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TWF - Tex Willer Forum

Leo

Ranchero
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Tutto il contenuto pubblicato da Leo

  1. Leo

    [705/707] La maschera di Cera

    Sì sì, non cambia nulla. La delicatezza della scelta è encomiabile
  2. Leo

    [705/707] La maschera di Cera

    Un'osservazione che mi pare non sia ancora stata fatta. Nella storia originale di Satania, Carson si paralizza di fronte a Gombo. Dopo aver sparato allo scimmione, e aver constatato l'impotenza delle pallottole, Carson perde il suo sangue freddo ed è terrorizzato; non riesce nemmeno più a sparare. Bonelli lo spiega chiaramente, nella didascalia. La scena riproposta ne "La Maschera di cera" come un ricordo di Tex è sostanzialmente fedele all'originale: anche qui, c'è Carson con la pistola che fronteggia l'orrido gorilla. Però Boselli fa il revisionista, viene a patti con i nuovi tempi, tiene conto dell'affetto dei lettori verso Carson; affetto che, ai tempi di Satania, il vecchio GLB non poteva nemmeno immaginare. Cosa fa? Semplicemente, aggiunge dei "click click" alla vignetta in cui Carson e Gombo sono l'uno di fronte all'altro. Quasi a dire che il giovane Carson non è paralizzato dal terrore e non ha perso il suo coraggio, è solo la pistola che fa cilecca. La scena è identica. C'è solo, in più, il suono onomatopeico della pistola che spara a vuoto. Due volte. Un piccolissimo, quasi invisibile, accorgimento, ma dal grande significato: non c'è paura, in Kit Carson. Ciò che settant'anni fa a Bonelli sembrava possibile (il terrore del Vecchio Cammello), oggi non è più ammesso. Molti carsoniani non lo accetterebbero. Basta un "click" in più
  3. Leo

    [705/707] La maschera di Cera

    DOVEVA esserci? E perché mai? Che poi te ne freghi è più che legittimo Un orangutan del Borneo ammaestrato: è perlomeno improbabile. Ci tengo a ribadire che trovo non corretto che si dica che lo scimmione dovesse esserci per forza, che non poteva non esserci, che contestarlo significa non conoscere Tex, che non è sindacabile. Sono tutte affermazioni talebane, che non condivido per nulla. Il buon Gombo (che poi Gombo non è) è una scelta narrativa, legittima, che può piacere o meno. PUO' PIACERE O MENO. Non scomodiamo, per favore, imperativi assoluti o misconoscenze texiane. I talebani pure in Tex? E ddai! A me Gombo nun me piace; la storia invece mi sta piacendo eccome.
  4. Leo

    [705/707] La maschera di Cera

    L'orango è glbonelliano e perfettamente in linea con Tex. Io ritenevo - e ritengo ancora - poco opportuno riproporlo nel 2019, è un espediente narrativo accettabile in un contesto come quello degli anni 50, mentre adesso mi dà l'idea di superato. Però a tanti di voi l'espediente è piaciuto e non si può che prenderne atto. Vuol dire che Borden - nei cui confronti ho stima infinita - non sbaglia un colpo e ne sono contento. Tuttavia continuo ad esprimere le mie personalissime riserve su una soluzione narrativa a me sgradita, e non c'entra la conoscenza del personaggio (che conosco fin troppo bene) o la texianita' di una scelta narrativa. Quando Nizzi ha riproposto Mefisto e Boselli Yama, sconfinando nel fantastico, non ho proferito parola, perché Tex è anche questo, lo è sempre stato e sempre lo sarà. Tuttavia, quelle erano storie dal taglio dichiaratamente irrealistico, già dal titolo, dalla copertina, dal tema, il lettore lo sa. I misteri di villa diago avevano come fulcro della storia proprio il carattere mutante degli antagonisti, era una storia che dell'arcano faceva l'asse portante, così come quella dei fiori della morte: possono piacere o meno, ma sono pure storie texiane e hanno un tema prestabilito sin dall'inizio. Quella di questo mese è invece una storia di stampo realistico, magari leggermente esotico per via della presenza dei malesi e della maschera. La presenza di un orango ammaestrato la vedo come un elemento stridente rispetto al taglio della storia, né mi convince francamente il fatto che il buon Gombino fosse presente 70 anni fa. Non è certo quello che fa il canone bonelliano! Poi, ribadisco, sembra che io sia minoranza nel forum: non so se è così fuori dal forum (vedi l'edicolante sopra citato), ma ne prendo atto tranquillamente, anche perché la storia la sto apprezzando. Ma apprezzarla non significa condividerla in pieno, e della texianita di Gombo mi frega meno di zero: semplicemente, non mi piace
  5. Leo

