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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Messaggi pubblicato da Leo

  1. Io voto per due Maxi all'anno, invece. Come detto da molti, il Maxi è una storia lunga (per me sempre sinonimo di ampio respiro) da leggere tutta in una volta, senza quel "continua" al quale non mi abituer? mai.

    Il Maxi non deve essere chiuso, ma solo valorizzato.

    Le storie portate ad esempio da Ymalpas non piacciono neanche a me, e capisco quindi la rabbia di chi spende bei soldini senza restarne minimamente soddisfatto. Ma quante storie della serie regolare non mi piacciono? E quante storie che non piacciono a me sono invece piaciute ad altri? E questo stesso Topic dimostra come tante storie dei Maxi che Ymalpas ed io consideriamo scadenti siano invece piaciute, ed abbiano soddisfatto i lettori.

    Quindi, è sempre, come dice Ted Hawkins, una questione di belle/brutte storie, ma soprattutto è sempre (perdonate la macroscopica ovvietà) una questione di gusti personali.

    Gusti: io ho odiato Il Figlio del Vento, Il Veleno del Cobra e La Belva Umana, eppure in questo stesso topic c'è chi dice che queste storie gli sono piaciute. E chi sono io per dire che lui ha torto ed io ragione? Tanti di voi non amate il lavoro di Segura, ma a me Il Cacciatore di Fossili e l'Oro del Sud sono piaciute tantissimo, e la prima la considero un gioiello. Manfredi non è stato pubblicato sulla serie regolare ed ha trovato posto solo in un Maxi? Machissenefrega. A me La Pista degli Agguati è piaciuta tantissimo, e la rileggo sempre con piacere. Ricettacolo di scarti? Nizzi di Rio Hondo, Boselli de I Territori del Nord Ovest, Faraci de La Legge di Starker sono scarti? Ma ben vengano, questi scarti, ragazzi, li leggo volentieri.

    Neanche a me i Maxi hanno sempre soddisfatto, e sono proprio quelli citati da Ymalpas, ma poich? ad altri sono piaciuti me li tengo, come mi tengo tante storie della serie regolare. Non ne invoco la chiusura, anche perchè spero che prima o poi qualche storia che incontri i miei gusti personali venga pubblicata, sul Maxi. E infatti, che mi ritrovo tra le mani in questa domenica mattina piovosa? La Legge di Starker. Di Faraci (scarto?) e Repetto (scarto? a me non sembra proprio, checch? ne pensi la stessa Redazione SBE: non sarà più nel fiore degli anni, ma a me piace sempre parecchio, perchè sempre di gusti stiamo parlando).

    VOTO: Assolutamente contrario alla chiusura dei Maxi.

  2. Seconda parte migliore della prima, ma che una sufficienza risicata non riesce comunque a strapparla.
    Ecco i motivi:

    SPOILER
    1) i due fratelli cattivi che sembravano essere tosti al punto giusto, muoiono poi come due piccioni, in maniera davvero misera; la storia così si nega la possibilità di avere qualcuno che per davvero possa mettere Tex in difficolt?;
    2) già, perchè l'unica cosa che davvero per il Nostro è fonte di pericoli, è proprio la ferita: i cattivi sono solo carne da macello, gente che si fa impiombare senza nessun problema;
    3) il beota è un personaggio inutile, senza personalit? o carisma, messo l' solo per ricoprire il ruolo di "damigella in pericolo": di lui ci ricorderemo solo che era un grosso idiota, e basta. E il suo rapporto col sergente non è riuscito a strapparmi nemmeno un briciolo di sentimento: anche il flashback (bello tecnicamente per come funziona da collante tra due scene temporalmente diverse) non mi ha detto niente;
    4) il finale "col botto", quanto di più irrealistico (diamine, con tutta quella dinamite c'era di che ridurli in briciole cento volte, al sergente e al beota!) e fastidiosamente buonista si possa immaginare! Insomma, se Faraci fosse stato meno "cuore d'oro" la morte dei due ci avrebbe fatto ricordare qualcosa di questa storia, regalandole un p? di sana drammaticit? e cattiveria! E invece così, ripeto, si cade nel regno dell'illogico e del buonismo a tutti i costi;
    5) Stesso dicasi per la scena finale con Tex: possibile che mentre il Nostro (che si era tra l'altro beccato due bastonate sulla ferita, e dunque non doveva essere nel pieno della forma!) parava il colpo di bastone, lo restituiva, si girava ed estraeva lo sceriffo non abbia avuto il tempo di riempirlo di piombo?? E così, un personaggio (lo sceriffo) che sembrava essere un nemico vero, un nemico tosto, lo si ricorder? come "l'altro idiota" della storia.

