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TWF - Tex Willer Forum

Don Fabio Esqueda

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Messaggi pubblicato da Don Fabio Esqueda

  1. Forse hai ragione, e c'è una forma di innocente egoismo nella pretesa di ognuno che il proprio modello costituisca modello e paradigma universale; per questo non è giusto essere presuntuosi e dire "se non ti va non comprarlo più". D'altra parte permetti almeno un piccolo "vanto" da texiana delle origini: se un tal Bonelli non avesse sognato e dato forma al suo sogno non avresti avuto il Tex di Nizzi n° quello di Boselli. Che magari avrebbero saputo creare un personaggio altrettanto mitico, chi lo sa? :rolleyes:

    Cheyenne non credo che Carlo si sia comportato da presentuoso nel fare bonariamente quell'invito, ma molto semplicemente ha scritto quello che molti pensano in questo forum.

    Perchè ci può stare che uno ami più le storie di un autore di Tex piuttosto di un altro, ci può stare che si critichi e magari anche molto radicalmente una storia, ma se da due/tre anni a questa parte tu vedi che alcuni lettori, sempre gli stessi, per ogni storia che esce la criticano, sempre allo stesso modo e dicendo che non ci trovano niente di quel che gli piaceva una volta, la domanda sorge spontanea: perchè lo comprano quel fumetto se non gli piace?
    Magari uno si stanca di entrare nel forum e leggere per ogni storia sempre la stessa critica.
    Pensano di poter cambiare le strategie editoriali della SBE? cinque/dieci persone su un bacino di duecentomila? Ma andiamo siamo seri!
    Vogliono ribadire il loro punto di vista? Mi sembra giusto ma uno, due, tre magari 5 volte ma se ogni storia ci dobbiamo leggere che secondo loro non è Texiana. Basta lo abbiamo capito. Mi piacerebbe leggere anche qualcos'altro ogni tanto e magari se i loro interventi non fossere sempre uguali verrebbero letti con più attenzione dal resto del forum.

    Filippo, ti assicuro che ho molta simpatia per Carlo Monni, e trovo molto spesso i suoi interventi interessanti e pertinenti, ma non è la prima volta che risponde alle critiche rivolte al nuovo corso di Tex con affermazioni di quel tipo. Il tono della critica spesso lascia a desiderare, è vero, come del resto succede per il tono degli elogi, ma il rimpianto del vecchio Tex è abbastanza diffuso e "smettete di comprare" non è una risposta.

    Avrei da dire tremila cose, ma in questo momento non ne ho il tempo n° la voglia (mi sto trasformando sempre più in un Oblomov milanese).
    Tuttavia, condivido ogni virgola della posizione di Cheyenne.


  2. Ad esser sincero, sarà per la mia esperienza personale, credo che vietare la lettura prima di una certa età sia un'operazione quantomeno inutile, considerato il bombardamento mediatico cui siamo - e anche i bambini sono - sottoposti. La violenza  si respira da tutte le parti, e a questo punto credo sia infinitamente meglio quella di Tex o di un bel film di Mann o Peckinpah piuttosto che quella di Bruno Vespa o del Tg1.

    Qui usciamo un p? dal seminato però rapidamente ti posso dire che, da genitore, fare attenzione a tutto ciò che fa tuo figlio non lo ritengo operazione inutile.

    Io faccio attenzione a cosa guardano i miei figli in tv, a chi frequentano, a quanto tempo passano davanti ai giochi elettronici. Ciò non vuol dire esercitare un "controllo" ossessivo su di loro ma cercare, per quanto possibile, il meglio per loro.
    Certo è molto più facile metterli di fronte alla tv con il telecomando in mano e disinteressarsi, oppure lasciarli di fronte alla playstation... io non ritengo sia giusto.

