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Don Fabio Esqueda

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Messaggi pubblicato da Don Fabio Esqueda

  1. Capelli, posso essere franco? Beh, domanda retorica, ma franco sarà. Io non sono certamente un boselliano, per quanto, soprattutto col tempo, abbia imparato ad apprezzarne molto alcune qualità: sopratutto, una scrittura molto cinematografica. Sono in arretrato di quasi un anno con gli inediti e dunque non ho ancora letto la storia in questione, ma, al di l' dell'assurdit? del giudicare senza aver letto, mi sembra che in fondo ti piaccia recitare sempre un po' la parte del classico brontolone insoddisfatto. Anch'io preferisco i grandi classici ai giorni nostri, ma cerco di analizzare ogni storia in modo aperto, senza partire alla caccia del difetto come ho la sensazione tu, magari inconsciamente, faccia. E ci sta perfettamente il brontolare quando il brontolio ha la sua ragion d'essere, ma ci sta anche il commento positivo quando ne ha altrettanta. Non ti ho mai visto commentare una storia quando il commento sarebbe positivo, vecchia o nuova che sia, ma solo intervenire quando c'è da protestare. Tant'? che ormai mi aspetto dai tuoi messaggi solo "sgrunt", :malediz... , :shock: , :fumo: , "Boselli no, Nizzi no", etc. Che palle, scusa la franchezza, e te lo dice uno che quando c'è da andare già duri con la critiche non si risparmia di certo! Non ti annoia interpretare sempre lo stesso personaggio, francamente un po' macchiettistico, del brontolone suddetto alla Stumpy? Io preferirei, nel leggere i tuoi post, più propositivit?!P. S. Scusa per i toni un po' duri. Ti assicuro che non corrispondono ad antipatia nei tuoi confronti, ma al desiderio di poter confrontarmi davvero con le tue idee, e non col "vecchietto del west" che ti sei costruito addosso! :indianovestito:

  2. Leo, qui si apre un problema filosofico complessissimo. Facendola breve, io sono convinto che un'opera abbia valore solo in relazione a un soggetto che ve ne attribuisce. Un soggetto che, inevitabilmente, ha i suoi filtri. Giudicare l'opera e non l'autore? Non ho mai capito cosa ciò significhi: l'opera è un prodotto mentale, e valutando l'opera non posso che valutare la mente del suo creatore. Quanto al valutare l'opera in sè, senza relazionarla alle altre e a tutte le variabili, mi sembra, più che semplicemente riduttivo, anche impossibile. Se la storia l'avesse scritta Boselli (sul quale peraltro io ho più dubbi di te)? Non so, è un discorso infattibile. Quello che posso dire è che - in questo momento - quello che mi aspettavo da Faraci era personalit?, e la personalit? era il mio primo criterio. E' mancata e ne è conseguito il 5. Se l'avesse scritta Boselli, su cui ho dubbi ma che certamente non difetta in tal senso, i miei criteri di giudizio sarebbero stati inevitabilmente diversi. Com'? giusto che sia!Infine, sul discorso delle 110 pagine, con l'assoluta simpatia che ho nei tuoi confronti, continuo a non condividere il tuo punto di vista: lo spessore lirico di un racconto per me non ha la bench? minima relazione con il suo numero di pagine.

  3. Ci tengo a spiegare il mio 5 - che son stato tentato di far diventare 4,5 - a soggetto e sceneggiatura. In effetti, come detto da Havasu e da altri, la storia in sè ha la sua fluidità e risulta leggibile: le avrei dato 6, o persino mezzo voto in più, se non fosse inevitabile considerare una storia in rapporto alle altre di un autore.