    Che più? Diciamo che le sparatorie sono nettamente migliori dell'albo scorso, ma anche qui ci sono un bel p? di vignette sprecate.
    Inoltre, l'inconsistenza della trama è rimasta tale.
    Insomma, se "Il ciarlatano" meritava di essere promossa in quanto storia da 110 pagine, "Braccato", altrettanto semplice, non lo può essere: perchè qui parliamo del doppio delle pagine, e riempire 220 pagine con così poco per me è sconfortante.

    Unica nota interamente positiva i disegni, anche migliori del numero precedente (la resa dei paesaggi boschivi davvero molto molto buona)!
    Alla storia do un 5, o un 5 e mezzo.
    Fortunatamente Faraci si è rifatto con il Maxi, ma spero che in futuro, per la regolare, ci prepari qualche piatto più saporito: ottimo banco di prova sarà la prossima storia con Mastantuono, la sua prima con Tiger.

    Quoto Paco, e anche i successivi interventi di Stefano-Tex e Jack 65, e li quoto in tutto. Quando dicono che non ci siamo. Quando dicono che questa storia è improponibile. Quando dicono che la trama è quella di un vecchio Tex (oggi inevitabilmente datata), ma dilatata per entrare nel formato del nuovo Tex. Quando dicono che nessun personaggio resta impresso. Quando dicono che i fratelli Dekker, alla cui vista ho respirato un attimo perchè credevo stessero per innalzare il livello della storia, sono stati sprecati nel modo peggiore. Quando dicono che se almeno Rufus e il sergente fossero morti, oltre alla verosimiglianza avremmo avuto almeno un piccolo colpo di reni finale.


    Purtroppo, nonostante la mia più volte ribadita stima per Faraci (che spero si rinnovi con il Maxi, che non ho ancora letto), stavolta il mio personale giudizio è nettamente negativo.

    Lo so che non si possono sempre leggere capolavori, è umano, è normale, ne sono perfettamente consapevole. Ma una buona storia, almeno, questa me l'aspetto.

    Mi spiace dirlo (ma lo dico da appassionato, e non tanto per fare il detrattore, e lo dico per l'amore che ho per il personaggio e con tutto il rispetto possibile per il lavoro degli autori) tra Rufus, Makua ed Espectro, è da un po' che mi manca Tex.

  3. CHE BELLA STORIA!Non è un capolavoro, siamo d'accordo, ma se amo Tex lo devo anche a storie come questa, che è semplice e prevedibile, innegabile, ma divertentissima. Considero "Topeka!" un po' come "la storia normativa di Tex", l'emblema di quella che dovrebbe essere la media della serie, la semplice routine. Può sembrare poca cosa, ma paragonando a quelli del periodo gli episodi degli ultimi anni non si può non notare il calo medio, almeno a mio gusto. Il Nizzi del tempo aveva una capacità straordinaria, quella di costruire storie ordinarie in tutto e per tutto già viste, ma con una freschezza infinita, una garbata e divertita variazione sul tema che fa trascorrere un paio d'ore serene e senza noia.

     

    Quoto Virgin e anche gli interventi di Pedro Galindez. Dice bene Virgin quando parla di storie fresche nonostante il soggetto classico (eufemismo per non dire trito e ritrito), ed anzi è proprio l'ordinarietà del soggetto che mette in risalto la bontà della sceneggiatura. Ma Nizzi qua per me ha rovinato tutto: in una così bella storia, non solo fai rapire Carson che cade in trappola come l'ultimo degli stupidi, ma addirittura lo fai battere da un Torrey qualsiasi! Quando è troppo è troppo: storia bella, ma che io non rileggerò più. Per me questa storia non esiste, e peccato per quei a volte imperfetti ma sempre suggestivi disegni di Blasco.

