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Me and Tex
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Colgo la tua osservazione e la faccio mia. In altra discussione, d'altra parte, ho osservato che le mie bimbe guardano incantate Cenerentola della Disney, senza farsi troppe domande sul perché del tardivo, parziale e condizionato intervento della Fata Madrina. Dunque, affermo con forza anche io che non è giusto passare sotto i raggi x ogni singola scena di ogni singolo albo di Tex. Solo che... Solo che questo è un forum di discussione proprio sui fumetti di Tex, sicché, dopo aver valutato Pearl come una delle più belle storie dell'ultimo anno, mi pareva interessante proporre due riflessioni: una sull'impostazione delle tavole della Zuccheri, una sull'uso della lingua, tema che mi stuzzica particolarmente. Ed effettivamente, le risposte che ho avuto mi faranno riflettere su quest'ultimo tema, perché da una parte si afferma che l'italiano non sia sufficientemente versatile da consentire la traduzione dell'espressione Dime Novel; dall'altro, si sostiene - non senza ragioni - che la capacità dell'italiano di contaminarsi con parole provenienti da altre lingue sia uno dei suoi punti di forza, non a caso utilizzato da un Maestro della scrittura come GLBonelli. Prima di tacermi, rinnovo gli apprezzamenti per il bell'albo che ho letto; apprezzamenti che, evidentemente, non sono riuscito a esprimere con adeguato rilievo.
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Emersa la mia ignoranza sul genere Dime Novel, in realtà rimane la sostanza della mia (del tutto trascurabile) osservazione. Possibile che l'espressione non fosse traducibile in italiano? Comprendo la volontà di Boselli di essere il più accurato possibile, ma Tex è una saga italiana, fatta per essere primariamente letta in Italia. Ciò è tanto vero che il nostro eroe parla in italiano con i texani, i messicani, i canadesi, i navajos, gli apaches... Dunque, si usa il termine generico di sceriffo, anziché distinguere tra sheriff e marshal; si parla di tenente, e non di first liuetenant; conosciamo Toro Seduto, non Tatanka Yotanka. Certo, poi di recente c'è un albo di Tex Willer dedicato agli scalphunter, anziché ai cacciatori di scalpi... P.S. - A scanso di equivoci, ritengo che conoscere più lingue sia una enorme ricchezza umana e culturale, ancor prima che professionale. Mi informo quotidianamente dai siti di informazione angolosassoni, cerco di leggere libri e guardare film e serie TV in lingua originale, maneggio l'inglese sufficientemente bene da fare esperienze lavorative all'estero; inoltre, ormai adulto, ho deciso di riprendere a studiare seriamente il francese. Quindi, ho la presunzione di ritenere che la mia osservazione non sia dovuta a una sciocca idea di superiorità linguistica dell'italiano...
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Ho letto Pearl immediatamente dopo la sua comparsa nelle edicole, ma non avevo ancora avuto modo di commentarlo. Ritengo che sia, valutato complessivamente per soggetto, sceneggiatura, disegni e colorazione, una dei più begli albi degli ultimi anni. Mi è piaciuto molto l'accento su Tex e Carson come uomini giusti, piuttosto che come poliziotti efficienti; altrettanto apprezzabile e il lavoro di introspezione psicologica che, pur nel limitato numero di pagine, è stato fatto sui personaggi. Se proprio volessimo fare qualche appunto, visto che qualcosa si deve pur scrivere, non mi è piaciuto l'uso dell'espressione "Dime novel", cui avrei preferito, nel contesto in cui è adoperata, "Romanzetti rosa". E mi sarebbe piaciuto che il disegno della Zuccheri fosse meno ingabbiato.
