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Posts posted by Leo
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Storia molto bella, per l'azione continua che richiama - nello stile della collana - il Tex d'antan e per i tanti personaggi che animano questa avventura. Come spesso accade con Boselli, abbiamo a che fare non con personaggi tagliati con l'accetta, ma con esseri umani, con le loro contraddizioni. E così, di Cortina non vengono taciute le sanguinose rappresaglie dopo la morte dell'amico Cabrera, per quanto vengano solo narrate in via mediata e non fatte vivere in presa diretta (così che Cortina resta, agli occhi del lettore, quella figura cavalleresca che si vede per i primi due albi), mentre i ranger cospiratori, pur macchiatisi di colpe imperdonabili, sanno riscattarsi nel momento della loro morte. L'unico personaggio che non si riscatta, e che si copre di ridicolo, è il Capitano Mcculloch, troppo ingenuo e senza spina dorsale, chiede perdono ma non sembra voler pagare dazio.
Nella fase finale, Cortina si vede molto poco, lasciando spazio alla vicenda degli indiani, e forse è questo l'unico aspetto che un po' mi è dispiaciuto, avendo trovato la parte di Fort Phantom sì bella ma troppo lontana dagli esordi della vicenda, incentrati su Cortina, Faver e sull'avvincente congiura contro Callahan.
I disegni di Brindisi sono eccellenti.
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1971, 1988, 1973, 1994
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Io invece non sono più d'accordo con il me stesso stanco di 10 anni fa. Molte storie di Glb non le ricordavo, e le stavo rileggendo la sera, distrutto da orari lavorativi all'epoca particolarmente impegnativi.
Nel 2020 ho affrontato una rilettura di Glb, e oggi davvero non potrei ripetere quelle mie parole dell'epoca.
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<span style="color:red">8 ore fa</span>, Diablero dice:
D'Antonio non ero contento dell'arrivo di Tarquino
Perché? Non lo apprezzava?
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1985, per Anderville ma anche per il colonnello Watson.
1994: c'è Il Passato di Carson...
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<span style="color:red">40 minuti fa</span>, Sam Stone dice:
Veramente c'è da farsi venire una crisi di nervi a star dietro a certe sparate!
Concordo. Pur riconoscendo a utenti come Dix l'assoluta buona fede, non si può al contempo non rimproverare un'ostinazione del tutto fuori luogo.
Siamo al cospetto di un evento straordinario: una nuova storia di Gian Luigi Bonelli, a distanza di 40 dall'ultima volta in cui abbiamo potuto leggere un suo inedito. Il disegnatore è un colosso del calibro di Tarquinio, che mai avevamo potuto vedere su Tex.
La storia non è pubblicabile sulla serie regolare per un errore di continuity, e a parte tutto l'evento merita di essere celebrato con un albo speciale, con quella che può essere una stupenda strenna natalizia per tanti appassionati.
Invece di gioire, qui cosa si fa? Ci si erge a paladini (ripeto, in buona fede, ma questo non cancella le pagine e pagine di polemica NOIOSA e SURREALE che abbiamo dovuto sorbirci nel frattempo) dei nonnetti che, poverini, non leggerebbero la storia, non pensando invece che i veri appassionati già hanno l'acquolina in bocca proprio per la specialità di questo albo, ed anche per il suo formato di pregio. E se i nonnini non sono in grado di distinguere un tutto tex da un inedito, ebbene questa disattenzione non basta a giustificare pretese ASSURDE su dove questa storia debba essere pubblicata.
E ci credo che Boselli sbatte la porta: quando è troppo è troppo. Le vostre paladinate dovreste riservarle a cause migliori e ben più importanti.
Poi, non credo che la colpa sia solo di Dix. Se Boselli ne ha parlato con "molti" amici e colleghi non lo avrà fatto solo negli ultimi giorni. E il fatto che il Bos definisca con questi amici il nostro un ambiente tossico non è imputabile al solo Dix (che ci ha messo del suo, sono sfinito io, figuriamoci Boselli); non è facile confrontarsi con una manica di appassionati patologici quali siamo, e la recente bocciatura dei tanti ritorni che inevitabilmente sfocia nella critica, anche aspra, al lavoro dell'autore e poi a quello del curatore non può generare benessere in quest' ultimo. C'è da dire però che qui siamo sempre in buona fede, e se è vero che con La Cavalcata del Destino probabilmente abbiamo saturato il Bos di negatività, non si devono dimenticare i toni da fans club in sollucchero manifestati in altre circostanze, ad esempio per il Texone di quest'anno o per TexWiller. Quindi, tossici sì, a volte, ma altre volte spero e credo anche balsamici
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<span style="color:red">3 ore fa</span>, Diablorojo82 dice:
La parte di Kit è stata sfiziosa. Ha miscelato bene gli ingredienti Ruju (forse un po' di spazio in più a Tiger sarebbe stato gradito), poi la storia ordinaria e/o classica se scritta così è godibilissima.
La parte di Kit, Carson in solitaria, la bella figura dello sceriffo McKay, lo stesso personaggio di Alan Foster: è una storia western con bei personaggi e bei dialoghi.