    • +1 1
  4. Storia carina, senza troppi pregi. Il solito bel personaggio in chiaroscuro, due cattivi (boss e tirapiedi) convincenti (anche dal punto di vista grafico), un pard ottuso e vanaglorioso (dice sempre che lui e Tex hanno catturato Harris, quando in realtà a catturarlo è il solo Tex) che non si farà ricordare per simpatia. IMHO è un buon riempitivo, si lascia leggere bene, ma niente di più.

    • +1 1
  5. Mauro, ripropongo qui la domanda rivoltati prima da Carlo Monni e poi da me sul topic di Bande Rivali. Visto che anche a te Medda era piaciuto moltissimo, non ci sarebbe la possibilità di un suo ritorno come sceneggiatore su Tex? Se non in pianta stabile (come IMHO sarebbe auspicabile), anche, magari, con un Maxi (tradizionalmente deputato ad accogliere contributi esterni)... Come la vedi? A suo tempo sei stato, per tua stessa ammissione, inascoltato; ora chissà che il nuovo curatore di Tex non ti dia invece retta? :D

  6. Bellissima. E' la storia di una ricerca disperata e assassina la cui tremenda furia sbatter? contro un tragico vicolo cieco, un epilogo facile da indovinare eppure sorprendente, per la cruda intensit?? e la sublime delicatezza che esprime. Il lettore è sballottato tra la violenza più inaudita e inumana (ma non è uno shock vedere Tiger in quei panni: basta contestualizzare) e l'ineffabile tristezza della natura, che con la pioggia dell'autunno e la gelida neve invernale partecipa al lutto di Tiger e al contempo lo distrae e lo purifica (la scena di Tiger nella caverna che fissa il vuoto al crepitio del caldo fuoco mentre fuori infuria la bufera ?, nel suo infinito silenzio, lirismo allo stato puro), in una catarsi in fondo alla quale c'è la primavera, della natura e dell'anima.

    Se ci fosse il vecchio Carson, a queste mie parole forse direbbe: "niente svenevolezze, giovanotto", come nell'ultima scena, incredibilmente poetica e comica insieme, che chiude questo capolavoro.

    Secondo me direbbe, guardando Tex, "Gran Matusalemme, cosa sta dicendo questo tizio" e Tex di rimando "Non lo so, chiedilo a Kit che è stato a scuola alla missione".

    A parte gli scherzi Leo, possiamo darti l'oscar per il commento più poetico!

    Grazie per l'oscar.


    Oltre che divertente, ritengo credibilissima la tua scenetta di Carson e Tex nei miei confronti :D

  7. Quoto l'intervento di Don Fabio, e non perchè riprenda il mio, ma perchè è stato molto più efficace e puntuale di me nel commentare questa storia: da applausi. Tra le altre cose, mi ha anche ricordato la battuta di Tex sui proverbi indiani: non so come abbia fatto a dimenticarmene; è divertentissima. Come divertentissimo è il solito intervento di Carlo, i cui interventi ricchi di humour mi mettono sempre in allegria. E quoto soprattutto la sua domanda relativa alla possibilità di rivedere nuovamente Medda su Tex. Mauro, perchè non proporglielo?

  8. Questa storia è bellissima e bruttissima a seconda dei tratti. La scena in cui Carson si fa disarmare è semplicemente inguardabile, la scena nel canyon in cui quello stesso drittone che era riuscito a disarmare Carson e a sfuggirgli subito dopo fa piovere una gragnuola di colpi assurda senza beccare neanche di striscio Tex e Carson è nauseante (non che su Tex queste cose non si siano viste, ma questa scena è troppo lunga, i proiettili piovono a go-go e nessuno si fa mai male tranne i poveri soliti cavalli), la scena in cui Tex precede i cattivi e li affronta armato di scure (pistola contro scure) riuscendo pure ad avere la meglio è ridicola, l'enigma del nonno e la sua risoluzione sono quanto meno improbabili. Ma questa storia ha anche dei personaggi originali: il vecchio saltimbanco, il bambino rapito, gli "Uomini Crudeli" caratterizzati in maniera molto efficace. E poi ha Susan: la scena dello scontro con Tex è molto significativa, e molto delicata è la sequenza in cui i due si riappacificano. Poche parole, ma sguardi pesanti. E poi c'è la frase finale, che mi ha colpito davvero tanto. Tex dice infatti a Felipe :"ti invidio molto" per il fatto che il piccolo rester? con Susan. Credo che questa sia la frase più ardita che io abbia mai letto in Tex (nel Tex recente, non GLBonelliano, almeno). Tex invidia il ragazzino perchè anche lui vorrebbe restare accanto a Susan. Mi sembra che non se ne sia parlato nel topic, ma non credete che questa frase sia molto significativa?

