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Leo

Ranchero
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Messaggi pubblicato da Leo

  1. Io ho trovato la storia un p? contorta,

    ma soprattutto ho trovato scontata la figura di Vance: "Un ranger ha tradito", il titolo dell'albo successivo, era fin troppo eloquente, ed era evidente che Boselli non avrebbe mai ritagliato il ruolo di traditore a Juan Raza. Restava quindi solo Vance... La cui motivazione contro Raza, peraltro, è a mio parere debole: vendicarsi di Raza per colpa del padre, con la frase "le colpe dei padri, in questo caso, ricadono sui figli" è proprio una forzatura (n° ritengo sufficiente l'invidia che Vance afferma di provare nei confronti di Raza ad ulteriore giustificazione del suo tradimento).
    Anche il personaggio di Raza non è azzeccatissimo, proprio per la sua linearit?, e trovo anch'io, come Anthony,
    esagerata la scena iniziale in cui Raza fa fuori tutti i fratelli Sabato (peraltro, trovo esagerata anche la scena in cui Tex e Carson fanno irruzione nella casa di Don Amargo facendo una strage senza beccarsi mai una pallottola...).
    Non sono d'accordo invece sul fatto che Raza sottragga spazio a Tex, ma in generale io sono per un alleggerimento della figura di Tex a favore di comprimari all'altezza, del calibro di Ray Clemmons o Shane 'O Donnell: la presenza di simili indimenticabili personaggi, lungi dallo sminuire la figura di Tex, a mio parere accrescono di gran lunga il tenore e lo spessore della saga.
  2. Concordo con quanto dice jack65 sulle debolezze della storia, soprattutto nel finale. Ciononostante, ritengo la stessa più che buona, avvince il lettore senza annoiare mai, ha il merito di proporre il non banale personaggio di Gus e di destare curiosità su chi sia il traditore del marito della bella June. Non è una storia scontata, e scusate se è poco... Complessivamente un 7,5

  3. Ciao Paco, mi dispiace che Boselli stia scrivendo una storia su Yama: capisco che Mefisto sia uno dei nemici più amati, ed è sicuramente il più famoso, quello il cui nome è noto anche ad un pubblico non propriamente texiano. Purtroppo, io cerco in Tex la verosimiglianza, e mi infastidiscono le storie dove invece è presente l'elemento soprannaturale. Sia chiaro, io leggo Dylan Dog e ho comprato diversi Dampyr, quindi non sono a priori contro il soprannaturale. Ma in Tex proprio non riesco a vederlo: se compro Dylan Dog, so cosa mi aspetta, se compro Tex voglio leggere storie western, non horror-western. Poi, lo so che Mefisto e il soprannaturale, essendo stati introdotti da GL Bonelli, appartengono ai canoni "classici" texiani, ma, per l'appunto, speravo restassero "classici", senza ritorni futuri... Comunque, al di l' di questa mia pregiudiziale, se a tanti appassionati queste storie piacciono, è giusto che gli autori ne tengano conto. Io, quando uscir? la storia con Yama, seppure del grande Boselli, non so se la comprer?...

  4. Francamente non mi aspettavo che questa storia potesse mietere commenti così entusiasti. L'ho letta nel 2002 e poi non ci sono più tornato sopra, perchè anche per me, come per Piero e per Cheyenne, è una pregiudiziale troppo forte

    la resurrezione di Mefisto. Già non amo le storie inverosimili: se l'elemento soprannaturale è solo accennato (tipo Colorado Belle) posso anche farmele piacere, ma addirittura costruire una storia su un vecchio nemico che torna dall'Oltretomba...
    Un vecchio nemico, peraltro, che poteva andar bene negli anni '70, e la cui saga si era conclusa in quegli anni: che senso ha, mi sono chiesto già nel 2002, all'uscita dell'albo, riscrivere una storia su di esso? Eppure, mi accorgo che un senso ce l'aveva, eccome, se a tanta gente è piaciuto... De gustibus: personalmente, spero che Mefisto non torni mai più nelle pagine di Tex. E mi dispiace anche per tutte quelle tavole del grandissimo Villa: avrebbero meritato, vista la rarit? degli interventi di Villa nelle storie di Tex, una sorte migliore...
  5. Sono d'accordo che questa storia sia una bella storia: si fa leggere bene e alla fine ci si sente appagati, e questo è incoraggiante per il futuro perchè può significare che abbiamo trovato in Tito Faraci un altro bravo sceneggiatore Tex. Non la definirei però assolutamente capolavoro: il soggetto è poco originale, la trama si sviluppa su binari saldi sul terreno senza mai "scartare" con qualche colpo di scena, e i comprimari (cattivi e buoni che siano), che ritengo fondamentali per "alleggerire" Tex e rendere più ariose le storie (e che mi fanno amare le storie di Boselli), non sono assolutamente all'altezza. I disegni dei fratelli Cestaro sono davvero belli: l'espressivit? del volto dei personaggi è superlativa, e anche Tex è in grandissima forma. Buona storia, quindi, godibile, appagante, ma assolutamente non memorabile.

