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When_the_levee_breaks

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  1. Scherzi, vero? Parlare con gli autori è generalmente piacevole e stimolante, almeno per quelli che autori non sono. Credo però che, in situazioni di "conflitto", come è successo in questo casi, un simile confronto non sia molto produttivo. Non so voi ma io, che credo di essere un buon professionista ma che al pari di tanti posso commettere errori (ed infatti li commetto), sarei in difficoltà a dover sostenere pubblici "processi" sul mio operato. Ribadito che si tratta del mio punto di vista, e che non mi aspetto che ognuno lo condivida, resto dell'opinione che con gli autori sia meglio parlare di questioni più "generali" o, al limite, delle loro opere più riuscite. All'ennesima sottolineatura, da parte della stessa persona, di quanto "imperdonabile" sia stato un errore (vero o presunto), a molti la pazienza potrebbe saltare. In quanto "lettore" io sono più incline a comprendere l'ostinazione con cui un utente si lamenta di qualcosa, e ad auspicare che gli autori limitino al minimo la "difesa" e si concentrino su discussioni più generaliste e meno divisive.
  2. Ciao, sono un vecchio lettore di Tex capitato per caso da queste parti, questa discussione mi ha catturato, ho quindi deciso di iscrivermi, per poter dire la mia. Ritengo che chi si è ammirevolmente sforzato di elencare puntualmente le magagne di questo albo celebrativo abbia fatto un eccellente lavoro, eviterò di snocciolare la mia lista giacché so per esperienza che si tratta del modo migliore per tirarsi addosso una valanga di accuse e contro-accuse che non ho intenzione di alimentare, anche perché vedo che di polemiche ve ne sono state a sufficienza. Mi focalizzerò quindi su un singolo aspetto. Molti interventi hanno sottolineato che ci troviamo di fronte ad un numero celebrativo; perciò, prima di mettere nero su bianco il mio punto di vista, ho pensato di cercare su un vocabolario la definizione di questo aggettivo. Trovando quanto segue: celebrativo, "che tende a celebrare, a esaltare, a glorificare". Diciamo allora che, se l'intento dell'albo era quello di esaltare e addirittura glorificare Tex, non sono così certo che tale obiettivo sia stato raggiunto. Facendo parte della non so quanto folta schiera di coloro che "Il Giuramento" lo hanno letto (letto, e riletto: più volte!), confesso di aver sempre creduto al messaggio implicito rappresentato dalla lancia spezzata, e di non essere quindi stato contento quando ho visto riapparire il villain oggetto del più feroce pestaggio mai inflitto da Tex ad un suo avversario, abbandonato poi nel bel mezzo di un deserto con la CERTEZZA che non ne sarebbe mai potuto uscire vivo. Sarà un limite mio, però... scoprire che le parole dette da Tex a proposito della sorte dell'uomo che ha materialmente causato la morte di sua moglie erano state clamorosamente smentite dai fatti mi è parso un modo parecchio discutibile di "glorificare" lo stesso Tex. Non starò certo a polemizzare con quanti hanno apprezzato la storia, ritengo i gusti personali assolutamente insindacabili anche quando sono in totale contrasto con i miei. Posso però dire di essere stato colpito da alcuni argomenti, tipo quello secondo cui, in assenza di una vignetta che mostri con chiarezza un cadavere, una morte possa non essere data per certa e che quindi gli improbabili ritorni di personaggi considerati spacciati siano in realtà leciti. Io sono tra colore che sostengono che quella lancia spezzata rappresenta, da un punto di vista narrativo, esattamente la prova "visiva" del fatto che, secondi una entità superiore (il Fato? Dio? GLB?) TUTTI i colpevoli hanno pagato. Ma ammettiamo pure che io mi sbagli. Ammettiamo che la mancanza della "vignetta fumante" tradisca la volontà, o magari solo la "possibilità", di un successivo colpo di scena. Beh, allora dovrò riconoscere di non aver mai visto il corpo privo di vita di Lilyth, così come mi manca quello dei più volte citati Lucero e Fraser, o di tanti altri personaggi di rilievo. Questo significa che GLB volesse lasciarsi aperta una porta aperta a qualche "clamoroso" ritorno? In realtà una simile interpretazione sarebbe due volte sbagliata. Prima di tutto perché, se tutti hanno pensato che le cose fossero andate in un certo modo (in realtà, non proprio tutti: laddove tanti