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Se la memoria non m'inganna, ricordo di aver letto su questo forum che GLB mise mano al passato di Tex dietro insistenza del suo editore/figlio. Se così è, negli albi che sto commentando mi pare che si possano leggere i segni di una mancanza di coinvolgimento dell'Autore nella vicenda, pur drammatica, da lui inventata. A parte alcuni aspetti che ben si potrebbero considerare errori, come i sei razziatori che divengono cinque, o il vaso di fiori su cui viene attirata la nostra attenzione senza che lo spunto venga poi adoperato (1), quello che mi ha colpito negativamente è l'insolita unidimensionalità dei sentimenti di Tex: a fronte dell'uccisione del padre e del fratello non mostra mai dolore o nostalgia (che invece vediamo chiaramente nell'altro - assai migliore - tuffo nel passato rappresentato da Il giuramento); piuttosto, Tex è rappresentato solo come spietato vendicatore, cosa che è, ma non esclusivamente. In sostanza, la mia opinione è che si sia trattata di un'occasione tutto sommato sprecata. Aggiungo che forse i lettori di GLB non erano critici spietati come noi utenti di questo forum, altrimenti questa storia sarebbe stata fatta a pezzi ben peggio di come di recente accaduto ad alcune storie di Boselli e Ruju (1) In passato si è discusso della validità dell'assioma per cui "se fai vedere una pistola nel primo tempo, nel secondo tempo quella pistola deve sparare". Almeno in questo caso, però, per come è costruita la scena, quell'assioma è per me senz'altro valido.
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Un antagonista, Artiglio d'orso, decisamente memorabile; Kit Carson che non è il vecchio lamentoso e un po' ottuso raccontatoci in tante avventure, ma un uomo affascinante, coraggioso e possente; dei disegni maestosi, con personaggi che recitano in maniera credibile. Che altro chiedere a un fumetto? io promuovo con buon voti la storia di Ruju e Mastantuono. Poi, certo, qualche difetto c'è. In particolare, il Tex di altre epoche se ne sarebbe infischiato di estorcere con l'inganno la confessione di mister Warberg, ma lo avrebbe punito direttamente; inoltre, qualche scena, anche il duello tra Kit Carson e Kircher, è forzata. Ma, dopo diversi anni di frequentazione di questo forum, che tanto mi ha arricchito come texiano e - più in generale - come lettore di fumetti, mi sto chiedendo se l'esame critico di ogni minuzia mi renda un lettore più consapevole e felice, o semplicemente non finisca per rovinarmi il piacere della lettura di Tex. Certo, ci saranno storie più efficaci (e questa, a mio parere, è un storia efficace) e storie che mi prendono di meno (così come a lunga saga di Mefisto); continuerò a rilevare implausibilità, errori di sceneggiatura e di disegno. Ma, come ho scritto in altro post, non mi sembra sensato impiegare il mio tempo a criticare la misura delle scarpette di Cenerentola
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Di recente è apparso nella storia L'ombra del Maestro, ambientata a New York. Ma si vede anche ne L'eroe del Messico, dove però è da intendersi quale evidente anacronismo.
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Il topic era bloccato al 7 novembre. Ora si vedono nuovamente tutti i post.
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Dove era la Fata Madrina quando Cenerentola veniva maltrattata? Perché si è decisa a intervenire solo per consentirle di partecipare al gran ballo e non già prima per evitarle violenze ed umiliazioni? E perché mai fare un incantesimo "a tempo"? Non poteva forse consentire a Cenerentola di concludere la sua serata speciale? Ancora, perché carrozza, cocchieri, vestiti tornano ad essere quel che erano prima dell'incantesimo, e le scarpette no? Infine, che numero di piede doveva avere Cenerentola per essere l'unica a cui le scarpe di cristallo calzavano? Scarpe di cristallo, poi,,, chi sa come le dovevano dolere i piedi! Le mie figlie tutte queste domande non se le pongono, e guardano il cartone animato della Disney ancora incantate. Ecco, a volte in questo forum facciamo come quelli che si pongono un sacco di domande sulla coerenza della fiaba nella versione Disney, e si perdono la magia del capolavoro di animazione! Come giustamente osserva Borden, la saga del Tex è fatta di incoerenze: il telefono a New York, mentre nelle praterie ancora vivono liberi i Comanche; trappers che vanno a caccia nei boschi del nord, mentre Pat guida la Ford T; un cavallo di nome Dinamite, quando ancora la dinamite non era stata brevettata. E Montales? Vogliamo interrogarci sulla plausibilità storica di Montales? Aspettiamo di leggere l'avventura con Pearl Hart: se la storia sarà bella, ci importa così tanto dell'anacronismo?
