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TWF - Tex Willer Forum

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Messaggi pubblicato da F80T

  1. <span style="color:red;">1 ora fa</span>, Diablero dice:

    Tutto è cambiato? Sì, e un sacco di volte in questi settant'anni!

     

    Il signore massimo del cambiamento, quello che ha cambiato Tex più di tutti, che ha cambiato più volte persino il tipo di storie che si raccontavano, l'unico finora che ha fatto una vera e propria ret-con del passato del personaggio è...  Gian Luigi Bonelli!  :P (...)

     

    Caspita! Che riassunto vivido e ricco della storia editoriale di Tex!

     

    Nel mio piccolo, condivido integralmente l'opinione che Tex, pur rimanendo sostanzialmente fedele ai suoi valori, sia cambiato tante volte in settantuno anni.

     

    D'altra parte, è inevitabile che ogni narratore veda il personaggio dal suo punto di vista, che risente di tanti fattori, culturali,  sociali, esperienziali. Uno stesso Autore, come magistralmente ci ha illustrato Diablero, può vedere nel corso degli anni il proprio personaggio in un'ottica diversa.

     

    Dal mio punto di vista una cosa è certa: al momento Tex è in ottime mani e gode di una ferrea salute.

  2. Storia molto controversa, a quanto leggo sul forum; ma a me è piaciuta tanto.

     

    Innanzitutto, sono d'accordo con l'operato di Boselli allorché ci presenta un quartetto di pard sì molto unito, ma pur sempre composto da quattro teste pensanti. Non trovo, dunque, che le divergenze di opinioni su Kid Rodelo siano eterodosse.

     

    La sceneggiatura è molto complessa, con una pluralità di trame che, unendosi tra di loro, ci presentano un tessuto narrativo ricco e di grande impatto.

     

    Ho rilevato alcune criticità, che però non guastano il giudizio complessivo molto positivo. Due sono minori:

     

    1) la presenza dei cinesi ci lascia presagire ulteriori sviluppi che, però, non ci sono;

    2) giunti alla fine della storia, non sappiamo che fine abbia fatto la sfortunata fanciulla orientale.

     

    La criticità più grande riguarda però la figura di Jack Thunder, che ha fatto il suo esordio come ex combattente sadico e crudele, e che in questa storia ci viene presentato come un abile architetto di trame diaboliche, dotato di competenze artistiche e musicali. Certo, si tratta di un avversario di grande spessore (la sequenza della lotta al buio è memorabile), ma è una persona diversa da quel malvagio nemico di Tex.

     

    I disegni di Font non mi sono dispiaciuti, in particolare nel dare uno spessore sensuale a Dallas.

  3. <span style="color:red;">1 ora fa</span>, juanraza85 dice:

     

    P.S. nello scrivere questo post, mi è anzi venuto da chiedermi come mai Tex non abbia offerto a Makua di provare a trasferirsi nella riserva Navajo, come fatto più volte in passato con altri personaggi... Forse ha qualche residuo dubbio sul ragazzo?

     

    Anche io mi sarei aspettato un'offerta simile e, come te, mi sono interrogato sul significato di una simile scelta. 

    Penso che se Tex non ha offerto a Makua di vivere nella riserva dei Navajo è perché ciò sarà funzionale alla nuova storia che, probabilmente, è già nella mente dell'Autore.

  4. Continuando la mia opera di recupero delle vecchie storie di Tex, ho acquistato e letto la versione brossurata di Trapper!, pubblicata nel 2016.

    Trattandosi della stessa collana in cui ho letto In nome della legge (rinominata La cella della morte), la mia aspettativa era troppo elevata. Ed infatti, ho avuto qualche delusione.

     

    Lo premetto, si tratta comunque di una storia gradevole, ma risente di alcune criticità.

     

    Innanzitutto, il tratto di Nicolò, che ho apprezzato in altre occasioni, si adatta poco ai vasti paesaggi percorsi dai trapper. Gli sfondi delle vignette finiscono spesso per essere piatti e anonimi.

     

    La sceneggiatura, poi, mi pare procedere un po' troppo "a livelli". Infatti, come in un videogioco ante litteram, i nostri amati pards sconfiggono un avversario per poi passare a un superiore livello di difficoltà, sino alla prova finale, che però si vine con l'astuzia più che con la forza.

     

    Anche a me è sembrata forzata la correzione in corsa circa le qualità morali di LaMotte, presentatoci inizialmente come una carogna e rivelatosi un uomo di "vecchio stampo".

