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Leo

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Messaggi pubblicato da Leo

  1. Onestamente, un ritorno di Nizzi su Tex mi lascerebbe piuttosto freddo e non molto fiducioso. Molte delle sue storie post 500 sono quasi un supplizio da leggere; ricordo i tempi (ancora non frequentavo i forum su internet) in cui ad ogni nuovo albo in edicola leggevo immediatamente il nome dello sceneggiatore, e la delusione che provavo ogni volta che si trattava di Nizzi. E' un fatto che non ho mai ripreso in mano le sue ultime storie per rileggerle una seconda volta - cosa che faccio abitualmente con tutto il resto della produzione texiana.

     

    Purtroppo questo è successo anche a me. La stessa identica cosa. Vedevo il nome di Nizzi e non compravo l'albo. Ingeneroso o meno verso un autore che mi aveva dato tanto e che mi aveva fatto conoscere ed amare Tex, non riuscivo a non farlo. Ero nauseato da Nizzi. Forse perché il primo ad essere nauseato era proprio lui. Solo con i soggetti di Traversa tornerà a livelli accettabili. 

     

    Ribadisco però il consiglio datovi qualche post fa: procuratevi i suoi libri. Sono davvero una piacevole lettura!

  2. D'accordo con John Deere, sulle idee mai dire mai, non si può escludere nulla. Ma quello che ha scritto le ultime storie (tra queste ci metto pure I Volontari di Hermann, una copia sbiadita e scialba de Fiamme sull'Arizona) è un autore a cui Tex era uscito dal naso. A meno che non si sia disintossicato in questi anni, non credo che possa dare molto di più. La verità è che gli autori, come tutti, invecchiano. Lo spremutissimo Nizzi è invecchiato anzitempo, texianamente parlando: suggerisco però ai nostalgici come pino1980 (capisco la tua nostalgia per Nizzi, sei di poco più giovane di me e quindi presumo che la nostra esperienza texiana sia analoga, anche a me manca la robustezza di Nizzi, anche se la penso in maniera diametralmente opposta rispetto a te su Boselli) di recuperare i romanzi dello scrittore di Fiumalbo: leggeri e divertenti, sono una piacevolissima lettura, un modo diverso per conoscere l'autore da noi così amato.

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  3. Sui soggetti di Traversa, anch'io ci sono rimasto... diciamo così, quando l'ho saputo. Comunque, vediamo il bicchiere mezzo pieno: Traversa non era poi così male, come soggettista.

    Mi associo te nell'apprezzare "Puerta del Diablo". Come pure "Dieci anni dopo". Una cosa incredibile, che non avevo mancato di notare nel mio primo articolo per il Magazine, è che, quando c'erano dei personaggi femminili di mezzo, Nizzi si risvegliava. Davvero: "Il villaggio assediato", "Puerta del Diablo" e "Dieci anni dopo" condividono tutte la presenza di personaggi femminili suggestivi, caratterizzati in modo tutt'altro che banale, rifuggendo tanto dal prototipo della donna-angelo quanto della donna mascolina. Sono donne dalla personalità forte, ma con tutta la fragilità dell'esistere, che sanno sempre rimanere femminili.

     

    Ecco, un aspetto sul quale mi concentrerei un attimo è il Nizzi creatore di personaggi femminili. Borden è famoso per Lena e Donna, vero; ma credo che i personaggi femminili di Nizzi siano inarrivabili. Vedere Alison, dalla storia "Il presagio": mai donna sulle pagine di Tex è stata così vera. Potrei stare qui a sbrodolare ore, quindi preferisco trattenermi; mi basta dire che ogni volta che rileggo la storia, Alison semplicemente mi commuove: è... è perfetta.

    Pensare, anche, a "Le iene di Lamont": è vero che non c'è azione in tutta la storia, ma quanto è intenso il rapporto conflittuale fra Piccolakathy (come la soprannominò perfido il nostro Jack65 :D ) e la matrigna. Qualcuno addirittura bollò quel texone col nomignolo "Piccole donne" e Sergio Bonelli disse che sarebbe stato pubblicato solo dopo la sua morte (cosa che beffardamente accadde). Eppure, quanto è bello? Alcuni non concorderanno, ma per me si tratta di una bella storia. Raccontare una vicenda del genere sulle pagine di Tex è rivoluzionario. Si parla (e giustamente) di Boselli come un innovatore grazie a "Gli invincibili", "Il passato di Carson" e "I sette assassini"; ma Nizzi non è stato da meno con "Piccolakathy".

     

    E con ciò, oltre a spandere lacrime degne di una lettrice di Harmony sulla copertina de "Le iene di Lamont", mi candido a flamine del culto di Claudio Nizzi...

     

     

    No, Traversa non era male, perché obiettivamente in quel periodo Nizzi diede segnali di ripresa. Oltre alle due citate prima, concordo con te che anche Dieci anni dopo sia una storia riuscita. Sul capitolo donne di Nizzi, non si può non rilevare però che per tutte le storie citate sopra (fatta eccezione per Le Iene di Lamont, di cui non ho un gran ricordo, ma che onestamente devo rileggere per meglio cogliere quanto ben sottolinei tu) il soggettista sia un altro.