    [705/707] La maschera di Cera

    Tanto peggio per noi allora e per tanti altri come noi, su questo sono pronto a giurarci. Ma in fin dei conti, la storia è bella, quindi va bene così Sì, è possibile. L'edicolante sessantatreenne di Carlo sta lì a dimostrarlo appunto. Restano i gusti. Resta da capire se il mio modo di vedere le cose è maggioritario o meno. Non lo sapremo mai. Ma poco male.
  6. Leo

    [705/707] La maschera di Cera

    i confini GLBonelliani sono quelli, nessuno discute. Borden, utilizzando un novello Gombo, è perfettamente nel solco della tradizione. Viene incontro pure a determinati gusti, quindi ha ragione lui. I miei discorsi sull'opportunità di riproporre simili soluzioni narrative vanno a farsi friggere. Perché il grosso dei lettori sono vecchi lettori affezionati, e quindi apprezzano un Gombo e i suoi echi del tempo che fu. Magari per un nuovo lettore può essere diverso, per uno nato sotto Nizzi (come me) pure. Io le vecchie storie faccio fatica a leggerle.
  7. Leo

    [705/707] La maschera di Cera

    Il confronto era con il Tex degli anni '50, la seconda metà dell'ottocento c'entra poco (ma questo ovviamente lo sai... ) A me non convince. Ribadisco che non parlo di tradizione texiana, che anzi viene rispettata. Parlo di opportunità a riproporre oggi determinate situazioni. Parlo anche di gusti personali.
  8. Leo

    [705/707] La maschera di Cera

    un orangutan ammaestrato a rapire una fanciulla bianca? e da dove sarebbe entrato poi? Per me non è solo grottesco, ma anche fantastico... Ma nessuno lo mette in dubbio, anzi lo abbiamo rimarcato. Ciò che a me e a Jim Brandon stona è la sua riproposizione in un'epoca diversa da quella in cui scrisse GLB. Nessuno ti ha mai accusato di tradire: anzi, ciò che qui in qualche modo contestiamo è l'eccessiva fedeltà, che porta a recuperare situazioni meno proponibili per il lettore attuale, a nostro modo di vedere. Assolutamente d'accordo.
  9. Leo

    [Color Tex N. 15] Un capestro per Kit Willer

    Ragazzi, questa storia celebra il ritorno di un vecchio amico. In un'estate di ritorni bonelliani (Jerry e Ned), possiamo riabbracciare anche l'uomo che, in un periodo delicato della vita del ranger, ha salvato Tex e che in seguito ci ha regalato ore e ore di storie bellissime. Senza far torto a Torti , questa storia è una rimpatriata, una festa in famiglia, un abbraccio caloroso.
  10. Leo

    [705/707] La maschera di Cera

    È più facile trovare due gemelloni giganteschi che un novello King Kong però
  11. Leo