     

    Mi è infine rimasta poi una curiosità. Ma cosa ci facevano i nostri amici a Saint Luis?

  5. Quando apparve per la prima volta, Makua mi sembrò un personaggio molto interessante e sperai che venisse recuperato.

    Questa sua seconda apparizione mi ha, tutto sommato, soddisfatto.

    Certo, si tratta di un ragazzo dal carattere complesso e con delle contraddizioni che esplodono nell'episodio dei falsi sceriffi. Ma proprio questo stimola l'empatia del lettore. 

     

    On 8/11/2019 at 11:38, dario63 dice:

    Soprattutto, mi sembra poco convincente l'episodio dello scontro con il sedicente sceriffo e i suoi aiutanti. Makua se la cava contro di loro, ma poi, quando Tex si avvicina a cavallo, è così timoroso da scappare senza nemmeno provare a giustificarsi. In fondo, si è battuto per salvarsi la pelle da un agguato vile (non si è messo a sparacchiare in modo ingiustificato sulle prime persone capitate a tiro) e quindi Tex avrebbe di certo capito la sua legittima difesa. Invece lui non riesce a valutare correttamente il senso di giustizia che contraddistingue Tex e pensa solo di averlo deluso. Senza nemmeno avere con lui un confronto diretto... Insomma, mi sembra proprio un personaggio abbastanza evanescente nella sua fragilità emotiva e nella sua limitata capacità di valutare gli uomini.

     

    Ecco, la mia opinione differisce da quella di dario63. Makua è un ragazzo con un vissuto difficile, che è stato guidato su una strada errata, che ha subito le conseguenze del male che ha fatto. E che, nel suo percorso di maturazione, non è ancora arrivato alla meta, sicché è del tutto plausibile che, pur essendosi solo difeso, non si fidi fino in fondo di chi, Tex, in passato gli è apparso come nemico.

    Il suo percorso, tuttavia, continua nell'arco dei due albi, sino alla saggia scelta di non rimanere nel villaggio dei Pima, evitando così di alimentare l'ostilità dei giovani guerrieri.

    Si preannuncia, a mio giudizio, una nuova apparizione del giovane amico di Tex, in cui spero che possa trovare quella stabilità che, con tutta evidenza, egli cerca.

     

    Quanto ai disegni, confermo che Font mi è parso un po' sotto tono.

    • +1 1
  6. Ho da poco riletto questa bella avventura e avevo quindi deciso di condividere con voi le impressioni nuovamente positive, accompagnate però da due riflessioni critiche: 1) la storia avrebbe reso sicuramente di più se fosse stata articolata in tre albi, cosa che avrebbe evitato alcune ellissi narrative; 2) i disegni di Mastantuono non mi hanno convinto fino in fondo.

     

    Mi ha però lasciato perplesso il dibattito che, all'uscita dei due albi, animò questo forum. 

     

    Con un "leggero" ritardo, voglio contribuire anche io con le mie riflessioni.

     

    1) Tex è il protagonista indiscusso della saga. Ma ciò non significa che non possano esserci storie corali o storie in cui il nostro ranger fa un lieve passo indietro per lasciare la scena ai suoi comprimari. Non a caso, alcune storie che io ritengo capolavori (Furia rossaIl passato di Carson) vedono un Tex un po' meno protagonista. In Missouri! Tex è ben presente, ma la sceneggiatura intende mette in risalto la crudeltà e le ambiguità  di una guerra civile. Per ottenere ciò non si può fare altro che dare una caratterizzazione forte a tutti i comprimari, che non possono essere ridotti a macchie sullo sfondo, né possono avere caratteristiche psicologiche tetragone. Ma questo non significa, a mio giudizio, sminuire il ruolo di Tex.

     

    2) Si è accusato l'Autore di aver fatto fare al nostro eroe la figura dell'ingenuo. Ora, a parte che il Tex del flashback non è l'uomo fatto e finito del presente narrativo, ma un giovane alle prese con vicende ben più grandi di lui, nel racconto in esame compie errori di valutazione in due casi.

     

     - 2a) Tex si avventura presso il campo dei Bushwaker per salvare il figlio dei coloni contando (invano!) sulla copertura Jayhawcker.

     - 2b) Tex tenta di convincere il capitano West a cedere pacificamente il comando.

     

    Ebbene, non mi sembrano dei veri e propri errori.

