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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Messaggi pubblicato da Leo

  1. E' vero Leo, stona molto il rifiuto di Carson di accompagnare Tex. Anche per me, Carson è il pard preferito (a volte, quasi più di Tex), però, la storia è talmente bella che si può perdonare questo colpo basso al vecchio cammello. Tra l'altro, è una vera e propria incongruenza, dato che mai Kit Carson si sarebbe tirato indietro di fronte al pericolo. Con gli anni, l'unica cosa che è cambiata è che prima di lanciarsi a capofitto nella mischia, ama lamentarsi un po'. Comunque, tornando alla storia, è davvero grande, così come è molto riuscita la citazione del finale de Il mucchio selvaggio. Inoltre, queste storie con degli "agganci" all'Europa, mi fan sempre tornare il desiderio di vedere, prima o poi, Tex e Carson - e, perchè no? -anche Kit e Tiger, nel vecchio mondo.

    S?, gliela perdoniamo, questa incongruenza, al buon Boselli, anche perchè questo è un capolavoro assoluto, e non possiamo che essere grati a Borden. Anch'io, come te, amo i riferimenti alla Vecchia Europa (questa storia comincia addirittura a Manchester, cosa inaudita per Tex), ma i pards per le strade di Londra, di Parigi, o addirittura di Roma (!), per quanto suggestiva, credo sia una situazione irrealizzabile...
  2. Ieri sera ho letto queste "Storie Brevi", e sono rimasto incredulo. A parte Assalto al Treno, a mio parere insufficiente e certo non il miglior biglietto da visita per far conoscere il ranger, tutte le altre storie sono davvero belle e coinvolgenti, cosa che davvero non ritenevo possibile per sceneggiature dalle pagine così limitate. Bellissima "La Preda", che non avevo letto quando è uscita: la definirei "kenparkeriana", per la voluta esiguit? dei balloons, che lasciano il posto a sguardi e sensazioni, più eloquenti di mille parole. Boselli fa conoscere il personaggio Tex, rendendo evidente che il ranger sa quale sia la differenza tra la Legge e la Giustizia, e che egli è al servizio della seconda, anche a scapito della prima. Ma straordinarie anche le avventure di Nizzi, esaltate da un Ticci che riesce sempre a sorprendermi, nonostante lo conosca da così tanto tempo. Graficamente splendide, queste storie hanno il piglio e il nerbo del miglior Nizzi, riescono a coinvolgerti nella pur breve vicenda e soprattutto presentano in maniera efficace le caratteristiche del ranger: eroe, duro, ma anche generoso e fatalista, come nella storia in cui tenta di mettere in salvo un bandito rischiando la sua stessa vita nel bel mezzo del fenomenale deserto di Tularosa. E infine Il Duello, vero capolavoro di testi e di grafica. Non nascondo che, di fronte alla scena in cui Tex e Arizona Kid si affrontano a duello, con tutto il paese a guardarli sulla main street, e con quel sole al tramonto che illumina il cielo in maniera irreale, mi sono sentito bambino: da bambino, di fronte a ciò che mi esaltava, mi sentivo al settimo cielo, entusiasta per quanto stavo vedendo e vivendo. Ed è la stessa sensazione che ho provato qui: entusiasmo. E stupore. Uno stupore bambino che non provavo da tempo. Grazie a Civitelli e a Nizzi. E che il soggetto sia di Civitelli lo si vede anche dalla graditissima presenza del Vecchio Cammello (con baffi e pizzetto neri), da sempre il beniamino del disegnatore aretino.