     

     

    però Allison forse è un personaggio creato da Civitelli, che è l'autore del soggetto, anche se è Nizzi che l'ha caratterizzato molto bene, ,ma ha voluto evitare che il finale risultasse stucchevole peri soliti motivi editoriali. E' stata "vera", per usare le parole di Virgin, anche se un po' "castrata", mi si passi l'espressione, in quanto, se non ricordo male, a Sergio non piaceva che una donna potesse in qualche modo interessare il nostro Tex e che lui non fosse insensibile... ma "Il Presagio" è una buona storia tutto sommato.

     

    Come non manca di citare Ulzana, Allison dovrebbe essere un personaggio di Civitelli, anche se, come dice sempre Ulzana, senz'altro il personaggio è stato ben caratterizzato da Nizzi. Sono d'accordo che spicchi per "autenticità" e sono altresì d'accordo che sia stata  un po' "castrata" per motivi editoriali (Civitelli ha ammesso - se non sbaglio - di aver presentato un soggetto un po' più ardito rispetto alla versione approdata in edicola). C'è peraltro da dire che io trovo Il Presagio non solo una "buona storia tutto sommato", ma una bellissima storia. Non solo per il personaggio di Allison, ma anche per il pathos che sorge dall'incertezza per il destino di Tex, che potrebbe essere morto nella piena, per i due Kit che lo ricercano invano, per un grande Kit Carson che, senza Tex, sbroglia di fatto da solo l'intera matassa assicurando alla giustizia tutte le anime nere della storia. Ed in tutto questo, pure Carson non ruba la scena a Tex, perché in questa trama convivono due filoni, e, nel filone "indiano", indiscusso protagonista è Tex con il vertiginoso ed entusiasmante duello sullo strapiombo. 

  4. per @Leo: purtroppo non ho il libro di Guarino però l'apporto di questo lettore che gli suggeriva i soggetti assume un aspetto interessante nella discussione che stiamo facendo. Questo Traversa come si è messo in comunicazione con Nizzi? E' stato Claudio a cercarlo o viceversa? Mi piacerebbe anche sapere se il soggetto dell'ultima avventura di Nizzi è sempre di Traversa.

     

    Purtroppo non so risponderti, Ulzana. Non mi pare che questi aspetti nel libro fossero specificati. Sorry.

  5. Berardi farà le scelte che vuole in futuro. Poi tutto questo discorso è nato per un team-up che purtroppo non si farà mai.

     

    Ulzana, io faccio tutta 'sta battaglia, e tu sei così pessimista? Mai dire mai...

  6. Sarà in ferie. Facciamogliele godere, deve ritornare carico per sfornare altre grandi storie e altre grandi idee per la testata. Per limitarci solo alla curatela, la sua gestione per ora è da applausi: il color Tex storie brevi, Serpieri, storie con Tex giovane, l'attesissimo e curatissimo profilo facebook, il cross over con Ken Parker...

  7. Infatti da come ho scritto sembrava che mi rivolgessi a te. Mi scuso. In realtà la mia era una considerazione generale per esprimere il mio pensiero circa la grandezza di Nizzi: gli sono molto più grato per "La congiura", "Sioux" etc. che non per la, peraltro bellissima "Fuga da Anderville". Un Nizzi con quello stile... be', sì, ogni tanto non avrebbe guastato. Ma anche così sono felicissimo! Come te, del resto... ;)

     

    Non ti devi scusare Virgin, ci mancherebbe! Ti confermo che anch'io sono felicissimo, e lo sarei stato ancora di più se, accanto alle sue splendide storie del periodo d'oro, avesse calato (due volte o tre) qualche altra Fuga da Anderville. Il mio Tex, peraltro, non è quello di GlB, ma quello di Nizzi... la mia prima storia è stata La leggenda della vecchia missione, i miei primi entusiasmi texiani vengono da Fiumalbo...

     

     

    Penso che notare il suo declino, senza nasconderlo, significhi anche rendere giustizia a quanto di buono Nizzi ha fatto prima. E anche durante, per carità: io con "Il villaggio assediato" mi sono divertito e continuo a divertirmi assai.

     

    Totalmente d'accordo. Se parlo male di alcune storie di Nizzi (come anche di Boselli, peraltro), è solo perché l'ho incensato quando ho ritenuto di farlo. Se lo esalto quando mi entusiasma, mi sento quasi in dovere di valutare in maniera severa alcune sue storie per me non riuscite. Altrimenti è come se sminuissi le lodi con la faziosità. Il villaggio assediato è piaciuto anche a me. Ma di quel periodo me ne sono piaciute diverse (ricordo ad esempio Puerta del Diablo, da molti stroncata ma che io ritengo molto buona). Solo che, come ammesso candidamente dallo stesso Nizzi nel libro di Guarino, i soggetti di queste storie non sono suoi ma di Traversa, un affezionato lettore che gli passava le sue idee. Nizzi poi dava forma al soggetto e lo sceneggiava. Questo fa capire quanto Nizzi fosse in disarmo negli ultimi tempi. Peraltro, ho mal digerito che proprio lui, che ha tanto e legittimamente criticato l'editore per avergli imposto il ruolo di ghost writer per cinque anni, proprio lui poi abbia fatto subire la stessa "tortura" ad un altro, non accreditandogli la paternità dei soggetti. Beninteso, non poteva farlo, perché di questa collaborazione aveva tenuto Sergio Bonelli totalmente all'oscuro (sapeva che Sergio sarebbe stato del tutto contrario), ma ciò non mi porta comunque ad accettare di buon grado la cosa. L'unico aspetto positivo è stato che le storie hanno ripreso un pò di verve, anche grazie comunque alla bravura di Nizzi nello sceneggiarle. 