<span style="color:red">3 ore fa</span>, Diablorojo82 dice:Eh sì...Capita che quelli sconsigliati da qualcuno (letti o non letti) possano essere consigliati da altri.😄
Ti dirò che non capisco proprio chi sconsiglia la storia pur non avendola letta. Diverso è l'atteggiamento di sfiducia di chi non ama il disegnatore e decide lui, per sé stesso, di non affrontare la storia. Qui posso capire la posizione, ma si rischia comunque di non leggere una storia che potrebbe piacere e risultare quindi soddisfacente.
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<span style="color:red">57 minuti fa</span>, Carlo Monni dice:
Ottima osservazione la tua: Sergio Bonelli aveva proprio questa politica e suo figlio Davide la sta ancora seguendo. Nessun disegnatore è mai stato lasciato senza lavoro e se ha smesso di lavorare per la SBE è stato per sua scelta o perché sono sorti contrasti che hanno reso la collaborazione impossibile.
Quanti imprenditori agirebbero così
Persone per bene. Imprenditori illuminati. Lo sono sempre stati.
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CONTIENE SPOILER
Le prime tavole sembrano proporre la solita storia di una faida tra due famiglie confinanti, a cui poco dopo si aggiunge l'elemento dei ladri di bestiame: due temi classici, che forse non sono estranei alla destinazione di questa sceneggiatura su un Maxi. Pensateci bene: da quant'è che sulla regolare non leggiamo una storia classica, una storia western old style? Forse, tali tematiche sono considerate talmente demodé da non poter più trovare asilo tra le pagine del mensile, e allora ecco che interviene il nostro bel Maxi, per giunta disegnato anche lui da un artista demodé, non fosse che per gli anni sul groppone, ad accogliere a braccia aperte questi "scarti di produzione".
Più tardi, al "festival dell'ordinaria amministrazione" si aggiunge anche, del tutto avulsa peraltro dal resto della storia, la scena del regolamento di conti nei confronti di un baro, con l'unico elemento inconsueto nel protagonista di questa che resta tutto sommato una bella parentesi, Kit Willer al posto del già notissimo baro Tex.
Il ritorno sui binari principali di questa avventura è cupo, con la morte del giovane figlio di Alan Foster: un uomo, quest'ultimo, tutto d'un pezzo, un duro e anche uno dei due contendenti della faida, quello tuttavia destinato a giocare la parte del "buono" agli occhi del lettore: la morte di suo figlio colpisce quindi, sia per le modalità con cui avviene che per le successive scene originate da questa giovane vita spezzata: la madre distrutta dal dolore e i sensi di colpa del cowboy Dixon, uno degli uomini di Templeton. Più volte Ruju indugerà sui rimorsi di quest'uomo, rimorsi che avranno un risvolto concreto nel finale.
Nel frattempo Templeton, l'altro contendente, esce allo scoperto assoldando la posse di Cougar, protagonista di una bella parte in occasione dell'uccisione del ladro di bestiame Corrigan: sorridente, gioca al gatto col topo in maniera spietata e poi si fregia con Tex di stare dalla parte della legge. A proposito di legge, altrettanto riuscita è la scena della deposizione dello sceriffo McKay, anch'essa ordita dall'anima nera Templeton. E sempre a Templeton è legata un'altra bella sequenza, quella in cui Carson (che bello vederlo agire una volta tanto senza Tex!) va a parlargli in tutta franchezza di quello che potrebbe accadere se il ranchero si mettesse contro i pards.
Il gran finale, in cui i vari nodi di questa avventura si sciolgono, l'ho trovato sbrigativo e un po' confusionario, non all'altezza del resto della storia. Non tale tuttavia da compromettere la riuscita di quest'albo, che con le sue tante belle sequenze e il suo ritmo frenetico si aggiunge ad una ormai nutrita schiera di bei Maxi scritti da @PRuju, che qui cito appositamente per fargli pervenire i miei più sentiti complimenti per l'ennesima bella prova su questa pubblicazione.
Già, il negletto Maxi. Disegnato spesso da Diso e Cossu. Eppure i loro Maxi, grazie soprattutto alla penna di Ruju (ma anche Nizzi e Manfredi non se la sono cavata male), sono stati tra le cose più belle lette negli ultimi anni, e credo di non esagerare se dico che mi sono piaciute moltissimo storie come Il Ponte della Battaglia, Caccia a Tiger Jack, Dopo la Tempesta, Il Boss di Chicago. Storie ordinarie, d'accordo, ma scritte bene, texiane, senza fronzoli o grandi velleità ma comunque oneste, robuste, solide, appassionanti. Le storie vanno lette per essere giudicate.
Certo, la pregiudiziale sui disegni la capisco. Ma a parte il fatto che anch'essi mi sono parsi tutto sommato adeguati, a mio parere resta apprezzabile una casa editrice che non lascia a terra nessuno, che trova sempre un posticino per coloro che meritano riconoscenza per quanto fatto in passato, che hanno contribuito anch'essi, nel loro piccolo, a mandare avanti la baracca di questo piccolo miracolo italiano. E se il maestro Diso, con tutta la sua veneranda età, non vuole saperne di andare in pensione, e trova ancora autori disposti a scrivergli belle storie e curatori a pubblicargliele, ebbene sappia che trova anche lettori pronti a sciropparsi quei gloriosi e stanchi segni, con affetto e - storia permettendo - gusto.