    Io invece credo, Don Fabio, che la storia si debba giudicare per quello che essa ?, e non rapportandola all'opera complessiva dell'autore. In questo senso, secondo me avresti potuto riconoscerle quel 6/6,5 che pure ti sentivi di darle.
    Leo, io invece difendo il criterio per cui ho dato 5. Perchè? Perchè io credo che il valore di una storia - ma in generale di qualsiasi opera - non sia assoluto, ma dipenda da molteplici variabili, tra cui - fondamentale - la prospettiva di chi giudica. E in tal senso, una storia leggera come questa l'avrei fatta passare a un autore che avesse già dimostrato di saper lavorare sull'universo Tex con idee, tempra e personalit?, non a Faraci.
  4. Ci tengo a spiegare il mio 5 - che son stato tentato di far diventare 4,5 - a soggetto e sceneggiatura. In effetti, come detto da Havasu e da altri, la storia in sè ha la sua fluidità e risulta leggibile: le avrei dato 6, o persino mezzo voto in più, se non fosse inevitabile considerare una storia in rapporto alle altre di un autore. E cosa se ne può evincere? Che Faraci scrive delle storielle senza sale - altro che certi riempitivi di GLB, che riempitivi erano ma molto gustosi - dimostrando pochissimo carattere nell'affrontare il personaggio. Qualcuno ha fatto riferimento ai "Bang Bang" più calibrati che altrove, ma questo è per me spiegabile col fatto che le pagine erano 110; fossero state il doppio, avremmo avuto la solita azione fine a sè stessa di tante altre storie, tra cui la stessa Sotto scorta da tanti lodata.
    Storie dal fiato corto, cortissimo, senza la capacità di creare personaggi forti o anche grandi narrazioni corali. Ogni volta c'è un capobanda che fa fuori uno degli accoliti, solo per convincere il lettore che sè, siamo di fronte ad avversari temibili ed efferati, senza minimamente essere capace di crearne una psicologia; ogni volta un inseguimento, che Tex sia lepre o cacciatore; ogni volta la ripresa di formule GLBonelliane, sempre in modo artefatto.
    Faccio notare che Boselli esord' con Il passato di Carson, Nizzi scrisse Fuga da Anderville come quinta storia: storie che vanno al cuore dei personaggi, dell'universo di Tex.
    Faraci di storie per il nostro ranger ne avrà scritte ormai una quindicina: è arrivato il momento di tirar fuori non dico un capolavoro come le due suddette, ma racconti di carattere e dunque soluzioni più varie.

    P. S. Un benvenuto a Conde Claros. :indianovestito:

  5. Ho appena terminato la lettura. E' secondo me priva di due difetti tipici di Faraci: spiegazionismi, qui quantomeno attenuati, e passaggi totalmente inverosimili. E questo rende la lettura più fluida. In tal senso, il confronto con altre storie dell'autore milanese è positivo. Ciò detto e specificato, dopo più di dieci storie - vado a spanne: pigro come sono lascio ad altri la ricerca del dato ufficiale - mi è impossibile non constatare la totale mancanza di personalit? dell'autore nell'approccio a un personaggio come Tex, che ne richiederebbe in quantit? industriale. Non è una storia brutta, ma è inutile. Come sempre, Faraci cerca di convincere il lettore della pericolosit? e dell'efferatezza degli antagonisti con la scena cruenta dell'uccisione di un complice da parte del capo, senza essere capace di infondervi il minimo spessore psicologico. Il tutto peraltro stride - e ripeto quanto detto o pensato a riguardo di almeno altre tre storie - con i comportamenti da rubagalline dei componenti la banda, capaci solo di organizzare una poco credibile estorsione. Anche per quanto riguarda Tex, è vero che il ranger non fa brutte figure, ma è scambiato per un semplice segugio e pistolero infallibile (anche troppo: il finale è il solito tirassegno): dello spaccone simpatico di GLB, ma anche del primo Nizzi e talvolta anche di Boselli e Nolitta, non c'è traccia. Peraltro, mi hanno infastidito le gocce di sudore sul suo volto in alcune sequenze: non so se sia stata una precisa indicazione di Faraci o farina del sacco di Suarez (prova grandiosa, viceversa), ma rende male il personaggio, che non è un emotivo. Quanto ai compagni di avventura di Tex, beneficiati, come fatto già notare da Sam, da un culo più che discreto, sembrano anch'essi messi l' senza un perchè. Il poco spazio a disposizione può essere una scusante? Non lo credo affatto. Anche perchè, per quanto mi riguarda, lo spessore lirico di un racconto non si misura certo dal suo numero di pagine. Semmai, è una fortuna per Faraci: senza idee è più facile raggiungere tavola 110 che tavola 220. Insomma, serve un cambio di marcia: vedremo se con il nuovo corso preannunciato dall'autore ci saranno dei passi avanti. Sudore a parte, la prova di Suarez è al contrario IMHO molto convincente. La sua interpretazione di Tex, pur debitrice di molti modelli, è personale, ma allo stesso tempo estremamente efficace (vedasi i due primi piani di pag.91). A tratti mi ricorda quella di Kubert. D'altre parte, sono magnifici anche i paesaggi (prima vignetta a pag.86, ad esempio): è grandiosa l'attenzione ai particolari, degna delle grandi storie del primo Ticci, ma sempre tenendo a fuoco i personaggi e l'azione. Insomma, in sintesi:Soggetto: 5Sceneggiatura: 5Disegni: 10Complessivo: **/*****