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L'albo in questione può essere oggetto di due distinte recensioni. Considerando la storia in sé, la mia valutazione è positiva. Il soggetto non è originale, ma è poi ben declinato in una sceneggiatura in cui stonano soltanto le qualità da supereroe di Dinamite. La maliziosa conclusione - ricordando, peraltro, che la malizia è negli occhi di chi legge - mi ha fatto sorridere. Belli i disegni. Altra valutazione è quella che riguarda la storia nel contesto della collana. Lo speciale Tex Willer è nato con un'affascinante e originale racconto di fantasmi, che mi è piaciuto molto. Il secondo numero, quello dedicato a Sam Willer, ha avuto un finale del tutto sconclusionato. Ma l'idea era, anche qui, originale. L'incontro tra Tex e Zagor ha soddisfatto una spasmodica attesa di molti (non mia). L'esito a me non è piaciuto granché, ma mi pare di essere stato in minoranza. Il quarto albo, quello dedicato a Mefisto, aveva anch'esso il pregio di proporci un personaggio tanto importante, quanto in realtà ignoto agli appassionati di Tex. Anche qui non mancano gli aspetti problematici, ma si tratta di un albo meritevole dell'attribuzione della qualifica di specialità. E questo? Si tratta, evidentemente, di una storiella carina, ma che niente ha di speciale, e che viene pubblicata in questa collana solo perché la casa editrice ha inteso aumentare ancora il numero delle uscite di Tex. Ebbene, posso anche capire la prospettiva dell'editore, ma il gioco è pericoloso, perché l'aumento della produzione può giovare economicamente nel breve periodo, ma non è detto che non porti danni nel lungo periodo, conducendo a una disaffezione dei lettori Per esempio, il mio edicolante ha dimenticato di mettere nella mazzetta dei giornali che mi conserva il Color Tex. Ebbene, mi sono guardato dal richiederlo. D'altra parte, non mi mancano gli albi da leggere. In questo momento, effettivamente, devo ancora gustarmi gli ultimi numeri della serie regolare e di Tex Willer, mentre un mucchietto di almeno trenta strisce aspetta che le prenda in mano. Posso fare a meno del Color. E forse, in futuro, anche dei Maxi, dei cartonati etc.
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Cosa funziona di questa storia? 1) la sequenza della "esecuzione", con cui prende l'avvio l'albo; 2) la scena finale, con la nemesi del colonnello; 3) uno sviluppo della vicenda solido. Consa non mi è piaciuto? 1) troppe, decisamente, le bistecche e le patatine; i nostri eroi sembrano, a volte, una compagnia di beoni; 2) i colpi di fortuna (per esempio Ethan che va a sedersi per caso proprio accanto ai due rangers), via troppo comoda per far scorrere la vicenda; 3) Tex e Carson che "respingono" i proiettili, più o meno come il pistolero voodoo: come è possibile che non li colpiti presi, almeno di striscio, mentre si trovavano allo scoperto sulla barca? Tutto sommato, però, è un albo che si legge con piacere, anche per la qualità dei disegni. Una critica, però, a Casertano per le chine tropo marcate. Infine, una notazione off topic. Ho letto la storia da qualche giorno e, come al solito, avevo l'intenzione di recensirla. Però, sono stato trattenuto dal leggero fastidio che mi provoca l'eccesso di polemica che sta segnando il forum in questi giorni. In questo topic, destinato a parlare di una storia tutto sommato normale di Tex, si è di nuovo riattizzato lo scontro tra ghibellini nizziani e guelfi antinizziani. Per non parlare delle pagine e pagine di commenti, interessanti sulle prime, poi sempre più ripetitivi, sulle modifiche all'incontro tra Mefisto e Padma. Infine, anche sui romanzi di Letizia si è scatenata una baruffa abbastanza inspiegabile. Certo, da un forum che tratta con serietà di cose futili mi aspetto confronto e anche qualche lite. Ma il rischio è che, tra queste dispute che si avvitano su loro stesse, un utente distratto come me finisca per perdersi qualcuna delle molte cose interessanti che vengono scritte.