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<span style="color:red">27 minuti fa</span>, Exit dice:
p.s. Diso su Tex non mi piace per nulla, ma se fossi ancora un Tex-tossicodipendente sarebbe forse l'unico motivo per acquistare l'albo, ché Ruju con tante pagine a disposizione di solito fa danni...
Gli ultimi maxi con Cossu, entrambi di Ruju, non sono stati affatto male. Io ne consiglierei la lettura invece.
Circa la vendetta, sarà che è un sentimento che non mi appartiene, però rendi un pessimo servizio alla SBE (nei confronti della quale personalmente ho sentimenti di gratitudine e non di vendetta) non rendendone uno buono neanche al potenziale lettore, che potrebbe apprezzare, come è accaduto a me, anche gli ultimi vituperati Maxi di Ruju-Cossu e Nizzi-Torti. Ma anche quelli di Manfredi qui furono apprezzati da molti. Quindi, consiglio non richiesto, meglio se ti fai i fatti tuoi
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<span style="color:red">28 minuti fa</span>, borden dice:
Va beh... d'accordo, in realtà erano tutti segretamente incazzati e hanno speso i venti euro per comprare il volume e se lo sono fatto autografare per esprimere il loro dissenso venato di disprezzo e ostilità, è evidente. Che ipocrisia questi lettori! E che pecoroni! Come ho fatto a non capirlo?
Ci volevate voi per aprirmi gli occhi!
Certo, quando Tex parla di zucche dure, forse ha in mente qualcuno di simile a voi profeti il cui Verbo è sacro.
Dite: come ci si sente nella beata condizione di sapere di aver sempre ragione?
Da parte mia, il post avevo mero intento distensivo/celebrativo. Penso infatti che molti lettori si infischino di tutti gli aspetti qui sviscerati
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<span style="color:red">33 minuti fa</span>, borden dice:
Su Mister No avrei fatto come te. E in Casa editrice tutti sapevano come la pensavo in merito. Ma su Tex sono sicuro che ti sbagli.
C’erano appassionati di Tex Willer, di Zagor (con le mie storie da autografare) di le Storie (idem), di Dampyr. Chi aveva Sulla pista di Fort Apache e chi il Texone di Villa, c’era chi aspettava di rivedere Lilyth e chi è curioso del ritorno della Tigre e del viaggio in Borneo, c’era una coppia che si è incontrata a un incontro texiano di Ticci e poi sposata, c’erano tre ragazzini. E tutti avevano comprato La cavalcata del destino per farselo autografare. Che masochisti.
Mi spiace per te che li idealizzi e li credi pignoli come te,
ma saresti stato deluso da questi lettori…
Mica io e loro possiamo essere intelligenti come te, questo è pacifico…
Ma ti pare che, una sera che possiamo incontrare il grande Mauro Boselli, ci mettiamo a fracassargli le palle accusandolo di aver scritto una storia ciofeca? Anch'io avrei comprato il cartonato per farmelo firmare, siamo pur sempre al cospetto di un grande autore al quale dobbiamo sempre dire grazie. Per Tex, per Zagor, per Dampyr, per le Storie, per Deadwood Dick, per le migliaia di pagine che ci hanno tenuto compagnia lungo un periodo di oltre trenta anni. Non sarà certo una CAVALCATA zoppa, a cambiare il suo DESTINO di idolo delle folle bonelliane
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18 minuti fa, ymalpas dice:
Qualcosa non torna.
Decisamente, non torna. L'intento è celebrativo, nessun dubbio, ma basta questo per tacitare le critiche? Comunque io stavolta sono intervenuto non tanto per la storia, su cui mi ero ripromesso di non tornare più, quanto sul suo intervento, per dire che non basta conoscere la logica di feuilleton applicata da Glb per dire che quella storia non era poi così sentita. L'importante è il dopo. Ma di quello, a molti di voi, sembra fregargliene. Boh
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53 minuti fa, Diablero dice:
Cioè, vuoi difendere Boselli a tutti i costi. Ma non mi era mai parso che Boselli fosse una timida margherita bisognosa di questa strenua difesa, anzi...
Ymalpas in un precedente post paventava la possibilità che Borden potesse scappare dal forum, addebitando la responsabilità di questa eventualità ad alcuni nostri messaggi. A me era parsa un'enormita' (allora... oggi mi sa che vuole scapparsene davvero
). L'uscita di Ym mi suonò strana ma evidentemente lui ha la percezione che stiamo esagerando (o meglio stavamo, ma all'epoca a mio parere assolutamente no, e forse neanche ora), e che possiamo urtare Boselli, da qui forse una sua strenua difesa della storia che anch'io, senza offesa amigo
, trovo francamente forzata. E che fa il pari con la paura, credo infondata nonostante la presenza di Exit 😀 , che Boselli possa fuggire dal forum.