    Filippo, voglio specificare una cosa: penso sia giustissimo essere attenti ai figli, e conoscendoti, pur solamente per via telematica, tendo proprio a pensare che tu svolga il compito in modo ottimo. La mia era una riflessione generale che prescindeva nel modo più assoluto dal tuo caso familiare; mi scuso se ho dato adito a un simile fraintendimento.
    Ciò specificato, credo che Tex, e del resto molte altre opere pur dure e violente (e qui cito ad esempio L'uomo di Laramie: ricordate la mano di James Stewart?), siano tutt'altro che pericolose per dei bambini. Anzi, penso vi siano opere bellissime che li fanno crescere e maturare arricchendoli. In sostanza, io Tex l'ho sempre considerato una risorsa, e se avrà un figlio glielo legger? sin dalla culla. :indianovestito:

  3. Io ho cominciato a leggere Tex alla veneranda età di quattro anni: inizialmente con l'ausilio di mio padre, appassionato di western che tuttavia Tex non lo leggeva (e non avrebbe in seguito mai più letto). Accadde tutto in un'edicola vicino a L'Aquila, dove ho trascorso molte estati, nel luglio '87: diedi un'occhiata, puntai L'arma del massacro, i miei zii intuirono e mi regalarono l'albo. Da l' a setacciare le varie bancarelle e fumetterie milanesi il passo fu breve, mentre per le prime avventure mi son largamente servito dei Tuttotex (che pessimo texiano sono :lol2: ). Appena venuto in possesso di tutti gli albi di una storia, me la leggevo di gusto, cosa che faccio tuttora superata - sic- la boa dei trenta.
    Ad esser sincero, sarà per la mia esperienza personale, credo che vietare la lettura prima di una certa età sia un'operazione quantomeno inutile, considerato il bombardamento mediatico cui siamo - e anche i bambini sono - sottoposti. La violenza si respira da tutte le parti, e a questo punto credo sia infinitamente meglio quella di Tex o di un bel film di Mann o Peckinpah piuttosto che quella di Bruno Vespa o del Tg1.

  4. Devo essere sincero: detesto l'accanimento preconcetto nei confronti di Nizzi, ma qui non l'ho visto. E' una recensione negativa, ma mi pare abbastanza ben argomentata e da parte mia piuttosto condivisibile: non mi sembra lo sparare a zero, a volte violento e volgare, della Feltrin.
    Anche a me è parso che l'autore sia rimasto un po' impantanato in topoi già visti e stravisti, senza quell'inventiva, quella brillantezza del grande Nizzi che fu.
    Giudizio molto diverso invece su Filippucci, che IMHO ha reso in modo magnifico le ambientazioni e in modo personale ma convincente i due pard.

    P. S. Gino D'Antonio si chiamava davvero Sergio o Loi lo ha ribattezzato così sua sponte? :indianovestito:

  5. James, non so che dirti, ma a me - per dirne una - quel cielo azzurrino fintissimo fa schifo. E' troppo chiedere che uno speciale, che al colore dovrebbe essere dedicato, presenti un colore - appunto - che sia parte integrante della storia, e non solamente una verniciatura con photoshop?

  6. Specifico che non prender? l'albo non certo per la copertina (suggestiva, ma IMHO rovinata dal culturista, antitetico a Tex), quanto per la colorazione interna. Colorazione che, unita a varie altre cose, mi pare una mancanza di rispetto per i lettori, e specialmente quelli di lungo corso (che credo siano la maggioranza).

  7. La copertina "lunare", sicuramente ben poco western, è comunque suggestiva. Ad ogni modo, per quanto sia il rischio di perdermi una bella storia, io non comprer? l'albo. E questo perchè, se è insensibile alle rimostranze dei forumisti, sono certo che la SBE non lo sia alle loro pecunie. Mi sembra dunque la miglior protesta contro una colorazione indegna, assolutamente irrispettosa dei lettori: forse pensano di poter dormire sugli allori, che tanto lo zoccolo duro Tex lo compra sempre. Cosè non sarà, per quanto mi riguarda.