  6. Che si tratti di Golden Pass, dove due ragazzini tendono un agguato a Tex e Carson per rifarsi - se non erro - di quanto perso al tavolo da gioco? Ricomparendo nel finale, quando la penna è passata da Nolitta a Boselli, rimettendoci - sempre se non erro - la pelle. :indianovestito:
    Altra possibilità potrebbe essere l'inizio di Fuoco incrociato, quando due giovani e inesperti - ma diversi nel carattere: l'uno deciso, l'altro più insicuro e pavido - killer provano, senza successo, a far fuori i due rangers in versione segugi. :trapper:

  7. In particolare mi ricordo una storia in cui in quattro pards sono alle prese con un traffico di gioco d'azzardo e passano la città (che purtroppo non ricordo) al setaccio distruggendo tutti i locali e le bische (uno di questi si affaccia sul mare e lo fanno saltare con la dinamite). Non ho purtroppo memoria del disegnatore. Ho provato a cercare la storia seguendo i titoli degli albi ma finora senza successo.

    Un grazie in anticipo a chi sapr? aiutarmi :)

    La storia in questione è Il laccio nero (nn.171 - 175), cui ti ha già accennato Ely. E' ambientata proprio a Frisco coi disegni di un Letteri in grandissima forma.
    Sempre di Letteri, e sempre con avversari "color limone" :indianovestito:, è la bellissima Chinatown! (nn.109 - 113). Quest'ultima è ambientata a Texas City e vede il ritorno di due personaggi già visti ne Il sicario (nn.46 - 47): Tip Durbin e Rudy Nilsen.
    La prima storica avventura che vede protagonista una thong è tuttavia I sicari del Drago (nn. 4 - 5), che alcuni - non io - considerano un unicum con La banda del Rosso (n. 4).
    Per quanto riguarda il Voodoo, è imperdibile Il figlio di Mefisto (nn. 125 - 128), sebbene probabilmente si discosti dal genere di cui hai chiesto informazioni. Stessa cosa si può dire de Il marchio di Satana, in cui Tex e Carson si trovano ad affrontare un'intera città in mano ad una setta di satanisti.
    Per il momento, direi che puoi partire da queste. :indianovestito:

