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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [767/769] Le quattro vedove nere

    Facciamo domani allora, che sto più libero si potrebbe parlare della birra e del vento in faccia dell ultima vignetta di Fuga da Anderville
  2. Leo

    [767/769] Le quattro vedove nere

    Lo abbiamo fatto tante volte. Dai, su, oggi dobbiamo essere buoni Io non mi riferivo solo al litigio o ai litigi che hai avuto con Valerio. Tu sei uno che dice: - oddio, devo spiegare la cosa mille volte (come avessi a che fare con degli scolaretti minus habens lenti di comprendonio); - io so leggere (implicitamente accusando gli altri di non saperlo fare) - posto la scena e la spiego, come fate a non vedere l'evidenza? (Anche qui postulando una cecità dell'interlocutore, che magari invece non vede quello che vedi tu semplicemente perché non è oggettivo, nonostante la tua pretesa). Ogni tua affermazione è circonfusa di questo alone di superiorità. È chiaro che gli altri ci si inalberano. Non voglio fare il maestrino e non voglio nemmeno litigare con te. Io credo che tu faccia gli errori che ho riportato sopra. Ma non per questo smetto di dialogare con te. Perché, per quanto mi fai spesso girare le scatole (e così accade a Valerio e ai tanti altri che hanno litigato qui dentro con te), riconosco che la tua presenza, spesso urticante, è altrettanto spesso vivifica, ispirata, appassionata. Sorretta da una "scienza" fumettistica (e non solo) rara. Mi arricchisce la tua presenza, a volte mi devo armare di pazienza per tollerare il tuo insopportabile tono di superiorità ma ritengo ne valga la pena. Per questo credo che tu non abbia tutte le ragioni che vuoi far valere. Ma il mio post resta all'insegna del dialogo: incazziamoci pure, ma dialoghiamo. Cercando di evitare espressioni che possano urtare l'altro. L'altro giorno Magic Wind mi ha dato dell'analfabeta funzionale per una mia critica alla scena di Nizzi in cui Carson fa la figura dell'idiota. Bravo, Magic Wind. Bell'intervento. Ma dove vuole andare un forum i cui utenti si permettono di avere questi atteggiamenti? Forse altrove è così, non lo so, non ho mai frequentato altri Forum. Ma questo non è Facebook. Non si deve offendere in quel modo. Non si può dire: non sai leggere. Puoi dire: per me sei in errore. Io la penso così. Con immutata stima e con la mano tesa.
  3. Leo

    [767/769] Le quattro vedove nere

    Il fatto che il grosso dei flames degli ultimi anni riguardi Diablero dovrebbe indurre a riflettere. Non è solo che lui si esaspera dopo infiniti attacchi subiti, come pretenderebbe joe7; è il suo stile che tante volte ho definito urticante, la sua pretesa di verità oggettiva, il suo tono svilente i post altrui che esasperano gli animi. Diablero ha avuto un flame, e forse più d'uno, anche con me, che per natura sono il re dei pompieri! Dire che Valerio alimenta flames è ingiusto. Diciamo che non si tira indietro, che ha un carattere più fumantino di altri, ma qui si rischia di farlo passare solo per un provocatore, il che è ingeneroso e non corretto per il suo contributo al forum. Dire che Diablero è protetto è probabilmente errato. Anch'io ho avuto, a volte, questa sensazione, ma noi non conosciamo i messaggi privati che gli indirizzano i moderatori, quindi non abbiamo una situazione chiara del lavoro di Mister P e degli altri. Un encomio a Mister P andrebbe fatto anzi, per il buon senso e la moderazione con cui interpreta il suo ruolo, sempre attento, sempre pronto a intervenire con la giusta misura. Questo non vuole essere, contrariamente alle apparenze, un post contro Diablero. Non voglio dilungarmi oltre sulla grande stima che nutro per lui; se se ne andasse lui, che ha animato letteralmente il forum negli ultimi anni, con la sua sapienza, la sua chiarezza, la sua pazienza nel postare immagini, la sua capacità di ricostruzione, vivaddio anche con la quantità dei messaggi che posta, penso che questo posto non durerebbe tanto, e di sicuro sarebbe meno interessante, meno vivo. Gli ho consigliato mille volte più moderazione,più rispetto, ma lui da quell'orecchio ci sente poco, è ontologicamente incapace di moderarsi. Ma non per questo cesso di parlargli. Di scrivere qui. Ci si continua a confrontare. Ogni tanto si "litiga". Si difende il punto. La cosa da non fare è abbandonare. Restiamo a parlare, a confrontarci. Moderiamo i toni, rendiamo meno spigolosi gli stili. Divertiamoci. Incazziamoci, pure, ma non troppo sul serio.
  4. Leo