<span style="color:red">3 ore fa</span>, ymalpas dice:Il discorso è sapere se invece li conoscete voi e ne dubito, proprio in questi giorni ho acquistato una ristampa de ''L'Enfant du faubourg'' che è del 1899, non esistono edizioni più recenti. Non voglio ripetermi su quanto ho già detto a proposito di questa storia, leggete quello che ho scritto giorni fa, se vi pare, ma che fosse sentita da GLB, ma per piacere!
Ma il problema non è quanto fosse sentita da GLB o l'esegesi psicologica dell'autore che ai suoi tempi ha letto feuilleton e ne ha trasfuso le tecniche nel suo personaggio. Il problema è quello che ne è stato DOPO, di questa storia. Dopo che lui l'ha scritta e pubblicata. A prescindere dai suoi intenti e dal suo coinvolgimento emotivo. DOPO, questa storia è diventata una pietra miliare, per tutti gli appassionati della saga. E Boselli è tra questi. E Boselli SA cosa questa storia significhi per il lettore, sa quanto vada rispettata (con questo non voglio dire che non l'abbia rispettata, ma ha fatto un errore di valutazione, anche se non tutti la vedono così).
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<span style="color:red">2 minuti fa</span>, Diablero dice:
Eddai, cosa sarà mai, la vendetta fallita, il giuramento tradito... facciamoci due spaghi nella terra dei cachi piatti di patatine, và, che passa tutto!
E in effetti, è questa l'essenza del Tex "nizziano": nulla è preso sul serio, nulla è più importante del far ridere (di solito, alle spalle di Tex).
Ma è solo un intermezzo di due paginette, non il leitmotiv della storia.
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Però, ragazzi, è da DECENNI che Carson si becca le bonarie insolenze di Kit. Sono innumerevoli le volte in cui il figlioccio rivolge commenti "irriguardosi" nei confronti dello zio, che si lamenta, sempre scherzosamente, dell'insolenza dei giovani e del sentimento del rispetto che difetta alle nuove generazioni.
Ma quale rispetto volete che possa provare Kit nei confronti di Carson, dopo millemila avventure passate insieme? Sono due amici, e come tali si comportano. L'inedito qui sta nel fatto che, per una volta, dormono insieme Kit e Carson, quando di solito Carson nelle stanze d'albergo dorme con Tex (nelle notti nella prateria magari i suoni si disperdono nel vento); ed ecco che Kit fa ciò che altre volte ha fatto Tex, in un siparietto che, santoddio, non contraddice alcun canone ma è messo lì quale intermezzo simpatico che vuole destare nel lettore il sorriso, e secondo me, se smettiamo i panni di una seriosità veramente eccessiva, ci riesce pure.
Siparietto nizziano? Ma ben vengano, Nizzi era un maestro in queste cose; come al solito, per Diablero "Nizziano" vuol dire automaticamente "antitexiano", "sciatto", "irriguardoso del canone", ecc. ecc. Dimentica però che Nizzi ha scritto per trent'anni, ed è chiaro che se una scena è apparsa ne La Tigre Nera (ma anche ne La Congiura c'è una scena simile, anche se non si arriva al lancio dello stivale), molti di noi la considerano perfettamente nel solco della tradizione. Molti tranne coloro, come Diablero, che vorrebbero cancellare decenni di storia texiana, a suo dire turpi e non salvabili.
A suo dire, appunto. Ma non è così per tutti. C'è chi non si scandalizza al lancio di uno stivale del figlioccio verso lo zio, ma si fa una franca risata. Ma come? Hanno appena appreso che Higgins è vivo, ma insomma, che scandalo! Higgins è vivo: embé? I nostri avranno anche i loro mille pensieri che turbinano nella loro testa, ma una risata liberatoria quante volte la si è vista anche in cupi funerali? E non poteva starci un siparietto del genere in un contesto simile? Dai.
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Complimenti a Ymalpas per il bel sondaggio, al quale ho risposto con mucho gusto
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16 ore fa, Diablero dice:
Chabrol sarebbe stato MOLTO più efficace nel "ruolo" che gli assegni (per me abbastanza superfluo in quel momento) se avesse reagito di più a quello che li circonda, e fatto meno riassuntini puntate precedenti che in quel momento hanno il solo effetto di far ricordare al lettore la Casa del'Alchimista, STACCANDOLO dalla situazione e distraendolo (per fare un esempio: se durante la resurrezione dello zombie ne "Il figlio di Mefisto" invece di farci vedere la reazione terrorizzata del seguace del voodoo che gli ha messo il feticcio al collo e fa appello alla loro vecchia amicizia.... un bel discorsone che descrive cosa hanno fatto insieme da amici! oppure un bel dialogo esplicativo fra lo zombie e l'amico, in cui spiegano dove vivono, cosa fanno, dove si sono conosciuti... avrebbe davvero aumentato l'atmosfera di orrore?