  8. E' una storia che non leggevo da un secolo.
    Ha due grandi pregi, peraltro comuni a quasi tutte le storie di GLB: è avvincente e irresistibilmente divertente. Le scene della sparatoria sul ponte - ricordata da Nizzi ne Gli strangolatori - e della battaglia nel covo di Wang sono memorabili, così come quella della tortura della "porta delle mille felicit?", che neppure il laido Don Manuel Espinosa riesce a sopportare, ottenendo dal suo socio cinese (classico sodalizio criminale sui generis GLBonelliano tra gialli e messicani o gringos) la fine del supplizio (non che poi ai condannati vada meglio: mangiati vivi dai ratti nelle fogne :indianovestito: ). Si respira un'aria sempre scanzonata, con il culmine nella creazione della "Cooperativa della buona fratellanza", con tanto di strepitoso acronimo: naturalmente il "presidente" è un gambler, quella simpatica canaglia di Rudy Nilsen, che torner? con Tip Durbin in Chinatown. Ancora, è strepitoso lo scambio tra Tex e lo stesso Rudy, quando all'offerta del ranger di "collaborazione" il baro si chiede: "Come aiutante becchino?" :trapper:
    Devo però essere sincero: a questi pregi si uniscono anche dei difetti. Il primo, già ben evidenziato da Paco, è nel ruolo defilato dei tre pard, pur sempre validissimi nell'azione. Il secondo - ed è detto da uno che adora il Tex dai modi spicci, più bandito che uomo di legge - è nel comportamento del ranger, qui spesso arrogante senza un buon motivo (vedasi il pizzo sui giocatori d'azzardo). La cosa mi risulta piuttosto sgradevole.

    Qualche altra notazione:
    - Il fascino di queste storie dell'epoca coi cinesi è anche nel fatto che oggi non potrebbero essere scritte. E' cambiato il mondo, le persone e la comunicazione viaggiano velocissime, e insomma la Cina non è più la terra segreta, lontana e misteriosa di un tempo: al di l' delle polemiche che inevitabilmente si scatenerebbero e dei comprensibili timori della casa editrice, penso che per l'autore di oggi una tale verve politicamente scorretta sarebbe innaturale.
    - Guardate la penultima vignetta a pag.99 del primo albo: è chiaramente il volto di Tex della copertina del n.386. Facile quindi immaginare che quest'ultima sia il frutto di un collage: del resto, a quell'epoca Galep era allo stremo delle forze e specialmente in grave difficolt? sui volti.
    - A quanto ci è dato sapere, a meno che mi sia perso qualche passaggio, Tex è tuttora proprietario del saloon "Longhorn", acquistato peraltro in modo assai particolare. Quindi, oltre allo stipendio da ranger e agente indiano, e all'oro dei monti Navajo, c'è un'altra fonte di reddito per il nostro. Chissà quanto gli rende! :indianovestito:
    - Interessante la figura dello sceriffo McFergus, uomo retto ma poco coraggioso, così come l'atteggiamento di Tip Durbin nei suoi confronti: non c'è stima ma certamente un forte rispetto.
    - I disegni di Galep, qui aiutato da Uggeri, sono sempre di grande qualità e fascino.
    - Don Diego Navarrete, il caudillo protagonista di Uccidere o morire (nn. 223 - 226), sempre creato graficamente da Galep, ricorda nettamente nei tratti fisici e caratteriali Don Manuel Espinosa.

    I miei voti:
    Soggetto: 7,5
    Sceneggiatura: 7,5
    Disegni: 8
    Sintetico in stelline: ***/*****

  9. Mi spiace contribuire anch'io a sporcare questo topic con un intervento off topic, ma mi sento in dovere di intervenire.

    la storia di alcatraz con capitan barbanera,? stata una delle 5 o 6 storie da lui sceneggiate da essere passabbili

    Ho letto quell'intervento di Borden e lo riporto di seguito. Riferendfosi a La Congiura Boselli dice:



    Okay, una bella storia... Solo per essere educato e risponderti... Quante ne ha fatte Nizzi a QUEL livello? Cinque o sei? Dieciò

    Quindi Boselli la definisce una bella storia e non passabile. E poi quando si chiede quante volte Nizzi abbia sceneggiato a quel livello non fa che ingrandire ulteriormente la grandezza della storia: cioè Boselli dice, a mio parere, che la storia era davvero sceneggiata alla grande, ad un livello quasi irripetibile, tanto che Nizzi ha raggiunto quel livello poche altre volte (e d'altronde questo è il concetto di capolavoro).


