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Leo

Ranchero
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Messaggi pubblicato da Leo

  1. secondo me non c' è niente di non attinente al personaggio n° quando attacca il "bounty hunter" (figura di solito disegnata come spregevole nella serie) n° le due guardie armate..

    Entrambe le scene sono infatti tipiche di Tex. Inoltre, in entrambe Boselli si autocita. La scena in cui vengono malmenati i bounty hunters mi ricorda una sequenza simile in "Uccidete Kit Willer" in cui Kit umilia il bounty hunter vestito di nero che poi diventer? un amico, mentre la scena dell'ingresso nel paese è presa di peso da una sequenza presente nella bellissima I Giustizieri di Vegas. Scene belle ed efficaci, sia nelle storie sopra citate che in quella odierna.

    Mike è un personaggio che mi sta molto simpatico, ma che, a mio parere, per diventare veramente memorabile, in questa storia dovrebbe morire, magari per mano di Durango, e decretare quindi la frattura finale tra i 3.

    Francamente, Ammiraglio, spero che questo tuo desiderio/previsione non si avveri. Trovo anch'io che Mike sia un bel personaggio (e spero che acquisisca maggior spessore nel prosieguo) e spero quindi che si salvi. La morte è da riservare solo ai GRANDI personaggi, a quelli epici, come Shane o Clemmons, quei personaggi la cui stessa grandezza li condanna a dover apparire in una sola storia, per non mettere troppe volte in ombra Tex o per non banalizzarsi essi stessi in apparizioni successive. I personaggi simpatici ma evidentemente minori, come Mike, hanno una statura che non ha bisogno dell'epica della morte, che può quindi essere loro risparmiata... Vedremo come andr? in un finale da cui mi aspetto davvero tanto...
  2. Fino ad ora, storia molto molto bella. Un Boselli ispiratissimo supportato dal solito gigantesco Font. Capisco che lo stile del disegnatore spagnolo, caricaturale, grottesco, sicuramente eccessivo e per niente neutro, possa fare discutere e possa non piacere. Più di altri, lui come Ortiz, con il loro tratto obiettivamente inconsueto sembrano fatti per dividere: ebbene, nella divisione tra i favorevoli e i contrari, io appartengo con tutto il cuore ai primi: amo questo disegnatore, mi trasmette tantissimo, mi fa respirare l'Ovest americano, a prescindere dalle singole vignette, alcune delle quali effettivamente poco felici.

    S P O I L E R

    La storia: Paco continua a ripetere che per lui questo è il miglior periodo di Boselli in Tex. Non sono d'accordo, semplicemente perchè Borden ha SEMPRE dimostrato di saper gestire il quartetto in maniera perfetta, sempre i suoi dialoghi sono stati ispirati, ricercati, mai banali. Al di l' degli esiti delle singole storie, lo stile di Borden è sempre stato questo, l'autore ha sempre cercato di imbastire storie particolari, infarcite di dialoghi, personaggi e "sentimenti": Borden è un "sentimentale", nel senso che la sua è sempre stata una scrittura calda, appassionata, partecipe dei destini dei protagonisti delle sue storie. E' sempre stato così, sin dal Passato di Carson, passando da Cercatori di Piste, La Grande Invasione, ecc. ecc. Io questa storia la vedo tipicamente, classicamente boselliana, del Boselli prima maniera, che è anche il Boselli ultima maniera, perchè fondamentalmente Boselli è semepre stato fedele a sè stesso ed è per questo che io non ravviso un suo periodo d'oro, separato da una prima fase: non vedo differenze, questo è Boselli, è sempre stato Boselli.

    Ed è il Boselli che amo di più: tanti personaggi, è vero, ma tutti ben gestiti, con la solita sapienza con cui Borden è sempre riuscito a governare tanta abbondanza di attori in scena.