  3. Prima per caso, poi per scelta, mi sto rileggendo queste avventure del primo Nizzi, ritrovandovi il Tex che ho conosciuto ai miei albori texiani, il Tex duro e centrale nella storia, e trame classiche e lineari ma sceneggiate magistralmente. Più tardi arrivò Boselli, con le sue situazioni grigie, i suoi personaggi sfaccettati, i suoi comprimari più importanti dei protagonisti, e me ne sono innamorato, perchè questi elementi, pur non stravolgendo Tex, lo svecchiavano e gli conferivano una dimensione diversa: non più solo l'avventura classica in cui l'eroe vince, ma situazioni al limite dove il bene e il male si confondono e il finale non è quindi sempre lieto. Al netto di Nizzi si sostituiva lo sfumato di Boselli, ed io salutavo queste innovazioni con gioia ed entusiasmo, perchè finalmente leggevo qualcosa di diverso. Ora, che sto riprendendo il Tex delle mie origini, e rileggo queste trame classiche ma avvincenti e questi dialoghi che rasentano la perfezione, sto riscoprendo ciò che mi aveva fatto innamorare di Tex e mi aveva reso fedele lettore della saga; sto riassaporando il West senza troppi situazioni di contorno con i suoi personaggi nettamente stagliati in un fondo che è bianco o nero, ma che comunque non lascia adito a dubbi. E' il mio Tex, quello che ho scoperto nel lontano '88, e quello che sto riscoprendo con grande soddisfazione oggi. E mi rendo conto, io che mi definisco e che sono in definitiva pur sempre un boselliano, che perchè arrivasse Boselli con la sua innovazione ci voleva Nizzi con la sua tradizione, e che entrambi sono (GLB a parte) le due insostituibili, diverse tra di loro ma entrambe fondamentali, facce di quella moneta dal valore incalcolabile che è Tex Willer.

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  4. Questa storia, che, a tanti anni di distanza da "Sabbie insanguinate" segna il ritorno su "Tex" di Alberto Giolitti, presenta diversi elementi narrativi western abbastanza consueti nella serie ( un assalto al treno, una tempesta di sabbia, agguati ed insidie ecc. ), però combinati  con buon ritmo ( come mostrano i numerosi colpi di scena della parte finale, che tengono viva fino all'ultimo l'attenzione del lettore ) e insaporiti da alcune situazioni divertenti ( lo spavento del bambino sul treno alla vista dell'aspetto truce di Fraser ) e da qualche carattere bene individuato ( in particolare lo sceriffo Beckman, con la sua aria ingannevolmente bonaria e la coppia Amos e Lizzy Quincy  ) . Tex e Carson ( Kit Willer e Tiger sono invecepuramente decorativi,