"Il soprannaturale esiste", dice Chabrol, e richiama l'astuzia di Omoro. E' evidentemente un momento preparatorio, non siamo ancora nella fase dell'azione (tipo "la resurrezione dello zombie"); siamo in un momento precedente, i nostri si avvicinano alla meta, sanno che potrebbe essere una trappola, e nei loro pensieri fa capolino il vecchio di mezzanotte... sarà che ho amato Omicidio in Bourbon Street, ma a me il parallelo è piaciuto, mi ha calato ancor di più nell'atmosfera.
16 ore fa, Diablero dice:Sui discorsi della Tigre sul rispetto che porta per Tex, stenderei un velo pietoso. li ho trovati estremamente cringe. Sono scene abbastanza imbarazzanti e suonano sempre molto "finte": sono un esempio "in negativo", cioè come "ragazzi non fate mai così", di come si dovrebbero MOSTRARE certe cose se vuoi davvero che sembrino "vere", "show don't tell"...
(e non è un effetto della Tigre Nera e del mio disinteresse, questi dialoghi davvero cringe e sentimentali in situazioni come queste li ho sempre considerati un difetto di Boselli, come si vede da diversi miei vecchi commenti a vecchie storie)
La Tigre è un personaggio a più livelli. E' un criminale, uno spietato assassino, un folle. Ma è anche a suo modo un idealista, e il suo punto di vista su Tex è importante per inquadrare il personaggio e immagino anche per i futuri sviluppi della storia (anche se io spero vivamente che non ci sia una riconciliazione, perché la Tigre è un personaggio troppo negativo per accettare compromessi con lui). In questo senso non trovo quindi affatto cringe i dialoghi in questione; certo, ci vuole la complicità del lettore che "tollera" tale espediente, ma è una convenzione a cui siamo stati abituati e che mi tocca poco.
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<span style="color:red">21 ore fa</span>, Diablero dice:
Per esempio il ritorno di Chabrol comporta DUE PAGINE DI SALAMELECCHI , con non solo l';indicazione di quando era apparso prima, ma il solito estenuante "dialogo esplicativo" (il vero grande problema di troppe sceneggiature attuali) in cui si raccontano a vicenda cose che sanno già facendo il riassunto de "la casa dell'alchimista". Aggiungendo "cose da imparare/ricordare" e spiegazioni inutili totalmente irrilevanti per QUESTA storia. (Poi per forza i lettori si lamentano delle storie di Boselli con "troppi personaggi" e "troppo complicate", se ogni personaggio si porta, tipo lumachina con la casina sulla schiena, tutto il suo pregresso che va raccontato ogni volta, i "ritorni" invece di essere visti con piacere diventano cose di cui avere terrore...)
Basta fare un confronto con il ritorno di Gros-Jean DOPO QUASI 15 ANNI ne "La Bufera" (numero 75): non c'è il minimo riassunto, ZERO, non viene nemmeno detto quando era apparso prima. O GL Bonelli si fidava di più della memoria dei suoi lettori, o sapeva che tanto in fondo non era importante (idem per il ritorno di Mefisto nella Gola Misteriosa, zero riassunti)
Oppure, quando del riassunto C'È BISOGNO come all'inizio de "il figlio di Mefisto" (che come tipo di "ritorno", con la narrazione che riprende esattamente dal finale della storia precedente, somiglia molto a questo): non fa i mortiferi "dialoghi esplicativi", il riassunto lo fa uno scheletro! (RICORDATE?)
Perché faccio questi esempi? per dire che GL Bonelli scriveva diversamente? Sai che notiziona, due autori diversi che scrivono diversamente, roba da scriverla sul giornale.... NO, il punto non è quello. Non parlo di stile. Parlo di FIDUCIA NEL LETTORE, fiducia nel fatto che sia in grado di seguire la storia senza spiegargli per filo e per segno chi erano i vari personaggi e cosa avevano fatti nelle storie passate. (e soprattutto, fiducia nel fatto che se gli fai un flashback utilizzando una tecnica un pochino più elaborata del solito "dialogo esplicativo" con due tipi che si raccontano a vicenda cose che sanno già, i lettori non si buttano dalla finestra in preda al panico...),
Non concordo con Diablero. Chabrol ha una funzione ben specifica, e la assolve in pieno. Il richiamo all'avventura de Il Vecchio di Mezzanotte non si risolve in "due pagine di salamelecchi" o in spiegazioni INUTILI e IRRILEVANTI per questa storia. Nel teatro delle paludi della Lousiana, i nostri stanno per affrontare Omoro e la setta del voodoo. C'è il pericolo che il soprannaturale intervenga e che possa essere fatale per i nostri: Chabrol, con la sua presenza e le sue parole, non sta spiegando qualcosa di irrilevante portandosi la casetta da lumachina dietro la schiena; sta invece rafforzando l'atmosfera di pericolo, richiamando l'esistenza degli spiriti e del potere degli stregoni. Sono in realtà poche vignette, una sorta di intermezzo in una storia serrata, che però non funge solo da mero intermezzo ma fa salire la percezione di un qualche pericolo arcano che aleggia lì nell'aria mefitica della palude. Sta creando un'atmosfera di tensione a beneficio del lettore.
