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West10

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  1. “Mi sono chiesto anche se documentarmi sulle carte da gioco che si usavano in quel periodo, prima di fare questa tavola, pensavo di chiedere all’esperto Piero Alligo ma poi ho lasciato perdere, comunque in seguito incontrandolo mi ha detto che le ho fatto bene perché a quel tempo se ne usavano di diverse ma generalmente erano delle carte francesi in stile vittoriano volgare”, (spero di aver capito bene quanto detto a proposito dello stile delle carte ndr)”. 

  2. Si passa a vedere qualche bozzetto di prova dei personaggi e anche delle tavole del Texone. “Ho fatto anche un bozzetto sulla doppia pagina per vedere l’effetto unito. A volte infatti si presta attenzione allo svolgimento delle vignette all’interno della tavola ma si tralascia di controllare se ci sono stonature unendo le due tavole.”

  3. Ercolani annuisce e interviene, i due si producono in un siparietto mentre il membro dello staff dell’Arf, ridendo dice: “Addio li abbiamo persi, qualcuno vuole fare una domanda su Bob Dylan? Magari il prossimo anno per la seconda edizione dell’Arf facciamo un incontro su Bob Dylan, invitiamo Ercolani e Rotundo che invece ci parleranno del Texone!”

  4. “Il disegnatore di riferimento agli inizi per me è stato De Luca, che ha lavorato molto per le edizioni Paoline…  per quanto riguarda Tex all’inizio ho guardato molto al Tex di Villa e a quello di Ticci, ma me ne sono staccato perché puoi essere bravo quanto vuoi ma non riesci ad arrivare alla loro grandezza neanche se li ricalchi. Per l’inchiostrazione il riferimento è Ticci, specialmente quello ultima maniera,  l’inchistrazione dinamica di Ticci è perfetta. Grandissimo! Disegnare Tex all’inizio è un lavoro di affinamento, le prime 40 pagine non ci capisci niente, poi prendi la mano, per questo i Texoni sono di 240 pagine le prime 40 le butti e le altre 200 le conservi”, (risata generale). “A parte gli scherzi adesso potrei fare qualunque western, anche con Bob Dylan così è contento Ercolani.” 

  5. “Un altro film che ho tenuto presente per questo Texone è Via col vento, nella gestione dei campi medi. Ecco questo è uno dei cartelloni dell’epoca di questo film. I cartelloni erano dipinti, ora Photoshop ed il computer si è perso tutto questo lavoro che c’era dietro la preparazione di un film, era un po’ un arte, ci lavoravano dietro un sacco di persone.”

  6. “Per l’ambientazione mi sono ispirato al film i 4 del Texas con Frank Sinastra, ho ricostruito una Galveston Hollywoodiana. Io sono fissato sulle scenografie. Dai lavori che ho fatto con Milena Canonero mi è rimasta l’idea che nel dettaglio devi cercare l’oggetto per caratterizzare la scena, per far comprendere al lettore in che epoca ti trovi. Non basta dire che sei nell’800. Anche per noi parlare di 900 ha poco senso, io negli anni 70 mi vestivo diversamente dagli 80 o dai 90. Non so se i lettori fanno caso a questo ma nei fumetti non si cambiano mai i vestiti nel corso della storia ai personaggi per non confonderli. Io invece vado controcorrente, fatta eccezione per i protagonisti che generalmente hanno un loro costume storico, anche su altre storie ho cambiato spesso i vestiti ai personaggi di contorno.” “Alcune volte non gliene hai messo per niente” interviene sorridendo Ercolani.

  7. Si passa a parlare della documentazione: “Parte delle documentazione mi è stata inviata da Pasquale Ruju, come ad esempio questa foto che ritrae Galveston dopo l’uragano che l’ha distrutta, in cui si vede solo la cattedrale ancora in piedi in mezzo alle macerie, poi ormai per la documentazione c’è internet in cui si trova di tutto. Una volta era molto difficile, dovevi consultare libri, giornali… oggi con internet è molto più facile. Spesso rimprovero i miei allievi della scuola che magari sono bravi ma pigri. Riescono a fare bei disegni e poi sbagliare il particolare perché non si documentano, quando con internet è talmente facile”. Ercolani chiede se Ruju fornisce molta documentazione. “Nella norma, ne poca ne molta. Fra gli sceneggiatori con cui ho lavorato Manfredi è sicuramente quello che manda un sacco di documentazione. Comunque, visto che parliamo di sceneggiatori, volevo fare i complimenti a Pasquale Ruju e ringraziarlo perché mi ha scritto una bella sceneggiatura e questo aiuta a dare il meglio.”