    All'inizio, non mi stava convincendo la scena in cui gli abitanti della città natale dei tre ragazzi si scagliano contro i pard. Mi è sembrato poco verosimile che questi contadini, con un ardire francamente improbabile (e molto suicida) si scagliassero con tanta violenza, armati di soli forconi e mazze, contro dei pistoleri provetti che avrebbero potuto farli fuori subito. La sensazione di fastidio si è acuita ancor di più quando quegli stessi contadini cominciano a tremare di paura, pavidi, alle sole parole di Tex che li avverte che forse i giovani assassini torneranno in paese, e così, nel volgere di pochissimi minuti, quei focosi e coraggiosissimi bifolchi si tramutano in conigli spaventatissimi e piagnucolosi. La fine della scena, però, rivela il reale scopo della stessa, non inserita l' per caso: Borden vuole sottolineare ancora una volta la condizione veramente penosa dei tre fratelli, costretti a vivere in una situazione familiare disperata e totalmente isolati dal resto dei concittadini, di cui Boselli vuole sottolineare l'ottusit?. Colpevole della cattiva crescita dei tre ragazzi non è solo la situazione del padre e il suo suicidio, n° solo il patrigno violento e malvagio; colpevole è anche l'intera comunit?, gretta e ottusa nel suo conformismo, sorda e cieca alle violenze familiari patite da quei giovani e dalla loro madre in nome di un odioso concetto di pater familias : "ognuno non è forse padrone in casa propria?", dice uno dei mormoni, rivelandosi per quello che ?, un ottuso conformista, appunto, che lascia che si consumino violenze private senza sentirsi in dovere di intervenire. Per questo Tex li punisce terrorizzandoli, e in questo senso la scena, che sulle prime mi era apparsa gestita male, rivela il suo vero scopo riuscendo in pieno ad esprimere l'intento narrativo dell'autore.

    Il resto lo commenter? più tardi.

  3. Il primo numero ospita due tra le storie più belle in assoluto dell'intera saga. Oklahoma è fuori concorso e fa parte della mia personale top five di sempre, La Ballata di Zeke Colter è un gioiello meraviglioso, la numero uno nelle storie degli Almanacchi (insieme ad Eroe per Caso). L'unica pecca è che Oklahoma (nella tradizione di questa collana) è spezzata a metà, mentre un capolavoro del genere avrebbe meritato la pubblicazione in un'unica soluzione.

  4. L'inizio di questa storia mi è piaciuto molto. Kid Rodelo e i suoi incubi lasciano presagire un grande Carson, e questo mi rende come al solito felicissimo. Il ceffone rifilato dal Vecchio Cammello al giovane presuntuoso che lo aveva sfidato a duello ne Jack Thunder l'implacabile è una delle scene capolavoro di Boselli, tra le sue più belle e felici.

    Font: il suo sintetismo eccessivo, il suo tratto caricaturale, mi rendo conto possano infastidire. Io lo adoro, le sue atmosfere sono West puro, il suo Carson, per quanto appaia più vecchio rispetto alla versione di altri disegnatori, è granitico, roccioso, magnetico. Molto affascinante. Uno stile come questo probabilmente o lo ami o lo odi: io lo adoro.

  5. Anch'io non la ritengo una storia da dieci. Nei precedenti post avevo sottolineato quello che non mi era andato già, alcuni aspetti che mi erano parsi un po' forzati, e in questo albo se ne aggiungono degli altri, in particolare tutta la scena di Kit che salva la bella donzella: si arrampica su pareti che non sembrano avere alcun appiglio (Kit ha praticamente le capacità di un geco) e soprattutto, dopo aver divelto le sbarre della cella, lega la corda a quelle stesse sbarre riuscendo tranquillamente a scivolar già attraverso quella stessa corda. Sono singoli aspetti di una storia che nel complesso è molto buona e ben costruita. Donen e soprattutto Nick Castle sono personaggi convincenti, mentre El Supremo si rivela vacuo, inconsistente, non per una debolezza della storia quanto per una precisa scelta (magari discutibile ma legittima) di Borden. Ribadisco che la ritengo comunque una bella storia ma senz'altro, come dice West10, difetta di quel pathos che è elemento indispensabile (a mio parere) perchè una storia sia un capolavoro. Sui disegni: ho apprezzato anch'io Dotti, salvo che per i primi piani di Tex, in molte vignette da rivedere.