     

     

    Quindi se da un lato Nizzi ha scritto decine di storie perfette e ben orchestrate, dall'altro si è morso la coda da solo. Il gioco è stato bello fin quando è durato, poi i limiti si sono visti, il "bluff" è uscito allo scoperto, e secondo me era in quel momento che doveva dar spazio ad altri o limitare la sua produzione. E qua non do colpe a nessuno, però sia lui sia Sergio qualcosa dovevano fare per evitare questa situazione (anche se le vendire erano buone, a parte gli inevitabili cali ciclici dovuti agli anni e alla disaffezione per il fumetto da parte dei giovani, qualcosa si doveva tentare). Per questo l'amarezza di tanti suo ammiratori risulta evidente quando si prendono in mano le storie della fascia 500-600 per non parlare delle ultime avventure. Boselli è bravo, alle volte ha scritto storie che secondo me potevano reggersi anche senza Tex. E' un autore straordinario ma spesso si lascia andare alla sua citata impetuosità. Non è un male ma tanti lettori spesso si sono accorti che alcune (mica tutte sia chiaro) storie non erano contestate perché brutte, anzi, ma perché non in linea con certi aspetti del personaggio. Borden a differenza di Nizzi non fa il compitino, non sta a sentire nessuno e prosegue per la sua strada. Beh se questa sua presa di posizione ci regalerà in futuro storie come "El Supremo" o la recento con il Morisco allora beh... al diavolo tutti i ragionamenti! Basta soltanto che non faccia come il buon Nizzi, ovvero: una volta che la sua vena si è esaurita (ma si esaurirà? :indianovestito: ) dia spazio ad altri autori e non si intestardisca a firmare storie che scontentino i lettori!

     

    Non avrei saputo dirlo meglio, Ulzana. Tutto quanto. In particolare che la colpa non è solo di Nizzi. E che bisogna mandare al diavolo i ragionamenti quando una storia, magari solo con Tex e non di Tex, è comunque bella. Io sono per le belle storie.

     

     

    Era uno sfogo riferito a chi lo critica da anni. A me dispiace sentire critiche esagerate su chi ha dato tanto nella vita di questo personaggio.

     

    Alcune critiche (non tutte) nascono dall'amore per il personaggio e anche - perché no! - dalla stima nutrita verso Nizzi. Non può farmi piacere che un autore per me superlativo mi propini ad un certo punto Oltre il fiume! Lo devo criticare...

  8. Beh, Satan, mi pare che i messaggi recenti di questo topic siano abbastanza "affettuosi" nei confronti di Nizzi. Ulzana, Ted, Virgin ed io (per citare i soli utenti che hanno ripreso questo topic negli ultimi tempi) siamo tutti grandi estimatori di Nizzi e credo che ciò dal contenuto dei post sia tutto sommato evidente.

     

    Medda sembra Dio solo perché ha scritto tre (facciamo due e un quarto, visto che la storia breve non si dovrebbe contare) storie molto belle, e non ha avuto neanche il tempo di essere messo in discussione. Nessun paragone tra Medda e Nizzi, ci mancherebbe: peccato anzi che non se ne possano fare, perché Sergio Bonelli - infelicemente - non ce ne ha data la possibilità.

     

    Ma nessun paragone neanche con Faraci, per carità: Nizzi ha avuto un declino (lungo) dopo anni di gloria, mentre il declino faraciano sembra essere arrivato dopo sole tre buone storie. La verità è che di Faraci oggi possiamo dire molto poco, è ancora una potenzialità, non una realtà. Speriamo bene... 

     

    Anche per me Boselli è il migliore, ma prima di GLB.

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  9.  

    L'unica volta che si è discostato da questi suoi criteri rigidi, oltre a Furia Rossa, è stato con Fuga da Anderville, una storia che acuisce in me il rimpianto di non aver potuto vedere Nizzi altre volte infedele a sé stesso. Qui Nizzi è stato splendidamente incoerente, per una volta non è Tex al centro della storia, che anzi subisce gli eventi e non è mai determinante. Assiste alla morte del povero Tom, di Leslie, di John ed infine del vecchio Howard Walcott senza avere mai la possibilità di intervenire.

    Non vorrei fare il malevolo, ma, attenendoci solo a questo piccolo dato (Tex che subisce gli eventi), in fondo negli ultimi vent'anni Nizzi raramente ha fatto fare a Tex qualcosa di diverso.