    [Color Tex N.25] Un maledetto imbroglio

    Nizzi è il maestro della comicità in Tex. I suoi siparietti comici li ritengo straordinari. Il mio primo Tex, La leggenda della vecchia missione, è una storia con un alto tasso di ironia e in cui il protagonista è un istrionico, delizioso Kit Carson. Da fan della comicità nizziana, dico che quella non è comicità. È una scena inguardabile. Ma Magic Wind preferisce fare paragoni strampalati (grazie Diablero per aver fatto vedere plasticamente la differenza con Trinità) e attribuire patenti di analfabetismo funzionale agli altri utenti. Assolutamente d'accordo. Dopo il "salvataggio" del personaggio ad opera di Boselli, non si può tornare indietro in questo modo. Cadono le braccia.
  5. Leo

    [765/766] La collera di Falco Giallo

    Non l'ho letta, come non lessi l'originale... sono storie che non mi attirano...
  6. Leo

    [Color Tex N.25] Un maledetto imbroglio

    Carson che si alza per dare una spazzolata al vilain di turno fallendo clamorosamente... provocando l'intervento in suo aiuto di papà Tex
  7. Leo

    [765/766] La collera di Falco Giallo

    Ragazzi, la storia sarà anche passabile, ma perché farla disegnare a Ticci? Perché sprecare il tratto glorioso del più grande disegnatore texiano (credo sia così) in questa maniera? È come avere l'oro e buttarlo via. Che spreco
  8. Leo

    [Color Tex N.25] Un maledetto imbroglio

    Ma veramente nel 2024 dobbiamo ancora assistere alle figure barbine di un Carson fanfarone e imbelle? Perché? Perché la Sbe consente tale deturpazione di un personaggio che nel frattempo si era liberato delle brutture cui Nizzi lo aveva condannato per tanti anni? Perché lo consenti, Bos? Perché simili scene? Come si può giudicare una storia simile, se ancora propina simili scenacce inaccettabili?
  9. Leo

    [767/769] Le quattro vedove nere

    In un forum le storie possono criticarsi, anche aspramente, e l'autore che voglia frequentare questo posto lo sa e deve stare al gioco. Boselli è stato al gioco per 15 anni, poi si è stancato, avrà avuto anche problemi suoi, può starci. Dispiace, ma ci sta. Nello specifico di questa storia, il problema non sta nel fatto che Tex ne faccia fuori cinque. Sta nel fatto che Tex è dipinto come un imbecille. Che il suo piano consiste nel farsi circondare. Che piano assurdo è questo? Un piano simile può concepirlo solo uno che sa di non poter morire, uno che sa che è "condannato" a vincere. È come se Tex fosse talmente annoiato della sua immortalità che ormai non fa più nemmeno attenzione a imbastire qualcosa di più o meno credibile per il lettore. Come a dire: inutile far finta, ragazzi, tanto lo sapete che vinco sempre, non facciamola lunga. Così il personaggio di Tex cessa di essere un uomo; ne resta solo la caricatura.
  10. Leo

    [767/769] Le quattro vedove nere

    La donna dice che ha saputo che è stato ucciso, quindi lei non c'era. È così agli occhi della Valjean, l'ho già detto... È andato sempre a cercarle invece :D, magari tra una vignetta e l'altra Non è fuori luogo, perché è da qui che parte la "banale" storia della vendetta. Che per me non è banale, è solo una storia di vendetta, pretesto da sempre utilizzato per le storie di avventura e sfondo per quello che io ritengo un primo albo. Ma poi stiamo parlando di un paio di vignette, del tutto ininfluenti ai fini della storia (a me hanno fatto sorridere, ma niente di piu).
  11. Leo

    [767/769] Le quattro vedove nere

    Il bell Adan muore lontano dalla sua donna. E l'atto divino è quello di Tex che uccide un uomo cui le donne sono legate, non quello delle donne che vogliono vendicarsi. Mi sa che non ci stiamo capendo proprio
  12. Leo

    [767/769] Le quattro vedove nere

    Perché lei è l'unica che vede Tex. Che lo vede nell'atto "divino" di togliere la vita. Il suo odio nasce nella visione diretta del gesto, dell'atto del malevolo dio. E il suo dolore la spinge a organizzare la vendetta delle quattro. Comunque, non è importante. La penso esattamente come te. Questo Carson sarebbe diverso dagli altri? Resto perplesso di fronte a certe affermazioni, davvero.
  13. Leo