    con il primo che esce subito di scena, ferito dai banditi, mentre il secondo viene facilmente tenuto a bada da una pistola spianata
      ) si fanno  trovare sempre pronti  allorch? vengono chiamati all'azione; non sono loro tuttavia a liquidare i "cattivi" principali
    (il loro carniere comprende alla fine soltanto Amos Quincy)
    , ma il gioco capriccioso della sorte, cosa che diminuisce alquanto la loro incidenza nella storia. I disegni di Alberto Giolitti sono meravigliosi sul piano dei paesaggi e, malgrado il suo Tex così tanto "americano medio cinquantenne", buoni per la resa dei personaggi ( a parte forse Kit Willer, copia ringiovanita ed infantilizzata del padre ). In sintesi, per me:soggetto 7,5sceneggiatura 8+disegni 8,5
    Quoto Pedro, perchè mi ritrovo totalmente nel suo bel commento a questa storia, anche se io avrei dato un nove e mezzo alla sceneggiatura e ai disegni. Questa storia mi è infatti piaciuta davvero tanto, con questa sua avvincente trama da spaghetti western. In particolare, mi ricorda Il Buono, Il Brutto, Il Cattivo: qui, come nel film, due farabutti sono alla ricerca di un tesoro, con solo uno di loro che ha un'informazione e l'altro ha comunque un asso nella manica (qui, l'asso nella manica è rappresentato da una pistola, nel film i due farabutti avevano ciascuno un'informazione complementare a quella che aveva l'altro sul luogo in cui era nascosto il tesoro). E non è probabilmente un caso se, per uno degli "interpreti" di questa storia, Gilbert si sia ispirato a Lee Van Cleef, segno che probabilmente anche al disegnatore questa storia rievocava le atmosfere dei western sporchi e cattivi di leoniana memoria. Ma, se il soggetto è classico e poco originale, ritengo che la sceneggiatura sia orchestrata perfettamente, dalle battute iniziali (una chicca la scena del bambino spaventato) alla fase finale nella ghost town. Forse, ammetto che nella ghost town si sarebbe potuta creare un p? più di atmosfera, ma qui parlo solo perchè le scene ambientate nelle boom town abbandonate mi hanno sempre appassionato molto e ho nella mente le sequenze di Colorado Belle, Tornado e L'Ultima Diligenza: probabilmente, Boselli è più efficace su questi "teatri" rispetto a questo Nizzi, e forse il contributo di Font, disegnatore potentemente evocativo, è decisivo in questo senso. Ma anche i personaggi sono splendidamente caratterizzati, dai due farabutti centrali allo sceriffo Beckman (forse un p? forzata la preveggenza di Carson e Tex nei suoi confronti), duro, farabutto e doppiogiochista come pochi, allo stesso Amos e moglie (non trovo affatto forzato il fatto che il vecchio Amos covi desideri di vendetta nei confronti dello sceriffo: è un balordo della peggior specie, ed è assolutamente credibile che sia disposto ad ammazzare colui che in passato lo ha umiliato, oltre al fatto che in tal modo può impossessarsi di cento dollari, della sella, delle armi, del cavallo e persino dei vestiti! dello sceriffo). Lo stesso Lomax, nel suo essere mattoide, mi sembra credibile (ed anzi mi ricorda anch'esso quei personaggi anziani, strampalati e dalla voce stridula dei film di Sergio Leone) e forse, una volta tanto, avrei lasciato vincere il "cattivo", nel senso che avrei eliminato la scena dei serpenti consentendo al bandito di godersi i frutti della sua vita traviata: non è molto texiano, ma avrebbe aggiunto un tocco d'originalità. I disegni di Gilbert: mi ritrovo in quello che dice Pedro sui visi dei pards, e nel corpo del commento, sopra, ho scritto che la sua ghost town era meno evocativa di quelle di Font. Con questo, però, non voglio sminuire lo splendido lavoro di questo artista (non a caso gli ho dato nove e mezzo): i suoi disegni sono semplicemente fantastici, e condivido con West10 il rammarico per aver visto così poco in Tex un disegnatore a dir poco superlativo. In sintesi, per me questa storia è tutt'altro che un riempitivo: è invece un'altra gran bella storia del Nizzi dei tempi d'oro.
  5. Riletta proprio oggi. Ma quant'? bella questa storia, ragazzi? Tutta la varietà di ambienti che propone (da Frisco ad Alcatraz, dal mare alle splendide sequoie), l'umorismo di cui è condita (splendidi i siparietti Tex e Carson, e due su tutti: Tex che lancia un cuscino addosso a Carson e il modo in cui Tex fa accettare a Carson la caccia alla balena dicendogli dopo: hai fatto tutto tu. Indimenticabile!!!), la caratterizzazione dei personaggi (non solo Barbanera, comunque grandissimo, ma anche il leguleio e il vicecomandante della polizia), le situazioni che ci fa vivere (tutta la parte ambientata ad Alcatraz è adrenalina pura). E Villa? Non ci sono parole. In una parola: STRA-OR-DI-NA-RIA!

  6. Oltre a quotare l'interessante domanda di West10, ripropongo in questo topic un'altra idea dello stesso West10 che io stesso avevo da un p? di tempo, e cioè quella di una storia che veda il solo Carson, magari giovane anche se non necessariamente, protagonista in solitaria di una storia con solo un cammeo da parte di Tex: che ne dici, Mauro, si potrebbe a tuo parere bissare il Passato di Carson con un'altra storia con il Vecchio Cammello con baffi e pizzetto neri a farla da padrone?

  7. Bellissima. E' la storia di una ricerca disperata e assassina la cui tremenda furia sbatter? contro un tragico vicolo cieco, un epilogo facile da indovinare eppure sorprendente, per la cruda intensit? e la sublime delicatezza che esprime. Il lettore è sballottato tra la violenza più inaudita e inumana (ma non è uno shock vedere Tiger in quei panni: basta contestualizzare) e l'ineffabile tristezza della natura, che con la pioggia dell'autunno e la gelida neve invernale partecipa al lutto di Tiger e al contempo lo distrae e lo purifica (la scena di Tiger nella caverna che fissa il vuoto al crepitio del caldo fuoco mentre fuori infuria la bufera ?, nel suo infinito silenzio, lirismo allo stato puro), in una catarsi in fondo alla quale c'è la primavera, della natura e dell'anima.

    Se ci fosse il vecchio Carson, a queste mie parole forse direbbe: "niente svenevolezze, giovanotto", come nell'ultima scena, incredibilmente poetica e comica insieme, che chiude questo capolavoro.