  8. Mah, io non credo che valga solo quello che viene apertamente mostrato o messo in bocca al personaggio. Anche perchè il personaggio, nell'economia della storia, può mentire, e per lo stesso motivo può essere ingannevole quello che vediamo. Io credo che valga con certezza quello che l'autore dice di aver voluto dire, perchè non posso credere che chi si inventa la storia di un ragazzo bianco rapito dai Piutes non sappia di quale famiglia voleva che fosse originario. Se Borden dice che questo dannatissimo Alce che non so più se era Grigio o Grande non è un Wilkins, io ci credo, tanto più che mi era pure parso di capirlo tra le righe. Se Borden avesse detto che nelle sue intenzioni il ragazzo stava contando frottole, gli presterei la medesima fede. Non ho avuto, grazie a Dio, la sventura di vedere mia figlia rapita o comunque scomparsa, ma il solo pensiero mi fa sragionare. Suppongo che ogni vaga somiglianza, una maglia simile a quella che indossava, un modo simile di camminare, o - nel caso del Texone - il colore della pelle, mi darebbe, sia pure per breve tempo, la fortissima impressione di averla ritrovata. Poi ad un successivo esame, o davanti al fatto compiuto, probabilmente capirei. Se proprio devo trovare qualcosa di poco convincente nel personaggio di Alce Vattelapesca è questo: al di l' dei cambiamenti fisici più o meno evidenti tra i 13 e i 18 anni, mi sembra strano che in cinque anni di vita da indiano, (e supponendo che non sia stato subito nominato Piute onorario) abbia acquisito un tale disprezzo per la razza a cui ha appartenuto fino a poco prima - e non era un infante - da sputare a terra in odio a un "wasichu".

    Io credo che, al di l' delle intenzioni dell'autore, il dubbio su Alce Grigio sia un elemento estremamente positivo della storia. Diciamo che, se Boselli tale dubbio non aveva intenzione di crearlo, gli è andata di culo. O altrimenti è stato bravo: bastava nulla per scadere nel patetismo, e invece tutto il "gioco" tra i Wilikins e il presunto figlio è gestito in modo delicato.
  9. Salve a tutti, sono nuovo di qua. Chiedo scusa se sono altamente OT, ma vedo che non mi fa aprire nessuna nuova discussione, scrivere nella tag board, n° mandare messaggi privati.
    Ad ogni modo, avrei bisogno del vostro aiuto per rintracciare un albo particolare. Ho visto che avete una sezione in cui fate quiz simili, quindi magari mi saprete dare una mano =).
    In questa storia Tex e Carson accompagnavano Juanito, un vecchio capo indiano (non ricordo di quale riserva) in una grossa città, affinch? testimoniasse in un processo riguardo ad alcuni soprusi avvenuti nella sua riserva. L'albo e la storia si concludevano con un bello scambio di battute tra Tex e Juanito, che si apprestava a tornare nella sua riserva viaggiando in treno (novità assoluta per lui) e osservando la confusione in stazione disse "L'uomo non è fatto per vivere come le formiche, deve avere il tempo per fermarsi e guardare il cielo" "Parole sagge Juanito... ma tu parli da indiano".
    Grosso modo un dialogo così, magari qualche parolina diversa.
    Per certo posso solo dirvi che è di un numero compreso tra il 2002 e dicembre 2005.
    Grazie in anticipo =)


    Errata corrige... parlando con mio padre (? lui il lettore Texiano accanito) mi ha detto che quell'albo è sicuramente prima del numero 520, e comunque degli anni 2000

    E il capo indiano si chiamava Joselito, non Juanito

    La storia cui fai riferimento è Testimoni d'accusa (nn.471-472) di Nizzi e De La Fuente.
    Vediamo se i moderatori riescono a capire il tuo problema, oltre che spostare la domanda nel topic apposito.
    Nel frattempo, benvenuto sul forum! :indianovestito:

  10. Prima di intervenire in modo specifico e - si spera - esaustivo - voglio sentire ancora un po' di pareri. Mi limito però qui a far notare una cosa, che penso sia sfuggita ai più: la vicenda dei Wilkins e Alce Grigio è chiaramente ispirata a Cavalcarono insieme (Two Rode Together) di John Ford. Se c'è qualche forzatura logica, indicata da Tahzay, è perchè Boselli si è rifatto a un preciso modello cinematografico.

    Ma l' è il contrario! Il figlio è il VERO figlio e per di più va a finire male! Non c'entra un fico!



    Anche se è chiaro che è TRA le fonti possibili, ma non certo l'unica...

    Chiaro che hai rimescolato un po' le carte, ma chiaro anche che lo spunto vien da l' (vedasi la sequenza del coltello). Comunque mi piace quando permane il dubbio, così come fu per la paternit? di Carson: il tutto è gestito con grande delicatezza, laddove basta un nulla per sforare nel melenso. Alce Grigio è il vero figlio o no? Ognuno può trovare una sua risposta. La mia è la stessa di James...
  11. Prima di intervenire in modo specifico e - si spera - esaustivo - voglio sentire ancora un po' di pareri. Mi limito però qui a far notare una cosa, che penso sia sfuggita ai più: la vicenda dei Wilkins e Alce Grigio è chiaramente ispirata a Cavalcarono insieme (Two Rode Together) di John Ford. Se c'è qualche forzatura logica, indicata da Tahzay, è perchè Boselli si è rifatto a un preciso modello cinematografico.

