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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Messaggi pubblicato da Leo

  1. Ho riletto questa storia dopo un bel po' di tempo, e posso dire che mi ha irretito come la prima volta: siamo davanti ad un indiscutibile CAPOLAVORO. Ciò che colpisce è la gestione di una messe così abbondante di comprimari: il rischio di un'accozzaglia, con così tanti personaggi, è sempre in agguato e invece Segura costruisce un impianto solido e senza sbavature, con le varie situazioni che si intrecciano in maniera fluida e si innestano con perfetto sincronismo. Allo stesso modo, in questa storia riescono a convivere in maniera perfetta la tragedia e la commedia. La commedia sta nelle tante situazioni umoristiche presenti, dal vecchio Salomon alla storia d'amore tra Lynn e la signorina Cope, per non parlare della splendida scena del Vecchio Cammello rubacuori con la balena :D (anche se a volte Segura obiettivamente eccede con Carson riducendolo a macchietta anche più di quanto non facesse Nizzi). La tragedia, cupa, sta nel capo abbassato del vecchio sceriffo, quando avanza accanto al futuro genero che porta tra le braccia il corpo della figlia; la tragedia è nel cuore di Yana, sconcertante madre disposta a tradire il proprio figlio pur di liberarlo dal tormento dell'odio; la tragedia è nell'intenso primo piano muto di Little Wolf quando si rende conto che quel nipote che avrebbe accolto con gioia è invece uno spirito maligno; ma la tragedia è soprattutto nella figura di Four Bears, ragazzo sfortunato, rinnegato per i bianchi e per gli indiani, un emarginato nel cui cuore ferito non può che albergare atroce odio. Oltre a Four Bears, vero protagonista della storia è indiscutibilmente Red Barnum. Le scene che lo coinvolgono non presentano mai dialoghi banali. Il suo stile smozzicato, i suoi occhi velenosi, la consapevolezza del suo fato lo rendono un personaggio di per sè affascinante. Ad assicurargli gloria imperitura è poi la sua fine, quando salva i due rangers e, finalmente, "la pallottola non fa più male". Se la storia diverte, sconcerta e commuove, il merito non va alla sola superba sceneggiatura. Il tanto bistrattato Ortiz qui propone un altro capolavoro, nella resa grafica (semplicemente perfetta) dei tanti personaggi e nell'incredibile e suggestiva bellezza dei paesaggi naturali. Storia che a buon diritto fa parte del gotha texiano.

    • +1 1
  2. Sospendo il giudizio fino a quando non avrà letto la conclusione. Rilevo solo che, a mio parere, la storia ricorda molto Fiamme sull'Arizona, che io ritengo un vero capolavoro: la brama per le terre assegnate ai nativi, il "ring" di maneggioni e politicanti che brigano per minare la pace nella regione, il direttore del giornale connivente che sparge benzina sul fuoco, i volontari di Shermann (che ricordano i volontari di Dan Latimer della storia anzidetta).

    Fino ad ora la storia mi piace proprio per questo suo debito con Fiamme sull'Arizona, storia che all'epoca mi entusiasm? e che ritengo tutt'oggi tra le più grandi storie di sempre.

  3. E rispondo anche a Cheyenne dicendole che il suo "personaggio" è quello migliore: si pone delle domande ma al compenso sa che niente è più importante del cibo e del bere! :)

    In effetti sisi :lol:Per quanto riguarda la storia con Espectro, credo che avrebbe potuto accontentare anche i robusti e rustici palati dei veterotexiani, peccato proprio per la presenza di questo personaggio che, gestito meglio, avrebbe avuto molto più senso.
    Ma naturalmente secondo me è stato gestito come doveva essere, n° più n° meno. :indianovestito:
    Ok, ok, ma fammi capire: la pizza a me la offri o me la devo pagare io insieme a Capelli e Gianbart? :trapper:
    Cheyenne, sono domande da farsi?Come potrebbe il buon Borden non pagare la pizza alla Dama del forum (magari evita di parlare male di Espectro... io me ne sto buono buono, anche se su di lui la penso esattamente come te :trapper: ) ?Capelli e Gianbart, invece, se lo meritano di restare a digiuno :D
  4. Scritta nel pieno periodo d'oro di Tex,"Terra promessa" (titolo bellissimo e molto evocativo) e' senza dubbio una delle piu' belle storie di G. L. Bonelli e dell'intera serie. Una grande avventura, epica, senza un attimo di tregua.
    Al momento della pubblicazione, fu' la seconda piu' lunga storia di Tex mai scritta in 24 anni di vita editoriale, e anche la piu' lunga mai disegnata da Tcci a tutt'ora. Sono tanti i punti che rendono questa avventura ad ampio respiro una perla texiana d'annata:

    La trama:lineare, piena d'azione, frenetica. Bellissima l'idea di far condurre a Tex e ai suoi pards la carovana dei quaccheri verso la tanta sospirata terra promessa con tutti i pericoli e gli ostacoli che incontrano nella loro lunga marcia, smascherando tutta la sporca macchinazione che ingannava la povera gente nel corso del loro viaggio verso la speranza, con la complicita dei Cheyennes di Kento.

    I quattro pards:sono uno spettacolo!Un armonia perfetta. Come utilizzava i quattro pards G. L. Bonelli non li ha piu' utilizzati nessun altro autore. Non c'e' nessuno messo in ombra e formano una squadra a dir poco spettacolare e perfetta.Kit Willer ancora lontano dall'immagine del personaggio scomodo dell'era Nizzi e' impiegato in pieno anche lui in questa storia, dando un notevole contributo nelle scene d'azione.Carson pimpante e gia' brontolone, da' il meglio di se' durante la loro permanenza a Cedar City, nella prima parte della vicenda. Precisamente nella scena dell'emporio, quando "distrattamente" lascia cadere il fiammifero ancora acceso nel pavimento invaso dal kerosene. Mitico.Tiger e' quello piu' impiegato, compagno perfetto di Tex nelle scene piu' pericolose. Guardandolo non posso che provare una certa nostalgia del Tiger che fu',Infine Tex, la furia. E' lui, come e' giusto che sia, a fare la differenza,E' lo stratega, l'uomo d'azione per eccellenza, il trascinatore, insomma il primo attore indiscusso.