  9. A onor del vero, la prima storia di Mauro Boselli per Tex è "La minaccia invisibile" scritta insieme a GLB. Per questo io ho detto che considero quello di Medda il miglior debutto, se invece vogliamo considerare come debutto ufficiale di Mauro "Il passato di Carson" prendendo in considerazione solo le storie scritte da solo allora è chiaro che anche secondo me Medda scende al secondo posto. In ogni caso, primo o secondo che sia, ribadisco, a mio modesto avviso, che Tex con la perdita di Medda come possibile sceneggiatore della serie ha perso la possibilità di avere delle belle storie, specie se si pensa al successivo periodo, chiamiamolo di "rigetto", avuto da Nizzi prima del subentro degli attuali sceneggiatori.

    Assolutamente d'accordo, West. Una storia di assoluto valore come questa mi fa rimpiangere fortemente l'occasione persa con Medda. L'assenza di quest'autore si aggiunge all'altro grande rimpianto che ho sempre avuto, dopo aver letto quel capolavoro assoluto che è Oklahoma, per Berardi. Peccato per entrambi gli autori.
  10. Ciao Mauro, ho appena finito di leggere "Bande Rivali" di Medda, storia che mi ha entusiasmato (esordio che tra l'altro ha preceduto il tuo, se si eccettua La Minaccia Invisibile, di soli due numeri, nell'ormai lontano '94). Mi chiedo per quale ragione si volle accantonare Medda come sceneggiatore di Tex. La sua storia non era propriamente texiana, ma, a mio modesto parere (ma anche gli altri commenti del forum sono positivi) era talmente bella che il suo autore avrebbe meritato di scrivere ancora per Tex. E invece, dopo "Orrore", storia di poco successiva a "Bande rivali", Medda scompare. Ricordi su quali basi è maturata questa scelta, e quali furono le ragioni che hanno portato Medda a non scrivere più per Tex? Un gran peccato, secondo me. Ti ringrazio per la risposta che vorrai o potrai darmi. ciao

  11. Medda non è stato umile, approcciandosi a Tex. Non ha avuto molto rispetto per il personaggio, si è discostato dai suoi canoni, gli fa collezionare una brutta figura dopo l'altra: nel saloon della ghost town, non si accorge delle monetine d'argento usate come pallottole conficcate nei tavoli (cosa di cui si avvede poco dopo l'agente Pinkerton), le busca (e di brutto) da O'Bannon, sta quasi per farsi infilzare dal rastrello di un bifolco e sta per essere picconato da una vecchia megera. Decisamente non è stato umile, Medda. Però, ragazzi, che capolavoro. Sono entusiasta di questa storia, che non rileggevo da 18 anni e che ricordavo male. Straordinaria la scena iniziale nella ghost town con le bande rivali, originale (su Tex) l'idea del rapimento, ottima la ricostruzione di questi paesi del Sud (l'ambientazione ricorda molto la nizziana I Rapinatori del Missouri, disegnata anch'essa da Blasco) e del clima di omert? nei confronti dei banditi. E poi i personaggi, e i dialoghi: l'odioso O'Bannon, finalmente un avversario degno per Tex, non la solita mammola pronta a cadere alla prima sventola, l'incerto e debole Addison, diviso tra l'amore per il figlio e l'ambizione politica, l'occhialuto Chase, astuto e crudele, con tutta la sua degenerata famiglia (in primis la terribile madre, donna imbastardita dal Sud post guerra civile e dagli speculatori stranieri, ma anche l'orribile e isterico ragazzino malvagio), e tutte le altre significative comparse, la bella e decisa ragazza che tenta di salvare suo marito, la splendida Layla che si innamora del piedidolci, il senatore che minaccia Addison, il "reporter" Orso che corre, il panciuto sceriffo che muore dispiaciuto di morire. E i giochi e gli intrallazzi politici sul fondo, McParland che "non è nostro amico" e viene tenuto all'oscuro, McParland che d' a Tex carta bianca. Questa storia ?' intricata, folta di personaggi, è di una complessit? direttamente proporzionale alla sua bellezza, ed è bella, veramente bella, stupenda. West10 dice che quello di Medda è l'esordio più bello di uno sceneggiatore in Tex. Se non consideriamo Il Passato di Carson (e teniamo quindi conto de La Minaccia Invisibile come prima storia di Boselli) sono assolutamente d'accordo. Per me, un capolavoro.