    [705/707] La maschera di Cera

    Acc.! Mi tocca nuovamente fare i conti con la sospensione dell'incredulità. Ma 'sto patto tra autore e lettore è unilaterale però: non l'avrei mai sottoscritto, io! Si possono ancora fare? E' chiaro che dipende sempre dai gusti individuali, ma da Satania alla Maschera di cera sono passati suppergiù settant'anni. Vedere un novello King Kong sulle pagine del ranger nel 2019 a me fa un certo effetto. Non condivido la vostra imperturbabilità sul punto Le storie glbonelliane potevano essere anche molto ingenue, e il più delle volte si rivolgevano a un pubblico inevitabilmente più naif dell'attuale. Ciò che poteva andar bene negli anni '50 potrebbe stridere un po' nel ventunesimo secolo ormai - ahinoi - inoltrato... Se ben interpreto il tuo pensiero, dico che non sono d'accordo. E' giusto che Mauro se ne preoccupi, invece. Mi è parso ingeneroso - lo dico francamente - l'aggettivo "offensivo" rivolto a Letizia, i cui commenti nel forum sono sempre semi-seri ma mai offensivi. A meno che Mauro, dicendo "siete offensivi" al plurale, non ce l'avessi anche con me, che poco prima avevo scritto che era importante che voi autori faceste attenzione a certi aspetti, perché ci vuol poco a trasformare il nostro eroe preferito in un "impostore": forse è solo una mia "coda di paglia", ma ho pensato che potessi avercela anche con me perché nel messaggio di Letizia non avevo ravvisato nulla di offensivo, mentre nel mio ho utilizzato il concetto dell'impostura che è un po' forte e senz'altro ingeneroso. Se così fosse, chiedo scusa per un termine esagerato e non consono; a mia discolpa, dico che quando una storia usa scorciatoie evidenti o non tiene conto di elementi importanti (quale può essere quello di una voce maschile-femminile), mi sento un po' "truffato" dall'autore. Dico ciò per giustificare il mio post, consapevole che magari Mauro neanche pensavi a me quando hai utilizzato il termine "offensivo" (ma se eri rivolto alla sola Letizia, allora hai preso un granchio, non è stata offensiva la lady del forum...). Il mio post peraltro era una considerazione "in generale", visto che ancora non avevo letto l'albo di questo mese. L'ho letto stamattina e posso dirne un gran bene, nonostante la presenza indigesta di King Kong. Albo che fila bene, interessante, con un bel giallo circa l'identità del personaggio misterioso che si cela dietro la maschera. Il dottore e sua figlia, mooolto circospetti, cosa c'entrano in tutto questo? Ci sarà dietro la figlia di Satania, come sembra suggerire la presenza del novello Gombo? O il Principe Sumankan, data la presenza dei sicari malesi? E che fine ha fatto Mac Parland (la cui vicenda mi ricorda quella del capo della polizia di Frisco ne La Congiura?). Quando un albo diverte, intriga, incuriosisce e si legge bene, cos'altro chiedere? Vabbé dai, sospesione dell'incredulità accordata
  12. Leo

