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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Può essere una chiave di lettura, sempre nel dubbio che ormai ho rinunciato a sciogliere
  2. Leo

    [Maxi Tex N. 17] Alaska!

    Bellissimo post! Che mi trova d'accordo su una cosa: io non amo le storie horror, ma, se proposte con moderazione, le accetto (vedi l'ultima di Hapikern). Non sono nemmeno contro il sovrannaturale (ripeto, sempre a piccole dosi), tanto che Colorado Belle è tra le mie storie preferite. Ciò che non sopporterei in Tex (e che non sopportavo in Zagor tanto da lasciarlo) è la fantascienza, come robot e affini: Hamatsa deve avermi ricordato un robot, da qui la mia intolleranza...
  3. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Macché. Ma ringrazio tutti per l'aiuto Quindi non è vero, come pensavo io evidentemente in malafede, che tu abbia rimesso in discussione tutta la produzione nizziana
  4. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Ma per me non è nemmeno questo. Mi avete "accusato", parlando di Nizzi, di essere un texiano non ortodosso, perché "mi piace" quando Tex perde. In questo caso lui non perde, ma è calato in un contesto drammatico. Come ho amato Le colline del vento, con il suo tragico finale, dovrei amare anche questa, no? Quindi non è per la sconfitta o per il fatto che Tex qui è calato nel mondo reale. Concordo su tutta la linea. Non è nemmeno questo. Che se ne sia parlato poco o molto, me ne frega zero. Anche de Il Passato di Carson si è parlato tanto, ma a me non viene a noia mai. La conosco letteralmente a memoria. Ma sono di Nizzi! Che mi combini, Diablero? La storia merita. Ribadisco che per me la storia merita davvero. Da qui nasce la discussione di questi giorni, da questa dissonanza tra il riconoscimento di un merito oggettivo e la percezione soggettiva che non spinge alla rilettura. Ma ha ragione Borde, inutile chiederselo. Misteri di lettori...
  5. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Sì, ma quelli sono diventati IL problema dei nativi purtroppo... Virgin dice questo, infatti. Solo che, per essere un fumetto, io credo che Patagonia descriva fin troppo bene la tragedia di un popolo. E ripeto, non è certo lo scopo di un fumetto, questo. Patagonia è una signora storia, c'è poco da dire, e non ha niente che non va. Il piacere della lettura è strano, chissà da cosa dipende, dove è la sua magia. L'uomo di Atlanta, ad esempio: la prima volta che la lessi non ne ricavai un'ottima impressione; adesso, invece, è tra le storie che rileggo con più piacere: perché è valida, divertente, certo. Ma c'è di più, qualcosa che va oltre i suoi meriti: forse la Georgia, quel Butler che ricorda il suo omonimo letterario e cinematografico, o il suo predecessore John Walcott. Forse per questo leggo con più piacere questa storia, al di là dei valori intrinseci? O forse semplicemente mi faccio troppe domande e dovrei solo accettare che il piacere, l'appagamento, non sono sempre proporzionali al valore?
  6. Leo

    [Maxi Tex N. 17] Alaska!

    Grazie
  7. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Ok che non ci sta, ma non è per questa scena che Patagonia non è tra le mie storie preferite. Non è questo. Assolutamente d'accordo. Ma potevano essere in tre, come tante altre volte. Tu pensa che, in Fiamme sull'Arizona, il vecchio capo Naiche tiene un accorato discorso, piuttosto lungo, a Tex sul destino del popolo Apache. Ebbene, anche lì quel vecchio capo non aveva back-ground, ma è con quella storia che io, ragazzino di 14 anni, ho preso per la prima volta reale coscienza del problema dei nativi americani. Ricordo ancora le sue parole e il suo volto. Ancora oggi, Fiamme sull'Arizona è nel mio personale Pantheon di storie texiane.
  8. Leo

    [Maxi Tex N. 17] Alaska!