    Credo quindi che il concetto espresso da Borden fosse ben diverso.

    Inoltre, perchè Borden non può dare un suo giudizio su una storia come Athabaska Lake? Non è certo lesa maest?... io sono un grande estimatore di Nizzi, ma anche per me quella storia è mediocre: posso esprimerlo? E perchè Borden non dovrebbe farlo?

    Beh, Leo, è evidente che il tono del messaggio di Boselli sia tutto fuorch? un elogio a Nizzi: Boselli ingrandir? anche il valore di La congiura (che IMHO è una storia di grande livello, ma che non tocca i vertici di altre), ma diminuisce quello di tante altre storie bellissime.
    Inutile nascondersi che - ed è una cosa emersa in svariate circostanze - tra i due autori il rapporto non sia buono. Me ne posso dispiacere, ma è normale nella vita che sia così: a tutti noi qualcuno è simpatico, qualcuno sta sul cazzo.

  10. Accidenti, adesso per compensare certi siti antinizziani vogliamo intasare questo forum con campagne anti-Boselli?Adesso cominciamo a fare super strage di questo autore, magari solo per "vendicare" Nizzi?Oltretutto davvero Boselli ha scritto che Nizzi ha fatto solo 5 o 6 sceneggiature passabili? Lui che aveva definito quest'ultima storia come ottima?P. S. Amministratori, mi sa che dovete prepararvi a cancellare alcuni commenti. La faccenda potrebbe diventare ancora più assurda.

    Sul cancellare non sono d'accordo, John. Lo sono sullo spostare la discussione e sul fatto che i post di Pietro siano scritti con un italiano corretto e con toni meno irruenti.
  11. Pietro, permettimi di dire due cose preliminari: la prima è che siamo clamorosamente off topic e sarebbe il caso che qualche moderatore spostasse la discussione; la seconda è che, francamente, si fa molta fatica a leggere i tuoi post: la punteggiatura non è un orpello, ma qualcosa con cui si costruisce la frase e la si rende comprensibile agli altri.
    Venendo alla sostanza, io non sono certamente un accanito sostenitore di Boselli, anche se alcune storie mi sono piaciute molto e consideri alcune assoluti capolavori (tra cui Il passato di Carson...). In ogni caso, rimandando la discussione a spazi più consoni di questo, posso dire che, se Boselli ha affermato quanto dici sul forum di Dampyr a riguardo della carriera di Nizzi, non lo condivido per nulla; mentre sono un po' più d'accordo sullo specifico di Athabaska Lake, che non reputo mediocre ma in cui comunque vedo difetti del tutto alieni dal primo Nizzi.
    Quanto al discorso sulla complicità tra i pard, anche secondo me talvolta (ma assolutamente non nell'ultima storia) Boselli è stato un po' freddo. E in questo senso con Nizzi mi son sempre trovato più "a casa". E tuttavia è vero che, specialmente dopo la crisi - che risale al '92, tra scrittura e pubblicazione di una storia passa tempo! - letteraria, ha talvolta esagerato nel rendere Carson spalla comica. Talvolta, s'intende.