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  6. Quali sono i dieci episodi che dovreste leggere, per capire chi è stato, e come lo è diventato?
    Inutile dirlo: rispondere è una vera sfida. E per provarci abbiamo chiesto aiuto al più texiano tra i nostri columnist, Michele Ginevra. Che ha scavato per noi fra le storie più popolari e che più hanno contribuito a costruire e sviluppare il personaggio, così come tutti noi lo conosciamo

    Quindi non si tratta delle 10 storie più belle ma di quelle che, per un motivo particolare, hanno un significato importante nello sviluppo del personaggio.
    Di questa classifica io toglierei El Morisco - In nome della legge - Tex il grande, che secondo me non hanno significato granch? per quanto riguarda il personaggio. Lo stesso si potrebbe dire per Il passato di Carson ma qui si parla anche di "ridefinizione dei parametri narrativi e dei valori di riferimento dell'universo texiano". Allora, se il discorso è questo, al posto delle storie che ho eliminato io aggiungerei La sconfitta - Fuga da Anderville - Furia rossa.

    D'accordissimo con tutto quello che dici. In particolare davvero non capisco come si faccia a tener fuori da questa lista Fuga da Anderville. Sono le 10 storie non più belle ma più "rivelatrici" del personaggio Tex? Ebbene, fuga da Anderville potrebbe essere un manifesto di Tex, del suo modo di vivere la guerra e l amicizia. E d'accordo anche per Furia rossa, episodio significativo di uno dei pard al pari de il passato di Carson
  7. Leo, qui si apre un problema filosofico complessissimo. Facendola breve, io sono convinto che un'opera abbia valore solo in relazione a un soggetto che ve ne attribuisce. Un soggetto che, inevitabilmente, ha i suoi filtri.
    Giudicare l'opera e non l'autore? Non ho mai capito cosa ciò significhi: l'opera è un prodotto mentale, e valutando l'opera non posso che valutare la mente del suo creatore.
    Quanto al valutare l'opera in sè, senza relazionarla alle altre e a tutte le variabili, mi sembra, più che semplicemente riduttivo, anche impossibile.
    Se la storia l'avesse scritta Boselli (sul quale peraltro io ho più dubbi di te)? Non so, è un discorso infattibile. Quello che posso dire è che - in questo momento - quello che mi aspettavo da Faraci era personalit?, e la personalit? era il mio primo criterio. E' mancata e ne è conseguito il 5. Se l'avesse scritta Boselli, su cui ho dubbi ma che certamente non difetta in tal senso, i miei criteri di giudizio sarebbero stati inevitabilmente diversi. Com'? giusto che sia!
    Infine, sul discorso delle 110 pagine, con l'assoluta simpatia che ho nei tuoi confronti, continuo a non condividere il tuo punto di vista: lo spessore lirico di un racconto per me non ha la bench? minima relazione con il suo numero di pagine.

    Siamo su due lunghezze d'onda diverse, pard. :indianovestito: Tu dici che ogni soggetto che valuta un'opera ha dei filtri; ebbene, quel che cerco di fare io è di non avere filtri. Non so se ci riesco, ma approcciando ogni nuova storia io cerco di fare tabula rasa, così da giudicare quella storia, a prescindere dalla firma della stessa.


    Sono un amante di Victor Hugo, amo I Miserabili e il Novantatre, eppure un'altra sua opera, I Lavoratori del mare (o anche L'Uomo che ride) non mi ha entusiasmato affatto. Quell'opera di quell'autore non mi è piaciuta, un'altra opera di quello stesso autore sè. Questo per ribadire che secondo si deve giudicare l'opera, non l'autore.

    Al di l' di questo assunto, io capisco ovviamente ciò che intendi dire, capisco i motivi del tuo risentimento e del tuo 5: la personalit? di Faraci non ti soddisfa, anzi non la vedi proprio. OK, siamo d'accordo: le ultime sue storie sulla serie regolare (in primis Braccato) non erano soddisfacenti, io stesso le ho trovate brutte. Ma questa storia, di quest'Alamanacco, è un'altra cosa, merita di essere giudicata a sè. E' gradevole, si legge bene, tu stesso lo ammetti. Ciò che ti disturba è la mancanza di personalit? della stessa, la mancanza di personalit? dell'autore. Io continuo a pensare che per un autore sia più difficile far uscire la propria personalit? in una storia breve (non dico che sia impossibile; ritengo solo, da profano, che possa essere più difficile), quindi da questa storia non mi aspettavo nulla di particolare. Aspettiamo la prossima sulla serie regolare, sperando che sia migliore delle ultime performance e che costituisca finalmente un salto di qualità per il bravo Tito.