    I dialoghi:secchi, duri e forti. Un vero patrimonio del linguaggio texiano. E' semplicemente uno spettacolo e una goduria sentir parlare Tex, specie durante la conversazione con lo sceriffo di Cedar City, con i suoi doppi sensi circa la maniera per ottenere giustizia. Stessa cosa dicasi con i quaccheri, dove il ranger, lontano anni luce dalle loro concezioni e dal loro stile di vita, risponde a tono e con parole convincenti ai deliri di un Elia Glendon.

    I disegni:Eccezionali. Un Ticci che per la prima volta si mese alle spalle quello stile giolittiano presente nelle sue storie precedenti, per intraprendere quella strada che lo porto' ad essere l'artista piu' imitato da tutti. Le sue tavole sprizzano energia e dinamicita' in tutto l'arco della storia, senza accennare a nessun tipo di calo, malgrado la lunghezza della storia. Unico dettaglio discutibile, sono le facce allungate dei pards, qui al loro debutto. Non ho mai capito il motivo di proporre quell'allungamento facciale che stona moltissimo in mezzo a tanti splendidi disegni. Superbi.

    Storia:10
    Disegni:8,5

    Quoto in pieno le entusiastiche parole di Anthony Steffen su questa storia, dall'utilizzo "completo" dei pards ai dialoghi spaventosamente belli, dal capolavoro grafico di Ticci alla perplessit? sulle sue facce allungate.


    I dialoghi con lo sceriffo di Cedar City sono una storia nella storia e possono annoverarsi tra le pagine più belle mai scritte da GLBonelli.

    Spettacolo.

  5. Tra chi le acquista vi sono probabilmente anche nuove leve, cresciute a suon di Boselli e Nizzi e desiderose di riscoprire le origini di quel personaggio che hanno imparato ad amare con altri autori.

    Purtroppo le "nuove leve" provengono quasi tutte da famiglie dove già si leggeva Tex nel passato, e alle quali i loro "vecchi" hanno spesso passato le relative collezioni.... difficilissimo trovare un ragazzino che inizia a leggere, e ad appassionarsi a Tex, perchè glielo ha "presentato" un coetaneo. Per quello, a mio parere, la SBE dovrebbe più preoccuparsi di non perdere l'affezione dei vecchi lettori, che di conquistarne di nuovi (cosa virtualmente impossibile, per evidenti cambiamenti di costume nei passatempi dei giovani)..... gli unici, veri "nuovi" lettori ragionevolmente raggiungibili sono nipoti, figli e fratellini minori degli attuali lettori, ma se anche questi ultimi si stancano..... adios!
    Ma il punto è questo, Tazhay. Al di l' del fatto che la SBE dovrebbe cercare di intercettare anche le nuove leve (e io spero vivamente che ci riesca), secondo te non ha cura delle vecchie? Non cerca di soddisfarle appieno? Lo fa con quello che ha oggi a disposizione, che francamente non mi sembra poco. Tra le frecce nel suo arco non ha più GLB con il suo stile, ma ha Boselli e gli altri. Possiamo, al di l' di singoli aspetti più o meno importanti, veramente lamentarcene? Credo di no... O meglio, possiamo lamentarcene, possiamo ripensare con nostalgia ai tempi andati, ma nel complesso non possiamo essere scontenti del nostro personaggio, oggi. Ci mancano alcune sue caratteristiche? Siamo d'accordo, ma è indubitabile che la qualità delle storie è comunque molto alta, del tutto in linea con gli standard d'eccellenza cui siamo stati abituati. Quegli aspetti su cui tu non transigi per me possono anche passare in secondo piano, se soppiantati da grande qualità nelle trame e dal sostanziale rispetto del personaggio. E' una questione di gusti. Per questo, ormai molti post fa, dicevo che l'ideale sarebbe un'alternanza tra autori come Boselli e Nizzi, più sofisticato l'uno e più tradizionale l'altro. Nizzi ha saputo riprendere lo stile di Pap? Bonelli come nessuno ha saputo fare. Ma un Nizzi (ovviamente quello dei tempi d'oro) non cresce sugli alberi. Abbiamo un Boselli, che a me basta e avanza (ma il mio è probabilmente fanatismo fin dai tempi in cui venni folgorato dalle sue prime, tuttora per me incredibili, storie); altri autori validi già scrivono per la nostra testata. Il loro Tex non sarà quello di GLB, ma non credo che facciano addirittura scappare le vecchie leve... oggi noi leggiamo una storia mediocre e subito ci inalberiamo, dimentichi della bellezza di altre storie anche recenti (Mondego il killer, un piccolo capolavoro, è recentissima, Le Catene della Colpa è di ieri), e dimentichiamo che anche GLB è incappato in diversi infortuni, con diverse storie francamente dimenticabili. La domanda ?: il suo Tex c'è ancora? A mio parere, anche se certamente un po' cambiato, Tex c'è. E gode di buona salute. E speriamo di non vivere mai quell' "adios" :trapper:
  6. la storia risulta ugualmente gustosa ma se invece di Tex ci mettiamo Ken Parker sarebbe ugualmente gustosa, perchè Tex qui ha poca caratterizzazione.

    D'accordo che la storia con Ken sarebbe ugualmente bella, ma nella storia ci sono Tex e Carson, e sono i soliti, riconoscibilissimi, eroi, e danno vita anche a gustosi siparietti che una volta tanto vedono Carson avere la meglio su Tex.