  12. Pietro, per parlare in modo specifico di questa storia dovrei rileggerla. Ricordo che non ne sono stato entusiasta, sebbene non mi sia neppure dispiaciuta in toto.
    A livello generale, io sono stato spesso molto critico con Boselli, anche se da un po' di tempo, grazie alla lettura o rilettura di alcune sue storie (i texoni di Venturi e Font, Spedizione in Messico, I sabotatori e Il segreto del Giudice Bean, che mi è piaciuta molto), la mia posizione è piuttosto mutata.
    Su questo forum, a parte qualche eccezione (e comunque eccezioni che hanno la piena legittimit? di essere espresse), non mi sembra che siano molto diffusi i giudizi negativi su Nizzi.
    Posso solo esprimermi per quanto mi concerne: agli inizi, e per molti anni in solitaria, Nizzi per me ha scritto un Tex magnifico. E soprattutto sempre riconoscibile come Tex. Poi, in seguito alla crisi, ho la sensazione che si sia intestardito a riannodare i fili con il personaggio, fili di cui tuttavia aveva un po' perso il controllo. Ad esempio, non ho compreso il perchè abbia continuato a sceneggiare su soggetti altrui, quando, per stessa dichiarazione dell'autore, era stanco e con poche idee. Questo però non significa che se Nizzi ha scritto storie francamente pessime come I fratelli Donegan perdano di valore storie magnifiche come Fuga da Anderville, Furia rossa o La ballata di Zeke Colter!

  13. Ciao Giacomo. Per me invece la logica di una storia deve essere quanto più ferrea possibile; altrimenti la trovo artificiosa. Non è solo la liberazione di Moon: obiettivamente, tu ce li vedi dei veri bandidos messicani allestire una così sofisticata trappola quando potrebbero tranquillamente catturare il giudice e sbatacchiarlo come si deve? Cosa li spinge a credere che il vecchio non parler? neanche sotto tortura? Mi sembra tutto un pretesto per fare andare avanti la vicenda... Tu conosci il mio amore per Boselli e sai che poche volte io l' ho trovato artificioso. Ma Moon e tutta la vicenda di Lily mi paiono sinceramente poco credibili e troppo forzate.

    Ho capito il tuo punto di vista, ma il mio è proprio differente. A meno ovviamente che le forzature siano buffonate in stile Ukasi o Hamatsa - che paiono tanto poco credibili da essere ridicole - non vi do troppo peso. Mentre do molta importanza al sapore della storia, e qui ho respirato l'aria scanzonata del Tex dei bei tempi: quella genuina e casereccia che mi è spesso mancata nel Tex di oggi.
  14. Non posso negare che alcune delle incongruenze segnalate da Leo siano in effetti presenti: in particolare, possiamo dire che la liberazione di Moon è perfettamente inutile. Detto questo, posso dire che non è certo questo a farmi gradire o sgradire una storia. E questa, da parte di un autore che altre volte ho sentito artificioso, ha il più tipico dei pregi del "vecchio Tex": un'ironia genuina. E' sottile, deliziosamente sotto le righe. E questo mi basta e avanza: uno dei due 10 è mio.

  15. Una delle storie più belle degli ultimi anni, a mio parere, più giocata sulle atmosfere - rese in modo eccezionale da Frisenda, capace di costruire uno splendido West a metà tra classico e crepuscolare - e sui personaggi che non sull'azione, pur se presente e ben gestita.
    Tex e Carson sono perfetti, abili nel fare ma anche amici scanzonati. Per certi versi più banditi che uomini di legge, come piace a me, ed è stata una bella sorpresa rivedere fiammiferi tra le dita e parole come "... se questo sacco d'immondizia non si decide a dirmi la verità, giuro che gli farà saltare i denti che gli restano e che dovr? ingoiare le pietanze con l'imbuto!": modi di fare e parlare che sono sostanza, e non mera forma, dei due pard.
    Accanto a loro, davvero felice il ritorno di Roy Bean, nei confronti del quale Boselli ha sempre uno sguardo affettuoso. Non c'è mai il buonismo artefatto che ho avvertito in sue altre storie. Sorta di fuorilegge bonario in un mondo in cui la legge non si sa bene cosa sia, vive dei suoi sogni fino a rendersi conto, nel geniale finale, che in fondo sogni erano.
    "Ormai sarà tornata in Europa, dai suoi duchi e granduchi... ma sarà per la prossima volta!", commenta con aria disincantata. Non amara. E qui mi ha ricordato un personaggio delizioso come Zeke Colter.
    Del nostro giudice si sorride, come fa Carson nello spassoso dialogo con Tex sulla strada verso Rio Escondido. Ma non si ride, e Frisenda è magnifico nell'infondere umanit? nel suo personaggio, così come nelle altre figure.
    Insomma, una prova di grande spessore dell'artista milanese, che sembra proprio omaggiare alcuni colleghi: la semi-soggettiva di Carson a pag.62 (primo albo) è ripresa da Villa, che nella cover de La grande invasione aveva a sua volta omaggiato John Ford; l'ultima immagine di pag.40, sempre nel primo albo, non mi risulta nuova, anche se ora mi sfugge il possibile riferimento; infine, anche il Carson di pag.73 mi sembra ripreso nella postura da qualche riferimento texiano (Capitanio?).