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A parte le precedenti brevi osservazioni, a fronte di questa lunga discussione, partita addirittura in un altro topic, vorrei esprime in maniera più organica la mia opinione. Solo che ormai gli interventi sono tantissimi e il tema centrale si è perso in mille rivoli, per cui bisognerebbe avere la puntigliosità di Diablero per riuscire a toccare tutti i punti interessanti. Mi limito, allora, a qualche spot. 1) A parte il primo cartonato, mi pare che nessuna storia di Tex si ponga in un universo parallelo: l'universo di Tex è uno solo, e in esso si collocano tutte le storie raccontate, sebbene questo ponga grossi problemi di coerenza cronologica e - a volte - anche geografica; quindi, le avventure che leggo in Tex Willer, quelle presenti sui Color e sui Texoni, sono state vissute dal medesimo eroe che agisce sul n. 745 della serie regolare. 2) Alcune storie, però, vanno intese come fuori dal canone, perché altrimenti le alterazioni nella coerenza dell'universo di Tex sarebbero troppo accentuate: penso alle storie ambientate nella prima Guerra Civile, ma anche a Ritorno a Culver City. 3) Sceneggiando l'ultima sfida tra Tex e Mefisto, Boselli è andato sicuramente ad alterare retrospettivamente il passato della saga. Però, per quanto ciò abbia scatenato decine e decine di post, a me la cosa lascia piuttosto indifferente. Sarà che Mefisto è un personaggio che non mi piace, ma il suo salvataggio ad opera di Padma mi sembra un elemento di discutibile rilevanza per l'universo di Tex. Non abbiamo mica appreso che Tex aveva già avuto un flirt con Lilith prima di essere salvato da lei quand'era già attaccato al palo della morte! 4) Boselli sta facendo delle ret-con? Ora, a parte le questioni linguistiche, a me sembra indubitabile - e l'ho scritto più volte - che Boselli stia riscrivendo il passato di Tex. Quel fuorilegge che sgomina la Mano Rossa, aveva già combattuto contro i Cavalieri del Circolo d'Oro. Il giustiziare che accetta di aiutare Jeff Weber, ha già collaborato con l'Agenzia Pinkerton e ha già vissuto diverse avventure con i rangers. L'uomo che viene salvato la Lilith aveva già vissuto tra i Seminole ed era già fratello di sangue di Cochise. Quindi, allorché rileggo le prime grandi storie sceneggiate da GLBonelli, io, sapendo ormai quanto accaduto nel passato, ho una percezione della personalità di Tex diversa da quella che avevo prima che uscissero Il Magnifico Fuorilegge e gli albi che ne sono seguiti. 5) Questo è un male? Sicuramente no. L'epopea ultrasettantennale di Tex comporta necessariamente che, nel corso degli anni, vi sia stata un'alterazione del personaggio, del suo mondo, della sua storia. Era già avvenuto con GLBonelli, e poi con Nolitta, e poi ancora con Nizzi. Ora è Boselli a produrre le - inevitabili - alterazioni. Però, l'unico modo per lasciare Tex immutabile sarebbe stato quello di cessare definitivamente la pubblicazione delle storie inedite. Ma sarebbe stato un peccato. 6) Solo che bisogna fare attenzione a che queste modifiche del passato di Tex non depotenzino l'impatto delle storie sceneggiate da GLBonelli. Per esempio, mi sono già chiesto - e prima o poi avremo la risposta - se la figura di Montales non rimanga sminuita dal confronto con il ben più complesso personaggio di Juan Cortina. 7) Infine, mi è sembrato molto interessante il raffronto tra la continuity di Tex e la continuity del mondo dei paperi. Lì, ogni nuova storia mantiene, di quelle passate, solo ciò che è funzionale alla narrazione. Forse non è del tutto sbagliato pensare che anche in Tex funzioni così. Non ne sono sicuro, ma ci sto riflettendo...