    Che aggiungere su Ticciò Le espressioni di Tiger, tra le più vere mai vissute, sono opera sua. E sono stati dell'anima, specchio della tragedia di Tiger e della mostruosa grandezza del disegnatore.

  8. Approfitto di una quanto mai inopportuna insonnia per commentare questa storia che ho da poco letto per la prima volta. La sensazione che ti lascia è quella che può provare un ghiottone dopo un pasto luculliano, o un cinefilo dopo aver visto un grande film: pancia piena e grande soddisfazione intellettuale, questo ti lascia questa storia. Di storie lunghe in Tex ce ne sono, eccome, soprattutto ad opera di GLB, ma, devo dire, a volte la lunghezza eccessiva porta la storia, nelle battute finali, ad allentare un p? la presa e a far sentire la stanchezza delle troppe pagine trascorse. Il miracolo di questa storia, invece, è mantenersi sempre fresca e vigorosa dalla prima all'ultima pagina, grazie ai ritmi tesi e vibranti imposti dal suo grande autore, ai colpi di scena ripetuti, ai tanti personaggi che di volta in volta fanno capolino senza confondere ma aggiungendo nuovo pepe, ai fondamentali siparietti tra i due pards (Tex e Carson) che sono il giusto intermezzo tra una situazione di tensione e l'altra, consentendo un p? di respiro al lettore e divertendolo un mondo. Questa trama di continui pericoli e di ritmi forsennati cattura il lettore e non lo lascia più, ed anzi di volta in volta tira fuori dal cilindro un personaggio da ricordare: non solo Caudill, ma anche il greco Tanakis, credibile avventuriero, il piccolo cacciatore di pellicce provvidenziale per Gros-Jean e l'Ingegnere, lo spione "manosvelta"che fa il doppio gioco, e finanche il compassato comandante delle Giubbe Rosse che definisce "spiacevole" la situazione che si sta delineando: anzi, a maggior ragione la riuscita di questi piccoli personaggi, proprio perchè dettagli, palesano la cura dell'autore nell'imbastire la sceneggiatura, e non è un caso se si ha l'impressione di trovarsi faccia a faccia con i protagonisti ma anche con le comparse, e di vivere la storia, ed è per questa ragione che non ci si annoia mai, nonostante la mole ponderosa delle pagine. E' evidente, alla faccia di chi vede in Nizzi un mero imitatore di GLB, che qui l'autore si sta divertendo un mondo, ed il suo divertimento diventa il divertimento del lettore, in una sorta di osmosi che dalle pagine del fumetto arriva fin nella mente e nel cuore del lettore. E' complice, Nizzi, del lettore, gli strizza l'occhio, pensa a lui e ne ha cura, lo prende per mano e lo porta in un lunghissimo paese dei balocchi, al termine del quale vi è la pace dei sensi che segue un grande appagamento. Mi sento mooolto appagato: si era capito?Naturalmente, non si può omettere il determinante contributo di Fusco, solito grande maestro, qui nelle sue ambientazioni preferite e nel suo mondo: un mondo che ci sa regalare e ci sa far vivere, e glie ne siamo grati.

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  9. Ennesima variante della abusatissima trama "arriva Tex e le suona a tutti", questa volta spalleggiato, oltre che dal fido Carson, anche da un buon Gros-Jean, la storia si fa leggere un p? stancamente, forse perchè troppo scontata. Il vecchio GLB mostra in maniera evidente il peso degli anni, anche se questa storia può dirsi ancora decente, al cospetto della sua ultima prova, Il Medaglione spagnolo, che IMHO era invece davvero insufficiente. Resta, come già detto, la storia in cui il padre del nostro ranger saluta Tiger, Kit ma anche Gros-Jean, uno dei suoi "figli" di cui poteva andare legittimamente orgoglioso, uno di quegli splendidi comprimari che hanno contribuito a fare di Tex quella saga che è stata e che tuttora ?.