    Nel primo caso, Tex non poteva ancora sapere quanto i Jaywackers fossero infìdi. In ogni caso, conoscendolo possiamo essere certi che, se pure avesse immaginato il tradimento, non avrebbe esitato a rischiare la vita pur di salvare il ragazzo.

    Nel secondo caso, la situazione era apparentemente disperata, sicché valeva la pena di fare un tentativo di salvare la vita ai civile imprigionati mostrando (sia pure solo a parole) la sua patente.

     

    In conclusione, le aspre critiche alla storia mi sono sembrate ingenerose. A mio giudizio, si merita un bell'8.

     

     

     

  7. Avendo riletto da poco sia Terre maledette, sia Giovanni assassini, mi sono domandato se Boselli abbia creato il personaggio di Durango sapendo già che era il fratello di Kid Rodelo; o se invece l'idea che potessero essere fratelli sia sorta successivamente, nel predisporre il soggetto per la storia più recente.

     

    Posto allora qui la mia domanda, ringraziando anticipatamente l'Autore per la risposta che vorrà darmi.

  8. Tutt'altro che banale, Terre maledette vede un intreccio molto complesso di molteplici tematiche: le terribili forze della natura, il fallimento dei coloni, la prepotenza del solito "signore" locale che vuole imporre la propria legge, il tradimento, gli amori giovanili.

    Ne esce una storia assai godibile.

     

    A mio giudizio, il primo albo, in alcuni tratti angoscioso come La grande invasione, è migliore del secondo.

     

    Il finale mi è parso confusionario. Mi sono chiesto se fosse proprio necessaria la messa in scena dell'impiccagione. Inoltre, mi è sembrata superflua la comparsa di Carson.

     

    Il personaggio di Durango, che ho apprezzato meglio in Giovani assassini, in questa avventura è, a mio giudizio, un po' troppo abbozzato.

     

    Dei disegni di Font non mi lamento; non li ho trovati terribili come altri utenti di questo forum.

     

  9. Premetto che non ho ancora capito con quale criterio vengano scelte le storie da pubblicare sul Maxi Tex.

     

    Mentre i Color, i cartonati (tranne che quando si tratta di ristampe), ma anche il Texone hanno una loro identità ben definita, il Maxi reca con sé sempre sorprese.

    A volte, contiene capolavori (Oklahoma!, Nueces Valley); altre volte storie di livello inferiore alla media (Deserto Mohave, L'ultimo giorno); altre altre volte ancora storie caratterizzate da disegni discutibili (Il cavallo di ferroLa carovana dei Cherokee) o addirittura brutti (Alaska).

     

    In questo caso, abbiamo due avventure che si sarebbero potute benissimo leggere sulla serie regolare.

     

    Il re di Chicago ha un soggetto interessante e una sceneggiatura dignitosa, che però avrebbe avuto bisogno almeno del doppio delle pagine per uno sviluppo meno frettoloso.

    La città corrotta nasce da un'idea che mi sembra abbastanza originale e che viene sviluppata adeguatamente, per quanto vi sia qualche colpo di fortuna di troppo (la scoperta dei corpi).

     

    Notevole, considerate le circostanze, la prova di Repetto. Il suo tratto non ha sofferto, nell'ultima parte della sua vita, del vistoso calo che ha colpito altri gloriosi disegnatori. Rispettoso, per quanto personale, lo stile di Bruzzo.

     

    Anche i disegni di Rossi mi sono piaciuti molto. Dirò forse un'eresia, dovuta alla mia ignoranza in materia di disegno, ma mi ricorda un po' Civitelli.

     

    In conclusione, il Maxi autunnale è, per quanto mi riguarda, promosso.

     

  10. Con l'uscita del numero 12, si completa un anno di pubblicazioni della collana Tex Willer.

     

    Non conosco i dati delle vendite, anche se il mio edicolante di fiducia sostiene che venda quasi quanto la serie regolare.

     

    Posso però esprimere una valutazione da lettore: la scommessa che la Sergio Bonelli Editore ha fatto dando vita a questa nuovo collana è, al momento, pienamente riuscita.

    Abbiamo avuto la fortuna di leggere dodici albi frizzanti e ricchissimi di azione, con personaggi, vecchi e nuovi, di grande spessore e un Tex veramente scatenato, come lo era quello di Gian Luigi Bonelli.

     

    Quanto ai disegni, difficile fare meglio.

     

    Il nuovo episodio è stato, a mio giudizio, all'altezza degli altri.