  8. Ci tengo a spiegare il mio 5 - che son stato tentato di far diventare 4,5 - a soggetto e sceneggiatura. In effetti, come detto da Havasu e da altri, la storia in sè ha la sua fluidità e risulta leggibile: le avrei dato 6, o persino mezzo voto in più, se non fosse inevitabile considerare una storia in rapporto alle altre di un autore.

    Io invece credo, Don Fabio, che la storia si debba giudicare per quello che essa ?, e non rapportandola all'opera complessiva dell'autore. In questo senso, secondo me avresti potuto riconoscerle quel 6/6,5 che pure ti sentivi di darle.



    Leo, io invece difendo il criterio per cui ho dato 5. Perchè? Perchè io credo che il valore di una storia - ma in generale di qualsiasi opera - non sia assoluto, ma dipenda da molteplici variabili, tra cui - fondamentale - la prospettiva di chi giudica. E in tal senso, una storia leggera come questa l'avrei fatta passare a un autore che avesse già dimostrato di saper lavorare sull'universo Tex con idee, tempra e personalit?, non a Faraci.
    Dissento, Don Fabio. Io credo che, per giudicare qualsiasi opera, il "giudice" non debba avere una prospettiva, ma debba essere quanto più neutro possibile. Dopo aver letto l'opera, deve giudicare quella e soltanto quella; deve giudicare l'opera, non l'autore; deve giudicare quel prodotto, a prescindere dall'opera complessiva del suo creatore.


    Secondo quanto dici tu, se questa storia l'avesse scritta Borden, che ha mostrato ben altra tempra e personalit? e che ha scritto grandi capolavori, allora sarebbe stata più che sufficiente; poich? l'ha scritta Faraci è insufficiente. Quindi, se l'avesse scritta Borden, sarebbe stata sufficiente in virt? non del suo valore intrinseco, ma del valore delle altre opere scritte da Borden... ma è questa l'opera che stiamo giudicando, e a questa dobbiamo limitare il nostro giudizio. Io la vedo così. Che poi tu sia legittimamente dispiaciuto dell'opera finora proposta da Tito e voglia esprimere questa tua contrarietà con un 5 è comprensibile, ma il 5 è da assegnare all'opera (a cui questa storia aggiunge poco o nulla), non a questa singola storia, che per tua stessa ammissione vale più di cinque. Non scordiamoci poi, come opportunamente ha ricordato Cheyenne, che questa storia è la storia di un'almanacco, una storia di 110 pagine: magari per voi è diverso, ma io da queste storie non mi aspetto mai nulla di memorabile. Meglio le storie brevi brevi dell'ultimo color che il formato monoalbo, secondo me...

  9. Giudico "I rapitori" una storia senza infamia e senza lode. Partita, a mio parere, da uno spunto interessante e diverso dal solito, sviluppato in modo interessante. Forse la conclusione non conclusa, se così posso dire, in altre circostanze ha aggiunto valore alla storia mentre qui mi ha lasciato un po' la bocca asciutta. Tuttavia non credo che si possa fare un paragone con questa e le altre di Faraci, che effettivamente a una partenza col botto ha fatto seguire più di una delusione e soprattutto si è dimostrato eccessivamente ripetitivo nelle trame. Non si può fare, ritengo, perchè altro è una storia confezionata magari su due o tre albi per il mensile, altra è una storia breve, autoconclusiva, ospitata su un almanacco, senza peraltro dimenticare che lo stesso Tito ha affermato di non essere contento di questa sua opera. Le diverse critiche di Capelli d'Argento non mi trovano d'accordo, in grandi linee per gli stessi motivi avanzati da Leo. E non capisco proprio perchè si debba pretendere che tutti conoscano Tex, che tutti adorino Tex, che tutti tremino quando arriva Tex e che tutti si rivolgano a Tex con deferenza, a testa bassa e con il cappello in mano. N° capisco perchè sembri quasi un vilipendio se un altro personaggio intuisce che la sorpresa è un'arma preziosa (sai che intelligenza, ci arrivavo perfino io!) e Tex si limita ad approvare. Non darei comunque più della sufficienza alla storia, ma è una sufficienza piena e rotonda.