  12. Ho appena riletto questa storia, cui per la verità ai tempi dell'uscita (2006), in un periodo in cui mi ero un po' distaccato dalla serie, avevo dato solo poco più che una sfogliata.
    Mi è piaciuta e non poco. Molto solida, senza passaggi superflui o poco convincenti. Tex e Carson protagonisti validissimi nell'azione ma sempre col sorriso sulla bocca, come nella più tipica tradizione di Gian Luigi Bonelli. Grandissima abilità da parte degli autori nel creare un Grande Nord cupo e violento, onirico quanto inospitale, sorta di rifugio per la peggiore feccia delle terre calde.
    Proprio a riguardo di quest'ultimo punto, colgo l'occasione per notare come Boselli sappia valorizzare benissimo le qualità dei disegnatori: era accaduto con Ortiz, accade qui con Repetto, IMHO alla sua miglior prova su Tex. L'artista argentino interpreta bene i pard (per quanto si appoggi in modo un po' pedissequo al modello di Ticci, come già fatto notare da Paco), ma è addirittura eccelso nelle ambientazioni: il gelo di queste lande desolate si sente sulla pelle, così come il calore del bivacco (magnifica, nel primo albo, l'ultima vignetta di pag.73).
    Una vicenda che, come detto, si snoda con un ritmo perfetto (ottimo l'inserimento del lungo flashback iniziale), e che si apre a un finale notevole: pur essendo personaggi del tutto diversi, la sorte di Lafferty mi ha un po' ricordato quella del frate di La leggenda della vecchia missione (Nizzi - Ticci) e dona al racconto un nuovo risvolto drammatico; ed allo stesso modo Bones e Pollard tanto ricordano il Lester Mills di I dominatori della valle, quasi citata peraltro con l'entrata di Tex da Fitzgerald col cadavere di Ryan (ricordate l'ingresso col carro nello Cheyenne Club nella storia di Nolitta?).
    E' proprio nelle ultime pagine, prima di una chiusura "legalitaria" cui forse avrei preferito una chiusura col sangue, che le figure dei due killer, ormai attanagliati dalla paura, acquistano vera forza e spessore.

    Chiudo con una riflessione sul bell'intervento dell'utente Vace, che riporto:

    e arrivo al secondo punto: ho capito che siamo nel 1800, nel Far West, con uomini selvaggi, criminali crudeli, un periodo decisamente più crudo rispetto al nostro ma io mi rompo le palle ogni volta che Tex debba continuamente ricordare, ai delinquenti che cattura, la loro condanna a morte: "Ti voglio vedere impiccato!", "Non eviterai il cappio!", pg.112.
    Mi considero una persona con idee di sinistra e naturalmente nn sto neanche a dirvi che sono contro la pena di morte (si.. lo so che in quei posti vige ancora, nn fatemici pensare...) ma con questo dialogo abbiamo toccato il fondo: "L'IMPORTANTE è CHE IL LORO CASTIGO SIA ASSICURATO" "PUOI STAR CERTO TEX: HANNO UCCISO DUE GIUBBE ROSSE E PER LORO C'è LA PENA CAPITALE"
    hanno ucciso due giubbe rosse?! HANNO FATTO UNA STRAGE(donne e bambini compresi) e loro sono contenti che moriranno perchè hanno ucciso due persone!!??!
    LO SO CHE AL TEMPO C'ERA ANCHE UNA DIVERSA MENTALITA' ED UN DIVERSO CONCETTO DI GIUSTIZIA MA PER ME OGNI UOMO UCCISO E' UNA SCONFITTA DELL'INTERO GENERE UMANO... OGNI UOMO UCCISO... e mi spiace sentir uscire queste parole dalla bocca di Tex... . Sono parole sbagliate e Tex è un uomo giusto. Tutto qui.