     

    Non sono d'accordo con l'opinione per cui il nostro fuorilegge abbia trovato sulla sua strada

     

    <span style="color:red;">5 ore fa</span>, natural killer dice:

    avversari di scarso spessore

     

    A mio avviso, la verità è che Tex è, in questa serie, troppo in gamba, capace perfino di battersi Uno contro venti;)

     

    <span style="color:red;">5 ore fa</span>, natural killer dice:

    Boselli si diverte a giocare sul classico abbinamento di bionda e mora e viene da pensare che, come fa dire a Kate, non abbia un debole per le bionde...

     

    Ho trovato molto azzeccato questo divertissement. Non so se Boselli ami le bionde, ma tra Kate e Lily anche io faccio il tifo per la prima!

  11. Anche io questa volta ho trovato i disegni del buon Font un po' sotto la sua media.

     

    Mi piace il soggetto. Certo, altre volte in questi anni si è trattato delle difficoltà del percorso di redenzione. Ma penso che sia estremamente difficile ormai trovare dei soggetti completamente originali.

     

    Makua è un personaggio che avevo molto apprezzato quando comparve per la prima volta sulle pagine di Tex. Sono lieto di ritrovarlo, anche se mi duole vedere frustrato il suo tentativo di radicarsi in una comunità, per quanto anomala, e di formar una vera famiglia. 

     

    La prima parte della storia scorre lenta, ma è funzionale all'analisi psicologica di Makua e allo sviluppo della trama. C'è qualche evidente forzatura (la crudeltà di Mateo, Carson che si ritrova nel bosco proprio nel momento giusto per ragazza superstite alla razzia dei predoni Mescaleros), ma tutto sommato l'albo è godibile. 

  12. Inizierei dai disegni. A mio giudizio Morte nella nebbia è la più bella prova di Font. Le sue matite e i suoi pennelli sono ampiamente promossi.

     

    Il soggetto è tutto sommato semplice, ma ben riuscito. E' poi incredibile come, in un numero di pagine limitato, Boselli sia riuscito a inserire una grande quantità di ambientazioni diverse e molti, moltissimi comprimari che non rimangono delle figurine sullo sfondo, ma sono tutti dotati di un carattere a tutto tondo.

     

    Lo sceriffo Langdon è uno degli avversari più ributtanti che si siano visti negli ultimi decenni di Tex: un vero bastardo! (scusate la volgarità, ma solo usando questa parola riesco a esprimere realmente il disprezzo per questa figura).

     

    Nota a parte per la figura di Bronco Lane. Nel rispondere a una mia domanda su di lui Boselli ha detto che "certi personaggi hanno il loro destino".

    Ha ragione! Quello di Bronco è un destino tragico, uno di quelli che solo i grandi Autori sanno pensare. Ed è forse proprio la sua morte "strana" che lo distingue da altri comprimari e ce lo fa ricordare, con affetto per quanto mi riguarda.

  13. Ho da poco riletto Morte nella nebbia.

    Mi è (nuovamente) molto dispiaciuto della morte di Bronco Lane.

    Chiedo, dunque, a Boselli: a distanza di 12 anni dalla pubblicazione di quella splendida avventura, hai mai avuto ripensamenti sulla decisione di far morire Bronco? Hai mai avuto il dubbio che forse Bronco sarebbe potuto diventare un personaggio ricorrente della saga?

    Grazie mille

  14. Nelle ultime due, tre sere ho riletto Buffalo Soldiers e ne sono rimasto (nuovamente) entusiasta.

    C'è tutto quello che ci si può aspettare da un western: cercatori d'oro, comancheros, indiani, giacche blu, con i loro eroismi e con le loro fissazioni.

    Poi ci sono Tex e Carson in forma strepitosa e un corpo leggendario di soldati, giustamente esaltati dalla sceneggiatura di Boselli: i soldati bisonte.

    Emozionanti sono le scene dei combattimenti notturno; divertenti sia il duello tra il colosso Pompey e il campione del Quinto Reggimento Cavalleggeri, sia la distruzione di Destiny.

     

    Ticci alle matite e alle chine è una garanzia di qualità e dinamismo del tratto.

     

    Con un po' di disappunto ho letto le critiche, a mio giudizio ingenerose, che in questo forum sono state rivolte alla storia. Forse vi sarà qualche difetto alla trama, ma la storia è così appassionante che io non me ne sono accorto.