    Tazhay  A questo punto, volendo tirare una riga, le tesi sono le seguenti:
    A) Tex è sempre quello di un tempo, salvo minimi adattamenti nella scrittura e narrazione, adattamenti a loro volta inevitabili, in quanto "figli del tempo"; quindi, il problema di un "altro" Tex non è neppure da porsi, è una fissazione (se non addirittura una suggestione) da "vecchie mummie";

    Non mi sognerei mai di dirlo. L'ho ammesso anch'io che alcune sue caratteristiche sono molto depotenziate oggi rispetto all'esplosivit? passata.


    B ) Tex non è più quello di un tempo, perchè a forza di...."adattarlo" ai tempi, e di abbandonarlo in toto alla naturale creativit? e professionalità dei singoli autori lo si è snaturato e lo si è smorzato in caratteristiche che i tradizionalisti giudicano come fondamentali (nel senso etimologico della parola); tale tesi, sostenuta da molti e negata da altri, farebbe pensare - a sentire questi ultimi - ad un curioso fenomeno di suggestione collettiva, sviluppatosi tra gente che neppure si conosce (se non attraverso un Forum);

    Non si tratta certo di suggestione collettiva. Non riesco proprio a ritrovarmi però con i tanti che pensano non che lo si è "smorzato" come scrivi tu, ma addirittura "snaturato" (riprendo sempre una tua espressione): è questo concetto che a me pare francamente esagerato.



    C) Tex non è più quello di un tempo, ma i gusti del "lettore moderno" sono cambiati e quindi va bene così, in quanto questo Tex piace alla pari, o addirittura di più, del "vecchio"; in tal caso si entra nell'insondabile campo del "de gustibus", e l'unico elemento di frizione (se così si può dire) ruota attorno alla veridicit? dell'assioma per il quale i gusti del "lettore moderno" sarebbero cambiati, visto che mi pare che la SBE, in proprio e attraverso altri canali, continui a ristampare (e vendere) a manetta le ristampe delle prime avventure, il che contrasta "leggermente" con l'assunto di base di cui sopra, nonchè con il teorema per il quale Tex non campi di rendita (a volte le verità più semplici e banali sembrano difficili da ammettere..... mai sentito parlare del "rasoio di Occam"?  ).

    Il "lettore moderno" (ammesso che questa definizione possa realmente essere valida), che apprezza l'attuale Tex, non disdegna (anzi!) il vecchio (in questi giorni ho fatto un parallelo tra il Clan dei Cubani e le storie più recenti, e tra Terra Promessa e Verso l'Oregon). Anzi, il lettore di oggi, che ha conosciuto quale suo primo Tex quello di Boselli e Nizzi, è talmente affezionato al personaggio che acquista anche le storie passate. La tua tesi si può ribaltare: le storie di ieri oggi si vendono perchè Tex ha successo ancora oggi.


    Prendi il mio caso: io le storie di ieri ce le ho quasi tutte, non vado a riacquistarle. Tra chi le acquista vi sono probabilmente anche nuove leve, cresciute a suon di Boselli e Nizzi e desiderose di riscoprire le origini di quel personaggio che hanno imparato ad amare con altri autori.

  7. Non ho mai affermato che le psicologie di Bonelli emergono nell'azione e quelle di Boselli nell'introspezione, negli sguardi o con tecniche pseudo-avveniristiche, ma semplicemente che le caratterizzazioni psicologiche dei personaggi bonelliani sono strettamente funzionali alla storia (=di Tex), non alla storia loro.
    Se per caratterizzare un personaggio occorre far sè che quest'ultimo si "impossessi" della storia, preferisco 100 volte i personaggi caratterizzati "a la Bonelli" (che non vuol dire non caratterizzati e/o descritti in maniera vaga o anonima).

    Proprio ieri ho riletto, spinto anche dai capolavori citati da Don Fabio, Terra Promessa, che era la sola di quelle storie (oltre a Sangue Navajo) che non leggevo da tempo.


    La storia è straordinaria: la prima parte, ambientata a Cedar City, è un concentrato di eventi incalzanti e di dialoghi eccezionali. La figura dello sceriffo di Cedar City, onest'uomo con una spina dorsale e tuttavia disperato di fronte alle "malefatte" dei quattro satanassi che sconquassano la sua città, è un classico di Gian Luigi Bonelli che non stanca mai, tanto è felicemente costruito. La seconda parte, più improntata all'azione, è anch'essa avvincente e sa proporre situazioni coinvolgenti.

    Terra Promessa è una grande storia. Il suo linguaggio è quello DOC targato Bonelli, un marchio di fabbrica difficilmente replicabile. Quando Cheyenne, ormai molte pagine fa, ha chiesto cosa ci mancasse del vecchio Tex, molti di noi hanno individuato le lacune del Tex attuale nel suo linguaggio poco colorito e nel suo carattere più serioso. Terra Promessa è paradigmatica di quel che Tex è stato. Una scena su tutte è quella in cui Tex e Carson danno fuoco ad un magazzino di Goldfeld, con Carson che si discolpa estorcendo al commesso del magazzino l'ammissione che il fiammifero gli era caduto a terra in maniera del tutto accidentale. :D

    Terra Promessa ha molti personaggi, eppure non è una storia corale. L'avversario di turno è il solito grand vilain, i suoi sgherri mezze calzette, lo stesso Kento non è diverso da tanti altri capi indiani vanagloriosi e predoni visti e stravisti. Non parliamo poi dei membri della carovana: tranne Rocky Bennett, peraltro bestione senza cervello che si scontra con Tex uscendone con le ossa rotte risultando in seguito simpatico, nessuno si mette in luce per la propria personalit?. Gli stessi quaccheri sono abbastanza stereotipati, e così la figura che risulta più efficace è proprio quella, indubbiamente felice, dello sceriffo di Cedar City. Se non c'è spazio per altri personaggi, per altre personalit?, è perchè questa storia è Tex-centrica. Tex è il sole, e tutta la scena ruota attorno a lui. Onnipresente e sempre protagonista, è uno spettacolo per gli occhi; fagocita tutto in maniera totalizzante, e la storia, con questo Super Tex, risulta bellissima.

