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TWF - Tex Willer Forum

Ulzana

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Messaggi pubblicato da Ulzana

  1. Che poi GLB ci ha messo dieci anni per raccontare cosa era successo a Lilyth, quindi uno potrebbe dire "ma Tex a bivacco col figlio non ha MAI affrontato prima questo argomento?". Se iniziamo a porci noi questi dilemmi finisce la finzione narrativa. E dietro alla finzione narrativa c'è che il personaggio ha potuto avere (e ha) tantissime altre avventure, che il lettore deve conoscere e che riguardano il suo passato. Non è incongruente, come atteggiamento, che Tex decida di viverle ora e che abbiano collocazione nella serie giovane e che nella serie madre non se ne sia affatto parlato (o se ne parlerà). 

  2. Guarda, Diablero, sulle prime storie di GL è una vita che dico: le leggessero. Perché moltissimi lettori di Tex le reputano spesso ingenue e questa cosa la trovo davvero snervante. Faccio un esempio: Uno contro venti, versione NON censurata. Vediti i dialoghi, la mattanza che fa Tex, è cinema puro, antecedente (e di tanto) a un certo cinema di Tarantino, siamo ancora alla fine degli anni Quaranta, ma che modernità assoluta, almeno in Italia. E alcuni lettori non le vedono queste cose, tralasciano quel periodo di storie così interessanti nel novero della rodaggio. Certo, era in rodaggio Tex ma che rodaggio! Succedono tanti di quegli avvenimenti nei primi dodici numeri... e la modernità, ripeto, era tantissima, unita al disegno raimondiano di Galep hanno avuto la meglio rispetto a decine e decine di fumetti usciti in quegli anni... 

     

    Off topic: le primissime serie di Miki, quindi prima della nascita di Blek, sono davvero eccelse. Certo, si rivolgevano ai più giovani, ma le storie sono davvero straordinarie: avventura, comicità, dramma e tanta fantasia. A livello di disegno considero quelle serie quanto di meglio ci sia stato a inizio anni Cinquanta in Italia. Basta vedere le strisce per essere obiettivi, dall'Avvoltoio alla saga dei Vichinghi, dal Generale Ruiz alla prima apparizione di Magic Face fino alle avventure in Canada  Strepitoso il trio Essegesse.

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  3. Scusa, Dix, ma "meglio così" perché? Non voglio apparire nerd, e forse lo sono, ma io di D'Antonio avrei comprato tutto. Quello che conta era il MODO in cui lui avrebbe affrontato certe questioni e dinamiche e credo proprio che questa nuova declinazione della famiglia MacDonald ci avrebbe dato storie meravigliose in altri ambiti storici. Forse, magari mi sbaglio, avrebbero intitolato questa nuova collana in altro modo e non Storia del West. Ma sono solo ipotesi, suggestioni, su qualcosa che non si è fatto. Purtroppo. 

  4. @Ronin per rispondere alla tua domanda su Berardi, non credo sarebbe stato fattibile. Cioè, Berardi mai si sarebbe adattato a una serie piena di paletti e regole come quella di Tex. Certo, ci ha regalato una bellissima storia fuoriserie (che diede il via ai Maxi), ma di più non avremmo potuto chiedere. Poi, un conto è scriverla, altro è gestirla. Berardi vi avrebbe messo la sua mano e il suo modo di vedere il West, e ciò non poteva essere. Si è al servizio di Tex, non delle proprie velleità artistiche.

     

    Tornando a D'Antonio. Nel 1956 era un disegnatore con alle spalle alcuni numeri del glorioso Pecos Bill e varie storie disegnate per Il Vittorioso. Come autore completo aveva realizzato nel 1947, appena ventenne, testi e disegni per Jess Dakota, ma si tratta di un'opera giovanile e ancora incerta. In seguito, lavorando a un fumetto intitolato Il fortino sull'Huron, ideato da Sandro Cassone, firma la sua prima storia da professionista e come autore completo. D'Antonio però doveva solo disegnare la storia e, invece, fece di testa sua e riscrisse tutta la sceneggiatura, dimostrando una notevole intraprendenza. Perché ci vuole anche un po' di coraggio e faccia tosta. Meno male che lui l'ha avuta.