  12. Mi è venuto in mente: e se quella breve storia fosse usata come prologo di un'avventura poi ambientata nel presente e conseguenza della stessa? Su Tex non è mai stato fatto prima ma perchè non provarciò

    Idea grande, anche se credo che molto dipenda dalla qualità della storia di GLB. Se il prologo non fosse all'altezza, allora meglio riscriverla da zero. Nell'ignoranza attuale, e confidando che il "prologo" GLBonelliano sia una bella storia, mi associo in pieno.
  13. Questa storia, come ben ha scritto Ymalpas, segna il cambiamento in Tex.

    Cambiamento nelle copertine, con Claudio Villa che avvicenda il glorioso Galep. Svolta storica, dato che Galep aveva disegnato tutte le copertine di Tex, e quanto mai azzeccata, perchè Villa è secondo me il miglior biglietto da visita da esibire.

    Cambiamento negli sceneggiatori, anche se parziale, perchè Nizzi si alterner? sempre più spesso con altri autori, per l'appunto Canzio, Medda e ovviamente Boselli.

    Ma cambiamento, a mio parere, anche nella filosofia: al mondo manicheo e tex-centrico di Nizzi subentrano le situazioni grige, indefinite, e fanno capolino sempre più spesso e in maniera sempre più incisiva i comprimari ruba-scena, a mio parere innesto di vera linfa vitale per Tex. Più umanit? di spessore i cui esiti non sono sempre e solo la vittoria e la sopravvivenza (come necessariamente deve essere per Tex e Carson), ma possono virare anche verso la sconfitta e la morte, ed ecco che il ventaglio di finali che abbiamo a disposizione improvvisamente si fa più ricco.
    Simbolicamente, apripista di questa serie di personaggi ruba-scena è proprio Nick Calavera, che entra di diritto nel novero dei comprimari più felici dell'intera saga texiana. Parafrasando Lena ne Il Passato di Carson: "Che ne sarà di lui, quando questa storia sarà finita?" Non lo sappiamo, ed è questo che mette pepe a tutto, e impreziosisce la storia. E sempre più spesso, a partire da questa storia, vivremo queste situazioni, grazie a Boselli.

    Al di l' di ciò che questa storia rappresenta, il cambiamento, appunto, la stessa è davvero una bella storia, avvincente, con un grande personaggio e con scenari altamente suggestivi (ma questo lo si deve anche al sempre ottimo Fusco).

    Unica nota stonata, il trattamento riservato da Canzio a Carson: il Vecchio Cammello fa delle domande da vero idiota, tanto che a un certo punto Tex, esasperato, dice che il Signore ha dato tutto a lui il buon senso che ha negato a Carson. Ed è vero, Carson qui sembra un vecchio rimbambito a cui si deve spiegare tutto. Canzio riprende in questo modo ed esaspera un aspetto che in Nizzi non mi è mai piaciuto. Fortunatamente, in seguito, Boselli ha corretto il tiro, restituendoci il grande Carson che tutti conosciamo.

  14. Ho la storia in questione... ed è una signora storia con protagonista un giovane Kit Carson più in forma che mai  -ave_  :trapper: La storia ricorda tantissimo le prime avventure di Tex (vabb? il periodo è quello)... lo stile, i dialoghi!Una storia cortissima e d'annata che comunque a distanza di tanti anni non ha perso il suo fascino!  :trapper:

    Ciao Mauro, ho chiesto a Sam di postare la storia del giovane Carson degli anni '40 di GLB, ma Paco mi ha fatto giustamente notare che per problemi di copyright ciò non si potrebbe fare. E allora ti chiedo se non sia possibile recuperarla e pubblicarla, magari in appendice a qualche numero speciale di Tex? Ovviamente, ciò non cancellerebbe affatto il desiderio di vedere una storia scritta da TE col Vecchio Cammello giovane e protagonista (anche perchè la storia di GLB è breve e costituisce tutt'al più una chicca storica)...
  15. Questa storia ha in effetti due facce: quella buona, anzi buonissima, de Le Foreste dell'Oregon, in cui Tex e Carson nelle vesti inedite di boscaioli cercano il misterioso sabotatore e quella veramente deludente de I Fucili di Shannon. Nella prima parte mi è piaciuto molto vivere la vita dei boscaioli in quei luoghi aspri e straordinari che sono le foreste dell'Oregon, e ho gradito anche il rapporto che si instaura con lo sfortunato boscaiolo Ken. Inoltre, tutta la prima parte è sostenuta dalla curiosità, che Nizzi riesce a mantenere ben desta, circa l'identit? del sabotatore, anche se devo ammettere che un po' avevo sospettato

    il fino a quel momento ineccepibile Mitchell.
    La seconda parte, con la scoperta del sabotatore, non ha davvero più nulla da dire e vivacchia in maniera stentata fino al finale. Finale peraltro, come detto da molti, davvero infelice.
  16. Possibile che sia solo una coincidenza e si tratti di due personaggi omonimi ma non correlati? Possibile ma non mi convince. Dubito che tu sappia qualcosa sull'origine di questa storia, il cui ricordo si perde ormai nella notte dei tempi delle Edizioni Audace. In ogni caso, se si trattasse proprio del nostro Kit Carson, potrebbe essere la prova che le avventure in solitaria dei pards sarebbero possibili se davvero ci aveva pensato anche GLB. _ahsisi

    Non è possibile recuperare questa storia in qualche modo? Anch'io non credo proprio che si tratti di omonimia, deve essere proprio il nostro Kit Carson. In ogni caso, se anche non fosse lui e se GLB non ci aveva pensato, a un Carson protagonista, permettitela comunque quest'idea: ci faresti felici in tanti...
  17. Ciao Mauro, non so se ti abbiano già fatto in passato questa domanda, sicuramente non negli ultimi due anni da quando frequento il forum. Se dovessi scegliere fra le tue storie di Tex una da portare sul grande schermo quale riterresti più adatta e quali attori ti piacerebbe vedere impersonare i ruoli principali?

    Mah, tra attori e registi VIVENTI, non saprei proprio... Ma vedrei un western teso e crepuscolare tratto da "Colorado Belle"... Anche "Il passato di Carson", "Montagne maledette" e "Sulla pista di Fort Apache" si presterebbero , l'ultima con qualche semplificazione.
    Io ci aggiungerei anche La Grande Invasione... ma su Colorado Belle come prima scelta concordo perfettamente (Il Passato di Carson la considero fuori concorso in tutte le classifiche).
  18. Quoto i commenti rispettivamente di Ymalpas e Pedro: hanno già detto tutto quello che penso anch'io di questa storia, e non aggiungo altro.

     

    Ho letto anche io il terzo e ultimo capitolo di questa storia. Confermate le impressioni dettate dalla lettura dei due albi precedenti: è un'avventura che vive di alcuni grandi momenti, nei quali si respira un'atmosfera profondamente texiana, ma si fonda nel complesso su un soggetto piuttosto scarno, ingigantito solo dalla lodevole abilità e dall'esperta tecnica dello sceneggiatore. E' chiaro che l'intenzione è tutta quella di omaggiare i Buffalo Soldiers, che ci appaiono creature senza difetti, anzi esaltate nelle loro gesta da imprese eroiche che suonano un po' false, per esempio quando mettono in fuga l'agguerrita banda di Utes campeggiati dal capo Ouray. Del tutto positiva è invece la caratterizzazione di Carson, che in alcuni frangenti mette in ombra tutti gli altri personaggi... personalmente mi piace ricordarlo nelle pagine finali all'interno del forte intrattenersi ancora una volta con le dame, bicchiere in mano. Questo è Kit Carson. Per quanto riguarda Carrizo, un personaggio che rispecchia in tutto e per tutto la figura dell'odioso comanchero, pronto a sputare veleno. E' un personaggio comunque quasi secondario, e la sua morte per questo motivo non ha niente di epico.