In merito all'altra critica, sul flashback in cui la Tigre e Mayang si raccontano qualcosa che già sanno, dissento anche qui. La Tigre non racconta solo a beneficio del lettore qualcosa che il suo servo malese sa già, cosa che è comunque una convenzione non solo fumettistica che ha sempre funzionato, ma coglie anche l'occasione per riferire a qualcuno, forse per la prima volta per quel che ne sappiamo, le sue impressioni sull'episodio, dalla nobiltà d'animo di Tex alle sue esitazioni sul burrone di fronte a un uomo che in fin dei conti avrebbe voluto come alleato. In questo senso il flashback raccontato dalla Tigre e non da una didascalia fuori campo ha un valore aggiunto.
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<span style="color:red">17 minuti fa</span>, Diablorojo82 dice:
Mmm...Per ora faccio il recupero della Tigre e poi vedo. Quando li leggo mensilmente mi sembra di non immergermi. La soluzione che ogni tanto provo è cominciare sempre dal primo albo
Quello a volte lo faccio anch'io
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CONTIENE SPOILER
Bell'avvio forte, con la Tigre che sfoga la sua frustrazione per l'ennesima sconfitta vendicandosi dell'odiato bianco razzista, in una scena cruda ma evocativa di una situazione, quella dello sfruttamento schiavista delle minoranze, che contribuisce al fascino della figura della Tigre, presentato già da Nizzi non solo come un folle e spietato assassino, ma anche come un campione dell'autodeterminazione dei popoli orientali in contrapposizione all'imperialismo europeo.
Sono reduce dalla lettura dei tre capitoli della saga di Nizzi, che ho trovato appaganti. Come ho scritto altrove, la Tigre è probabilmente il miglior personaggio dell'autore, che ne aveva decisa e raccontata la morte. E' questa quindi la seconda resurrezione improbabile, per non dire impossibile, nel giro di due mesi, dopo quella di Higgins (che non vediamo morto nella storia precedente, ok, però...), in un gioco di ritorni che sembra non aver fine. Ma il problema non sono i ritorni, perché, come ha scritto Betta53, se la storia è bella il ritorno è ben accetto ed io la penso come lei. Però io credo anche che il ritorno non debba abusare del patto di incredulità con il lettore perché quest'ultimo, il lettore, non è un singolo individuo che "firma" questo famigerato patto: ci sono tanti tipi di lettori, alcuni accettano tutto, altri si fanno andar bene le cose, altri storcono il naso, a seconda della sensibilità e dei gusti di ciascuno. Il mio modo di essere, un limite mio ma che non credo sia solo mio, non mi fa accettare di buon grado espedienti così forzati, come quello di un sosia spiattellato lì al momento giusto, e fatto cadere più o meno nella stessa posizione dell'originale. Ma il problema non sta neanche nella forzatura: quella la devi fare per forza, se vuoi proporre il ritorno. Il problema allora sta a monte, sta proprio nel ritorno appunto, ritorno di un morto che forse andava lasciato morto. Non nel ritorno in sé di un personaggio, ma nel ritorno di un personaggio morto, la cui "resurrezione" implica in automatico la forzatura improbabile.
La storia si ricollega all'ultima di Nizzi con l'adrenalinica scena del duello tra Tex e la Tigre: scena appassionante, ma obiettivamente inaccettabile, con Tex in posizione di vantaggio che si fa quasi spacciare dall'avversario. Qui Boselli rimedia alla scelta di Nizzi, facendo dire alla Tigre che lo sguardo del ranger era ancora indomito, e che di sicuro avrebbe potuto sconfiggerlo anche da quella scomoda posizione, se solo la Tigre si fosse avvicinata troppo per colpirlo, quasi a dire che Tex non era ancora vinto, nonostante la scelta "scellerata" di Nizzi. Da qui l'esitazione della Tigre, che è giustificata anche da una certa fascinazione del folle criminale per il suo nemico ranger, una fascinazione che già si era intravista nelle ultime vignette de Il Castello nero ma che qui è ulteriormente esplicitata, con l'ammirazione espressa da Sumankan per un uomo diverso dagli altri bianchi, che avrebbe dovuto battersi al mio fianco.
Poi, comincia una storia di infiltrati e di doppi e tripli giochi estremamente intrigante, anche grazie al fascino immancabilmente sprigionato dalle paludi della Louisiana e dai suoi figli settari del voodoo, tra tutti l'inquietante Omoro e la bellissima Lohana ma anche Juffure e il sanguinario Guedé. Colma di tensione in particolare la scena in cui Omoro costringe Jim a bere l'intruglio che propizia l'allucinazione sul Baron Samedi, e che si conclude con la rivelazione del tradimento di Lohana.
Non concordo con le eccezioni sollevate sulla partecipazione di Tex ad un piano che lo stesso ranger sapeva fallato sin dall'origine. I pards non hanno alternative, non si fidano ma ormai sono in ballo e, come sempre, non si tirano indietro.