    Sottoscrivo ogni singola parola.
  10. Se in questi giorni si è connesso, penso ci abbia letto e abbia riportato. Se ci leggi, confermi, Roberto?A questo proposito, chiedo a Roberto (se ci leggi), oltre che di riportare i complimenti, se Claudio ha in serbo altri romanzi: io non ho ancora letto L'Epidemia (non lo trovo... adesso comunque guardo su Unilibro), ma per me leggere i suoi romanzi è stato un crescendo, e l'ultimo lo considero il più bello. Non sarebbe male se continuasse in questa sua opera, davvero apprezzabile. ciao

  11. Letto anche L'Americano, che probabilmente è quello che mi è piaciuto di più. All'intrigo (che lo rende in fin dei conti quasi un giallo) si aggiunge una componente di umanit? che, seppur presente anche negli altri suoi romanzi, qui è spiccata e ancor più felice. Ormai alla terza lettura ci si sente a casa: si conoscono l'arciprete, Don Giuseppe, il maresciallo Caruso, il sindaco Bellentani, quel bel fusto dello Scaccia, segretario del PCI locale, il beone Merigo: non manca nessuno nell'ennesimo balletto cui danno vita i paesani di Borgo Torre, e in questo romanzo più che altrove protagonista prepotente è l'umanit? nei suoi aspetti più minuti: è quasi un'epopea della quotidianit?, resa attraverso piccoli e grandi gesti, nobili o meschini a seconda dei casi: c'è la povera donna bruttina che si masturba guardando le coppiette, il vecchietto ormai andato il cui istinto, primordiale e insopprimibile, è quello di toccare le tette alla badante che ormai lascia fare, le malelingue della gente, i propositi di vendetta, l'avidit? dei genitori nel tentativo di accasare le figlie; ma ci sono anche i ricordi di giovent?, l'aiuto disinteressato ripagato con la malevolenza, il sentimento di un amore purissimo capace di sopravvivere ad anni di silenzio, il mestiere di un vecchio segugio orgoglioso dell'Arma presso la quale presta il proprio servizio. C'è tanta meschinit?, tante piccole miserie, ma c'è anche tanta nobilt?, o semplicemente dignit?: ritrovi tutti questi elementi, abbozzati ma va bene così, quando un autore riesce in certe pennellate non è necessario l'approfondimento, non sono indispensabili pagine e pagine; l'alito dell'umanit?, pestifero o soave, può essere racchiuso anche in poco più di cento pagine. E' sufficiente una scrittura felice, il saper raccontare, il saper divertire. Perchè, in fin dei conti, L'Americano è soprattutto questo: divertimento. Divertimento fatto delle nostre piccolezze, delle nostre miserie, ma anche delle nostre battaglie di ogni giorno, giuste o sbagliate che siano, dei nostri dissapori e dei nostri lieti fini. Leggiamo, ci riconosciamo, ci riflettiamo su e nel frattempo ci divertiamo. Unica pecca: finisce troppo presto...

  12. Ci tengo a spiegare il mio 5 - che son stato tentato di far diventare 4,5 - a soggetto e sceneggiatura. In effetti, come detto da Havasu e da altri, la storia in sè ha la sua fluidità e risulta leggibile: le avrei dato 6, o persino mezzo voto in più, se non fosse inevitabile considerare una storia in rapporto alle altre di un autore.

    Io invece credo, Don Fabio, che la storia si debba giudicare per quello che essa ?, e non rapportandola all'opera complessiva dell'autore. In questo senso, secondo me avresti potuto riconoscerle quel 6/6,5 che pure ti sentivi di darle.



    Qualcuno ha fatto riferimento ai "Bang Bang" più calibrati che altrove, ma questo è per me spiegabile col fatto che le pagine erano 110; fossero state il doppio, avremmo avuto la solita azione fine a sè stessa di tante altre storie, tra cui la stessa Sotto scorta da tanti lodata.