    Io rimprovero a Nizzi di aver fatto crocifiggere Gesù, di aver provocato la seconda guerra mondiale, di essere l'origine del coronavirus. Per me se una cosa come Hamatsa va bene solo su Zagor non è a causa di Nizzi, perché se è vero che io sono cresciuto con lui, è altrettanto vero che è ormai da quasi 30 anni che leggo Boselli e che fin da subito ho recuperato molti albi del vecchio Bonelli. Contemporaneamente a Tex, da ragazzo leggevo Zagor. Poi Zagor l'ho lasciato perché gli Hellingen, i robot ecc.ecc., semplicemente non mi piacevano. Forse Nizzi è colpevole anche del mio abbandono di Zagor? Nulla contro di te, Dix. Ma sentire colpevolizzare sempre Nizzi di tutti i mali del mondo, alla lunga stanca un po'...
  9. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Ok, siamo d'accordo che non lo è. Ma per quanto mi piaccia di più la scena proposta da te che quella effettivamente pubblicata, non è questo che incide sulle mie sensazioni per questa storia. In fin dei conti, Tex deve partire per fare il diplomatico, non necessariamente ci sarà da penare, ci può stare che Carson non voglia sobbarcarsi il viaggio. Soprattutto, questa è la storia del rapporto tra Kit e Tex, era giusto ci fosse il ragazzo e non il vecchio reprobo. Non sono d'accordo, virgin. I personaggi hanno back-ground secondo me, e sono efficaci. Non è il back-ground del Maggiore Mendoza, né di Mancuche. E' il back-ground degli archetipi che rappresentano: - Mancuche è il capo saggio di un popolo destinato a perire. Ha il viso sofferto (bravissimo in questo senso Frisenda), malinconico ma non dimesso, triste ma non privo di fierezza. Bellissimo il suo abbraccio con Mendoza, quando lo chiama "amico mio". Il back-ground del capo indiano è quello di Nuvola Bianca, di Naiche di Fiamme sull'Arizona, è un vissuto che noi texiani conosciamo bene e che non manca di commuoverci, di destare in noi empatia. - Mendoza non è un personaggio di cartone. Pur nei limiti di una narrazione a fumetti, questo personaggio io lo trovo invece molto profondo. E' un sincero amico degli indios. Il suo sguardo rivolto verso il cielo dopo il massacro della gente di Mancuche resta impresso nella mente. Il suo apparente voltafaccia, quando prova a imprigionare Tex, ne completa la personalità, tingendola di diverse sfumature: un uomo combattuto, amico sincero dei nativi ma leale verso la propria patria, un uomo che sa piangere ma sa essere deciso, annaspa ma non affonda in una situazione troppo più grande di lui. Aveva molto più back-ground Ray Clemmons? Ne aveva di più Shane (a parte un rapidissimo flashbacks sui suoi trascorsi irlandesi)? Non credo. Non l'ho capita No, Patagonia non ha davvero nulla che non va. Forse è l'atmosfera troppo crepuscolare? Forse davvero ci sarebbe voluto il Vecchio Cammello, a stemperare la tensione con i suoi battibecchi con Tex o con i suoi pensieri spesso funerei e per questo divertenti?
  10. Leo

    [Maxi Tex N. 17] Alaska!