    Qualcuno ha già scritto che se la storia fosse uscita negli anni '70 e fosse stata sceneggiata da Gian Luigi Bonelli, sarebbe stata esaltata.

    Penso, in tutta franchezza, che si tratti di un'osservazione molto vicina alla verità. Infatti, ho da poco finito di leggere A sud di Nogales, che a me è parsa una storia tutto sommato mediocre; ebbene, l'opinione generale è, invece, che si tratti di un gioiellino. Forse, allora, pesa davvero il nome che si trova scritto sul tamburino nelle valutazioni attribuite ai vari albi di Tex.


    Il mio voto finale non è 10, perché è riservato alle storie leggendarie. Ma un 9 pieno è, a mio giudizio, meritato.

     

  15. Ho appena letto questa storia nella versione cartonata.

     

    Purtroppo non condivido le buone recensioni che ho letto in questo topic.

     

    Il fatto che l'avventura sia stata sceneggiata dal grandissimo Gian Luigi Bonelli rischia di condizionare, a mio modesto parere, le valutazioni; piuttosto, la mia idea è che se fosse stato sceneggiato da Nizzi negli anni 2000, l'albo sarebbe stato ampiamente criticato. Infatti, per ben due volte i nostri eroi si avvantaggiano di un fortunoso intervento esterno, prima da parte degli Apache inviati da Cochise, quindi della cavalleria. Carson si fa catturare, senza che ci venga nemmeno spiegato come, e nel resto della storia appare più borbottone del solito. Gli antagonisti si fanno impiombare come bersagli mobili.

     

    In somma, la vicenda è piuttosto modesta. Non penso che l'opera sia stata troppo condizionata dal numero esiguo di pagine a disposizione, visto che il papà di Tex ha scritto grandi storie utilizzando molte meno pagine.

     

    Belli i disegni di Ticci, anche se io preferisco il disegnatore più maturo, quello di Furia rossa, per intenderci.

  16. E' opinione comune che l'accoppiata Boselli-Marcello abbia regalato ai lettori di Tex alcune delle storie più belle dell'intera saga.

    Volevo chiedere a Mauro Boselli:

     

    1) come è nata la collaborazione con Marcello? E' stata la casa editrice a decidere o vi siete in qualche modo scelti?

    2) il rapporto è stato squisitamente professionale oppure c'è stato tra di voi anche un legame personale?

    3) premesso che il livello dei disegnatori di Tex è elevatissimo, è indubbio che Marcello abbia saputo, con i suoi pennelli, dare pienamente corpo ai personaggi da te creati, dando sostanza di capolavoro ad alcune tue sceneggiature texiane; a tuo parere, chi altri ha avuto questa abilità, divenendo così  in qualche modo l' "erede" di Marcello?

     

    Grazie mille!

     

    P.S. - Mi scuso per il caso in cui l'argomento sia già stato trattato, ma confesso di non essere riuscito a leggere tutte le 165 pagine di questa discussione.

     

    P.P.S. - La domanda n. 3 potrebbe forse essere un po' inopportuna, essendo rivolta al curatore della saga. Capirò, quindi, un'eventuale mancata risposta.

  17. Tex che, con un sorriso sornione, ripensa all'incontro con un'affascinante donna (incontro peraltro piuttosto piccante, visto che nel precedente albo l'ha completamente spogliata!).

    Una scena che mai avrei creduto di leggere!

     

    Complimenti a Boselli, che ha avuto il coraggio di osare tanto, seppure grazie all'ambientazione giovanile di Tex Willer.

    La scena, che mostra un Tex giovane non solo d'aspetto, ma anche di sentimenti, a me è piaciuta molto, così come l'intero albo.

     

    E' vero, Tex non spara nemmeno un colpo di pistola. In compenso, pesta duro, si infiltra tra le maglie di una pericolosa organizzazione criminale, si arrampica come un gatto. 

     

    Così come nella precedente avventura siamo stati allietati dalla presenza di Pedro e Miguel, anche qui c'è una coprotagonista di tutto rispetto, Kate Warne, che non ci fa rimpiangere l'assenza dei consueti pard di Tex. L'avvenente agente dapprima ci incanta in (castigato) déshabillé, poi ci mostra le sue doti investigative, quindi si fa scoprire da Steve Dickart, già molto a suo agio con le arti magiche, ma infine si riscatta, riuscendo a liberarsi.

     

    Ottimi, come nel n. 10, i disegni.