    Eppure il titolo, Terra Promessa, mi aveva fatto a pensare a qualcosa di più epico. L'epico francamente non ce l'ho trovato, mentre ho trovato degna di questo aggettivo un'altra storia dal tema simile, e cioè Verso l'Oregon, di Manfredi. In questa storia Tex e Carson sono protagonisti, ma in maniera differente. Non sono totalizzanti, lasciano il posto ad un gruppo di comprimari, le donne in viaggio in cerca di un avvenire. Se nella storia di Bonelli i membri della carovana sono sullo sfondo, e sono solo il pretesto della storia e del super Tex che in essa si muove, nella trama di Manfredi queste donne sono delle vere e proprie eroine: la aspra Emma, la dolce Gloria, la sfortunata Muriel. Verso l'Oregon è anche la loro storia, la storia delle loro speranze, delle loro aspirazioni, della loro giovent? e dei loro sogni infranti. Queste ragazze, come dice Tazhay, si sono "impossessate" della storia? Forse sè. Ma accanto a Tex, che nelle sue caratteristiche fondamentali è sempre il personaggio di GLB, c'è un'altra umanit?, altri destini dagli esiti imprevedibili. In questo caso, le caratterizzazioni psicologiche sono funzionali prima alla loro storia personale (cioè alla storia delle donne) ma solo così diventano pienamente funzionali alla storia di Tex. E' grazie a loro, a mio parere, che questa storia è un gioiello.

    C'è una distanza siderale tra Terra Promessa e Verso l'Oregon. In entrambe vi è una carovana in pericolo; solo che nella prima la carovana resta sullo sfondo, mentre al centro della scena c'è un Super Tex; nella seconda Tex cede il passo (finendo comunque sempre per essere l'elemento chiave e risolutore della storia) ad altre protagoniste, il cui bagaglio di umanit? spicca e affascina il lettore.

    Le due storie sono bellissime, trattano temi simili ma sono scritte con stili totalmente differenti. Se quello di GLB mi manca, non posso non essere felice però di ciò che ho guadagnato, vale a dire i comprimari di Manfredi, o quelli (immensi) di Boselli. C'è un Tex diverso, ma c'è sempre Tex, e storie come Verso l'Oregon mi incoraggiano a continuarne la lettura. Quindi Tex vende, a mio parere, anche grazie al nuovo corso, che semmai, grazie a queste storie, come dice Borden, ha contribuito ad arrestare un calo che avrebbe potuto avere proporzioni maggiori.

  8. Intendo dire che, a proposito della cosiddetta "assenza" di Tex , io  sono stato criticato per molto meno... O sbaglio?E l'albo con Tex interminabilmente legato al palo della tortura è sempre stato per me un grave errore. Da lettore m'indignai moltissimo. Le altre due, invece, sono ottime storie.

    Aspetta, se l'assenza è compensata dai tre pards... io non ci vedrei niente di male. Comunque inutile continuare a parlarne, non è certo importante! :indianovestito:
    Io direi di continuare a parlarne, invece. Qualche mese fa, su questo stesso topic, alcuni utenti (tra cui io) avevano chiesto se in futuro Carson avrebbe potuto tornare protagonista, quasi in solitaria, come ai tempi de Il Passato di Carson. L'idea aveva avuto un buon seguito, e lo stesso Borden non si era detto contrario. Certo, serve l'idea, non si può certo scrivere "su commissione". Però, a molti una storia del genere piacerebbe, tu poi, Mauro, con Carson vai a nozze... non è che per caso ci stai già pensando? _ahsisi :generaleN:
  9. Tazhay Quindi, ricapitolando, "Il clan dei Cubani" (edita nel 1979), recentemente riletta (nel 2013), ti ha divertito moltissimo.
    E presumo che la stessa cosa accadr? anche nel 2023, nel 2033, nel 2043......
    Strano, perchè - in coerenza col tuo ragionamento - mi sarei aspettato di leggere che la storia non è più in linea con i tempi, è ingenua, poco approfondita, poco coinvolgente e oramai poco interessante per il lettore moderno. Invece, diverte ancora..... toh! Chi l'avrebbe mai detto!

    Presumo anch'io che la stessa cosa accadr? nel 2023, nel 2033 e nel 2043, perchè nel frattempo ho letto qualcosa di diverso (il Tex di Boselli, ad esempio) e quindi non mi dispiacer?, una volta tanto, rituffarmi in un clima diverso e, come ho detto, divertentissimo. Se dovessi leggere continuamente storie come il Clan dei Cubani (che è comunque ingenua, in alcuni suoi passaggi) tra qualche mese finirei di acquistare Tex.



    Gianbart  Leo scusa se te lo dico ma Tex è piaciuto per decenni nella sua forma strutturata e delineata a cavallo del dopoguerra e ancora oggi quel personaggio vende e stravende ( ed è la SBE che lo ripubblica in accordo con altre realtà editoriali ) con quelle sue storie epiche dopo ben 65 anni, ma pensi che quelle di oggi, per quanto belle, rimarranno impresse tra 65 anni come quelle ?

    Sono arcisicuro di sè. Tra 65 anni, se dovessi essere ancora vivo, ricorderei con immutato slancio storie che mi sono rimaste dentro, come Mondego il killer, I Giustizieri di Vegas, Missouri, Omicidio in Bourbon Street, Uccidete Kit Willer, Deadwood, Tornado, La Grande Sete (di Manfredi). E non parlo solo per me. Mio padre, vecchio lettore di Tex, aveva smesso di leggerlo trent'anni fa. E' ritornato a leggerlo di recente, ed è molto soddisfatto del nuovo corso.