  8. “Quel che mi piace di Tex, come lettore perché io sono stato e sono un lettore di Tex, ne ho letto centinaia in passato e ne ho riletti tanti durante la lavorazione di questo Texone, sono i dialoghi… totalmente fuori dagli schemi e dai moralismi. C’è una scena ad esempio nel Texone in cui Tex fa fuori un cattivo, potete vedere (viene mostrata la relativa pagina della sceneggiatura) che in un primo momento si mette in bocca a Tex una frase molto barocca ma in un secondo momento è stata corretta con un “Adios (nome del cattivo che non cito per evitare spoiler ndr). Nel senso ciaooo bello sei finito” (Rotundo accompagna la frase con il gesto della mano ndr).

  9.  “Quest’altro bozzetto è più o meno simile a quello poi scelto per la pubblicazione, Tex  a cavallo è preso a figura intera, è stata preferita la scena con Tex in primo piano.  In effetti anche i bozzetti scartati erano efficaci... ma troppo illustrativi, quindi condivido la scelta che Boselli insieme alla redazione ha fatto.  E’ stata quella giusta. Nell’esecuzione della copertina per quanto riguarda la tecnica, più del colore mi soddisfa il fatto che sono riuscito a mantenere il tratto pulito.”

  10. Si passa a vedere uno dei bozzetti scartati, Tex al centro con gli altri personaggi raffigurati nelle carte da giuoco. “Magnifico, oggi è il compleanno di Bob Dylan” chiosa Ercolani; “Addio ha cominciato a parlare di Bob Dylan, ora non la smette più” interviene divertito il membro dello staff; “Anche a me piace Dylan” precisa Rotundo “ma in questo caso non mi sono rifatto a lui ma a 007” (Bob Dylan è un appassionato del poker ed ha dedicato alcune canzoni ad esso ndr). “ho immaginato in questo bozzetto Tex al centro della scena che conduce il giuoco e gli altri personaggi di conseguenza sono raffigurati nelle carte.”

  11. “Per questa copertina mi sono ispirato a tre precedenti copertine di Tex: Sfida infernale di Claudio Villa, Chinatown e Tra due bandiere di Galleppini, in entrambi, come spero nella mia, sono presenti l’evocazione e il momento della battaglia”. A questo punto Ercolani sottolinea come l’umiltà è una delle caratteristiche di Rotundo e l’umiltà è il dono dei grandi. 

  12. Si comincia a parlare della copertina del Texone che è proiettata alla spalle di Rotundo ed Ercolani: “Nel settanta per cento dei casi quando finisci una copertina”, è sempre Rotundo che parla, “pensi che potevi farla meglio e non sei pienamente soddisfatto; in questo caso sono soddisfatto, è venuta proprio bene. Più che di tecnica vorrei dire che per me questa copertina è un fatto concettuale, sintetizza quello che penso io di Tex, la calma e la sicurezza del personaggio anche in una situazione come può essere quella evocata dal titolo dell’albo”.

  13. La seconda domanda d’obbligo riguarda le difficoltà maggiori che ha incontrato nel disegnare un fumetto western. Ercolani chiede se anche per lui sono stati i cavalli. “Non tanto i cavalli”, risponde Rotundo, “ma il viso di Tex che è difficile da rappresentare. Al contrario di altri personaggi che hanno delle caratteristiche particolari che aiutano, come i baffi di Carson per esempio, Tex non ha punti d’appoggio. Io l’ho studiato a fondo ed alla fine ho puntato su quelle che per me sono le sue caratteristiche caratteriali importanti. Nel viso di Tex traspaiono insieme la durezza  e la dolcezza del personaggio. Si dice che Galleppini si sia ispirato a Gregory Peck, non so se sia vero ma se l’ha fatto è perché in quell’attore erano presenti queste due caratteristiche. In tex c’è una doppia anima come in Gregory Peck.”

  14. Come da copione in questi casi a Rotundo viene chiesto di raccontare il primo impatto dopo aver ricevuto l’incarico di fare il Texone. “Ricevo la telefonata di Mauro Marcheselli della SBE ed ovviamente li per li sono molto contento, poi dopo un po’ arriva il panico perché penso di non aver mai fatto un western e mi passa anche l’idea di rimandare indietro la sceneggiatura. Chiaramente è solo  un attimo perché subito mi metto al lavoro con entusiasmo per documentarmi il più possibile guardando film, cercando su internet e sui libri e man mano i ricordi risalgono su e mi accorgo di essere impregnato di western. Il west nella mia memoria visiva c’era già sin dall’infanzia.”

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