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  10. Rispetto a quanto leggo in questo topic, sarà una voce fuori dal coro. A me questa storia non mi ha soddisfatto poi tanto. Il soggetto è esile esile, e peraltro abbastanza scontato. Ma un soggetto classico ed essenziale può anche essere sviluppato attraverso una bella sceneggiatura e bei dialoghi, così da ottenere comunque una bella storia. Ma qui, di dialoghi belli, pesanti, significativi, mi sembra che non ve ne sia neanche l'ombra: troppi bang bang (ma troppi davvero), e nessuno scambio di battute da ricordare. Salvo la sola figura del sergente, comunque simpatica, mentre non mi convincono i cattivi e le "stanche" motivazioni che li portano a macchiarsi di simili massacri. Detto questo, la mia stima per Faraci non cambia: come ho già avuto modo di dire, le sue storie fino ad ora mi hanno sempre soddisfatto. Questa un p? meno, e me ne dispiace. Sempre che, beninteso, la seconda parte non me ne faccia ribaltare totalmente il giudizio, come spero, anche se ci credo poco. Un saluto ad Havasu per il suo appuntamento col destino :indianovestito:

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  11. Come al solito, Ymalpas, i tuoi contributi a questo forum sono impareggiabili. Voto la copertina n.1 perchè molto evocativa, e d' la preferenza alla 2: per quanto poco dinamica, quest'ultima mi sa molto di West (per non dire di spaghetti western): bello il bandito sfregiato con i soldi in mano e curiosa (?) l'immagine del cavaliere dietro che sembra cadere da una rupe.

  12. A me Repetto piace, e da quel che vedo sembra in forma anche in questa storia. La copertina mi sembra bellissima, molto dinamica, con Tex che entra in acqua col cavallo e con tutta quella vegetazione dietro... Peccato che anche in questa storia il buon Tex sia solo soletto e non in compagnia del Vecchio Cammello :( (speriamo per l'ultima volta)

  13. Storia dal soggetto classico (i nostri e i cattivi si contendono un tesoro) ma in realtà abbastanza inusuale: belle le trovate alla Indiana Jones nella caverna del tesoro e bella altresè la mongolfiera col suo simpaticissimo padrone. Ma a questa storia rimprovero diversi aspetti: innanzitutto la "pesantezza" iniziale: il primo albo soprattutto non decolla mai, troppo verboso e troppo "spiegazionista". Anche il fatto che Buchanan dapprima cerchi di uccidere Ruidoso per poi cambiare repentinamente idea non mi convince granché, e non ho amato nemmeno l'odiosissimo Tex che malmena con la sua solita prepotenza un povero infermiere (non un criminale, che può e deve essere malmenato, ma un semplice infermiere colpevole solo di aver fatto quanto gli chiedeva il suo superiore). Per non parlare degli Yaquis che in quell'isola sperduta conoscono Aquila della Notte: un abuso madornale delle probabilità e della pazienza del lettore. E' una storia che comunque si fa ricordare per l'ambientazione ma soprattutto per i superlativi disegni di un Ortiz ancora in grandissima forma (stupefacenti, come al solito, i suoi paesaggi naturali).

  14. Ciao Tito,

    in questo stesso topic ho sottolineato in un mio commento precedente quanto mi dispiaccia l'assenza di Carson nelle tue storie, visto che il Vecchio Cammello è il mio pard preferito, e quindi non possono che farmi piacere queste tue parole con cui dichiari ultimata questa fase di Tex in solitaria.

    Nonostante questo elemento, per me non di poco conto, ho sempre apprezzato le tue storie (in particolare La preda Umana e Evasione, la prima bellissima per lo spessore dei personaggi, la seconda ricca d'azione e avvincente). Non mi aspetto di meno da questa tua "Braccato", e spero che queste aspettative siano confermate.

    Non sono un amministratore del forum ma un semplice utente. Mi rendo conto anche che questo non è il Topic più adatto, ma visto che sei intervenuto qui, qui ti rispondo. Da semplice utente del forum, ti dico che il dialogo continuo che noi utenti abbiamo con Boselli sulle sue storie e sul personaggio Tex è qualcosa di bellissimo, perchè consente a noi utenti di gridare la nostra soddisfazione (o anche sottolineare le nostre critiche) a colui che fa muovere Tex, e che in definitiva E', per quella particolare storia, Tex, quel Tex che attendiamo con ansia tutti i mesi e che ci fa sognare, grandi e piccini indifferentemente.