    [767/769] Le quattro vedove nere

    No, il flashback è funzionale, invece. Meza ha seri problemi con la follia, con la vedova sta per perdere il controllo. Il lettore, vedendo quelle gocce di sudore sul viso, sa già di cosa è stato capace in passato, ha già visto i demoni che si porta dentro. A me è piaciuto molto tutto il personaggio di Meza, che non ho trovato ridondante ma anzi ben caratterizzato. No, dellE vedove invece. Perché il dolore di una li compendia tutti. È questo che Ruju ci fa vedere, ci fa vivere. Il loro punto di vista, raccontandoci una singola storia che vale per tutte e quattro. Io la scena del Color non la ricordavo, molti lettori il color magari nemmeno l'hanno comprato, quindi la scena andava necessariamente riproposta.
  14. Leo

    [767/769] Le quattro vedove nere

    Scusami, avevo equivocato. Scusami. Cercherò di essere più serio da ora in poi. Io non la vedo così inverosimile. E poi magari Sejas avrà calcato la mano. Comunque, una di quelle "piccole donne", Ramona Valjean, era una disinibita ragazza da saloon. Altre due erano mogli rispettivamente di un ricco possidente (ex bandito) e di un senatore. E come dice Poe... Tra l'altro, anche la moglie di sangiuliano è una bella donna, non solo l'amante. Qui in questa storia parliamo o di donne da saloon o di mogli di ricconi. Non vedo perché dovrebbero essere necessariamente brutte... Tra l'altro è la scena di cui parlavo prima, da cui si vede il punto di vista della donna della vittima. Una scena a mio parere molto ben costruita, che rende plasticamente le ragioni dell'odio e del desiderio di vendetta delle vedove "texiane", cioè delle vedove a causa di Tex... una scena per me fondamentale in questa storia. Non importa che sia la copia del color, andava riproposta e anzi enfatizzata. Carson va a chiacchierare con Rose. E forse ci fa anche dell'altro. Come con Mamie Smith in una storia di Boselli. Come con tante altre sue fiamme. Lo voglio sperare, visti i tuoi toni. Lascia parlare noi, che apprezziamo le idiozie e le idee incredibilmente stupide. Il flashback non è inutile. Allora ogni elemento di una storia può essere inutile. Qui a Ruju interessa raccontare di Meza, non semplicemente bollandolo come uno psicopatico, ma costruendolo in maniera più approfondita, facendoci vivere le sue violenze e i suoi abissi, come nel caso dell'assassinio dei suoi genitori. Se Ruju si sofferma su Meza è perché vuole dare maggiore profondità al vilain della sua storia. Peraltro, vedere cosa gli accade da giovane aiuta a capire meglio anche le gocce di sudore che gli imperlano la fronte davanti al rifiuto della vedova. È un folle maniaco, non tollera rifiuti, perde il controllo. E questo è un elemento che sicuramente avrà un peso nel prosieguo, e per tale ragione andava costruito fin dalle premesse.
  15. Leo

    [767/769] Le quattro vedove nere

    In tutta franchezza, non capisco il tuo post. Ho scritto che è il punto di vista delle vedove, che è un punto di vista distorto, perché le vittime erano dei pendagli da forca, e loro sono le donne dei pendagli da forca. Non ho detto che Tex è il Male, ma che è percepito come tale dalle donne. Poi, tu la storia non l'hai neanche letta, magari se la leggessi potrebbe essere più chiaro ciò che intendo dire.
  16. Leo

    [767/769] Le quattro vedove nere

    A te non piace, ma per loro quello è. Ruju ci fa vedere il loro punto di vista, un punto di vista inedito e per questo interessante. Tex è il Male, ai loro occhi. Non è un poliziotto che fa il suo dovere, è un Giustiziere che miete le vite dei loro amati. Con quegli occhi e quella voce quasi ultraterreni, tanto sono inesorabili. Sta qui la diversità dello sguardo dei congiunti delle vittime, che a mio parere Ruju rende molto bene.
  17. Leo