     

     

    Anche a me la storia è sembrata procedere spesso in maniera abbastanza faticosa ( i due flashback del primo albo ) e con stacchi volutamente bruschi ( e sgradevoli ) quando si passa da una situazione all'altra. I Buffalo Soldiers sono visti in maniera molto idealizzata e collocati ad un livello quasi pari a quello di Tex, ma questo non sempre è una pecca, e comunque è tipico dello stile narrativo di Boselli; si può anche aggiungere, tra i pregi, che le scene di vita del forte sono apprezzabilmente tratteggiate in punta di penna e che Carson ( come è stato pure già detto ) trova un ruolo di spicco in esse ( ma anche nelle scene d'azione ). Le pecche più serie di questa storia risiedono comunque, a mio avviso, nell'uso degli antagonisti:di fatto si può dire che n° Tex, n° Carson n° i Buffalo Soldiers abbiano mai avversari degni di reggere il confronto con loro; le difficoltà che incontrano nel dipanarsi della vicenda sono sostanzialmente legate soltanto a circostanze oggettive. Il capo ute Ouray fa una comparsa brevissima e puramente esornativa; il colonnello Radcliffe si rifà al classico tipo del militare feroce, assetato di gloria e ottuso, ma è presentato in maniera troppo caricaturale per essere preso sul serio, n° vale attribuirgli un passato di "criminale di guerra" sudista per renderlo più temibile ( oltretutto non pare molto verosimile che un ex ufficiale confederato con precedenti del genere potesse non solo essere ammesso nell'esercito Usa, ma farvi addirittura carriera ). Il comanchero Pablo Carrizo è certo feroce al punto giusto, ma per buona parte della storia ( e del flashback che lo riguarda ) rimane nell'ombra e dimostra abilità solo nel sottrarsi al pericolo, che però decide alla fine, molto illogicamente, di affrontare ( evidentemente per dare ai ranger la possibilità di saldargli il conto.... ) Anche i disegni di Ticci mostrano un calo abbastanza netto rispetto alle sue prove migliori: il volto di Tex è così logoro e pieno di rughe da far pensare che il nostro ranger abbia ormai passato la sessantina, mentre diversi Buffalo Soldiers e comancheros presentano espressioni fin troppo caricaturali ( cosa che in un disegnatore della tecnica e della precisione di Ticci d' assai più fastidio di quello che darebbe, che so , se capitasse con Fusco ).

     

     

     

    Per le stesse ragioni non sono d'accordo con Paco e con West10: io mi aspetto tanto da Tex, e non è un mistero che le storie di Boselli mi scaldino il cuore tanto che io le ritengo alla pari di altre grandi opere di narrativa di tutti tempi che pure mi hanno appassionato. Per me una grande storia di Tex è una grande opera, non è la soddisfazione di un momento, è un piacere intellettuale che ritengo importante. Ecco perchè mi aspetto tanto. E questa storia, quel "tanto" che Boselli di solito riesce a darmi, non me l'ha trasmesso. E' una buona e onesta storia, ma nessuno dei personaggi mi emoziona, sono tutti abbozzati, nessuno, IMHO, compiuto.

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  19. E' vero Leo, stona molto il rifiuto di Carson di accompagnare Tex.? Anche per me, Carson è il pard preferito (a volte, quasi più di Tex), però, la storia è talmente bella che si può perdonare questo colpo basso al vecchio cammello. Tra l'altro, è una vera e propria incongruenza, dato che mai Kit Carson si sarebbe tirato indietro di fronte al pericolo. Con gli anni, l'unica cosa che è cambiata è che prima di lanciarsi a capofitto nella mischia, ama lamentarsi un po'. Comunque, tornando alla storia, è davvero grande, così come è molto riuscita la citazione del finale de Il mucchio selvaggio. Inoltre, queste storie con degli "agganci" all'Europa, mi fan sempre tornare il desiderio di vedere, prima o poi, Tex e Carson - e, perchè no? -anche Kit e Tiger, nel vecchio mondo.