lettori hanno dato per certa la morte di Higgins, Frediani e Boselli ci hanno visto un finale -anche se non si trattava del finale- aperto, magari qualche altro sceneggiatore, con la stessa legittimità di Frediani e Boselli, vedrà una possibilità narrativa in ciò che a molti, me compreso, sembrerebbe un'eresia ed una bestialità, e farà tornare Lucero, Fraser o addirittura Lilyth per una celebrazione al quadrato della grandiosità di Tex), forse è perché si tratta esattamente di quello che GLB intendeva. In secondo luogo perchè, se un autore proprio lo desidera, ha la possibilità di far tornare in vita anche un personaggio di cui sia stato mostrato il cadavere (senza sforzarsi troppo, è sufficiente sfogliare il numero attualmente in edicola). Certo, ci possono essere ritorni più o meno verosimili, quello di Higgins secondo me lo è davvero pochissimo, come qualcuno nelle pagine precedenti ha efficacemente fatto notare. Tuttavia, piuttosto che lanciarsi in interpretazioni spericolate sul perché GLB abbia risparmiato ai lettori la visione di qualche corpo senza vita, o sulla "verosimiglianza" delle condizioni che fanno da premessa a simili colpi di scena, io punterei sul concetto di "opportunità"; la vera domanda che, a mio non so quanto modesto parere, ci si dovrebbe porre di fronte ad un ritorno non può che essere: "ma è opportuno?". Sarebbe opportuno veder tornare Lucero, scoprire che si è fatto beffe di Tex magari grazie alla complicità dei frati? Vorreste rivedere Fraser, abbandonato al suo destino con la sola opzione di scegliere in che modo concludere la propria vita, ma sfuggito invece alla sua inevitabile fine? E perché allora escludere l'ipotesi che Lilyth abbia simulato la propria morte per un qualche inconcepibile ragione (non sarebbe neppure un'idea originale, visto che è stata usata nel primo sequel di Dragon Trainer)? Un avversario che, per motivi ragionevolmente al di sopra delle pur eccezionali capacità di Tex, facesse capolino un'altra volta per ricevere finalmente quello che merita potrebbe essere un ritorno oppurtuno. Un conto aperto che non è stato saldato, un nemico seppellito in una prigione da cui è sfuggito per il più imprevedibile dei motivi, una qualunque azione su cui Tex non abbia potuto esercitare un controllo totale è, almeno potenzialmente (perchè poi bisogna anche vedere come la situazione viene costruita e descritta), una premessa accettabile ad un ritorno (sempre ammesso che un ritorno debba necessariamente mostrare un antico antagonista e non invece qualche vecchio amico dei tempi passati). Niente di tutto ciò è però applicabile ad Higgins. Tex lo massacra di botte, dichiara che la sua sorte è segnata, lo abbandona in fin di vita in un angolo remoto di un deserto da cui è SICURO che Higgins non potrà trovare scampo. Però, nell'albo che dovrebbe "esaltare e glorificare" Tex, scopriamo che il butterato è scampato alla morte; non solo, negli anni che l'errore di valutazione di Tex gli ha concesso, ha anche continuato a mietere vittime innocenti. Cerco di immaginare cosa avrei letto se l'intento degli autori non fosse stato quello di "celebrare" Tex ma, anzi, di umiliarlo, e fatico a trovare situazioni peggiori di quelle viste in questo albo. Resterò sempre incerto sulla reale opportunità del dialogo-confronto tra autori e pubblico, che come tutte le comunicazioni uno-molti funziona solo (ma comunque MAI perfettamente) quando tutto va per il verso giusto, tutti sono bravi, c'è solo da distribuirsi meriti e, al più, di onorare gli sconfitti. Ho ben presenti le conferenze stampa di politici, divi dello spettacolo, allenatori sportivi, e rifletto su quanto il tono delle discussioni cambi radicalmente in base ai "risultati". Tutti sono bravi a ricevere complimenti, mentre invece gestire le situazioni più spinose è assai peggio, specie se ci si trova di fronte ad osservazioni stupide mischiate assieme ad altre molto più calzanti. Nè credo che qualcuno, messo alle strette, accetterà di buon grado discussioni che impliciamente o magari anche esplicitamente gli chiedono di rispondere "si, hai ragione, sono una pippa" oppure "sono d'accordo, ma il mio terzino ha il cervello di una gallina". Parere personalissimo, che vale pochissimo, me lo dico da me: gli autori dovrebbero stare alla larga dai dibattiti in cui le loro storie vengono esaminate.
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