    In sintesi trapper.gif :

    Soggetto: 9
    Sceneggiatura: 10
    Disegni: 10
    Giudizio complessivo in stelline: *****/*****

  16. E' una storia che non leggevo da molto tempo e che ricordavo poco.
    Non è priva di difetti, ma allo stesso tempo presenta spunti interessanti e un finale - violentissimo, simile a quello di Squali! - di primo livello.
    La trama è un po' contorta e ci sono un po' di incongruenze (incomprensibile ad esempio il secondo attentato a Linda Dayton: Whitney era già stato riconosciuto) e forzature (Crandall che imbecca i pard verso Li Wong con una confessione nel delirio; scena simile peraltro a quella di L'ombra del patibolo, in cui Clay Heber ferito mette sulla strada giusta i nostri). E' però interessante questa struttura poliziesca - ottima la definizione di Kerzakhov - quasi una partita a scacchi tra i vari complici, ed emergono personaggi ambigui di un certo spessore (specialmente lo sceriffo Walsen, del cui coinvolgimento Tex non si convince inizialmente).
    A questa struttura poliziesca corrisponde anche un atteggiamento del nostro ranger che ricorda più quello tipico di Nizzi che dello stesso Gian Luigi Bonelli: ovvero del detective, il cui fine ultimo è dipanare la matassa sul tragico destino di Dayton padre. Ci riesce a dire il vero solo con il provvidenziale aiuto di Li Wong, e sbagliando in precedenza alcune mosse (i pard si fanno fregare sul tempo sia con Velasco che con Morgan).
    Le scene finali, dal ritrovamento dei cadaveri nella missione al linciaggio di Crandall, sono violentissime e di grande presa, e costituiscono forse il maggior punto di forza della storia. Notevole IMHO - e qui la penso molto diversamente da John Walcott: la fanciulla dimostra coraggio ma poi sviene quando ha la certezza sulla sorte del padre: cosa ci può essere di strano? - è qui il ruolo della giovane Linda, che prova orrore anche nel vedere Crandall, che pure del padre era stato il carnefice, impiccato: c'è molta dignit? e umanit? in questa ragazza.
    Disegni di Nicol' - aiutato da Gamba e, azzarderei, forse da qualcun altro: che sia di Monti ad esempio la terza vignetta a pag.46, nell'ultimo albo? - sempre di grande fascino.

    Soggetto: 7,5
    Sceneggiatura: 8
    Disegni: 8,5
    Sintesi: ****/*****

  17. Sul punto sollevato da Harlan, sono d'accordo solo in parte. Mi spiego. E' fuori discussione che scrivere sia un mestiere difficile, e che richieda alcune doti fondamentali: la prima, la passione per il racconto; una padronanza piena della lingua (che non significa, beninteso, solo non fare errori ortografici o sintattici); una profonda conoscenza della saga; capacità di visualizzare la scena narrata. E' anche vero, però, che lo scrivere ha la bellezza di essere aperto a tutti: e ognuno, con una sola penna o una sola tastiera, può provare a cimentarcisi, al di l' dei risultati che possono essere magnifici come disastrosi.