    S?, gliela perdoniamo, questa incongruenza, al buon Boselli, anche perchè questo è un capolavoro assoluto, e non possiamo che essere grati a Borden. Anch'io, come te, amo i riferimenti alla Vecchia Europa (questa storia comincia addirittura a Manchester, cosa inaudita per Tex), ma i pards per le strade di Londra, di Parigi, o addirittura di Roma (!), per quanto suggestiva, credo sia una situazione irrealizzabile...
    Vi sbagliate. Carson non si rifiuta affatto ! Si limita a dire le sue cose pessimistiche che dice sempre. e' Tex a DECIDERE d portare con sè Tiger! Due dovevano stare dentro e due fuori. Questo era il piano. PS Non ci sono incongruenze nelle mie storie. Questa è una scelta narrativa. Tiger non è mica un pard di serie B. :old:
    Mauro, mi permetto di dissentire, e lo faccio in nome dell'amore folle che provo per questa storia. In occasione della chiacchierata telefonica che abbiamo avuto la scorsa primavera per la mini-intervista che mi hai concesso a corredo del mio commento su Gli Invincibili del Tex Willer Magazine n.6, ti ho anche detto che avevo fatto un viaggio in Irlanda dopo aver letto questa storia, ciò solo per farti capire cosa essa ha significato per me... Ma, in questo caso, credo che l'appunto ci stia tutto: a pag.17 di Sfida sulla Sierra, quando Tex dice a Carson di voler entrare nel fortino, e Carson fa il pessimista come al solito, Tex chiude dicendo: "Va bene, porter? con me Tiger! Lui non fa tante storie come te". E questa decisione di Tex, come dici tu, è una scelta narrativa ed è anzi più credibile che sia Tiger e non Carson ad introdursi furtivamente nel fortino: Tiger può essere scambiato per un messicano, sotto un cappello e un poncho, mentre Carson, con baffi e pizzetto bianchi, è più difficilmente dissimulabile. La scelta quindi ci sta tutta, ma l'incongruenza (se così si può chiamare) sta nella risposta di Carson: quando Tex dice che porter? Tiger, il Vecchio Cammello potrebbe rispondere che non avrebbe lasciato Tex a rischiare da solo, "dove vai tu vado io", o cose simili (non sono uno sceneggiatore e non voglio arrischiarmi). Invece Kit dice soltanto: "te ne ho viste fare di pazzie, ma questa le batte tutte". Non tenta nemmeno di convincere Tex a portarlo con sè, ma accetta di buon grado la decisione di portare Tiger. Ripeto: è più credibile che ci vada Tiger, che non è assolutamente un pard di serie B; mi sarebbe piaciuta solo una maggiore insistenza del Vecchio Cammello, ecco tutto. Peraltro, in seguito sarà un drago (vedi scena della gatling), quindi non me la prendo più di tanto. La storia è un capolavoro assoluto, solo che la risposta e la rassegnazione di Carson non mi sono andate granch? già. Ma è un dettaglio trascurabile, di fronte a tanta immensit?.
  20. Confesso che, quando usc? questa storia, io non l'ho letta. Dopo lo splendore di Montagne Maledette, in cui Borden mi aveva ancora una volta deliziato con una trama avvincente e con personaggi originali (il tedesco Weiser, la bella moglie indiana Maria, l'altro tedesco "loco") rivedere la solita storia degli indiani attaccati dal trito e ritrito comandante in cerca di gloria (peraltro, visto solo pochi numeri prima!, ne Il Presagio, sempre di Nizzi, dove il borioso comandante stavolta punta all'oro dei Navajos) mi faceva venire la nausea. Pensai che Nizzi ormai ripiegava sempre sui soliti soggetti, perchè evidentemente aveva ormai poco da dire. Ieri sera ho finalmente letto questa storia. Buonissima per due terzi, nell'ultimo albo, "Nuvola Bianca", essa sfocia nel capolavoro assoluto, sintetizzando attraverso la fiction la Storia e rendendo il capo Sioux il paradigma della sconfitta e della fine dei nativi d'America. Stupenda tutta la sequenza del Generale Davis, grande attore in una parte che egli stesso è costretto a trangugiare con amarezza (bellissima la scena in cui scaglia con rabbia il bicchiere a terra), lirismo puro le scene in cui Nuvola Bianca invoca il Grande Spirito dalla sommit? delle colline. La stessa, del tutto inedita, chiosa finale di Nizzi palesa la partecipazione emotiva dell'autore alla vicenda (e ciò contribuisce indubbiamente alla felicit? dei testi), così come i disegni sensazionali di un ispiratissimo Monti fanno vivere la bellezza dei paesaggi, della natura e di quelle colline del vento, che rappresentano insieme la casa e la tomba del popolo Sioux.

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