    [767/769] Le quattro vedove nere

    La scena della diligenza è davvero insopportabile. Prima il lettore leggeva Tex e si astraeva per un po' dalla realtà, ora invece scene simili lo tengono fuori dalla magia della vicenda narrata, perché gli ricordano che sta solo leggendo un fumetto, e scritto in questo modo per giunta! Ruju, se ci legge, dovrebbe a mio parere riflettere sul fatto che queste scene inverosimili sviliscono il personaggio, che vivendo simili circostanze non diventa più epico, ma solo farsesco. Tex non deve essere un superuomo incosciente e pazzo scriteriato, deve essere invece un uomo in gamba, avveduto. Deve essere un uomo verosimile, deve comportarsi come davvero si comporterebbe un essere umano nelle sue circostanze. Di questo superTex spaccone e consapevolmente invulnerabile non sappiamo che farcene. Poi, per fortuna, arrivano le vedove. Ci sta che si cerchino tra di loro, che si facciano forza a vicenda in vista del comune scopo. Per una volta, vediamo una storia di Tex dal punto di vista di chi rimane, di chi soffre per gli innumerevoli lutti che il ranger provoca. Perché a noi sembrano statuine da fiera, o pupazzi da videogame, ma dietro ognuna di quelle vittime c'è un congiunto che piange, e che può alimentare dentro di sé dell'odio. Fate caso alla scena in cui Ramona vede morire il suo René: prima ancora che accada l'irreparabile, la voce e lo sguardo di Tex le fanno capire che sta per perdere la persona più importante della sua vita. Tex è come un Dio assassino e spietato in quel momento, e non c'è nulla che lei possa fare per salvare il suo uomo dagli artigli di quel Male insuperabile, di quella cattiva e crudele magia che per lei è quel Tex Willer. Ma non ci sono solo le vedove. C'è anche lo psicopatico Meza, un bandito per educazione e natali gentiluomo ma che cova dentro di sé un inferno incontrollabile, il cui carisma e la cui follia lo rendono un avversario imprevedibile e temibile, che spero vivamente non si squagli come neve al sole nel prosieguo. Personalmente non ho trovato la storia noiosa, ma anzi originale e intrigante. Peccato per la scena della diligenza.
  18. Leo

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    Aneddoto eccezionale
  19. Leo

    [Texone N.40] Sierrita Mountains

    Cosa scrivi, Diablero? Qualche titolo? E invece è interessante interloquire con voi. Dispiace che non si possa più fare.
  20. Leo