    Parlare con Voi Autori significa parlare con Tex, perchè Tex fa, nelle vostre particolari storie, quello che Voi gli fate fare, dice quello che Voi gli fate dire, pensa quello che Voi gli fate pensare. Un Tex che a volte ci piace (spesso) e a volte no, e condividere questo nostro apprezzare o storcere il naso con altri appassionati Tex, e figuriamoci con gli Autori, oltre che bellissimo, consente a noi utenti di continuare il sogno e l'evasione dal mondo reale anche fuori dal semplice (e breve) momento della lettura. Il mondo parallelo in cui noi ci rifugiamo, quello della fantasia, della narrativa (anche i fumetti lo sono), grazie al Forum si dilata e diviene qualcosa di più grande e di più duraturo del poco tempo che ci vuole a divorare le 114 pagine mensili.

    E penso, forse immodestamente, che possa essere utile anche per Voi Autori, tastare il polso ai lettori, o prendere spunto da qualche loro critica o apprezzamento. Certo, qui le opinioni sono le più disparate, ognuno vuole un Tex diverso, chi lo vuole bianco e chi lo vuole nero, ognuno a seconda del suo modo di vedere e vivere Tex, e dei suoi personali gusti. Districarsi nel bailamme di opinioni che ogni volta una nuova storia scatena non è agevole, ma chissà che anche da l' non possa venir fuori qualche buono spunto, perchè no?

    Per questo, mi auguro che tu possa venire a trovarci più spesso sul Forum così da poter scambiare opinioni sul tuo, nostro, Tex.

    Grazie per l'attenzione.

    Ciao

  15. 2 ) Ti lasci poi trascinare dalle parole di Villa nelle cui intenzioni lo scontro doveva essere epico. E così lo vorresti tu per poter gridare al capolavoro. Ma certe cose su Tex si possono mostrare è Non hai la minima idea, forse, del tipo di lettere che il portalettere recapitava a Sergio Bonelli.

    No, in effetti non ne ho la minima idea, e non avendola non capisco bene cosa tu voglia dire. Non si può mostrare su Tex uno scontro epico tra padre e figlio? Tenuto conto che lo scontro c'è, perchè non renderlo epico? In fin dei conti, chiedevo solo che a Kit fosse riservata una miglior figura di quella che ha fatto, niente di più. La sconfitta non è in discussione.

    3 ) Tecnicamente, poi, io non credo che allungare la sfida avrebbe portato a migliori risultati, a meno di non farne una storia a se stante. Di carne al fuoco, cioè,  "L'uomo senza passato" ne aveva fin troppa e si rischiava seriamente di uscire fuori dai binari. L'unica cosa su cui potrei concordare con  te è che si poteva arrivare tranquillamente ai tre albi completi, il fatto che la storia termini nel bel mezzo dell'albo può contribuire infatti a dare quel senso di incompiutezza che lamenti, anche se è vero che oggi ci lamentiamo delle storie di due o tre albi che ci paiono brodi allungati o finali troppo affrettati. Scegli tu.

    Qui scelgo finale affrettato, e lo è stato anche per l'altra scena in cui Tex disarma il figlio in quel modo indegno. Forse, con 3 albi, si sarebbe potuta evitare questa scena e si sarebbe potuto allungare lo scontro al solo scopo di dare un ben altro spessore a Kit. Lo dico con dispiacere, perchè questa storia è nella mia Top Five di sempre, e avrei preferito un finale più compiuto. Tre albi ci stavano tutti: non sarebbe stato un allungamento di brodo, ma il giusto compimento di un altrimenti perfetto Capolavoro.
  16. ... la ?Sfida infernale? è davvero scialba, altro che scontro tra Titani: Tex ha così facilmente ragione di Kit che il personaggio di quest'ultimo ne viene sminuito in maniera eccessiva: ma cos' è Kit, un ragazzino alle prime armi, che si fa sconfiggere così facilmente da un uomo più anziano di lui?