    [705/707] La maschera di Cera

    È così. Gli appassionati sono rompiballe per definizione, e male sarebbe se così non fosse. So che per il trono di spade (mi pare) i fan hanno chiesto un'altra conclusione ed è quasi scoppiata la rivolta armata; per un anime in onda su Netflix, la stessa Netflix ha dovuto eliminare l'audio in italiano dopo che i fan inferociti hanno rimproverato al doppiaggio italiano di aver chiamato "angeli" delle creature che invece si chiamano "apostoli". Voi, caro Mauro, non fate nulla di serio, ma siete obbligati a farlo in modo serio. E in definitiva non c'è niente di più serio delle passioni della gente, che' la gente ha un bisogno feroce di evadere, di visitare altri mondi col pensiero, di aggrapparsi all'amico virtuale ed eroe di turno, che si chiami Tex Willer o Uomo Ragno o Paperino. O di aggrapparsi ad un ideale spesso malinteso, qual è quello delle squadre di calcio idolatrate oltre ogni debita razionalità (e parla un grande tifoso del Milan). Ma se l'eroe, o la storia in cui esso si muove, non è credibile, o è fallace, ecco che l'eroe diventa un impostore, e l'appassionato si incacchia. Altro che rompiballe!
  13. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    Per me tra i migliori ci sono Fiamme sull'Arizona e La Grande Rapina, due veri e propri film entrambi molto western (il secondo è poi impreziosito dai disegni di un Ortiz spaventosamente ispirato). Poi c'è L'Uomo di Atlanta, con i disegni poco texiani ma per me indimenticabili di Jordi Bernet (peraltro anche questa è una storia che ha a che fare con la Guerra Civile, come L'ultimo ribelle, che a quanto ho capito ti è piaciuta). Poi consiglierei Sangue sul Colorado, storia con bei personaggi illustrata splendidamente dal grande Ivo Milazzo. I texoni sopra citati sono tutti di Nizzi e a mio parere sono tutti bellissimi. Tra quelli di Boselli segnalo Gli Assassini, con un co-protagonista notevole, e La cavalcata del morto, illustrata magnificamente da Civitelli. Anche quella dello scorso anno, I ranger di Finnegan, merita. Discorso a parte Il Magnifico Fuorilegge, sempre di Boselli stavolta in coppia con Andreucci, un capolavoro che può considerarsi il precursore della collana oggi in edicola Texwiller incentrata sulle avventure del "giovane fuorilegge", che ti consiglio caldamente. Infine, ti segnalo Verso l'Oregon, unica comparsata - molto felice a mio modo di vedere - di Manfredi sui texoni. Mi scuso con tutti per l'OT
  14. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    Tra detestare e disprezzare, in termini pratici, non ci vedo una grossa differenza. Mitchell lo hai inquadrato bene: è un folle, ossessionato da un uomo che probabilmente ammira e al contempo odia. E forse lo odia proprio perché è consapevole che Sophie, la ragazza nera che gli aveva fatto perdere la testa generando un corto circuito nella sua mente bacata di razzista (Doc alla fine dice che "non poteva ammetterlo neanche con se stesso"), è invece innamorata di Doc. Da qui un odio quasi inconsapevole ma inestinguibile, sopito dall'amicizia ma riesploso a causa del rancore per l'abbandono di Doc. Il rancore è stato il vero detonatore di un'esplosione di odio e follia che hanno portato mitchell a fare ciò che ha fatto. Il rancore, e quel sentimento morboso, tormentato e represso, di cui probabilmente si vergognava pure, provato per quella bambinaia nera che non lo corrispondeva. In effetti, a un'analisi "psicologica" più approfondita, è un gran bel personaggio, Mitchell. E a chi pensa che queste elucubrazioni siano esagerate, e che Tex non è un trattato di psicologia, e che è un western fatto di elementi semplici come voleva il suo creatore, rispondo: avete ragione in generale, ma anche in questo caso (come anche nel caso del co-protagonista del numero 695, per cui venni accusato di ricamarci troppo sopra), è lo stesso autore a suggerire quanto detto sopra, con la frase mormorata dal morente Doc sulle ragioni che hanno mosso Mitchell, e sul fatto che non poteva ammetterle...
  15. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    Ecco il link