  5. Perciò Tex rappresenta un caso quantomai unico nel panorama editoriale, perché è riuscito a essere popolare e ha mantenuto una qualità costante (con anche molti bassi, ma ci sta) nel corso del tempo. Fumetto onesto, senza nessun tipo di velleità, voglioso di divertire il pubblico, tanto da diventare un fenomeno non solo commerciale (le sue tirature sono ineguagliabili), ma anche sociale, visto tutte le diatribe politiche e non in cui è stato coinvolto, segno che il personaggio era centrato, faceva scattare un processo di identificazione nel lettore. A questo proposito, l'impresa di Gino D'Antonio è ancora più rimarcabile, proprio collegandomi al discorso di Diablero, in quanto SOLO lui poteva riuscire a coniugare insieme fumetto popolare e d'autore (anche se, per quanto mi riguarda, sono definizioni che non amo tanto, per me il fumetto è fumetto, buono o brutto). Ma non era mai DIDASCALICO. D'Antonio ti presentava una ricostruzione precisa delle varie fasi dell'epopea western, mantenendo una cornice di fantasia, facendo agire personaggi veri dell'epoca con personaggi inventati e che, spesso, entrambi sconfinavano: alle volte, i personaggi veri sembrano quelli "romanzati", quelli inventati apparivano reali. Se non è abilità dell'autore questa? Qualcosa di simile l'ha fatto anche il Bos, prima su Zagor, inserendo nella serie Poe e il Cain di Howard, e soprattutto su Dampyr, mescolando generi, personaggi storici, intrecci narrativi.

     

    Le vendita di Storia del West erano buone (certo non erano quelle di Zagor o Mark, per dire), perché la Collana Rodeo nacque come contenitore e quindi, inizialmente, si è potuto far "respirare" gli autori (D'Antonio, Polese e Tarquinio) dando al pubblico vecchi personaggi di GLB (un "usato sicuro") e qualche buona novità, con storie singole scritte da altri. In definitiva ci tengo a dire, essendo il suo topic, che tutti noi non si debba mai smettere di ringraziare uno come D'Antonio. E celebrarlo tutte le volte che si può. 

     

    Forse Ken Parker ha avuto la sfiga di uscire in un periodo in cui le serie maggiori della Bonelli erano mensili. Se penso alle miniserie tipo Gea o Lilyth di Luca Enoch, in tal senso Berardi & Milazzo, forse, avrebbero trovato la quadratura del cerchio... ma forse no. Devo dire che, in vari editoriali di Berardi letti negli anni, ha sempre riconosciuto in Bonelli un editore ideale. Su Berardi autore taccio: sono troppo di parte, la sua grandezza non si discute. Però la "lezione" editoriale, ossia imparare dagli errori gestionali di Ken Parker, che sono stati suoi e non di Sergio Bonelli, che gli aveva dato un buon staff con cui lavorare, penso l'abbia recepita: la serie Julia esce da più di venti anni, è un prodotto (nel bene e nel male ogni cosa diventa prodotto quando lo si deve vendere) e rende bene. Inizialmente era una serie più noir e cupa (e a me piaceva molto di più), poi si sa come andarono le cose e la sua derivazione comedy imposta dall'editore. Naturalmente, Julia è una serie pensata PROPRIO come un serial, tipo quelli americani Law & Order e similari, con cast fisso, episodi singoli, continuity blanda e una sorta di regia generale. Per questo tutto sembra omogeneo, però attenzione, leggendo le storie si avverte la "mano" di Berardi, la capacità di trattare i temi della società contemporanea, una certa sensibilità e un'attenzione al linguaggio più marcata rispetto ad altri fumetti (sembra una cosa banale, ma è stata la prima collana seriale mensile della Bonelli in cui si è usato il "lei" piuttosto che il "voi", di recente si è accodato anche il Dylan Dog gestito da Recchioni). Bisogna dargliene atto e leggere Julia per capirlo. Non credo proprio, per rispondere a Diablero, che in Julia ci sia meno "bonellianità" o che non abbia qualità. Forse è più simile a Diabolik, come gestione autoriale, i disegnatori seguono uno stile preciso che deve essere uniforme e, infatti, si fa fatica a riconoscere quel tratto da un altro. Forse in questo è meno "bonelliana", ossia non c'è la varietà apportata dai singoli disegnatori, non c'è spazio per altri sceneggiatori (in effetti Berardi non permette a nessun autore di scriverci, a parte Calza e Mantero, che sono collaboratori e MAI autori unici di una storia). Sarà una scelta precisa sua, vado off topic, ma mi chiedo se, altri autori, non avrebbero poi potuto portare linfa alla serie. Però mettiamoci d'accordo: per anni, chi bazzica i forum o i social lo sa, i lettori di Dylan Dog, per fare un esempio, hanno fracassato i MARONI sulla quantità di autori del post Sclavi. Nessuno andava bene, nessuno era bravo, nessuno scriveva come Tiziano (e come si potrebbe?)... forse in questo senso Berardi si è trincerato dietro il suo assolutismo autoriale e ha detto "me lo scrivo io, revisiono io, e se vi va, lo comprate, se no attaccatevi". E' solo un'ipotesi mia, naturalmente... magari Berardi è un buon egoista che vede Julia come una "figlia" e se la gestisce come gli pare e nel modo che vuole.