    Tex è un satanasso, Kit ha da poco passato i vent'anni, non poteva esserci storia tra i due e difatti non c'è stata.
    Ok, ma poich? anche Kit è un satanasso, e per di più più giovane del padre (comunque uomo di mezza età), non dico che avrebbe dovuto vincere, è ovvio, ma almeno lo scontro poteva durare un p? di più... così da far risaltare anche Kit. Ripeto, non è la sostanza il problema, ma la forma: la chiami Sfida Infernale, e poi la fai durare così poco? Sarebbe bastato poco per conferirle maggiore pathos, magari Tex in difficolt? seria, ma alla fine vincente. Comunque è la scena di Tex che spara a Kit che proprio non ho digerito, come detto nel mio precedente post: per me è semplicemente inaccettabile. Peccato, perchè questa storia per il resto è meravigliosa...
  17. ciao Borden, ho appena finito di leggere la tua storia per il dylan dog color fest e volevo dirti le mie impressionidavvero molto bella , in sole 32 pag. sei riuscito a confezionare un racconto avvincente con tutti gli ingredienti di una storia di terrore che poteva andare sulla serie regolare nelle normali 96 pag. bella la trama , i dialoghi e la gestione di dylan(sembra che tu lo scriva da una vita)con cui mi pare ti trovi perfettamente a tuo agio. il finale , poi,? un vero tocco di classe che mi ha colpito (la scena del biglietto , mette tutto in discussione, era vero o falso?in più è una bella romanticheria)la lettura di questa storia mi ha stuzzicato una domanda che riguarda il nostro Tex e che provo a porti nella speranza di una tua rispostaho letto in questo forum che hai l'intenzione di modificare la struttura dei maxi e dei color, nei quali vorresti proporre storie brevi di texvisto il bel risultato della storia di dylan ti volevo chiedere se sei al lavoro su una storia breve per tex o se hai in mente delle idee per il futuro per questo genere di storieancora complimenti per dylan  clap

    Quoto l'intervento di Crazy Horse per dirmi anch'io soddisfatto della storia dylaniata (in effetti sembra che tu lo scriva da una vita, ma non me ne stupisco perchè l'avevi già fatto con Zagor e con Tex) e in particolare dell'ultima trovata finale, davvero bella, e in perfetto stile Boselli (dove niente è ciò che sembra, il bianco e il nero coesistono fino a fondersi in un sublime grigio, e il colpo di scena è sempre in agguato). Pur considerando questa storia un gioiellino, non sono un entusiasta delle storie brevi. Trovo che il loro breve respiro inevitabilmente vada a detrimento della complessit? della storia e comprima la possibilità di sviluppare appieno le caratteristiche e le sfaccettature dei personaggi in gioco. Ho espresso questo mio parere anche sul Topic dedicato al Color Tex di Ruju, trovando peraltro molti forumisti in totale disaccordo con me, segno che le storie brevi piacciono eccome. Io non ne sono un patito: a mio parere non c'è paragone tra le storie degli Almanacchi (uniche eccezioni, IMHO, la Ballata di Zeke Colter ed Eroe per caso) e quelle dei Maxi, e se io apprezzo molto questa pubblicazione, è proprio per le grandi storie che ci ha regalato. A mio parere, un Maxi "frazionato" (che abbiamo già avuto con I Due Volti della Vendetta, di Segura e Ortiz, e che non a caso io non ricordo granch?) non ci potrebbe più donare emozioni del calibro di Oklahoma, Nei Territori del Nord Ovest, I Cacciatori di Fossili, L'Oro del Sud, Rio Hondo, Sulla Pista degli agguati): queste sono storie memorabili, a mio parere proprio per i loro personaggi, complessi, sfaccettati, ricchi di sfumature, caratteristiche che IMHO possono svilupparsi solo con un bel malloppo di pagine a disposizione. Questo è ovviamente il mio personalissimo parere: volevo sapere cosa ne pensavi e se davvero c'è in cantiere (ahimè) un "frazionamento" del Maxi. Grazie
  18. sono del parere che ormai tex sia finito, è un fumetto d'altri tempi, non ha più niente di nuovo da dire, forse era il caso di chiuderlo quando ci sono state le prime avvisaglie della crisi di nizzi.
    attenzione, questa è solo la mia opinione, ma tanto mi basta per non comprare più tex.
    secondo me l'innovazione deve essere fatta proponendo personaggi nuovi, non modificando (anche a costo, talvolta, di stravolgerli) quelli già esistenti, e che si sono affermati nel cuore dei lettori con determinate caratteristiche.
    ? una cosa che sostengo da tempo.
    però rispetto le opinioni di tutti, e non mi permetto di criticare chi ancora oggi continua a comprare il tex inedito perchè lo considera interessante.
    dico solo che, da parte mia, preferisco ricordare le storie migliori di nizzi :generaleN:

    Ciao Pippo, bentornato. Probabilmente hai diradato le tue presenze sul forum proprio perchè ti manca la materia prima, e cioè Tex, che per tua ammissione non leggi più.