    OK OK impostore, adesso dicci dove hai messo il vero Ymalpas! Lo hai rapito, vero?
  11. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Non è questo. Però risponderò più approfonditamente stasera
  12. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Le due storie sono imparagonabili, lo so. Però provo più piacere nel rileggere la storia di Nizzi che questa. Ma è solo un esempio, buttato lì solo perché l'ho riletta ieri, non per altro. Sono storie che non si prestano a nessun confronto, anzi forse non avrei proprio dovuto farlo. E' solo per dire che probabilmente non ci sono spiegazioni. C'è qualcosa, dentro di noi, che ci fa amare una storia e non un'altra. Il problema di Patagonia è che io conosco i miei gusti e questa, sulla carta, rientra in pieno tra quelle che potenzialmente potrei amare di più. Forse io credo soltanto di conoscere i miei gusti?
  13. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Il viaggio in mare e la stella del Sud. Il tenentino razzista. Lo scontro con Solano e il rispetto dei duri gauchos. L'abbraccio tra Mendoza e Mancuche. Da pag.171, poi, è un susseguirsi di scene madri: - la pampa che brucia - i nativi terrorizzati nei recinti - la furia di Tex - lo sfacelo del campo di Mancuche con Mendoza prostrato, con la mascella serrata, che quasi piangente guarda verso il cielo a chiedere una giustizia ormai impossibile - il confronto tra Mendoza e Tex sotto l'albero, nella pampa - il consiglio dei capi indios con la presenza autorevole di Tex - l'abbraccio tra padre e figlio - la duplice battaglia, dei guerrieri e di un intero popolo. Cosa deve scrivere di più un povero cristo? Se lo merita tutto, l'oscar del fumetto. Eppure, proprio ieri ho letto L'Uomo di Atlanta, storia che mi è particolarmente cara. Questa più di quella di questo topic. Ma tra le due storie non c'è paragone. No. Continuo a non spiegarmelo, davvero. Quindi... ...mi arrendo. Ha scritto, solo qualche giorno fa qui sul forum mi pare, che non è la sua preferita. Potrebbe comunque considerarla tecnicamente perfetta, ma non la sua preferita. Anch'io sarei curioso di sapere perché. Se @borden volesse rispondere, chissà, potrebbe aiutarmi a capire il mio (che è quello di tanti però) sentimento ambivalente su questa storia. Ovviamente attendo anche le conclusioni di @Letizia
  14. Leo

    [Maxi Tex N. 17] Alaska!

    Intanto è una cosa inconsueta e sorprendente la tua richiesta pubblica qui sul forum, ma è innegabile che queata richiesta faccia molto piacere e in qualche modo ci inorgoglisca, perché significa che non ci consideri solo delle teste di vitello (o almeno non tutti) Personalmente, dovrei rileggerla perché non l'ho mai più ripresa. Quindi non mi esprimo fino ad una seconda rilettura. Sin d'ora, però, posso anticipare che purtroppo non mi andò giù Hamatsa, troppo "zagoriano" per una storia di Tex. Fu la sua presenza, più di tutto il resto e anche più dei disegni, a non farmi piacere e a farmi bocciare una storia che pure avevo atteso per tanto tempo, vista la splendida Nei Territori del Nord Ovest.
  15. Leo

    [Maxi Tex N. 01] Oklahoma!

    Sgherro: "E tu chi sei, il suo angelo custode?" Tex: "no, il tuo castigo". Avventore saloon a un ragazzino: "tieni giù la testa, ragazzo. Io li fiuto". Solo questo, vale il prezzo del biglietto (sono andato a memoria).
  16. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Di stimolare mi hai stimolato: non vedo difetti apparenti, però quel tuo richiamo all'inconscio... solo che oggi avrò poco tempo, dovrò pensarci più tardi
  17. Leo

    TWF Magazine 20 1.0.0

    Complimenti per il bellissimo lavoro. Non l'ho ancora letto tutto, ma davvero è un numero notevole. Mi permetto soltanto di apprezzare la diplomazia di Ymalpas nel parlare di Font in un articolo che mi ha fatto voglia di rileggere diversi almanacchi e che mi ha fatto rendere conto delle buone storie scritte anche nel periodo post-crisi da Nizzi su questa testata.
  18. Leo

    [166/168] La Notte Degli Assassini

    Vi invito a leggere l'articolo su questa storia nell'ultimo TWMagazine, dove sono approfonditi tematiche, dialoghi, riferimenti e disegni.
  19. Leo