    Di fronte al suo periodo buio (vale a dire, dal 1994 in avanti), la giustificazione del Tex canonico, statico e rassicurante non regge. Dico così soprattutto per rendere giustizia al Tex canonico, statico e rassicurante che Nizzi scrisse con eccellenti risultati nel suo periodo migliore. Il Nizzi in disarmo è palesemente un autore ormai svogliato, che sottobanco si fa scrivere i soggetti da un altro (questo si commenta da sé...) e scrive i dialoghi col pilota automatico inserito, caratterizzando i personaggi ad mentulam e facendo accadere tutto nel modo più piatto e insignificante possibile. Ci sono state eccezioni, ma l'andazzo grosso modo è stato quello.

     

    Però, Virgin, la bellezza di Fuga da Anderville non sta nel semplice fatto che Tex subisce gli eventi, ma negli splendidi comprimari a cui Nizzi riesce a dare vita. Personaggi che necessariamente lasciano Tex un po' al margine, tanto sono forti, prendendosi la scena in maniera pesante. Nelle storie post 1994, invece, c'è un autore probabilmente (come dici tu) nauseato, non c'è più neanche il mestiere, e se Tex non è al centro degli eventi non è perché qualche buon comprimario gli ruba la scena, ma è perché non c'è proprio, la scena, tutto è stanco, sfilacciato, imbolsito. Non è un paragone che regge. Il Nizzi di Fuga da Anderville è un Nizzi atipico, splendidamente incoerente con sé stesso. Il Nizzi del post 400 è un autore incoerente, nel senso che spesso le sue storie non hanno capo né coda...

     

     

    Il Tex nizziano da alcuni definito di maniera è proprio il Tex buono. I comportamenti del Tex nizziano post-400 non hanno nulla di manierista proprio perché sono completamente fuori canone. Semplice disamoramento oppure suggerimento di Sergio Bonelli che desiderava un Tex più umano, come talvolta ventilato? Non ne so abbastanza per rispondere. So solo che ieri sera ho letto il texone di Wilson, "L'ultimo ribelle", e ci ho visto parecchio di Nolitta...

     

    E, certo, tutti ricordiamo con piacere "Fiamme di guerra" (o "Territorio nemico" o "Fuga da Anderville" che dir si voglia); ma se la sua produzione fosse stata un continuo "Fiamme di guerra", io ci avrei visto ben poco di esaltante. Ciò che mi fa ricordare con affetto Nizzi sono storie come "La congiura" e compagnia. Un autentico "bagno caldo in cui immergersi ogni mese per ritrovare vecchie e piacevoli sensazioni"; e quanto piacevoli e divertenti sono quelle sensazioni...

     

    Ma anch'io credo che il Nizzi "manierista" sia un ottimo Nizzi. La Congiura è una goduria, Sioux una delizia. Né io ho detto che volevo un Nizzi sempre da Fuga da Anderville. Ma più spesso sì, l'avrei voluto. Questo sì. E avrei voluto anche che Nizzi fosse in grado di riconoscere che Gli Invincibili erano un arricchimento, per Tex, altro che pericolosi. Avrei voluto un Nizzi più vicino a Gli Invincibili, cosa che gli sarebbe riuscita benissimo, a mio avviso: lo ha fatto vedere con Fuga da Anderville e lo ha fatto vedere anche con L'Ultimo Ribelle da te citata: storia bellissima, in cui un comprimario pesante si prende la scena. Ecco, avrei voluto leggere, accanto al Nizzi de La Congiura e de La maledizione di Escondida, anche un Nizzi un po' più boselliano. Il Nizzi "boselliano" a mio parere lo abbiamo letto soprattutto sui Texoni: oltre a L'Ultimo Ribelle, ricordo la struggente Sangue sul Colorado, o anche i Predatori del Deserto, citata da Ulzana.

     

    ritengo "I Predoni del Deserto", texone spesso bistrattato, una bella storia anche se uscita nel cosiddetto "periodo buio" individuato da Monni e da molti altri. Perché questa storia nella sua rilettura mi ha convinto? Perché Nizzi tenta di presentarci personaggi umani, deboli, ricchi di sfaccettature, un po' come fa fino all'ennesima potenza, alle volte eccedendo (ma secondo me non è un difetto, anzi) Boselli. 

     

     

    Appunto questo volevo dire: storie meno di maniera e che lasciano invece spazio a personaggi di sostanza. Quindi viva il Nizzi di maniera, senza dubbio, ma peccato per esserci persi un Nizzi diverso che - ne sono sicuro - ci avrebbe dato grandi soddisfazioni.

     

    Infine manca l'arroganza in Tex che non hanno avuto né il grande Nolitta, né Nizzi e neppure il buon Mauro. Quella "bella arroganza" che aveva il Tex di Bonelli Padre s'è perduta per sempre. Ma questo è un altro discorso che esula dal topic. Onore a Nizzi, dunque, ma con qualche riserva. E lo dico con profonda amarezza perché di questo autore ho una stima illimitata.