  18. <span style="color:red;">3 ore fa</span>, Loriano Lorenzutti dice:

    Se posso darti un consiglio, "tappali" questi buchi, ne vale veramente la pena. ;)

     

    Quando ero ancora un adolescente, la mia passione per Tex si traduceva in una continua rilettura delle storie in mio possesso e nel tentativo di disegnare il nostro eroe, copiando e ricopiando (con scarsi successi, evidentemente) le tavole della serie inedita.

     

    Con il tempo, e la connessa maturazione di nuovi interessi e nuove responsabilità, la mia passione per Tex si è espressa nel mero acquisto e lettura, mese per mese, della serie inedita, dell'annuale Texone e, occasionalmente, dei Maxi Tex.

     

    La scoperta di questo ottimo forum, prima come mero visitatore non registrato, poi come iscritto alla comunità dialogante, ha mutato il mio approccio a Tex.

     

    Pian piano sto rileggendo le vecchie storie, lasciandomi orientare nella scelta degli albi da leggere dall'ispirazione del momento e dagli spunti che trovo in questo luogo virtuale di confronto.

    Ho acquistato alcuni albi delle serie non regolari che - quale peccato! - mi erano sfuggite (sto parlando di Nueces ValleyIl vendicatoreGiustizia a Corpus Christi).

    Sto recuperando, anche grazie alle ristampe offerte dalla Sergio Bonelli Editore, alcune delle più belle storie del passato.

     

    Seguitò il tuo consiglio, Loriano, e magari deciderò di completare la serie. Sempre che mia moglie non decida di scaraventarmi fuori di casa insieme a tutti i miei Tex ;) :) 

  19. Il primo Tex acquistato, a dodici anni, fu il n. 382, La Tigre Nera.

    Da allora, non ho mai perso un albo della serie gigante. Ma, pur avendone sempre avuto l'intenzione, non ho mai recuperato gli albi precedenti al mio primo acquisto.

    Possiedo i primi 10 numeri di TuttoTex e molti altri albi li ho letti attingendo dalla collezione di un mio zio.

    Mi rimangono, però, molti buchi e In nome della legge rientrava in uno di questi.

     

    Per tale ragione, ho approfittato della recente ristampa dell'intera storia per leggere questa pietra miliare della saga texiana.

     

    Si tratta, a mio giudizio, di un vero capolavoro.

    Il lettore viene scaraventato nel buio della prigione di Vicksburg insieme a Tex e da allora tenta, insieme a lui i riemergere. Ma Gian Luigi Bonelli ha allestito una trama complessa, in cui la situazione si ingarbuglia ogni volta che sembra esserci un barlume di luce.

     

    I tre pard di Tex, privi della loro guida, mostrano tutte le loro abilità. Mi è molto piaciuta, in particolare, l'autorevolezza mostrata da Piccolo Falco nel guidare la propria gente, evitando lo scontro con l'esercito che avrebbe portato alla rovina del Navajos.

     

    Gli avversari del nostro ranger sono tutti ben caratterizzati, fatta accezione per l'uomo di Flagstaff, che risulta un po' grigio. Notevole è anche l'uso narrativo dei numerosi amici di Tex, che, pur di fronte a elementi da cui emerge inequivocabilmente la colpevolezza del nostro eroe, non perdono la fiducia in lui e, soprattutto, l'umanità.

     

    Paradossale risulta che Tex si sia reso complice di un'evasione di massa. Ma se chi rappresenta la legge si comporta peggio di un bandito, allora il comportamento di Aquila ella Notte è del tutto naturale.

     

    Tradizionali, e per questo gradevoli, i disegni di Nicolò.

  20. La Miniera del fantasma si presta a due livelli di valutazione.

     

    La prima è quella emozionale. Fermandosi su questo piano, la storia risulta di elevato valore. Il lettore viene fin dall'inizio attratto tra le inospitali cime e le aride vallate dei monti Superstizione e, complici anche gli evocativi disegni di Ortiz, non molla la presa sino a che non abbia gustato l'ultima vignetta.

     

    A un più distaccato esame, e questo è il secondo livello di valutazione, la sceneggiatura presenta, tuttavia, alcune incongruità o forzature.

     

    1) E' piuttosto chiaro che Kurt Weiser abbia approfittato dell'oro della miniera dei Peralta. Ma allora, perché a lui non è toccata la sanguinosa fine che i Figli del Tuono hanno riservato agli altri avventurieri?