  16. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    In effetti l'ultima perplessità che mi resta riguarda la coerenza di Doc (del Doc personaggio di questa storia, non del Doc reale) nel mettersi in affari con un ex amico che detesta: in fin dei conti, aveva tentato di violentare Sophie e comunque il Doc personaggio di questa storia è più "corretto" del suo omologo su questa terra. Ma è una perplessità superabile, in nome del godimento provato nel leggere una storia del genere. Anch'io ci ho messo tanto nel leggerla, e meno male! Corre un'enorme differenza tra una storia verbosa e una densa come questa: la prima annoia, la seconda tiene incollati alla sedia. Tutti i personaggi sono curati in maniera perfetta: anche le comparse hanno una loro caratterizzazione e personalità: si pensi allo sceriffo nella scena di Trails end, all'ufficiale dell'esercito che dà indicazioni ai nostri, e ancora al postiglione della diligenza. Incastrare poi, tutti gli eventi realmente accaduti in una trama di pura fantasia come questa, era un compito arduo a cui il nostro ha saputo assolvere egregiamente: elemento che purtroppo ho compreso troppo tardi, e che ahimé resterà ignoto e quindi inapprezzato dai tanti che non vedranno il video di presentazione e che non partecipano al forum. Forse ci sarebbe stato bisogno di una postfazione (una paginetta dopo la storia) in cui a caratteri cubitali si avvisavano i lettori del fatto che le postille contenevano spoiler. Penso proprio che sarebbe stata un'opportunità per tanti lettori di apprezzare ancor di più la storia e il lavoro dell'autore.
  17. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    Guarda, questo cambia davvero le carte in tavola. E avvalora la battuta di Borden sulla "coerenza" dei personaggi reali. È stato importante vedere il video di presentazione del texone, perché senza di esso questi aspetti, che mi avevano fatto storcere il naso, non sarebbero stati chiariti. Inutile dire che sono felice di tutto ciò: posso annoverare questa tra le mie storie preferite, le ultime mie riserve sono praticamente cadute. Grazie per l'approfondimento Carlo!
  18. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    L'avevo capito, non amo molto le storie mosse da pazzi furiosi (e questo lo è letteralmente), ma è una questione di gusti solo mia ovviamente. "Hai capito TUTTO" mi sa di ironico. E' così o no? Scusa ma con "hai capito tutto" mi sembra che tu mi prenda in giro. Un po' come quando fai dire a Helen: "ci hai azzeccato" ad un Carson che ipotizzava che l'assassino fosse Holliday. In effetti non avevo pensato che, dal tempo delle rapine, non è poi passato così tanto tempo. Ringo a un certo punto dice a Tex che "sono storie vecchie", ma è chiaro che è un pretesto per non dire di più. Ok, mi hai convinto, Bos. anche questo è vero No no no aspetta aspetta aspetta: qui, con tutti quegli ecc. ecc., mi risento preso per i fondelli: vuoi dire che la scena dello stagno andò veramente così, ed è accaduta davvero a John Holliday (cioé un suo amico ha ammazzato due neri davanti a lui per motivi così futili)? Se è così, mi rimangio TUTTO quello che ho detto. Resterebbero, se mi dai le conferme richieste, solo gli aspetti per i quali ho già profuso entusiasmo in abbondanza nel mio post. Resterebbero solo gli elementi che mi hanno già fatto gridare al capolavoro!
  19. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    Eh già. È il mio pard preferito, e storie come questa non possono che farmi piacere. Mi dispiace tu abbia finito con gli inediti francob, ti perdi qualcosa
  20. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    Ho appena visto il video di Borden con Laura Zuccheri. Franco Busatta ha detto che, oltre a Ticci e Milazzo, nello stile di Laura ha visto anche un po' di Marcello. Lei ha negato recisamente di essersi ispirata al disegnatore de Il Passato di Carson, ma anche a me alcuni suoi primi piani (soprattutto di Doc) hanno ricordato Marcello. Borden ha riferito un particolare importante: alcune scene, che possono sembrare un po' casuali o crude, in realtà sono accadute realmente. Lui ha voluto riportarle, ma questa fedeltà storica fa sì che possano magari sembrare un po' casuali. Ciò effettivamente spiega in parte qualche mio dubbio espresso sopra. Volevo chiedere a Mauro: la scena dello stagno è accaduta realmente, ma non a Doc Holliday. O sbaglio?