     

     

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  6. Purtroppo vado a memoria, Ronin, e citerei davvero l'intervista o il trafiletto dove lessi questa cosa. Questa dichiarazione, però non era intesa come cattiveria, anzi. Era una meraviglia che molti avevano all'epoca, non solo Gino D'Antonio. Perché il successo di Tex era (ed è, visto che regge ancora benissimo nonostante i settant'anni e passa d'età) proprio unico e incredibile. Storia del West, pur essendo una serie nobile e piena di buoni propositi, scritta in modo superbo,  molto più "realistica", non suscitava grande interesse, se non da parte di un buon gruppo di appassionati che acquistava la Rodeo, ma niente in confronto alle vendite stratosferiche che Tex iniziò ad avere verso la fine degli anni Sessanta e nel decennio successivo. Storia del West durò alcuni anni, certo, ma non divenne mai un caso editoriale. Solo Tex ha avuto alte tirature e grande qualità, binomio che non sempre è riuscito, anche a serie blasonate. E penso purtroppo a Ken Parker. Mai stato un successone. Un fumetto di nicchia, innovativo, bellissimo, ma mai un successo che ne ha permesso una diffusione lunga nel tempo. 

     

     

     

     

  7. 3 ore fa, Diablero dice:

     

    Ah, allora È COLPA TUA!!!!  :mazza:

     

    ..tornando a D'Antonio e a Tex, certo che era un bel controsenso: tenere D'Antonio su Nick Raider e Nizzi su Tex!  :rolleyes:

     

    Ma non era però una costrizione. D'Antonio non ha mai voluto cimentarsi con Tex (di cui si meravigliava del suo successo, rispetto alla Storia del West). Solo negli ultimi anni della sua vita si è cimentato e avrebbe avuto carta bianca per scrivere quello che voleva lui. Certo, si capisce che avrebbe giovato uno come D'Antonio nello staff di Tex, in alternanza con Boselli e il primo Nizzi, ma ci pensi che trio. Come avrebbe giovato un Nizzi a servizio attivo su Nick Raider, perché era un suo personaggio e ne ha scritte di bellissime storie...

     

    Intervista a D'Antonio (che ho scovato ora in rete): 

     

    https://www.ubcfumetti.com/interview/0004.htm

     

    Questo passaggio è interessante (naturalmente l'intervista è precedente a Seminoles) riferendosi proprio a Tex:

     

    "Di scriverlo non è mai venuto in mente, anche perché disegnavo molto ma scrivevo meno di oggi. E di disegnarlo non me la sarei sentita. Se avessi avuto necessità lo avrei fatto, ma ho avuto occasioni di lavorare su storie che mi divertivano di più"

     

    In merito al numero di pagine per scrivere una storia, il Maestro dice (lui si riferisce a Bella e Bronco):

     

    "Eppure credevo e credo che non conta il numero delle pagine, ma offrire una storia completa, ben costruita..."

  8. <span style="color:red;">2 ore fa</span>, Grande Tex dice:

    A me D' Antonio come sceneggiatore non e' mai piaciuto ma da questo aneddoto si capisce che sicuramente come persona doveva essere un grande. 