    [Maxi Tex N. 05] Nei Territori Del Nord Ovest

    Quello è fuori concorso
  20. Leo

    [Maxi Tex N. 05] Nei Territori Del Nord Ovest

    Io continuo a ritenerlo il Maxi più bello uscito finora. Tanti personaggi, cattivi degni di questo nome, flashbacks suggestivi. Disegni poi, spettacolari. Inoltre, questo Maxi ha il pregio di dare spessore e rilievo a Jim Brandon: fino all'uscita del Maxi, l'ufficiale dei mounties era sempre stato soprattutto un pretesto per una storia nel grande Nord; stavolta, invece, lui è un co-protagonista, vive una storia d'amore non corrisposto, lotta per la sua vendetta. Mi piacerebbe che anche a Montales fosse riservata una storia del genere. Che io ricordi, non ci sono storie che trattino con questa profondità il personaggio del governatore messicano ex desperado. L'unica storia che ricordo forse è quella con un vecchio amico-nemico di Montales in fascia 500, storia tuttavia che non ho mai più ripreso, essendo una delle poche avventure boselliane a me davvero sgradite.
  21. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Non ci crederai, ma agli esami di maturità mi chiesero il significato del mio nome, e io diedi proprio questa risposta, inventandomela sul momento . Ora, a distanza di oltre vent'anni da quel giorno, scopro che avevo ragione. Ricordo ancora le mie parole: "potrebbe essere una commistione greco-latina ecc.ecc." Davvero grazie, è una bella soddisfazione che il nome ti piaccia e che io a diciannove anni ne ho dato l'interpretazione corretta Ora chiudiamo l'OT, sennò i moderatori ci fanno il cazziatone... Pecos, non barare. Io l'ho chiesto a voi, di aiutarmi, e tu te ne esci con una domanda a me? Che aiuto è? Piace anche a me. Il Colonnello Watson, definita ridicola da qualcuno di recente, è una delle mie storie preferite, tanto che scrissi su di essa una recensione su un TW Magazine che ancora oggi vado a rileggermi tanto fu sentita da parte mia. Trovo bellissime, per quanto poco texiane, anche Caccia all'Uomo e El Muerto. Mi piacquero A Carte scoperte e Giungla Crudele. La strage di Red Hill potrei rileggerla senza troppi patemi. Odio Cruzado e la "vaccata" (termine di GLB) I ribelli del Canada. Le odio proprio. Anti Tex e anche un tantino illogiche. Quella lunghissima di El Morisco non l'ho mai letta, non ho nemmeno gli albi, mi sa. La lasciai in edicola apposta, non amo il brujo messicano, come non amo le mefistate e le Yamate: quindi anch'io sono un bel po' strano, per essere un texiano
  22. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Quindi il problema sta solo nella mia percezione della storia, non in qualcosa della storia in sé? Ti assicuro che mia moglie e i miei amici lo dicono spesso Il mio primo Tex è stato La leggenda della vecchia missione, con Fratello Carson che la faceva da padrone. Forse sarà stato il fatto che nella mia prima storia il protagonista era il Vecchio Cammello... il mio avatar è l'immagine texiana che amo di più: il giovane Carson lo preferisco al Vecchio Cammello; Il Passato di Carson è la mia storia prediletta, quel cielo al tramonto e quel franco sorriso che fa da contraltare all'affanno dei due cavalieri sottostanti che avanzano su un crinale è un'illustrazione che ho letteralmente stampata nel lago del cuore (perdona l'eccesso di mielosità) Ne hai detti tanti, ma non l'hai azzeccato. Ma sei perdonata, è un nome difficile, desueto ormai anche dalle mie parti: Pantaleo
  23. Leo