     

    Il linguaggio di Bonelli padre è inimitabile. Nizzi ne ha creato uno suo, da commedia brillante come ben dice Virgin, ed in questo è stato un numero uno. I siparietti migliori con Carson - in tutta la saga - sono i suoi.

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  10. Nizzi ha scritto storie bellissime come "Furia Rossa" che ho riletto tante volte. Quell'avventura è un CAPOLAVORO senza sé e senza ma, almeno secondo la mia modestissima opinione, proprio perché non scritta seguendo i rigidi schemi bonelliani in cui lui, per scelta e per pressioni, si era limitato a seguire. Anche "La Ballata di Zeke Colter" ci dimostra come Nizzi sia un autore che avrebbe potuto proporre un Tex suo, più autoriale, in linea con il personaggio, ma che abbia rappresentato un'alternativa alla piattezza di storie anonime con i soliti escamotage narrativi (vedi gli immancabili e odiosi, per me, "origliatori" che non mancano nelle sue storie, quasi che in Tex i personaggi secondari non abbiano di meglio da fare che assistere ai colloqui dietro porte e finestre).

     

    A Nizzi è mancata quella dose di coraggio necessaria a, o abbandonare la serie quando le idee ormai scarseggiavano e soprattutto nel momento migliore come autore, oppure imporre all'editore un modo diverso di scrivere Tex, il suo, e una maggiore libertà dai cosiddetti canoni rischiando anche di scontentare i lettori, in parte come hanno fatto Boselli e Nolitta.

     

    Tra i capolavori, Ulzana, hai dimenticato Fuga da Anderville, che invece è importante citare proprio in questa sede. Tu dici che a Nizzi è mancato il coraggio di ottenere una maggiore libertà dai cosiddetti canoni o schemi rigidi bonelliani, ma io non credo si sia trattato di mancanza di coraggio. Quella di Nizzi era una "poetica", una convinzione, un modo di vedere ed interpretare Tex. Nel libro-intervista di Guarino, Nizzi dice ad un certo punto che la texianità per lui è un buon bagno caldo in cui immergersi ogni mese per ritrovare vecchie e piacevoli sensazioni. Con questo Nizzi ha efficacemente palesato il suo modo di intendere Tex, un modo statico, tranquillo, quella tranquillità e quella staticità condannate, qualche post fa, da Carlo Monni che invece ha sempre preferito situazioni dinamiche come quelle di Ken Parker o de La Storia del West. Ed io sono d'accordo con lui. E con te, da quanto ho capito. Solo che tu parli di una mancanza di coraggio: e invece no, era vera convinzione. L'unica volta che si è discostato da questi suoi criteri rigidi, oltre a Furia Rossa, è stato con Fuga da Anderville, una storia che acuisce in me il rimpianto di non aver potuto vedere Nizzi altre volte infedele a sé stesso. Qui Nizzi è stato splendidamente incoerente, per una volta non è Tex al centro della storia, che anzi subisce gli eventi e non è mai determinante. Assiste alla morte del povero Tom, di Leslie, di John ed infine del vecchio Howard Walcott senza avere mai la possibilità di intervenire. I protagonisti in questa storia sono i Walcott, proprio quei comprimari rubascena così spesso rimproverati a Boselli. Lo stesso Mauro una volta ha affermato che la storia di Nizzi che avrebbe voluto scrivere lui è Fuga da Anderville. A Nizzi non mancavano le doti per scrivere capolavori epici alla Boselli, per intenderci, solo che non ha voluto scriverli. Non ha voluto scriverli, perché li vedeva poco texiani.

     

     

    Concordo sostanzialmente sui suoi giudizi del manierismo nizziano anche se da parte mia io li ho vissuti più come una necessità ed una fortuna che hanno salvato Tex in un periodo ed in un contesto in cui la salute editoriale del ranger avrebbe potuto volgere male in maniera anche irreparabile. 

     

    Ha scritto quindi un Tex "di maniera" ed io di questo me ne dolgo e tanto. Se avesse voluto scrivere un'altra Fuga da Anderville, ci sarebbe riuscito, e ci avrebbe deliziati ancora. Ma, come ben scrive Ted, forse quel manierismo è stato anche una necessità e una fortuna che hanno salvato Tex in un periodo ed in un contesto in cui la salute editoriale del ranger avrebbe potuto volgere male in maniera anche irreparabile.  ecco, questo a mio parere è un punto cruciale. Nizzi s'è preso sulle spalle Tex in un periodo in cui la massima preoccupazione era di non far avvertire al pubblico il cambio di timone. Addirittura la firma gli fu negata. Boselli invece ha potuto scrivere le sue storie sempre sapendo che la sua innovazione (che è indubbia, checché ne dica lo stesso Borden) sarebbe stata compensata dalla scrittura tradizionale di Nizzi, con il quale per anni si è alternato. Nizzi questa tranquillità non ce l'ha mai avuta. E non è escluso che ciò in qualche modo lo abbia condizionato portandolo a scrivere in un certo modo e facendolo convincere poi che quello e solo quello era il modo di scrivere Tex. Un modo superlativo, intendiamoci, ma non epico, non "caldo", ed anzi talmente "distaccato" da rendere cieco l'autore di Fiumalbo anche di fronte a storie capolavoro come Gli Invincibili, che lui, molto poco carinamente nei confronti del collega Boselli, definì "pericolosa". Pericolosa perché Tex era messo in un angolo ed il protagonista era il ribelle irlandese! Ma l'avessi fatto tu, Claudio! L'unica volta che hai messo Tex in un angolo lasciando la scena a Joh Walcott, hai partorito il tuo più grande capolavoro! 

