  11. Dalle immagini postate, potrebbero essere chine di Galep su matite di Gamba
  12. Manfredi fu lo sceneggiatore anche della serie tv di Valentina, tratta dai fumetti di Crepax. Ricordo di averne visto un paio di episodi (più che altro per la protagonista Demetra Hampton ): onestamente non mi sembrò niente di che, un erotico molto soft core come andava di moda negli anni '80, ma magari rivedendola adesso la rivaluterei. Collaborò anche ai film di Salvatore Samperi, dove lo si vede spesso anche come attore (in Fotografando Patrizia è mitica la scena dove fa la "mano morta" con Monica Guerritore )
  13. Come diceva il Vate, “le opinioni sono come le palle, ognuno ha le sue” - I numeri di Magico Vento post-100, quando passa bimestrale, per me sono di assoluta eccellenza. Quando poi Ned si sposta nel Sudovest tra gli apaches le storie diventano ancora più secche e violente, assolutamente memorabili. Questo forse è addirittura il mio periodo di MV preferito. Peccato davvero che la serie sia stata interotta sul più bello. - I primi 10 numeri di Dylan Dog per me sono i più belli di tutta la serie - Che la qualità di quanto pubblicato costituisca un fattore basilare nel calo delle vendite è pacifico, ma che Magico e Volto Nascosto siano usciti in un periodo in cui il mercato era in ESPANSIONE è altrettanto innegabile (perfino una chiavica come Brad Barron vendeva se non sbaglio sulle 80.000 copie /mese), come è innegabile che ora il mercato è in RECESSIONE, come testimoniano simpatici dati come questi (ma che oggi legga sempre meno gente credo sia una cosa sotto gli occhi di tutti: in treno, in spiaggia o sulle panchine dei parchi vedete per caso qualcuno che invece dello smartphone ha in mano un libro o un fumetto? I libri fino a poco tempo fa li vedevo ancora sugli aerei, ma adesso si può usare il telefonino pure lì)
  14. Numeri di appena qualche lustro fa ma che oggi sembrano appartenere a un'altra era geologica. Incredibile la contrazione del mercato che c'è stata a partire dagli anni '10...
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