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Non capisco dove sia lo scandalo. Le nostre chiese sono piene di Madonne che allattano il Bambino Anche io in quella storia ci leggo Tex che vuole rimanere fedele a Lilith e, per fuggire all'occasione, fa il finto tonto
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Viola la netiquette intervenire solo per manifestare adesione a un'opinione altrui. Però volevo unirmi alla riconoscenza e all'affetto per @borden, così come la mia somma ammirazione per Civitelli. Le critiche che ho rivolto al loro operato sono soltanto il mio contributo sincero al dibattito, ed anzi le vedo come un tributo alla professionalità del loro lavoro, che consiste (anche) nel sottoporsi alle critiche del pubblico.
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Non è semplice cercare di ragionare su una storia che ha ottenuto già ben 23 pagine di commenti, in cui tutte le possibili opinioni sono state già proposte. Ma mi ci provo ugualmente, visto che il senso principale della partecipazione al forum è, a mio giudizio, proprio quello di condividere le impressioni sulle varie pubblicazione. Mi scuso, però, per il fatto che la recensione vera e propria sarà più breve di tre, lunghe premesse. I) Più volte ho affermato che, pur riconoscendo la canonicità della magia - o meglio, del soprannaturale - su Tex, nondimeno le storie in cui essa appare sono quelle che meno si accordano con i miei gusti. Anzi, devo essere più preciso: il soprannaturale può anche piacermi, ma se si colloca in quella striscia crepuscolare che esiste tra racconto verisimile e racconto fantastico. La già citata Colorado Belle è l'esempio paradigmatico del soprannaturale che a me piace trovare su Tex. Quindi, il mio approccio ai sette volumi sullo scontro definitivo tra Tex e Mefisto è viziato da questo bias cognitivo. II) Come detto anche da Boselli, l'ultima apparizione di Mefisto, a cura di Nizzi e Villa, aveva lasciato un grave strappo nella serie. La nemesi di Tex che fugge alla cattura, senza che il nostro eroe e i suoi compagni si preoccupino minimamente di andare alla sua ricerca, adagiandosi sulla convinzione che tanto sarebbe tornato a cercarli, ma senza pensare a tutto il male che egli avrebbe potuto fare a innocenti. Un affronto al senso di giustizia di Tex. Così come un affronto alla storia della serie è la beffa finale di Mefisto. Ebbene, riconosco a Boselli il coraggio di tentare la sutura di questo strappo, cogliendo l'occasione per rimettere insieme le varie smagliature che le epopee di Mefisto e Yama avevano lasciato. E' un po' il lavoro che sta facendo sul passato di Tex, dove sta rimettendo insieme una biografia tutto sommato coerente, facendoci dimenticare che, in realtà, le prime avventure del nostro fuorilegge sono ambientate sul crepuscolo del XIX secolo. Devo inoltre riconoscere al nostro Curatore anche un impegno e una dedizione fuori dal comune. La cura con cui ha messo mano alla saga di Mefisto è evidente. Trasuda (troppo, come dirò ultra) da ogni vignetta. III) Infine, è mia opinione che il battage pubblicitario che la Casa editrice ha messo in piedi sulle due storie dedicate a Mefisto abbia penalizzato la valutazione dell'opera realizzata. Se le aspettative vengono fatte artificialmente lievitare, è poi difficile soddisfarle in pieno. Veniamo, dunque, alla valutazione. Gli aspetti negativi che ho riscontrato nei due capitoli dell'unica storia si possono facilmente evincere già dalle mie premesse. In primo luogo, l'uso del soprannaturale è sfacciato. Non si colloca nella zona d'ombra di cui ho parlato. E nemmeno, aggiungo, si tratta di forze magiche, orrende e oscure, che anche l'inconscio di una