    Quel qualcuno ero io. I "Bang bang sono più calibrati. Calibrati per le 110 pagine. Sempre di QUESTA storia (che dura 110 pagine) parliamo.



    Faccio notare che Boselli esord' con Il passato di Carson, Nizzi scrisse Fuga da Anderville come quinta storia: storie che vanno al cuore dei personaggi, dell'universo di Tex.

    Ti ci aggiungo che Medda aveva esordito con quell'altro capolavoro che è Bande Rivali. Stiamo parlando, comunque, di storie eccelse, inarrivabili, se quello è il metro di paragone Faraci sta fresco. Quelli sono capolavori, stanno nell'Olimpo, è difficilissimo replicarli.


    Faraci di storie per il nostro ranger ne avrà scritte ormai una quindicina: è arrivato il momento di tirar fuori non dico un capolavoro come le due suddette, ma racconti di carattere e dunque soluzioni più varie.

    Speranza comune.


    P. S. Un benvenuto a Conde Claros.  :indianovestito:

    anche da parte mia
  13. Ripeto, Capelli, che la mia risposta al tuo commento verteva:1) sull'espressione colorita (che non mi era piaciuta, che ritenevo esagerata e fondamentalmente ingiusta)2) sulla storia dell'almanacco in sè, che a me non è parsa affatto malaccio. Sull'opera complessiva di Faraci sono diviso a metà perchè le sue prime storie (compresa i Valorosi di Fort Kearny) mi sono piaciute, mentre le ultime (Braccato e l'ultima di cui non ricordo il titolo) mi hanno profondamente deluso. Sull'opera di Faraci siamo quindi sostanzialmente d'accordo; è su questa storia che siamo in disaccordo totale, oltre che sul tuo (a mio modo di vedere un po' esagerato) modo di esprimere i giudizi...

  14. Ho riletto questa storia per rinfrescarmi il personaggio di Durango: ragazzi, Boselli e Font non deludono mai. Hanno scritto tutte storie (di due albi) bellissime: Colorado Belle, Uccidete Kit Willer e poi questa, davvero bella. Quello che mi è piaciuto molto in questa storia è il vento, quel WHOOOOOSH (cui Boselli è affezionatissimo) che fa da colonna sonora e soprattutto da collante delle varie scene della storia, specie all'inizio. In quel vento cavalca Tex, da quel vento sono scacciati i coloni dalle loro terre, nel vento attendono i sicari di Bennett e quel vento viene "scrutato" dalla guida Porter e dall'Avvocato Lyman. Quel suono onomatopeico fa da cerniera alle singole vignette e ci fa capire che stavolta il teatro è piccolo e vasto insieme; nelle sconfinate e selvagge Badlans Plains a breve si incroceranno i destini dei soliti, tanti ma per me mai troppi personaggi boselliani. E quel vento, compagno costante, prima si placa in un'immobilit? irreale, e per questo diventa ancor più tangibile, più minaccioso. L'intera atmosfera si impregna di attesa di qualcosa di arcano e inquietante, e infatti, quel vento irrealmente placato eccolo ritornare più violento ed infine furioso nelle forme catastrofiche di un tornado. Bravissimo Borden a ricreare un'atmosfera di imminente minaccia che grava come un macigno sugli animi dei protagonisti della storia e del lettore. Per tutto quanto detto, per me il primo albo è un capolavoro. Ho amato meno il secondo, soprattutto perchè mi è parso troppo forzato il fatto che Hank fosse, per una straordinaria coincidenza (non amo queste coincidenze troppo forzate per dare più sale alla storia), proprio l'ex socio di Bennett: un'esagerazione per me evitabile. Bello resta il quadriello tra Hank e Bennett e tra Tex e il giovane ed odioso Durango (ragazzino che qui fa ben poco per guadagnarsi il posto di bel personaggio: di fronte a Tex si squaglia come neve al sole. resta la sua vanagloria: speriamo sia più pesante nella prossima storia).