    - Gian Luigi Bonelli

    Don Fabio In questi giorni, anche da parte di utenti che stimo molto (con Leo ci scambiamo peraltro sempre pareri sugli articoli del Magazine, prima di consegnarli), ho dovuto sorbirmi cose allucinanti, che peraltro - non so che farci, ma è così - mi fanno dubitare della loro profonda conoscenza del Tex di GLB.
    Uno dei leitmotiv, sotto testo, è che le storie di GLB siano in genere divertenti, ma presentino personaggi in genere privi di spessore psicologico.
    Al di l' del fatto che ritengo molto discutibile che il valore di un'opera sia solo nella caratterizzazione dei personaggi, l'argomentazione mi lascia allibito. Gli esempi di personaggi stratosferici nel Tex del suo creatore sono migliaia e ne cito due per tutti: Hope e Barlow, che uccidono per noia.
    Semmai la differenza con Boselli, ma anche con altri autori, è che le psicologie emergono nell'azione, e non è la narrazione a costruirsi su di esse. Il tutto in linea con le "radici letterarie" di GLB, amante del feuilleton. Non è un caso che il Tex recente sia stato un pesce fuor d'acqua in varie occasioni: la cosa deriva evidentemente da questa alterazione.

    Nessuno dice che non vi siano "personaggi stratosferici" in GLB. Ma è innegabile una differenza di stile: come dici tu (ma anche Tazhay qualche giorno fa aveva espresso lo stesso concetto) le psicologie di GLB emergono nell'azione. Quelle di Boselli, pur emergendo a mio parere anche nell'azione, si palesano con tecniche diverse, non voglio dire più efficaci ma a mio parere semplicemente più moderne. Le psicologie di Boselli vengono fuori anche semplicemente con sguardi che parlano, con silenzi delicati e significativi, con sublimi (io li adoro) flashbacks. Le psicologie ci sono in entrambi gli autori, e Tex stesso c'è in entrambi (contesto chi dice che non sia così). E' lo stile che è diverso. Uno stile più in linea con la sensibilit? dei giorni nostri.



    Ulzana  Molti di noi, tra cui anche Leo penso, si riferiscono che, col passare degli anni, bisogna anche che qualcosa cambi, ma NON IL PERSONAGGIO

    Don Fabio P. S. Leo, i capolavori son quelle opere che conservano valore in qualsiasi epoca. I fasti passati - e parlo di storie MONUMENTALI come Sangue navajo, Il giuramento, Il figlio di Mefisto, In nome della legge, Terra promessa o Odio senza fine - sono passati irreversibilmente, forse. Di sicuro non inevitabilmente!

    E' così, Ulzana. E secondo me il personaggio NON è cambiato. Lo stile è diverso, ma questo è inevitabile. E' inevitabile, Don Fabio, perchè GLB non c'è più. Ci sono nuovi autori, e nuovi capolavori, non meno validi delle storie sempiterne da te citate. Diversi nello stile, ma ugualmente capolavori.
  10. Al contrario, vorremmo storie "cerebrali", "riflessive", quelle dove il bene ed il male si confondono ( e confondono pure un po' di lettori ) con Tex che usa un linguaggio "aulico", da "dolce stil novo".....

    "Cerebrali", "riflessive". Ecco, quando sento questi termini affibbiati alle storie nuove mi viene quasi il dubbio di essere più intelligente della media! :DPerchè io di "cerebrale" non ci vedo niente - ah certo, se poi storie giustamente complesse e per persone adulte con un sistema intellettivo maturo come "Deadwood" o "Mondego il killer" sono "cerebrali", boh, allora mi dispiace per voi. Linguaggio da dolce stil novo? Quel poveraccio di Cavalcanti si sta riboltando nella tomba! :lol2:
    Paco, "cerebrale" l'ho usato per primo io e il buon Capelli ha solo ripreso la mia espressione. Quando dico "cerebrale" alludo ad alcuni passaggi di storie di Boselli che mi hanno colpito tantissimo e che sono a mio parere meno immediate di tante altre (penso ad alcune scene de L'Ultima Diligenza, di Colorado Belle, de I Territori del Nord Ovest, di Mondego il killer e altre pluricitate per le quali non voglio ripetermi). Non intendevo certo alludere a storie per intelligenze superiori (alla cui categoria senz'altro non appartengo :D), o storie che possano confondere, che, come giustamente dici tu, neanch'io su Tex ho mai visto.
  11. Anche battute "formidabili e portentose", anche un certo modo di scrivere, per quanto divertente, alla lunga (65 anni sono lunghetti no?) stanca. A me è accaduto. Quel Tex "mi diverte un mondo", ma se tutte le storie fossero così probabilmente non mi divertirebbe più. Accanto a quello, ho bisogno di qualcosa di più "cerebrale", "riflessivo" (non mi è mai capitato di "confondermi"), che non significa (ma proprio no!) "aulico" e "da dolce stil novo".

  12. Dire che Tex campa di rendita significa a mio parere stravolgere totalmente la realtà. Se la scrittura di Tex non fosse cambiata, io (e probabilmente tanti come me) non avrei più acquistato il fumetto, altro che rendita.

    Siamo tutti d'accordo che Tex deve consentirci di passare una bella mezz'ora di intrattenimento.

    Il Clan dei Cubani, da me recentemente letta, è una storia paradigmatica del Tex GlBonelliano: duro, scattante, nervoso, estremamente ironico, pronto a pestare tutti. E' uno spettacolo, un grande intrattenimento, mi ha divertito moltissimo.

    Colorado Belle (su cui non mi dilungo perchè già a citarla sono ripetitivo), il cui stile di scrittura è obiettivamente molto diverso, mi emoziona nel profondo.

    Entrambe le storie mi hanno intrattenuto e divertito e mi hanno regalato emozioni diverse: più superficiali e immediate quelle datemi dal Clan dei Cubani, più cerebrali, e obiettivamente più profonde, quelle scaturenti da Colorado Belle.