In definitiva, superata la forzatura iniziale, la storia si fa appassionante e fa ben sperare in un seguito altrettanto avvincente. Unica stranezza, le tre pagine spese inutilmente per raccontare i segnali di fumo: non le ho capite, né ho capito la risposta di Borden su questo punto nel presente topic
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<span style="color:red">2 ore fa</span>, Diablorojo82 dice:
Ciao Leo...Anche io farò rilettura delle tre. Leggerò quella di Boselli a ciclo concluso e non andrò sulla pagina per evitare spoiler.
Tu leggerai i singoli albi mese dopo mese invece?
Mi piacerebbe leggerli tutti ad avventura finita, ma questo è un proposito che non rispetto quasi mai. Infatti l'albo di questo mese l'ho letto ieri...
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Finita la maratona sulla Tigre Nera nizziana con un'ultima storia che francamente ricordavo peggio di come invece mi è parsa oggi. Non che sia una storia esente da difetti, primo tra tutti la ripetitività dello schema. Nella seconda storia l'identico modus operandi della Tigre non mi è parso una debolezza, riproporlo in una terza tuttavia è forse un abuso. Qualcosa di nuovo tuttavia c'è: il principe non ha mutato il suo obiettivo, la sconfitta dell'uomo bianco, ma venendo a più miti consigli pensa di poterlo perseguire non già col terrorismo e con lo strapotere economico ma con l'oppio. Idea degna di un pazzoide anche questa, ma almeno è una variante, peraltro suggestiva, posto che richiama un problema, quello della tossicodipendenza, abbastanza attuale anche ai tempi della stesura della presente sceneggiatura.
Sceneggiatura che si ravviva un po' a metà del primo albo, con le divertenti trovate del cocchiere perplesso e soprattutto della "festa" organizzata da Carson a base di fuochi d'artificio a Chinatown, una scena veramente memorabile nella sua spettacolarità. In mezzo, la comparsata del vecchio cieco, col bel gesto di beneficenza di Tex.
Più tardi, la trappola di Craig è ben architettata e sorprendente, anche se i nostri nello scontro con i nemici sembrano irriconoscibili: Carson che si fa catturare e Tex che si fa battere da uno sgherro qualsiasi cadendo nel vuoto. Nulla di scandaloso, ma fastidio sì, quello l'ho provato. Una volta ci può anche stare, ma il guaio è che non sarà l'unica trappola in cui i nostri cadono bellamente, in questa storia.
Bello il confronto tra la Tigre Nera e Carson prigioniero, con il primo che mente dicendo al ranger che Tex è morto; poi però ecco l'altra trappola in cui il nostro cade: attenzione, anche questa può essere ben architettata, ma due volte in poche pagine significa non rispettare appieno le caratteristiche del personaggio glbonelliano. Evidentemente Nizzi se ne infischia, e la sceneggiatura va avanti con il bel duello con la Tigre e con la fuga ignominiosa di quest'ultima. La lotta tra i due, sul ciglio del burrone, in un contesto naturale reso stupendamente da quel gran disegnatore che è Venturi (la cui Lohana non è però conturbante e ammaliante quanto quella di Civitelli) è spettacolare e avvincente ma, anche qui, proprio quando Tex sta per avere la meglio, c'è un ribaltamento di fronte che lo vede alla mercé della Tigre, tanto che solo l'improbabile intervento di Devlin consente di avere un lieto fine.
Insomma, una storia in cui Tex non fa certo una bella figura, e neanche Carson. Sono questi elementi che rischiano di demolire il personaggio Tex, non già i personaggi ruba-scena che Nizzi qualche anno prima imputava a Boselli. Eppure con solo pochi accorgimenti si poteva salvaguardare Tex e, tramite ciò, far incrementare il giudizio di questa che è una storia in sé niente affatto male, se non fosse per l'appunto per le situazioni sopra illustrate.