     

     

    Per finire, un giudizio su Nizzi non può che scontare i periodi narrativi ben evidenziati sopra: buono il primo (con un capolavoro assoluto quale Fuga da Anderville), ottimo il secondo, discreto/buono  il terzo e insufficiente l'ultimo. Possiamo farne la media oppure attaccarci al periodo che preferiamo.....

     

    Io comunque mi attacco al periodo che preferisco. Non faccio finta che gli altri non ci siano, e che mi sia dovuto sorbire I Fratelli Donegan! Dico solo che preferisco ricordarlo per i suoi capolavori. Mai epici, purtroppo, perché il senso dell'epico per l'appunto non c'era. Ma perfetti dal punto di vista del linguaggio, della texianità, e - vivaddio - del divertimento! che poi è quello che chiediamo alla fine. Se Gli Invincibili mi commuove, è vero pure che La Congiura mi avvinghia in una lettura mozzafiato. Se Cercatori di Piste mi porta a solidarizzare con i personaggi, è vero pure che L'Uomo con la frusta mi affascina per la sua architettura. Se voglio leggere un grande western, mi leggo La Grande Rapina. Se voglio un epico Carson, leggo Il Passato di Carson, se voglio un Carson invece irresistibile per simpatia, leggo La Leggenda della Vecchia Missione.

     

    Questo per dire che Nizzi lo adoro. Ma che, almeno ogni tanto, avrebbe potuto concedersi il lusso di scrivere altre Fuga da Anderville. Ne avremmo guadagnato noi e lui!

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  11. Sì, due serie diverse, ma l'epoca è quella, l'ambientazione pure... anch'io credo debba essere uno speciale "speciale",  un unicum in cui si incontrino due personaggi a loro modo tra i più significativi del fumetto italiano. Io vedo questo cross over molto più appropriato di quello con Zagor, ad esempio. E non (solo) perché Ken mi affascina di più (qui siamo nell'ambito del soggettivo), ma soprattutto perché Tex e Ken sono contemporanei, ed il loro incontro non sarebbe quindi così improbabile...  Inoltre credo che, pur così diversi, Ken e Tex in qualche modo siano complementari: il dubbioso e il granitico, l'umano e l'eroe, entrambi amici degli indiani e tendenti al Bene: ben venga uno "Specialissimo"!

  12. Lo so Carlo, ma non saprei come raggiungere Berardi, mentre Mauro potrebbe farlo facilmente, per ovvie ragioni. Solo che la sua risposta lapidaria di qualche post fa non lascia dubbi in realtà sul fatto che non possa o voglia farlo. Sbaglio io ad insistere... Ma sai, ieri era Natale, uno ci prova a scrivere la letterina...chissà che le cose non cambino, e che i desideri non si avverino, prima o poi... in fin dei conti, scrivo al curatore di Tex, e credo che sarebbe un'occasione ghiotta anche per il curatore di Tex, un evento così... Ma, ripeto, mi rendo conto di essere al limite dello stalking. Chiedo venia... 

  13. Mauro,

     

    posto di seguito la letterina di un bambino cresciutello a Babbo Natale (detto anche Borden):

     

     

    Caro Babbo Borden,

     

    considerami pure un rompiballe, una persona inopportuna o che non conosce il senso della misura, ma io veramente non riesco a rassegnarmi all'idea del mancato team up Tex-Ken Parker! Grazie alla ristampa Mondadori sto rileggendo tutta la saga di Lungo Fucile ed è forse per questa ragione, per il fatto di avercelo tutte le settimane sotto gli occhi, per questa sublime "convivenza" che si rinnova ogni sette giorni, che non riesco a non pensare continuamente allo storico incontro tra i due personaggi. Io non conoscevo granché la saga di Ken, né sapevo che Ken sarebbe stato braccato dalla polizia o dai bounty killer per anni in lungo e in largo per il continente Nord-Americano. Quale migliore occasione per far incontrare i due personaggi? Tex e Carson vengono incaricati, in qualità di infallibili segugi, di catturare il pericoloso ricercato Ken Parker. Tra i tre quindi il rapporto inizialmente sarebbe da antagonisti, Ken si rivelerebbe il più grosso osso duro mai incontrato dai nostri (che verrebbero fregati più di una volta) ma alla fine la caccia all'uomo non può che risolversi favorevolmente per i nostri ranger. Ed è lì che Tex e Carson, fini conoscitori di uomini, capiscono chi si trovano di fronte e lo lasciano andare... Se Berardi o Boselli Imbastissero una sceneggiatura su questo soggetto sarei felice come un bambino il giorno di Natale! Sarò un rompipalle, Babbo Borden, una persona inopportuna e importuna, uno stalker quasi, ma perdonami, perdona questa mia debolezza, sono soprattutto un grande appassionato che prega il Dio della Fantasia affinché gli regali un sogno... 