  21. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    Riletto il Texone, devo dire che i dubbi permangono. Pur non essendo un amante degli spiegoni, penso che qualcosa in più sulle motivazioni del "doppio" Doc si poteva dire. Ma non è solo questo: anche alcuni passaggi, o comportamenti dei personaggi, mi sembrano poco coerenti o poco verosimili. 1) Per quale ragione il "Dottore" si prende la briga di ammazzare tutti i vecchi nemici di Doc? Solo per prendersi il bottino e far ricadere la colpa degli omicidi su Holliday (come faceva peraltro a sapere del bottino)? E poi, perché il "Dottore" odia Doc? A tutte queste domande si potrebbe rispondere che il "Dottore" è un pazzo: ciò che certamente è, ma, come ho già detto, tendo a diffidare delle storie mosse da pazzoidi sadici e gratuitamente sanguinari. 2) La donna di Mitchell va a parlare a Doc: cosa gli dice? Si immagina che gli chieda di recarsi in Arizona, forse per uno scontro finale col suo vecchio amico-nemico: non è spiegato ma non è difficile da intuire. Ma chi dà fuoco al Texas House? E perché? Forse la donna, Helen, dopo aver fatto la sua ambasciata aveva paura che Doc non si presentasse all'appuntamento? Non si sa. O almeno, io non l'ho capito. 3) Perché Johnny Ringo, pur disponendo del tesoro della Banda dei Cowboys, fa da tirapiedi a un ranchero? Di fatto fa il mandriano, o poco più. E' inverosimile che continui a farlo, nonostante la ricchezza sepolta di cui lui, e Bud Snow, dispongono. 4) E' possibile che Doc resti ancora amico, e addirittura diventi socio in affari, di uno che ammazza dei "negri" in un fiume senza alcun motivo e che tenta di violentare una ragazza? Va bene che sono "negri" nell'America del Sud ottocentesca, ma dalla storia sembra che Doc non condivida i pregiudizi dei suoi conterranei. E comunque la crudeltà gratuita - che sconfina in schizofrenia - del suo amico è evidente: eppure, nonostante Doc "ne porterà sempre il rimorso" e nonostante "da quel giorno cercasse di stargli lontano", poi diventa addirittura suo socio in affari! La personalità di Doc, bisogna dirlo, è abbastanza debole, da quel che se ne può capire da questi elementi. Insomma, i dubbi - sulla coerenza dei personaggi e delle loro azioni, da Doc al "Dottore" - mi sono rimasti tutti. Mi sembra strano che le voci fuori dal coro, sia qui nel forum che su facebook, siano pochissime. Sarò io lo spaccamaroni... Confermo poi anche questa altra mia sensazione. Al netto delle forzature che ho descritto sopra, e che purtroppo incidono sul giudizio finale della storia, intere sequenze di questo Texone sono veri e propri capolavori: - la scena a "Trail's end", con quella città fantasma desolata e persa nel nulla a far da teatro ad una scena forte, violenta e cruda; - l'ingresso in scena di Doc: il suo incubo a tinte pastello, un ricordo tormentato di gioventù, il bel viso di una bambinaia nera; poi, dopo il ritorno alla più prosaica realtà, una bella pedata nelle natiche di una prostituta, con annesso lancio umiliante di monetine. Quasi a dire, da parte di Boselli: Doc è questo, non voglio idealizzarlo, state attenti che non avrete a che fare con un gentleman. - l'ingresso in scena di Kate: la scena col postiglione della diligenza prima, poi la puntata nella casa di gioco, infine il sesso col suo vecchio uomo: non riesco a immaginare modo migliore per presentare un personaggio che assurgerà, nel corso della storia, al ruolo di protagonista e che è probabilmente uno dei comprimari più belli mai sortiti dalla penna del Bos. - KIT CARSON: ma quanto è grande Kit Carson in questa storia, signori? Sembra di rivedere quel giovane con baffo e pizzetto neri che, tutto solo, sfida Waco Dolan e i fratelli Dobbs nelle strade polverose di Bannock. Intanto, devo dire che per me è sempre una goduria quando i pards si separano: significa quasi sempre, immancabilmente, che Carson si illuminerà di gloria propria, privo della balia Tex. E infatti il nostro non si smentisce: molto bella è la scena in albergo, in cui neutralizza Helen e il nero Bram, non proprio due novellini di primo pelo; e poi, quando mette in scacco tutti i cowboys che stanno assediando Tex e Doc: quella voce fuori campo, di uno splendido Carson nascosto tra gli alberi e letale nel colpire... grazie a Mauro per un simile Carson, lo vogliamo sempre così! Per non parlare di tutte le scene, gustosissime, in cui il Vecchio Cammello battibecca con Big Nose Kate: uno spettacolo, una storia nella storia - Il Finale: la morte di Doc, il ritorno di Sophie, la consapevolezza tardiva di Hollyday circa l'amore di Mitchell per la bambinaia nera. E infine, due donne sole nella Skeleton Valley... speriamo di leggere presto quest'altra storia!
  22. Leo