    • +1 1
  6. Questa storia è semplicemente epica, ma ti lascia l'amaro in bocca: considerata la qualità di queste pagine e la grandezza di questa sceneggiatura, è davvero un peccato che Berardi non abbia mai più scritto storie per Tex. In Bonelli si pensava che lo stile kenparkeriano di Berardi avrebbe snaturato Tex: chissà cosa ci siamo persi, invece (l'esperienza successiva di Boselli insegna...). Peccato: ci resta, almeno, questa pietra miliare; poi, per attutire il rimpianto, ci si può sempre leggere qualche bel Ken Parker...

  7. Il Passato di Carson è semplicemente il più grande capolavoro dell'intera saga texiana, una storia che meriterebbe una trasposizione cinematografica che consentisse di apprezzarla anche ad un pubblico più vasto di quello texiano. Il critico Gianni Canova defin° i film di Sergio Leone come partite di calcio fatte solo di azioni da goal. Ebbene, qui è un goal continuo, spettacolo ed emozioni purissime.
    I protagonisti assoluti della storia sono Carson (e già questo me la fa piacere ancora di più, perchè ritengo che al Vecchio Cammello si debba ritagliare un ruolo di spessore ancor maggiore, rendendolo non semplice spalla di Tex, ma vero e proprio co-protagonista, capace di pensare autonomamente e di risolvere i problemi senza che la soluzione debba necessariamente venire dalla ?balia? Tex) e Ray Clemmons:

    figura incredibilmente complessa, che affascina il lettore per l'intrinseca contraddittorietà di un animo in cui coesistono il male e il bene e in cui gli istinti più meschini e i sentimenti più nobili si mescolano e prendono il sopravvento l'uno sull'altro a seconda dei casi. Nel suo viso amareggiato, quando augura buona fortuna a Carson pur avendolo appena condannato a morte, o nel suo sincero compiacimento quando rivede Carson dopo 25 anni in casa di Lena pur essendo suo prigioniero, si rende splendidamente evidente l'incoerenza del personaggio e proprio questa sua fallibilit? e umanit? lo rendono affascinante e indimenticabile.

    L'altro punto di forza di questa storia è l'atmosfera :

    molto suggestiva è ad esempio la scena in cui i fuorilegge si ritrovano nel vecchio Golden North di Bannock rievocando i giorni passati e scorgendo negli scricchiolii degli impiantiti i fantasmi della città venuti a salutare alcuni vecchi amici; altro dialogo da brividi è quello in cui Clemmons torna in città e Boone gli d' il benvenuto chiamandolo Sceriffo:

    sono dettagli, ma quanto significativi!


    Semplicemente magistrale Marcello: il suo Carson è tra i miei preferiti in assoluto, ma, anche in tal caso, al di l' dei singoli personaggi o situazioni, ciò che preme sottolineare è l'atmosfera: il Montana, la polvere, il vento, il Golden North, il Trading Post, la prateria, il passato, il presente, la desolazione, la nostalgia: tutto questo è tangibile, presente, vivo, grazie ai disegni di Marcello.

    In definitiva, un grazie a Boselli e Marcello per questa storia: non un semplice fumetto, ma, per quel che può contare il mio parere, una vera opera d'arte.

  8. Ho riletto oggi questo Maxi Tex, e l'ho trovato davvero godibile. Nonostante il soggetto non sia per niente originale (la solita storia del grande allevatore che vuole ingrandirsi a spese dei suoi vicini), è talmente ben sceneggiato che davvero non ci si annoia mai. I ritmi sono serrati, i dialoghi tra Tex e Carson sono gustosissimi e mi hanno fatto sorridere spesso, e poi anche i personaggi sono tutti ben caratterizzati: da Mac Coy, che nonostante rappresenti la classica figura del pioniere spicca per la sua obiettivit? sugli indiani (cosa probabilmente rara tra i pionieri dell'epoca) e anche per il suo "romanticismo" (si vedano i dialoghi con la moglie morta sulle attività più minute del ranch), al figlio di Bascomb, la cui figura d', a mio parere, spessore alla vicenda per la lotta intestina tra il padre-carogna e il figlio-idealista; da Bascomb padre, le cui parole finali sul figlio che segue il proprio istinto, mentre in precedenza l'aveva bollato come "smidollato", in parte riabilitano ai miei occhi questo personaggio, che si mantiene obiettivo e privo di rancore anche nel momento della disfatta, alla vedova Herrero, figura, direi, "epica" sia quando accarezza la testa del marito morto con occhi pieni di disillusione, sia quando, alla fine, la si vede in sella al proprio cavallo sulla sommit? della roccia in attesa di consumare la propria vendetta. Un Nizzi, a mio parere, davvero in grandissima forma. Anche i disegni di Repetto mi sono piaciuti, e concordo che ricordino tanto il grande Ticci. Voto: 8 PS: è la prima volta che scrivo su questo forum, e volevo ringraziare i curatori per averci dato la possibilità di scambiare opinioni tra appassionati texiani.

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