    Io compro ancora Tex perchè ancora mi diverte, ancora mi incuriosisce, ancora mi entusiasma. E' normale che un fumetto di 60 anni abbia già detto tanto, ed è difficile dire qualcosa di realmente nuovo. Trovo infatti che lo sforzo degli autori sia TITANICO, e tuttora mi stupiscono quando estraggono una nuova idea dal cilindro.

    Quando compro Tex, io parto da aspettative basse, proprio perchè ho queste consapevolezze. Essere continui, e sfornare sempre ottime storie, in un fumetto "vecchio" come il nostro, è cosa assai difficile. Cosè, quando le nuove storie non mi soddisfano (e non sono poche, purtroppo), posso dire che in qualche modo me l'aspettavo. In realtà, però, 'sti sceneggiatori texiani vanno oltre le mie scarse aspettative molto più spesso di quanto sia lecito aspettarsi. Per restare al settimo centinaio, Boselli è riuscito a scrivere I Sabotatori che, pur partendo da un soggetto stravecchio, è una storia straordinaria per la sceneggiatura e per la protagonista femminile: vai a rileggere le scene finali di questo gioiello, con i destini di Bethanie e di Mondego che si compiono. Altro che nulla da dire, questo è spettacolo puro. Per non parlare della manfrediana Sei divise nella polvere o della sempre boselliana I Giustizieri di Vegas. Sono opinioni, d'accordo, ma credo che queste storie, che possono piacere oppure no, abbiano detto qualcosa di nuovo, e l'hanno saputo dire bene, eccome.

    Mi scuso per l'OT, mentre su Nizzi mi riservo di intervenire in seguito. Dico solo che io sono un boselliano che adora Nizzi...

  19. Sarà che in questo periodo sono critico verso tutto e tutti, però parto anche in questo caso dalla (enorme) nota dolente di questo albo, e cioè dalla colorazione. Se per l'inedito della serie regolare attualmente in edicola mi sono sentito, per la prima volta da quando leggo Tex, derubato a causa dei disegni (secondo me) pessimi di Font, per quanto riguarda questo secondo Color Tex mi sento ancora più derubato proprio per la colorazione, che è semplicemente imbarazzante e indegna. In una pubblicazione creata apposta per il colore, mi aspetto che proprio la colorazione sia eccelsa. Invece qui ci troviamo davanti a qualcosa che sembra uscito dai pastelli di un bambino delle elementari. Tinte piatte, monotone e monocromatiche, completamente uniformi, senza un minimo di profondit?... Poi ci sono sequenze tipo quella con il fuoco sul finire dell'albo, quando viene attaccato il campo di Imala, che sono davvero ridicole... Non è accettabile un livello così infimo su una collana creata apposta con il preciso scopo di valorizzare il colore. Non ci siamo proprio per niente: soprattutto perchè basta guardare il Color Fest di Dylan Dog per vedere quanta poca cura viene riservata al Color Tex. E io, come lettore, mi sento davvero preso in giro. Per il resto la storia mi è sembrata davvero buona, soprattutto perchè perfettamente dosata nelle 160 pagine e perchè è tutto al posto giusto: Carson e Tex in ottima forma, un piacevole ritorno di Gros Jean, una banda di criminali degna di questo nome e una sceneggiatura che mi è parsa veramente ben fatta. Belli anche i disegni di Cossu: un p? diversi dal solito, ma che secondo me si adattano bene con il colore, anche se sono convinto che avrebbero comunque reso molto di più con il solito bianco e nero, soprattutto per come tali disegni sono stati colorati. La storia si merita un bell'8, così come i disegni, ma la colorazione è rivoltante.

    Concordo in pieno, soprattutto perchè ho letto il Dyd Color: quello è un vero spettacolo per gli occhi, "loro" hanno gli acquarelli, noi i pastelli: un abisso incolmabile. Ma che siamo, noi di Tex, figli di un Dio minore?
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