    [Texone N. 34] Doc!

    CONTIENE SP OI LER Devo dire la verità, perché mi piace sempre essere franco: la storia è complicata e non sono sicuro che tutto giri per il verso giusto. Inoltre, non sono convinto di aver capito bene le motivazioni del pazzoide, né mi spiego come il finto Doc possa essere a conoscenza del tesoro dei cowboys. Insomma, ho bisogno di una rilettura per digerire il tutto, e questo può voler dire o che la storia non fila liscia come dovrebbe o che il mio "stomaco" ha problemi di digestione. Non lo so. So solo che più volte, durante la lettura, mi è venuta alla mente La Mano del morto, altra storia che mi fece venire dolore di testa,e che guarda caso è stata citata da alcuni di voi in questo topic, sia pure con altri intenti rispetto ai miei. Insomma, devo rileggerla, anche se ammetto di diffidare sempre delle storie mosse da pazzoidi sadici e gratuitamente sanguinari. Non ho difficoltà però a riconoscere che, in molte sequenze - tutta la parte iniziale nella città fantasma, le scene introduttive di Doc e Kate, i teatrini di Kate con Carson - si respira profumo di capolavoro, anche per merito di disegni splendidamente western.
  23. Leo

    [Tex Willer N. 05 / 09] I due disertori

    Bella descrizione dei disertori, l'ho molto apprezzata. A maggior ragione resto abbastanza convinto della mia idea: almeno per quanto riguarda Miguel. Di Pedro, in effetti, mi fido un po' meno, anche se alla fine credo che anche lui non si macchiera' di un secondo tradimento. Per letizia: il problema non è che Pedro mostri il manifesto, ma che lo abbia preso, e di nascosto pure.
  24. Leo

    [Tex Willer N. 05 / 09] I due disertori

    Già, perché lo fanno? Devo dire che a me la cosa ha fatto storcere il naso, all'inizio, non parendomi troppo credibile. Poi, aiutato dalla simpatia dei due disertori, l' ho digerita: sono due avventurieri senza arte né parte, senza un posto nel mondo e in balia dei venti troppo caldi del Messico. Non hanno più nulla, nemmeno una compagnia dopo l'eccidio degli altri disertori; l'unica cosa che probabilmente ancora capiscono o quantomeno li colpisce è la forza, la forza bruta, che in Tex trovano in abbondanza. Ne restano affascinati e lo seguono. Non c è dubbio che lo seguano solo per proprio tornaconto, non già per affetto, ma senz'altro lo rispettano e tra di loro si instaura un rapporto virile. I due ex soldados si fanno giustamente prendere dal dubbio, a un certo punto, di aver sbagliato i loro conti, a seguire un capo che invece che spalancargli le porte dell'inferno (bellissima questa loro lamentela :D ) li "costringe" ad una buona azione dopo l'altra; tuttavia, le avventure in cui sono coinvolti corroborano l'idea che si sono fatti di quel loro jefe improvvisato e ne accrescono ulteriormente la loro stima e rispetto. Nasce qualcosa tra i tre uomini, un'amicizia virile fondata sul rispetto per la forza, che istintivamente i messicani hanno dentro di sé. Poi Pedro prende quel manifesto... perché lo fa? Non lo so, è una "deliziosa ambiguità". In fin dei conti, sono animali istintivi, e come il loro istinto li porta ad ammirare e rispettare Tex, così quello stesso istinto li induce a tenersi un qualche asso nella manica, non si sa mai cosa potrà accadere, e certamente la fedeltà non è un valore in cima al loro codice etico. Tuttavia, continuo a pensare che si sia trattato solo dell'istinto della bestia, che prova a difendersi come può e a trarre vantaggio da ciò che gli capita per le mani, in questo caso un avviso di taglia... ma questo loro insopprimibile istinto non credo che, nel quinto albo, li porterà a schierarsi contro Tex: avranno la meglio il rispetto e l' "amicizia". Se conosco Borden sarà così. Comunque gran bella storia, soprattutto da questo quarto albo.
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