    Il punto ?: Tex C'E' in entrambe le storie? Secondo me, assolutamente sè, anche se lo stile è palesemente diverso. La prima diverte un mondo, sono il primo a dirlo, ma davvero vogliamo che Tex sia sempre scritto così? Davvero vogliamo un personaggio immutabile e cristallizzato, a dispetto dello scorrere degli anni e delle storie? Davvero vogliamo leggere sempre quelle formidabili battute, quelle portentose frasi ad effetto? Io credo che ci piacciano proprio perchè ora si scrivono di meno; in caso contrario le avremmo probabilmente prese a noia e la "rendita" di Tex sarebbe andata a farsi benedire.

    Nizzi, nel bellissimo libro Tex secondo Nizzi, nel manifestare le sue perplessit? sullo stile di Boselli afferma: "So di cosa parlo. Tex viene letto con l'innocenza e l'incultura fumettistica con cui lo si leggeva nel 1948".

    Non credo proprio. IKE dice bene che non siamo più in quegli anni e che invece siamo bombardati da informazioni in tempo reale su qualsiasi cosa e da sollecitazioni di vario genere. Non siamo più (come dice Nizzi) "innocenti" n° tanto meno "incolti". Vogliamo di più, vogliamo qualcosa che vada al di l' della superficie, della pelle. Le storie di Boselli puntano dritte all'anima e credo che sia per questo che molti di noi acquistano ancora Tex. Altro che rendita. Tex vende ancora non per i fasti passati, che restano fasti (non mi sognerei mai di dire il contrario) ma che sono anche, irreversibilmente e inevitabilmente, passati.

  13. Questa storia dell'umorismo in Tex... Se GL Bonelli vi avesse sentito, vi avrebbe preso a revolverate! Lui l'umorismo lo lasciava a Sergio e a Cico... S?, penso che Nizzi non sia particolarmente spiritoso. E i siparietti che fanno scompisciare alcuni di voi mi lasciano freddo. Forse abbiamo una concezione diversa dell'umorismo?Le storie che preferisco di Nizzi: Fuga da Anderville, L'uono con la frusta, La Tigre Nera,  L'uomo senza passato, Furia rossa.

    Beh, forse, in effetti, ci fanno sorridere (non parlerei proprio di scompisciare) cose diverse: io i siparietti di Nizzi li ho sempre trovati gustosi. Comunque grazie per la risposta. Buona settimana, e soprattutto buon lavoro texiano (e anche dampyriano, naturalmente) :indianovestito:
  14. Ciao Mauro,

    a costo di sembrarti "cattivello" volevo farti due domande su Nizzi:

    1) in questo stesso topic (in una delle tue primissime risposte) affermi che "Sergio Bonelli è molto bravo nell'umorismo (a differenza di Nizzi)". Questa affermazione mi ha un po' stupito: ritieni davvero (se sè, perchè?) che i teatrini tra Tex e Carson (peraltro così amati dai lettori) non fossero delle buone prove di umorismo e ironia da parte del loro autore?


    2) Spesso hai parlato di Fuga da Anderville come della tua storia nizziana preferita (che avresti voluto scrivere tu). Ti chiedo qual è la tua top ten (o top five, fai tu) di storie di Nizzi.

    Come al solito grazie per l'eventuale risposta, e buona domenica.

    Ciao Mauro,


    riquoto questa mia domanda di una settimana fa, nell'eventualit? non l'avessi vista. Se invece l'avevi già vista e non vuoi rispondere, come non detto.

    Ciao

  15. Dopo Il Clan dei Cubani e Nelle paludi della Louisiana, eccomi di nuovo a stretto giro a New Orleans. La storia coinvolge e diverte, anche se accelera forse troppo sul finale. Segnalo una scena che mi ha aperto il cuore: dopo aver salvato Tex dalle acque del Mississippi, Carson spiega a Tex quali sono a suo parere le motivazioni dell'attentato, e fornisce una ricostruzione inappuntabile della losca trama in cui si trovano coinvolti. FINALMENTE: per una volta, è il Vecchio Cammello a salire in cattedra e a dimostrare acume, con Tex che sta l' ad ascoltarlo e a dargli ragione. In seguito, sarà sempre di Carson l'idea di liberare i due malviventi dalla prigione per seguirli e per ritrovare i Dawson. Non dico che vorrei che fosse sempre Carson l'elemento risolutore; dico solo che i due potrebbero dividersi i ruoli, e comunque che non c'è necessit? di far apparire il Vecchio Cammello come un idiota che deve sempre pendere dalle labbra di Tex. Certo, in questo scambio di ruoli GLB ha un po' ecceduto: nell'ultima vignetta di pag.85 dell'albo New Orleans Carson si rivolge a Tex chiamandolo Vecchio Cammello :D

  16. Una buona storia, corale come dice Paco (anche se io non la paragonerei mai a Gli Invincibili :malediz... ), in cui spicca in particolare la figura di Sagua, un debole animato comunque da sentimenti nobili di lealt? e coraggio. Il lettore lo apprezza, e lo apprezza anche Tex che in fin dei conti accetta di buon grado di dividere il potere con lui (che peraltro è suo cognato, nonchè zio di suo figlio :D ). Bellissima la sequenza iniziale, con i segni nefasti interpretati da Ta-hu-na fino all'assassinio dello sciamano, e la parte finale, con Big Elk che si immola per salvare il suo amico Piccolo Falco e Sagua che non si lascia irretire dalla rabbia mantenendosi lucido dopo la morte della madre. In mezzo tanta (forse troppa) azione, e un abuso di comunicazioni via etere: tra segnali di fumo, rulli di tamburi e riflessi del sole nello specchio, si eccede forse nel rappresentare le possibilità di comunicazione dei tempi, che per come è resa sembra più efficiente della nostra stessa Telecom :fumo:

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  17. La forza di una location misteriosa e affascinante, a tratti terribile: le paludi con il loro carico di enigmi, complotti, esoterismi e morti ammazzati da terribili alligatori. La casa dei de la Rochelle  che davvero sembra l'ultimo avamposto della civilt?, alle porte di un mondo selvaggio e sconosciuto, ostile e per molti versi tenebroso.
    Una New Orleans che in realtà compare poco, ma che quando la vediamo lascia il segno, coi suoi battelli e il porto sovraffollato, e le bettole poco raccomandabili.
    E poi una trama fatta di personaggi convincenti (Stingo e il fratello pazzo su tutti) e capace di passare dal thriller irrazionale (alla faccia di chi dice che l'elemento paranormale con Nizzi scompare!) all'avventura pura più scatenata (la lunga sequenza con lo scontro nella palude e inseguimento finale dei coccodrilli è una delle più spettacolari di tutta la saga, a mio avviso).