  15. Qui ritorniamo sull'annosa questione Tex/non Tex. Per restare invece a questa storia (perchè di questa stavo parlando e non riuscirei, oggi, complice una brutta indisposizione, a fare discorsi molto più approfonditi...), il Tex che non si scompone davanti a un arrogante Logan è solo un uomo comprensivo del fatto che Logan e gli altri sono sotto schok di fronte allo spettacolo dei loro compagni trucidati, per il cui assassinio hanno sospettato anche lo stesso Tex. Non è che Tex ha calato le braghe, non ha reagito, ecc. è stato solo ragionevole. Che il Tex di un tempo fosse meno riflessivo e più impulsivo è un fatto assodato, nessuno te lo nega. Ma anche questo aspetto io lo vedo come una maturazione del personaggio (magari non del tutto positiva o del tutto apprezzabile), che è in atto ormai da anni per le varie ragioni di cui tante volte abbiamo parlato (in primis sensibilit? e modo di scrivere differente dei nuovi autori, ma questi c'avemo, e, come ho detto mille volte, a me, tra alti e bassi, mi stanno bene).

    A me era dispiaciuta la tua espressione troppo colorita che poteva suonare offensiva nei confronti di Faraci. Che poi a te il nuovo corso texiano ti stia sulle balle è lievemente risaputo :indianovestito:

  16. Parafrasando il mitico Fantozzi, questa storia è una "cagata pazzesca" !

    Non sono un moderatore, non sono uno a cui piace la polemica, Capelli D'Argento mi stai simpatico e mi è dispiaciuto il tuo temporaneo ban qualche mese addietro. Però questa espressione, irrispettosa del lavoro di un autore, mi ha infastidito non poco: se al lavoro il mio capo dovesse dirmi: questo lavoro non va bene, ed è da rifare, io, con dispiacere perchè il frutto della mia fatica non è stato apprezzato, mi rimetterei al lavoro sperando di riuscire meglio; se invece il mio capo mi dicesse, sia pure parafrasando Fantozzi, che il lavoro è una "cagata pazzesca", io non ci riderei sopra, la considerei una mancanza di rispetto nei miei confronti, nei confronti del tempo che ci ho speso e dell'impegno profuso. Ribadisco, non sono un moderatore, sono un utente ormai esperto (credo di potermi arrogare questa patente) che ha tanta simpatia per te ma a cui questa espressione non è andata proprio già. Mi va ancora meno già, poi, se entriamo nel merito della storia

    Presi quà e là a caso:a) Tex incappa nei tre uomini di mister Norton: dopo le "spiegazioni" a colpi di colt, da parte di Tex, quando il nostro si presenta Logan ricorda agli altri due chi si trovano davanti: "amigos abbiamo preso un abbaglio. Ho sentito spesso parlare di Tex Willer. E' una specie ( una specie !?  :malediz...  ) di eroe!

    Non vedo davvero cosa ci sia che non va nella frase: "? una specie di eroe". Il West è sconfinato, non tutti sono obbligati a conoscere chi è Tex come lo conosciamo noi appassionati. Alcuni lo conoscono, altri non ne hanno mai sentito parlare, altri ne hanno sentito parlare come di "una specie di eroe": ma cosa c'è che non va? Davvero non lo capisco. Tex è calato nel suo contesto e nei suoi tempi, e in questo contesto ci sta che qualcuno non lo conosca affatto o che lo conosca per sentito dire...

    B) nelle vignette immediatamente successive Tex vede un foglietto appuntato sul carro, lo legge e Logan, rivolgendosi a Tex ( che vede per la prima volta ), esclama: " Dai qua! Fammi leggere"! "Dai qua ???!!!!  "Fammi leggere" ???!!!  >:azz: Ma chi tazzo è questo insulso personaggio messo l' da Faraci che si rivolge così a Tex è Ma siamo impazziti ?  _thia-

    Non siamo impazziti no. E' solo uno che non conosce Tex e che si rivolge a lui con la solita arroganza con cui evidentemente si rivolgerebbe anche ad altri. Non conosce Tex, è un individuo usualmente arrogante, ecco che si rivolge in quel modo al ranger: cavolo, non è certo lesa maest?! Noi sappiamo chi è Tex, ma non è detto che debbano saperlo tutti...

    d) i soliti 3 ( qui siamo al vizio boselliano di affiancare a Tex i soliti insulsi personaggi, quando una volta bastava lui a risolvere il tutto e soprattutto a "trainare", non andare a "rimorchio", invece.. ) che sono tutti una smanceria: ma quanto è bravo, ma quanto è eroe, ma che sangue freddo che ha, ecc., ecc. E basta ! Non se ne puo' piu'!!  :capoInguerra:

    Prima ti incavoli perchè lo trattano senza rispetto, ora ti incavoli perchè, conosciutolo, ne sanno riconoscere il valore... ma niente che vada bene... eccetera, eccetera, eccetera.