     

    Beh, non posso farti cambiare idea, ma leggiti i suoi meravigliosi Nick Raider, o le impareggiabili storie da lui scritte, e alcune anche disegnate, per la collana Un uomo, un'avventura. Ci sono anche serie diverse, quindi non propriamente western, tipo Mac Lo Straniero. O la divertente Susanna... insomma, io ADORO E VENERO D'Antonio. Il massimo dei massimi tra gli sceneggiatori.

  9. <span style="color:red;">2 minuti fa</span>, laredo dice:

    Chi è Sheldon Cooper?:lol:

     

    Oddio, ce ne sono alcuni che potrebbero essere lui eh eh eh... penso al buon Diablero. Ma pure Monni. Forse Ymalpas di più perché è un archivio vivente... tutti e tre preparati e qualche volta (qualche volta ragazzi mica sempre) un po' precisini (chi ha detto cagacazzi??? :lol:) proprio come Sheldon.  Non vorrei però che lra litigassero su chi deve fare questo personaggio. :D

  10. Il 4/7/2020 at 18:07, Leo dice:

    Probabilmente noi abbiamo più passione, ma "passione" significa sofferenza: forse siamo davvero patologici, come i tifosi con le squadre di calcio. Non guardiamo le partite ma tifiamo e analizziamo, siamo commissari tecnici e scrittori di Tex, o al massimo critici e biechi recensori :D 

     

    In effetti, una volta dissi che eravamo un po' come i simpatici nerd di Big Bang Theory, per esempio loro parlano di Hulk e dei poteri che hanno i supereroi un po' come facciamo noi qui per quanto riguarda Tex e il canone bonelliano... insomma, la matrice è quella :D

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  11. <span style="color:red;">1 ora fa</span>, Leo dice:

     

    A quali gruppi ti riferisci Ulzana? Io partecipo al gruppo il cui amministratore è Enrico Valcamonica e a quello della Bonelli, ma non vedo molti commenti. Ce ne sono altri? 

     

    Peraltro io mi rendo conto di non essere un bion utente di Facebook perché i commenti per forza di cose là sono molto risicati. Peccato che alcuni dei pards che leggo lì, che mi sembrano ottimi conoscitori di Tex, non partecipino al forum.

     

    Mi scuso per la prosecuzione dell'Ot

     

    Mi riferivo alla pagina ufficiale Facebook di Tex, gestita dalla SBE

     

    Per il resto, ricollegandomi a quello che diceva Valerio sul discorso del tamburino degli autori, io davvero non mi spiego come sia possibile che alcuni lettori, soprattutto quelli più anziani, non si pongano il problema, o meglio, la curiosità, di sapere chi è che scrive la storia. E accade anche in casa mia perché, avendo un padre settantenne che lo legge ancora, gli dico sempre: "Guarda, questa è di Boselli. Oppure, vedi, qui è tornato Nizzi". Anzi, per colpa mia adesso è diventato più attento, ma ricordo che prima non gliene frega niente. A parte rileggersi i primi duecento numeri, cosa che fa periodicamente, e dirmi sempre quanto era tosto il Tex di GLB. E ripetermi che gli piacevano tanto Galep, Letteri e Ticci e che Nicolò faceva un Tex più malinconico rispetto agli altri. Ma se lo "interrogo" sui disegnatori attuali, non saprebbe riconoscerne uno! Eppure, sa le storie dei primi due centenari a MEMORIA. A lui bastava e basta comprare e leggere l'albo.

     

    Di Nizzi, ripete spesso: "Ha fatto belle storie, ma non è Gianluigi Bonelli. Poi si stancò". E qui rido, pensando alle infinite questioni fatte in merito anche qua nel forum. Sul Bos, sentenzia: "E' diverso da tutti. Bravo e classico, ma quanti personaggi ci sono? Ne ha di fantasia!". Il 700 gli è piaciuto tantissimo, per parlare degli ultimissimi numeri... e anche il Texone di Villa. Fossi in Mauro sarei felicissimo! :D La cosa anche più incredibile è che adora le storie di Nolitta... un controsenso!! Perché è quanto di meno gianluigibonelliano ci sia, eppure cita SEMPRE El Muerto, La vendetta di Tiger Jack e I Ribelli del Canada come storie straordinarie (e lo sono, ma SIAMO noi lettori odierni a fare tanti distinguo sul ruolo stesso di Tex in quelle avventure). Fui però io a dirgli che erano state scritte da Sergio Bonelli perché non lo sapeva!! 