persona razionale può comprendere istintivamente e temere. No, qui si vedono poteri magici da Dragon Ball Z e scontri tra Super Sayan (nella specie Padma e Yama), che mai avrei voluto vedere sulla saga del mio ranger preferito. Il secondo difetto si àncora al primo e già tanti lo hanno sottolineato: tutto il soprannaturale viene spiegato per filo e per segno; siamo di fronte a una specie di Manuale delle Giovani Marmotte della Magia Nera. Ecco, se ancora posso accettare che nel mondo di Tex operino presenze oscure, mi sembra poi eccessivo giungere a un soprannaturale perfettamente codificato. Allo stesso modo, la grande cura nel dare coerenza a tutte le storie su Mefisto e Yama che si sono succedute nel tempo ha finito per rendere troppo, come dire, meccanico lo sviluppo della storia. Mi spiego meglio: poiché occorreva rimettere insieme i vari pezzi, la fantasia di Boselli mi è sembrata imbrigliata in una gabbia che ha finito per penalizzarla. Infine, mi pare che una caratteristica tipica di Boselli, la presenza di molti personaggi nelle sue storie e l'intreccio di vicende autonome, sia stata in questi sette volumi accentuata sino a divenire un difetto. Ci sono quasi tutti: Mefisto e Yama, Padma e Narbas, Lily e Morisco, Tom Devlin e gli amici energumeni di Frisco. Troppi per la credibilità della storia. E' tutto da buttare, dunque? Penso di no. La sceneggiatura non ha non sense narrativi (i proiettili deviati dal Pistolero Vudu, il cannone di Old South) e, comunque, leggere i sette albi - che pur non penso di riprendere presto in mano - non mi è costata fatica. Tutto sommato, concluderei per un 5,5, pur provando rammarico per non poter premiare di più il sincero sforzo dello sceneggiatore. Poche parole per il comparto disegni. Molto, molto bene i Cestaro. Sbagliata, per la seconda parte, la scelta di Civitelli, che ha reso molto bene nelle scene ariose, ma che non mi pare a suo agio con il mostruoso, tanto che assegnargli questa storia è stato forse un torto nei suoi confronti.
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Come scriverò appena avrò il tempo di fare una recensione adeguata, Lily è l'antagonista di questa storia che più ho apprezzato. Sono lieto che se ne prefiguri il ritorno. Riflettendoci un po', avrei forse scritto: "Dovreste riuscire a nascondervi nel buio. Ma potrebbero comunque sorprendervi". Concordo, però, sull'affermazione che le questioni linguistiche che stiamo sviscerando non incidono in alcun modo sull'economia della storia. In ogni caso, la forma utilizzata da Boselli mi è sembrata corretta. Tex fa una previsione, ma poi rappresenta un possibile pericolo incombente. Il condizionale esprime in maniera più adeguata il concetto. E' interessante questo approfondimento dei retroscena che hanno accompagnato la nascita di Tex Willer. Ma criticare la nuova serie accusando Boselli di volersi appropriare malamente del personaggio di GLBonelli mi pare un'operazione dettata dalla malafede. E' ovvio che il Tex (giovane o maturo) che leggiamo è il Tex di Boselli, così come, se lo scrivessi io, il Tex rappresentato sarebbe quello che vedo dalla mia particolare angolazione. Ma, la rilettura delle storie originali del nostro fuorilegge sulla serie anastatica, priva di censure che ne alterino la fisionomia, mi fa apprezzare come effettivamente Boselli è l'autore che, dopo ovviamente il grande GianLuigi, meglio riprende le caratteristiche di fondo del personaggio. Tex Willer è una testata brillantissima. La riscrittura della vita del giovane Tex presenta rischi che io per primo in diverse occasioni nel forum ho evidenziato. Ma è comunque un'operazione rispettosa della storia del Tex e, ancor di più, dei suoi lettori.