    [Speciale Tex Willer N.8] Stella d'argento

    Refuso: è "figlia amata". Grazie a Letizia per la segnalazione.
  21. Leo

    [Speciale Tex Willer N.8] Stella d'argento

    CONTIENE SPOILER L'abbacinante bellezza del viso di Eve inizialmente mi ha fatto pensare che non può esserci un giovane Carson senza una donzella vicino: conosciamo infatti le qualità dongiovannesche del Vecchio Cammello e la sua predilezione per le grazie femminili. Da come però il padre di lei, il ranger Shepard, la tratta subito dopo che è stata ferita, la freddezza con cui quasi non la degna di uno sguardo e il limitarsi a lanciarle del whisky per una prima sommaria medicazione, tradiscono sin da subito una situazione diversa, una certa profondità della situazione (rapporto problematico padre/figlia, che in realtà dopo viene solo abbozzato ma non sviluppato, sospendendolo in un' apprezzabile indefinitezza che lascia capire al lettore più di quanto non dica espressamente) che lascia pensare che Eve non sarà solo la semplice fanciulla da salvare. E infatti, nonostante la scena "metafumettistica" del tamburo racconti in forma stilizzata la tradizionale storia della damigella in pericolo e del cavaliere senza paura, più tardi è lei che si industria per salvare Carson, nella drammatica scena in cui il nostro viene comunque catturato dai Comanche ( @Letizia, è vero che sembrano quattro gatti, ma penso fossero commisurati all'obiettivo del momento: anche Fort Belknap sembra infatti un avamposto poco fornito di uomini, probabilmente un piccolo centro fortificato come i tanti che dovevano essere disseminati nel Texas degli anni '50, durante una scorreria che non è ancora - nemmeno sotto il profilo dimensionale - quella di qualche tempo dopo, con la massiccia mobilitazione di indiani di Tonkawa e Quanah Parker). E' una storia di destini. Quello tragico, di Eve, lo apprendiamo a bruciapelo, di colpo, nella prima vignetta di pag.100: la lapide di una "moglie amata", di quella ragazza così giovane e bella a cui il lettore aveva potuto già affezionarsi. Poi quello dei figli di Cuore Splendente, in particolare per la profezia che riguarda Carson che di fatto in passato aveva consentito al Vecchio Cammello di avere salva la vita: nella scena del cimitero, il Vecchio Cuore Splendente sembra Priamo che, in incognito, prega il suo antico avversario (Achille/Carson) nel suo ruolo di vecchio padre. Una scena omerica, appunto, resa ancor più commovente dalle lapidi nella radura in cui è ambientata. Achille/Carson non si sottrarrà all'impresa, e riprende contatto con il ranger Shepard, padre di Eve. In poche vignette, Giusfredi tratteggia questo personaggio con notevole profondità: un relitto, che cerca nel whisky un antidoto al male di vivere, un cinico anaffettivo che non è nemmeno andato al capezzale della figlia, un sadico torturatore di donne. Il vuoto spaventoso dell'esistenza, si scorge in Shepard, i cui tratti esteriori sono la perversione e l'indifferenza. "Cosa c'è stato tra di voi", chiede Shepard a Carson in merito al rapporto di quest'ultimo con sua figlia Eve. Ma Giusfredi non vuole raccontare la storia dell'ennesima fiamma del Vecchio Cammello. Racconta di un amore platonico, intriso di tristezza e malinconia per la sorte che il caso ha riservato a Eve. Come l'indimenticabile Marta de La diceria dell'untore (cui Giusfredi potrebbe essersi ispirato per la scena finale), anche Eve abbandona il letto del sanatorio col suo cavaliere, cercando nella "fuga" un riscatto dalla malattia, rivendicando con quell'azione avventata - una passeggiata all'aperto - il suo diritto di vivere, il suo attaccamento, giovanile e disperato, alla vita. La sua ribellione a un destino segnato si traduce nell'ultimo spettacolo della Lanterna magica, le cui diapositive sui vetri, fondendosi con le immagini della sua mente ormai prossima alla fine, proiettano un film, struggente e bellissimo, di una principessa antica salvata dal prode moschettiere dai baffi e pizzetto neri. Complimenti a Giorgio Giusfredi.
  22. Leo

    [765/766] La collera di Falco Giallo

    C'è da dire che Brazer non sa di essere stato visto, pensa non ci siano testimoni, e da qui la leggerezza che gli costerà la vita. Ancora? Caspita, non me l'aspettavo proprio...
  23. Leo

    [765/766] La collera di Falco Giallo

    Tex è sempre stato un buon giudice di uomini e la topica in cui incappa in questa storia è plateale e poco rispettosa del personaggio. Una riflessione. Nizzi e Ticci hanno firmato Fuga da Anderville, Sioux, Furia Rossa, La leggenda della vecchia missione, Il ragazzo selvaggio... risultati alla mano, sono stati una coppia formidabile, come il duo Boselli/Marcello degli anni novanta. Mi fa piacere, al netto delle pecche di questa storia (che non trovo scandalosa, solo troppo nolittiana), che Nizzi chiuda la sua storia sulla regolare con l'autore con cui ha realizzato i suoi più grandi capolavori. È un commiato forse amaro per i contenuti della storia, non in linea con i canoni del ranger, ma dall'alto contenuto simbolico. È l'addio di un Grande, con il suo co-autore preferito ai disegni. Onore ai loro meriti, e grazie. A entrambi.
  24. Leo

    [765/766] La collera di Falco Giallo

    Il Texone di Palumbo non mi ha entusiasmato, forse anche per i disegni, troppo diversi dal consueto. Rivedere Ticci, invece, sulla regolare mi ha talmente ben disposto, mi ha talmente allietato l'animo, da rendermi ben gradevole anche la lettura della storia e l'abbandonarmi alle virtù della trama. Le virtù, certo, perché credo che la storia possa dirsi bella: drammatica nell'eccidio iniziale, divertente con la scazzottata e con la performance di Carson contro il cercatore d'oro che lo aveva appeso a testa in giù, nuovamente cupa sul finire, col tradimento del Colonnello. Ora c'è una tribù in fuga, braccata dai soldati e con Tex nuovamente in mezzo. Staremo a vedere, ma il secondo albo promette bene. Come storia di Nolitta, penso sia bella, Nizzi è ispirato. Come storia di Tex (perché quello di Nolitta era un altro fumetto, non era Tex - e lo dico da amante di Nolitta anche su Tex, perché a volte mi piacciono i reboot), naturalmente non va, non può andar bene. Me la godo comunque, perché mi ha divertito. E' tornato Nolitta nel XXI secolo inoltrato...
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