     

    Non ti incavolare Mauro, è Natale, sii buono...

  14. Oltre che lovecraftiana, io ci ho visto un velatissimo omaggio da parte tua a Dracula, Mauro, sia nella scena iniziale in cui Palacio e Guzman si recano alla magione dei Diago (mi hanno tanto ricordato Jonathan Harker che si reca al castello di Dracula e trova disseminate sul sentiero tante situazioni macabre e spiacevoli). Inoltre, anche la figura della bella Lenora mi ricorda un po' il vampiro stokeriano (o, meglio ancora, coppoliano): un essere in grado di amare ma dannato per sempre dal male...

  15. nonostante siamo a più di due terzi del cammino non riesco ancora a farmi un'idea precisa di questa storia.

    Non tanto perchè non sia interessante e non offra azione, mistero e vicende intriganti, quanto perchè non riesco ancora a cogliere l'architettura complessiva dei nemici, mi rimangono diverse perplessità che spero di chiarire finalmente nella terza parte.

     

    Intanto ben trovato, Jack: ormai hai diradato le tue presenze su questi lidi, ma leggerti per il sottoscritto è sempre un piacere.

    Ti quoto perché io stesso ho alcune perplessità sulla trama. Nel primo albo ho trovato strana l'arrendevolezza dei quattro killers che inseguono con tanta tenacia Guzman e Palacio e poi si bloccano davanti al fucile del solo Eusebio. Dopo questa inspiegabile pausa, ritornano a cacciare con la protervia di prima solo da quando arrivano Tex e pards. Già ho detto nel mio primo commento che questi passaggi mi sono sembrati troppo al servizio della storia. Nel secondo albo mi è sembrata invece troppo veloce la fase in cui i Diago sgominano i ribelli: perché non lo hanno fatto prima? Non credo che non fossero a conoscenza del loro covo. E' chiaro che qui probabilmente li hanno solo sfruttati per stornare i sospetti sulla famiglia, ma se è così perché fino a quel momento avevano consentito di starsene indisturbati?

     

    A parte questi aspetti poco chiari (che probabilmente resteranno inspiegati), la storia è veramente avvincente. Da maestro consumato Borden mette in piedi una sceneggiatura che non si concede e non ci concede pause, ed è bellissimo il passaggio in cui tutti si ritrovano nella biblioteca dei Diago e tutti hanno scoperto qualcosa: Tiger ha ucciso un uomo serpente, Morisco ha capito il mistero di quella spaventosa famiglia, Kit è addirittura riuscito a parlare con l'irraggiungibile Leonora...

     

     

    In ogni caso la bella Leonora Diago svolge una parte importante in tutta la storia,inizialmente agendo come motore centrale che dà il via a tutto il racconto, poi intervenendo in maniera decisiva per consentire ai nostri di fare un passo in avanti nelle indagini (o alternativamente per attirarli finalmente in trappola) e infine rivelando la sua vera essenza buona, malvagia o a metà strada (i famosi grigi boselliani) che sia.

     

    Sì, Leonora è un bellissimo personaggio, il più "draculiano" della storia. Nel primo albo, la scena in cui Palacio arriva alla magione dei Diago mi ha ricordato l'arrivo di Jonathan Harker al castello di Vlad. Ci ho voluto vedere, forse a torto, anche un velato omaggio di Mauro ad un romanzo che credo che al Nostro piaccia molto. In Leonora ci vedo un po' Dracula: un personaggio maledetto, con una capacità di amare che lo umanizza ma condannato dalla sua natura mostruosa al male. Leonora è così: un personaggio dall'"essenza buona", ma che potrebbe divenire, suo malgrado, una presenza malvagia. I "famosi grigi boselliani", dice natural killer. Gli splendidi grigi boselliani, aggiungo io: è grazie alla presenza di questi personaggi che ci appassioniamo alle storie, sono loro a rendere le trame non scontate e quindi intriganti e avvincenti fino alla fine. Ci sono dubbi che Tex e company abbiano la meglio sui serpentoni? Nessun dubbio, ma che ne sarà di Leonora? Questa è il personaggio chiave, il suo destino (condannata dalla sua malattia a morire o a essere uccisa da parte dei pards o salvata da qualche trovata geniale del Morisco?) ci appassiona, come quello di Colorado Belle, del Sergente Torrence, di Glenn Corbett, ecc. ecc.: io di Boselli ho sempre amato i comprimari e Leonora, per quanto non rubi affatto la scena (tutt'altro), è una figura bellissima, draculiana e boselliana.

     

     

    Questa è comunque una storia del filone "irreale" per cui come accettiamo per "possibile" l'esistenza della stirpe dell'abisso, cioè uomini imparentati con serpenti, perché non accettare per "possibile" anche una guarigione, per noi esseri moderni e razionali impossibile, frutto delle conoscenze di Morisco e delle colt di Tex, che eliminano il demonio Sandoral, e che permettano a Leonora e ai suoi contadini un futuro più sereno?