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Il 12/11/2012 at 21:28, Leo dice:
A me questa storia è piaciuta molto. I primi due albi sono un condensato di azione e di inseguimenti, e anche in occasione degli appostamenti infruttuosi (che rallentano lo svolgersi dell'azione) le pantomime tra i due pards non fanno calare per nulla il divertimento. La Tigre Nera è più comparsa che non reale protagonista, stavolta; eppure questa storia conferisce alla Tigre Nera altri attributi, oltre a quelli che già avevamo conosciuto alla sua prima apparizione: alla genialità, al carisma e alla follia si aggiungono la capacità di farsi amare in maniera disinteressata (l'avvenente Lohana, pur sapendo di non essere contraccambiata, lo ama "con tutta sè stessa", e lo descrive, quasi con tenerezza, "come un uomo preso dai suoi sogni... ma che con il tempo imparerà ad amarla") ed una certa fragilità (si veda la scena in cui la Tigre, prostrata dall'accesso d'ira per l'arrivo dei rangers in città, accoglie l'invito di Lohana a riposare con un viso stanco che suscita pietà e con un braccio teso dolcemente, come segno di affettuosa gratitudine, verso la spalla di Lohana): in questa scena, la Tigre prova sentimenti umani, di affetto e gratitudine, e appare stanco e pensieroso: perde la sua aura di immense crudeltà e grandezza diventando più umano. Tuttavia, i veri privilegiati nel ruolo di antagonisti primari sono i fanatici del voodo (e la sempre affascinante, misteriosa e inquietante New Orleans) che non a caso riescono a catturare Tex e Carson, e potrebbero spedirli anche all'inferno, tanto è ben architettata la loro trappola: con la complicità coatta del capitano Finnegan, aiutante dei carnefici ma vittima esso stesso, i seguaci del voodo riescono ad avere la meglio su Tex e Carson e a portarli vicinissimi alla morte, nella Laguna. La scena della Laguna, poi, è bellissima: Carson sconfortato e Tex che lo rimbrotta e lo rincuora al contempo, Carson che si affligge e Tex che gli urla a brutto muso di tirare su le gambe. "Vuoi comandare fino all'ultimo, eh?", dice Carson, che subito dopo però tira su le gambe sfuggendo agli alligatori, per poi vantarsi con Tex, riacquistando la perduta baldanza (e ironia), di essere riuscito a fregarli. Ma quanto è bella questa scena? Mi ha ricordato un po' (per le differenze, non per le analogie) quella de La legge del più forte, in cui Tex e Carson stanno per morire affogati in una vasca in cui il livello dell'acqua si alza sempre di più. Lì Tex, nonostante sembri realmente giunta l'ultima ora, sfotte Carson: "la verità è che tu sembri proprio spassartela, in questa tinozza", con Carson che risponde egli stesso in tono ironico. Lì la scena era ironica e surreale, e per questo bellissima; qui invece la sequenza è drammatica, con Tex che deve urlare contro Carson perchè questi possa riaversi dallo sconforto, riuscendovi alfine e ritrovando un po' di quella forza d'animo che sembrava ormai perduta. La scena degli zombie, invece, è un orrore (nel senso letterale del termine) ma è in definitiva talmente inessenziale ai fini della storia che la bypasso volentieri non guastandomi la sensazione di grande soddisfazione che questa storia mi ha lasciato. Civitelli semplicemente disumano.
Mi sono autoquotato perché sono sostanzialmente d'accordo col me stesso di 11 anni fa: questa storia è il degno seguito del primo capitolo, con cui ha molti elementi in comune e tante differenze. L'ambientazione, New Orleans prima e la Laguna morta poi, con l'inquietante Omoro e la tremendamente affascinante Lohana, sono uno dei punti di forza di questo secondo capitolo, che alterna la parte investigativa a momenti drammatici, come il dolore del vecchio cajun per la morte del figlio e il ricatto dei criminali ai danni del Capitano Finnegan, sequenze che impreziosiscono questa storia, dandole una profondità maggiore di quella riscontrabile nel primo capitolo della saga. Sempre in più rispetto alla prima parte, c'è l'amore disinteressato e intenso della bella Lohana per quest'uomo, la Tigre, "preso dai suoi sogni", in una scena che pur nella sua brevità riesce a conferire nuovi tratti caratteriali al principe Sumankan, non solo la folle ambizione e la genialità ma anche una certa fragilità, ciò che dà maggiore spessore al personaggio.
Anche stavolta i nostri cadono in trappola, proprio come nella prima circostanza: la scena dei due pards sospesi nel vuoto, alla prossima mercé degli alligatori sottostanti, l'ho trovata oggi come allora bellissima: Carson, da gran pessimista - e realista - qual è, si fa prendere dallo sconforto, provocando la dura reazione di Tex nei suoi confronti, che lo esorta a non mollare. Vuoi comandare fino all'ultimo, eh? dice Carson, che già in altre vignette precedenti si è lamentato scherzosamente dei modi dittatoriali del pard, definendo se stesso e gli altri mera truppa agli ordini del capo, in uno dei tanti siparietti che anche qui non mancano e che costituiscono a mio parere la cifra del periodo più ispirato e felice di Nizzi.
Insomma, una gran bella storia, che pur prendendo le mosse dalla prima se ne discosta per ambientazione, per nuovi personaggi, quali Omoro e Lohana, per un finale anche più drammatico (il registro da commedia qui è meno forte, credo anche per il contesto lugubre in cui tutta la vicenda si dipana).
Contesto lugubre che si deve anche alle matite di Civitelli, che non fa rimpiangere Villa regalandoci anzi con il suo tratto adatto al noir una storia simil horror inquietante e suggestiva.
Insomma, due letture ravvicinate di due grandi storie! Della terza non ne ho un buon ricordo, purtroppo, ma mi ci cimentero' prima di affrontare l'albo in edicola.
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[Tex Willer N. 47/49] Ai confini della Louisiana
in Tex Willer
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Buonissima storia questa di Rauch, che contrappone al nostro un padre dolente (ma gran carogna) e un bandito simpatico come Lagrange. In mezzo rapimenti, torture, sparatorie, tanta azione con annesso un buon livello di divertimento.
Riuscito il personaggio di Lagrange, efficace anche il cattivo della storia.
Da rivedere alcune vignette o tavole di Atzori, che in qualche circostanza sembra andare di fretta, anche se complessivamente anche la sua è una buona prova.