    - 1a) Si potrebbe pensare che ciò sia avvenuto perché egli ha sposato una donna Apache e ha adottato Andres, meritando così la protezione dei Figli del Tuono. Ma, a giudicare dalle scene del passato che l'Autore ci mostra, ciò deve essere accaduto DOPO la scoperta della miniera, e dunque non può giustificare la grazia concessa al tedesco.  

    - 1b) Si potrebbe pensare, invece, che i Figli del Tuono si siano insediati sui monti Superstizione dopo la scoperta della miniera da parte di Weiser e Stolz. Ma allora, in che contesto è avvenuta l'adozione di quest'ultimo da parte degli Apache?

    2) E' noto che il sole non sorge e non tramonta tutti i giorni nello stesso punto dell'orizzonte. Ciò significa che il raggio di luce che al tramonto emerge dal cono d'ombra dell'ago del diavolo può indicare l'imbocco della miniera solo in alcuni periodi dell'anno. Anzi, probabilmente i raggi solari filtrano attraverso il foro posto alla sommità della formazione rocciosa solo in alcuni momenti dell'anno. E' piuttosto curioso che la spedizione di Sutton giunga casualmente sui luoghi proprio in coincidenza di questo fenomeno.

    3) Nella stessa notte Stolz riacquista il senno; Manning lo perde; Andres ritrova la parola. Pur essendo ben disponibili a sospendere l'incredibilità, tale coincidenza appare ben eccessiva.

    4) I Figli del Tuono conoscono Aquila della Notte e Capelli d'Argento e ne comprendono le intenzioni benevole. Allora, perché mai manifestano intenti sanguinari nei confronti di Carson, salvato solo dall'urlo di Andres?

     

    Insomma, mettendo insieme il giudizio positivo quanto all'aspetto emozionale e le riserve per la logica complessiva della storia, il mio giudizio conclusivo si condensa in un 7.

     

  21. Gli uomini che uccisero Lincoln non è un capolavoro. 

    Ma rientra tra quelle tante ottime storie store che Gian Luigi Bonelli, Guido Nolitta, Claudio Nizzi, Mauro Boselli e gli altri autori ci hanno sempre assicurato, regalando a Tex oltre settanta anni di vita avventurosa.

     

    La storia, con le sue piccole incongruenze (mi sembra piuttosto improbabile che il Presidente si avveda del parapiglia che avviene nel giardino della casa Bianca e si affacci alla finestra giusto in tempo per far liberare i nostri amici) e con l'ormai mitica cantonata di Ortiz, si fa leggere molto volentieri.

    In contrasto con quanto successivamente avrebbe fatto, trasformando Carson in una specie di macchietta, in questa avventura Nizzi regala a Capelli d'Argento un tratto eroico, facendo di lui l'artefice sia della salvezza da una situazione che appariva senza uscita, sia del successo della delicata missione.

     

    Buoni i disegni di Ortiz, benché a mio giudizio le storie cittadine non siano l'ideale per il suo tratto.

     

    Rileggere la storia, però, ha rinfocolato un dubbio dentro di me.

    Se il Presidente del Stati Uniti deve la vita a Tex e Carson, e di ciò è loro riconoscente, perché mai i nostri eroi non hanno mai pensato di tentare di ricorrere a lui in alcune vicende in cui c'era il rischio che scoppiasse una guerra indiana e che tanto sangue venisse versato.

    Penso, ad esempio, a Le colline ei Sioux, storia che si svolge appena trenta albi dopo la conclusione di questa vicenda. Perché mai in quell'occasione Tex non tentò di richiedere al Presidente di intervenire a salvare molte vite umane?

  22. "Gli altri sceneggiatori della serie mensile che hanno mandato avanti Tex in questi otto anni lo hanno un po’  “ tradito”, magari convinti di svecchiarlo, di modernizzarlo, di renderlo più simile agli eroi cupi e “eccessivi” che vanno di moda nel cinema e nei fumetti americani di oggi. Il carattere di Tex è cambiato: non più ironico e goliardico, ma troppo serio. Il suo modo di parlare non è più quello pittoreso di G.L. Bonelli (che io mi sono sforzato di conservare), ma è un dialogo qualsiasi. In breve, i lettori non lo riconoscono più. Nella storia “Un capestro per Tex Willer” lo hanno ritrovato. Tutto qui".

     

    Penso che ogni Autore sia convinto che i propri lavori siano quanto di meglio è possibile creare.