    Le mie idee sulla pena di morte sono del tutto identiche alle sue. Anzi, posso dire che ai tempi feci i suoi stessi pensieri a riguardo del finale di Oklahoma!, quando Carson si dice disposto a pagare per vedere Cummings impiccato. Con gli occhi di oggi, trovo invece giusto che gli autori (per la cronaca, penso proprio che Boselli e Berardi siano contrari quanto il sottoscritto e Vace) scelgano il linguaggio di Tex (e pards) assecondandone la natura di uomo giusto ma anche legato al suo mondo, un mondo in cui i cattivi sono cattivi e stanno bene solo in una cassa di pino.

    Aprir? presto una discussione in cui sviluppare questo spunto.

    Ah, i voti :indianovestito: :

    Soggetto: 9
    Sceneggiatura: 9,5
    Disegni: 9,5
    Giudizio in stelle: ****/*****

  13. Aggiungo: se davvero i colori computerizzati sono di maggior impatto, allora davvero i copertinisti di Dylan Dog, Julia, Magico Vento (ai tempi di Frisenda, almeno), sono degli idioti! Ancor più idiota sarebbe la Sbe che iniziative di spicco come Texoni e Color li affida ai pennelli e non al computer! :DNo: questa scelta, per me, è uno di quei "passatismi" insensati della SBE (che però, per dire, accetta l'innovazione veramente antitexiana delle storie ad albo completo: come avere una trave negli occhi ma badare alle pagliuzze!), che la portano, per esempio, a verniciare imperterrita il color Tex nonostante le proteste dei lettori!

    Sante parole!
  14. Dico la mia. Lo sceriffo della copertina scartata è improponibile vista la sua non naturalezza, molto meglio quello della ufficiale. Per quanto riguarda la colorazione di copertina come già scritto su altri thread io preferisco di gran lunga la colorazione "piatta" della copertina, perchè riconoscibile e tradizionale. La colorazione di Villa è bellissima ma non ce la vedo proprio in copertina.

    Dissento completamente su ogni punto del discorso. Mi chiedo peraltro che senso abbia questa consequenzialit? logica più naturale=più bello. Erano naturali i Tex e Kit bianchi di Spettri? Evidentemente no, ma è stata una scelta geniale e efficacissima. La copertina scartata è molto più dinamica, IMHO. De gustibus...

  15. A parte il fatto che un conto è il colore piatto (piatto? >:azz: ) di Galep e un altro quello di Photoshop, non capisco come, tra tanti cambiamenti assurdi che son stati fatti, l'unico che andrebbe adottato subito viene considerato come troppo rivoluzionario. Per non parlare del colore-porcheria dello speciale estivo. Colori di Villa subito!!!

  16. Forse è penalizzata dal formato a striscia, che obbligava di fatto a un racconto d'azione, ma questa storia IMHO non regge il confronto nè con le altre due sul passato dell'eroe - Il giuramento e Tra due bandiere (che tra l'altro la contraddice in modo evidente) - nè con i due capolavori sulle "antiche gesta" di Tiger e Carson.
    Si legge in modo gradevole, con un Tex prima maniera (ovvero molto violento, talvolta, come sottolineato da AtTheRocks, in modo poco convincente), ma lascia davvero in secondo piano l'intimità dell'eroe: non vediamo neppure il volto del padre Ken (il cui cadavere è lasciato peraltro a lungo insepolto), mentre è sbrigato in breve il rapporto col fratello.
    Proprio quest'ultimo rappresenta un'occasione sprecata, giacchè tale rapporto viene presentato sotto una luce molto particolare: tra i due non corre buon sangue. Quando Sam si rifiuta di superare il Rio Grande, Tex, discutendo con Gunny Bill - il suo mentore, verso il quale viceversa il giovane eroe mostra grandissima stima: è il classico uomo che ha perduto il colore dei capelli ma non il coraggio - ne parla come di un timorato dalla legge; e emerge addirittura un evidente disprezzo quando ne rifiuta il danaro per la metà del ranch (n.84, pag.33). Il tema tuttavia rimane solo abbozzato e GLB chiude il cerchio con la vendetta contro Rebo, vendetta che si attua peraltro più per dovere di faida che per reale coinvolgimento emotivo.
    Come detto, l'unico spiraglio lasciato al sentimento (pur scevro da patetismo, errore in cui IMHO sono invece caduti spesso i successori di GLB) è nel rapporto con Gunny, quel "vecchio reprobo che diceva di esser stato con Sam Houston nella guerra contro il Messico" e "faceva un po' di tutto... cuoco, domatore di cavalli e mandriano, ma, appena aveva un momento libero, tirava fuori le sue pistole e cominciava a smontarle e a oliarle fino a renderle quasi nuove". E' al suo ultimo saluto che Galep dedica, nell'ultima vignetta di pag.28 (n.84), l'immagine più bella.
    Da lì in poi, azione gradevole ma per nulla significativa per il personaggio.
    Tra le note positive, alcune battute spassosissime sul finire del n.83: a pag.117 è irresistibile Carson, che rimprovera ai cani radunatisi attorno a lui di averlo scambiato per una bistecca di gatto; a pag.127, all'attempato ranger che si lamenta per non aver digerito la cena, Tex replica così: "Cosa pretendevi? Che con un colpo di fucile ti procurassi un bel quarto di vitello arrosto con contorno di patatine?" :lol2:

    Soggetto: 6
    Sceneggiatura: 6,5
    Disegni: 9
    Giudizio complessivo: *** su *****

    P. S. La scena della vendetta per Ken Willer a Jimenez sarà ripresa, pressochè identica, all'inizio del n.105, con Tiger scudiero in vece di Gunny Bill.

  17. Io credo che Tahzay, e in tal caso condividerei perfettamente il suo ragionamento, intenda dire che un conto sono i valori (lealt?, uguaglianza delle persone, difesa dei più deboli, etc...) di Tex, un altro è il suo modo di stare in scena. A parer mio, il personaggio non è quasi mai stato snaturato secondo i primi, mentre lo è stato per quanto riguarda il secondo (fulcro narrativo che verte su altri personaggi, venir meno del suo tipico atteggiamento di uomo giusto dai modi poco ortodossi, etc...). P. S. Edito per dire che, erroneamente, sono intervenuto sull'ultimo post di Tahzay. Sul penultimo, ahimè, non ci ho capito nulla neppure io. :indianovestito:

  18. La carne al fuoco è moltissima e non è facile intervenire in modo esaustivo, quindi evito di toccare punto per punto cercando invece di dire liberamente la mia.
    In primis, credo sia necessario un chiarimento: un conto è il rispetto del personaggio Tex, un altro quello della struttura narrativa della saga.
    Personalmente credo che il primo sia stato sostanzialmente rispettato, il secondo molto meno. Ma su questo punto torner? dopo.

    - Calo delle vendite

    Onestamente, Gianbart, su questo punto credo che la valutazione dei lettori sulle storie incida in modo minimale, se non nulla, sul fenomeno.
    La verità è che, sia per l'esplosione del fenomeno TV sia per l'avvento di Internet, si legge da molti anni sempre meno. Inevitabile che la SBE sia coinvolta anch'essa in questa crisi.

    - Gian Luigi Bonelli

    In questi giorni, anche da parte di utenti che stimo molto (con Leo ci scambiamo peraltro sempre pareri sugli articoli del Magazine, prima di consegnarli), ho dovuto sorbirmi cose allucinanti, che peraltro - non so che farci, ma è così - mi fanno dubitare della loro profonda conoscenza del Tex di GLB.
    Uno dei leitmotiv, sotto testo, è che le storie di GLB siano in genere divertenti, ma presentino personaggi in genere privi di spessore psicologico.
    Al di l' del fatto che ritengo molto discutibile che il valore di un'opera sia solo nella caratterizzazione dei personaggi, l'argomentazione mi lascia allibito. Gli esempi di personaggi stratosferici nel Tex del suo creatore sono migliaia e ne cito due per tutti: Hope e Barlow, che uccidono per noia.
    Semmai la differenza con Boselli, ma anche con altri autori, è che le psicologie emergono nell'azione, e non è la narrazione a costruirsi su di esse. Il tutto in linea con le "radici letterarie" di GLB, amante del feuilleton. Non è un caso che il Tex recente sia stato un pesce fuor d'acqua in varie occasioni: la cosa deriva evidentemente da questa alterazione.