    Faccio mie le parole di Paco su New Orleans.


    Appena finito di leggere Il Clan dei Cubani, mi è venuta subito la voglia di tornare nella mefitica città, proprio per quell'atmosfera ben descritta da Paco. Ho ripreso quindi quest'altra storia, Nelle Paludi della Louisiana, che avevo letto più di vent'anni fa e che ricordavo poco.

    Non la ritengo un capolavoro. A mio parere, ci sono delle falle nella sceneggiatura che ne minano la bontà:

    1) Sulla base di quali elementi Nat chiama Tex ad indagare, e Tex e pards accettano di farlo? Sulla base delle "farneticazioni" di Julien De La Rochelle! Il vecchio ha visto un alligatore parlante e delle orme nella soffitta, ma di fronte a questi elementi uno penserebbe (come d'altronde ha raccontato lo stesso Stingo) che anche Julien, come il più giovane fratello, sia colto da sintomi di pazzia. E invece, uno sceriffo di New Orleans e due ranger ritengono di dover indagare per le presumibili traveggole di un vecchio. Molto labile e forzato a mio avviso il pretesto per dare avvio alla storia.

    2) Nelle paludi, il solito provvidenziale serpente mette sull'avviso i pards. E va bene! Ma dopo, investiti come sono da una pioggia fitta e incessante di lance e frecce, riescono comunque non dico a salvarsi, ma addirittura ad uscirne illesi!!!

    3) Stingo cade in acqua, si finge morto e poi nuota placidamente fino a riva. E gli alligatori, sempre pronti a banchettare con le carcasse dei caduti, che fine hanno fatto gli alligatori???

    4) glisso sul vecchio che si trasforma: l'inverosimiglianza non mi piace, ma questa almeno è una scelta narrativa, inconsueta in Nizzi ma legittima e rispettabile; non è comunque una forzatura, un'incongruenza, come quelle che secondo me ho descritto sopra (la peggiore di tutte è quella di Stingo, perchè gli altri elementi non sono una novità in Tex e sono quindi in fin dei conti accettabili).


    La trama va avanti secondo me a suon di scossoni. Ma...che piacere leggere questa storia! Le incongruenze mi fanno storcere il naso, non riesco a lasciarmele indietro, ma la sceneggiatura di questa storia mi compensa ampiamente. Che sia il periodo d'oro di Nizzi lo si vede subito, dai dialoghi bellissimi, dai personaggi felicemente caratterizzati (i due De La Rochelle, ma anche il cinico Stingo e i perfidi neri, compreso il vecchio centenario), dalle situazioni al cardiopalma richiamate anche da Paco. Non c'è la girandola pirotecnica di battute del Clan dei Cubani ma quelle che ci sono non sono meno efficaci: bellissima la battuta in cui Tex dice a Carson che deve dare ascolto al pap? (cioè a Tex stesso) e Carson di rimando che risponde che è meglio essere trovatelli :D


    I disegni di Fusco, in questa storia, sono molto diversi da quelli del Clan dei Cubani: quasi non sembra trattarsi dello stesso disegnatore, tanto lo stile è cambiato nel corso degli anni. Il comun denominatore di entrambe le storie è che questi disegni, pur così diversi tra loro, quasi ti ammaliano, ti avviluppano in una spirale irresistibile. C'è qualcosa di magico, nel tratto di Giovanni Fusco.

  18. Non rileggevo questa storia da molti anni. Innanzitutto, mi colpisce un po' la disinvoltura di Gian Luigi Bonelli nel glissare su aspetti della trama non proprio marginali: perchè quelli del voodoo e i cubani sono alleati? Perchè il capo del clan porta una maschera di ferro anche con i suoi più fidi collaboratori? Come è possibile che neanche Hanubi riconosca che la voce (per quanto possa essere distorta dalla maschera) del suo capo è femminile? Perchè questa donnina domina su un nutritissimo stuolo di uomini? Perchè tutto questo ascendente? Sono molti gli interrogativi che la storia lascia appesi. Con uno sforzo di fantasia il lettore può anche immaginare quello che la storia non dice, e quindi alla fine anch'io glisso e mi godo lo spettacolo. Questa storia in effetti è GODURIA PURA. I dialoghi sono esplosivi e tutti conditi da un'ironia che qui è portata veramente all'estremo (c'è quasi in ogni vignetta), ed è valorizzata dallo stile scanzonato e irripetibile di Fusco, artista sublime nella commedia come nella tragedia. Le figure degli avversari sono opache, ma, come già avete detto, qui non c'è spazio proprio per nessuno. L'unico che si eleva è Nat, per quel suo tono lamentoso e per la disperazione che prova nel prendere coscienza di essersi rivolto a quattro pazzi, pazzi furiosi e scatenati. Abbiamo parlato tanto del Tex che ci manca. Io sono tra quelli a cui piace il nuovo Tex, e ritengo anzi che un Tex sempre così scatenato finirebbe per sfinirmi (nel senso che con la sua energia distruggerebbe anche me :D ), ma intanto fatemi dire: di fronte a questo spettacolo pirotecnico, che goduria...