    Ma le critiche di Nizzi agli altri autori di Tex, in primis Boselli, mi sembrano un pochettino ingenerose.

    E' vero che una parte dei frequentatori dei forum dedicati al nostro ranger (che a loro volta sono solo una piccola parte dei lettori delle avventure di Aquila della Notte) è critica nei confronti di Boselli; ma molti altri, invece, continuano a vedere nel Tex del 2019 il vero Tex, che invece non hanno più ritrovato in molte storie di Nizzi.

     

    Ho molto apprezzato Nizzi (come ho già scritto, ho iniziato a seguire il Tex inedito con alcune sue splendide storie: La Tigre NeraFuria Rossa, Il testimoneLa Ballata di Zeke ColterFiamme sull'Arizona); non mi è dispiaciuto nemmeno Un capestro per Kit Willer.

     

    Mi dispiace molto, però, che egli mostri animosità verso l'Autore che il nostro Tex lo manda avanti, e per il quale ha scritto diversi capolavori (su tutti Il passato di Carson, Gli invincibili, La grande invasione, Cercatori di piste). 

     

     

  23. Tex affronta uno per uno i banditi e dà loro la giusta paga. E' vero, forse questi banditi non erano grandi rivali, ma il Tex inesorabile e micidiale, la cui opera ritmata di giustizia suscita in Sheldon - il capo della banda - la visione dei fantasmi del passato, a me è piaciuto.

     

    Qualche perplessità morale suscita in partenza il pretesto con cui Nizzi fa partire la storia: la richiesta che il vecchio collega fa al nostro eroe di salvare il figlio, coinvolto da un'amicizia sbagliata in una tragica e sanguinosa vicenda. Ma ben presto scopriamo che il ragazzo non era del tutto cosciente delle conseguenze delle proprie scelte di vita, sicché è in fondo corretto che possa avere un'altra chance nella vita.

     

    Buoni i disegni.

  24. Ho appeno finito di rileggere il divisivo Texone di Faraci-Breccia.

    In effetti, anche i miei sentimenti rispetto a quest'opera si rivelano contrastanti.

     

    Iniziamo dal comparto grafico.

     

    Sappiamo tutti benissimo che non esiste un solo Tex.

    Infatti, dopo l'inimitabile (e infatti assai raramente imitato) Tex di Galep, il nostro eroe ha avuto rappresentazioni visive assai mutevoli: abbiamo il Tex dal volto bonario di Letteri, quello con lo sguardo tagliente di Ticci, il Tex cinematografico di Villa, il massiccio Tex di Fusco, e molti altri.

    Ma sicuramente non è Tex quell'armadio con lo sguardo truce che pure così si fa chiamare nel Texone n. 31.

    Allo stesso modo, non riconosco affatto Carson in quella maschera di carnevale con baffi e pizzetto impomatati.

     

    A parte tale aspetto, che però non è di secondo piano, le tavole di Capitan Jack sono un vero capolavoro grafico.

    Splendido l'uso dei grigi, anche mediante una sapiente distribuzione delle retinature.

    Mi è piaciuta anche la gestione un po' più libera della gabbia bonelliana.

     

    Venendo alla scrittura, il soggetto è interessante, ma la sceneggiatura mi lascia combattuto.

    Da un lato, essa si pone lodevolmente al servizio delle qualità del disegnatore, valorizzandone la potenza evocativa. Non mi disturba, poi, la lunga sequenza di sparatorie, che trovo funzionale alla descrizione (sia pure da un particolare punto di vista) della battaglia dei Lava Beds.

     

    Dall'altro lato, lo sceneggiatore non mi pare in sintonia con il personaggio Tex laddove consente, sia pure per ragioni di adattamento della storia alla Storia, che Hooker Jim sfugga alla punizione. Non si può cambiare il corso degli eventi, ma allora forse si sarebbe potuto far sì che responsabile dell'eccidio della famiglia del ranger Foster fosse un diverso guerriero Modoc, magari di fantasia.

     

    Infine, ho fatto una rapida ricerca e ho scoperto che la guerra Modoc è avvenuta negli anni 1872 e 1873, quindi all'incirca un decennio prima della contemporaneità texiana. Di ciò, però, nell'albo non c'è alcuna traccia, sicché un lettore sprovveduto - quale io stesso sono - è indotto a pensare che gli avvenimenti trattati si siano svolti negli ani '80 del XIX secolo.

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