     

    Credo comunque che il lettore tipico e abituale di Tex meriterebbe delle tesi di laurea e attente analisi sociali...

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  12. Beh, questo è il topic dei fratelli Donegan :lol:

     

    Vi riporto un attimo su Facebook. Tranquilli, non sono matto. Ma ho notato una cosa abbastanza curiosa. Nelle ultime tre storie di Nizzi (quella per il color e le due della serie inedita), i post medesimi pubblicati nella pagina di Tex hanno ricevuto decine e decine di commenti e like in più rispetto ad altri. Andate a confrontare, è una cosa palese. Ciò che vuol dire? Che Nizzi ha davvero un suo nutrito esercito di lettori. Lo sanno in Bonelli, e lo sa Boselli, che per questo l'ha richiamato in servizio. Della serie, noi ne parliamo, quello lì fa i fatti. E i fatti, innegabili, danno ragione a Boselli. E la pubblicità è l'anima del commercio. Se di Nizzi si parla, e pure in termini positivi perché un campione di lettori su Facebook si è espresso favorevole a La rupe del diavolo (e non solo per quella), significa che con Nizzi si va sul sicuro (usato sicuro, direbbe qualche maligno). Le storie di Ruju e altri non sortiscono questi risultati. Quelle di Facebook sono statistiche, campioni che non tengono conto della totalità dei lettori, ma che rappresentano comunque un dato interessante e su cui bisogna ragionare: gli appassionati che comprano Tex non sono SOLO come quelli dei forum, che analizzano, spulciano, spesso litigano su singoli dettagli. No. I lettori di Tex acquistano l'albo e lo leggono. PUNTO. Finisce là. Sarà incredibile? Lo è. E questa cosa va avanti da decenni. Ciò non significa che noi qui non si possa fare delle analisi più precise, ma i lettori affezionati vogliono un prodotto garantito. Nizzi riesce PIENAMENTE in questo. Sotto certi aspetti, è un genio. Trovatemelo un ottantaduenne che è in grado di suscitare tanto entusiasmo e positività e con, alle spalle, centinaia di storie realizzate! Boselli si rivela un ottimo manager editoriale, scaltro e attento, non c'è che dire.

  13. <span style="color:red;">19 ore fa</span>, Diablero dice:

    Non c'entra con Tex, ma il vecchio Bradbury era anche un appassionato di fumetti. Narra la leggenda che un giorno dei primi anni 50, leggendo un vecchio albo della EC Comics (quelli di "Tales of the Crypt" o "Haunt of Fear", anche se la sua storia Bradbury la lesse su un "Weird Science") Bradbury trovo un adattamento a fumetti di un suo racconto. Ovviamente non autorizzato. Allora scrisse all'editore complimentandosi con la qualità dell'adattamento, ma lamentandosi di non essere stato avvertito. La risposta dell'editore, secondo la leggenda, fu "Smentisco assolutamente di aver pubblicato un suo racconto, ma le offro x dollari ciascuno per poterne adattare altri", con "x" una cifra abbastanza bassa per un autore come Bradbury, che comunque accettò l'offerta  :laugh:

     

    (quelle collane hanno pubblicato un sacco di storie tratte da Bradbury, quindi anche se i dettagli sono romanzati, qualcosa di vero c'è) 

     

    Verissimo, Diablero... e io posseggo un volume edito da Mondadori con tutti i racconti a fumetti provenienti dalla E.C.Comics (e di cui anche un certo Stephen King se ne cibò da bambino). In tal proposito, nella breve introduzione al volume italiano, oltre a evidenziare il suo intatto amore per i fumetti (ricordiamoci che i comics venivano visti con disprezzo da parte della cosiddetta élite culturale americana e non solo) lo stesso Bradbury ci dice, in merito all'essere adulti e al raccontare storie di paura:

     

    "Mi sono pazzamente divertito a spaventare me stesso e quindi mi riempie di gioia passare la paura a qualcun altro, come voi per esempio. Chi non riesce a capirlo - gli adulti, diciamo - ha davvero dimenticato una verità fondamentale sui ragazzi e i ragazzi-diventati-uomini. Una delle ragioni per andare nello Spazio è quella di perderci ancora, di scoprire la magia, affondare nel mistero, sfrecciar alto nei cieli, risplendere di gloria e... urlare di paura. Paura non soltanto di altri mondi e delle aliene creature, ma di noi stessi. Siamo sempre noi il più grande mistero dell'universo e impiegheremo ancora diversi milioni di anni a cercare di capirci."

     

    Ecco, trovo queste parole belle e veritiere. D'altronde mi si perdoni l'off topic (ma credo che il buon Mauro non se la prenderà se per un attimo abbiamo deviato dalle solite domande del topic) e aggiungo, ai volumi consigliati sopra, tra cui naturalmente Cronache marziane, anche il libro di saggi "Troppo lontani dalle stelle", dove Bradbury si dimostra molto più futurista e meno tradizionalista di quanto si creda. E' il centenario di questo grande scrittore, penso sia giusto celebrarlo...

     

  14. <span style="color:red;">20 ore fa</span>, pecos dice:

    Borden, mi sono letto "Il popolo dell'autunno". Notevole!

     

    Echi di questo libro si trovano pure in Fantasmi di Sabbia (Dampyr numero 3 serie inedita), soprattutto nelle pagine iniziali ambientate nel parco dei divertimenti.

    Per quanto riguarda il buon vecchio Bradbury, di cui proprio quest'anno ricorre il centenario della nascita, ti consiglio, qualora tu non li abbia letti, ma mi rivolgo anche agli altri utenti, gli imperdibili volumi di racconti di questo mitico autore: L'uomo Illustrato, Paese d'Ottobre, Le auree mele del sole, Cronache Marziane, Omicidi d'annata e La fine del principio. Oltre al romanzo Fahrenheit 451. 

    • Grazie (+1) 1
  15. <span style="color:red;">12 ore fa</span>, Diablero dice:

    Pagina 62 del numero 40,  sesta vignetta, quello che dice Mefisto a Tex...

    "Sta scritto nel mio destino che la mia vita non verrà troncata per mano di alcun uomo!"...

     

    ...certo, Mefisto avrebbe fatto meglio a leggere anche le clausole scritte in piccolo...  :lol:

     

    Chissà se la clausola è rimasta, ora che si è reincarnato... 

  16. Invece io da bambino iniziai proprio con Il signore dell'Abisso e le storie come Spettri, Black Baron... fino al meraviglioso Il Figlio di Mefisto le lessi tutte in sequenza, le recuperavo ai mercatini e negozi di fumetti. Divenni un appassionato di questo genere di storie. Un western "contaminato", per così dire, da altri elementi (horror, magia, esoterismo). Penso siano gusti, approcci. Se a Leo queste storie non vanno, non potrà mai leggerle con l'approccio che abbiamo io e gli altri, ci sta che succeda. Naturalmente, la morte di Mefisto divorato dai topi, è una sequenza memorabile, una delle migliori del fumetto d'avventura italiano e non solo. Idem il veliero maledetto, alla fine dell'albo omonimo, che vaga per il mare, e di cui i marinai parlano, o meglio, sussurrano, nelle bettole fumose e di cui si dice sia guidato da una mano fantasma... mamma mia. GLB in questo tipo di evocazioni era proprio bravo... 

  17. On 26/12/2018 at 16:07, Letizia dice:

     

    Il film "La corazzata Potëmkin".

    Quello sì che è un capolavoro.:P

     

    Ciao, ti rispondo e ti quoto qui perché nell'altro topic i moderatori si sono giustamente inalberati per i continui off topic...