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  19. Storia con premesse eccezionali: i banditi tossicodipendenti, l'imprendibile castello, degli insospettabili capi; tutto (all'inizio) molto bello. Man mano che la storia prosegue, però, a mio parere tradisce le promesse degli esordi, ridiventando una normale storia d'azione, ciò che porta ad un notevole calo di interesse per le situazioni create sino a quel momento. L'azione pura mi dice francamente poco, e anche per questo non mi sento di dare un giudizio positivo a questa storia.

  20. Anche io trovo molto bello e vibrante il commento di Ulzana e anche io - che, tra l'altro, appartengo alla stessa generazione - associo molti albi di quel periodo a ricordi dell'infanzia. E' inevitabile che - anche a prescindere dal valore delle storie (che spesso, comunque, è notevole, come nel caso de La sconfitta) - quelli come me le vivano e le ricordino con un trasporto molto intenso. Condivido tutti i giudizi positivi sulla storia e sul Tex che in essa agisce da par suo. Voglio solo aggiungere che è un peccato che in essa Carson non sia presentato in modo coerente. Mi spiego: per buona parte dell'albo Carson è un degno compagno d'armi di Tex. Basta guardare, ad esempio, ciò che riesce a fare nello scontro con i cowboys, seguendo la tattica dello "spara e scappa": in due vignette, con una sventagliata di colpi neutralizza tre avversari contemporaneamente (roba da spaghetti western, per capirci). E poi? e poi, nel finale, più nulla. Assiste inerte allo sleale ferimento dell'amico da parte di Ruby Scott, resta passivo quando accorre da lui, non ha la bench? minima reazione che ci si aspetterebbe in un caso del genere. Sarebbe stato logico che fosse lo stesso Carson a farla pagare al gunman meticcio. Questo avrebbe rubato il gran finale a Tex? e allora perchè creare questa situazione? In definitiva, secondo bisogna che, pur nella diversit? delle storie e degli autori, ci sia una linea "autoriale" coerente. Se Carson è "quasi" alla pari del grande Tex, se ne deve tenere debito conto nelle varie vicende, evitando quelle oscillazioni tra un Carson valoroso e un Carson spalla comica.

    Trovo corretto quello che dici su Carson. Anche a me aveva fatto storcere un po' il naso la passivit?, quasi ignavia, di Carson nel finale. E' vero che avrebbe rubato la scena a Tex se fosse intervenuto, ma è anche vero che così è stridente la "non-scena" di Carson.
  21. Ma tutti voi date per scontato che è l'ultima storia di Nizzi....... ma io no ho letto da nessuna parte questa notizia! Neanche la rubrica della SBE parla dell'ultimo racconto di Nizzi, ma bensì del ritorno di Nizzi! D'accordo che la casa editrice aveva nel cassetto già da tempo questa storia, ma penso che Nizzi, lo ritroveremo ancora su Tex .......... sicuramente con "interventi" più sporadici!!!ciaoMax

    Lo ha ammesso lui stesso nel libro di Guarino, purtroppo... Comunque mai dire mai...
  22. per restare in topic, direi che la storia "La Sconfitta" è davvero un bell'albo. E' un periodo di Tex che suggerisco a Leo. Le storie che vanno dalla fascia 40-100 sono meno verbose delle altre. E' un Tex pimpante e grantico come sempre, ma forse complice anche il formato in cui uscirono queste storie si lasciano leggere che è un piacere. "La Sconfitta" è un'avventura di formato tradizionale, che è poi quello attuale delle famigerate 114 pagine, ma ha un ritmo ben calibrato e personaggi delineati bene. Poi sulla texanietà o meno penso che bisogna prendere questo fumetto come un classico alla Verne o alla Dickens. Tex è un immensa biblioteca a piani. Nei piani bassi ci sono i libri più antichi, quelli che hanno generato tutto e che vanno letti per capire meglio i piani successivi, i libri moderni. Le storie odierne hanno un ritmo attuale che giustamente può affascinare di più. Però da cultore di Tex penso che le prime storie bonelliane, come "Il Tranello" per fare un esempio, sono capolavori fumettistici sia per quanto riguarda la storia che i disegni. Dall'assedio che subiscono Tex e Gross Jean, con quei cannoni caricati a chiodi, c'è tutta la genesi di cui parlo: da l' nasce tutto, da quel fumetto che riesce ad avvincerti e a commuoverti pure, da quella storia fluiranno sparatorie ben più complesse, assedi storici come quelli degli albi "Tragico Assedio" o "Sfida sulla Sierra" di Boselli-Marcello ma Tex nasce l', da Galep e Bonelli e dalle sue classiche avventure. Poi i gusti sono personali. Anch'io oggi rileggo alle volte a fatica certe storie che da bambino mi avevano entusiasmato di più ma quando mi lascio andare, quando leggo quei dialoghi, quando vedo Tex che fa lo sbruffone, s'impone, ha la meglio, quando avverto quella coralità che ha con i suoi pards e che mi ricorda tanto I Tre Moschettieri e D'Artagnan, rivedo gli ideali con cui sono cresciuto: l'amicizia, la fratellanza, la giustizia. Cose, valori, che nel Tex di GLB sono ben presenti e che ti fanno pensare all'avventura da vvere inn ogni istante insieme a lui... come con un amico. Tex ormai è memoria collettiva, come le canzoni di Battisti, i films di Tot?, i libri di Dumas, Salgari e Verne, ma anche il libro Cuore, perchè no? Tex è qualcosa che non avrà mai un tempo preciso, qualcosa che trascende e va oltre, nonostante Tex viva oggi, esca adesso nelle edicole, si stia ancora formando ed evolvendo... ma è tutto un divenire. Un bel divenire, e speriamo duri sempre di più. In fondo Tex ?, bene o male, la nostra infanzia.

    Un applauso per il bellissimo commento, Ulzana ::evvai:: Vibrante, commovente e incisivo. Chapeau. Sto cominciando la rilettura delle storie più datate, anche se, caro Havasu :trapper: , non ce le ho tutte...
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