     

    Non bisogna neanche tirare troppo la fune con una risoluzione di tipo fantastico del problematico caso offerto da Lenora.

     

    Sandoral potrebbe anche essere, lui stesso, una creatura dell'abisso, cioè un essere subumano, ciò che spiegherebbe il ruolo preminente che ha nella famiglia dei Diago.

     

     

     

     Ym, io credo che non ci siano dubbi che Sandoral è una creatura dell'abisso. Nei sotterranei, i suoi occhi sono occhi di serpente, non occhi umani: credo che i disegni lo mettano ben in evidenza.

     

     

     

    Si, ma...

     

    ...stavolta la donna in questione si sta trasformando...

     

    ...in vipera...

     

    ... e le femmine per istinto sono portate alla salvaguardia della specie...

     

    Il tema è interessante non tanto per il voltafaccia che preventiva NK e che comunque non avremo. In questo stesso forum Mauro Boselli diversi anni fa aveva spiegato come lui ritenesse impossibile cambiare, nella storia in corso, l'identità positiva, o negativa, di un suo personaggio. E' un assioma. Per cui se a pagina X sta scritto a chiare lettere che nella famiglia Diago, Lenora e il padre - non a caso entrambi restano chiusi a chiave nei rispettivi appartamenti - sono dei "buoni", non potremmo mai avere una repentina trasformazione, perché sarebbe un inganno "letterario" perpetrato ai danni del lettore. Non è nello stile di Boselli, che nelle sue storie si diverte un mondo a lasciare, infatti, disseminati tutta una serie di indizi convergenti che operano in maniera latente, e che in linea teorica dovrebbero orientare la nostra lettura, ma che spesso passano invece inosservati se la lettura è disattenta.

     

    Il tema è interessante, dicevo, per un altro ordine di motivi. Lenora è malata. Lenora si configura poi come la donzella da mettere in salvo. Tex, e non il dottor Palacio, provvederà, come sempre, a fare piazza pulita della famiglia Diago. Più difficile sarà il compito del Morisco, definito come l'unico in grado di salvare Lenora dal suo destino. A questo mira palacio nella sua folle e sfortunata corsa verso Pilares. Ma la ragazza potrebbe anche non essere "guarita". L'origine del suo male è infatti genetico, non bastano delle erbe e degli intrugli per operare il miracolo.

     

    Questo è un punto di svolta fondamentale. O Morisco (cioé Boselli) escogita un sistema per cui Lenora ritorna "normale" oppure la sua figura di grande medico ne esce ridimensionata.

     

    Se è vera la seconda ipotesi, ovvero che Morisco non può niente oppure può al massimo fermare gli effetti devastanti della malattia, ad intervenire come ultimo attore del dramma deve essere Tex, con la sua colt.

     

    Spiego meglio questo concetto. Lenora è buona e resterà buona. Ma come dice NK è donna e quindi anche possibile "vipera", ovvero la sua progenitura, che nessuno può escludere a priori, potrebbe rivelarsi di natura evidentemente malvagia, come del resto sono tutti gli altri componenti della famiglia Diago e gli altri della stirpe dell'abisso, in linea decisamente maggioritaria.

     

    Può Tex far affidamento sul buon senso della ragazza, una volta che apparentemente guarita, resterà condannata alla castità ? Può Tex far affidamento sul suo infallibile sesto senso ? Si rimetterà anche questa volta la decisione finale ai voti ?

     

    Concludendo, Lenora morirà per mano degli antagonisti, perché nessuno dei nostri può usare la violenza contro di lei. Ma sarà sempre una sconfitta per chi era stato chiamato a soccorrerla, a meno che non si dia la morte di sua mano.

     

     

    Bellissima analisi, che condensa la bellezza del personaggio di Leonora: se Morisco (Boselli) non riuscirà a salvarla, l'ultimo atto sarà della colt di Tex? O di nuovo non saprà che fare, stretto in un rompicapo tremendo? Farà come Mina Murray, che decapiterà quel mostro che ama per poi piangerne la morte? Un dramma possente, quello che si anticipa: speriamo di non restare delusi, ma c'è davvero da fare i complimenti a Boselli per tutto il pathos che è riuscito a creare. 

    Tu dici che da qualche parte si afferma che il padre è un buono? Io pure lo credo, ma non ricordo che lo si dica né esplicitamente né velatamente (dove e chi lo dice?). Peraltro, io ho pure pensato che il grosso anaconda altri non sia che il padre, la cui evoluzione in rettile è completa e definitiva. Un buono, quindi, ormai condannato dal male in maniera irreversibile. Io mi son fatta quest'idea... 

  16. Si è scontrato anche con uomini serpente... Ma se proprio deve essere un vampiro, io direi una vampira... Per me il vampiro è innanzitutto una figura romantica, non horrorifica. Un vampiro prima o poi Tex l ammazzerebbe, diverso potrebbe essere per una vampira seducente che magari fa anche breccia (solo in virtù dei suoi poteri magici eh) nel cuore del nostro ranger tutto d un pezzo...

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