    - Protagonismo di Tex vs spessore psicologico dei comprimari

    Altra questione, per cui riprendo un discorso di qualche tempo fa dell'ottimo Tahzay. Sembra quasi che chi vuole un Tex protagonista (e in GLB lo era quasi sempre, anche quando non era presente: vedasi La cella della morte e l'inizio di Gli eroi di Devil Pass, in cui è proprio l'assenza dell'eroe a creare alone sulla sua figura) desideri delle mezze calzette come comprimari.
    E' un teorema ridicolo, secondo cui un personaggio, per avere forza, deve essere protagonista o quantomeno occupare tanto spazio. Vi assicuro invece che esistono personaggi memorabili che compaiono in pochissime pagine, e non solo nelle storie di GLB: cito per tutti (per restare in ambito texiano, ma potrei attingere da qualsiasi contesto narrativo) Johnny Lame, lo storpio che ha sfidato la sua natura e cerca di scappare inutilmente dal suo destino. E cito anche Orso Che Corre, visto che è appena uscito sul nostro magazine un bell'articolo su Medda.
    Peraltro, non dovrebbero esistere gli Oscar al non protagonista, se fosse valido l'assioma da più parti proposto (o comunque implicito nelle argomentazioni).

    - Tex figlio dei tempi dello scrittore

    Che non si possa, e anzi non si debba, scrivere Tex oggi come nel '48 è fuori discussione. Lo scrittore DEVE mettere del proprio, un proprio che deriva dalle esperienze maturate nella sua vita e che sono figlie del suo tempo.
    Ho però anche la sensazione che, dietro a questa evidenza, ci si sia nascosti per far sè che valesse tutto. E' un equilibrio delicato, ma scrivere bene Tex secondo me è nel coniugare i cardini narrativi creati da GLB con il cambiamento dei tempi: c'è riuscito magnificamente Berardi in Oklahoma!, in modo minore - o, più che minore, poco continuo - altri autori. In alcuni casi (vedasi l'orribile Caccia infernale) Tex è morto.


    Per il momento mi fermo qui, ma la carne al fuoco è tantissima e avrei molto altro da dire.

    P. S. Leo, i capolavori son quelle opere che conservano valore in qualsiasi epoca. I fasti passati - e parlo di storie MONUMENTALI come Sangue navajo, Il giuramento, Il figlio di Mefisto, In nome della legge, Terra promessa o Odio senza fine - sono passati irreversibilmente, forse. Di sicuro non inevitabilmente!

  19. C'è talmente tanta carne al fuoco che sto aspettando una situazione più di quiete per dire la mia. Una cosa mi sento però di dirla: indipendentemente dai gusti, Tex è quello di GLB, che lo ha creato e sviluppato con caratteristiche basilari, senza le quali Tex non sarebbe. Gli altri autori ne hanno fornito un'interpretazione personale, per certi versi arricchendolo, ma sempre di interpretazione si tratta.

  20. Va tutto bene, finch? un autore porta - per l'appunto - il suo mondo e il suo retroterra dentro Tex. Va meno bene, se porta Tex dentro il suo mondo ed il suo retroterra. Che è cosa ben diversa. Il VERO rispetto del personaggio consiste appunto in questo: rispettare quel che Tex è stato e - nell'ambito di tanto - non rinunciare a proporne una propria interpretazione. Non certo nel renderlo infallibile con la colt o nel fargli mangiare bistecche e patatine.... fosse così semplice, Tex saprebbero scriverlo tutti.