    [Texone N. 23] Patagonia

    Io non so cosa devo fare con questo Texone. Ai disegni c'è quel maestro assoluto di Frisenda, la storia è epica e tormentata, oltre che fondata su un avvenimento storico. Cioè, ha tutte le caratteristiche per essere annoverata tra le mie storie preferite. Per anni mi sono raccontato che la causa di questa mia freddezza è l'assenza di Carson o l'ambientazione troppo lontana dall'Ovest nordamericano. Ma non è così: in Fuga da Anderville Carson non c'è, e nemmeno ne Il Colonnello Watson, eppure quelle storie le adoro. Circa l'ambientazione, anche se non siamo in Arizona o in Texas, non c'è storia più western di questa, quanto a tematiche. Appunto! E' lo stesso razzismo dei nordamericani. Lo stesso naso delicato che soffre della puzza di selvatico. La stessa brama di annientamento. Recabarren e Belmonte li abbiamo visti mille volte, negli USA: cos'è che non mi piace? Solo il fatto che ora siamo nella pampa? Luogo peraltro suggestivo quanto le praterie americane, caratterizzato com'è dai grandi spazi e dalla presenza dei sanguemisto gauchos? C'è una pagina narrata meglio, in tutta la saga, di quella che vede i poveri indios ammassati come animali in un recinto, impauriti, piangenti, il cui volto terrorizzato si affianca a quello stravolto di un Tex furibondo? C'è una scena più forte dell'abbraccio tra padre e figlio, visto secondo la bellissima analisi di lety come un ideale di passaggio di consegne tra l'adulto che si sacrifica per il futuro del giovane? C'è un confronto più denso di quello tra Tex e Mendoza sotto quello sperduto albero nella pampa? La trappola preparata dal neo-Colonnello, con la mano che taglia l'aria e la rete che si tende è un momento eccezionale: Mendoza è lacerato dalla sua duplice veste di amico degli indios pacificos e senso del dovere verso la patria. Mendoza fa la sua scelta di campo, resta pur sempre un soldato della Repubblica Argentina: è biasimevole? E' leale? E' un traditore? E' un vero soldato? Domande senza risposta, o meglio con molteplici risposte, a seconda della sensibilità e del modo di vedere di ciascuno. E' un uomo retto, questo sì, e lo dimostra alla fine. C'è, infine, un momento più alto, in tutta la saga texiana, dell'alternarsi delle immagini di una duplice battaglia, quella combattuta dai guerrieri indios contro i soldati da un lato, e quella affrontata dal popolo indio contro le asperità delle Ande dall'altro nella fuga per la sopravvivenza? Il Tex di Boselli è epico, più di quello dei suoi predecessori. La volontà di stupire il lettore e di proporre storie forti è sempre stata evidente nelle storie proposte dall'autore meneghino. Con questa raggiunge forse la sua vetta più alta. Le singole scene da me sopra ricordate sono pezzi da antologia, letteratura per immagini, che fanno di questo albo non un fumetto western e d'avventura ma un fumetto storico (perdonate il neologismo che qui uso per paragonare questa opera al romanzo storico per sottolinearne meglio le caratteristiche e i meriti). Ha tutti gli elementi per farmi sua preda fedele, a me che ragazzino son cresciuto entusiasmandomi con l'epica de L'Ultimo dei Mohicani o di Braveheart. E allora perché le preferisco tante altre storie dei Texoni, indubbiamente meno valide o meno ambiziose di questa? Perché non riesco a dire, come tanti di voi, che è un capolavoro assoluto? Nei miei post spesso eccedo in entusiasmo o non mi risparmio critiche: ho la presunzione di riconoscere ciò che (mi) va o non (mi) va in una singola storia. Qui mi va tutto. Le scene sopra descritte sono uno spettacolo. Mendoza è un grande personaggio boselliano. L'abbraccio tra Tex e Kit, la battaglia "muta" (senza didascalie, alla Ken Parker) al Nido del Condor, irripetibili. E allora, chi mi aiuta a capire? Tenderei a fidarmi di @virgin , che condivide questi miei sentimenti ambigui, ma poi leggo che preferisce "A sangue freddo", tanto che @borden lo bolla come "strano", e allora tendo giustamente a non fidarmi più A parte gli scherzi, chi mi aiuta? (virgin compreso ovviamente).
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