    Insomma, 6,00 eurini buttati nel cesso!Scrivere Tex non è affatto facile. Certo. Ma ci vuole passione, amore verso il Personaggio ed il suo mondo così come ce lo ha fatto amare "pap?" Bonelli. Se no è meglio rinunciare.

    Non credo che non ci siano amore e passione da parte di Faraci. L'autore sta cercando un suo Tex; non è detto che lo trovi, forse non lo trover? mai, ma le sue storie sono vagliate da un curatore che d' il via libera per mandarle in stampa. Se le manda in stampa, significa che le ritiene buone: non significa che debbano piacere a tutti, significa che sono proponibili senza gridare allo scandalo. Io per questa storia non grido allo scandalo, n° l'ho fatto (ed anzi ne sono stato ampiamente soddisfatto) per Evasione, Lo sceriffo indiano e Starker. Ho odiato Braccato, l'ho criticato aspramente ma non ho crocifisso l'autore per una o due storie che non mi sono piaciute (neanche l'ultima inedita mi è piaciuta). Soprattutto non ho parlato di cagate e di cesso. Lo dico con simpatia nei tuoi confronti, Capelli: il tuo post non mi è proprio piaciuto...
  17. Il terzo libro, quello che ha deluso Ymalpas, immagino che sia Il Pretino, altra storia che scende già liscia come un bicchier d'acqua. Non è alla pari del Federale, ma solo perchè in quest'ultimo la trama gialla (perfettamente imbastita) e il mistero conseguente aggiungevano tanto sale e suspence alla storia. Il Pretino ha in comune con il Federale solo l'ambientazione, la Borgo Torre degli anni cinquanta, e i personaggi ricorrenti, gli abitanti del paese (ritroviamo il sindaco o il maresciallo, anche se in quest'ultima storia il maresciallo Caruso, vero protagonista de Il Federale di Borgo Torre in quanto è lui a fare le indagini, è solo una comparsa all'inizio del libro, poi lascia il posto ai veri protagonisti di questa vicenda). Nonostante l'assenza di una trama gialla, anche questo libro ti intriga fino alla fine; c'è maggiore coinvolgimento emotivo per i personaggi della vicenda, questo bel pretino giunto a Borgo Torre in tempo di elezioni comunali che subito sconvolge gli equilibri del paese facendo innamorare le donne di Borgo e apparendo una minaccia per i partiti opposti alla DC nell'imminente competizione elettorale. E poich? in amore e in guerra tutto è permesso, non mancano i colpi bassi per fare tramontare l'astro del povero e ignaro pretino, la cui virt? e la cui onorabilità sono messe in serio pericolo. Se ne Il Federale di Borgo Torre ci si affezionava al Maresciallo Caruso, apprezzandone l'umanit? e l'autenticit?, qui si partecipa con coinvolgimento alle sventure del povero ragazzo capitato in un agone politico che presto lo rende agnello tra i lupi (o meglio, tra le lupe...). I personaggi di Nizzi sono appena abbozzati; la brevit? delle sue opere non ne consente particolari approfondimenti psicologici, ma ciò non è neanche nell'intento dell'autore, che più che romanzi scrive delle "novelle lunghe" (se così si può dire). I suoi non sono quindi ritratti particolareggiati e profondi, bensì bozzetti funzionali alla vicenda contingente; Nizzi non vuole cogliere alcuna verità, non vuole fare alta letteratura, non trasmette alcun particolare messaggio; si limita a raccontare piccole vicende di un piccolo paese. Ciò non toglie che questi bozzetti siano estremamente gradevoli, ed anzi riescano ad appassionare il lettore. Come dicono Ymalpas e Francob, non è poco.

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