    Attendo ancora un po' a intervenire su tutti i punti sollevati, ma nel frattempo posso dire che Tahzay ha secondo me centrato pienamente il punto. Difficile essere più chiaro e incisivo.
  21. E' strano come, a volte, la poetica di un autore sembri quasi non corrispondere con le sue convinzioni politiche e più in generale culturali.
    Borden Chase - al secolo Frank Fowler - era aderente della Motion Picture Alliance For The Preservation Of American Ideals (MPAPAI): come si può ben capire già dal nome, era la maggiore associazione interna a Hollywood di stampo conservatore, particolarmente attiva a sostegno della politica di McCarthy. Vi appartenevano, tra gli altri, nomi notissimi, quali quelli di John Wayne, Ward Bond, Robert Taylor, Clark Gable, Walt Disney, il futuro Presidente USA Ronald Reagan, Ginger Rogers, King Vidor.
    Un nome a sorpresa: Gary Cooper. La cosa mi ha davvero sorpreso, considerata la sua interpretazione in Mezzogiorno di fuoco (High Noon, 1952): come noto ai più, il conservatore Howard Hawks - con il sostegno di Wayne e Bond - girer? Un dollaro d'onore (Rio Bravo, 1958) proprio in risposta al film di Zinnemann, ritenuto antipatriottico (i cittadini che si dileguano all'arrivo del pericolo).
    Tornando al punto in questione, è interessante notare come Borden Chase, che per lo stesso Hawks aveva scritto Il fiume rosso (Red River, 1948), in realtà riveli una poetica di diverso orientamento. Si veda, in L' dove scende il fiume (Bend of the River, 1952), il bellissimo dialogo tra James Stewart/Glyn McLyntock e Jay C. Flippen/Geremia Baile sul rapporto tra gli uomini e la frutta: il primo, ex fuorilegge sfuggito per miracolo all'impiccagione (e che si tocca per tutto il film il collo, con i segni mostrati solo alla fine), sapr? dimostrare che una seconda chance è possibile.
    Tra i cinque film della coppia Mann/Stewart è forse il più sottovalutato dalla critica, in modo IMHO del tutto ingiusto.

    P. S. Per farmi perdonare dell'intrusione nello spazio di Mauro (non scrivo Borden per evitare confusioni), gli propongo a questo punto una domanda. Ho appena riletto "Sulla pista di Fort Apache" e ho la sensazione che i personaggi del battelliere e del timoniere di colore siano proprio un omaggio al Capitano Mello e Adamo del film di Mann. Mauro, confermi o smentisciò :indianovestito:

  22. Trovo onestamente un po' assurdo il discorso di West10: è ovvio che, non essendo più tra noi, non si può avere la conferma di ciò che piacerebbe oggi a GLB. Il quale tuttavia ha creato e scritto per quarant'anni Tex, lasciando un "universo Willer" sorretto da elementi cardine. Ora, non si può escludere a priori che GLB oggi apprezzerebbe un Tex che scopasse a destra e a manca, che non sapesse sparare o partecipasse divertito a un massacro di indiani inermi (prendo gli esempi più assurdi): ma possiamo dire che tutto ciò è antitetico a come la saga è nata e si è sviluppata. Ci sono dei cardini per cui Tex è Tex, senza i quali non lo sarebbe più.
    Ciò detto, non sono neppure d'accordo con Paco su Alison (passi che una sceneggiatura sia sottoposta a modifiche prima della pubblicazione, ma qui si è cambiata la storia nelle ristampe!) e su Donna: Boselli è stato IMHO bravissimo a lasciare il dubbio su di chi sia figlia, salvo poi creare un seguito insopportabile come I sette assassini. E' il motivo per cui terrei nel dimenticatoio le due Misses Parker: il rischio del passaggio al romanzetto rosa è sempre in agguato, specie con un autore a volte melenso come Boselli.

  23. prima di commentare la storia e sempre a proposito di buonismo, vorrei sapere perchè

    la signora Sarah Curtiss non muore impiccata, perchè non crepa come si sarebbe meritato. e in generale vorrei sapere perchè ultimamente su Tex chi deve o dovrebbe morire si salva sempre per il rotto della cuffia in modo più o meno incredibile. Come nella passata storia i due alleati di Tex sopravvivono alla dinamite, ora, in modo meno clamoroso, si salva la gentil donzella prospettandole pochi anni, forse mesi, di galera grazie ai suoi occhioni. E' un problema far morire impiccata una donna? Oppure le mamme dei genitori insorgerebbero con pesanti ripercussioni sulle vendite?Come mai ultimamente le comparse muoiono a bizzeffe mentre i personaggi che contano qualcosa nel bene e nel male si salvano sempre?Gentile omaggio al politicamente corretto? Proteste delle femministe?Per piacere basta, non se ne può più... Sarah, la ninfomane di Green City, doveva morire, punto e basta.
    jack sei pazzo! :indianovestito: SPOILERDonne impiccate in Tex! Ma quando mai? :colt:
    Beh, almeno una si è vista, in "Cheyenne Club" di Nolitta. :indianovestito: Pu? essere che me ne sfuggano altre...
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