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Si disputa spietatamente il titolo di miglior storia di Nizzi con "Fiamme di guerra". Ma probabilmente questa è meglio perchè non parla di Statunitensi, ma del grande, grandissimo Messico, in una trama gestita in modo perfetto, non originalissima, ma con diversi colpi ad effetto, personaggi memorabili (Conchita, Galindez, Padre Elias, Velasco, Oliveira... serve continuare?) e numerose sequenze entrate nella storia (gli intrighi a Chihuaha, il penitenziario di Escalante...). In questo periodo, nell'arduo tentativo di capire se preferisco Nizzi o Boselli, mi sto rileggendo una storia per uno. Se Boselli mi sembrava aver quasi "sconfitto" Nizzi con "Matador!", devo ammettere che con "L'uomo con la frusta" Nizzi è ritornato ampiamente in gara! Secondo me le riletture si concluderanno con un verdetto di pareggio: impossibile confrontare due autori tanto diversi. Se Boselli è molto più raffinato, l'ironia e il divertimento nizziani sono caratteristiche non da poco... :generaleS:
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La storia promette bene... benissimo! L'idea dello scrittore di dime novels mi sembra inedita, e comunque fino ad ora Faraci ha dato prova di possedere una buona vena! Per una volta -speranza- non è una parolaccia!
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Sono stato io a usare i termini "Tex Vile e Kit Scarso", e l'ho fatto con intento parodico, per definire come il Tex e il Kit qui presenti non siano altro che stanche caricature dei personaggi di GLBonelli. Queste due controfigure procedono lungo binari già tracciati, senza nemmeno mostrarsi allarmati, addolorati o aggressivi: tanto sanno già che alla fine il cattivo lo acciuffano, e sembrano due pessimi attori che recitano svogliatamente un pessimo copione. Ciò non toglie che, dopo la porcata de "L'artiglio della Tigre" questa sia aria fresca! Anzi, mi ha pure divertito, molto di più di una storia come "Missouri", ben realizzata, ma per niente divertente. Tex Vile e Kit Scarso, mi sembra ovvio, sono soltanto parodiche storpiature. Come definire vile un uomo che tutto solo scongiura una rivolta indiana e scarso un arzillo cinquantenne che spara meglio di Carlos Hathcock? Tutto sta nello spirito: in questa storia i due pards paiono, a momenti, due amici un po' rimbambiti che fanno un pic-nic e si ritrovano ad avere l'abilità di Rambo! Non è ciò che si fa, ma come lo si fa. Un Kit Carson che ha la mira di un cecchino e poi vuole sparare a degli indiani lontanissimi con la Colt è veramente memorabile...parlare, come è stato detto su TWO, di "Tex Vile e Kit Scarso" mi pare abbastanza fuori luogo, visto che mi pare difficile trovare tant? vilt? e scarsit? ( a meno, naturalmente, che tali "doti" non seguano Nizzi come l'ombra segue i corpi .....)
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Scusa, ma come puoi dire che questa storia è troppo corta se nemmeno l'hai letta fino alla fine? Forse in due albi ci sta benissimo, o forse saranno addirittura troppi. Francamente mi pare un po' presto per dirlo...
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Bellissimo lavoro, ragazzi, complimenti! E scrivete molto bene, anche. L'articolo sulla Tigre Nera è veramente bellissimo.
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Santra virgen! Credo che se c'è una storia in grado di accaparrarsi il record del maggior numero di sbadigli si tratta senza dubbio di questa: il ritmo è lentissimo, da romanzo di Wilbur Smith degli ultimi vent'anni, la trama è talmente dilatata da poter essere comodamente ridotta in un albo e, infine, Tex non fa altro che scivolare da una figuraccia all'altra, comportandosi come un vecchio impiegato svogliato che deve soltanto timbrare il cartellino. Alcune scene, come quella inziale del treno, sceneggiate meglio potrebbero essere meno sgradevoli, ma non si tratta di un'attenuante... A completare il tutto arrivano i disegni di Diso, veramente pessimi. Ma questa storia mi avrebbe fatto addormentare anche disegnata da Civitelli o dal "fu" Letteri dei tempi d'oro. Sic! Un ottimo spunto buttato via. In fin dei conti sembra di leggere un romanzo di Wilbur Smith, ma almeno non ci sono stupri ogni due pagine.
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Penso che forse la caratteristica migliore di questa storia sia la grande attenzione rivolta ai personaggi secondari, tanto alla banda degli assassini quanto ai personaggi della pensione, secondo una capacità di descrizione e di resa emotiva nelle quali credo Boselli non abbia eguali in Tex. I sette assassini sono sè improbabili, ma resi molto bene, ciascuno con le proprie peculiarit? che, seppur esagerate, non mi hanno mai dato fastidio. D'altronde è giusto giocare con l'improbabile e, se si conduce il gioco con maestria, renderlo piacevole: basti pensare ai conquistadores di Giovanni Luigi Bonelli e alla nave perduta o ai falchi assassini di Nizzi. Tornando a questa storia, trovo che il mondo di Donna e Lena sia ben descritto e il loro ruolo leggermente secondario (ma mai defilato) motivato dall'andamento della storia, mentre i fratelli Lane, mascalzoni "minori" in tutti i sensi rispetto alla banda di Jack Thunder, spiccano per la propria umanit? ed ordinarietà, anche se Bronco, dei due, è quello che mi risulta decisamente meno simpatico. Secondo me è la seconda storia migliore di Boselli dopo "Nei territori del Nord Ovest" (batte, seppur di poco, "Il passato di Carson") e probabilmente rientra nelle mie dieci storie preferite.
[463/465] I Sette Assassini
in Le Storie dal 401 al 500
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