  18. Buongiorno a tutti,
    in questi giorni sto leggendo il trittico da albi originali.
    Sul classico frontesipizio dice: testo di G. L. Bonelli ed alla pagina successiva disegni di F. Civitelli. Come posso risalire o capire che sono di Claudio Nizzi? Alla terza di copertina nel sommario non viene neppure menzionato.

    Che sia realmente di G. L. Bonelli?
    Grazie per la delucidazione.

    Figurati, Ram?n, non c'è proprio alcun problema. :indianovestito:

    Ad ogni modo, I cospiratori è al 100% di Nizzi. Cosa successe quando GLB cominciò a scrivere meno e venne affiancato da altri autori (specialmente Guido Nolitta, pseudonimo sotto cui si celava Sergio Bonelli, e Claudio Nizzi)? Che lo stesso Sergio, in veste di editore, temendo che i lettori avrebbero reagito all'abbandono del creatore di Tex disertando le edicole, nascose la vera paternit? delle storie spacciandole per opera di GLB.
    Dopo un certo periodo (potrei controllare con precisione se fossi a casa) fu infine permesso a Nizzi - che aveva fino a quel momento agito come ghost writer, non senza malumore, come dichiarer? in seguito - di firmare le storie col proprio nome. In seguito, fu rivelata la reale paternit? anche delle storie di Nolitta e Nizzi in precedenza ritenute (dal lettore ignaro) di GLB.

  19. Se nell'altro girone ci sono almeno tre personaggi di cui gradirei il ritorno (Ah-Toy, Marshall e Jethro), ritorno che comunque non vedrei con diffidenza neppure per quanto riguarda Barbanera, qui silurerei tutto il girone. Su tutti, Jack Thunder - detesto i personaggi sopra le righe di Boselli - ma anche Lena e Donna, che IMHO avrebbero dovuto restare confinate nel primo episodio (bellissimo quanto il seguito è osceno). Tesah e Marie Gold sono personaggi storici a cui sono molto legato, ma sono il frutto di una situazione culturale diversissima dal giorno d'oggi. Ora un loro ritorno IMHO risulterebbe posticcio. Alla fine dei conti, pur essendo personaggi tutto sommato consuetudinari (il detective puntiglioso l'uno, il pazzo criminale l'altro), assegno il voto ai due personaggi più neutri: primo "Il Maestro", secondo McParland.

  20. Io voto per Ah-Toy, e non tanto per il personaggio in sè quanto per ciò che il suo ritorno significherebbe: una nuova storia epica contro le tong. In cui, beninteso, i cinesi dovranno essere spremute di limone: niente politically correct.
    Per la preferenza, sono molto incerto tra Marshall e Jethro, visto che in entrambi casi ne potrebbe venir fuori una bella storia. La assegno al primo, più storico.
    Drake personaggio simpatico ma anche un po' stereotipato; Alison e Watson ottimi ma credo abbiano esaurito la loro ragion d'essere nella saga.

  21. @Harlan: ma in effetti non ho detto che "io" avrei scritto così. Ho immaginato la scena scritta così e mi è piaciuta di più. Se vado al ristorante non mi passa nemmeno per la testa di prendere il posto del cuoco, anche perchè visto che pago non vedo perchè devo anche lavorare (e questo vale anche come lettrice di Tex), ma mi sento libera di dire "mi sarebbe piaciuto di più se il cuoco avesse messo un pizzico di pepe".

    Ma infatti, Harlan non se la prenda, il suo è un discorso del tutto senza senso. Non ho capito perchè un lettore non dovrebbe argomentare "se l'avessi scritta io, avrei..."Bah.
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