     

    Nel mio intervento su Berardi era sottinteso si trattasse di una mia opinione. Il termine "strano" era in merito al mio stupore - quindi non c'era un'accezione negativa nei tuoi confronti - stupore, dicevo, nel dichiarare che un autore conosciuto e ammirato come Berardi non possa figurare al fianco di Guido Martina. Penso sia uno stupore legittimo, pur sempre personale, certo. Per questo l'ho rimarcato utilizzando "eccome" a caratteri cubitali. Era solo una MIA opinione, naturalmente. Se mi si dice: chi autore consideri che abbia tracciato un'opera significativa a fumetti, scrivendo svariati capolavori (che è anche argomento di questo topic, quindi non rischio richiami 😄), quello è Berardi con la serie Ken Parker. Non si tratta, per me, di ottime storie, alcune sono davvero dei capolavori. Parere PERSONALISSIMO.

     

    Spero di aver chiarito ogni tuo dubbio.

     

     

    On 6/1/2019 at 16:09, Tim Birra dice:

    Come ho fatto a dimenticare "La grande invasione" di Boselli.

     

    Confesso che adoro questa storia, più dell'acclamata (e magnifica) Il Passato di Carson. Sempre parere personale. Perché ha tutti i meccanismi del capolavoro. Epicità, dramma, sentimento, avventura, personaggi memorabili, sparatorie, inseguimenti... 

  18. <span style="color:red;">2 ore fa</span>, Letizia dice:

    Capolavoro etimologicamente è il miglior lavoro di un autore.

    Se ci basiamo su questo significato, ogni autore ha un suo unico capolavoro.

    Jovanotti ha (mi vergogno a dirlo) il suo capolavoro e Mozart (mi vergogno a dirlo e a osare l'accostamento) ha un solo capolavoro.

    Non credo proprio.

    Mozart ha fatto solo capolavori e Jovanotti ne ha fatti così tanti che per trovarne uno solo non bastano 13,8 miliardi di anni.

    Accostare Adah di Berardi all'opera di Martina, mi (e sottolineo mi) suona come una bestemmia.

    Ho letto tutto  Ken Parker, che giudico un ottimo fumetto molto profondo, ma non a livello di opera eccelsa, che, per me, è l'esatta definizione di capolavoro.

    Inoltre generalizzare e catalogare l'arte mi ricorda il finale de "L'attimo fuggente" in cui il preside cerca le famose pagine strappate.

    Ma, mi ripeterò fino alla nausea, è solo una mia opinione.

     

    Beh, Pecos, hai ragione.

    Ma, a parte il fatto che abbiamo la testa dura più della tua iconcina che cerca di demolire il muro, in fondo si discute se questa storia sia o no un capolavoro.😜

     

    Mi sia consentito un ultimo off topic: che ti devo dire... se per te è bestemmiare parlare di Berardi! Strano, perché Adah, stando alle recensioni, le critiche, e a tutto quello che ha negli anni suscitato questa storia, tiene tutti quegli elementi che la rendono un'opera eccelsa, per usare le tue parole. Il nome di Berardi va associato ECCOME di fianco a quello di Martina. Lo dico senza problemi e paura di bestemmiare. Ho menzionato la sua storia perché tu ritieni difficile trovare altri capolavori nel fumetto. Ebbene, ci sono.

     

    Fine off topic

  19. <span style="color:red;">1 ora fa</span>, Letizia dice:

    Bisognerebbe prima dare una bella definizione al vocabolo "capolavoro".

    Poi vedere se un'opera rientra o meno nei canoni prestabiliti.

    Io sono molto severa in merito alla definizione di capolavoro e, per me, nei fumetti ce n'è uno solo e non riguarda Tex.

    L'autore è Guido Martina, la casa Editrice è la Mondadori, il personaggio è Topolino e la storia si intitola "L'inferno di Topolino", opera in versi (endecasillabi) e prosa.

    Mi ricordo a memoria uno dei passi più belli:

    Papè Satan, Papè Satan Aleppe

    queste parole dai concetti bui

    per seicent'anni niun spiegare seppe.

    Solo Dante lo può, ragion per cui,

    chi vuol saper che cosa voglion dire

    vada all'inferno e lo domandi a lui.

     

     

    Guarda, Inferno di Topolino è un capolavoro, non c'è niente da dire.

    Ora scrivi Ken Parker. Seleziona Berardi. Clicca su "Adah". Ed ecco un ALTRO capolavoro. Ma assoluto e imprescindibile.

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